We can love again

Outlaw Queen {Once Upon a Time}

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    Capitolo 16 - Redeeming Herself



    Un sottile raggio di sole penetrò attraverso la finestra, illuminando lentamente la stanza mentre il sole saliva più in alto nel cielo. Regina si svegliò trovandosi di fronte agli occhi la porta della camera da letto, la sua mente per un secondo andò in tilt perchè non sapeva dove si trovasse. Poi cominciò lentamente a ricordare la notte prima, tutte le cose divertenti che aveva fatto con Henry e Roland. Il letto dei Robin era sorprendentemente caldo e confortevole rispetto a quello della locanda. Si voltò sul materasso, rivolta verso la finestra ora, la luce del sole a scaldarle il viso. Poi si bloccò quando realizzò che c'era qualcun altro che giaceva accanto a lei. La sua testa si spostò di lato per vedere una Emma Swan addormentata a pochi centimetri di distanza, lottò per non urlare prima di levarsi di scatto le coperte ed alzarsi, sembrando assolutamente mortificata.

    Sperava davvero che Henry si fosse goduto il divano.

    Scivolando fuori dalla porta, Regina lasciò Emma al suo sonno profondo. I suoi piedi scalzi vagarono per il pavimento freddo, cercando di capire cosa fare mentre tutti gli altri continuavano a dormire. La casa era completamente silenziosa, solo la luce del sole illuminava i corridoi. Regina si guardò intorno, rendendosi conto di quanto fosse tutto fuori posto. Il suo istinto materno cominciò automaticamente ad entrare in circolo mentre resisteva al desiderio di ripulire tutto; era sia un dono che una maledizione essere così ossessionati dal caos. Henry lasciava sempre qualcosa fuori posto nella loro vasta casa. La mandava completamente fuori di testa.

    Abbandonandosi alla sua crescente tentazione, Regina camminò per il soggiorno e si inginocchiò, cominciando a sistemare tutto il disordine che era sparpagliato per il pavimento. Sapeva che tecnicamente era sbagliato rovistare tra le cose di lui, ma non poteva farci niente. Se non altro, gli stava dando un ringraziamento per aver permesso a tutti e quattro di rimanere.

    In circa cinque minuti, Regina aveva tutto ordinato in pile diverse, la più grande era una collezione di giocattoli di Roland. Robin di certo era molto attento al bambino; aveva di tutto, da blocchi di legno a cappe realizzate con tanti pezzi di stoffa colorati e cuciti insieme.

    Henry era ancora profondamente addormentato sul divano mentre lei lavorava. Regina cercò di essere più silenziosa possibile, in modo da non svegliarlo.

    Dopo aver messo tutte le cose di Roland dentro un cestino vuoto, si focalizzò sul resto del disordine, finalmente sentendosi di nuovo una madre dopo un lungo mese di accampamento nel deserto con gli Charming.

    Si imbatté in un vecchio pezzo di carta rovinato, fermandosi un attimo per leggerlo rapidamente. Tutto dentro di lei le diceva di non farlo, ma Regina non riuscì a trattenersi.
    Lo tenne vicino al viso in modo che la luce potesse illuminare bene l'inchiostro mentre iniziava a leggere.

    "Mio caro Robin,
    So quanto possa essere difficile per te capire. So che non smetterai di combattere per una cura, ma non c'è modo di fermare la morte. Nonostante quello che continuiamo a raccontarci, dopo aver avuto questo figlio, morirò. Robin, voglio che tu sappia quanto mi mancherai e quanto mi mancherà veder crescere il nostro bambino. Ma so che farai di tutto per prenderti cura di lui o lei, proprio come ti sei preso cura di me. Promettimi solo che ti prenderai anche cura di te stesso - tesoro, promettimi che riuscirai a trovare in te stesso la forza per essere di nuovo felice. Ti amo moltissimo.

    - Katrina"
    .

    "Sei un po' ficcanaso, lo sai?".

    Regina si voltò per vedere Emma in piedi sulla soglia, le braccia incrociate in modo accusatorio.

    "No, certo che no... stavo solo...".

    "Pulendo la sua casa?" Emma finì per lei "Non posso dire che sia una sorpresa".

    Appoggiando con cura la lettera su uno degli scaffali, Regina le rivolse un'occhiata seccata "Beh, nostro figlio sta ancora dormendo, quindi abbassa la voce, Emma".

    La bionda mandò gli occhi al cielo e si diresse verso di lei "Lo sai che mi hai preso a calci tre volte, ieri notte?".

    "Ora lo so" Regina rispose compiaciuta, prendendo uno dei cestini e sistemandolo ordinatamente vicino agli altri "Beh, mea culpa".

    Emma dubitava seriamente che si fosse trattato di un incidente "Come ho detto, lo dici a qualcuno e sarà la fine di entrambe".

    Ragazzi se non era così. Regina desiderava che ci fosse un incantesimo per togliere quel ricordo "Cosa vuoi per colazione?" chiese, avviandosi in cucina.

    "Beh, se proprio me lo stai chiedendo..." Emma si rese conto di quanto le mancasse il cibo di Storybrooke - il suo stomaco la stava supplicando per qualcosa che non consistesse in zampe di tacchino o fegato. Come i suoi genitori avessero vissuto lì gran parte della loro vita, era un mistero "Che ne dici di un po' di bacon, salsiccia, delle uova e un caffè?".

    "Vuoi un buffet?" Regina rispose con sarcasmo "Beh, non c'è nulla di tutto questo qui, quindi come pensi che troveremo tutti questi ingredienti?".

    Emma si avvicinò a lei e appoggiò i gomiti sul ripiano "Hmm, non so, magia?".

    "Ottima risposta!" Regina le disse "Ma indovina cosa? Non lo farò io... Lo farai tu".

    Emma si accigliò al suo commento "Dai, Regina, ho fame!".

    Regina adorava essere così puntigliosa "Se lo vuoi, devi farlo tu".

    Sospirando, la bionda le rivolse uno sguardo perplesso "Ok, come faccio allora?".

    Rumple le aveva detto di evocare la rabbia dentro di sè, di pensare a tutte le persone che voleva salvare dall'incantesimo.

    "Beh, per semplici incantesimi come questo, devi concentrarti molto intensamente su quello che vuoi, e su come la tua vita sarebbe migliore una volta comparsi. La brama che hai per tutto quel bacon dovrebbe rendertela abbastanza facile".

    Emma assorbì quello che le stava dicendo, pensando a quanto diverso fosse il suo approccio "Devo dire una formula, abra cadabra, qualcosa del genere?".

    Regina emise una piccola risata "No, non per questi incantesimi, non devi dire nulla a meno che tu non voglia controllare qualcuno o fare altri incantesimi più difficili. Tutto quello che devi fare è focalizzare tutto ciò che ti circonda e pensare di mangiare tutto quel cibo delizioso... Potrebbe aiutarti chiudere gli occhi".

    Era sorprendentemente facile insegnare la magia; tutto quello che doveva fare era ricordare le semplici cose che Rumple le aveva detto, senza tutta la magia oscura, ovviamente. Emma obbedì a Regina, chiudendo gli occhi e aggrottando le sopracciglia per concentrarsi. Regina la osservò da vicino, sperando sinceramente che potesse almeno portare a termine quel semplice compito, anche lei aveva fame, dopotutto.

    La sua convinzione si rivelò giusta, dopo pochi secondi, infatti, un enorme piatto di salsicce, uova e pancetta apparve dinanzi a lei. Regina non poté fare a meno di sorridere.

    "Apri gli occhi".

    Emma lo fece, alzando le sopracciglia quando vide quel cibo. Quando diede un'altra occhiata più da vicino al piatto, però, Regina si accigliò. Tutta la carne era ancora cruda.

    "Non potevi preoccuparti di cucinarlo in quella tua testa bionda?".

    Emma sorrise "Avevo più di un desiderio: uno era vederti schiava del mio cibo".

    "Accidenti a te, Emma Swan" Regina ringhiò, accendendo irritabilmente il fornello e gettando la pancetta e la salsiccia in una ciotola di metallo.

    Pochi minuti dopo, l'intera casa si riempì del dolce aroma della colazione che sfrigolava sul fornello. Henry annusò l'aria, un sorriso sul suo viso mentre ricordava tutte le volte che si era svegliato con sua madre già in cucina, preparandogli qualcosa di delizioso da mangiare prima di andare a scuola. Si tirò su a sedere e si stropicciò gli occhi, abbandonando il divano per trovare le sue due madri.

    "Ehi, dormito bene?" chiese Henry, osservando Emma seduta al tavolo mentre Regina stava correndo da una parte all'altra della cucina con tre padelle sul fornello.

    "Meravigliosamente" replicò seccamente Emma "Non posso ringraziarti abbastanza per aver proposto l'idea di dormire insieme".

    Henry sorrise, i suoi capelli arruffati e la faccia ancora assonnata che si aggiungevano al suo sguardo trionfante.

    "Già, non ne parliamo proprio a Robin" disse Regina "Non voglio che si faccia venire qualche pazza idea in testa".

    Emma annuì silenziosamente mentre Roland entrava in cucina, trascinandosi dietro una coperta verde chiaro "C'è un odore delizioso!" sorrise, amando vedere Regina già a casa sua di prima mattina, il suo papà gli serviva sempre avena e latte per colazione, e quello mai profumava così tanto "Bene, sono contento".

    Regina sorrise brillantemente verso di lui, lanciando a Emma un'occhiataccia prima di tornare a cucinare il cibo "È quasi pronto, perché non ti siedi al tavolo insieme ad Emma e Henry?".

    Roland obbedì, scegliendo la sedia tra loro "Quando tornerà papà?".

    "Non so, spero presto" Emma gli disse "Noi dobbiamo tornare da tutti gli altri".

    Roland non capiva la loro fretta, Regina era sempre alla ricerca di pretesti per restare lì, così da non dover tornare dagli altri.

    "Ecco, principessa Emma" Regina resistette al desiderio di darle uno spintone mentre le presentava un piatto con le sue pietanze preferite per la colazione.

    "Grazie, Regina" Emma le sorrise prima di tuffarsi nel suo cibo.

    "Ed ecco a voi, ragazzi" Regina posò i piatti davanti ai due ragazzi prima di sedersi.

    "Grazie mamma!" disse Henry, sorridendole.

    "Regina, dov'è il mio caffè?" chiese Emma con un boccone di pancetta in bocca.

    Emettendo un gemito irritato, Regina semplicemente agitò la mano, facendo apparire davanti a lei una tazza di porcellana bianca piena di liquido nero.

    "Cos'è?" chiese Roland innocentemente, prendendo un pezzo di salsiccia ed esaminandolo.

    Henry rise "Mangialo, è buono".

    Quando il bambino continuò a sembrare confuso, Henry si chinò e usò la sua forchetta per tagliarla in piccoli pezzi. Quando finì, ne prese un pezzo con la forchetta e glielo agitò davanti la faccia "Prova".

    Roland aprì la bocca e si sporse in avanti per prendere il boccone. Tutti lo guardarono mentre masticava per un secondo prima di sorridere "Mi piace!".

    Tutti e tre risero della sua espressione contenta. Mangiarono la loro colazione pacificamente, parlando e ridendo tra un boccone e l'altro. Dopo circa venti minuti, la porta si aprì, rivelando un Robin dall'aspetto stanco. Si voltarono tutti per guardarlo… insieme al resto del suo gruppo.

    "Sei tornato così presto?" chiese Regina, preoccupata.

    Roland si alzò dalla sedia e corse verso di lui in pochi secondi, con le braccia già aperte.

    "È andata bene!" Robin disse loro, sollevando il figlio tra le braccia "Siamo riusciti a prenderla" usò l'altra mano per cercare nella borsa sopra la spalla, tirando fuori una corona d'oro scintillante.

    "Oh mio Dio, è fantastica!" Emma esclamò, guardando la corona in stato di shock.

    "Qualcosa è andato storto?" domandò Regina esitante.

    "No, non proprio" Robin ammise "Solo un sacco di corsa e urli, siamo stati in grado di prendere il suo esercito alla sprovvista".

    Regina sorrise, grata che fosse andato tutto bene "È grandioso, sono contenta che abbia funzionato".

    "Regina, hai ripulito la mia casa?" chiese Robin, dando un'occhiata al soggiorno.

    Emma girò la testa verso Regina, non vedeva l'ora di vedere come avrebbe risposto.

    "Non ne ho potuto fare a meno, è una cosa da mamma" rispose Regina in tutta onestà.

    Robin rise "E hai preparato la colazione? Hai davvero superato te stessa!".

    Regina sorrise timidamente "Sì, beh, dovevo fare qualcosa per ringraziarti per averci permesso di restare".

    "Sei tu quella che ha accettato di fare da babysitter a mio figlio" le disse "Continui ad ingrandire il mio debito nei tuoi confronti, semmai".

    "Volete qualcosa da mangiare?" chiese Regina, gesticolando verso il tavolo "Voi ragazzi dovete avere fame".

    Gli Uomini Allegri sembrarono subito adorare quell'idea "Oh, non vorremmo imporci, non vogliamo che tu debba farci altro mangiare, hai già fatto abbastanza".

    Regina subito scosse la testa "In realtà, Miss Swan qui ha usato la magia per far arrivare tutto questo cibo, e questo sul tavolo è circa la metà".

    "In mia difesa, ero follemente affamata" Emma rispose quasi immediatamente.

    Robin fece spallucce e, insieme al resto degli amici, si diresse al tavolo. Regina usò la propria magia per cucinare all'istante il cibo. Gli uomini accatastarono il cibo nei piatti, sembrando tutti soddisfatti dopo pochi secondi.

    "Ti rendi conto che avresti semplicemente potuto usare la magia anche prima, vero?" disse Emma, e Regina sembrò estremamente compiaciuta.

    "Toglie tutto il divertimento" rispose Regina, facendo spallucce e alzandosi per portare il suo piatto vuoto al lavandino. Quando si mosse, sentì un forte braccio attorno alle spalle.

    "Devo tenerti qui più spesso" sorrise Robin "Questa è la cosa più deliziosa che abbia mai assaggiato!".

    "Bene, grazie, sempre pronta ad aiutare" gli ricambiò il sorriso, trovando anche gli Allegri Uomini a sorriderle calorosamente, finalmente.

    "Ti sei completamente riscattata, Regina Mills" disse Little John "Ora so cosa Robin vede in te".

    Regina non sapeva cosa dire. Essere accettata per quella che era, era un nuovo territorio per lei - e non vedeva l'ora di viverlo sempre di più in futuro. Tuttavia, non poté fare a meno di pensare alla lettera di poco prima.


    Continua...


    Edited by sweetest thing - 5/6/2018, 21:28
     
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    Capitolo 17 - A bright, sunny day



    Ci vollero ben 45 minuti prima che tutti i Merry Men uscissero di casa. Robin sembrò sollevato quando alla fine se ne andarono.

    "Ora sai com'è la vita ogni volta che andiamo a fare un'incursione del genere" Robin disse, la prima volta che tirava un sospiro di sollievo dopo circa 18 ore.

    "Sembra emozionante" Regina sorrise, prendendo un panno per iniziare a pulire la cucina. Prima che potesse bagnarlo, però, sentì una mano sulla propria.

    "No, no, no, hai preparato tutto quel cibo, lascia che pulisca io".

    Regina gli lanciò un'occhiata ma si arrese.

    Emma non poté non osservare i due; il flirt tra allora era così ovvio che nessuno poteva negarlo.

    "Ok voi due, penso di essere pronta per tornare al motel" Emma disse, alzandosi per andare a cercare Henry, che era scomparso con Roland dopo che entrambi avevano ripulito i loro piatti.

    "Oh, prima che tu vada" Robin le disse "Ti dispiacerebbe portare mio figlio con te? Ho qualcosa... pianificato per Regina, questo pomeriggio".

    Regina si girò a guardarlo, un'espressione intrigata sul viso "Tipo cosa?".

    Lui sorrise semplicemente "È una sorpresa".

    Emma mandò gli occhi al cielo. Erano così dolci che era quasi nauseante.

    "Bene, lo porterò con me per alcune ore. Voi due... divertitevi" Emma disse, facendo un ghigno a Regina mentre non la guardava "Henry, Roland, andiamo!".

    Qualche secondo dopo, i due ragazzi entrarono in cucina.

    "Starai con me ed Henry per un po', ok?".

    Il bambino guardò suo padre ed Emma prima di annuire "Possiamo fare qualcosa di divertente?".

    Emma rise "Sì, certo!".

    "Papà ha promesso che mi avrebbe portato a vedere i giganti mentre sono ancora qui!" Henry esclamò, ricordando ciò che Neal gli aveva detto.

    Onestamente, Emma se ne era dimenticata "Se prometti di restare con lui per tutto il tempo" gli disse.

    Henry sembrò vittorioso mentre si avviava alla porta, Roland lo seguì come un'ombra.

    "Fai il buono Roland, e ascolta Emma!" Robin gli urlò proprio prima che uscissero di casa. La porta si chiuse, lasciando Regina e Robin soli.

    "Lo giuro" le disse "Non è mai stato così entusiasta di stare con altre persone prima d'ora".

    "Beh, Henry è un ragazzo facile con cui andare d'accordo" gli rispose sorridendo, guardandolo mentre strofinava la padella unta "Hai intenzione di dirmi dove stiamo andando?".

    Robin non le rispose ma, invece, aprì una delle mensole e tirò fuori un grande cesto di vimini, uno che Regina immediatamente notò essere usato per i picnic.

    "Andiamo a fare un picnic?".

    Mandando gli occhi al cielo, Robin cominciò a camminare per la cucina, prendendo una pagnotta marrone, due barattoli di vetro (uno con burro di arachidi, l'altro con gelatina) e due piatti.

    "Abbiamo bisogno di lavorare sulle tue capacità di avere pazienza" disse "Ma sì, ti sto portando in un posto speciale".

    "Sai che potrei semplicemente usare la---".

    "No, non usare la parola con la 'M'" Robin la interruppe "Da ora fino al nostro ritorno, non userai alcuna magia".

    Regina incrociò le braccia, sapendo che non aveva senso discutere con lui "Vuoi che contribuisca a preparare i panini?".

    L'uomo le diede un'occhiata mentre tagliava il pane a strisce sottili "Se mi prepari tutto il cibo, come imparerò?".

    A questo, Regina si mise seduta sul bancone "Va bene, allora ti osserverò".

    "Ti piace il burro d'arachidi e la gelatina, vero?".

    Lei gli sorrise "È il mio panino preferito".

    "Bene".

    Robin iniziò a imbottire tutti e quattro i pezzi di pane, metà con burro di arachidi e l'altra metà con gelatina d'uva. Unì i pezzi e li mise all'interno del cestino.

    "Come sono andato?".

    Rimettendosi con i piedi per terra, Regina osservò entrambi i panini "Penso che tu sia andato bene" gli disse "Hai la mia approvazione".

    Robin la guardò sollevato "Questo significa molto" poi, si avvicinò alla ghiacciaia e tirò fuori un piccolo contenitore "Ti piace il tè dolce?".

    Regina annuì e lo mise nel cestino.

    "Questo è tutto, sei pronta per uscire?".

    "Stiamo andando a prendere i cavalli?" gli chiese, seguendolo alla porta.

    "Potremmo, ma non è così lontano a piedi. Inoltre, hai detto che ti piace camminare, giusto?".

    Aprì la porta, lasciando entrare l'aria tiepida della primavera "Usi le mie stesse parole contro di me, eh?" Regina chiese giocosamente "Va bene, è comunque una bella giornata".

    Quando Regina si rese conto che stava ancora indossando quello che aveva messo per andare a letto, rapidamente schioccò le dita e passò a un prendisole giallo acceso prima che lui potesse rendersene conto.

    Camminarono in un confortevole silenzio per alcuni minuti. La luce del sole era meravigliosa sulla pelle, aveva sempre adorato stare all'aria aperta. Ben presto, si imbatterono in un piccolo lago che luccicava contro l'intensa luce del sole, apparendo assolutamente stupefacente.

    "Quindi, questo è il posto speciale" Regina posò il cestino, fissando la scena con un leggero sorriso.

    Dal lato opposto, le rocce erano accumulate l'una sull'altra, creando un'immagine così perfetta da sembrare quasi irreale. Alcuni alberi erano sparsi qua e là, fornendo ombra dalla luce del sole.

    "Sì, eccolo qui" Robin sospirò.

    Entrambi si sedettero sotto uno degli alberi, l'erba morbida e fresca sotto di loro. Robin cominciò a tirar fuori i panini, a porgere a Regina il suo prima di versare ad entrambi il tè dal barattolo.

    "È molto carino" Regina disse "Grazie per avermi portata qui".

    Erano seduti fianco a fianco, le mani a sfiorarsi.

    "Nessun problema, volevo condividerlo con te".

    Regina assaggiò il suo panino e annuì in segno di approvazione "Ho dimenticato quanto sia buona la gelatina di qui" disse, assaporandone il gusto.

    Ben presto, entrambi i panini furono fatti fuori e il contenitore del tè completamente svuotato. Regina si appoggiò all'indietro sulle braccia, pensando a quanto fosse perfetto quel momento. Non solo lo scenario, ma il fatto che Robin avesse fatto tutto quello solo per lei. Continuava a renderla felice, e solo quello era stato sufficiente per impedirle di uccidere qualcuno mentre tornava nella Foresta Incantata, la prima volta che succedeva.

    Regina era sicura che lui avesse detto qualcosa in risposta, ma non stava prestando attenzione. La sua faccia era perfettamente catturata dalla luce del sole, facendo sì che qualcosa si muovesse dentro di lei. In quel momento, nient'altro importava, nient'altro importava tranne... lui. Lentamente, sporgendosi in avanti, le labbra di Regina incontrarono le sue, prendendo l'uomo alla sprovvista per un secondo. Le sue mani, quasi senza accorgersene, finirono sui fianchi di lei mentre la tirava più vicina a sè, così che gli fosse quasi in grembo.

    Tutto intorno a loro sembrò svanire. Robin non riusciva a pensare in modo logico. Stava baciando la donna più bella che avrebbe mai potuto immaginare.

    Regina emise un piccolo gemito mentre si baciavano. Non riusciva a sostenere il sapore delle sue labbra, il modo in cui le sue emozioni passavano come scariche elettriche per le vene. L'orlo del suo vestito iniziò a trascinarsi sempre più in alto lungo le cosce mentre le mani di Robin scivolavano giù, lungo i suoi fianchi, in modo da afferrarla saldamente.

    Quando Regina si rese conto di quello che stava succedendo, interruppe il bacio e indietreggiò leggermente da lui, cercando di recuperare il respiro "Scusa" disse dolcemente "Io... penso che dovremmo rallentare un po'".

    Robin le prese le mani e le rivolse uno sguardo di scusa "Sì, certo, mi dispiace".

    "No, no, sono io" Regina confessò "Le uniche relazioni che ho avuto sono state tutte affrettate, tranne il mio primo amore, Daniel" Regina disse quasi inciampando sulle parole, non voleva che lui la odiasse "Credo... di volerti conoscere meglio".

    Per fortuna, Robin le sorrise. "Come vuoi tu. Dopotutto, tu sei la regina".

    "Che ne dici se facciamo il gioco delle venti domande? Io ti farò una domanda, e poi tu ne farai una a me".

    "Ok, fammi una domanda, allora".

    Regina ci pensò un attimo prima di guardare nei suoi gentili occhi castani "Qual è il tuo colore preferito?".

    "Facile" Robin disse con un sorriso "Rosso, è sempre stato il mio preferito. Il tuo?".

    "Non puoi farmi la stessa domanda, è contro le regole!".

    Robin la fissò un attimo "Ma è la mia domanda".

    Mandando gli occhi al cielo, Regina si arrese "Blu, come il colore del cielo". Si fermò un momento, pensando se potesse chiedere o meno la prossima domanda che aveva in mente. "Eri solito venire qui con tua moglie?".

    "È la tua nuova domanda?".

    Regina annuì, davvero incuriosita da ciò che le avrebbe risposto.

    "Sì, ci venivo" le rispose semplicemente.

    Regina non poté fare a meno di provare un pizzico di gelosia dentro. Inoltre, le parole della lettera non la lasciavano in pace, quel segreto stava cominciando a farla impazzire. "Ho letto la tua lettera" sbottò prima che lui le facesse una domanda.

    Robin fece una pausa e le rivolse uno sguardo confuso.

    "Quella di lei... L'ho trovata e l'ho letta". Mordendosi nervosamente il labbro inferiore, attese ansiosamente che lui dicesse qualcosa.

    "Oh. Quella lettera" Robin disse lentamente.

    "Sono così dispiaciuta". Onestamente, lo era. Sapeva che era stato un errore leggerla. Se lui avesse letto qualcosa di Daniel, sapeva che non sarebbe stata entusiasta.

    "Va bene" le disse infine "A volte mi dimentico di metterle via".

    Regina sembrò perplessa "Quindi... non sei arrabbiato con me?".

    Con sua sorpresa, Robin ridacchiò "Ehi, me l'hai detto. È tutto ciò che conta".

    La irritava e la sollevava il fatto che fosse così calmo su tutto.

    "Ora... animale preferito? Oltre i cavalli, ovviamente".

    Regina non poté fare a meno di sorridere "Umm... i cani, penso? Davvero, non lo so".

    "I cani sono il mio animale preferito" le disse "Roland mi implora di prendergliene uno sin dal suo terzo compleanno".

    Così, le cose continuarono a rimanere serene e contente in quel momento; c'era il lago, il picnic e un uomo incredibile seduto accanto a lei all'ombra di un albero.


    Continua...
     
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    Capitolo 18 - Beside the fire



    Attraverso gli occhi di un bambino di quattro anni, i villaggi della Foresta Incantata erano pieni di frenetica eccitazione. Non era stato a quello più vicino a casa sua da circa un mese ma, ogni volta che andava, Roland non poteva fare a meno di guardarsi intorno curioso verso tutti i meravigliosi dintorni che lo circondavano.

    Dopo una breve conversazione con Emma e il resto degli Charming, avevano spedito sia Henry che Roland con Neal per il resto della giornata. Il bambino non aveva potuto protestare, ma non potè fare a meno di sentirsi un po' fuori posto - non conosceva molto bene il padre di Henry, ma si era dimostrato gentile fino a quel momento, l'uomo aveva comprato a lui e ad Henry un po' di zucchero filato mentre camminavano da un posto all'altro.

    "Ce li perderemo?" Henry chiese a Neal con impazienza "Potrebbero già essere spariti!".

    Neal diede un'occhiata a suo figlio "Non è come se fossero animali da zoo".

    "Sì, ma è sulla mia lista di cose da fare mentre sono qui!".

    "Beh, se è nella tua lista, allora deve essere fatto" Neal sorrise, accarezzando il dodicenne sulla schiena. Le cose con Emma andavano bene, ma dove voleva davvero essere migliore era nel suo rapporto con suo figlio.

    "I giganti sono spaventosi?" Roland chiese, suonando estremamente piccolo rispetto agli altri due.

    "Nah, sono molto amichevoli da quando Anton ha risolto la loro cattiva relazione con gli umani, sono piuttosto interessati alle cose che facciamo".

    Tuttavia, Roland sembrò scettico. Henry afferrò la mano del ragazzino mentre si ficcava in bocca un altro pezzo di zucchero filato, trascinandolo lungo la strada di ciottoli accanto a Neal.

    "Bene, quanto sono lontani da noi?".

    "Se ricordo bene, sono accampati dall'altra parte del villaggio, proprio ai margini della Foresta, li ho superati mentre ero fuori a caccia, ieri" Neal rispose, cercando di tenere il passo veloce di Henry.

    "Robin mi ha promesso che mi avrebbe insegnato come usare un arco e una freccia" gli disse Henry, un sorriso sulle labbra.

    Eccolo, quel nome di nuovo. Sapeva che Regina lo frequentava abbastanza spesso ma, diamine, sapeva a malapena chi fosse, per non parlare di quell'altro uomo misterioso. A Neal non importava con chi gli altri avessero a che fare, ma lo sorprese leggermente che Henry fosse così preso da un uomo che aveva appena incontrato. E ora era bloccato a fare da babysitter a suo figlio.

    "Sai, potrei insegnarti a sparare, Henry" Neal disse cautamente "Sono abbastanza bravo".

    Henry fece una pausa per un momento, non volendo sconvolgere suo padre "Sì... lo so, ma lui è Robin Hood".

    Neal non voleva dire niente di male davanti al figlio dell'uomo, quindi scelse attentamente le sue parole "Hai accettato solo perchè così Regina sarebbe stata felice?".

    Girarono un angolo e uscirono dalla sezione principale del villaggio, avvicinandosi al posto dove c'erano i giganti. Spostando leggermente il peso, Henry guardò suo padre.

    "Umm... Un po', ma voglio davvero imparare da lui: è un uomo davvero simpatico, ha un sacco di storie da raccontare".

    "Cosa... cosa fanno insieme lui e Regina?" capì immediatamente di aver colpito una corda dolorosa di suo figlio perchè il suo sguardo si fece perplesso.

    "Non so, cose. Non è che stanno insieme, perché me lo avrebbe detto, altrimenti".

    "Papà non mi dice cosa fanno, gli ho chiesto per te, Henry" Roland disse incoraggiante, facendo oscillare le loro braccia avanti e indietro.

    Neal sapeva che non avrebbe dovuto chiederglielo - avrebbe fatto qualche ricerca in seguito. Sicuramente Emma sapeva qualcosa a riguardo. La relazione che aveva con la regina cattiva non era assolutamente buona; in realtà, avevano solo condiviso piccole conversazioni, insignificanti.

    "Ok, Robbie, farai il bravo, giusto?".

    Il bambino si accigliò "Mi chiamo Roland!" disse, accentuando ogni sillaba.

    "Oh sì, giusto. Anche tu, Henry, non ho bisogno che tua madre si arrabbi di nuovo con me".

    Henry annuì, notando quanto fossero vicini al campo dei giganti "Ehi, papà, se stiamo cercando dei giganti, non dovrebbero essere... non lo so, giganti?".

    Ridendo, Neal arruffò i capelli di suo figlio "Possono rendersi più piccoli così da non calpestare le persone".

    Sia Roland che Henry ridacchiarono avvicinandosi a tre figure a poca distanza da loro.

    "Ora, questi ragazzi provengono da un altro posto da dove proviene Anton" Neal disse "Tutta la famiglia di Anton è stata uccisa a causa del gemello di David, James, quindi sarebbe meglio non dire che sei imparentato con lui".

    Henry pensò a quelle parole. Perché il Principe James li avrebbe distrutti?

    "Ehi, ragazzi, vi dispiacerebbe impiegare un secondo per rispondere ad alcune domande?" Neal chiese ai tre giganti, che stavano conversando tra loro "Ho alcuni ragazzi qui che vorrebbero davvero incontrare un gigante".

    I tre si voltarono verso i due bambini, prendendosi un secondo prima di sorridergli. Henry emise un sospiro di sollievo, per un attimo era stato nervoso che non gli sarebbe piaciuta quella intrusione.

    "Certo, chiedete qualunque cosa".

    Neal indietreggiò per dare a suo figlio il centro della scena, Roland si avvicinò a lui con un'espressione nervosa sul viso.

    Henry fece un respiro profondo "Ciao, sono Henry, non sono di qui, ma so molto di questo posto, ho un libro di fiabe a casa, ci siete tutti".




    Le sue dita si intrecciarono con quelle di lei mentre attraversavano il campo verde brillante. Stava iniziando a fare tardi ma il sole batteva ancora alto nel cielo.

    "Grazie per avermi portata di nuovo in giro" gli disse Regina.

    "Dovremmo farlo ancora una volta con i ragazzi, il lago è molto bello per fare una nuotata".

    Regina lo guardò "Sarebbe divertente, credo che dovrò ripagarti di questi giorni, sei troppo gentile con me, Robin".

    "Facile, ripagami cucinando per me" ghignò "Non sto ancora migliorando".

    Alzando gli occhi al cielo, non poté fare a meno di sorridere.

    "E dovresti sorridere di più" Robin le disse, afferrandola per la vita con una mano e le gambe con l'altra. Regina emise un grido di sorpresa quando la sollevò da terra, stringendogli le braccia attorno al collo.

    "Perché sei fantastica quando sorridi".

    Non riuscì a togliersi quel sorriso dalle labbra "Sei pazzo? Mettimi giù!".

    Robin semplicemente scosse la testa "È divertente!".

    "Non torneremo mai a casa tua se continui a perdere tempo!".

    "È divertente" Robin ripetè, girandosi con lei tra le braccia.

    "Allora immagino che dovrai portarmi in braccio per tutta la strada di ritorno" lei sorrise, sentendosi completamente a suo agio con quel piano.

    "Beh, non è che pesi molto" e Robin cominciò a tornare sulla strada di casa, tenendola stretta.

    "Non ero seria!" Regina esclamò "Non sono una bambina, sono perfettamente in grado di camminare da sola".

    Robin la mise delicatamente giù, sembrando apparentemente deluso.

    "Non dubito della tua virilità, se è questo che ti preoccupa".

    "Oh, grazie al cielo" lui replicò sarcasticamente, tirando un sospiro di sollievo immaginario.

    Regina guardò l'orologio, notando quanto fosse tardi "Probabilmente dovrei ritornare, Henry e Roland potrebbero tornare dal villaggio da un momento all'altro".

    Robin sospirò mentre camminavano fianco a fianco "Vorrei che tu non dovessi andare via" le disse, onestamente "Voglio dire, vorrei che facessimo questa routine ogni giorno".

    "Lo so, ma che posso fare? Henry ha una vita con loro, quindi devo essere un po' coinvolta". Aveva già avuto troppo coinvolgimento con gli Charming in passato, ma Regina pensò che non fosse dell'umore giusto per un'altra delle sue storie passate "Ehi, ho un'idea" cominciò "Perché non vieni con me questa volta?" lei stessa fu sorpresa che non ci avesse pensato prima "Devi prendere anche tuo figlio. È perfetto".

    Scrollando le spalle, Robin non riuscì a pensare ad una ragione per non farlo. Voleva conoscere meglio David e Snow - era ovvio quanto Regina evitasse di parlare di loro.

    Regina sorrise, prendendogli la mano "Posso usare la parola con la 'M', ora?".

    Robin annuì e, subito dopo, la scena intorno a lui venne avvolta da un soffio di fumo viola.




    La sorpresa fu l'espressione di tutti nella stanza. I loro occhi li stavano ingannando, o Regina stava davvero sorridendo come se fosse la persona più felice del mondo? Lei e Robin si stavano avvicinando al loro piccolo gruppo, impegnati in una conversazione che sembrava abbastanza spensierata.

    "Whoa, Regina, sei così carina!" Snow non poté fare a meno di dire mentre si avvicinavano. Per un secondo, dimenticò che stava guardando la sua matrigna cattiva, la donna che l'aveva braccata come un cane da caccia per troppi anni.
    "Cosa, questo?" Regina indicò il suo vestito, godendosi quel complimento: la cosa non avveniva molto spesso "È troppo bello fuori per qualcos'altro".

    "Regina!" giunse la voce di Roland da dietro Snow, che le si avvicinò saltellando con il suo solito sorriso "Neal ci ha portati ad incontrare dei giganti che erano davvero fantastici!".

    "Sembra emozionante" lei rispose, chinandosi per prenderlo tra le braccia "Felice che ti sia divertito".

    Robin amava vederla con suo figlio. Vederli insieme quasi migliorava tutto ciò che c’era intorno "Vuoi restare qui per un po'?" chiese a Roland, sebbene già conoscesse la risposta.

    "Sì! Tutta la notte! Finché anche Regina e Henry sono qui".

    Gli Charming risero.

    "Allora, ragazzi, cosa volete fare?" Emma chiese al gruppo, non proprio sicura.

    Robin non aveva davvero trascorso del tempo con nessuno, tranne che con Regina e Roland.

    "Sai cosa mi è mancato?" David disse "Fare un falò nei campi aperti della Foresta Incantata".

    Snow ghignò "Lo facevo sempre, ricordi Regina?".

    Lei annuì "Come potrei dimenticarlo? Ne chiedevi uno quasi ogni settimana".

    Henry le guardò emozionato "Intendi un vero fuoco, come nei film, dove arrostisci marshmallow e roba del genere?".

    Regina si rese conto di quanto fosse patetico. Storybrooke era probabilmente la più piccola città del Maine, per non parlare del fatto che nessuno di loro poteva andarsene "Sì, è divertente".

    Emma si mise accanto a suo padre "Allora, tu e Roland perchè non ci raccontate di come è andato il pomeriggio con Neal?".

    "Veramente, stavo pensando di andare al villaggio a bere qualcosa, stasera" Neal intervenne "È passato un po'... È stata una lunga giornata".

    Emma gli diede un'occhiata "Credi sia davvero l'idea migliore?".

    "È passato molto tempo!" lui si mise sulla difensiva "Puoi venire con me, se vuoi".

    "No, grazie" poi lanciò a Hook un'occhiata minacciosa, perché sapeva che in qualsiasi momento avrebbe chiesto di unirsi a lui. Fortunatamente, Hook ricevette il messaggio. Emma sapeva che loro due insieme, ubriachi, non era affatto una buona cosa.

    David, Hook e Robin passarono circa un'ora a raccogliere legna da ardere. Il sole stava lentamente iniziando a tramontare nel cielo, dando a tutti abbastanza tempo per preparare il falò. Poco dopo, tutti si ritrovarono seduti attorno al fuoco, ridendo e parlando di tutto e di nulla, nelle loro teste non una preoccupazione.
    Il fuoco dava una sensazione incredibile sulla loro pelle mentre illuminava tutti i volti. Henry notò molto rapidamente quanto vicini sembrassero Robin e sua madre; se non lo avesse saputo, avrebbe pensato che tutti e tre sembrassero una piccola famiglia felice. Il ragazzo non potè fare a meno di sentirsi escluso... Forse i suoi sospetti erano giusti; forse lei lo stava sostituendo con Roland. Aveva già incasinato troppe cose per essere perdonato davvero da lei.

    "Va tutto bene?" Regina chiese, notando la sua espressione turbata.

    Henry si limitò a scrollare le spalle, scambiando uno sguardo tra lei e Robin.

    "C'è... qualcosa che dovrei dirti" Regina disse titubante "Robin e io stiamo uscendo insieme".

    Il ragazzo non seppe cosa dire. Tutto stava accedendo così velocemente "Ti rende felice?".

    "Sì".

    Robin non poté fare a meno di sorridere a quelle parole. Henry sapeva che avrebbe detto di sì. Tutto parlava chiaro - i sorrisi, il modo in cui si vestiva, tutto. Henry sapeva di dover affrontare dure giornate in futuro.

    Quello che le avrebbe voluto veramente dire era: io ti rendo felice?


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    Capitolo 19 - Giornata tranquilla



    Le cose, poco dopo, ritornarono alla normalità quando la notte si fece fonda. Robin se ne andò con un Roland completamente addormentato attorno alle 23:00, lasciando gli altri

    a prepararsi per la notte. Tutti dormirono fino a tardi, l'indomani.

    Hook annunciò che sarebbe andato ad incontrare alcuni vecchi amici, quella mattina, ma tutti erano mezzi addormentati per prestargli molta attenzione.

    Emma era leggermente preoccupata del fatto che Neal non fosse ritornato, quella notte - sperava davvero che non si fosse cacciato nei guai.

    Regina non voleva fare proprio nulla quel giorno. Era in momenti come quelli che sentiva la mancanza della televisione. Tutti sembravano darle ragione, perchè nessuno fece

    molto.

    "Credo che andrò a farmi una doccia" Charming mormorò nel cuscino, alzandosi poco dopo e dirigendosi in bagno.

    "Intendi dire buttarti addosso un secchio d'acqua?" Snow replicò con sarcasmo.

    "Giò, meglio di niente".

    Gli mancavano le sue docce calde, il suo letto morbido, le colazioni da Granny... Perchè diavolo avevano deciso di ritornare?

    Regina si sedette e si passò una mano tra i capelli, guardandosi intorno finchè non posò lo sguardo su suo figlio, che sembrava mezzo addormentato mentre si stropicciava gli

    occhi.

    "Possiamo rimanere a letto tutto il giorno?" Henry chiese, guardando Emma, che aveva il viso affondato nel cuscino. Mormorò qualcosa in risposta, ma senza davvero dire nulla.

    Snow si voltò sullo stomaco "Regina, in queste settimane sei stata di umore ottimo" disse secca, facendo girare la regina sorpresa.

    "Beh, non posso sempre essere arrabbiata" replicò, non sapendo cos'altro dire.

    "Hai passato più di 28 anni arrabbiata" Snow rispose "Non ti vedevo così da quando ero piccola".

    "Cosa vuoi dire?".

    La donna sorrise "Voglio dire che sono molto felice che tu sia di nuovo felice. Se è per Robin, non puoi lasciarlo andare".

    Regina la fissò "Penso di potermela cavare da sola, ma sono felice di avere il tuo supporto".

    "Chi sa, magari, un giorno, saremo davvero una famiglia".

    "Frena, frena, non ti allargare" Emma disse a sua madre, pensando all'idiozia di quelle parole.

    "Già, andiamoci piano" Regina disse "E' vero, non ho pensato di uccidervi per 2 settimane. E' un grosso traguardo per me".

    Snow sapeva che stava tergiversando, ma non potè fare null'altro "Allora, dicci cosa avete fatto tu e Robin ieri...".

    Regina mandò gli occhi al cielo "Non sono affari tuoi" le rispose.

    "Oh, andiamo, Regina" Snow si lamentò "Non puoi aspettarti che stiamo seduti qui mentre tu vivi la tua meravigliosa vita romantica".

    "Stare con David non ti soddisfa più?" ghignò.

    "Vita romantica?" Henry chiese, stupito.

    "Uh, non so di cosa stia parlando" Regina subito rispose "Non sono brava in queste cose".

    Henry fissò le lenzuola, non sapendo cosa pensare di quel discorso.

    "Sicuro che vada tutto bene?" Regina chiese, preoccupata "Non hai detto una parola da ieri".

    Il ragazzino continuò a pensare, decidendo cosa dire "Non è niente... devo solo abituarmi a vederti così".

    La sua risposta sembrò convincente, ma Regina non ci cascò. Avendendolo cresciuto per 12 anni, lo conosceva molto bene "Henry, sei geloso di Roland?".

    Sapeva di aver fatto centro dal suo sguardo. La location di quella discussione non era il massimo, ma Regina voleva chiarirsi subito.

    "Forse un po'... Sembri trattarlo come se fosse tuo figlio".

    Regina scosse leggermente la testa, sporgendosi in avanti così da mettersi in ginocchio di fronte a lui. Afferrandogli le mani, gli rivolse uno sguardo incoraggiante "Ti ho cresciuto

    da quando eri piccolo, so tutto di te, Henry - i tuoi segreti, le tue paure, i tuoi sogni... tutto. Sono stata qui per te tutto il tempo, Henry, sono tua madre" gli strinse in modo

    rassicurante le mani, cercando di trattenere le lacrime "Qualunque cosa accada, sarai sempre mio figlio - e sarai sempre speciale per me".

    Henry sentì un'esplosione di sollievo percorrergli tutto il corpo; non poteva fare a meno di agognare le parole di sua madre: il suo amore, le sue cure, il modo in cui lei lo faceva

    sempre sentire meglio.

    Emma e Snow si sedettero in silenzio, entrambe apparentemente in stato di shock per quello che avevano appena sentito. Entrambe si stavano ancora abituando alla nuova

    Regina.

    "Io solo... non voglio davvero condividerti con altre persone" lui mormorò, imbarazzato.

    Regina sorrise leggermente quando vide la sua faccia arrossire "Immagino che ti ci debba abituare. Sai da quanto tempo non sto con un uomo di cui mi importi davvero?".

    Henry sapeva che aveva escluso Graham "Questo è il primo ragazzo da Daniel?".

    Regina annuì lentamente, cercando di non pensare a lui. Era così da sempre, lui era morto, eppure aveva ancora degli incubi a riguardo di tanto in tanto. Pensò alle sue ultime

    parole: ama ancora. Era quello che lui aveva voluto per lei.

    "E sai quanto è stato difficile doverti condividere con Emma?". A quello, Emma sollevò la testa dal letto e guardò Regina con occhi socchiusi. "Senza offesa".

    Henry sapeva che era vero. Provare sarebbe stato difficile, ma in qualche modo ce l'avrebbe fatta - se sua madre, la regina malvagia ci era riuscita, chiunque era in grado di

    adattarsi ad un cambiamento.

    "Allora, proverai ad accettare Robin e Roland?".

    "Sì, ci proverò..." lui disse, sorridendole in modo incoraggiante.

    "Henry, vuoi venire con me a fare colazione?" Snow chiese, vedendo il problema in qualche modo risolto. Il ragazzo annuì, presumendo che entrambe le sue mamme fossero

    d'accordo. Si sentiva ancora assonnato, ma uscire da quel piccolo spazio vitale sembrava una buona idea.

    Snow scese dal letto e gli prese la mano, dirigendosi verso la porta "Quando David finalmente uscirà dalla doccia, ditegli che sono uscita per un po'".

    "E noi cosa dovremmo fare?".

    "Io torno a dormire" Emma rispose velocemente.

    Snow non rispose, invece, chiuse la porta senza dire un'altra parola.

    Non appena se ne fu andata, Emma sollevò la testa per parlare con Regina "Non posso credere di doverlo dire, ma ... ho bisogno di un consiglio sulle relazioni" disse titubante,

    "Hook vuole portarmi fuori al villaggio o qualcosa del genere, più tardi, oggi".

    Regina sorrise "Stai venendo da me per un consiglio?".

    "Non ho scelta!".

    "Ok, bene" Regina disse, sapendo che aveva davvero bisogno di aiuto.

    La bionda sospirò "Ok, sì - è davvero attraente, ma... è un pirata, come posso fidarmi di lui?".

    "Non che io stia prendendo le parti di qualcuno, ma voi due sembra come se abbiate una sorta di comprensione reciproca".

    "Sì, ma...".

    "Neal?" terminò la frase per lei.

    Il viso di Emma si contorse in cento espressioni contemporaneamente "Io... non lo so, Regina, Neal avrà sempre un posto nel mio cuore, ma non so se potrei mai amarlo di

    nuovo, e poi c'è Henry...".

    Qualcuno di cui entrambe erano preoccupate. Regina sapeva che tutte le nuove relazioni erano difficili per lui; il povero ragazzo aveva già due madri, un padre che aveva

    conosciuto solo da un paio di mesi e nonni tutti della stessa età. Era l'unico ragazzino della sua età, rendendolo diverso da tutti gli altri.

    "Voglio che stia vicino a Neal, perché... Perché se lo merita, ma non voglio che sia stressato per Hook - non ne ha bisogno. Oh Dio, se Neal lo scoprisse mai...".

    "Hey hey, non stiamo dicendo che lo stai frequentando ora, ti ha solo chiesto di andare al villaggio con lui" Regina disse pacatamente. Emma sembrava così stressata che era

    quasi contagiosa.

    "Lo so... non so cosa provo per lui, non so cosa provo per Neal, Henry è l'uomo più importante della mia vita in questo momento, non dovrei preoccuparmi di queste cazzate!".

    Regina sapeva che i suoi problemi relazionali si aggiungevano solo al problema principale "Ascoltami, Emma" le disse "Non devi farti prendere dal panico, prendi le cose

    lentamente, e sii onesta con Hook. Se finisci per piacergli di più dopo l'appuntamento, allora va bene. Non devi dirlo ad Henry finchè le cose non diventeranno più serie. E se lui

    dovesse farti domande, assicurati di essere completamente onesta anche con lui. E per quanto riguarda Neal... Beh, fanculo. Se si incazzerà per te che vai al villaggio con Hook,

    lascia che sia così. Non ha il diritto di dirti con chi puoi o non puoi uscire, è una tua scelta. Ma, Emma, ​​non saprai cosa provi finché non ci uscirai e proverai".

    Emma ascoltò attentamente le sue parole, leggermente sorpresa di sapere così tanto sull'argomento. Robin doveva aver avuto una presa speciale su di lei, era come se fosse una

    persona completamente diversa.

    "Grazie, Regina" disse, lo stress affievolito in un sorriso sollevato.

    Regina ricambiò il sorriso senza esitazione "E se il pirata ci provasse con te..." aprì la mano, rilasciando una palla di fuoco "Non aver paura di terrorizzarlo con la tua magia. Ti ricordi come si fa a fare questo, giusto?".

    Aveva dato alla bionda qualche lezione qua e là, ma nessun altro sapeva che stava lentamente imparando la magia. Emma si concentrò duramente nel focalizzare la sua mente.

    Chiuse gli occhi e aprì la mano, sentendo presto l'odore del fumo. Emise una risata gioiosa mentre lo estingueva rapidamente.

    "Molto bene, ti insegnerò qualcos'altro più tardi, se vuoi".

    "Sai, la magia in realtà non è così difficile come pensavo" Emma le disse "Diventa più facile con la pratica".

    Regina sorrise, sentendosi piuttosto soddisfatta di se stessa "Ora, sei pronta per quell'appuntamento e non ti preoccupare, non lo dirò a nessuno se è quello che vuoi".

    "Non posso credere che lo sto dicendo, ma non so cosa farei senza di te, Regina" Emma disse "Anche se sei mia nonna".

    Regina la fulminò con lo sguardo "Finché Henry è felice. Questo è tutto ciò che conta".

    Emma non poteva esserne più d'accordo.


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    Capitolo 20 - Solo un ricordo



    Quando Roland si svegliò, si levò di dosso le coperte calde e si diresse immediatamente in la cucina, trascinandosi dietro una coperta. Rimase lì in piedi e si guardò intorno rapidamente, provando una leggera delusione. La cucina era assolutamente vuota e Regina non c'era.

    "Perchè ti sei alzato così presto?" Robin chiese, vedendo suo figlio in piedi nella cucina vuota. Dopo un secondo, però, la sua mente registrò la ragione dietro quelle sue azioni insolite "Speravi che Regina fosse qui a cucinarci qualcosa?".

    Il bambino si girò verso di lui "Mi piace quando è qui".

    Robin sorrise, andando verso di lui per prenderlo tra le braccia "Anche a me".

    Roland ridacchiò quando iniziò a fargli il solletico, suo padre sapeva sempre come farlo ridere.

    "Non preoccuparti, preparerò io qualcosa per noi così non moriremo di fame".

    Facendolo sedere sul bancone, Robin tirò fuori due contenitori dalle mensole "Farina d'avena o grano?".

    Roland ci pensò su. Odiava assolutamente entrambe le cose. Quello che voleva veramente erano le cose più deliziose che Regina sapeva cucinare. Indicando la scatola di avena, Robin iniziò a preparare la colazione.

    Era quasi ridicolo quanto rapidamente tutto sembrasse ormai girare attorno a Regina. Robin aveva trascorso quattro anni in modo indipendente a prendersi cura di suo figlio – e pensava di aver fatto un bel lavoro - poi, all'improvviso, Regina era entrata nelle loro vite e aveva completamente cambiato tutto. Aveva iniziato a non pensare più solamente a Roland e al suo benessere.

    Con Regina intorno, poteva finalmente respirare. In circa un mese, aveva pulito casa, si era preso cura del suo bambino e aveva tempo per preparare la colazione.

    "Papà, cosa fate tu e Regina quando io non ci sono?".

    La sua piccola voce lo riportò alla realtà, cogliendolo di sorpresa.

    "Noi, uh, parliamo e cose del genere" non sapeva davvero cosa dire. Roland aveva quattro anni, come avrebbe dovuto spiegare il concetto di frequentare una persona?

    "Parlare?" lui ripetè "Parlare di che tipo di cose?".

    Il calore sul suo volto aumentò mentre Robin iniziava a mescolare la colazione "Perché sei così interessato?".

    Roland mostrò a suo padre un grande sorriso "Perché so che le piaci davvero".

    Alzando un sopracciglio, si voltò "Sì? Come fai a saperlo?".

    "È il modo in cui ti guarda" rispose, sorprendendo l'uomo. Era ancora un bambino, quando era diventato così perspicace?

    "E tu sei sempre felice ora" Roland continuo "Prima eri triste".

    "Non sono mai triste quando ci sei tu, Roland, mi rendi felice".

    "Ma anche Regina ti rende felice. Questo è il modo in cui le famiglie dovrebbero essere... una mamma, un papà e un bambino".

    "Immagino che tu sia il bambino, in questo caso" Robin rispose, arruffandogli i capelli.

    "Tutti hanno una mamma?" il bambino chiese, spostando la testa di lato.

    "Sì, ce l'hanno tutti" Robin davvero non voleva avere questa conversazione, per molteplici ragioni.

    "Quindi, ho avuto una mamma anche io una volta?".

    Sospirò, sapendo che stava arrivando il momento fatidico "Abbiamo già discusso di questo Roland, la mamma è morta, ti ha amato, ma si è ammalata".

    "Pensi che Regina potrebbe essere la mia nuova mamma?".

    La domanda fu lanciata come una palla curva. Lo rendeva triste il fatto che Roland non avesse mai conosciuto sua madre; era solo un'idea per Roland e un lontano ricordo per lui "Beh... credo che sia come una mamma per te. Ma dovresti chiederglielo - è una cosa molto importante chiamare qualcuno 'mamma'".

    Roland ci pensò per un momento prima di rispondere, ma quando fu sul punto di aprire bocca, vide del fumo dietro di lui "Papà, l'avena è di nuovo in fiamme!" disse, facendolo girare e imprecare.

    "Non di nuovo…" Robin mormorò, afferrando una manciata di farina e gettandola sulla pentola fiammeggiante d'avena.

    Battendosi via la farina dalle mani, Robin si girò verso suo figlio con un'espressione esasperata sul volto.

    Avevano davvero bisogno di Regina.



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    Capitolo 21 - Lieto fine



    Ci fu un forte colpo alla loro porta. Regina, Emma e David alzarono lo sguardo sorpresi, non sapendo chi potesse essere la persona dall'altra parte. David si alzò e aprì la porta, sorpreso di vedere chi fosse.

    "Robin?" Regina chiese incredula, vedendo l'uomo respirare affannosamente, come se avesse appena finito una corsa "Che cosa ci fai qui... hai corso fin qui?".

    Charming lasciò entrare l'altro uomo. Robin si avvicinò a Regina, sembrando esasperato e piuttosto disperato.

    "Sì, l'ho fatto".

    "Perché?" Regina si alzò, improvvisamente preoccupata. "Roland sta bene?"

    "Sì. Non è per questo che sono qui" Robin le mise le mani sulle spalle mentre Emma e David cercavano di non fissarli.

    "Sono qui perché ho realizzato una cosa".

    Regina inarcò le sopracciglia, chiedendosi perché si stesse comportando così.

    "Regina... non so cucinare. Per niente" Robin sospirò, sembrando assolutamente sollevato dal fatto di aver fatto quella confessione.

    Regina si fermò per un secondo, non sicura di averlo sentito bene. Poi rise, coprendosi le mani con la bocca "Hai corso fin qui... per dirmi che non sai cucinare!?" la sua risata si fece sempre più forte, non era abituata a ridere così tanto.

    Robin annuì, avvolgendole le braccia attorno alla vita e tirandola a sé per un breve bacio "Puoi venire a cucinare qualcosa per me e Roland? Per favore?".

    Mentre parlava, i loro volti erano vicinissimi. Regina emise un'altra risatina.

    "In realtà, Snow ed Henry sono usciti a prendere qualcosa da mangiare, sei il benvenuto, se vuoi".

    "Detto tra noi, una cosa cucinata da te è probabilmente molto meglio di qualsiasi cosa comprata nel villaggio".

    Regina gli sorrise di rimando "Cosa pensi di fare, allora?".

    "Verrai con me e non te ne andrai finché non lo dico io".

    Scrollando le spalle, Regina guardò verso Emma "Se Henry dovesse chiedere, digli...".

    "Penso che immaginerà dove sei" Emma disse sarcasticamente, interrompendola.

    Regina gli prese la mano e andarono via, lasciando David solo con Emma, sembrando entrambi a corto di parole.




    "Seriamente, cosa faresti senza di me?" Regina chiese mentre entrava nella sua casa "Sei assolutamente patetico".

    "Regina sei tornata!" Roland urlò, correndo verso di lei "Ho fame e papà ha bruciato l'avena!".

    Guardò verso la stufa, dov'era la pentola, piena di un miscuglio annerito "Tu... hai bruciato l’avena?".

    La guardò a bocca aperta "È stato solo un semplice incidente, tutto qui".

    "... Assolutamente patetico" Regina si avvicinò alla cucina, sbarazzandosi senza esitazione dell'avena "Cosa vuoi mangiare, Roland?".

    Conosceva già la risposta, era un bambino, avrebbe voluto della carne. Henry chiedeva sempre pancetta e salsiccia la mattina, viveva assolutamente per quella roba. Era malsano in tutti i modi possibili, ma anche Regina doveva ammettere che aveva un buon sapore.

    "Salsiccia!".

    Cucinare non era qualcosa che le andava in quel momento, quindi agitò semplicemente la mano su un piatto e lo riempì con quattro salsicce fumanti. Roland allungò immediatamente la mano per prenderne una, ma Regina afferrò il piatto prima che potesse farlo.

    "Prima siediti al tavolo" ordinò, proprio prima che Robin la raggiungesse e ne afferrasse una. Lei si accigliò mentre lui gli dava un morso, dandogli un leggero pugno sulla spalla mentre lui le sorrideva.

    "Almeno Roland mi ascolta" Regina posò il piatto sul tavolo e aiutò il bambino a sedersi, seguiti da Robin "Possiamo fare colazione come persone normali e civili, non è così difficile".

    Fece apparire una brocca di succo d'arancia e versò un bicchiere a Roland. Rimasero in silenzio per un momento prima che le venisse in mente una domanda.

    "Cosa fate quando non sono qui?".

    Roland deglutì rapidamente il cibo e rispose prima che Robin potesse "Parliamo di te".

    Regina lanciò a Robin un'occhiata sorpresa "Parli di me?".

    "Beh, non proprio..." lui rispose, cercando di cambiare discorso.

    "Che cosa ne pensate di me?" diresse la domanda a Roland perché sapeva che non le avrebbe mentito.

    Il bambino, però, ghignò "È un segreto".

    Seppur non soddisfatta, continuarono tutti a mangiare in un silenzio pacifico. Quando Roland finì, portò il piatto nel lavandino e lo lasciò lì.

    "Papà, posso andare a giocare a casa di Parker?" chiese, facendo sì che Robin lo guardasse.

    "Uh, certo, stai solo attento per la strada" disse, con Roland che stava già aspettando davanti la porta.

    "Ciao Roland!" Regina disse mentre la porta si chiudeva alle sue spalle.

    "Quindi, lo lasci andare da solo?" chiese a Robin "Non è lontano?".

    "È tutta una strada dritta, lo ha già fatto prima" le rispose "Roland non fa molte cose con il suo amico Parker".

    Regina aveva già capito. Roland era un bambino piuttosto timido, stava molto sulle sue.

    "Allora... cosa faremo ora?".

    Considerando il fatto che erano soli, le loro scelte erano piuttosto vaste. Le sorrise semplicemente.




    Erano entrambi sul divano, Regina era premuta contro il lato, con Robin che si appoggiava leggermente su di lei mentre le sue labbra toccavano le sue, le mani dietro la schiena.

    Onestamente, Regina non sapeva come fosse successo tutto così in fretta. Aveva provato una sensazione così strana quando l'aveva accarezzata, era come una droga e non era più riuscita a smettere. L'unica cosa che li costringeva a fermarsi, di tanto in tanto, era la necessità di respirare.

    All'improvviso, Regina fu molto contenta che Roland se ne fosse andato.

    "Mi piace davvero baciarti" lei mormorò, baciandolo subito dopo.

    "Anch'io" Robin rispose "Soprattutto perché sei molto brava".

    Stava iniziando a perdere il controllo con lei, non poteva davvero evitarlo. Spostò le mani da dietro la schiena e trovò le sue, appoggiandosi delicatamente all'indietro mentre si alzava in piedi. La sua schiena si scontrò più volte contro il muro mentre la conduceva ciecamente attraverso la stanza, le sue mani strette attorno alla sua vita. In qualche modo, riuscirono ad arrivare nella sua camera da letto, facendo cadere Regina sul materasso. Si assicurò di non mettere tutto il suo peso su di lei mentre la baciava sul collo, presto si tirò indietro per guardarla negli occhi.

    Regina rispose allungando la mano verso la maglia, tirandola via.

    Era il suo lieto fine e non avrebbe permesso a nessuno di portarglielo via.


    Continua...
     
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    Capitolo 22 - Uscendo



    "Sei pronta ad andare, Emma?".

    Emma alzò lo sguardo verso il pirata sorpresa. Per un secondo, non capiva di cosa stesse parlando. Poi le ritornò in mente il ricordo della loro conversazione passata.

    "Adesso?" lei chiese posando la forchetta.

    "È una bella giornata fuori, non vedo perché no" Hook rispose.

    "Aspettate. Cosa sta succedendo?" Snow chiese, vedendo l'espressione perplessa di sua figlia.

    Emma sospirò "Io...Ho detto ad Hook che oggi potremmo andare al villaggio, niente di importante".

    Provò a mantenere la voce neutrale, non era proprio dell'umore giusto per una discussione con i suoi genitori sulla sua vita amorosa. Come si aspettava, Neal scese dal suo letto, scattando in modalità difensiva.

    "Emma, stai... esci con questo tizio?".

    "No, non è così!" lei rispose con irritazione, sapendo che suo figlio sarebbe stato il prossimo sulla lista ad indagare "Ho solo bisogno di una pausa da tutto, tutto qui".

    Prima che qualcun altro ne avesse la possibilità, Emma afferrò Killian per mano e lo condusse verso la porta. Fece del suo meglio per evitare l'espressione ferita sul viso di Neal mentre lasciavano gli Charming alle spalle.

    "Ugh, dovevi farlo davanti a tutti?" Emma gli chiese irritata, un po' triste di aver anche lasciato a metà la colazione.

    "Scusa, tesoro, come potevo sapere che volevi che fosse un segreto?" Hook rispose, cercando di tenere il suo passo veloce.

    "Bene, ora Neal mi starà addosso! Anche Henry!".

    "Non dovresti preoccuparti di ciò che Neal pensa" le disse "Qualunque cosa ci sia tra te e lui dovrebbe rimanere tra di voi, divertiamoci al villaggio e dimentichiamoci di tutto".

    Emma sapeva che aveva ragione. Era in qualche modo entusiasta di avere finalmente qualcosa di pianificato. Erano stati nella foresta incantata per un mese e tutto ciò che avesse mai fatto, era stato uscire con i suoi genitori e incontrare vecchi amici che credevano fosse una principessa.

    "Quindi, cosa facciamo?".

    Hook sorrise "C'è un piccolo festival in corso sul lato sud, pensavo che sarebbe divertente".

    Nella sua mente, immaginava un carnevale di qualche tipo, le piaceva molto quando si svolgeva in città.




    Le strade erano inondate di gente che camminava da ogni parte quando arrivavano. Emma rimase vicino al pirata in modo da non perdersi nella folla. Tutto sembrava vivo quel pomeriggio: il sole batteva direttamente su di loro e il cielo era di un blu perfetto.

    "Dove vuoi andare per primo, Swan?" Hook chiese, scrutando le persone con occhi socchiusi.

    Emma fece lo stesso, individuando presto una postazione di lancio degli anelli. Davanti c'erano tre adolescenti, ognuno con uno o due anelli mentre li lanciavano contro i bersagli (e fallivano miseramente mentre lo facevano). Diede una gomitata al pirata e si avviò verso la stazione. Hook prese una moneta e la porse all'uomo dietro la corda, che poi gli presentò dieci anelli di legno.

    "Sei brava, tesoro?".

    Dandogli un'occhiataccia, Emma prese i suoi cinque anelli "Guarda e impara" si avvicinò agli adolescenti, prendendo un anello e preparandosi per il lancio. La guardarono tutti, le loro espressioni divennero presto scioccate quando fece centro in pochi secondi.

    "Fatto" lei disse, piuttosto trionfante "Tocca a te" e fece a Killian un sorriso allegro.

    "Non sapevo fossi una professionista..." lui mormorò, prendendo posizione. Si morse la lingua per evitare che la pressione di Emma lo influenzasse, era già abbastanza negato di suo.

    Hook fece centro solo due volte, facendo emettere ad Emma una piccola risata.

    "Devi dare più forza" gli disse, togliendogli l'ultimo dalle mani prima che potesse tirarlo "Così".

    Puntò il bersaglio e lanciò l'anello, guardandolo mentre atterrava con successo sul bersaglio. L'uomo che gestiva lo stand le mostrò una scatola di premi e lei scelse rapidamente una collana di vetro con una corda di cuoio.

    "Wow, signora, deve mostrarci come fa" uno dei ragazzi disse, guardandola come se non fosse di quel mondo.

    "Prima di tutto, signora? Oh, no, no. Solo perché ho trent'anni non significa che sono una signora. In secondo luogo, non do lezioni ai ragazzini".

    Il ragazzo alzò un sopracciglio "Ho quindici anni! E lei è la donna più sexy che abbia mai visto".

    "Ora, ascolta, amico...".

    "Ok, andiamo Hook" Emma disse subito, costringendolo ad allontanarsi. Tornarono rapidamente nel flusso di persone.

    "Disgustoso" lei mormorò tra sé "Ehi guarda, uno di quei giochi di forza" disse, indicando l'asta alta con la campana in alto. Killian sapeva che doveva riguadagnare terreno, lo aveva già battuto una volta.

    "Si sente fortunato, oggi, signore?" chiese l'uomo della giostra non appena arrivarono, consegnando a Hook un martello consumato.

    "Sempre" Hook rispose, prendendo agilmente il martello prima di dare ad Emma uno dei suoi sguardi.

    Si appoggiò il martello sulla spalla e lo fece oscillare con una forza incredibile, facendo in modo che la sferadi metallo nel mezzo salisse fino in cima, dove fece suonare forte il campanello. Killian diede a Emma uno sguardo estremamente compiaciuto.

    "Sei un tale galletto" gli disse, alzando gli occhi al cielo "Fammi provare".

    Hook prese volentieri il suo premio, un piccolo cavallo di legno, e le porse il martello "Certo che puoi provare, tesoro".

    Sebbene pensasse che il pirata si comportasse come un completo idiota, pensava anche che fosse divertente, era stanca di lasciargli prendere il comando delle cose. Era Emma Swan, era una cacciatrice di draghi. Era tempo per lei di farsi avanti.

    Si scrollò di dosso la giacca nera, rivelando una maglietta rossa. Battendo il martello, la campana suonò in una frazione di secondo. Emma si raddrizzò e sorrise maliziosamente verso il pirata esterrefatto. Prese il suo cavallo di legno e lo esaminò per alcuni secondi.

    "Il mio cavallo è migliore del tuo" lei sorrise, allontanandosi prima che lui potesse rispondere.

    Killian scosse leggermente la testa, girandosi per seguirla di nuovo in fondo alla strada.

    'Iniziamo' lui pensò 'Diamo il via ai giochi, Swan'.




    L'uomo camminava avanti e indietro nella piccola stanza, un'espressione perplessa sul viso.

    Emma non era davvero più presa da lui?

    Neal non lo capiva, sapeva che avrebbe dovuto fare una mossa prima, ma non aveva voluto metterle fretta. Era sempre così titubante ad avere quel tipo di conversazioni con lui da quando era tornato. Ma poi, lemme lemme, se n'era andata con il pirata ad un appuntamento?

    "Papà, puoi smettere di camminare, per favore?" Henry disse, interrompendo i suoi pensieri rapidi. Neal si bloccò sul posto, sospirando e sedendosi accanto a lui.

    "Lo so... non so proprio cosa provo per Emma che è andata via con quel tizio... Non puoi capire, Henry, quel tizio non è una brava persona!".

    Henry lo guardò confortante "Ehi, Emma starà bene. Lo è sempre. Sa come badare a se stessa".

    "Come... come fai a stare così calmo?" chiese, completamente confuso dal comportamento di suo figlio.

    Henry si strinse nelle spalle, sembrando disinvolto "Mi fido della mamma, ecco perché. E non ha mai detto di provare qualcosa per lui, vuole solo fare qualcosa di divertente in questo momento".

    "Ma conosco Hook, ci proverà con lei!" Neal si sentì un po' patetico a parlare con suo figlio di dodici anni affinchè lo confortasse.

    "Come ho detto, sa badare a se stessa" Henry rispose, dando a suo padre un'occhiata seria "Ma papà, se vuoi riaverla, è meglio che ti dai una mossa".

    Neal sapeva che aveva ragione. Emma era il suo unico e vero amore, non sapeva cosa avrebbe fatto se non fosse stata sua. Ma sapeva anche di averla ferita profondamente.

    "Tu che cosa vuoi Henry?"

    Il ragazzo impiegò qualche secondo per elaborare la domanda: pensò alla sua famiglia troppo complicata: Regina e la sua nuova vita, Emma e la sua storia con il pirata e suo padre e i suoi nonni. Pensò alla lotta comune che tutti avevano affrontato prima nella Foresta Incantata, la lotta per un vero lieto fine. E si rese conto che era quello che voleva per lui, così come tutti loro.

    "Voglio che ci vogliamo tutti bene" Henry rispose "Qualunque cosa accada, dobbiamo amarci come una famiglia".

    Non poteva avere più ragione.




    La loro piccola uscita si era trasformata in un gioco frivolo. Stava iniziando a diventare un gioco da ragazzini: Emma vinceva e Hook perdeva orribilmente. Hook vinceva e poi Emma perdeva orribilmente. Quel circolo vizioso stava iniziando a diventare stancante, ma mai meno divertente.

    L'unica cosa che aveva impedito loro di raggiungere tutti gli stand era stata la pioggia scrosciante. Quasi tutti si erano allontanati e avevano trovato riparo nei negozi, lasciando le strade quasi completamente desertte. Ad Emma non dispiaceva bagnarsi, né a Killian. Hook pagò per il pranzo e presto entrambi si ritrovarono a camminare in mezzo alla strada con una coscia di tacchino in mano. Onestamente, il pirata non l'aveva mai vista così attraente prima d'ora: le gocce di pioggia le colavano dai capelli, era completamente inzuppata mentre continuava a prendere a morsi la carne.

    Entrambi trovarono un tavolo vuoto e si sedettero, senza preoccuparsi di ripararsi dalla pioggia.

    "Sai, mi sono davvero divertita oggi" Emma disse Emma, suonando completamente genuina.

    "Anche io. Vedi, ti avevo detto che era possibile tirarti fuori da quella stanza" Killian rispose, alzando un sopracciglio.

    Prese un altro morso della sua coscia di tacchino, amando la sensazione della pioggia che le toccava la pelle "Immagino tu mi abbia dimostrato di aver avuto torto, pirata".

    Finito di mangiare, tornarono a casa, dopo che la pioggia aveva smesso di battere forte. Entrambi erano ancora fradici, l'umidità copriva ogni superficie del mondo intorno a loro, il sole lo faceva brillare come un tesoro invisibile.

    Parte di Emma non voleva tornare, il suo lato audace e negligente voleva uscire di nuovo e non poteva fare a meno di abbandonarsi ad esso. Sembrava così facile gettare tutto all'aria e vivere i giorni sul secondo, ma ovviamente ciò avrebbe significato rinunciare a più di quanto avrebbe mai pensato. Non avrebbe mai lasciato Henry, i suoi genitori, nemmeno Neal. Il senso di appartenenza che le davano era qualcosa di veramente speciale. Ma ora c'era Killian Jones, un pirata che non le piaceva.

    "Oh bene, sei finalmente tornata!" Emma sentì Snow esclamare mentre entravano dalla porta.

    "Perché siete bagnati?".

    "Siamo rimasti bloccati sotto la pioggia" lei rispose, sorridendo quando vide suo figlio.

    "Ti sei divertita?" chiese suo padre, piuttosto diffidente.

    "Sì, molto" Emma disse, facendo un piccolo sorriso ad Hook "Campanellino non è ancora tornata?".

    "Ha detto che le altre fate le stanno dando un'altra possibilità" Snow le disse "Quindi, non so se tornerà mai".

    All'improvviso, Emma osservò tutti e notò che ci fosse qualcosa che non le stavano dicendo.

    "Emma, dobbiamo parlare di una cosa" David disse seriamente "Stiamo... pensando di tornare a casa".

    Emma spalancò gli occhi "A casa, nel senso di Storybrooke?".

    I suoi genitori annuirono.

    Emma sospirò: tutti volevano tornare indietro, era evidente. Tutti tranne Regina.

    Continua...

     
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    Capitolo 23 - Decisioni



    Il viaggio attraverso il campo fu estremamente lungo. Il caldo la stava lentamente consumando, sperava solo di andare nella giusta direzione.

    Emma era sollevata dal fatto che sia Snow che Charming alla fine avessero sollevato l'idea di tornare a casa. Nessuno voleva davvero sollevare l'argomento per paura di essere offeso o qualcosa del genere. Nonostante Emma ed Henry, cresciuti nel mondo reale, avessero trascorso lì la loro vita. Le mancava la sua caffettiera, il suo letto caldo e, soprattutto, la televisione via cavo. Non c'era niente di divertente nell'andare in bagno all'aria aperta.

    Mentre attraversava a fatica il campo, socchiuse gli occhi, vedendo qualcosa di strano in lontananza. Concentrandosi maggiormente su di esso, Emma si rese presto conto che l'oggetto era in realtà una piccola persona - Roland.

    "Ehi, che ci fai qui da solo?" gli urlò, attirando la sua attenzione. Invece di urlare una risposta, si avviò verso di lei.

    "Sono andato a casa di un mio amico" le rispose, quasi senza fiato quando la raggiunse.

    Non ci volle molto perché Emma facesse due più due "Quindi hai lasciato Robin e Regina soli a casa tua?".

    Il bambino annuì "È una brutta cosa? Si sentiranno soli senza di me lì?".

    Emma non poté fare a meno di scoppiare a ridere "Dipende da come la vedi, piccolo, ma sono sicura che se la stanno cavando bene".

    Finirono di camminare insieme per la breve distanza verso casa e presto si trovano entrambi dinanzi la porta di legno. Emma passò qualche secondo a pensare se dovesse o meno fare la cosa giusta o meno e scelse rapidamente l'opzione che avrebbe maggiormente dato fastidio a Regina.

    "Va bene, piccolo, bussa alla porta e chiama tuo padre... Ad alta voce, così potranno sentirti".

    Roland la guardò con un'espressione confusa "Perché non dovrebbero sentirmi?".

    "Fallo e basta" Emma replicò, piuttosto entusiasta di vedere come sarebbe andata a finire.

    "Papà! Regina! Sono a casa!" Roland urlò, battendo entrambi i pugni contro la porta.

    All'interno, i due saltarono fuori dal letto di Robin più velocemente di quanto fosse possibile, lanciandosi l'un l'altro i vestiti e imprecando sottovoce. Regina gettò a Robin la camicia e si inginocchiò per cercare la sua sotto il letto.

    "Vai, rispondi a quella dannata porta" gli disse, spingendolo quasi verso la porta della stanza. Lui attraversò l'atrio e si diresse verso la porta, aprendola.

    "Ehi Roland, non ti aspettavo così presto" Robin disse, lanciando ad Emma un'occhiataccia "E non mi aspettavo affatto che avessi compagnia" mormorò, facendo sorridere Emma.

    "Senti, mi dispiace, davvero".

    "Signorina Swan, come mai qui?" Regina chiese mentre si passava le mani tra i capelli e si avvicinava alla svelta verso la porta.

    "C'è qualcosa... di importante che dobbiamo discutere con tutti" Emma iniziò lentamente "Snow voleva che vi venissi a chiamare il prima possibile".

    Regina incrociò le braccia al petto, una discussione molto importante non era qualcosa che voleva fare in quel momento. Ma se doveva essere fatta, non c'era niente che potesse fare a riguardo "Di cosa si tratta?".

    "Facciamo... Aspettiamo di parlarne fino a quando non ci troveremo tutti" Emma rispose.

    Mandando gli occhi al cielo, Regina prese la mano di Roland "Vuoi provare a portarci lì?".

    Emma scosse la testa "Se ci provassi, probabilmente torneremmo all’Isola che non c’è".

    Sapeva che sarebbe finita così, quindi fece schioccare le dita come aveva fatto migliaia di volte prima e tutti e quattro svanirono immediatamente.

    Quando arrivarono nella camera, la prima cosa che Regina notò fu il fatto che tutti sembravano estremamente a disagio. Campanellino era finalmente tornata, facendo sembrare la stanza eccezionalmente affollata.

    "Va bene, di cosa si tratta?" Regina chiese, questa volta volendo davvero una risposta. L'intera atmosfera della stanza in generale sembrava in qualche modo fredda, non riusciva a capire perchè, però.

    "Perché non vi sedete" Charming disse, anche se non c'era molto spazio per farlo.

    Snow fece poi un respiro profondo, preparandosi a rispondere "Stavamo pensando e... Pensiamo tutti che sia tempo di tornare a Storybrooke" disse lentamente, vedendo tutti i loro volti diventare profondamente pensierosi.

    Onestamente Regina non la considerava nemmeno una possibilità, anche se adesso sembrava ovvia. Era stata troppo impegnata con Robin e Roland per pensare ai piani di tutti gli altri. Mentre ci pensava, Regina si rese conto del motivo per cui erano tutti così cauti: era stata troppo impegnata con Robin e Roland.

    "È stato divertente ritornare di nuovo qui dove vivevamo, ma dobbiamo pensare a tutti quelli che ci aspettano a Storybrooke" David disse "E, inoltre, ci manca tutto di lì".

    Era vero, Regina stava cominciando a sentire la mancanza di casa nella città che aveva creato. Ma, in tutta onestà, non le importava di quello che aveva lasciato lì. Sapeva di non essere pronta a rinunciare a ciò che aveva con Robin e suo figlio.

    "Quindi abbiamo bisogno dei voti di tutti" Snow disse "Chi vuole tornare indietro e chi no?".

    "Non ho motivo di restare qui" Killian disse, ricevendo uno sguardo ostile da Neal.

    "Si, anch'io. Finché avrò Emma ed Henry con me" Neal disse, distogliendo gli occhi dal pirata.

    Tutti allora guardarono verso Campanellino, che sembrava combattuta "So che voi ragazzi avete detto che potevo venire con voi per ricominciare, ma le altre fate finalmente mi stanno accettando di nuovo. Hanno sentito di come vi ho portato tutti fuori dall'Isola che non c'è e pensano che potrò diventare pienamente uno di loro presto" disse senza nemmeno preoccuparsi di nascondere la sua emozione. Aiutava anche il fatto che la fata blu non ci fosse più "Quindi... io penso che resterò".

    Snow fu triste al pensiero di vederla andare via, ma era felice per lei "Beh, tutti ti auguriamo buona fortuna".

    Poi fu la volta di Emma "Conosci già il mio voto".

    Arrivò finalmente il momento di Regina di decidere. Robin si sentiva nervoso di sentire cosa avrebbe scelto, non era sicuro di quanto volesse tornare indietro.

    "E se... E se tu e Roland veniste con me a Storybrooke?" esitò "Non credo che potrei lasciarvi qui".

    Era una domanda così grande che Robin dovette fermarsi e riflettere per un momento. L'offerta sembrava allettante, ma sapeva nel suo cuore cosa avrebbe dovuto fare "Regina, non posso lasciare i miei Merry Men. Hanno bisogno di me, siamo tutti impegnati in una causa che non possiamo abbandonare".

    Le sue parole furono come un peso sul suo petto. C'erano solo altre due opzioni. Lo stress cominciò a crescere dentro di lei mentre i secondi passavano, tutti in attesa di una sua risposta. Era una decisione così grande, qualcosa che non sarebbe stata in grado di annullare una volta presa. Tutto convogliava in una semplice domanda: era disposta a fare un salto simile per amore?

    "Allora... immagino che dovrò restare. Con te, se me lo permetterai".

    Roland corrugò la fronte mentre cercava di tenere il passo con la conversazione. Non sapeva davvero cosa stesse succedendo, ma era abbastanza sicuro che Regina avesse appena detto che voleva vivere con loro.

    Robin sorrise "Certo che per me va bene".

    Regina non poté fare a meno di sentirsi incredibilmente sollevata quando sentì le sue parole, voleva che restasse. Improvvisamente la stanza esplose di confusione quando David ed Emma iniziano a chiacchierare sui modi per aprire un portale. Presto, tutti furono così preoccupati che nessuno sentì la voce di Henry.

    "Se Regina rimane, resterò anche io".

    La stanza cadde nel silenzio. Tutte le teste si voltarono verso il ragazzo, sorpresi, le bocche leggermente aperte per lo shock.

    "Che cosa?!" Emma chiese, sentendo un'ondata di vertigini colpirla. Non era sicura di averlo sentito bene.

    "Devo restare se lei rimarrà" ripetè, più forte questa volta.

    Tuttavia, nessuno trovò le parole giuste da dire. Regina fissò suo figlio, completamente sbalordita. Era disposto a restare? Era come se le avesse letto nella mente: lui sarebbe stato l'unico motivo per cui la sua scelta sarebbe stata compromessa.

    "Henry, faresti meglio a venire con noi" Neal tentò, sebbene Henry sembrasse già fermo nella sua decisione.

    "Non posso tornare indietro sapendo che potresti essere in pericolo, o... o triste..." Emma si interruppe, guardandolo come se fosse pazzo.

    Regina sapeva che non avrebbe dovuto offendersi per quell'osservazione, Emma stava semplicemente facendo quello che fanno tutte le mamme, lo sapeva bene.

    "Devo solo... devo restare" Henry disse, corrugando la fronte "Non che non mi fidi di te, Robin, perché mi fido, ma lei ha bisogno di me. Non posso lasciarla".

    Dentro, Emma stava provando un tornado di emozioni. Un intorpidimento iniziò a pervaderla mentre si rendeva conto che, essendo sangue del suo sangue, non avrebbe cambiato idea. Lo aveva perso una volta nell'Isola che non c'è, essere di nuovo lontano da lui le fece girare la testa. Essere in due regni separati sembrava insopportabile.

    "Henry... non so cosa farei senza di te" gli disse, la sua voce vacillante.

    Il dodicenne non poteva guardarla senza che le sue emozioni prendessero il sopravvento. Sapeva che gli sarebbero mancati lei e Neal, ma era determinato a mantenere la sua promessa a Regina. Non l'avrebbe lasciata come aveva fatto la prima volta.

    "Quando andremo via?" Neal chiese solennemente, il silenzio si impossessò della stanza.

    "Domani, se possiamo. Robin, hai ancora quel talismano con te?".

    Era passato tanto tempo da quando aveva pensato al piccolo talismano che Merlino gli aveva dato, non l'aveva mai usato, quindi era rimasto in tasca per quella che sembrava un'eternità da quando Roland era tornato "Sì, è proprio qui" rispose, pescando il piccolo anello d'argento dalla tasca laterale. Tutti lo fissarono: era il loro biglietto verso casa.


    Continua...
     
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    Capitolo 24 - Una nuova casa



    Il sonno non sarebbe arrivato nemmeno se ci avesse provato. Emma aveva trascorso tutta la notte a fissare senza espressione l'oscurità, sentendosi come se le fosse stato messo un peso sul petto poiché sapeva che sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe potuto dormire accanto a suo figlio per un lungo periodo. Aveva impiegato ore a archiviare i ricordi, rimembrando i bei tempi e i brutti momenti, e si rese conto di come avesse dato per scontato Henry. Si era perso già una volta nell'Isola Che Non C'è. Ora Emma sarebbe stata di nuovo separata da lui.

    Snow e Charming avevano svegliato tutti all'alba, ovviamente più che entusiasti di rivedere tutti gli altri. Emma lo trovò leggermente ironico: erano i due che pensava avrebbero voluto rimanere più degli altri. Un pensiero improvviso nella sua mente le disse che un giorno sarebbero tornati di nuovo, una volta che tutti gli altri nel loro regno si sarebbero convinti a seguirli.

    L'ultima passeggiata fuori dalla stanza fu fatta completamente in silenzio. Neal ed Emma si erano avvicinati a Henry il più possibile, assaporando i loro ultimi momenti con loro figlio. Gli altri erano rimasti indietro.

    Presto furono circondati da nient'altro che erba per miglia e miglia, completamente soli e distanti da tutti gli altri. David si fermò e si voltò a guardare Robin, che aveva già l'anello pronto per l'uso.

    Il grande gruppo rimase semplicemente in silenzio, scambiandosi sguardi l'uno con l'altro, non sapendo cosa fare. Sembrava così semplice: aprire il portale e attraversarlo. Ma sia Emma che Neal sapevano che non sarebbe stato così semplice.

    Snow fu la prima ad avvicinarsi a Henry e ad abbracciarlo, facendo del suo meglio per non piangere per il bene di Emma.

    "Mi mancherai davvero" iniziò, appoggiando il mento sulla sua testa "Adorerai vivere qui. Tutto quello che è nel tuo libro è qui, non aver paura di esplorarlo in toto".

    Henry le diede un sorriso caloroso, ricordando quando gli aveva dato il libro per la prima volta "Grazie per aver creduto in me, nonna" le disse, mentre lei lentamente lasciava andare la sua presa su di lui.

    "Guarda mio nipote, coraggioso come un principe" David disse con un sorriso scherzoso, senza perdere tempo a dargli anche lui un abbraccio "Divertiti, ma non folleggiare troppo con i Compagni della Foresta".

    Henry rise, dandogli un rapido cenno del capo "Promesso. Abbi cura di tutti a casa. Di' loro che Regina è davvero cambiata".

    David non riusciva a credere a quanto stasse maturando il ragazzo "Lo farò. Sono sicuro che gli mancherai molto".

    Gli strinse la spalla e prese la mano di Snow, dicendole che era ora di iniziare a occuparsi del portale. Lei annuì, dando a Henry un ultimo sorriso prima di andare a parlare con Robin. Quando i due si allontanarono, Hook vide la sua occasione per parlare con il ragazzo. Si avvicinò a lui, cercando di evitare lo sguardo di fuoco di Neal mentre lo faceva.

    "Mi dispiace, non ho mai avuto modo di insegnarti correttamente come essere un pirata" disse, chinandosi in modo da essere all'altezza degli occhi di Henry.

    "Un giorno!" gli disse "Emma e Regina hanno detto che ritornerò tra due mesi".

    Killian sorrise "Allora ci rivedremo. Dovrò imparare tutto del nuovo regno da cui vieni, è abbastanza strano".

    Ridendo, Henry si sporse in avanti per sussurrargli qualcosa all'orecchio, qualcosa che Neal ed Emma non riuscirono a carpire. Hook annuì, raddrizzandosi, e dando a Emma una rapida occhiata prima di allontanarsi. Forse stava immaginando tutto, ma sembrava quasi come se ci fosse stato un accenno di tristezza nei suoi occhi.

    Henry si voltò verso i suoi genitori, le lacrime già gli pungevano gli occhi mentre si avvicinava a loro, aprendo le braccia affinchè lo stringessero in un forte abbraccio. Il muro che Emma si era costruita con la forza si sbriciolò al suolo mentre teneva suo figlio tra le braccia. Due mesi, solo due mesi... Continuava a ripetere nella sua testa, anche se sembrava un'eternità.

    "Vi voglio bene" Henry disse dolcemente, chiudendo gli occhi per assaporare il momento.

    Neal si spostò indietro per dare a suo figlio uno sguardo attento, provando a sorridere in modo speranzoso "Sei così forte, Henry. Non potrei essere più orgoglioso di te".

    Le sue parole colpirono profondamente il dodicenne, regalandogli un'ondata di felicità e orgoglio.

    "Abbi cura di mia madre. Per favore" emise un piccolo singhiozzo mentre Emma lo stringeva più forte, senza mai volerlo lasciar andare.

    "Non preoccuparti per me" disse, evitando che la sua voce tremasse "Staremo bene".

    Gli posò un leggero bacio sulla guancia e lentamente si staccò da lui, stringendo forte la mano di Neal mentre l'immagine del vorticoso portale verde appariva dietro di lui. Emma si avvicinò poi a Regina, asciugandosi in fretta tutte le lacrime dal viso mentre la guardava il più seriamente possibile, anche se le lacrime minacciavano ancora di cadere.

    "Due mesi. Non mi importa quanto lo ami, lo riporterai a Storybrooke tra due mesi" disse, puntando un dito verso di lei.

    "Te lo prometto" le disse Regina, comprendendo il suo dolore. Era estremamente grata per la sua decisione, Henry aveva ragione, aveva bisogno di lui lì con lei.

    "Oh, al diavolo" Emma mormorò, gettando le braccia attorno al collo dell'altra donna "Non avrei mai pensato di dirlo, ma mi mancherai, Regina".

    Regina fu colta di sorpresa per un secondo, ma ricambiò l'abbraccio con gratitudine "Sai una cosa, Emma?" chiese, rifiutandosi di emozionarsi "Sei la prima vera amica che abbia mai avuto".

    La bionda ridacchiò, allontanandosi per asciugarsi di nuovo le lacrime "Mi sento onorata".

    "Solo... abbi cura di te".

    Emma si girò verso Robin "Sei sicuro che il portale possa essere utilizzato solo altre due volte?".

    "Usa un'enorme quantità di potere" le spiegò "Quindi, immagino altre due volte. Ma dovremo usare una di quelle volte per riportarlo a Storybrooke".

    "Beh, se trovi un altro modo per generare un portale, non esitare a riportarlo indietro, anche solo per un po'" gli disse, ordinandosi di calmarsi. Sapeva di potersi fidare di loro due con Henry, solo che anche lei aveva bisogno del bambino. Hook e Neal sarebbero stati l'uno alla gola dell'altro, aveva davvero bisogno di qualcuno su cui poter sempre contare per esserci per lei. Era vero, aveva i suoi genitori. Ma Henry era speciale.

    Emma si costrinse ad abbandonare quei pensieri e si voltò verso il vorticoso portale verde. Non poteva guardare indietro a suo figlio. Sapeva che se lo avesse fatto, avrebbe scelto di stare con lui. Avvicinandosi a Snow e Charming, prese le loro mani, Neal e Hook dietro di loro.

    "Andiamo a casa".

    Saltarono tutti insieme, scomparendo nel nulla e lasciando un campo verde-bianco al loro posto.

    La rimanente famiglia Hood-Mills fissò solennemente lo spazio vuoto.

    Henry corse tra le braccia di Regina e lei lo tenne stretto a sè mentre emetteva piccoli singhiozzi. Sentì immediatamente il cambiamento intorno a lei, qualcosa che sapeva essere in meglio.




    Tutti e quattro tornarono lentamente a casa di Robin, sentendosi esausti per essersi alzati la mattina molto presto. Henry impiegò qualche istante a esaminare la facciata della casa, cercando di respingere tutti i suoi sentimenti riguardo la partenza di Emma e Neal. Sapeva che essere tristi non avrebbe aiutato nessuno. Sua madre lo faceva spesso, ora lo sapeva. Fingendo di essere a posto quando tutto ovviamente non lo era. Henry era sicuro che le cose sarebbero state comunque divertenti... solo che non sarebbe stato con la sua altra famiglia.

    "Quindi, questa è la mia nuova casa?" chiese, posando le braccia sulle spalle di Roland e appoggiandosi un po' su di lui.

    Regina sorrise “Sì, per un po', almeno".

    Entrarono in casa, tutto sembrava estremamente pacifico e silenzioso. Robin prese da parte Regina mentre Henry iniziava ad esaminare i giocattoli di Roland.

    "Immagino che ora sarebbe un buon momento per discutere delle disposizioni per dormire" le disse, guardandola preoccupato.

    "Immagino di sì, è piuttosto importante".

    Si voltò quindi verso Henry e Roland "Henry, non hai davvero molte opzioni su dove dormire: c'è la stanza di Roland, è l'unico posto dove c'è spazio in questo momento".

    Henry si fermò a riflettere per un momento, dando un'occhiata in giro per un'altra opzione "Non posso dormire sul divano?".

    "Per due mesi?" Regina chiese con sarcasmo "Direi proprio di no".

    Henry sospirò mentre Roland sorrideva trionfante.

    "Già! Henry si trasferirà da me!".

    "Non preoccuparti, posso farti un letto il prima possibile" disse rassicurante Robin "Nel frattempo, immagino che dovrai dormire sul vecchio materasso".

    Gli occhi di Henry si spalancarono leggermente "Farmi un letto? Cioè di legno e col materasso fatto a mano?".

    "Beh, è così che si fa un letto" rispose con una leggera risata "Ho fatto quello di Roland, non è poi così difficile".

    Il bambino si sentì entusiasta a quelle parole. Forse, forse, poteva davvero finire per amare quell'uomo a cui sua madre si era tanto avvicinata.


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    Capitolo 25 - Mira e scocca



    La casa le sembrava più calda e accogliente adesso, se questo fosse possibile. Mentre faceva scivolare le dita lungo il muro giallo sbiadito, Regina non poté fare a meno di sorridere quando si rese conto che la casa era ormai sua. La camera da letto, il soggiorno, le finestre, il camino, adesso era tutto suo, comprese le persone che vivevano lì dentro.

    Robin si era messo al lavoro sul letto di Henry il prima possibile, lui e il dodicenne erano stati fuori per ore, trascinando alberi che avevano abbattuto sul campo dove avevano iniziato il tempestivo compito di segarli. Di tanto in tanto, Regina dava uno sguardo verso di loro attraverso la finestra, amando vederli interagire tra loro. Entrambi sembravano così calmi, così rilassati, era come se fosse un normale giorno di primavera. Era difficile credere che fossero passate solo poche ore da quando la famiglia Charming era partita.

    Roland era quasi svenuto sul letto per il sonno, dando a Regina campo libero in casa per un po'. Colse l'occasione per iniziare a organizzare l'armadio nella camera da letto che ora condivideva con Robin. Il lato sinistro dell'armadio era pieno di abiti di Robin (molto sciatti e disordinati, notò rapidamente) e il lato destro era un po' più vuoto: alcuni abiti, non più di tre, erano appesi ordinatamente ai ganci, tutti sembravano non essere toccati da molto tempo.

    Regina capì immediatamente che dovevano appartenere a lei, alla moglie di Robin. Prendendone uno con cura dal gancio, lo sollevò sul suo corpo ed esaminò il motivo e i colori sbiaditi.

    "Carino, vero?".

    Regina alzò lo sguardo, sorpresa di vedere Robin in piedi sulla soglia, con un bicchiere d'acqua in mano e un sorriso sul viso. Lei annuì, prestando attenzione nel metterlo sul letto e accarezzarlo con le mani.

    "Lo indossava in estate" lui disse "E sono sicuro che tu avresti un aspetto altrettanto magnifico".

    Regina arrossì "Non lo so," gli disse, tornando all'armadio "Sto cercando di capire cosa dovrei indossare. Qualche suggerimento?".

    Robin bevve un lungo sorso d'acqua e rifletté per un momento "Cosa indossavi a Storybrooke?".

    Dandogli una piccola risata, Regina si sedette sul letto e lo guardò, un sorriso furbo sul viso "Beh, in realtà ero il sindaco lì. Dovevo indossare pantaloni e camicette, cose scomode".

    "Davvero? Non riesco a immaginarti come sindaco".

    Regina lo fissò "Saresti sorpreso. È stato un lavoro orribile, ho fatto un sacco di soldi, ma è stato molto stressante".

    "Penso che dovresti indossare tutto ciò che ti mette a tuo agio, allora" Robin sorrise, dandole uno sguardo rassicurante "E usare tutto lo spazio dell'armadio che desideri".

    Regina sapeva che non sarebbe stato un problema. A casa, era abituata ad avere una cabina armadio tutta per sé.

    "Robin, torniamo fuori!" Henry disse, entrando nella stanza con uno sguardo deciso. Aveva un po' di sporco sulla maglietta e il sudore gli imperlava la fronte.

    "Va bene, vengo tra un secondo" gli disse, passando la sua acqua al dodicenne "Ne vuoi un po'?".

    Henry annuì e prese il bicchiere, bevendo un lungo sorso prima di asciugarsi la bocca "Ricordi come mi hai detto che mi avresti insegnato a mirare e scoccare una freccia?".

    Robin annuì, sapendo dove avrebbe portato quella conversazione.

    "Bene" Henry iniziò "Forse potremmo fare una pausa".

    Scambiando una rapida occhiata con Regina, Robin scrollò le spalle "Non vedo perché no. Tengo l'arco vicino alla porta" gli disse, sorridendo.

    "Grande! Vado a prenderlo".

    Si avviò attraverso il corridoio, più che entusiasta di iniziare finalmente ad imparare qualcosa di nuovo.

    Robin sospirò "Immagino che oggi abbia un bel po' di lavoro da fare" disse a Regina "Pensi davvero che stia iniziando a stargli simpatico?".

    Lei sorrise, riconoscendo la sincerità della sua voce "Sì, penso di sì. Ora è meglio che ti sbrighi, Henry diventa impaziente quando è emozionato".

    "Sei la benvenuta a venire a guardarci, se vuoi" le disse "Non che organizzare quell'armadio non sia divertente".

    Sapendo che aveva ragione, Regina si alzò e riappese il vestito nell'armadio "Sì, immagino di sì" rispose, seguendolo fuori dalla stanza. Stare rinchiusi in una casa era un peccato in una giornata così bella.

    Henry aveva già afferrato l'arco e una manciata di frecce molto prima che fossero fuori "Va bene, ragazzo, sei pronto?".

    "Sono pronto da un sacco!" il ragazzo protestò, allontanando i pezzi di legno in modo da avere un campo da gioco libero.

    Regina si sedette sull'erba a gambe piegate.

    "Ora, ciò di cui abbiamo bisogno è un bersaglio, qualcosa su cui possiamo mirare" Robin disse, cercando qualcosa da usare. Sentendo ciò, Regina fece apparire una mela rosso brillante e la lanciò verso Henry.

    "Usa questa" disse, facendo sorridere il ragazzo.

    "Grazie mamma!".

    Corse e la mise in cima alla catasta di legna che Robin stava usando.

    "Ora, se vuoi essere un buon tiratore, devi sapere come usare l'arco. Questo potrebbe essere un po' pesante per te" disse al dodicenne, in piedi dietro di lui e tenendo l'arco teso davanti "Metti le mani qui e tieni l'arco sotto il mento" gli posizionò le mani mentre gli dava istruzioni.

    Regina sorrise mentre li guardava, era bello vedere Henry imparare. La porta d'ingresso si aprì poco dopo e girò la testa, sorridendo quando vide Roland. Si avvicinò a lei, trascinandosi dietro la coperta verde.

    "Cosa sta succedendo?" chiese, guardando Henry e suo padre con curiosità mentre le si sedeva in grembo.

    "Henry sta imparando a tirare con l'arco" gli spiegò, passandogli le dita tra i capelli "Dovresti continuare a dormire".

    Il bambino sorrise imbarazzato "Non sono stanco".

    Regina mandò gli occhi al cielo e si concentrò di nuovo sulla coppia poco distante: ora Henry aveva le braccia posizionate in modo che fossero pronte a far scoccare la freccia, aveva mirato alla mela a pochi metri da loro. La sua faccia mostrava un po' di tensione mentre tendeva l'arco.

    "Hai la mela proprio sotto la punta della freccia?" Robin chiese, sperando di non interrompere la sua concentrazione.

    Henry annuì leggermente, quasi trattenendo il respiro mentre aumentava la tensione.

    "Ok, allora. Scocca quando sei pronto".

    Pochi secondi dopo, Henry lasciò andare la corda, scagliando la freccia nell'aria. Regina non poté farne a meno di stringere di più Roland mentre guardava la freccia volare attraverso il campo, quasi sfiorando la cima della mela mentre oltrepassava il bersaglio e finiva nell'erba pochi metri dietro.

    Henry si accigliò quando vide che aveva mancato la mela.

    "Va bene, molte persone puntano troppo in alto a volte" Robin gli disse, cercando di tirarlo su di morale "Vuoi riprovare?".

    Il dodicenne annuì, accettando la nuova freccia che gli aveva passato.

    Regina aveva sempre avuto difficoltà a tenere la bocca chiusa quando si trattava di incoraggiare suo figlio. Quando era più giovane, lo aveva iscritto a calcio, una terribile idea sin dall'inizio. Non solo era terrorizzata dal fatto che si sarebbe fatto male, ma faceva sempre arrabbiare il suo allenatore quando commettevano degli errori. Alla fine, era stato Henry a voler smettere, così da non dover avere tutti che lo prendevano in giro per la sua pazza madre. Ma Regina si costrinse a tacere e lasciare che Robin gestisse la situazione e, doveva ammetterlo, stava facendo un ottimo lavoro.

    "Sai cosa mi disse mio padre riguardo alle frecce?" Robin chiese, mettendogli una mano confortante sulla spalla "Disse che non ha mai importanza se colpisci il bersaglio, l'importante è che tu abbia sempre più frecce pronte per riprovare".

    Henry riflettè per un momento prima di preparare di nuovo il suo tiro, questa volta deciso a farlo bene. Si focalizzò sulla mela e la fissò per alcuni lunghi secondi prima di scoccare la freccia. Colpì la mela e la fece cadere dalla catasta di legna.

    Robin ed Henry si scambiarono sguardi sorpresi, entrambi subito a correre verso la mela.

    "Ce l'hai fatta!".

    Henry sorrise, raccogliendo la mela con la freccia e tirandola fuori "Forse, un giorno, potrò essere bravo come te" disse all'uomo, facendo un enorme, succoso morso.

    "Un po' più di pratica e potresti essere il nuovo membro degli uomini allegri" Robin rispose, arruffandogli i capelli per un secondo.

    Henry tese la freccia verso di lui, sebbene Robin scosse la testa "No, tienila".

    "Sei sicuro?" chiese il ragazzo, fissandola come se fosse la cosa più importante del mondo.

    "Ho un sacco di frecce" Robin sorrise "Ma non capita tutti i giorni che un dodicenne abile come te sia in grado di colpire una mela al suo secondo tentativo".

    Henry ricambiò il sorriso, facendo scorrere la mano sulla punta di ferro.

    "Grazie Robin, sei abbastanza forte".

    Robin ridacchiò e gli mise un braccio attorno alle spalle mentre si avviavano verso Regina e Roland.

    "Anche tu, ragazzo" anche se non era del tutto sicuro di cosa significasse quella parola "Anche tu".


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    Capitolo 26 - Qualcosa per cui essere grati



    La casa si trasformò in un mix di calore e odori deliziosi nel giro di poche ore. Regina era entusiasta di poter finalmente usare la cucina come un vero membro di quella casa. Era determinata a rendere quella cena la migliore del mondo, dopo tutto, l'ora di cena era l'ora in cui le famiglie si riunivano. Ora erano una famiglia o stavano iniziando a diventarlo, almeno.

    "È pronto?" chiese la voce impaziente di Roland, facendo capolino dal bancone per osservare Regina cucinare.

    "Quasi" lei rispose, tenendo gli occhi sulla padella mentre mescolava il contenuto con un cucchiaio di legno "Perché non aiuti Henry ad apparecchiare la tavola?".

    Il bambino obbedì, andando verso il cassetto delle posate e tirando fuori manciate di forchette e cucchiai. Robin arrivò dal corridoio ed entrò in cucina con un sorriso sul volto.

    "C'è un profumo assolutamente fantastico" le disse, sporgendosi sopra la sua spalla per vedere cosa stesse facendo. Regina ricambiò il sorriso, si stava comportando come se non avesse mai provato buon cibo prima d'ora.

    "Hai completamente rinunciato alla cucina, vero?" lei disse, dandogli un colpetto sul naso con un dito.

    "Completamente" le conformò "Ora che ti abbiamo qui, non ci saranno scuse".

    "Non sapevo fossi venuta per fare il lavoro della schiava" disse sarcasticamente, alzando gli occhi al cielo. In tutta onestà, però, non le importava. Lavorare era la sua seconda pelle, ci era abituata "Il cibo è quasi pronto, vuoi aiutarmi a mettere tutto sul tavolo?" chiese. Robin subito annuì, desideroso di iniziare a mangiare.

    "C'è davvero un sacco di cibo" si meravigliò mentre lo posava sul tavolo di legno, gli odori travolgenti.

    "Lo so, ma voglio rendere la nostra prima cena insieme qualcosa di speciale" gli disse, slacciandosi il grembiule da dietro la schiena.

    Ed era sicuramente qualcosa di speciale. Davanti a loro c'erano quattro prosciutti arrostiti, pannocchie di mais e, cosa più seducente, una teglia di torta al cioccolato che cuoceva ancora nel forno. La scena era qualcosa di prezioso, due bambini sulle loro sedie, la luce delle candele tremolanti che rimbalzava sui loro volti sorridenti.

    "Prima di iniziare, vorrei proporre un brindisi" Robin disse, ricevendo uno sguardo sorpreso da Regina "Sono così felice che tu ed Henry abbiate deciso di rimanere con noi. Grazie a voi due, possiamo essere una famiglia". Henry e Regina si scambiarono un sorriso. "Ora, mangiamo!" annunciò, non potendo più resistere a cedere alle tentazioni poste davanti a lui.

    Trascorsero la mezz'ora successiva a mangiare mentre saltavano da una conversazione all'altra, divertendosi tutti più di quanto pensassero. Per un momento, Henry dimenticò di essere ancora nella Foresta Incantata, ricordando tutti i pasti che aveva condiviso con sua madre in passato. A volte dimenticava quanto fosse brava a cucinare.

    "Ok, penso che sia ora che tu vada a letto, Roland" Robin disse il più gentilmente possibile. Nonostante il suo tono, tuttavia, Roland sbuffò mentre guardava giù verso il piatto pulito.

    "Ma non voglio!".

    Regina gli si avvicinò e prese il suo piatto e il suo bicchiere, portandolo nel lavandino "Che ne dici se ti rimbocco io le coperte?" propose, cancellando istantaneamente il broncio dalla sua faccia.

    "Ok..." disse il bambino.

    Forse non era troppo grande per non fare i sonnellini pomeridiani. Roland prese la mano di Regina e diede un'ultima occhiata a suo padre prima di dirigersi verso la sua stanza. La donna non poté fare a meno di ricordare la prima volta che lo aveva messo a letto, fu quando lei ed Emma avevano passato la notte a fare da babysitter. Non poteva pensare che dopo un paio di settimane anche la sua casa sarebbe diventata quella.

    Dopo essersi lavato i denti e indossato il pigiama, il bambino si trascinò sul letto e alzò gli occhi verso Regina, che avvolse le comode coperte calde attorno al suo corpicino.

    "Sono felice che tu stia qui, Regina" le disse dolcemente, un sorriso si fece strada sul suo viso.

    "Anch'io" lei rispose "Ma oggi hai avuto una grande giornata, devi essere stanco".

    Roland non poteva essere in disaccordo. Cominciò a sentire una pesantezza che lo avvinghiava come una coperta calda "Prometti che resterai con me finché non mi addormento?" la sua voce sembrò estremamente piccola.

    Sapendo che non ci sarebbe voluto molto, Regina annuì, sporgendosi in avanti per posare un bacio sulla sua fronte "Sempre".

    Quindi spense la sottile fiamma accanto al suo letto, avvolgendo l'intera stanza in un'oscurità pacifica.

    Non ci volle molto perché il bambino di quattro anni cadesse completamente in un sonno profondo, Regina contò circa cinque minuti dopo. Uscì silenziosamente dalla stanza e tornò in cucina, dove Henry e Robin stavano ancora pulendo la cucina. Il dodicenne stava facendo scorrere un panno bagnato sul tavolo di legno, mentre Robin aveva le braccia affondate in una montagna di sapone nel lavandino. Quando lei e i suoi due ragazzi finirono con la cucina e iniziarono a organizzarsi per la notte, si fecero quasi le dieci.

    "Oddio, non pensavo fosse così tardi" Robin disse Robin, sentendosi stanco.

    Regina posò il cestino che teneva in mano e guardò verso Henry.

    "Vado a prenderti qualche coperta" Robin disse, dirigendosi verso uno degli armadi.

    "Starai bene qui?" Regina chiese al ragazzo, che stava cercando di nascondere uno sbadiglio. Lui annuì, accettando la coperta di lana che Robin gli porse.

    "Voi due..." Henry iniziò, dando un'occhiata a sua madre, che arrossì leggermente il viso.

    "Non è che posso dormire altrove, ha il letto più grande" Regina disse sulla difensiva, non volendo iniziare una conversazione sull'argomento.

    Henry sapeva che aveva ragione, non aveva nessun altro posto dove andare. Si avvicinò al divano e si sedette, stendendo la coperta sui cuscini.

    "Vi lascio un po' da soli" Robin disse, dirigendosi verso la sua camera da letto.

    Regina si girò verso suo figlio "Vuoi il tuo pigiama?".

    Fino a quel momento, Henry non si era reso conto di non aver cambiato i vestiti da quando era arrivato nel regno "Ho sempre pensato che avere la magia fosse una brutta cosa, ma credo di no" sorrise, guardando in basso e trovando la sua camicia a scacchi rossa sostituita con la sua camicia blu a maniche lunghe preferita e il fondo a righe. Poi sentì delle braccia attorno al suo collo mentre lei lo stringeva in un abbraccio, appoggiando il mento sulla sua spalla.

    "Grazie mille per esser voluto rimanere con me".

    Henry ricambiò il suo abbraccio, amando l'attenzione che gli stava dando. Di solito, odiava quei gesti, pensando che lo stesse soffocando come se fosse un bambino piccolo. Ma, avendo imparato a conoscere meglio sua madre, si era reso conto che gli piaceva davvero quando gli mostrava affetto.

    "Di nulla" Henry le disse "Pensavo che sarebbe stata un'avventura per noi".

    Regina emise una piccola risata mentre si tirava indietro per guardarlo negli occhi "Io sto già amando tutto di qui".

    Henry si sdraiò sul divano e si tirò la coperta sul mento.

    "Sarò nell'altra stanza se avrai bisogno di qualcosa. Puoi dormire fino a tardi domani, se vuoi" gli disse, alzandosi per dargli un'ultima occhiata prima di dirigersi verso la camera da letto, spegnendo tutte le candele nel mentre.

    C'era solo un po' di luce emessa dalla camera da letto che lei e Robin ora condividevano. Aveva uno spazzolino da denti che gli sporgeva dalla bocca quando lei entrò. Regina si sedette sul letto e si allungò verso la cerniera del suo vestito situata al centro delle spalle. Quando Robin notò che non riusciva a raggiungerla, si chinò per sciacquarsi la bocca e si avvicinò rapidamente per aiutarla.

    "Ti aiuto io" lui disse dolcemente, spostandole i capelli da una parte per poter abbassare delicatamente la cerniera.

    "Grazie" lei rispose, sapendo benissimo che avrebbe potuto farlo da sola con la magia. Quindi si vestì con abiti comodi e scivolò sotto le coperte, a pochi centimetri da Robin. Forse era un po' nervosa nel dormire con lui, ma considerando che non era più stata con nessuno da Graham, sapeva che stava finalmente andando nella giusta direzione.

    "Mi piacerà davvero questo" lei iniziò "Dormire accanto a te".

    Robin sorrise "Anche a me".

    "Solo... mi sento al sicuro quando sono con te" Regina disse incerta, rendendosi conto di quanto suonasse cliché probabilmente.

    Lui mise una mano sulla sua in modo confortante "Regina, non voglio mai che tu senta di non appartenere a questa casa, perché è così. Non devi mai preoccuparti di sentirti sola o abbandonata. Io ti proteggerò".

    Le sue parole andarono dritte al suo cuore. Appoggiò la testa sul suo petto e chiuse gli occhi, concentrandosi sul suo calore e sul battito del suo cuore. Com'erano speciali, cuori rossi e luminosi, c'erano migliaia di modi per manipolarli, trasformarli in nient'altro che polvere, ma quando si trattava di prendersi cura di loro, ecco dove la Regina della Foresta Incantata era meno esperta.

    "Non hai idea di quanto sia grata" gli disse, riuscendo a sorridere.

    "Ti amo, Regina" quelle parole non poterono fare a meno di lasciarla a bocca. Tutto sembrava giusto quando era con lui.

    Sollevò la testa per guardarlo, lo stupore negli occhi "Tu... davvero?".

    "Sì. Davvero" Robin sorrise, asciugandosi le lacrime prima che potessero farsi strada lungo il suo viso.

    "Grazie... Per avermi dato una possibilità... Per credere in me...".

    La tenne stretta mentre posava la testa sul suo petto, cadendo in un sonno profondo dopo pochi minuti, le parole sospese nell'aria tra loro, le parole che Robin sapeva che sarebbero rimaste lì per un bel po' di tempo.


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    Capitolo 27 - La lista



    Quando si svegliò, Regina dovette pensare un attimo a dove si trovasse. Le sembrava ancora un sogno, stare tra le braccia di Robin per tutta la notte. Trovava ancora difficile credere che lui volesse davvero stare con lei, lui sapeva in parte quello che lei aveva fatto, eppure la voleva con sè.

    Regina non avrebbe mai voluto andarsene, tutto in quel momento non poteva essere più perfetto. Sentì un leggero movimento sotto di lei, pensò che significasse che Robin si stesse svegliando. Girando la testa per guardarlo, gli fece un piccolo sorriso.

    "'Giorno" disse, con la voce pesante per il sonno.

    "Buongiorno" gli rispose, non desiderando altro che passare l'intera giornata in quel modo.

    Regina si mise a sedere e si guardò intorno, notando che fuori era già mattino. La casa era comunque assolutamente silenziosa, i ragazzi dormivano ancora profondamente. In un giorno normale, Regina non avrebbe mai lasciato dormire Henry fino a dopo le nove. Ma quel giorno, anche lei non aveva voglia di alzarsi.

    "Tutti gli altri dormono ancora" disse "Suppongo che ciò significhi che abbiamo qualche momento per noi".

    "Immagino di sì" sorrise Robin, tenendo gli occhi sulla sua figura. La luce del sole catturava perfettamente il suo corpo.

    "Che c'è?" chiese Regina, guardandolo.

    "Niente" disse "Sei semplicemente stupenda, tutto qui".

    "Beh, nemmeno tu sei tanto male" lei sorrise, alzando gli occhi al cielo. Ma presto la sua espressione mutò, perché la vera insicurezza iniziò a farsi largo. Sospirando, si girò verso il muro.

    "A volte non mi sento stupenda".

    Immediatamente, Robin si mise a sedere e si tolse le coperte di dosso, avviandosi verso la sua scrivania, cercando rapidamente tra i cassetti.

    "Cosa stai facendo?" chiese Regina, guardandolo incuriosita.

    Invece di rispondere, tirò fuori un singolo pezzo di carta bianca e una matita, tornando sul letto. Appoggiò il foglio sulla coperta e si girò di scatto in modo da mettersi a pancia in giù. Regina lo osservava con crescente meraviglia mentre scriveva il suo nome in cima al foglio.

    "Penserò a cinque cose che amo di te" le disse Robin, con un sorriso malizioso in faccia.

    'Non può essere serio' pensò Regina.

    Ma, a quanto pare, lo era.

    "Numero uno: il tuo sorriso. Mi rende sempre felice".

    Robin lo scrisse proprio sotto il suo nome. Lei potè solo fissarlo con stupore, non credendo a ciò che stava sentendo.

    "In secondo luogo, adoro le tue adorabili mani piccole".

    Regina emise una piccola risata mentre lui afferrava una delle sue mani e ci giocava per un momento.

    "Beh, non è del tutto giusto, hai mani davvero grandi" la prese in giro, tornando a scrivere "No, tutto di te è... piccolo".

    Lo stupì quanto fosse diversa quando aveva iniziato davvero a conoscerla. Era stata la Regina Cattiva per anni, una persona di così grande potere, eppure era probabilmente la donna più piccola che avesse mai incontrato.

    "Oh, la cosa successiva è sicuramente la tua incredibile abilità culinaria" Robin continuò, l'elenco che si allungava sulla pagina.

    "Non possiamo dimenticarlo," disse sarcasticamente Regina.

    "Certo che no" concordò "La quarta è la tua magia - sei dannatamente sexy quando la usi".

    Regina non poté fare a meno di ridere, completamente sopraffatta dalla quantità di affetto che le stava mostrando. Era quasi come se fosse di nuovo un'adolescente, in un posto felice dove nient'altro contava.

    "E, infine, adoro quanto sei brava come madre. Non è una coincidenza che tu sia quella che Roland ha incontrato mentre era nell'Isola che non c'è".

    Nessuno le aveva mai detto quello prima d'ora. Aveva trascorso dieci anni a crescere suo figlio da sola e nessuno l'aveva mai riconosciuta per quello. Robin finì la frase e le porse il foglio, il suo viso splendente di apprezzamento.

    "Quindi, non dimenticare mai di cosa sei capace".

    Regina glielo prese di mano e studiò per un secondo la sua calligrafia, trovando difficile non sorridere.

    "Grazie" si sporse in avanti per catturare le sue labbra con le sue, sentendo l'immediata scarica dentro di sè che seguiva sempre.

    "Quando vuoi" lui rispose, lanciando un'occhiata all’orologio dietro di lei "Non mi ero reso conto che fosse così tardi" sospirò, riluttante ad alzarsi per cambiarsi.

    "Devi andare da qualche parte?" chiese Regina, guardandolo mentre pescava nell'armadio alla ricerca di vestiti puliti, sebbene avesse già un'idea della sua risposta.

    "Devo incontrarmi con gli Uomini Allegri alle dieci e mezza" le disse "Siamo un po' indietro con la tabella di marcia".

    "Che cosa farete?" sapeva che era abbastanza fedele ai suoi Uomini Allegri, ma non le diceva mai nulla di ciò che accadeva una volta che si riunivano.

    "Bene, stiamo pensando di dirigerci verso i villaggi del sud. Stiamo distribuendo cibo alla gente del posto".

    Sospirando, Regina pensò a tutte le persone che stava aiutando con la sua gentilezza e sostegno. Stava salvando vite di abitanti del villaggio in tutta la Foresta Incantata, gli abitanti del villaggio a cui lei non aveva dato nemmeno una seconda occhiata quando era stata regina. Aveva fatto terra bruciata e Robin era stato lì a raccogliere i pezzi.

    Ed eccoli adesso.

    "Sai, potrei aiutare..." iniziò Regina, anche se sapeva già cosa sarebbe successo se l'avesse fatto.

    Si sarebbero ricordati di lei e poi avrebbero cercato di ucciderla: la sua reputazione aveva ancora dei miglioramenti da dover apportare.

    "Lo so, ma allora chi starebbe qui a prendersi cura dei bambini?".

    C'era anche quel problema.

    "Giusto" disse Regina "Come non detto. Per quanto tempo starai via?".

    Robin le lanciò uno sguardo comprensivo "Probabilmente tornerò stanotte. Ci organizzeremo meglio in seguito".

    "Beh, stai attento, ok?".

    Lui sorrise "Sempre. Io... meglio che vada a salutare Roland".

    Dirigendosi in corridoio, Robin chiuse piano la porta dietro di sé dopo averla guardata un'ultima volta. Quando se ne andò, Regina gettò uno sguardo al pezzo di carta, sorridendo. Lo piegò con cura a metà e si avvicinò all'armadio, posizionandolo sopra la sua pila di vestiti perfettamente piegata.




    Robin entrò tranquillamente nella stanza di Roland, sorridendo affettuosamente quando lo vide seduto in mezzo al pavimento, impilando blocchi di legno uno sopra l'altro.

    "Ciao papà!" disse con un sorriso.

    "Roland, io devo andare. Sarai buono con Regina?".

    Il suo viso si scurì leggermente, sebbene fosse abituato al suo allontanarsi di casa per lungo tempo "Va bene" disse e cominciò a rimettere i suoi blocchi nel sacco di stoffa.

    Robin fu leggermente sorpreso dalla reazione di suo figlio. Si arrabbiava sempre quando gli diceva che se ne doveva andare, ma stavolta aveva scrollato semplicemente le spalle e aveva continuato a giocare. Regina aveva avuto davvero un grande impatto su di lui.

    "Tornerò stasera. Divertiti" si sporse in avanti e gli baciò la testa, alzandosi in piedi ed uscendo dalla stanza. Prima che Robin potesse oltrepassare la porta d'ingresso, la testa di Henry spuntò da dietro il divano.

    "Farai qualcosa con gli Uomini Allegri?" chiese ancora mezzo addormentato.

    "Abbiamo un programma da mantenere" rispose con un sorriso "Starò via praticamente per il resto della giornata".

    "Posso venire con te?" chiese il dodicenne con entusiasmo.

    Robin sospirò "Non questa volta. Forse in futuro, ok?".

    Henry annuì leggermente, guardandolo afferrare il suo zaino e uscire dalla porta.

    "Divertiti, sii buono con tua madre".

    "Lo farò" disse Henry, proprio mentre la porta si chiudeva. Erano lui, una ex regina e un bambino di quattro anni, da soli, in una mattinata di primavera particolarmente soleggiata: poteva succedere di tutto.


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    Capitolo 28 - Andiamo a fare un giro


    "Visto che abbiamo tempo, che ne dici se finalmente imparo ad andare a cavallo?".

    Lo sguardo sul viso di suo figlio era impenetrabile, Regina sapeva che sarebbe finita per cedere.

    "Per favore?" Henry sapeva che, se avesse supplicato, avrebbe sempre ricevuto un sì da sua madre. Proprio come previsto, Regina alzò gli occhi al cielo in segno di resa.

    "Bene, immagino che potremmo provarci... Ma cosa farà Roland?".

    Henry le lanciò uno sguardo "Ha quattro anni, penso che si troverà qualcosa da fare".

    Sapendo che non poteva biasimarlo, seguì suo figlio fuori dalla porta sul retro "Beh, se hai intenzione di andare a cavallo, devi prima vestirti adeguatamente" gli disse, agitando la mano davanti a lui "Non vuoi commettere l'errore di strapparti i pantaloni al tuo primo giro, non è divertente".

    Henry soffocò una risata, ammirando il suo nuovo vestiario "Mamma, mi hai fatto sembrare un mini David".

    "Non posso farci niente!" Regina sorrise "Mio figlio sta finalmente imparando a cavalcare, devi essere all'altezza".

    Attraversarono il campo verde, fianco a fianco, verso i due cavalli poco distanti. Mentre si avvicinavano a loro, Regina non poté fare a meno di ricordare la prima lezione che aveva avuto con Daniel: lei aveva quattordici anni, lui sedici. Aveva una tale passione per i cavalli, non si rese conto di quanto apprezzasse le sue lezioni finché lui non se ne andò per sempre.

    "La prima cosa che devi sapere sui cavalli è che sono proprio come le persone" Regina iniziò "Più li ami, più ti ameranno. Hanno bisogno di attenzioni e hanno bisogno di cure. Pensi di poterlo gestire?".

    Henry lanciò un'occhiata verso il mucchio di cacca che Nightshade aveva fatto di recente "Immagino di sì, ma quando posso cavalcarli?".

    "Presto" rispose Regina, trovando divertente il suo entusiasmo "Che cosa ha detto David riguardo alla cura dei cavalli?".

    Henry affondò il tacco dello stivale nel terreno soffice mentre pensava ai giorni in cui aveva vissuto con suo nonno "Mi ha fatto spalare il letame di Isabelle per circa due settimane, ma... non ho mai avuto modo di cavalcarla con tutte le cose che sono successe".

    Regina non riusciva a sopportare lo sguardo rattristato sul suo viso "Ebbene, che ne dici di sellarne uno?".

    Il ragazzo non perse tempo a decollare verso il lato della casa, dove le briglie e la sella giacevano ordinatamente in un mucchio. Li trascinò attraverso il campo mentre Regina si avviava verso Nightshade, sollevando con calma le mani per non spaventare la giumenta nera.

    'La prima cosa che un cavallo percepisce di te è quanto sei sicuro e capace...'.

    Accarezzò le dita sul naso di velluto di Nightshade, sorridendo mentre si avvicinava a lei.

    "Lo sapevi che i cavalli possono sentire quello che dici?" chiese Daniel, voltandosi verso la ragazza dagli occhi luminosi.

    I suoi lunghi riccioli svolazzavano liberamente nel vento mentre gli dava uno sguardo discutibile "Come fai a saperlo?".

    "Perché sono stato con i cavalli tutta la mia vita" le spiegò "So che ascoltano. Possono essere anche i tuoi migliori amici, quando hai bisogno di qualcuno con cui parlare".


    Poteva ancora sentire il suono della sua voce trasportata dal vento, sentire il suo conforto e il suo amore quando fissava gli occhi innocenti dell'animale.

    "Prenditi cura di mio figlio, ok?" sussurrò al cavallo, proprio quando Henry arrivò con la sella e le briglie.

    "David mi ha mostrato come si sella" disse, sollevandola sulla schiena del cavallo. Regina guardò (e cercò di non intervenire troppo) mentre Henry legava il tutto per bene, apparendo estremamente orgoglioso mentre lo faceva. Quindi, lo aiutò a mettere correttamente le briglie.

    "Posso salire, adesso?".

    Regina si lasciò sfuggire una piccola risata "Sicuro di essere pronto?".

    Impiegò meno di un secondo per rispondere con un fervido cenno del capo.

    Prendendo un profondo respiro, Regina si inginocchiò a terra e gli ordinò di appoggiare il piede destro sulla staffa mentre l'altro era sorretto dalle sue mani. Contò fino a tre, poi lo sollevò e lo fece salire sul cavallo.

    Henry si guardò intorno con quella vista dall'alto, un sorriso eccitato sul viso "Dovresti cavalcare anche tu mamma!" disse, guardandola, "Così potrai insegnarmi ad andare veloce!".

    Regina mandò gli occhi al cielo "Non so se piaccio a Weston".

    Il cavallo più anziano le lanciò uno sguardo quasi soddisfacente mentre si voltava a guardarlo, rendendola più determinata a conquistarlo.

    "Dammi un secondo. Non fare niente finché non lo dico io" gli disse, lanciando uno sguardo severo a Nightshade mentre le passava accanto.

    Usando la magia, materializzò tre zollette di zucchero nel palmo della sua mano "Nessuno può resistere a queste..." mormorò a se stessa, cercando di mantenere il suo atteggiamento vivace per il cavallo. Weston batté il piede con impazienza mentre Regina gli si avvicinava.

    "Non c'è bisogno di essere nervosi, sono solo io".

    Tirando fuori i cubetti di zucchero, si fermò davanti a lui.

    'I cavalli amano la corruzione, anche il più ostinato dei cavalli può trasformarsi nel tuo migliore amico'.

    "So che hai lasciato che Robin ti cavalchi" iniziò, sentendosi già impaziente "E lui si fida di me, quindi puoi farlo anche tu".

    Weston le lanciò una lunga occhiata prima di avviarsi verso di lei, allungando il collo per raggiungere la sua mano.

    Regina non poté fare a meno di sorridere, sentendosi piuttosto soddisfatta di se stessa "Vedi, ti avevo detto che ti potevi fidare di me" disse, "Che ne dici di fare un piccolo giro - so che vorresti muoverti un po'".

    Weston emise un basso nitrito in risposta mentre lei si avvicinava al suo fianco, accarezzando in modo confortante la sua pelliccia color crema mentre saliva.

    'A volte, devi solo fare un atto di fede. Il cavallo ti seguirà sempre'.

    Regina prese saldamente la sua criniera e gli saltò sulla schiena, Weston si spostò leggermente sotto il peso aggiunto.

    "Non userai una sella?" Henry le gridò.

    "Non ne ho bisogno" gli disse, accompagnando il cavallo verso Henry e il cavallo nero "È più divertente in questo modo".

    "Bene, possiamo andare adesso?" chiese Henry, praticamente senza poter stare fermo.

    "Certo, andiamo a fare un giro" Regina sorrise a suo figlio, chiedendosi come diavolo avesse fatto a diventare così grande. Stava per vedere quanto fosse meraviglioso lasciare andare tutto e correre in un campo aperto.

    "E questo è praticamente tutto ciò che devi sapere" disse Daniel "Ora, dimentica tutto a casa - nient'altro conta adesso. Andiamo a fare un giro e basta".




    Il villaggio era pieno di gente: mezzogiorno era appena passato e la stanchezza cominciava già a farsi sentire tra tutti gli Allegri Compari. Ma niente di tutto ciò aveva importanza dopo aver visto il bagliore sui volti di tutti i bambini quando ricevettero i pacchi di cibo.

    Tutti e sette si erano incontrati quella mattina presto, avevano raccolto cibo da circa tre settimane. Era una routine per loro raccogliere cibo extra e poi distribuirlo ai meno fortunati, che era una discreta quantità di abitanti del villaggio. Quando la maggior parte della Foresta Incantata era svanita a causa della maledizione, aveva lasciato i pochi abitanti del villaggio rimasti senza un posto dove andare e nessuno a cui rivolgersi per chiedere aiuto. Gli Allegri Compari dovettero farsi avanti per il bene della gente. Era stato un lavoro duro, ma sicuramente gratificante.

    "Come vanno le cose con la regina?" chiese Little John con un leggero sarcasmo nella voce.

    Robin gli lanciò uno sguardo di traverso "Benissimo, Emma e il resto della sua famiglia sono partiti pochi giorni fa per tornare dove erano stati maledetti".

    "Sono davvero tornati là?" chiese, suonando sorpreso.

    Robin si strinse nelle spalle "Beh, è dove si trova il resto della loro gente. Henry è rimasto, però".

    "E l'Oscuro? Cosa gli è successo?".

    "Nessuno lo vede da un po'" spiegò Robin, domandosi la stessa cosa "Si spera che rimanga lontano ancora per un po'" quindi prese un altro carico di pane e lo porse a una ragazzina, sorridendole affettuosamente mentre glielo prendeva dalle mani.

    "Allora, è tutto quello che mi dirai? Le cose vanno bene con Regina?".

    Robin gli diede un'altra occhiata "Sì, questo è tutto. A Roland piace molto e penso che Henry stia iniziando a piacermi di più".

    Non era davvero qualcosa che avesse mai pensato possibile. L'ultima volta che aveva visto la regina, stava cercando febbrilmente Biancaneve in ogni singola casa. Adesso viveva a casa sua, mangiava il suo cibo e badava a suo figlio. Non avrebbe dovuto essere giusto, ma lo era e basta. Tra tutte le persone di cui innamorarsi, aveva dovuto scegliere la Regina Cattiva. Quant'era buffo il destino.



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    Capitolo 29 - Visi familiari



    I sette spinsero il carretto di legno vuoto per il campo verde. Un'intera giornata passata a camminare, consegnare e scambiare sorrisi li aveva lasciati tutti esausti.

    "Pensate che presto saremo pronti per il prossimo raid?" Robin disse, anche se non erano affatto preparati.

    Tutti gli risposero con un'alzata di spalle.

    "Perché non facciamo irruzione nel vecchio castello della tua ragazza, probabilmente non le dispiacerebbe" qualcuno suggerì, raccogliendo alcuni cenni di approvazione tra gli altri.

    "Assolutamente no" Robin rispose "Probabilmente non c'è niente lì, comunque, è solo un castello vuoto".

    "Chissà, potrebbe esserci qualcosa di buon ..." Little John lo incalzò, sperando che ci fosse una possibilità che dicesse di sì "E se dicessimo alla gente che abbiamo preso d'assalto il castello della Regina, ne sarebbero estasiati!".

    Accigliandosi, Robin si voltò verso di lui "E poi cosa accadrebbe? Verrebbe fuori il segreto su me e lei? Cosa farebbero le persone allora?".

    Nessuno ebbe una risposta pronta.

    "Probabilmente cercheranno di uccidermi, ecco cosa accadrebbe. E poi daranno la caccia a lei e sarebbe un gran pasticcio".

    Little John emise un gemito irritato mentre elaborava le sue parole: aveva ragione, sarebbe stato un terribile pasticcio, per non parlare dell'ignoranza della gente quando si trattava dell'ex regina "Solo... pensaci, ok?".

    Detto questo, si separarono, Robin si diresse verso casa mentre gli altri continuarono verso la casa che condividevano.

    Eliminò quel pensiero dalla sua mente non appena rimase da solo.




    Tutto era proprio come l'avevano lasciato. Ogni strada, ogni negozio, era esattamente lo stesso. Era contenta per questo, sì, ma Emma capì subito che mancava qualcosa o, più precisamente, qualcuno.

    Il loro ritorno era stranamente calmo; ovviamente tutti furono grati e sollevati di rivederli tutti, Ruby organizzò loro una festa da Granny. Si divertirono tutti, ma la sensazione di pesantezza alla bocca dello stomaco non l'abbandonava.

    Hook si stava effettivamente adattando abbastanza bene al cambiamento. Non che lo stesse paragonando a Neal, ma Emma doveva dargli credito per aver trovato il suo posto. Aveva trovato lavoro come meccanico e lavorava sei ore al giorno. Emma andava a casa sua ogni tanto e gli insegnava di più su Storybrooke (gli ci vollero tre giorni per capire il concetto del telefono cellulare). Apprezzava molto il fatto che Killian non avesse mai tentato di fare qualche mossa con lei. Le cose tra loro forse sarebbero potute rimanere divertenti e spensierate e non essere imbarazzanti. Si divertiva sempre con lui, era bello avere un vero amico con cui parlare.

    Alla fine, tutto tornò quasi alla normalità. Con grande sorpresa di tutti, Belle prese il posto di Regina come sindaco - sembrava essere contenta di quel lavoro. Quando le era stato chiesto di Tremotino, aveva semplicemente affermato che non aveva idea di dove fosse. Era venuto a trovarla una volta, ma poco tempo dopo era partito verso la Foresta Incantata. Emma aveva riacquistato la sua posizione di sceriffo, non era il lavoro più divertente, ma almeno si passava il tempo.

    "Buongiorno" disse Neal, facendo un cenno amichevole a Emma mentre scendeva le scale di metallo dell'appartamento di Snow e Charming.

    "'Giorno" gli rispose, non così entusiasta. Era passata una settimana e mezza da quando erano tornati e Neal viveva ancora nell'affollata casa condivisa.

    Mary Margaret aveva insistito affinché Emma desse la notizia a Neal: doveva trasferirsi. Erano tutti stufi di essere ammassati insieme in una prigione di quattro mura come del bestiame.

    "Caffè?".

    Emma sbatté le palpebre "Eh?".

    "Vuoi un caffè" lui ripeté, questa volta più lentamente.

    "Sì. Certo" Emma mormorò, sistemandosi meglio il giubbotto.

    "Stanca?" Neal chiese, porgendole una tazza calda piena fino all'orlo di caffè.

    Sospirando, Emma bevve un lungo sorso dalla sua tazza. Se non l'avesse fatto in quel momento, era sicura che non l'avrebbe fatto più "Neal, quando pensi che... beh... sai... di trovarti una casa tua?" disse, guardando la sua espressione cambiare.

    Lui la fissò "Perché, vuoi che me ne vada o qualcosa del genere?".

    "No, non è quello" Emma chiarì "E' solo che... Davvero, vuoi dormire su un divano ancora per molto?".

    Si sedette accanto a lei al bancone, nel posto in cui si sedeva sempre Henry.

    "Emma, finché starò con te, non mi interessa dove devo dormire".

    Eccolo di nuovo. Stava lentamente attraversando i confini che lei aveva stabilito. Si morse il labbro mentre dibatteva se sollevare la questione o no.

    "Hook ha un posto tutto suo giù da Granny... Potresti fare lo stesso".

    Immediatamente, il suo intero comportamento cambiò e passò a difensivo "Mi stai paragonando a quel pirata, adesso?" lo disse come se stesse sputando veleno dalla bocca.

    "Andiamo, sto solo affermando un dato di fatto" Emma ribattè.

    Neal sospirò "Allora dovrei preoccuparmi di pagare l'affitto, tenere pulito il posto... Anch'io sarei solo, Emma" si fermò un attimo, come se avesse appena avuto un'idea "Ehi, e se... ci mettessimo entrambi a casa di Regina per un po'? A lei non dispiacerebbe".

    "Neal..." Emma sospirò, mandando gli occhi al cielo "Dico sul serio. Non c'è posto qui. Puoi trovare un posto da Granny, trovare un lavoro da qualche parte e avere una vita normale".

    Neal non riuscì a trattenere una risata sarcastica "Normale? Posso scegliere un migliaio di aggettivi con cui definirci, ma normale non mi suona bene".

    Emma roteò di nuovo gli occhi. Neal era sicuramente cambiato.

    "Farò tardi al lavoro. Farai meglio ad avere qualche idea quando torno" ordinò, posando il caffè finito sul bancone e avviandosi verso la porta.

    Prima che potesse arrivare alla porta, però, sentì la sua mano sul suo braccio. Quando si voltò, i suoi pensieri di protesta furono messi a tacere dalle sue labbra sulle sue. Fu solo per un momento, ma sembrò molto più a lungo. Il suo bacio tenero la fece viaggiare indietro nel tempo, a quando erano giovani, incuranti e pieni d'amore. Erano un duo sgangherato di ladri, solo una macchina gialla e un acchiappasogni da portarsi dietro. In quel momento, tutti i torti che aveva commesso nel corso degli anni svanirono, niente di tutto quello esisteva più. Era Neal Cassidy, l'uomo per cui aveva perso la testa dodici anni prima.

    Emma si allontanò, rendendosi presto conto di quello che era appena successo. Quando lo guardò di nuovo, si ricordò di tutto il dolore che le aveva causato, poteva vederlo proprio attraverso i suoi imploranti occhi marroni. Non riusciva a pensare a niente da dire, così semplicemente si voltò e attraversò la porta aperta.




    Il cielo era ormai quasi buio quando raggiunse casa. Regina ed Henry avevano terminato la loro corsa da ore, facendo in modo che entrambi fossero completamente esausti. Quando Robin varcò la porta d'ingresso, il primo e unico pensiero nella sua mente era dormire.

    "Sei finalmente a casa!" Regina disse con un sorriso, vedendolo per la prima volta dopo ore.

    "Giornata davvero lunga nei villaggi" lui rispose.

    "Vuoi cenare?" lei chiese, indicando il prosciutto avanzato che era ancora sul tavolo. Robin scosse la testa.

    "Ho mangiato così tanti pranzi oggi che non ne ho per nulla voglia".

    E non stava scherzando. Tutti avevano voluto parlare con lui "Sei stata tanto in giro, oggi?" chiese, notando lo sguardo stanco sul viso di lei.

    "Ho portato Henry a cavalcare" Regina gli disse, sentendosi un po' orgogliosa "E, mentre eravamo fuori, Roland ha sentito il bisogno di tirare fuori tutto nella sua stanza, così gli ho fatto rimettere tutto a posto. È lì dentro, adesso".

    Robin si lasciò sfuggire una piccola risata "Suona molto da Roland. Ecco perché non lo lascio solo così spesso".

    "Ehi, Robin, sei tornato!" Henry disse, uscendo dalla camera sua e di Roland "La mamma ti ha detto che oggi abbiamo cavalcato?".

    Sorrise di rimando al ragazzo "Sì, l'ha detto".

    "Allora ti va di allenarci ancora? Posso migliorare velocemente".

    "Henry, sono abbastanza distrutto..." iniziò Robin esitante "E' troppo tardi. Perché non ti prepari per andare a letto?".

    Il dodicenne aggrottò leggermente la fronte. Chi era lui per dirgli cosa fare?

    "E il mio letto?" Henry disse, incrociando le braccia al petto.

    Robin sospirò "Forse domani".

    "Andiamo Henry, vai a vedere cosa sta facendo Roland" Regina disse, dandogli uno sguardo significativo.

    Il ragazzo le lanciò uno sguardo altrettanto minaccioso, ma obbedì e si voltò verso la stanza.

    "Non badare a lui, è solo stanco" disse a Robin, che non aveva mai visto suo figlio veramente arrabbiato prima d'ora "Perché non ti metti a letto? Sembri esausto".

    E così fece, ma sapeva già che non sarebbe riuscito a dormire. La sua doppia vita stava cominciando a pesare a tutta forza su di lui: aveva un dovere come capo degli Uomini Allegri, ma aveva anche un dovere a casa. Era dura essere innamorato di Regina: la conosceva, sapeva quali erano i suoi guai, quali erano le sue paure e sapeva esattamente come confortarla; fuori dalla casa, però, era ancora la regina spietata su cui tutti morivano dalla voglia di metterci le mani.


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    Capitolo 30 - Cieli tempestosi



    Nient'altro che pura irritazione riempì la sua vista mentre marciava lungo il corridoio per tornare nella stanza di Roland. La sua giornata con sua madre era iniziata così bene e ora si era schierata con Robin, che non voleva avere niente a che fare con lui. Aveva ragione, quell'uomo non era gentile solo per essere gentile, voleva solo sua madre.

    Henry ignorò la conversazione unilaterale di Roland e praticamente cadde a faccia in su sul letto, non volendo altro che urlare. Amava sua madre, ma stare nella Foresta Incantata non era quello che aveva pensato che sarebbe stato.

    "Henry, sei arrabbiato?" chiese Roland a bassa voce, alzandosi per toccargli sulla spalla "Henry?".

    "Vattene" gli rispose.

    "Vuoi aiutarmi a sistemare la mia stanza?".

    "No. Lasciami in pace" voleva solo lasciare quella piccola casa e scappare, ma non c'era nessun posto dove andare.

    "Cosa vuoi che faccia con questo?" fino a quel momento, Roland sollevò l'unico possedimento di Henry nella Foresta Incantata, la freccia che aveva ottenuto quando aveva colpito la mela.

    Immediatamente, si voltò verso di lui, un duro cipiglio sul viso mentre afferrava la freccia "Non toccarla! È mia!" gli gridò contro, provocando uno sguardo di pura sorpresa sul viso del bambino. Una volta che lo shock passò, Roland si accigliò.

    "Regina ha detto che potevo guardarla!".

    Si chinò in avanti e l'afferrò di nuovo, il che portò Henry a dargli una forte spinta.

    Roland guardò Henry con le lacrime agli occhi.

    "Non è tua madre! È mia!" gridò, stringendo forte i pugni.

    Proprio in quel momento, la porta si aprì di nuovo. Robin e Regina avevano entrambi sguardi stupiti sui loro volti mentre fissavano i due.

    "Cosa sta succedendo qui?" chiese Regina a Henry sopra il suono del pianto di Roland.

    "Lasciami solo!" Henry le gridò di rimando "Non voglio più stare qui! Roland non è mio fratello e tu non sei mio padre! Ne ho già uno a Storybrooke!".

    Le sue parole portarono un totale silenzio nella stanza finchè Henry non li superò e uscì dalla porta principale. I due rimasero in assoluto silenzio per un secondo, incerti su cosa fare o come reagire. Robin quindi iniziò a seguire il ragazzo, prima che Regina gli mettesse una mano sulla spalla.

    "Lascialo stare per un po'" disse dolcemente "Non parlava sul serio...".

    Era un debole tentativo di farlo sentire meglio, ma nemmeno lei sapeva se fosse vero o no. Poi si rivolse a Roland, che ora stava singhiozzando sul pavimento della sua stanza disordinata. Prendendolo tra le braccia, si sedette sul letto e lo cullò lentamente.

    "Va tutto bene" disse calma "È solo arrabbiato. A volte succede".

    La parte anteriore del suo vestito stava cominciando a inumidirsi con le sue lacrime "Ha detto che non puoi essere la mia mamma!" gridò Roland, rafforzando la presa su di lei.

    Regina pensò un attimo, discutendo su come affrontare la questione "Sai cosa fa una mamma? Una mamma si prende cura dei suoi figli. In più cucina, pulisce e rende tutti felici. Ora, io le faccio queste cose, no?".

    Roland la guardò e annuì leggermente.

    "Vedi, io sono tua madre. Non importa se conosco Henry da più tempo, perché vi voglio bene entrambi allo stesso modo. È quello che fa una famiglia: ci si ama a prescindere da tutto".

    Il bambino ascoltò le sue parole. Voleva che Henry fosse suo fratello, anche se era stato cattivo con lui.

    "Immagino che proverò a parlargli" disse Regina a Robin, che prese rapidamente il suo posto nel confortare Roland. Non piangeva più molto, il che era positivo.

    Si diresse rapidamente verso la porta da cui suo figlio era uscito come una furia circa cinque minuti prima, pensando al suo piano d'azione mentre si incamminava. Henry non era il tipo di persona che si arrabbiava per tutto, era sempre così dolce e tranquillo, uscire di scena in modo drammatico non era davvero il suo stile.

    Quando aprì la porta, fu sollevata di vedere suo figlio seduto da solo sul lato della casa. La luce era quasi scomparsa dal cielo, lasciando una tetra zona grigia a ovest, dove il sole era tramontato. Prendendo un respiro profondo, si avviò verso di lui.

    Invece di tormentarlo con accuse e domande, Regina decise di prendere una strada più passiva: aveva dodici anni, sicuramente era abbastanza grande per iniziare a fare le sue scelte.

    Si appoggiò al legno duro della casa, ricevendo uno sguardo sospettoso da Henry. Entrambi rimasero in silenzio per quella che sembrò un'eternità, prima che uno dei due parlasse.

    "Se vuoi che mi scusi, non lo farò" Henry disse con fermezza, incrociando le braccia al petto.

    "Non avevo intenzione di chiedertelo" rispose Regina "Sono solo rimasta sorpresa che tu potessi arrabbiarti così in fretta".

    "Beh, avevo una ragione dannatamente buona per questo: il tuo stupido fidanzato ha fatto finta che gli piacessi per tutto questo tempo. Niente può intralciare le sue cose da Uomini Allegri. E, inoltre, gli piacciono solo te e Roland. E quel bambino è così fastidioso, a proposito".

    Regina dovette trattenere il suo sguardo sorpreso, non l'aveva mai sentito parlare così prima. C'era così tanta ostilità e dolore nella sua voce, le fece ricordare come erano state le sue conversazioni con suo padre. Capì immediatamente che doveva fare qualcosa in fretta per schiarire quella sua rabbia - non l'avrebbe portato da nessuna parte, cosa che lei sapeva bene.

    "Ti ho mai raccontato la storia di come ti ho adottato?".

    Henry fu colto di sorpresa dalla sua domanda, ma scosse la testa in senso di diniego.

    Regina continuò "Ho dovuto guidare sette lunghe ore per arrivare al centro di adozione. Quando sono arrivata, ho dovuto compilare tantissime ridicole pratiche burocratiche che non volevo fare. Ero impaziente e terribilmente nervosa, ma tutto è stato spazzato via quando ti ho visto. Eri un esserino così piccolo. Non appena ti ho preso in braccio per la prima volta, ho capito già di amarti".

    Per quanto lui cercasse di evitare i suoi occhi, vide il suo sorriso luminoso mentre parlava di lui.

    "Anche se non ti ho avuto io, sei e sarai sempre mio figlio. Ora pensa a Roland, non ha mai avuto una madre, non è esattamente giusto, vero?".

    Solo il silenzio fu la sua risposta.

    "Posso essere una madre per lui e posso esserlo per te - e amarvi entrambi allo stesso modo. E ora, riguardo a Robin..." si fermò per un momento, sperando che la stesse ascoltando almeno un po' "Ci sta provando. Dagli una possibilità, questo è tutto nuovo per lui".

    "Ma non vuole fare niente con me" Henry finalmente parlò.

    "Penso che tu debba solo dargli una possibilità in più" gli disse Regina "Come ho detto, ci sta provando. Tutta questa storia degli Uomini Allegri lo sta davvero stressando in questo momento. Anche io non so perché".

    Era buio, ma Regina giurò di aver visto il suo viso indurito distendersi un po'.

    "Mi farai scusare, vero?" disse Henry senza mezzi termini.

    "Non te lo farò fare, ma, se non lo farai, sarebbe imbarazzante" lei rispose "Sei abbastanza grande per fare le tue scelte. Ma Roland potrebbe davvero aver bisogno di un fratello, Henry. Ti stima molto. E so da quanto tempo mi stai implorando per un fratellino".

    Henry non aveva ricordato quella cosa fino a quel momento "Io... immagino di sì... ma è così fastidioso! Vuole sempre fare cose con me" mormorò, facendo ridere sua madre.

    "Ti ho detto che si ispira a te" gli sorrise in risposta.

    "Va bene. Bene, ho capito. Vado a parlare con Robin" Henry non poteva più sopportare quella pressione. Non gli piaceva essere arrabbiato.

    Regina sospirò di sollievo mentre guardava suo figlio tornare verso la casa, grata di aver fatto la scelta giusta: era un po' scettica, si trovavano tutti su un territorio inesplorato. Sapeva che non avrebbe dovuto ascoltare la loro conversazione, quindi rivolse la sua attenzione a Roland quando rientrò in casa.

    Henry si diresse verso la stanza di Roland, dove presumeva si trovasse Robin, cercando di scusarsi con ragionevolezza. Rimase sulla soglia per un secondo, improvvisamente diffidente su quanto fosse arrabbiato, ammesso che lo fosse affatto. Ma con suo sollievo vide che l'uomo gli rivolse un leggero sorriso, facendo capire a Henry che voleva davvero parlargli. Il ragazzo si avvicinò per sedersi accanto a lui sul letto, evitando tutto il disordine che si trovava sul pavimento.

    "Ascolta Robin, mi dispiace davvero per come sono esploso in quel modo. Non volevo che suonasse così male come in effetti è accaduto" disse esitante, decidendo di arrivare al punto il più velocemente possibile "È solo che la mia famiglia è un po' pazza. Non avrei mai pensato di avere un padre e poi è arrivato Neal. È ancora un po' strano chiamarlo papà, non so se posso averne un altro adesso".

    Robin sospirò "Sono io quello che dovrebbe scusarsi. Non voglio che pensi a me come al tizio che sta solo uscendo con tua madre. Voglio davvero conoscerti, ma è difficile perché sono stato molto impegnato ultimamente".

    "Allora perché non posso venire con te?" chiese Henry, la tristezza evidente nella sua voce.

    "Non puoi capire" disse lentamente Robin "Ci sono cose che stanno accadendo in questo momento che nemmeno io posso controllare".

    Henry fu sorpreso di sentire quelle parole. Stava per chiedergli cosa intendesse, ma presto capì "È per colpa della mamma, vero?" iniziò a sentirsi nervoso dentro. Qualunque cosa stesse accadendo, non andava bene.

    "Sì" confermò Robin "Ma non voglio che ti preoccupi. Qualunque cosa accada, non permetterò a nessuno di ferire te o Roland o tua madre. Solo... Tienilo per te per un po', abbiamo già abbastanza di cui preoccuparci in questo momento".

    Annuendo lentamente, Henry avvolse le braccia intorno a Robin "Sono contento che possiamo essere almeno amici" gli disse "E mi fido di te. Voglio solo che siamo una famiglia, una famiglia felice come quelle del mio libro di fiabe".


    Continua...
     
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