Closing Time

Rumbelle ('Once Upon a Time')

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    Capitolo 11



    C'era troppo silenzio.

    Nel giro di pochi giorni, Gold si era abituato al tintinnio costante delle campane da slitta che indicava che Moe French era in movimento. Il suono era irritante quando lo distraeva dal suo lavoro ed esasperante quando rovinava momenti intimi con la sua fidanzata, ma in qualche modo il silenzio era ancora più inquietante.

    Abbandonando il suo lavoro, Gold si alzò e uscì dal suo ufficio, dirigendosi verso le scale. Mentre saliva, il suono di voci divenne sempre più distinto. Non riusciva bene a distinguere il tono basso di Dove, ma la voce più acuta di Belle era chiara.

    "Lo pensi davvero?".

    Qualsiasi cosa Dove avesse detto in risposta, sembrò soddisfarla, visto che poi lei disse "Oh, è meraviglioso! Devo dirlo a Diarmid".

    Il suono del suo stesso nome lo fece sorridere. La risposta immediata di Belle alla ricezione di buone notizie era stata quella di volerle condividere con lui. Era un ottimo segno.

    "Dire a Diarmid cosa?".

    Belle sobbalzò al suono della sua voce, voltandosi da dove era seduta sul bordo del letto di Moe per guardare Dove e suo padre mentre erano seduti insieme al tavolo, con le teste immerse nel progetto di Moe.

    "Sei subdolo!" lei lo accusò, gli occhi scintillanti. Quando accarezzò il materasso accanto a lei, Gold si mosse per raggiungerla "Dove mi stava dicendo che conosce un dottore nella zona specializzato in casi come quello di papà".

    "Il dottor Kurz è molto bravo nel suo campo" Dove concordò, dandogli un rispettoso cenno di saluto.

    "Mi piacerebbe chiamare e fissare un appuntamento, se per te va bene" Belle si voltò con uno sguardo di supplica.

    Apparentemente, non voleva affatto condividere buone notizie. Invece, stava semplicemente cercando il permesso di organizzare un appuntamento per suo padre. La delusione gli lasciò un sapore aspro in bocca "Ovviamente".

    "Grazie!" il bacio che premette sulla sua guancia fece addolcire Gold, una sensazione che si dissipò quando lei si alzò dal letto "Porto su il pranzo. Vuoi mangiare qui con noi?”.

    Voleva mangiare al tavolo della sala da pranzo con la sua fidanzata come un normale essere umano, ma a quanto pare quella non era un'opzione. Non era proprio così che aveva pianificato che si svolgesse la sua vita una volta che Dove fosse stato assunto come tutore di Moe, ma Gold ingoiò quel boccone di impazienza. Dove era lì solo da poche ore. Non poteva davvero aspettarsi che Belle scaricasse suo padre nelle sue mani senza guardarsi indietro.

    Rendendosi conto che Belle lo stava guardando in modo strano, Gold si affrettò a rispondere alla sua domanda "Sì, grazie. Hai bisogno di aiuto?".

    Lo sguardo di gratitudine che gli rivolse era completamente sproporzionato rispetto alla semplice offerta "No, non ti preoccupare. Tu resta pure qui con papà. Torno subito".

    Con l'attenzione di Moe focalizzata sulla rotella di metallo in mano che Gold era pronto a scommettere una volta facesse parte del suo orologio a cucù, non era sicuro di cosa fare "Com'è andata la tua giornata, Moe?".

    "Bene, bene" Moe rispose distrattamente.

    "Come sta andando con la macchina?".

    Moe lo guardò a mo’ di rimprovero "Sto cercando di concentrarmi".

    Ed ecco che si concludeva così la visita di Gold a Moe French.

    Gold cercò di non notare lo sguardo comprensivo che Dove gli rivolse.

    "Parlami di questo dottor Kurz, Dove".

    L'uomo sembrò felice di accontentarlo e Belle sembrò felice quando tornò nella stanza, con il vassoio del pranzo in mano, e lo vide conversare con Dove.

    "Ecco qui!" lei annunciò mentre distribuiva piatti di panini e bicchieri di tè freddo, tutti prodotti dalle abili mani della governante.

    "Prosciutto e rucola devono essere tuoi" porse a Gold il suo piatto con un sorriso “Tacchino per papà. Insalata di pollo per me. Dove, sembra che tu ne abbia uno di tutti. Non ero sicura di cosa ti piacesse mangiare".

    Considerando le dimensioni dell'uomo, Gold non fu minimamente sorpreso quando mangiò tutti e tre i panini, ma notò come si soffermò di più su quello al prosciutto. Almeno qualcun altro in quella famiglia apprezzava le buone cose della vita.

    In qualche modo, Dove riuscì a convincere Moe a mettere giù il suo lavoro e mangiare il panino con loro. Gold percepì la sorpresa di Belle per la facilità con cui aveva canalizzato l'attenzione di suo padre, ma quando cercò di attirare la sua attenzione per condividere il suo piacere in quella dimostrazione che Dove era l'uomo giusto per quel lavoro, la trovò con uno sguardo duro.

    Nonostante qualche lieve suggerimento che magari sarebbe dovuta andare a prendere un po' d'aria fresca, Belle non mostrò alcuna intenzione a spostarsi dal suo posto sul letto di suo padre e Gold scelse di non insistere. A parte trascinarla fuori dalla stanza per i capelli, o - peggio - ordinarle di scendere di sotto con lui, non ci sarebbe stato nessun modo per spostarla da lì. Era suo marito, non il suo datore di lavoro.




    A cena, Gold era pronto a ripensare la sua posizione precedente. Aveva appena acceso le candele sul tavolo della sala da pranzo quando Belle scese per il suo piatto, girandosi immediatamente per tornare al piano di sopra una volta preso.

    Fu la goccia che fece traboccare il vaso.

    "Gradirei che ti unissi a me per cena".

    La sala da pranzo era chiaramente visibile dal punto in cui Belle si trovava in cucina, ma sobbalzò come se fosse stata ignara della sua presenza fino a quando non aveva paerto bocca. Forse era proprio quello, pensò Gold speranzoso, forse non lo stava affatto evitando. Forse non l'aveva visto.

    Le sue parole successive infransero le sue speranze "Vuoi che ti porti il tuo piatto di là?".

    Gold chiuse gli occhi e respirò lentamente, cercando di trattenersi "Mangerò in sala da pranzo. Mi piacerebbe che tu facessi lo stesso".

    Quando Belle gli aveva chiesto cosa si aspettava da sua moglie, le aveva fatto capire che si aspettava che lei pranzasse con lui. Non aveva specificato che fosse nella sala da pranzo e forse quello era stato un suo errore. A sua difesa, non avrebbe mai immaginato che sarebbe stata così determinata a mangiare ogni pasto seduta sul letto di suo padre.

    Belle lanciò uno sguardo angosciato in direzione della scala "Io…".

    "Dove è con tuo padre, no?" era per quello che veniva pagato.

    "Beh, sì, ma..." Belle spostò il suo peso da un piede all'altro come se fosse fisicamente tirata in due direzioni contemporaneamente.

    Poteva farle pressione. Poteva chiederle se stesse mettendo in dubbio la competenza di Dove e l'avrebbe talmente raggirata che si sarebbe ritrovata a tavola con lui prima di sapere cosa fosse successo. Sarebbe stato facile.

    Non sarebbe stato soddisfacente. Gold non voleva la compagnia di Belle perché l'aveva manipolata. Voleva che fosse una sua libera scelta. Si era trasferita a casa sua quattro giorni fa e da allora aveva avuto meno della sua attenzione di quanto non facesse quando si scambiavano opinioni e pensieri sulla letteratura in un bar. Si era sentito più vicino a lei quando lei era a Boston e lui nel Maine.

    La faccia di Belle si contorse in una smorfia e Gold sospirò. Aveva creato quel problema non chiarendo subito e insistendo sul fatto che tutti dovessero mangiare insieme nella sala da pranzo. Ora che aveva gettato la pietra, avrebbe dovuto convivere con le conseguenze. Non lo avrebbe ucciso sedersi sul divano nella stanza di Moe e mangiare e se fosse riuscito a convincere Belle a sedersi accanto a lui, alla fine avrebbero anche potuto parlare.

    Non era mai stato bravo a condividere, ma se quella relazione doveva funzionare, avrebbe chiaramente dovuto farlo e anche abbastanza rapidamente.

    “Non importa la sala da pranzo. Se porti il mio piatto di sopra, spegnerò le candele e porterò il vino per cenare lì".

    Non aveva senso renderla infelice quando un compromesso era abbastanza facile da trovare. L'indomani avrebbe spostato dei tavolini nella stanza di Moe, per avere un posto dove mettere i piatti.

    "No".

    La risposta di Belle lo colse di sorpresa.

    "No?" stava davvero rifiutando di permettergli di mangiare con lei?

    "Hai ragione. Papà è con Dove. Lui sta bene. Io... mi piacerebbe vedere la sala da pranzo" il suo sorriso coraggioso lo colpì in pieno petto.

    "Grazie" mormorò con un forte accento. Infastidito con se stesso, deglutendo a fatica.

    Quando gli occhi di Belle incontrarono i suoi, li trovò lucenti, ma stava sorridendo "Prego".

    Gold non era sicuro di quanto tempo fosse rimasto sulla soglia a fissarla prima di rendersi finalmente conto che, se avesse voluto che mangiasse nella sala da pranzo con lui, sarebbe stato utile se si fosse dato una mossa. Con suo sollievo, Belle non disse nulla sulla sua trance momentanea una volta che persuase i suoi piedi a muoversi.




    "È magnifico" gli occhi di Belle brillarono mentre osservava il tavolo a lume di candela.

    Mentre Gold sapeva che la sua casa era squisitamente decorata, da tempo aveva smesso di prestare molta attenzione alla sua bellezza. Ora, con Belle seduta alla sua destra, si rese conto che la stanza non era mai stata così bella "Vino?".

    “Mezzo bicchiere. Non abbiamo bisogno di una ripetizione dell'incidente scozzese" i suoi occhi giocosi saettarono verso di lui.

    Erano passati solo quattro giorni e avevano già una loro storiella privata a cui riferirsi. Le cose stavano migliorando.

    "Due bicchieri pieni a stomaco vuoto scombussolerebbero chiunque".

    Belle scosse la testa "Non me! Almeno, non mentre ero al college. Ero la miglior bevitrice nel mio dormitorio quando ero una matricola".

    Sembrava così orgogliosa che Gold non poté fare a meno di ridere “Parlami del college. Cosa hai studiato?".

    “Letteratura e scienza delle biblioteche. Sarei diventata una bibliotecaria" Belle ridacchiò quando vide la sua espressione di finto shock "Lo so... lo so... sono prevedibile".

    "Niente affatto" non aveva mai mancato di sorprenderlo. Gold sperava che quello non sarebbe mai cambiato.

    La cena di quella sera era abbastanza particolare - lombata di cervo alla griglia con patate viola arrosto e carotine - ma Gold a malapena si gustò il delizioso pasto. Tutta la sua attenzione era rivolta a Belle mentre gli regalava storie dei suoi giorni al college. Mentre gli raccontava delle sue avventure con la compagnia teatrale improvvisata della sua scuola e alcuni degli strani esperimenti a cui aveva partecipato come parte del suo corso di psicologia, riusciva quasi a vedere anni di stress e tristezza che si allontanavano dalle sue spalle. Si sedette meglio sulla sedia e il suo sorriso si fece più sereno, raggiungendo gli occhi come raramente era successo prima d'ora. Fu solo quando vide un sorriso sincero sul suo viso che si rese conto di quanto avesse finto fino ad allora.

    "Ho provato a fare un musical il mio ultimo anno" lo informò mentre usava una patata per prendere l'ultimo po' di salsa al vino rosso del suo piatto “Era "Into the Woods" - l'hai mai visto? Riguarda i personaggi delle fiabe. Venni scelta come Cappuccetto rosso".

    L'immagine di Belle con un mantello rosso e poco altro era molto piacevole. Forse un po' troppo piacevole. Gold si schiarì la gola "Non ho familiarità con lo spettacolo, ma mi piacerebbe vedere qualche foto".

    Le spalle di Belle si piegarono come se la sua domanda l'avesse punta come uno spillo e l'avesse sgonfiata da tutti i bei ricordi che aveva evocato nell'ora precedente "Non ne ho fatte. Ho dovuto abbandonare quando papà..." si interruppe, ma Gold potè facilmente finire la frase da solo.

    "Capisco".

    Era come se potesse vedere una linea spessa tracciata attraverso la mappa della vita di Belle. Da un lato c'era una ragazza felice e spensierata che amava la letteratura, le feste e il teatro. Dall'altro c'era la donna oppressa che era diventata, logorata da anni di stress e preoccupazioni.

    Una cosa era chiara: sarebbe stato suo compito come marito quello di riportare in vita quella ragazza spensierata. Non sarebbe mai stata in grado di recuperare esattamente ciò che aveva perso, ma per lo meno Belle aveva bisogno di ricordare come divertirsi. Era passato troppo tempo.

    Ora che la conversazione era tornata su suo padre, era inutile cercare di parlare di qualsiasi altra cosa “Sei soddisfatta di Dove finora? Tuo padre sembra rispondere bene".

    "È fantastico con papà" la voce di Belle fu completamente piatta, prendendolo alla sprovvista.

    "Se sta facendo qualcosa che non ti piace, diglielo. Oppure, dillo a me e gli passerò il messaggio. Lo stiamo pagando. Definiamo noi le regole”.

    Belle era più abituata a essere un dipendente che una datrice di lavoro. L'idea che fosse lei la responsabile non le veniva naturalmente.

    "Gli sta facendo un programma definito ora per ora!" sbottò, lasciando cadere la forchetta sul tavolo rumorosamente "Dice che è importante che papà abbia una struttura, quindi si deve decidere un momento per ogni cosa. Pranzo a mezzogiorno. Terapia artistica all'una...".

    In privato, Gold pensava che un programma fosse una buona idea, ma poteva capire le riserve di Belle. Era abituata a un ambiente più libero “Vuoi che gli parli? Posso dirgli che ci sentiamo più a nostro agio nel lasciare che sia Moe a stabilire il ritmo della giornata...".

    "No!" Belle lo guardò frustrata mentre Gold cercava a tentoni di capire il problema.

    Dopo un momento, spiegò “Ha bisogno di avere un programma. Io stessa ho cercato di farglielo rispettare per anni, ma non sono mai riuscita a farlo cooperare. Dove è qui da meno di un giorno e gestisce papà meglio di me. È una cosa assurda".

    Quando Belle seppellì il viso tra le mani, Gold lasciò il suo posto per andare ad abbracciarla. Questo era il problema. Non che Dove stesse facendo un pessimo lavoro. Invece, stava andando troppo bene e stava facendo sentire Belle una inetta. Aveva provato così tanto a lungo a prendersi cura di suo padre e ora un completo sconosciuto stava facendo quello che lei non era mai riuscita a fare.

    "Non è colpa tua" lui sussurrò mentre le massaggiava la schiena, incerto se stesse piangendo o meno.

    “Tutto quello che deve fare è dare un suggerimento e papà fa quello che vuole. Per metà del tempo, io non riesco nemmeno a fargli mangiare quando so che ha fame!" Belle girò il viso nel suo gilet, le braccia che scivolarono attorno alla vita per aggrapparsi a lui. Qualunque cosa stesse accadendo, si stava rivolgendo a lui per conforto. Gold si concesse un momento per esserne orgoglioso.

    "Dove è specializzato in questo" le ricordò. Era disposto a scommettere che ci fossero molte più cose sotto rispetto solo a Dove che stava suggerendo che Moe avrebbe dovuto seguire un programma di quanto lui o Belle potessero spiegare "Tu no. Tutto è più facile se sai come farlo".

    "Ma io conosco papà" lei protestò.

    "E questo potrebbe essere parte del problema" mentre pronunciava quelle parole, una teoria si formò nella testa di Gold "Dove non ha il bagaglio che hai tu. Parte di te considera ancora tuo padre una figura di autorità, lui no. Tuo padre ti vede ancora come una ragazzina. Dove è una persona sconosciuta" aveva notato il gentile approccio di Belle a suo padre, la deferenza che mostrava. Il rispetto per gli anziani era una qualità nobile, ma in una situazione come quella era controproducente. Qualcuno doveva essere responsabile e, se Belle non riusciva ad assumersi quell'autorità, Moe gestiva i fili della situazione.

    "Ha senso" la sua voce fu sommessa, ma Gold capì che stava davvero pensando a quello che aveva detto.

    Gold le baciò la testa “Hai fatto del tuo meglio e, non appena hai avuto la possibilità, hai assunto il tutore perfetto. Sapevi fin dall'inizio che Dove era la persona giusta. Io non gli avrei nemmeno fatto fare il colloquio".

    Belle sollevò la testa per incontrare i suoi occhi, sorpresa "Veramente?".

    "Non ho visto quello che hai visto tu. Conosci tuo padre così bene che hai capito esattamente di cosa aveva bisogno e gliel'hai dato. Guardala in questo modo, se si spezzasse un braccio, proveresti a sistemarglielo da sola?”.

    "Ovviamente no".

    "Lo porteresti da un medico perché il medico è specializzato. È la stessa cosa con Dove. È specializzato a prendersi cura di persone come Moe. Non puoi essere un'esperta in tutto" tra le sue braccia, sentì Belle rilassarsi.

    "Lo fai sembrare così facile" lei disse mestamente.

    Dato che Gold sentiva il più delle volte di brancolare nel buio, le sue parole lo rincuorarono. Forse non stava facendo un caos completo.

    Sotto la giacca, Belle gli massaggiò la schiena "Non deve essere una posizione comoda per te".

    Era in piedi sopra la sua sedia, curvo in modo da poterla abbracciare e, in verità, non era una posizione comoda. Ma Gold sarebbe felicemente rimasto lì per il resto dell'eternità se avrebbe potuto avere Belle tra le braccia e sapere che era contenta di essere lì "Sto bene".

    "Non è questa la parola che io userei".

    Quando la guardò, Belle sfiorò le sue labbra contro le proprie in un tenero bacio "Grazie, Diarmid".

    Gli diede una stretta, poi abbassò le braccia, significando la fine del loro abbraccio. A malincuore, Gold la lasciò andare e reclamò il suo posto, avvicinandosi di un centimetro a lei. Era sciocco, ma sentiva il bisogno di starle vicino.

    "È davvero bello" rifletté Belle mentre guardava il tavolo a lume di candela "Dovremmo farlo ogni sera".

    A Gold si strinse la gola "Mi piacerebbe molto".

    "Anche a me".

    Quando lo guardò con uno sguardo caldo, c'era solo una cosa che poteva pensare di dire "Dolce?".

    Il sorriso di Belle fece invidia alle candele "Dolce".


    Continua...
     
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    Capitolo 12



    Gold ne aveva avuto abbastanza.

    Nella settimana da quando era entrato in famiglia, Dove si era dimostrato un miracolo sceso dal cielo. Moe stava mangiando e dormendo nei momenti giusti e, sebbene occasionalmente esprimesse il desiderio di tornare a Boston, non era stato rotto nessun oggetto d'antiquariato. Belle non aveva scelto un custode adatto a suo padre; aveva scelto il custode perfetto.

    Eppure lei trascorreva ancora ogni momento libero nella stanza di suo padre.

    Fedele alla sua parola, si era unita a Gold per cena ogni sera nella sala da pranzo, ed erano persino riusciti a parlare di cose che non ruotavano attorno a Moe French. Di notte, dormiva accanto a lui, la curva della sua schiena premuta contro il suo fianco. Non evitava il contatto con lui o cercava di evitarlo. Continuava a preferire la compagnia di suo padre a quella del suo fidanzato ed era giunto il momento di cambiare le cose. Gold si rifiutava di trascorrere il suo matrimonio come secondo di un altro uomo. Ne aveva già avuto abbastanza per una vita.

    Nella speranza di cambiare lo schema prestabilito, invece di andare nel suo ufficio dopo colazione, si trattenne in cucina fino a quando Belle non portò giù il vassoio di piatti con la colazione. Dove si era offerto più di una volta di assumersi quel compito, ma lei aveva rifiutato sempre. Tra sè e sè, Gold si chiese se a una parte di lei mancasse la fatica quotidiana delle cure di Moe. Sembrava ridicolo, ma una parte quasi sepolta della sua stessa psiche conosceva la soddisfazione di prendersi cura di un altro e lo riconosceva in Belle.

    "Oh!" Belle sorrise alla vista inaspettata di lui "Oggi sei un po' audace. Hai deciso di vivere al limite e bere due tazze di caffè invece di una sola?”.

    Il suo austero pasto mattutino era una costante fonte di divertimento per lei e, con sorpresa di Gold, scoprì che non gli dispiaceva quella presa in giro. Sembrava che stesse ridendo con lui, non di lui.

    “In realtà, ho avuto un'idea migliore. Penso che sia il momento di conoscere Storybrooke. Ti piacerebbe andare ad esplorarla con me?".

    Se Belle era stata capace di viaggiare per il mondo per andare al college e costruirsi una casa per sé a Boston, difficilmente sarebbe stata intimidita da una piccola città come Storybrooke, ma conoscerla era qualcosa che potevano fare insieme. Ancora più importante, l'avrebbe portata fuori di casa e lontano da suo padre.

    Mentre guardava le espressioni passare sul viso di Belle, Gold sentì di poterle leggere nella mente. Ci fu un lampo di eccitazione che indicava che era ansiosa di vedere la sua nuova città, seguita quasi immediatamente da una caduta delle sue spalle e uno sguardo dietro di lei in direzione delle scale che esprimevano i suoi timori con chiarezza, come se avesse parlato ad alta voce.

    Belle voleva uscire, ma si sentiva in colpa. Poteva essergli utile quello.

    “Possiamo messaggiare con Dove per assicurarci che tutto vada bene e stasera potrai raccontare a Moe tutto ciò che avrai visto. Forse possiamo comprare qualcosa per lui mentre siamo fuori. Qualcosa da mangiare o una nuova camicia o una parte per la sua macchina?" se fosse riuscito a convincerla che la loro escursione avrebbe giovato a Moe, non gli avrebbe detto di no.

    Belle si morse il labbro inferiore mentre tentennava, spostando il suo peso da un piede all'altro "E se avesse bisogno di me e io non fossi qui?".

    "Dove potrà chiamarci e torneremo subito a casa. Storybrooke è un po' più piccola di Boston. Non importa dove siamo, possiamo essere a casa in cinque minuti".

    Normalmente, Gold preferiva camminare, l'esercizio faceva bene alla sua gamba, ma oggi avrebbero preso la Cadillac. Era importante che Belle sapesse che sarebbe potuta tornare da suo padre in un attimo durante quella prima uscita senza di lui.

    "Torneremmo direttamente a casa se Dove dovesse chiamare?" Belle chiese.

    "Ovviamente" se voleva che lei imparasse a divertirsi, doveva sentirsi sicura che Moe sarebbe stato bene in sua assenza. Un giorno, sarebbe stata capace di dar priorità ai propri bisogni rispetto a quelli di suo padre, ma quel giorno non era oggi.

    "Mi piacerebbe davvero" il suo tono di voce indicava che stava confessando qualcosa di vergognoso "A volte mi sento come se fossi stata rinchiusa per anni".

    Per quanto riguarda Gold, lo era stata. I bisogni di Moe avevano imprigionato Belle totalmente come qualsiasi cella di prigione "Allora è il momento di una pausa da questa prigione. Prendi le scarpe e saluta tuo padre. Andiamo in città".

    Storybrooke non era particolarmente eccitante in generale, figurarsi alle dieci del mattino, ma Belle quasi saltello sul posto, i suoi occhi scintillanti come se le avesse offerto di portarla a Parigi. Gold ridacchiò tra sé mentre lei correva verso le scale come se temesse che avrebbe cambiato idea se non si fosse mossa velocemente.

    Quindici minuti dopo ritornò, i capelli raccolti in una cosa e le labbra più rosse del solito. Quando notò che la stava guardando, arrossì "Beh, non volevo sembrare una sciatta".

    "Sei adorabile" le disse onestamente. Belle era sempre bellissima, ma c'era qualcosa di dolce in lei quando voleva essere al suo meglio per conoscere Storybrooke.




    Rispetto a Boston, Storybrooke era poco più che un puntino sulla mappa, ma il naso di Belle era praticamente appiccicato al finestrino della Cadillac mentre si dirigevano verso il centro della città. Il sindaco, Mary Margaret Nolan, era stata severa nel suo rifiuto di consentire alle catene di negozi e ai franchising di fast food di guadagnarsi da vivere entro i confini della città, quindi la strada principale era un gioiello di minuscole boutique, negozi di abbigliamento e gioiellerie e sperò che la mancanza di una biblioteca o di un negozio di libri non la disturbasse troppo. Gold prevedeva molte consegne da Amazon a casa.

    "È come se fosse uscito da un libro" Belle si meravigliò quando passarono davanti al piccolo parco pubblico.

    "So che sei abituata a più varietà dopo aver vissuto a Boston..." lui iniziò, ma lei lo interruppe.

    "Boston è stata divertente, almeno all'inizio, ma questo... è familiare" sospirò felicemente, alleviando la paura di Gold di sentirsi soffocata nella piccola città.

    "È più grande di quanto sembri, ma esiste una mentalità da piccola città. Sarai oggetto di pettegolezzi" la avvertì. Poteva già immaginare cosa avrebbero detto le persone della bellissima giovane sposa di Diarmid Gold.

    Belle rispose sottovoce "Meglio essere spettegolati che essere invisibili. A Boston nessuno riesce nemmeno a stabilire un contatto visivo".

    "Questo non sarà un problema qui".

    Mentre superavano il ristorante di Granny, Gold indicò dal finestrino "Quella tavola calda è il fulcro sociale della città. Nel menu ci sono buon caffè, cibo mediocre e pettegolezzi a non finire".

    Belle annuì, guardando l'edificio come se stesse tentando di memorizzarlo in preparazione per un quiz.

    "Il Rabbit Hole è l'unico bar e può attrarre elementi indesiderati. Preferirei che portassi qualcuno con te se avessi intenzione di bere lì".

    "Ho già qualcuno in mente".

    Le sue parole leggere gli scivolarono dietro le orecchie per pugnalarlo al petto. Avevano promesso di essere onesti l'uno con l'altro, ma lei non poteva davvero pensare che fosse una buona idea uscire subito e dirgli che aveva intenzione di incontrarsi con il suo amante "Oh?"

    Con una risatina, gli diede un colpetto sul braccio "A mio marito piace farmi ubriacare".

    La scossa di sollievo lo fece ridere "Non è colpa mia se mia moglie è un peso piuma".

    La presa in giro gli ricordò qualcosa di importante. Non appena completarono il tour di Storybrooke, Gold tornò indietro fino a quando non arrivarono davanti ad una gioielleria "Penso che sia giunto il momento che tu abbia un anello".

    "Hai promesso di sorprendermi" gli ricordò.

    "Esatto, l'ho fatto. Sono stato un fidanzato molto negligente" Gold si mise una mano sul cuore in un gesto di contrizione. Era ragionevolmente sicuro che Belle non fosse stata scoraggiata dalla mancanza di diamanti, ma per ogni evenienza le doveva delle scuse per non aver mantenuto la sua promessa "Mi dispiace di averti fatto aspettare così tanto".

    "Stupido" Belle disse con affetto, sporgendosi a baciargli l'angolo della bocca prima di tirarsi indietro, con il viso arrossato "Sai che non mi dispiace, vero? Non devi assolutamente comprarmi un anello. Non ho bisogno di un anello".

    Con una risatina, Gold interruppe il suo ansioso flusso di parole reclamando la sua bocca con la propria finché non si sciolse contro di lui "Potresti non averne bisogno, ma voglio che tu ne abbia uno" vederla con l'anello di un altro uomo al dito era stata una delle esperienze più spiacevoli della sua vita. Solo vederla indossare il suo anello lo avrebbe tranquillizzato.

    Belle lo guardò sbattendo le palpebre, lo sguardo confuso, e gli ci volle tutta la forza di volontà per non spingerla indietro sul sedile e reclamare un altro bacio. Solo la consapevolezza che se avessero iniziato un'altra "sessione di prove" non le avrebbe mai mostrato Storybrooke.

    Si sedette e indicò la piccola boutique accanto alla gioielleria "Perché non vai lì e ti compri qualcosa di carino? Quando avrai finito, avrò una sorpresa per te".

    "Non è una sorpresa se me lo dici in anticipo" i suoi occhi danzanti tradirono il suo tono pedante.

    “Mia moglie è impossibile da soddisfare. I prossimi cinquant'anni saranno molto difficili".

    Belle mandò gli occhi al cielo, rifiutandosi di abboccare "Oh sì, sono inarrivabile".

    "Lo sei un po', ma ne vali la pena" avere il calore della piena attenzione di Belle rendeva tutto ciò che aveva fatto per lei finora un piccolo prezzo da pagare.

    Quando la spinse nella direzione della boutique, Belle andò senza lamentarsi, ma mentre Gold la guardava fare la breve passeggiata, stava già allungando la mano nella borsa per tirare fuori il telefono. Controllando suo padre, senza dubbio. Pensava di non potersi davvero lamentare. Non desiderava bandire Moe dalla vita di Belle. Voleva solo che lei smettesse di orbitare attorno a lui come se fosse il suo sole personale.

    Una volta che Belle fu dentro la boutique, Gold si mise al lavoro. Il proprietario fu felice di mostrare il vassoio di anelli scintillanti e, sebbene fosse tentato di metterle un diamante enorme al dito per ricordare al mondo che era sua adesso, Gold cercò di tenere a mente le preferenze di Belle— qualcosa di piccolo, aveva chiesto. Qualcosa di semplice

    Non era del tutto sicuro che l'anello che aveva scelto si potesse qualificare come piccolo e semplice, ma Gold sperava che le sarebbe piaciuto comunque perché, dopo solo uno sguardo, aveva capito che doveva essere suo. Qualcosa sullo stile Art Deco. Il diamante rotondo centrale era incastonato da una cornice quadrata traforata e affiancato da una piccola coppia di diamanti incastonati direttamente nella fascia in platino. Non era semplice, ma era lineare e classico, perfetto per Belle.

    Per sua gioia, Belle era ancora nel bel mezzo dello shopping dopo aver completato il suo acquisto, la piccola scatola di velluto era entrata facilmente nella tasca della giacca. Quando entrò nella boutique di abbigliamento, una donna alta dai capelli rossi lo salutò e, al suono della sua voce, una Belle spettinata sbirciò fuori dal camerino.

    "Hai già finito?".

    "Prenditi tutto il tempo" la incoraggiò mentre accettava l'offerta di una sedia "La mia carta di credito ha bisogno di alleggerirsi un po'".

    Non era del tutto sicuro che avrebbe dovuto ascoltare le parole della rossa, un consiglio sussurrato per Belle "Se lo tenga stretto!".

    Lo shopping non era uno dei suoi passatempi preferiti, ma ascoltare il fruscio degli abiti dietro una tenda prima che Belle uscisse dallo spogliatoio per mostrare un vestito dopo l'altro era un modo estremamente piacevole per passare il tempo. Era abituato a vederla con la divisa da barista in bianco e nero e, da quando si era trasferita a casa sua, lei aveva preferito jeans e top morbidi, ma con il suo conto in banca a sua disposizione e nessuno che dovesse compiacere tranne se stessa, Belle preferiva colori sgargianti gonne corte.

    "Splendida" la elogiò al suo ultimo vestito: un vestito di tessuto verde brillante che enfatizzava le sue curve e faceva sembrare i suoi occhi quasi blu come il cielo.

    Belle volteggiò per far risaltare la gonna "Quindi, è questo il vincitore?".

    Gold sbatté le palpebre "Prego?".

    "Questo è quello che dovrei comprare?" lei chiarì.

    "Pensavo che li stessi comprando tutti" provare cinquanta abiti e comprarne uno a malapena sembrava un uso efficiente del tempo.

    La rossa spalancò gli occhi mentre Belle spalancava la bocca "Non puoi essere serio".

    "Perchè no? Tutti hanno bisogno di vestiti. Se ti piacciono gli abiti, acquista gli abiti. A me piacciono sicuramente" gli piaceva vederla scegliere le cose per sè. Era un altro modo di conoscerla.

    La rossa trovò qualcosa da fare altrove nel negozio mentre Belle gli si avvicinava a piedi nudi, tendendogli la manica in modo che potesse vedere il prezzo del vestito "Guarda questo e poi dimmi di nuovo che devo comprarli tutti" lo sfidò.

    "Hai idea di quanto costino i miei vestiti?" lui rispose dopo uno sguardo al cartellino “Belle, se ti piacciono questi vestiti, comprali. Voglio che tu abbia tutte le cose carine che vuoi. Ti meriti cose carine".

    Aveva passato anni a lavorare come un cane, ma quella vita era alle sue spalle adesso "Che senso ha avere una moglie se non riesco a viziarla?".

    Belle lo guardò attentamente "Ma parli sul serio? Ti piace davvero spendere soldi per me".

    “Sì” pensava che lo avesse finalmente capito.

    Un momento dopo, gli si mise in grembo, la sua faccia premuta contro il suo collo mentre le sue spalle tremavano. Non sapendo perché stesse piangendo, Gold la avvolse tra le braccia "Sshh. Va tutto bene".

    Una mano tra i suoi capelli, stringendo le dita fino a quando la sua presa fu quasi dolorosa "Tu..." lei sussurrò con la voce rotta.

    Completamente inconsapevole su cosa fare, Gold si accontentò di massaggiarle la schiena e farla rilassare finché non smise di tremare. Belle sospirò, respirando contro il suo collo per lunghi momenti fino a quando lei si tirò indietro abbastanza da prendergli il viso con le mani.

    "Oh, Diarmid..." sospirò mentre lo guardava con occhi umidi.

    "Va tutto bene" lui ripeté, incerto su cos'altro dire.

    Belle deglutì a fatica, poi annuì "Sì".

    Lasciò cadere un bacio sulla punta del naso prima di scendere dal suo grembo "Dovrei provare gli altri?".

    "Se è quello che vuoi".

    Belle giocherellò con l'orlo della gonna per un momento, poi lo guardò deciso "Questo è quello che voglio".

    La commessa riapparve quando Belle rientrò nel camerino "A proposito, sono Ariel" gli si presentò.

    "Un piacere" con sua sorpresa, Gold scoprì che diceva sul serio. Aveva apprezzato il suo discreto tentativo di dare a lui e Belle un po' di privacy, anche se era solo per proteggere la commissione considerevole che stava senza dubbio aspettando.

    Una volta che Belle ebbe fatto le sue ultime selezioni, la scortò alla cassa "Usa la tua carta" la incoraggiò. Tutti i soldi provenivano dallo stesso posto, ma aveva bisogno di prendere l'abitudine di comprare cose per sè.

    Diventò un po' pallida quando Ariel le presentò il totale finale, ma a suo merito andava detto che firmò il conto con mano ferma.

    "Ben fatto" Gold la lodò prima di dare ad Ariel le istruzioni per consegnare i vestiti a casa più tardi nel corso della giornata.

    "Non ho mai speso così tanti soldi in una sola volta in vita mia" Belle commentò mentre uscivano dalla boutique.

    "Spero ti sia piaciuto" dal momento che l'accesso al suo conto bancario era uno dei principali vantaggi di sposarlo, sarebbe stato un peccato non usufruirne.

    Belle ridacchiò "Mi è piaciuto molto più di quanto avrei dovuto".

    "Non c'è vergogna nel goderti quello che hai" non era mai stato in grado di capire la convinzione che amare le cose materiali fosse in qualche modo superficiale e indegno. Era piacevole essere circondati da cose belle. Belle sarebbe stata Belle se fosse vestita di seta o di tela, ma la seta era uno spettacolo dannatamente più comodo.

    "Immagino di non essere abituato ad avere nulla di cui godere" lei ammise “Mi ci devo abituare, sai? Il denaro non può comprare l'amore, la felicità o la salute".

    "Ma può comprare dottori, medicine e conforto" le ricordò “Il denaro è uno strumento molto utile. Quando ce l'hai, hai molte opzioni. Quando non ce l'hai, sei costretto ad accontentarti. Sono stato povero e sono stato ricco. Ricco è meglio".

    "La vita è sicuramente più facile quando hai soldi" Belle guardò la strada "Beh, in qualche modo comunque".

    "Esatto" concordò, contento che si fossero capiti.

    La prese per un braccio e si allontanò dalla Cadillac. Il parco era a solo un isolato di distanza ed era una giornata abbastanza calda per la primavera nel Maine. Non era romantico, ma Belle lo era, e il minimo che potesse fare era presentarle il suo anello di fidanzamento in un ambiente più attraente del sedile anteriore della sua auto.

    "A proposito di cose, ho qualcosa per te".

    Gli occhi di Belle si illuminarono "Una sorpresa?".

    "Qualcosa del genere" Gold si rese conto che avrebbe dovuto comprarle una tiara o qualcos'altro altrettanto poco pratico di una vera sorpresa prima di darle l'anello. La prossima volta.

    La guidò verso una panchina nel cuore del parco, sorridendo mentre guardava i suoi occhi sfrecciare ovunque, assorbendo tutto.

    "È carino qui".

    Non c'era molto nel piccolo parco, ma Belle si guardò intorno come se fosse un paradiso "Ero solita prendere un libro la mattina, uscire e non tornare fino a quando non si faceva troppo buio per leggere".

    "Spero che inizi a farlo di nuovo" quando era stata l'ultima volta che si era rilassato in giro e si era semplicemente goduto il calore del sole e la sensazione della brezza sul viso? Gold non riusciva a ricordare.

    "Forse lo farò" il sorriso di Belle tremò, la luce nei suoi occhi si affievolì e sapeva che stava pensando a suo padre.

    Determinato a scacciare quei pensieri, prese dalla tasca la scatola di velluto "La tua sorpresa" annunciò mentre l'apriva per mostrare l'anello.

    "Wow" gli occhi di Belle si spalancarono e si inumidirono.

    "Va bene?" aveva pensato di rendere la domanda irriverente e continuare le prese in giro, ma era sembrata dolce ed esitante alle sue stesse orecchie.

    "È bello, Diarmid" allungò una mano, sfiorando la punta dell'anello solo per un momento prima di accarezzargli la mascella "Lo adoro".

    Sentendosi stranamente teso dentro, Gold levò l'anello dalla sua scatola e attese che Belle gli offrisse la mano sinistra. Una volta che lo fece, fece scivolare l'anello sul dito e sembrò brillare più di quanto non avesse fatto nel negozio.

    Con il diamante al dito, non ci sarebbe stati dubbi su chi fosse Belle per lui una volta essersi fatta conoscere dal resto di Storybrooke, ma con sua sorpresa, puntare la sua affermazione pubblica su di lei era l'ultima cosa nella mente di Gold. Avvolse il braccio attorno a Belle e la strinse più vicino, contento di stare tranquillamente al suo fianco. Per il momento, erano le uniche due persone al mondo, e gli piaceva così.


    Continua...
     
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    Capitolo 13



    "Rosa".

    "Rosa?" Gold ripeté incredulo "Sembro un uomo il cui colore preferito possa essere il rosa?".

    Dall'altro lato del sedile, Belle gli lanciò uno sguardo lungo e scrutante, poi annuì decisa "Sì. La tua casa è rosa. Possiedi più di una camicia rosa. Il rosa è sicuramente il tuo colore preferito".

    “La mia casa non è rosa. È color corallo" poteva sembrare rosa con certe luci, ma Gold era disposto a battagliare su quel punto.

    "Sai che ho visto casa tua, vero? Vivo li. È rosa" Belle si portò un tovagliolo sulle labbra e si asciugò delicatamente, come ad indicare che la discussione fosse chiusa.

    “Anche se la mia casa fosse rosa, cosa che non è, il rosa non è il mio colore preferito. Riprova" il gioco era stata una idea di lei e stavano giocando da quando erano arrivati al ristorante. Passando da amici casuali a una coppia fidanzata, saltando tutti i passaggi intermedi, avevano lasciato grandi lacune in ciò che sapevano l'uno dell'altra e Belle aveva deciso che cercare di indovinare le cose preferite dell'altro fosse un buon modo per riempire quelle lacune.

    Finora, Gold si stava divertendo immensamente, soprattutto perché stava vincendo.

    “Hmmm...” Belle si morse il labbro inferiore mentre considerava la questione urgente del suo colore preferito, quel gesto inconscio che faceva cose meravigliose alla pressione sanguigna di Gold.

    Nel tentativo di distrarsi, si guardò attorno, rendendosi conto che tutti gli occhi erano su di loro. Non si aspettava niente di meno quando aveva presentato la sua nuova fidanzata a Storybrooke, ma Belle sembrava ignara dell'attenzione. Aveva sorriso allegramente a tutti quando erano arrivati, ma da allora la sua attenzione era stata concentrata su di lui, tranne per la manciata di messaggi che aveva scambiato con Dove, verificando che suo padre non fosse in procinto di fare a pezzi la casa in loro assenza.

    Lieta di essere al centro della sua attenzione e determinato a far sapere a Storybrooke esattamente cosa fosse per lui, Gold allungò una mano e la posò sulla sua sinistra, facendo attenzione a non bloccare la vista del suo anello di fidanzamento. Con il diamante che luccicava al dito, non c'erano dubbi sul ruolo di Belle nella sua vita.

    "Beh, ti è piaciuto di più il vestito verde..." disse lentamente mentre esaminava la sua espressione alla ricerca di indizi. Gold rimase completamente inespressivo, ma annuì comunque soddisfatta "Blu".

    "Blu" acconsentì. Una volta, non era stato quello, ma da quando aveva incontrato Belle, aveva avuto una netta preferenza per la tonalità che si abbinava ai suoi occhi. Era un pensiero inquietantemente romantico che stava attento a tenersi per sé.

    Belle si dimenò sul sedile in una danza della vittoria improvvisata che lo fece sorridere.

    "Tocca a te. Qual è il mio fiore preferito?".

    Era difficile. Gold non aveva familiarità con la flora dell'Australia e supponeva che lei amasse qualcosa della sua infanzia. Però, probabilmente, lei avrebbe giocato in modo equo e scelto qualcosa di almeno noto per lui, dandogli una possibilità di gareggiare. Tutte le donne adoravano le rose, ma non l'avrebbe insultata scegliendo qualcosa di così banale “Orchidea?”.

    "No. Ti darò un suggerimento: è grande".

    "Girasoli" lui disse subito, chiedendosi perché non ci avesse pensato prima. Certo, Belle aveva un bel carattere e doveva rispecchiarsi in un fiore allegro.

    "Girasoli!" concordò, sembrando compiaciuta della sua vittoria.

    Era stato un modo incantevole di trascorrere un pomeriggio. Belle doveva essere sua moglie e ciò significava che non c'era nulla in lei che non avrebbe dovuto sapere. Le sue preferenze avrebbero dovuto essere familiari come le sue per lei. Il destino della loro relazione poteva non dipendere da lui, sapendo che preferiva la senape al ketchup sugli hot dog, ma tutto ciò che imparava creava un'altra connessione tra loro.

    "È stato divertente" Belle sospirò mentre uscivano dalla tavola calda dopo mangiato "Tutti sembrano carini".

    "Sono molto curiosi di te. Ti sentirai assalita la prima volta che metterai piede in Storybrooke da sola".

    Gli abitanti di Storybrooke lo trattavano con una deferenza che non era del tutto paura, ma sapevano tutti che era meglio non intromettersi nella sua privacy. Avere numerosi investimenti immobiliari significava che possedeva letteralmente la maggior parte della città e nessuno voleva far arrabbiare il proprietario di casa.

    Belle sembrò un po' dispiaciuta al pensiero "Apprezzo l'avvertimento".

    "Li conquisterai in pochissimo tempo" le assicurò "Basta non prestare soldi a nessuno" poteva facilmente immaginare un inquilino senza scrupoli che chiedeva a Belle un prestito e riscuotere i soldi di sua moglie come parte dell'affitto sarebbe stato oltremodo controproducente.

    "Ok" Belle sembrò persa nei suoi pensieri mentre camminavano sulla strada principale di Storybrooke a braccetto. Il suo tentativo di fermarsi davanti a una gioielleria per vedere se qualcosa potesse attirare la sua attenzione incontrò una totale mancanza di interesse, ma lei si illuminò quando passarono davanti al negozio di ferramenta di Marco Waxtern.

    "Possiamo entrare e prendere qualcosa per papà?".

    "Possiamo fare quello che vuoi" almeno non aveva insistito per trascinare Moe con loro in quella escursione ed era stata una sua idea che lei comprasse un regalo a suo padre. Desiderava solo che lei esprimesse lo stesso entusiasmo per l'acquisto di cose per se stessa come per suo padre.

    Fu divertente vederla sfrecciare nel negozio, i suoi occhi luminosi mentre studiava varie probabilità e conclusioni per Moe.

    “Aveva un intero laboratorio a casa. Ho comprato strumenti per lui ogni volta che potevo, ma non è proprio lo stesso. E non voglio che si faccia del male, sai?".

    "Ora Dove può supervisionare" Gold non era sicuro di fidarsi di Moe con uno strumento elettrico, ma lo avrebbe lasciato a discrezione di Belle.

    "C'è un banco di lavoro nel seminterrato. Forse potremmo rinnovare quella stanza e trasformarla in un laboratorio adeguato per lui".

    Dare a Moe il suo spazio nella casa sembrava la cosa giusta da fare. Non gli dispiaceva davvero passare tutto il giorno nella sua stanza, ma fare un po' di esercizio probabilmente gli avrebbe fatto altrettanto bene che la sola stimolazione intellettuale.

    Prima di aver finito di pronunciare quelle parole, si ritrovò Belle tra le braccia.

    "Sei meraviglioso" mormorò contro il suo collo.

    "Bene, abbiamo trovato un accordo" borbottò, deluso quando lei si allontanò.

    "Giusto. Quasi dimenticavo" Belle sbatté le palpebre rapidamente prima di sorridere "Vado a pagare".

    Questa volta, consegnò la carta di credito senza un pizzico di esitazione e Gold annuì soddisfatto per la sua dimostrazione di fiducia. Belle non l'aveva guardato per avere l’approvazione dei suoi acquisti o si era chiesta se stesse acquistando troppo. Era stato un ottimo inizio anche se stava comprando per suo padre e non per se stessa.

    "Dovremmo continuare il nostro gioco?" gli propose una volta che uscirono dal negozio di ferramenta “O dovremmo giocare a qualcos'altro? Cercare di dirci i nostri segreti più profondi e oscuri?".

    Il suo tono era giocoso, ma scatenò qualcosa nel petto di Gold che gli rese difficile respirare "Ha un segreto oscuro, signorina French?".

    Il suo naso si arricciò mentre considerava la domanda "Non lo so. Voglio dire, ci sono cose che non dico a nessuno, ma non è proprio un segreto. Sono solo cose che non dico a nessuno. Cosa vuoi sapere su di me? Fammi una domanda e poi te ne farò una io. Sarà come 'Obbligo o verità?'".

    Si erano promessi l'un l'altro onestà, ma non si sarebbe mai aspettato che fosse tutto così facile. Belle si offriva come un libro aperto e l'intimità che questo offriva era inebriante. Già una dozzina di domande gli vennero in mente, implorando di essere poste, anche se Gold si sentì rabbrividire al pensiero di ciò che avrebbe potuto chiedergli in cambio.

    Senza pensarci, si incamminò in modo che tornassero verso la macchina "Non hai ancora visto la spiaggia. Penso che abbiamo bisogno di un po' di privacy se vogliamo confessare i nostri segreti più profondi".

    "C'è una spiaggia?" Belle sembrò così eccitata all'idea che odiava deluderla.

    "Non come te la immagini" l'avvertì.




    Con sua sorpresa, Belle sembrò assolutamente deliziata quando vide per la prima volta la costa rocciosa "È bellissimo. Ho sempre amato l'oceano".

    Nessuno si sarebbe mai sdraiato su quella spiaggia con un romanzo trash e un drink servito in una noce di cocco, ma il rumore forte delle onde aveva un certo fascino "Ha il suo fascino".

    "Allora, hai già pensato alla tua domanda?".

    Aveva pensato a poco altro durante il breve tragitto in auto. Secondo le regole del suo stesso gioco, Belle doveva dirgli la verità. Se le avesse chiesto del suo misterioso ragazzo del Maine, sarebbe stata costretta a rispondergli.

    Tuttavia, mentre guardava Belle negli occhi, Gold non riuscì a formulare la domanda. Aveva promesso di essere sua moglie. Aveva promesso di essergli fedele e ogni istinto gli diceva che poteva fidarsi. Belle non era Milah.

    Se glielo avesse detto, non avrebbe mai potuto evitare di sentire la sua risposta. Per il resto della sua vita, avrebbe saputo esattamente quanto non fosse l'ideale di Belle e Gold non era sicuro di voler vivere con quella conoscenza "Parlami del tuo ultimo fidanzato".

    “Greg?” Belle si rilassò sul sedile, guardando le onde “Siamo andati al college insieme. Ci venne assegnato il ruolo di partner di laboratorio in Introduzione alla Psicologia per le matricole e mi chiese di uscire. Ci siamo frequentati per alcuni mesi prima che mi rendessi conto che mi piacevano le sue feste di fratellanza più di quanto mi piacesse lui" si strinse nelle spalle un po' “Veniva al bar alcune volte all'anno, di solito dopo aver rotto con una ragazza. Beveva troppo e mi riempiva la testa delle solite parole... Non mi ha mai dimenticata. Ero la sua donna perfetta. Ero stata l'unica che lo avesse mai capito" gli occhi di Belle brillarono quando lo guardò "Io ne dubito. Greg non è complicato".

    Il suo sorriso sbiadì mentre piegava le spalle in avanti, rannicchiandosi su se stessa “La sua famiglia ha tanti soldi e papà stava andando male... Ho iniziato a reggergli il gioco. Gli dissi che non avevo mai smesso di pensare a lui e mi chiedevo come avrebbe potuto essere..." fece una smorfia “Lui c'è cascato. Ero abbastanza sicura che se fossi andata a letto con lui, ci sarebbe passato sopra, quindi l'ho confuso, gli ho detto che mi volevo preservare per il matrimonio e... Beh, conosci il resto".

    Belle sembrava così infelice che non riuscì a non avvicinarsi a lei. Gold posò la mano sulla sua e sfregò il pollice contro il dorso della sua mano "Ehi. Va bene. Hai fatto quello che dovevi".

    Quando si voltò a guardarlo, i suoi occhi erano rossi "Non pensi che io sia una sgualdrina?".

    "Penso che tu sia una brava figlia".

    Quando continuò a fissarlo in modo disperato, Gold si rese conto che aveva bisogno di sentire quelle parole "E non ho mai - neanche per un secondo - pensato che tu fossi una sgualdrina".

    Le sue spalle si abbassarono mentre espirava sonoramente, ma il suo viso era tranquillo, come se le avesse concesso un'assoluzione "Grazie".

    Girò la mano per intrecciare le dita con le sue mentre lo guardava "Non è così, sai. Non mi sono preservata per il matrimonio. Ok...?".

    Gold ridacchiò "Ovviamente. Nemmeno io sono esattamente puro come la neve appena caduta, quindi sarebbe l'apice dell'ipocrisia aspettarsi che tu lo sia".

    Un po' del luccichio nei suoi occhi ritornò a quella sua risposta "Oh, bene. So che alcune persone possono avere problemi a riguardo".

    "Non io" non importava se Belle avesse avuto un amante o un centinaio, bastava che fosse disposta a essere fedele a lui da quel momento in poi. Se non fosse stato all'altezza delle sue precedenti esperienze, avrebbe dovuto dirgli quello che voleva. Almeno sapeva per ora che i suoi baci le piacevano.

    Sembrava un momento eccellente per un'altra sessione di prove, ma Gold era a disagio nella consapevolezza di non aver adempiuto al suo turno. Aveva fatto una domanda, ma non aveva risposto alla sua "È il tuo turno. Chiedimi qualcosa".

    "Giusto" Belle si sedette un po' più dritta mentre pensava "Figli".

    Era andata dritta per la giugulare e Gold serrò la mascella "Come?".

    Era una tattica di stallo poiché sapeva esattamente cosa voleva sapere, ma Belle gli fece un sorriso di scusa "Mi dispiace, non era proprio una domanda, vero? Voglio dire... nell'accordo prematrimoniale si parlava di bambini. Quindi, vuoi dei figli? Hai già dei figli?".

    Si concentrò sulla respirazione attraverso il naso e sul mantenere la sua espressione calma “Non sono contrario ad avere figli, se questo è qualcosa che desideri. Preferirei avere qualche anno prima solo per noi. Lascio a te le... specifiche del caso".

    Se avesse avuto due o tre anni per prepararsi, un bambino con Belle poteva portare più gioia che dolore. O forse no. Alcune ferite non erano ancora guarite.

    “Diarmid?” la voce di Belle fu dolce ed esitante.

    Si sforzò per continuare a parlare “C'è un figlio. Ora è cresciuto. Non mi aspetto che tu sia la sua matrigna".

    "Ehi..." Belle si avvicinò e gli mise la mano libera sulla coscia, accarezzandolo delicatamente "Va bene".

    Aveva promesso di essere onesto con lei, ma non poteva sopportare dirgli quello. In quel momento, Belle pensava bene di lui "È una storia lunga e spiacevole che non riflette bene su nessuno dei partecipanti, men che meno su di me. Te la racconterò un giorno, solo...".

    "Solo non oggi" Belle finì per lui. Appoggiò la testa contro la sua spalla "Va bene. Posso aspettare".

    "Tu vuoi avere dei figli?" Gold non era sicuro di quale risposta avrebbe preferito.

    "Sì, ma non mi dispiace nemmeno aspettare. Penso tu abbia ragione. Prima abbiamo bisogno di un po' di tempo per noi" quando lei tentò di nascosto di sistemare la sua presa sulla sua mano, lui si rese conto di quanto le stesse stringendo le dita e allentò la presa.

    "Questo gioco mi ha stufata" annunciò all'improvviso "Non voglio più giocare. Parliamo di qualcos'altro. Qualcosa di carino".

    La sua voce risuonò di falsa allegria e la sua generosità gli fece stringere la gola. Invece di chiedere le risposte a cui aveva diritto dalle regole del gioco, era disposta a buttare via tutto perché sapeva che lui si sentiva a disagio. Davvero, aveva scelto bene la sua compagna di vita.

    Si schiarì la gola e trasse un respiro profondo, determinato ad usare un tono leggero "Di cosa vuoi parlare?".

    Apparentemente, non ci aveva pensato molto prima. Per un momento, sembrò adorabilmente confusa prima che la sua espressione si schiarisse "Il matrimonio? Probabilmente dovremmo parlarne".

    "Possiamo fare qualunque cosa tu voglia" finché Belle si prometteva a lui, Gold non aveva interesse per i dettagli.

    Belle gli lanciò uno sguardo esasperato “Devi avere alcune idee. Avevi in mente un posto? Un periodo dell'anno? Quante persone avevi intenzione di invitare? Non conosco nessuno dei tuoi amici".

    Questo perché non ne aveva. Aveva clienti e soci in affari, ma, prima del loro fidanzamento, Belle era stata la sua unica vera amica "La mia preferenza sarebbe per qualcosa di intimo, ma sono sicuro che tu hai già in mente la tua lista degli ospiti".

    La sua risata senza umorismo lo colse di sorpresa "Si. Papà e Dove. Gran bella festa".

    "Non vuoi invitare i tuoi amici del college?" negli ultimi anni, Belle aveva avuto poco tempo per socializzare, ma sicuramente avrebbe voluto condividere il giorno del suo matrimonio con i suoi amici più cari. Si stava sposando bene. Non era come se avesse bisogno di vergognarsi di lui.

    “Abbiamo perso ogni contatto dopo che ho abbandonato. Ho provato a rimanere in contatto con alcuni, ma credo che sia apparsa meno divertente una volta che ho iniziato a prendermi cura di papà. So cogliere i suggerimenti".

    Gold lesse tra le righe. Una volta che Belle non aveva avuto più tempo per divertirsi in modo frivolo, le sue amiche erano andate avanti senza di lei, lasciandola con un padre bisognoso e nessun sostegno "Mi dispiace".

    "Non è colpa tua" quando provò a sorridere, le lasciò la mano e la avvolse tra le sue braccia.

    "Mi dispiace lo stesso. Se ti fa sentire meglio, nemmeno io ho amici" quella confessione fu facile da fare.

    "Veramente?" Belle sembrò così sorpresa che dovette darle un bacio sulla testa "Sei così gentile".

    "Sei l'unica persona che la pensa così" ammise. Finché lei continuava a pensarlo, non aveva bisogno di altro.

    "Non è vero. Papà e Dove pensano che tu sia gentile".

    Gold ridacchiò alla sua dichiarazione “Diciamo che abbiamo la nostra lista degli ospiti. Che ne dici di un posto?".

    "Potremmo farlo qui?" Belle indicò la vista attraverso il parabrezza "Mi è sempre piaciuta l'idea di un matrimonio in spiaggia. Andrebbe bene? Potresti…?".

    Quando indicò la sua gamba, lui capì. Non era sicura se il suo bastone gli avrebbe permesso di camminare sulla costa rocciosa, ma la sua espressione era preoccupata, non impaziente "Posso farcela fintanto che non ti aspetti che io corra".

    Belle ridacchiò e gli diede una gomitata leggera "Ok. Metterò da parte la mia idea di 'correrci incontro e abbracciarci al tramonto'. E quando? Se ci sposiamo sulla spiaggia, l'inverno è fuori discussione".

    "Volevi un lungo fidanzamento?" non era sicuro del motivo per cui l'idea lo disturbasse così tanto. Belle condivideva il suo letto e indossava il suo anello, ma in qualche modo non era abbastanza. Doveva essere sua moglie.

    "Tu? Ho pensato che volessi prendere un po' di tempo prima. Sai? Assicurarti che tutto funzioni come previsto?" ci fu un leggero tremito nella sua voce e questo gli fece perdere la testa.

    Aveva paura che lui avrebbe cancellato tutto. Per quanto fosse ridicolo, c'era una parte di Belle che temeva che avrebbe deciso che non era soddisfacente e l'avrebbe lasciata a spasso, bloccata nel Maine e indigente.

    Avrebbe dovuto conoscerlo meglio di così, ma con Belle accoccolata contro il suo fianco, Gold si sentiva troppo protettivo nei suoi confronti per essere infastidito dal fatto che potesse dubitare di lui "Sposiamoci questo fine settimana".

    I suoi occhi blu spaventati incontrarono i suoi per un lungo momento prima che gli sorridesse e appoggiasse la testa contro la sua spalla, contenta "Ok. Ci sposeremo questo fine settimana".



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    Capitolo 14



    La casa era ancora in piedi. Gold scelse di considerarlo come un buon segno.

    Più si avvicinavano a casa, più Belle si agitava e aveva appena finito di parcheggiare l'auto prima che lei saltasse fuori, il suo viso inclinato a guardare il secondo piano della casa come se stesse cercando di vedere attraverso le mura. Con sorpresa di Gold, non corse subito alla porta ma lo aspettò, sebbene con impazienza. Poteva quasi vederla vibrare mentre zoppicava attorno alla macchina.

    Gold ebbe pietà di lei "Non aspettarmi. Vai e controlla. Digli che lo saluto".

    La faccia di Belle si illuminò di sollievo e si fermò abbastanza a lungo da premergli un caloroso bacio sulla guancia prima che si allontanasse "Papà! Sono a casa!".

    Quando lui entrò, non vide traccia di Belle, sebbene potesse sentire il debole mormorio di voci provenienti dal secondo piano da quella che suonava sospettosamente come una canzone di Elvis. Dove aveva detto qualcosa sull'uso della musica nella terapia di Moe, ma in qualche modo Gold si era aspettato Mozart, non Motown.

    Soddisfatto che tutto andasse bene, fece segno alla governante e l'avvertì di tenere d'occhio l'arrivo di un pacco prima di ritirarsi nel suo ufficio. Se lui e Belle si sarebbero sposati quel fine settimana, i piani dovevano essere fatti. Senza dubbio, lei avrebbe voluto decidere sui fiori e così via, ma c'erano delle scartoffie da redigere e un ufficiante da trovare. Non avevano discusso sulle credenze religiose, ma se avesse voluto sposarsi sulla spiaggia, probabilmente non avrebbe obiettato a una cerimonia laica. Era meglio così. La chiesa locale non gli andava a genio come lui non andava a genio a lui.

    Si stava per sposare.

    Gold si appoggiò allo schienale della poltrona della sua scrivania e fissò il soffitto, meravigliato al pensiero. Dopo il divorzio, aveva giurato di non impegnarsi mai più, ma quando gli era stata data la possibilità di reclamare Belle come sua moglie, non aveva nemmeno esitato. Apparentemente, era stato più affamato di compagnia di quanto non avesse realizzato, e ciò era pericoloso.

    Questa volta sarebbe stato diverso, si disse. Non era più giovane, abbagliato dall'amore. Si sarebbe sposato con entrambi gli occhi ben aperti e si sarebbe assicurato di proteggersi per bene. I termini del loro matrimonio erano chiari: Belle avrebbe ottenuto il suo sostegno finanziario in modo che potesse prendersi cura di suo padre e, in cambio, la sua compagnia. Se quel giorno poteva essere visto come un indizio, aveva fatto un buon affare.

    Non lo amava, ma neanche lui la amava. Era meglio così. Quando c'erano di mezzo i sentimenti, le cose diventavano disordinate e si commettevano errori. La loro disposizione era ragionevole e matura, una solida base per una relazione duratura.

    I suoi occhi si strinsero mentre rifletteva sull'unico difetto possibile: il ragazzo di Belle del Maine. Non era geloso. Sarebbe stato ridicolo essere geloso. Non aveva pretese sul cuore di Belle, ma il pensiero di lei sdraiata accanto a lui nel letto, di notte, a sognare qualcun altro, lo spingeva al limite. Belle era sua moglie e questo significava che doveva essere il centro del suo mondo. Condividere la sua attenzione con suo padre era una cosa, ma condividerla con un altro uomo sarebbe stato insopportabile.

    "Ehi".

    Gold sussultò quando la porta del suo ufficio si aprì e Belle entrò. Erano a casa da meno di mezz'ora. Si sarebbe aspettato di trovarla fissa nella stanza di Moe per un bel po'.

    Esitò sulla soglia, sembrando incerta del suo benvenuto, e lui la fece cenno di entrare, aggrottando le sopracciglia mentre notava le sue spalle abbassate.

    "Cosa c'è che non va?".

    "Niente!" disse troppo in fretta e Gold sentì un sapore metallico di rabbia in bocca. Belle gli stava mentendo.

    "Niente?".

    La guardò mentre si muoveva nel suo ufficio, raddrizzando soprammobili che erano già perfettamente dritti. No, non stava mentendo, si corresse, la rabbia si affievolì rapidamente come era arrivata. Belle gli stava dicendo in ogni modo possibile che era arrabbiata anche se non gli stava dicendo il perché.

    Incerto sul fatto di avvicinarsi o meno, Gold spinse indietro la sedia dalla scrivania, girandosi a guardarla più direttamente "Parlami, tesoro".

    Quando Belle gli rivolse uno sguardo angosciato, le porse le sue mani e quella sembrò essere la cosa giusta da fare. In un attimo, gli fu in grembo, rannicchiandosi contro di lui mentre afferrava la sua cravatta per giocherellarci con le dita.

    "Sono orribile".

    Tenne gli occhi abbassati, concentrati sulla striscia di seta con cui stava giocando.

    "Non lo sei" lui rispose mentre aggiustava attentamente la loro posizione per togliere un po' di peso dalla sua gamba destra. Non era a suo agio, esattamente, ma con Belle tra le braccia, Gold si sarebbe tagliato una gamba prima di ammetterlo.

    "Lo sono, però" lei lo guardò, gli occhi lucidi di lacrime "Sono una persona orribile".

    Si trattava di Moe. Per forza. Gold voleva battere la testa contro il muro. Finalmente l'aveva portata fuori di casa e lontano da suo padre per alcune ore e Belle stava reagendo a quella breve vacanza incolpandosi come se avesse ucciso qualcuno.

    "Suppongo che tuo padre non abbia gestito bene la tua assenza?".

    "Non si è nemmeno accorto che non ci fossi!" le mani di Belle si strinsero attorno alla cravatta, quasi strozzandolo.

    Con dita gentili, Gold allentò la presa "Tesoro, non capisco" si era aspettato di sentire che Moe fosse stato furioso di non aver avuto Belle a portata di mano. Se aveva ignorato la sua assenza, non aveva nulla di cui sentirsi in colpa.

    "Non ha più bisogno di me. Adesso ha Dove" con un sospiro esausto, Belle appoggiò la testa contro la sua spalla.

    Gold le accarezzò i capelli "Non è... buono?" la sola ragione per cui avevano assunto Dove era per liberare Belle dalle cure di suo padre. Per lui, sembrava che le cose stessero andando esattamente come avrebbero dovuto.

    "Sì!" Belle emise un singhiozzo "No? Oh, non lo so...".

    "Perché non mi dici perché pensi di essere una persona orribile?" le suggerì.

    "Sono contenta che abbia avuto una buona giornata. Sono contenta che non si sia arrabbiato. Non voglio che si arrabbi. Quindi, perché mi sento così male?” Belle lo guardò impotente, chiedendo una risposta che Gold non aveva.

    Si mise a pensare intensamente, cercando di dare un senso a tutto quello. Dove si stava dimostrando un tutore esemplare, togliendo tutto il peso dalle spalle di Belle. Moe gli stava rispondendo abbastanza bene e Belle era in grado di avere un po' di tempo libero. Tutti questi cambiamenti erano positivi. Per cosa Belle doveva stare male?

    Gold sospirò quando capì "Senti che Dove stia prendendo il tuo posto".

    "Sono orribile. Dovrei essere felice che gli piaccia Dove. Dove va bene per lui. È solo... è come se non esistessi più. Dove sta facendo tutto e non c'è più spazio per me" Belle nascose il viso nel suo collo, smorzando le sue ultime parole.

    In maniera assente, Gold le massaggiò la schiena mentre considerava il problema. Belle aveva dedicato anni della sua vita a soddisfare tutte le esigenze di suo padre. Ora che Dove si occupava di tutte le attività quotidiane, si sentiva come se fosse stata tagliata fuori. Non c'era da stupirsi che avesse trascorso così tanto tempo nella stanza di Moe: stava cercando di mantenere quella connessione che si stava indebolendo.

    "Non credo che sbarazzarsi di Dove sia la risposta. L'hai detto tu stessa: sta aiutando tuo padre" girò una ciocca di capelli attorno alle dita mentre cercava di risolvere il problema.

    "Dove è fantastico con lui. Dovrei essere grata" la voce di Belle si spezzò.

    "Dovresti sentirti come vuoi" la corresse “La tua vita è stata stravolta. Accettare i cambiamenti è difficile. Non c'è da vergognarsi di avere difficoltà a trovare un posto nella sua vita. Se stai male, stai male. Piangi. Mangia un sacco di cioccolato. Tenerti tutto dentro non aiuta".

    Era una situazione con cui aveva qualche esperienza. C'erano voluti sei mesi di emicranie tremende prima che finalmente riuscisse a capire che aveva bisogno di affrontare i suoi sentimenti invece di seppellirli nella parte più recondita della sua mente. Sperò che potesse risparmiare a Belle il dolore di imparare quella lezione nel modo più duro.

    Belle emise una risatina sommessa "Come sei diventato così furbo?".

    "Anni di esperienza".

    Poteva apprezzare le sue parole di saggezza, ma niente avrebbe risolto davvero problema: Belle si sentiva come se fosse stata esclusa dalla vita di Moe.

    "Puoi fare qualcosa con lui?" al suo sguardo perplesso, cercò di elaborare “C'è qualcosa che tu e tuo padre amate fare insieme? Magari prima che si ammalasse?".

    Poteva scommettere che Belle continuava comunque quotidianamente a fare il bagno a suo padre e ad assicurarsi che mangiasse. Per anni, erano stati solo loro due, ed era la vicinanza di quel legame che le mancava. Un'ora facendo qualcosa con suo padre avrebbe permesso loro di mantenere il loro legame in buono stato rispetto a infinite ore seduta sul suo letto a vederlo lavorare sul suo progetto.

    Belle si tirò leggermente le punte dei capelli mentre ci pensava "Giocavamo insieme con i giochi da tavolo".

    “Forse puoi prenderti del tempo ogni giorno per fare questo. Sono certo che ci sia qualcosa con cui voi due potreste giocare insieme" dubitava che Moe fosse pronto per una partita a scacchi, ma non era nemmeno un vegetale. Sicuramente, c'era qualcosa che poteva fare coinvolgendo anche Belle.

    "Sembra un'ottima idea" Belle sorrise tremante "Non ricordo l'ultima volta che siamo riusciti a divertirci insieme".

    "E ora hai la possibilità di farlo" per Belle sarebbe stato difficile ricostruirsi una vita senza suo padre al centro, ma alla fine sarebbe andato tutto bene.

    “Tutto ciò che faccio è lamentarmi. Devi pensare che sono davvero un'ingrata" la bocca di Belle si contorse mentre pronunciava quelle parole.

    "Niente affatto" la rassicurò. Non gli sarebbe dispiaciuto se Belle fosse entrata all'istante in una facile routine nella sua nuova casa con il suo nuovo marito, ma Gold viveva nel mondo reale. Niente era mai facile, ma questa volta non c'erano state conseguenze. Valeva la pena lavorare per qualsiasi cosa che valesse la pena di avere, e questo ne valeva sicuramente la pena.

    "Perché apprezzo davvero tutto quello che hai fatto, portandoci qui, assumendo Dove, comprandomi quei bei vestiti..." parlò in fretta come se temesse che l'avrebbe interrotta.

    "Ok".

    "So che non eri costretto a farlo...".

    “Belle. Ok".

    “E mi sono davvero divertita oggi. Non voglio che tu pensi che io non...".

    Sembrava che Belle non riuscisse a fermarsi, quindi Gold fece l'unica cosa a cui poteva pensare per fermare quel fiume di parole. Prendendole il viso tra le mani, poggiò le labbra sulle sue, compiaciuto quando lei si sciolse contro lui. Era già passato un bel po' dall'ultima "sessione di prove" e non riusciva a pensare a un modo migliore per concludere quella bella giornata.

    Quando sentì le sue mani strattonare avidamente la cravatta, Gold si eccitò subito e ringhiò mentre le prendeva il labbro inferiore tra i denti, mordendola più forte di quanto avrebbe dovuto. Belle emise un suono soffocato mentre lui cercava di addolcire la sua azione passando la lingua sul suo labbro danneggiato. Lei iniziò a sbottonargli la camicia, le sue dita lasciavano tracce di fuoco mentre gli accarezzava la pelle nuda.

    Le sue mani si strinsero contro la sua maglia, aggrappandosi ai suoi fianchi mentre lei gli accarezzava i capezzoli, una carezza giocosa lo fece sussultare. Un istante dopo, si allontanò, ma le sue labbra non lasciarono le sue. Invece, lei si sistemò meglio in modo da mettersi a cavalcioni, eccitando ancora di più Gold, premendo insistentemente tra le sue gambe. Non riusciva a ricordare l'ultima volta che era successo così in fretta.

    Fretta.

    La minuscola parte della mente di Gold che era ancora in grado di pensare osservò che tutto ciò stava accadendo troppo in fretta e, quando Belle fece scivolare le mani sulla sua cintura, i suoi dubbi aumentarono. Con un sussulto, mise fine al bacio, la sua mano afferrò il suo polso per fermarla.

    "Belle, che stai facendo?".

    Le sue labbra erano più rosse del solito e si fece quasi violenza per non saltarle addosso quando si rese conto del perché.

    "Non vuoi?" lei chiese mentre passava la lingua sulle labbra gonfie.

    Il gesto lo fece eccitare di più e Gold digrignò i denti. C'era un oceano inesplorato tra il "Facciamo pratica" al "Può baciare la sposa" e "Facciamo sesso nel tuo ufficio" e non era sicuro di come fossero riusciti a valicare tutti quei confini senza accorgersene. Gli mancava qualcosa e non era il tipo di uomo a cui piaceva quella sensazione.

    "Non vuoi aspettare la prima notte di nozze?" sembrava ottuso e antico alle sue orecchie, ma Belle non rise.

    Lei scosse la testa "Ti ho già detto che non sono vergine".

    Per quanto ci provasse, Gold non riusciva a capire la correlazione "Sì, ma ciò non significa che mi aspetto che tu..." si interruppe, non avendo idea di come finire quella frase.

    "Non mi dispiace" gli disse, con voce seria “Dovremmo farlo prima del matrimonio. Giusto per essere sicuri".

    La sua erezione si stava calmando, ma con Belle a cavalcioni sulle sue ginocchia, le sue labbra gloriosamente ben baciate e gonfie, pensare era davvero facile. "Essere sicuri?".

    "Sai. Che sia quello che avevi in mente" gli fece un sorriso imbarazzato "Se aspettiamo fino alla prima notte di nozze, sarà troppo tardi".

    Le sue parole lo strapparono dalla sua lussuriosa confusione più efficacemente di un secchio d'acqua ghiacciata. Gli stava offrendo la possibilità di assaggiare la merce prima di acquistarla e il pensiero gli fece male allo stomaco.

    "Non sarà necessario".

    Gold le mise le mani sulla vita e la sollevò da lui, ignorando la sua espressione sconcertata mentre si riabbottonava la camicia. Attento a non guardarla, si mise a cercare la cravatta e finalmente la vide sul pavimento a qualche metro di distanza.

    Prima che potesse decidere se preoccuparsene, Belle la raccolse, senza fare alcuna mossa per ridargliela "Non mi vuoi?".

    "Non sono interessato al tuo corpo come merce di scambio" le parole uscirono più duramente di quanto avesse previsto, ma lei non si allontanò da lui.

    “Ma tu vuoi che io sia tua moglie. In tutti i modi. Sei tu quello che ha insistito per condividere un letto" le sue parole erano pregne di significato, ma la sua voce era sommessa.

    Gold fissò la sua scrivania "Preferirei non averti affatto piuttosto che averti perché pensi che sia un tuo dovere, perché ti ho comprata" l'idea stessa era rivoltante.

    Dolci dita gli toccarono il mento, spingendolo a sollevare la testa. Quando lo fece, il suo viso era a pochi centimetri di distanza, i suoi occhi morbidi "E se mi concedessi a te perché lo voglio?".

    "Quello..." si schiarì la gola "Sarebbe una storia completamente diversa".

    Belle sorrise, ma i suoi occhi erano lucidi "Va bene".

    Gli mise la cravatta al collo e la annodò con dita attente "Non intendevo offenderti. Solo... non volevo che fosse come con Greg. Non con te".

    Prima di quel giorno, aveva confessato con vergogna nei suoi occhi di aver convinto il suo precedente fidanzato a farsi sposare rifiutando di fare sesso con lui fino alla prima notte di nozze. Non era quello che voleva per loro e, dato il contesto delle sue azioni, Gold riuscì a trarre un respiro completo mentre le sue mura di difesa si abbassavano.

    "Capisco".

    "Davvero?".

    Afferrando la sua mano, la portò alla bocca per baciarle le dita “Mi sono offerto a te perché volevo. Nulla di quello che mi hai detto ha cambiato qualcosa. Voglio che diventi mia moglie".

    Avvicinandosi di più, Belle appoggiò la fronte contro la sua “Voglio che tu sia mio marito. In tutti i modi".

    Incapace di fermarsi, Gold inclinò la testa all'indietro per sfiorare le labbra contro le sue, facendo attenzione a non approfondire il bacio.

    “E lo sarai. Alla nostra prima notte di nozze".

    In quel momento, erano in un limbo. C'era una parte di Belle che temeva ancora che avrebbe cambiato idea e l'avrebbe respinta. Solo dopo essersi sposati in modo sicuro sarebbe stata libera di accettarlo o di rifiutarlo basandosi esclusivamente sui suoi desideri e ciò significava che dovevano aspettare. L'avrebbe avuta liberamente o per niente.

    "Alla prima notte di nozze" lei concordò, gli occhi dolci.

    Era troppo vicina e troppo bella e, se non avesse trovato una distrazione in quel momento, non sarebbe mai stato in grado di mantenere la sua promessa. Fortunatamente, uno sguardo alle sue spalle gli offrì una vista della scacchiera, ancora con la partita che avevano iniziato.

    "Credo che abbiamo una partita da finire".

    "Che cosa?" quando Belle si voltò per seguire il suo sguardo, rise alla vista della scacchiera "Oh, Diarmid" disse affettuosamente, trasformando il suono del suo nome in una carezza. Con un sorriso, gli prese la mano "Dai, su. Giochiamo a scacchi".


    Continua...
     
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    Capitolo 15



    "Siamo pronti per domani?".

    La settimana era volata e Gold stava ponendo quella domanda tanto a se stesso quanto per assicurarsi che Belle avesse tutto ciò di cui aveva bisogno per il matrimonio dell'indomani. In meno di ventiquattro ore, Diarmid Gold sarebbe tornato a essere un uomo sposato e sicuramente c'era qualcosa che stava dimenticando. I preparativi erano stati fin troppo facili per un passo così monumentale.

    Belle si rannicchiò contro la testiera del letto mentre considerava la domanda "Credo di si. Ho il mio vestito e il tuo anello. Tu hai il mio. L'officiante ci incontrerà alle dieci e non vedo l'ora di dover firmare gli ultimi documenti".

    Il suo sorriso mesto lo fece ridere. Midas si stava occupando di tutti i documenti, ma ciò non significava che fossero completamente fuori dai guai. Il giorno prima avevano trascorso un'ora nel suo ufficio a firmare un documento dopo l'altro per formalizzare il loro matrimonio, la cittadinanza di Belle e il cambio di nome, l'assicurazione e tutte le altre probabilità e conseguenze che si accompagnavano a un grande cambiamento di vita come quello.

    "Il tuo bouquet?".

    "Dove mi ha chiesto se poteva occuparsene" al suo sguardo interrogativo, Belle scrollò le spalle "Sono sicura che andrà bene".

    Poiché Dove si stava dimostrando spaventosamente competente, Gold era propenso a concordare con lei "C'è qualcos'altro di cui hai bisogno?".

    Lei scosse la testa "Non credo".

    "In tal caso, ti dò la buonanotte" si chinò per il bacio della buonanotte, un rituale che - come le loro partite a scacchi dopo cena - si era sviluppato nel corso dell'ultima settimana. Belle era una persona tattile e le piccole carezze e i tocchi che gli offriva facevano di più per centrarlo e radicarlo di qualsiasi altra cosa avesse mai conosciuto. Poteva anche essere un matrimonio di convenienza, ma per Belle era più di una semplice transazione. Ogni volta che lo toccava, gli diceva senza parole che per lei era importante. Era da molto tempo che Gold non contava per nessuno.

    Belle inclinò la testa all'indietro per ricambiare il bacio, corrugando la fronte "Non vieni a letto?".

    "Dormirò nel mio ufficio stasera. Penso di incontrare Midas per colazione. Verrà qui, dopo, per accompagnare te, Dove e tuo padre in spiaggia".

    Il suo viso si schiarì "Porta sfortuna vedere la sposa prima del matrimonio, vero?".

    Gold non era superstizioso e non credeva nella fortuna, ma parte di lui si aggrappava a quella tradizione. Era sciocco. Si era assicurato di non vedere Milah prima che camminasse fino all'altare ed era finita in un disastro. Non c'era motivo di credere che evitare Belle per le prossime dodici ore avrebbe fatto qualsiasi cosa per garantire la loro felicità futura.

    Tuttavia, non poteva far male.

    "Qualcosa del genere".

    Quando fece un passo indietro, Belle gli prese la mano e lo tirò di nuovo a sè "In tal caso, ho bisogno del mio bacio del buongiorno in anticipo" spiegò

    Ridacchiando, Gold cedette. Non era mai stato affettuoso, ma non era affatto difficile baciare Belle. Le loro sessioni di pratica erano più che gradite.

    "Se hai bisogno di qualcosa, mandami un messaggio" le disse prima di darle un bacio finale.

    Si era appena sistemato sul divano del suo ufficio, quando il suo telefono squillò. Lo prese, sorridendo quando vide ciò che c'era scritto:

    "Buona notte, Diarmid. Sogni d'oro!"

    Ricambiò il sentimento prima di mettere da parte il telefono e spegnere la luce, disteso a guardare il soffitto buio. Domani, in quel momento, Belle avrebbe condiviso qualcosa di più della sua casa e del suo conto in banca. Avrebbe condiviso il suo nome.

    Gold era stato molto attento a lasciare quella decisione a Belle. Se avesse optato per mantenere il suo cognome da nubile, non avrebbe mai detto una parola, ma non poteva negare che sarebbe stato contento se avesse scelto di prendere il suo. Come i baci e i suoi tocchi affettuosi, era un segno che questo matrimonio era più che un affare per lei. Non tollerava solo la sua presenza come un male necessario, Belle voleva la stessa cosa che voleva lui: costruire una vita insieme.

    Quella consapevolezza gli permise di bandire finalmente l'unica ombra persistente sulla sua felicità: il pensiero del misterioso ragazzo del Maine. Nelle ultime due settimane, aveva permesso a un'osservazione disinvolta fatta da un uomo facilmente confuso di inquietarlo e ora Gold scosse la testa. Se c'era davvero un ragazzo, Belle non aveva fatto nessuno sforzo per contattarlo da quando si era trasferita nel Maine, quindi chiaramente non poteva essere così importante per lei. Più probabilmente, Moe era semplicemente stato confuso e non c'era mai stato davvero questo ragazzo.

    Contento di questa idea, Gold scivolò facilmente in un sonno senza sogni e si svegliò presto il mattino successivo. Aveva avuto la lungimiranza di riporre i suoi articoli da toeletta nel bagno al piano di sotto e si prese tutto il tempo per la sua routine mattutina, volendo apparire al meglio. Era il giorno del suo matrimonio, dopo tutto.

    Secondo i suoi ordini, la governante aveva fatto lavare a secco il suo vestito preferito e rimase soddisfatto del riflesso che vide allo specchio una volta pronto. Senza dubbio, la sabbia sarebbe stata un problema con le sue scarpe ordinatamente lucidate, ma almeno Belle avrebbe saputo che aveva cercato di fare uno sforzo.

    Il pensiero della sua futura sposa gli fece alzare gli occhi al soffitto con un sorriso mentre tendeva le orecchie, chiedendosi se stesse facendo la stessa cosa al piano sopra di lui. Il pensiero di preoccuparsi dei suoi capelli in modo che fosse carina per lui gli fece girare lo stomaco. Per un anno e mezzo, lui e Belle erano stati amici e Gold non aveva mai osato immaginare che potesse essere disposta ad essere di più. Ora sarebbe diventata sua moglie.




    In onore di quell'occasione speciale, Gold optò per un panino alla cannella per colazione invece della sua solita fetta di toast, consapevole che Midas stesse sorridendo più del solito.

    "Anche la leggenda ha ceduto".

    "Scusa?".

    "Le tue mani tremano" osservò l'altro uomo.

    In fretta, Gold posò il cucchiaino che stava usando per mescolare il suo caffè "Ma smettila".

    Midas alzò le mani in modo conciliante "È meravigliosa, Diarmid. Auguro a voi due nient'altro che tanta felicità”.

    "Lo è, vero?" Gold bevve un sorso del suo caffè, i suoi occhi si persero nel vuoto mentre pensava alla sua sposa. Aveva imparato di più su Belle in due settimane di quanto non avesse fatto nei precedenti diciotto mesi e tutto ciò che aveva imparato gliel'aveva solo fatta ammirare di più. Aveva scelto bene.

    Midas ridacchiò "Hai bisogno di una donna che possa darti del filo da torcere".

    Gold non era del tutto sicuro di approvare quel sentimento "Belle sarà una moglie ideale".

    Sebbene gli occhi di Midas brillassero di allegria, non rispose, scegliendo di reindirizzare la conversazione sulla questione più urgente della cittadinanza di Belle e Moe. Sistemare quel problema sarebbe stato un vero problema, ma come qualsiasi altro problema, usare abbastanza soldi alla fine lo avrebbe fatto sparire. Nel frattempo, Gold avrebbe sfidato chiunque a provare a deportare sua moglie. Aveva aspettato troppo a lungo perché Belle si separasse da lui adesso.

    Mentre finivano di mangiare, Midas abbassò lo sguardo sul suo orologio e spalancò gli occhi "Meglio andare, a meno che tu non voglia che tua moglie arrivi in ritardo per il tuo matrimonio".

    "Dille che non vedo l'ora di vederla" quando Gold prese il suo portafoglio, Midas fece un cenno con la mano.

    "Offro io. Non è tutti i giorni che ti sposi".

    Detto questo, se ne andò, lasciando Gold ad avviarsi in spiaggia per assicurarsi che tutto fosse pronto. Sperava che Belle sarebbe rimasta soddisfatta dell'arco di legno che aveva ordinato per essere eretto nel punto prescelto.

    Quando raggiunse la spiaggia, annuì soddisfatto. L'arco era pronto, decorato con foulard di seta bianca e accentuato con girasoli, il fiore preferito di Belle. Sotto, attendeva Archie Hopper, l'officiante che Gold aveva scelto in gran parte per velocizzare le cose.

    "Una bellissima giornata per un matrimonio!" Hopper cinguettò non appena fu a portata d'orecchio.

    Lo era davvero. Il tempo era stato dalla loro parte, mai una garanzia nel Maine. Il sole era abbastanza caldo da compensare la brezza che veniva dal mare e le nuvole che punteggiavano il cielo blu erano innocuamente bianche e soffici, promettendo una bella giornata.

    Tutto era esattamente come doveva essere, il che significava che non aveva altro da fare che aspettare. Gold infilò una mano nella tasca della giacca per cercare l'anello di Belle, verificando che il cerchietto di platino fosse ancora lì. Con la mano libera, si lisciò i capelli nel punto in cui la brezza li aveva arruffati, seccato di notare che Hopper lo stesse guardando con la coda dell'occhio.

    Resistette alla tentazione di controllare l'orologio.

    Alla fine, dopo quelli che sembrarono parecchi anni di attesa, la macchina di Midas apparve in lontananza e gli occhi di Gold la seguirono finché non si fermò accanto alla Cadillac e Belle uscì dal veicolo.

    "Oh" mormorò, sentendo appena Hopper che gli stringeva la parte superiore del braccio.

    Indossava il vestito verde che avevano scelto insieme durante la loro visita alla boutique di Ariel, quello che aveva deciso fosse il suo preferito. I suoi capelli erano raccolti e tenuti in posizione da fermagli scintillanti, lo stile più elaborato di qualsiasi cosa le avesse mai visto addosso. Invece di rischiare il collo indossando i tacchi alti sulla spiaggia rocciosa, aveva optato per scarpe da tennis eleganti e, quando lo sorprese a guardarle, allungò un piede verso di lui, il suo sorriso mozzafiato.

    Moe si guardava attorno con interesse, ma si mise al passo senza discutere quando Belle lo afferrò per un braccio e si diressero verso l'arco, Midas e Dove seguivano un passo indietro. Aveva tra le mani un mazzo di qualcosa che brillava alla luce del sole, ma non capì fino a quando non fu vicina. Al posto dei fiori veri, aveva una mezza dozzina di rose di metallo che erano state accuratamente modellate, tutte tenute insieme con un nastro di seta bianco, e Gold avrebbe scommesso ogni centesimo che Dove e Moe le avevano fatte per lei.

    Un groppo si formò in gola per quel gesto e lo ingoiò con difficoltà, rifiutandosi di far intromettere pensieri malinconici in quel giorno. Come sarebbe stato avere la benedizione di un genitore amorevole nel giorno del suo matrimonio? Come sarebbe stato un giorno dare la sua benedizione a suo figlio?

    Non aveva senso pensare a cose del genere quando la sua sposa camminava verso di lui, i suoi occhi che brillavano.

    “È bellissimo" gli disse a bocca aperta, chiaramente consapevole di essere ancora troppo lontana per sentirlo.

    “Anche tu" mormorò lui, con lo stomaco che si contorse quando lei arrossì.

    All'improvviso, fu di fronte a lui, e quando Gold allungò una mano verso di lei, la sua mano scivolò nella sua come se fosse naturale. Sentì a malapena Hopper schiarirsi la gola e iniziare.

    "Benvenuti, amici".

    Secondo le istruzioni di Gold, fu una cerimonia semplice e moderna che celebrava il fatto che due persone avessero scelto di unirsi per la vita insieme dicendo il meno possibile sull'amore. In meno di dieci minuti, si erano scambiati anelli e voti e sembrava che non fosse passato affatto tempo prima che Hopper gli dicesse che poteva baciare la sua sposa.

    Facendo scivolare il braccio attorno alla vita di Belle, Gold fece proprio quello, elettrizzato al pensiero di poter baciare sua moglie. Le sue labbra erano morbide e calde sotto le sue e potè sentirla sorridere. Adesso era sua e avrebbero fatto in modo che funzionasse. Quel matrimonio sarebbe stato diverso. Belle era tutto ciò che Milah non era: amica, partner e sostegno, proprio come sarebbe stato lui per lei. Le avrebbe dato tutto quello che voleva e in cambio avrebbe riempito tutti i posti della sua vita che erano stati vuoti per troppo tempo.

    "Quando possiamo andare via?".

    Belle si staccò dal bacio con una risata alla lamentela di suo padre. Con gli occhi luccicanti, si voltò verso di lui senza uscire dall'abbraccio di Gold "Sono sposata, papà!".

    "Non c'era qualcosa che volevi dire a Belle?" Dove spinse delicatamente Moe.

    "Voglio andare a casa" la informò.

    Dove fece loro un sorriso di scuse prima di chinarsi per incontrare gli occhi di Moe “Belle si è appena sposata. Che cosa le vuoi dire?".

    Belle sollevò il suo bouquet di metallo come se stesse ricordando a suo padre che l'aveva fatto lui e il viso di Moe si illuminò "Oh, sì! Congratulazioni!".

    Gold sorrise indulgente quando sua moglie si gettò tra le braccia di suo padre, abbracciando Moe con forza. L'uomo le diede una pacca sulla schiena, sembrando un po' confuso, ma c'era qualcosa di bello nel modo in cui appoggiò il mento contro la sua testa.

    "Congratulazioni, Diarmid" disse piano Midas, distogliendolo dal suo esame della sua sposa.

    "Grazie" accettò la mano offerta dal suo avvocato.

    "Non rovinare tutto" gli consigliò Midas con una risatina prima di rivolgersi a Belle, che aveva appena rilasciato suo padre "E congratulazioni anche a lei, signora Gold".

    "Signora Gold” ripeté Belle, scuotendo la testa meravigliata "Ci vorrà un po' per abituarmi".

    "Ti sta bene" la informò Hopper.

    Belle prese Gold sotto braccio e lo guardò quasi timidamente "Lo penso anch'io".

    A quel punto, dovette baciarla di nuovo, e quando ebbe finito, Midas e Hopper erano a metà strada verso le loro macchine mentre Dove e Moe esploravano con calma il litorale "Mi piacerà essere sposata" annunciò Belle.

    "Davvero?".

    “Mm-hmm. Ora che sei mio marito, devi baciarmi quando voglio".

    Gold rise forte a quelle parole "Penso di poterlo gestire".

    Sperava piuttosto che decidesse che un altro bacio fosse esattamente quello che voleva, ma Belle si voltò a guardare invece suo padre. Lui e Dove si stavano chinando per ispezionare le rocce che costituivano il litorale, il vento ad arruffargli i capelli radi "Sono contenta che possa essere qui. Non sono sicura di quanto capisca della situazione, ma sono davvero contenta che sia venuto al nostro matrimonio".

    "Penso che capisca un bel po'" il più delle volte, Moe era distratto dai propri pensieri, ma Gold era disposto a scommettere che stava capendo più di quanto sembrasse.

    "Ha fatto questo" Belle alzò il mazzo "Non ci potevo credere".

    Da vicino, le rose di metallo erano ancora più impressionanti. Gold tracciò il bordo di un petalo con la punta del dito "La lavorazione è squisita".

    "Era solito fare cose del genere tutto il tempo" il sorriso di Belle fu triste "Sono contenta che Dove lo stia aiutando a tornare un po' in sè".

    "Dove potrebbe averlo aiutato, ma ha creato lui quei fiori per te" le ricordò Gold, rifiutandosi di farla sentire in colpa per eventuali mancanze percepite "Lo ispiri".

    Gli occhi di Belle scintillavano di lacrime e, prima che potesse asciugarli, lei si infilò una mano in tasca per recuperare un quadrato di seta blu molto familiare per asciugarsi gli occhi. Notando il suo sguardo, gli sorrise imbarazzata.

    “Ho preso in prestito uno dei tuoi fazzoletti. Spero non ti dispiaccia".

    Il pensiero di aver scelto di portare con sé uno dei suoi fazzoletti da tasca durante il loro matrimonio lo scaldò dentro "Non mi dispiace affatto. Quello che è mio è tuo. Tienilo".

    "No!" i suoi occhi si spalancarono "Te lo restituirò. Volevo solo prenderlo in prestito, tutto qui".

    "Belle..." Gold lasciò cadere la frase, non riuscendo a capire perchè sua moglie sembrasse così inorridita dall'idea di tenere il fazzoletto. Nel grande schema delle cose, non era un oggetto prezioso.

    Sua moglie abbassò lo sguardo "Le mie scarpe sono vecchie".

    Il non sequitur gli fece battere le palpebre un paio di volte, poi capì "Il tuo vestito è nuovo".

    "Non avevo nulla di blu o preso in prestito, quindi ho preso due piccioni con una fava" Belle fece un piccolo cenno al fazzoletto da taschino, sventolandolo nella brezza.

    "Comodo" Gold le prese di mano il quadrato di seta e lo infilò nella tasca della giacca "Grazie per averlo restituito".

    Sospirò di sollievo nel momento in cui le prese la mano "So che è stupido, ma...".

    "Sono quello che ha scelto di dormire nel suo ufficio la scorsa notte" le ricordò Gold. Entrambi si erano abbandonati ad un po' di magia, ma che c'era di male? Considerando il loro inizio non convenzionale, c'era qualcosa di confortante nell'onorare quelle tradizioni.

    "Esattamente! Sapevo che avresti capito" Belle si appoggiò a lui, la testa contro la sua spalla "Sarai un buon marito".

    "Ci provo".

    Quando il sole si tuffò dietro una nuvola, il cambiamento di temperatura fu immediatamente percepibile. Gold si tolse la giacca per avvolgerla intorno alle sue spalle quando lei rabbrividì "Sei pronta per tornare a casa?".

    "Tra un minuto".

    Belle si allontanò da lui per esaminare le pietre ai suoi piedi con un'espressione concentrata. Gold la osservò, perplesso, mentre prendeva diversi sassi per guardarli più da vicino prima di scartarli di nuovo.

    "Cosa stai facendo?"

    Emise un urletto di gioia quando raccolse una pietra perfettamente rotonda, talmente grigia che sembrava quasi bianca. Infilando la pietra nella tasca della gonna, si alzò di nuovo e si voltò verso di lui "Volevo un ricordo".

    Voleva qualcosa che la aiutasse a ricordare quel giorno e il cuore di Gold iniziò a battere un po' più veloce nel suo petto per quel gesto romantico "È un'idea adorabile".

    "Ora sono pronta" Belle si sporse per baciargli l'angolo della bocca “Va bene, marito mio. Andiamo a casa".


    Continua...
     
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    Capitolo 16



    Gold si appoggiò al muro fuori dalla stanza di Moe con Dove accanto, i due guardarono in silenzio mentre Belle usciva con cautela dalla stanza di suo padre e chiudeva la porta dietro di sé.

    "Penso che stia dormendo".

    Col senno di poi, avere Moe al matrimonio era stato un errore. Gold sapeva già che l'altro uomo avrebbe reagito male ai cambiamenti del suo programma o del suo ambiente, ma in qualche modo non gli era venuto in mente che passare la mattinata in spiaggia a guardare la sua unica figlia sposarsi potesse essere davvero un gigantesco cambiamento.

    Mentre per Belle aveva significato il mondo intero che suo padre potesse partecipare al suo matrimonio, Gold si chiedeva se ne fosse valsa la pena. Nel momento in cui erano tornati a casa, Moe aveva deciso di andarsene, esprimendo il suo desiderio di tornare in Australia dove credeva che sua moglie lo stesse aspettando. Anche l'iper-competente Dove non era riuscito a farlo ragionare. Guardare Belle ricordare a suo padre, con le lacrime agli occhi, che sua madre era morta decenni prima gli aveva fatto venire la nausea.

    Sarebbe stato già abbastanza brutto se fosse successo solo una volta, ma l'angoscia di Moe aveva reso ancora più difficile per la sua mente confusa conservare quelle informazioni. Quando per la terza volta Belle aveva finito di spiegare che sua madre era morta, era stato pronto a scuotere l'altro uomo per la rabbia. Solo sapere che avrebbe solo sconvolto Belle di più se avesse perso la pazienza lo fermò e quindi si costrinse a mantenere l’autocontrollo.

    Non era affatto come aveva immaginato il giorno del suo matrimonio.

    Prima del matrimonio, Gold si era divertito a fare progetti su come lui e Belle avrebbero trascorso il resto della giornata. Dopo aver lasciato Moe e Dove, aveva avuto intenzione di portare Belle alla baita in modo che potessero avere un po' di tempo da soli, lontano da occhi indiscreti. Anche se dubitava che lei avrebbe avuto fretta di consumare il loro matrimonio quel giorno stesso, avrebbero potuto almeno discutere delle rispettive idee per il loro futuro prima di tornare a casa per una cena succulenta di cui aveva lasciato istruzioni dettagliate alla governante.

    Sfortunatamente, era diventato ovvio quasi immediatamente che tutti i piani di Gold erano stati inutili. Invece di avere il tempo di abituarsi a essere marito e moglie, avevano passato la giornata a inseguire Moe per casa nel tentativo di calmarlo, per poi affrontare il suo esaurimento paranoico quando non gli era stato permesso di andarsene. L'uomo più anziano era sorprendentemente forte e Dove aveva un livido scuro sullo zigomo a dimostrarlo.

    Alla fine, Belle aveva barricato entrambi nella stanza di Moe, lasciando Gold e Dove a calmarsi in corridoio per più di un'ora fino a quando non era finalmente riemersa, con il viso tirato e stanco.

    "Signor e signora Gold, scusatemi” esordì Dove dopo che Belle annunciò che Moe si era finalmente addormentato, l'omone aveva un'aria sconvolta "È il giorno del vostro matrimonio e...".

    Belle subito rifiutò le sue scuse "Va tutto bene".

    "Non è colpa tua" lo rassicurò Gold. Dove aveva un numero apparentemente illimitato di trucchi per trattare Moe. Era stata solo una sfortuna che quel giorno il padre di Belle si fosse dimostrato immune a tutti loro.

    "Non sei un mago, Dove" Belle gli rivolse un sorriso stanco "Papà è testardo".

    L'omone sembrò rilassarsi "Se desiderate detrarre la paga di oggi dal mio stipendio, sarebbe comprensibile".

    "Non essere ridicolo. Diavolo, ti sei guadagnato tutti i soldi che ti diamo" Gold si era quasi aspettato che chiedesse un aumento dopo essere stato schiaffeggiato in faccia e lui non avrebbe di certo discusso. Dove era troppo umile per il suo bene.

    Quando Dove sembrò pronto a discutere, Belle si alzò in punta di piedi per lasciare un bacio sulla sua guancia ammaccata, costringendo l'omone a chinarsi in modo che potesse raggiungerlo "Dormi un po'" gli consigliò "Domani sarà un giorno migliore".

    Attese che Dove si fosse ritirato nella sua stanza prima di accasciarsi contro il muro accanto a Gold "Scommetto che non è quello che avevi in mente per oggi".

    "Non proprio, ma come hai detto tu: domani sarà un giorno migliore" fece del suo meglio per sembrare allegramente ottimista, qualcosa che non gli veniva per nulla naturalmente.

    Belle rabbrividì e si premette contro il suo fianco "Sei... davvero un bravo marito".

    Gold le lasciò cadere un bacio sulla testa e le diede una pacca sulla schiena "Sì, lo sono. Andiamo ora. Non ha senso stare in piedi nel corridoio quando abbiamo una camera da letto perfettamente confortevole".

    Con una debole risatina, Belle si lasciò convincere a seguirlo. Una volta che ebbero chiuso la porta dietro di loro, sembrò rianimarsi, spostandosi rapidamente verso il suo cassettone solo per crollare sul letto.

    "Belle?".

    "È la nostra prima notte di nozze".

    Era più come la loro sera di nozze. Non erano ancora nemmeno le 22:00, ma Gold si sentiva come se avesse passato una settimana di duro lavoro in un solo giorno. Non riusciva a immaginare come Belle avesse gestito Moe da sola per così tanti anni, quando un solo giorno era sufficiente per lasciarlo svuotato ed esausto "Già".

    Frugando nel cassetto, trovò un pigiama di cotone verde con sopra dei piccoli dinosauri dei cartoni animati. La sua bocca si contorse quando li sollevò per la sua valutazione.

    A Gold il pigiama assomigliava molto al resto della sua biancheria da notte. In effetti, era abbastanza certo di aver già visto quel particolare completo "Dinosauri".

    "Ce l'ho dai tempi del college. Li ho tutti dai tempi del college. È la nostra prima notte di nozze" lo guardò con occhi angosciati.

    Per quanto provasse, Gold non riusciva a capire il suo punto "C'è qualcosa che non va?".

    "Non posso indossare il pigiama con i dinosauri durante la nostra prima notte di nozze! Avrei dovuto fare acquisti. Avrei dovuto comprare qualcosa di carino... di seta o di pizzo o qualcosa del genere. Mi dispiace, Diarmid".

    Con suo orrore, la sua voce si stava iniziando a spezzare come se stesse per piangere. Muovendosi il più velocemente possibile, Gold attraversò la camera da letto per prendere il mucchio di stoffa dalle sue mani. Non si trattava del pigiama, non proprio. Lui era stato scosso dall'agitazione di Moe, ma Belle ne aveva di gran lunga preso la botta maggiore. Era stata una giornata estenuante e ora era sconvolta e nervosa, lasciando nelle sue mani il compito di disinnescare la situazione.

    "A me piace".

    Quando lei lo guardò a bocca aperta, le diede una leggera spinta verso il bagno “Vai a prepararti per andare a letto. Hai fame?".

    Al piano di sotto c'erano cocktail di granchi e quaglie laccate che aspettavano di essere mangiati con una bottiglia di champagne molto costoso. Non si era immaginato di mangiare quella cena a letto, ma forse alcuni dei suoi piani per la giornata potevano essere ancora salvati, anche se in modo non convenzionale.

    Belle si appoggiò la mano sullo stomaco "Credo di sì. Per lo più mi sento nauseata".

    Nessuno dei due aveva mangiato da colazione e il suo stesso stomaco si stava lamentando di quel fatto. Era pronto a scommettere che il mal di pancia di Belle fosse dovuto allo stress, ma mangiare avrebbe aiutato. Ma probabilmente granchi, quaglia e champagne erano fuori discussione.

    "Vado a prenderci qualcosa dalla cucina mentre ti cambi. E insisto sui dinosauri".

    I suoi occhi diventarono vitrei, ma gli sorrise, le spalle cadenti mentre parte della tensione lasciava il suo corpo. Si chinò per accettare un bacio sulla guancia, aspettando che scomparisse in bagno prima di dirigersi verso le scale.

    Cibi semplici, ricordò Gold a se stesso mentre esaminava il contenuto del frigorifero, trovando una fetta di formaggio cheddar dolce e una mezza baguette. Il banchetto nuziale poteva aspettare fino a domani, così come lo champagne. Invece, tirò fuori due bottiglie di birra, sperando che i carboidrati avrebbero sistemato lo stomaco di Belle mentre l'alcol l'avrebbe aiutata a dormire.

    Con l'aiuto di un vassoio, fu in grado di portare tutto al piano di sopra, fermandosi nell'ingresso per lunghi momenti per ascoltare qualsiasi suono che Moe potesse fare. Con suo sollievo, tutto era tranquillo.

    Belle aveva spento tutte le luci tranne quella sul comodino ed era seduta sul letto con le coperte tirate su fino alla vita e un libro in grembo, il viso arrossato e luccicante. I capelli che le ricadevano sulle spalle e il top del pigiama con le stampe dei dinosauri la facevano sembrare come una ragazzina di sedici anni.

    Prima che potesse analizzare il senso di colpa che gli trafisse lo stomaco a quel pensiero, Belle alzò lo sguardo, il suo viso si illuminò alla vista di lui o, più probabilmente, alla vista del cibo "Sembra delizioso".

    Mentre lei metteva il libro sul comodino, lui le sistemò il vassoio accanto “Dai, inizia. Io vado a cambiarmi e ti raggiungerò tra un momento".

    Gold aveva appena chiuso la porta del bagno alle sue spalle quando un forte colpo lo fece precipitare fuori, aspettandosi di vedere Moe sulla soglia e i pezzi di qualcosa di prezioso sul pavimento. Invece, trovò Belle in piedi accanto al comò, una bottiglia di birra in mano e uno sguardo sorpreso sul suo viso.

    "Hai dimenticato di portare un apribottiglie" spiegò.

    Sbatté le palpebre, non sicuro che la sua svista meritasse uno scatto d'ira. Alla sua espressione sconcertata, Belle gli sorrise e prese l'altra bottiglia, appoggiando il tappo contro il bordo del comò prima di abbassare la mano in un colpo secco. Trionfante, sollevò la bottiglia, dimostrando di aver tolto il tappo a mani nude.

    "Te l'avevo detto... la miglior bevitrice nel mio dormitorio da matricola" disse compiaciuta.

    Gold ridacchiò "Sei un'assoluta filistea".

    La risata di Belle gli disse che aveva preso la presa in giro con lo spirito giusto. Scuotendo la testa, tornò in bagno, decidendo all'ultimo minuto di non preoccuparsi di radersi. Per quanto gli sarebbe piaciuto passare quella notte a cospargere le lenzuola di petali di rosa e a leccare lo champagne dalla pelle nuda di sua moglie, Gold era ragionevolmente sicuro che sarebbero stati entrambi fortunati se avessero finito lo spuntino prima di addormentarsi.

    Quando raggiunse Belle, trovò una bottiglia di birra in attesa sul suo comodino e le coperte ripiegate con cura sul suo lato del letto. Il vassoio del cibo era sul grembo di lei, apparentemente intatto.

    "Non hai fame?".

    "Volevo aspettarti" gli disse dolcemente "Non posso mangiare il banchetto di nozze senza mio marito".

    Toccato, Gold scivolò nel letto accanto a lei, il suo fianco premuto contro il suo "Non è una gran festa".

    Belle strappò un pezzo di pane e aggiunse una spessa fetta di formaggio prima di porgergliela, poi fece lo stesso per sè, sospirando beatamente mentre addentava "Non sono d'accordo" mormorò intorno al suo boccone.

    Una volta fatto un morso, Gold fu d'accordo con lei. Il cibo non era lussuoso, ma era gustoso. Cosa ancora più importante, lo stava mangiando nel suo letto con sua moglie accanto e, per il momento, tutto andava bene nel loro mondo. In confronto a quel lusso, le feste erano sopravvalutate.

    Per lunghi minuti, non fecero altro che mangiare e bere, il cibo scomparve rapidamente. Gold non si era reso conto di quanto fosse affamato fino a quando non iniziò a mangiare e Belle gli tenne testa boccone dopo boccone. I piccoli gemiti di compiacimento che faceva mentre divorava lo spuntino gli andavano dritti all'inguine e forse avrebbe dovuto radersi, dopotutto.

    "Cosa avevi programmato per oggi?" chiese mentre finivano gli ultimi morsi.

    "Stavo per portarti alla baita".

    "Hai una baita?" gli occhi di Belle si illuminarono di interesse.

    "No, abbiamo una baita" le ricordò "È nei boschi, bella e appartata, con un ruscello vicino abbastanza profondo per nuotare".

    "Oh, sembra meravigliosa" Belle sospirò, poi gli lanciò un'occhiata "E cosa avremmo fatto in questa baita?".

    La sua voce era bassa e, per un istante, Gold fu certo che stesse flirtando con lui. Poi sbadigliò rumorosamente, quasi capovolgendo il vassoio nella fretta di portare entrambe le mani sulla bocca, la sua espressione mortificata.

    Gold ridacchiò "Qualunque cosa avessimo voluto fare, possiamo farla domani".

    "Mi dispiace. Non è nemmeno così tardi".

    "No, ma è stata una lunga giornata per entrambi" le sollevò il vassoio dalle ginocchia.

    "È la nostra prima notte di nozze" sembrava così dispiaciuta che lui dovette baciarla, un rapido sfioramento delle labbra.

    "Domani saremo ancora sposati. E ogni giorno d'ora in poi. Non c'è bisogno di affrettarsi" il solo fatto che lei sembrasse disposta a condividere se stessa con lui era sufficiente per soddisfarlo per ora.

    Belle gli lanciò uno sguardo mesto "Probabilmente mi divertirei di più se riuscissi a restare sveglia".

    Quando lui si mosse per alzarsi dal letto, volendo togliere il vassoio e metterlo sul comò, lei gli afferrò il polso "Dove stai andando?".

    "Non voglio dormire con un vassoio nel letto. Tu?".

    Con un sorriso imbarazzato, lo lasciò andare “No, credo di no. Avevo solo paura che avessi intenzione di dormire di nuovo nel tuo ufficio".

    Dopo il dramma che c'era voluto per convincerla a condividere il suo letto invece della stanza di suo padre, l'idea che le fosse mancato la notte scorsa era confortante "Non ti piaceva dormire da sola?".

    Belle lo seguì con gli occhi mentre portava il vassoio attraverso la stanza "Non proprio".

    "Oh?" più di ogni altra cosa, voleva saperne di più, ma Gold non era sicuro di come chiedere.

    Una volta che fu di nuovo accanto a lei, Belle lo accontentò "È sciocco. So che sono passate solo un paio di settimane, ma è stato così strano non averti accanto a me. Non riuscivo a mettermi a mio agio. E la tua casa fa dei rumori davvero strani nel cuore della notte".

    "È solo la fornace" la rassicurò, una calda luce che lo riempì al pensiero che le piacesse averlo accanto a lei nel letto.

    "Qualunque cosa fosse, era inquietante e strano" dichiarò, aspettando che avesse assunto la sua normale posizione di sonno prima di spegnere la luce e piegarsi contro il suo fianco, la curva del suo sedere premuta contro di lui.

    Gold inghiottì un sospiro mentre un'ondata di contentezza lo investiva "Bene, ora sono qui e ti proteggerò dai rumori spaventosi".

    Belle sbuffò in una risata sommessa "So che lo farai. È quello che fai sempre".

    "Hm?" non riusciva a ricordarsi che lei avesse mai menzionato prima la paura del buio.

    “Mi proteggi. Tu migliori le cose" le sue parole furono mormorate, quasi perse nell'oscurità.

    Un nodo si creò nella gola di Gold alla sua semplice dichiarazione di fiducia. Aveva fatto così poco per lei: le aveva messo un tetto sopra la testa e le aveva dato accesso al suo conto in banca in modo che potesse provvedere a suo padre. Un brav'uomo avrebbe fatto questo e altro senza chiedere nulla per sè, ma c'era un prezzo per la generosità di Gold. E per la prima volta se ne pentì.

    Deglutendo forte, spinse via quel pensiero. Belle era sua moglie e sembrava abbastanza felice di esserlo. Non l'aveva costretta a fare nulla: le aveva dato una scelta e lei aveva scelto liberamente. Non c'era niente, assolutamente niente di sbagliato nel prestare attenzione ai propri interessi. Nessun altro lo farebbe. Il loro matrimonio poteva essere basato su un accordo, ma ciò non significava che non potesse essere un successo. L'avrebbe trattata bene e le avrebbe dato tutto ciò che il suo cuore desiderava. Non tutte le mogli potevano dire la stessa cosa.

    Se Moe non fosse esistito e lui le avesse semplicemente chiesto di sposarlo un giorno all'improvviso, lei lo avrebbe rifiutato. In questo modo era meglio. In questo modo, entrambi avevano ottenuto ciò che volevano.

    "Sarò un buon marito" le promise, perché doveva dire qualcosa. Milah lo aveva trovato mancante quasi dal primo giorno, ma Belle non era Milah. Sarebbe stato in grado di accontentare Belle.

    "Lo sei già" dopo ciò, Belle rimase in silenzio per così tanto tempo che pensò che si fosse addormentata.

    Gold chiuse gli occhi e si concesse di non pensare a niente tranne al calore di Belle accanto a lui nel letto. Era appena sull'orlo del sonno quando lei parlò di nuovo.

    "Diarmid?".

    "Si?" il suo accento suonò così forte alle sue stesse orecchie che si chiese se sarebbe stata in grado di capirlo.

    "Potresti…?".

    Quando si interruppe, Gold aprì gli occhi e il sonno scivolò via "Che cosa? Posso cosa?".

    Invece di rispondergli, si allungò indietro e lo afferrò per il braccio, dandogli uno strattone per chiedergli di rotolare su un fianco. Sconcertato, Gold fece come gli aveva richiesto e Belle emise un suono felice mentre si premeva contro la curva del suo corpo e avvolgeva il suo braccio intorno alla sua vita, chiedendo senza parole che la tenesse stretta da dietro.

    Questa volta, Gold non riuscì a reprimere il suo sospiro mentre si scioglieva contro di lei, i suoi morbidi riccioli gli solleticavano il viso. Delicatamente, allargò la mano sul suo ventre, sentendo il suo calore attraverso il cotone sottile del suo pigiama con le stampe dei dinosauri.

    "È bello così" disse Belle assonnata.

    'Bello' non era minimamente il termine giusto per descriverlo. Quello era esattamente quello che aveva voluto dalla prima notte in cui avevano condiviso un letto e non avevano osato fare altro. Belle gli dava tutto ciò che potesse desiderare senza che lui dovesse nemmeno chiedere "Sì, è vero".

    Non era il tipo di uomo che desiderava il contatto fisico. Non riusciva a ricordare l'ultima volta che avesse avuto qualcosa di più di un incontro puramente carnale con una donna. E anche quegli incontri erano pochi e lontani tra loro e di certo non avevano compreso le coccole all'indomani. Gold non ne aveva mai sentito la mancanza.

    Eppure ora, mentre giaceva al buio con Belle - con sua moglie - tra le sue braccia, Gold sentiva che non poteva accontentarsi di nient'altro che questo per il resto della sua vita. Non era del tutto sicuro di cosa significasse.

    "Buonanotte, tesoro".

    Quando un leggero russare gli rispose, Gold le diede un bacio tra i capelli, poi chiuse gli occhi e seguì Belle nel sonno.


    Continua...
     
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    Capitolo 17



    Gold aprì gli occhi e aggrottò la fronte al soffitto mentre cercava di capire perché fosse sveglio.

    Il suo orologio interno era affidabile e lo svegliava ogni mattina alle sette in punto. Senza nemmeno voltare la testa per guardare la sveglia, sapeva che non era ancora il momento di iniziare la giornata. La stanza era circondata dall'oscurità profonda e silenziosa che si poteva trovare solo nel cuore della notte, quando ogni altra persona al mondo era persa nei propri sogni, lasciandolo solo e alla deriva con solo i suoi pensieri oscuri a tenergli compagnia.

    Se Gold avesse governato il mondo, le quattro del mattino sarebbero state bandite dall'orologio, ma poiché ciò non era possibile, si era semplicemente abituato a dormire tutta la notte. I brutti ricordi non potevano assalirlo se non fosse sveglio per affrontarli.

    Con sua sorpresa, i suoi pensieri spiacevoli rimasero in silenzio e, improvvisamente, si rese conto di non essere solo di notte. Invece, Belle era premuta contro di lui, il suo calore gli faceva compagnia in silenzio. Anche se si era addormentato abbracciato a lei, a un certo punto era rotolato sulla schiena e lei lo aveva seguito, avvolgendogli il braccio intorno alla vita e appoggiando la testa contro la sua spalla.

    Il suo tocco lo aveva ancorato al momento, impedendogli di scivolare nel passato. La sua mente non aveva bisogno di occuparsi di dissezionare ogni cattiva decisione che avesse mai preso quando invece poteva catalogare il calore del suo respiro contro la propria gola e la morbida carezza della sua mano mentre si muoveva lentamente sul suo petto.

    Oh. Ecco cosa lo aveva svegliato.

    "Belle?".

    Tenne la voce bassa per non svegliarla nel caso si fosse sbagliato e le sue carezze fossero solo un prodotto del suo sonno, ma lei gli rispose subito "Scusa. Non volevo svegliarti. O forse l'ho fatto".

    Fino a due settimane prima, Belle aveva lavorato fino a tarda notte e poi era tornata a casa per badare a suo padre. Probabilmente si svegliava regolarmente alle quattro del mattino e Gold sperava che non avessero lo stesso effetto su di lei che avevano su di lui.

    "Qualcosa non va?".

    La presenza di Dove aveva avuto lo scopo di impedire gli scoppi d'ira di Moe che avrebbero disturbato il sonno di Belle, ma Gold stava iniziando a rendersi conto che aveva solo il più vago controllo su quello che succedeva in casa sua. Ovviamente, se Moe fosse stato agitato, Belle probabilmente non sarebbe stata sdraiata in silenzio accanto a lui, facendo scivolare la mano sotto l'orlo della parte superiore del pigiama per accarezzargli il petto nudo.

    "No, niente. Mi sono appena svegliata e ho iniziato a pensare".

    "Oh?" Belle stava disegnando cerchi concentrici attorno al suo capezzolo, avvicinandosi e poi allontanandosi senza mai toccarlo, ed era così concentrato su quello che stavano facendo le sue dita che riuscì a malapena a tenere traccia della conversazione "Riguardo a cosa?".

    "Stavo pensando..." quando lei sfiorò solo la punta del dito sul suo capezzolo, lo shock della sensazione gli fece inarcare il collo impotente, schiacciando la parte posteriore della sua testa nel cuscino "Questa è la nostra prima notte di nozze".

    "Già, lo è" riconobbe a malapena la voce strozzata come la sua.

    "Ti piace così?" sembrava più curiosa che seducente mentre passava di nuovo il dito sul suo petto.

    "Sì..." grugnì. Se gliel'avesse chiesto, Gold le avrebbe detto che preferiva un trattamento più duro, ma i tocchi leggeri come piume della su amano lo stavano infiammando.

    "Bene".

    I suoi occhi stavano lentamente iniziando ad adattarsi all'oscurità e la vide sorridere mentre cambiava posizione, drappeggiandosi a metà sul suo stomaco mentre faceva scivolare l'altra mano sotto la parte superiore del pigiama.

    “Non tutti gli uomini hanno capezzoli sensibili. Sono contenta che tu li abbia".

    Con colpi e colpetti, Belle si mise al lavoro dimostrando quanto fosse sensibile, convincendo i suoi capezzoli a contrarsi in gemme dure e strette.

    "Oh sì..." lei sussurrò, guardando estasiata la sua pelle accapponarsi, visibile attraverso il cotone sottile della parte superiore del pigiama "Dio, è così sexy".

    Con un sorriso sognante, abbassò la testa e Gold fu costretto ad afferrare il lenzuolo del letto mentre Belle apriva le sue labbra morbide, chiudendole intorno al suo capezzolo dolorante.

    "Belle!".

    Lei sospirò e succhiò più forte, lasciando che l'altro capezzolo si unisse al divertimento pizzicandolo con decisione tra il pollice e l'indice. La sensazione andò dritta al suo sesso e Gold quasi urlò quando si allontanò, calmandolo con carezze delicate prima di pizzicare di nuovo.

    "Di più" le chiese, la sua voce aspra e affamata. Non era quello che aveva immaginato per la loro prima volta. Nella sua mente, aveva immaginato ore di delicati preliminari mentre lentamente convinceva Belle all'idea di condividere se stessa con lui. Non aveva mai immaginato che sarebbe stata così schietta, le sue dita intelligenti a torturare la sua carne sensibile, alternando i pizzichi con morsi morbidi che gli facevano venire voglia di grugnire e urlare e conficcare le sue dita nei suoi capelli così da poterla tenere ferma e non lasciarla andare mai.

    Un pizzico più forte delle sue dita gli fece piegare i fianchi, il peso delle coperte non forniva una stimolazione sufficiente. Ogni volta che trascinava i denti su di lui, il suo sesso si contraeva, diventando più caldo e più duro anche se non lo aveva ancora toccato sotto la vita.

    Belle alzò la testa e increspò le labbra per soffiare un getto d'aria fresca sulla macchia bagnata che la sua bocca aveva lasciato sul suo pigiama. La sensazione era quasi insopportabilmente fredda contro la sua pelle calda e il gemito che gli sfuggì dalla bocca fu forte nella stanza silenziosa, incredibilmente primordiale.

    Invece di ritrarsi da lui, Belle alzò lo sguardo, raggiante come se avesse fatto qualcosa di meraviglioso "Dio, sei così impaziente. Mi vuoi, non è vero, Diarmid? Vuoi che mi metta sopra di te?".

    Quando si chinò per accarezzargli il sesso, Gold benedisse lo strato di tessuto che attenuò la sensazione quel tanto che bastava per permettergli di mantenere la sua sanità mentale "Aspetta".

    Immediatamente, Belle alzò le mani e si mise seduta e, per un momento imbarazzante, lui volle urlare per la perdita del suo tocco "Mi dispiace. Ho pensato…"

    Più di ogni altra cosa, Gold voleva che Belle facesse esattamente quello che si era offerta di fare: mettersi su di lui e cavalcarlo nel beato oblio. Eppure, c'era qualcosa, qualcosa che non andava bene, e non poteva essere taciuto.

    "Sai che non devi farlo. Solo perché siamo sposati, non mi aspetto che tu..." si interruppe, incerto su come finire quel pensiero. Belle era sotto la protezione del suo nome e della sua fortuna ora e questo non sarebbe cambiato se avessero consumato o meno il loro matrimonio. Gold doveva essere certo che lei lo sapesse perché niente era più rivoltante del pensiero che gli avrebbe donato il suo corpo perché pensava di doverlo fare "Sono tuo marito, non il tuo padrone".

    "Non lo faccio perché sei mio marito. Lo faccio perché tu sei Diarmid" con due semplici frasi, Belle alleviò tutte le sue paure. Lo desiderava, per quanto incredibile fosse. Tutto quello che lei voleva concedergli era per desiderio.

    Gli angoli dei suoi occhi si incresparono mentre gli sorrideva "Hai finito di essere sciocco?".

    Gold ridacchiò "Suppongo di sì" se sua moglie voleva trascorrere la prima notte di nozze dedicandosi a passatempi più divertenti del sonno, non avrebbe discusso con lei.

    "Bene. Ora, dove eravamo rimasti?" quando le sue dita ritrovarono il suo capezzolo, Gold rabbrividì.

    "Proprio lì".

    Permise che il suo tocco fosse libero per alcuni momenti gloriosi, ma non era da gentiluomo lasciarle fare tutto il lavoro. Quando Belle si chinò per parlargli, approfittò della sua distrazione per farla appoggiare sulla schiena, il modo in cui lei si aggrappò alle sue spalle lo fece sentire tre metri sopra il cielo.

    "Cosa stai facendo?" lei disse senza fiato.

    "Ho pensato di ricambiare il favore" lentamente, le fece scorrere la mano lungo il fianco, senza toccarle del tutto il seno.

    "Oh... penso che potrebbe piacermi" disse, sbattendo le ciglia mentre si spostava.

    Prendendo spunto da lei, Gold fece del suo meglio per imitare il modo in cui lei lo aveva toccato: leggero e gentile all'inizio. Quando il suo capezzolo si indurì, la vista del bocciolo stretto gli fece trattenere il fiato, facendogli capire perché lei aveva reagito in quel modo alla vista di lui. Belle era eccitata - eccitata perché lui la stava toccando - e non c'era niente di più erotico di quello.

    Lei inarcò la schiena, spingendosi di più contro la sua mano, e fu tutto ciò che Gold poteva fare per non saltarle addosso "Si adatta perfettamente alla mia mano... così morbido...".

    Sotto di lui, Belle gemette e scosse la testa "Continua a parlare".

    Desideroso di darle piacere, premette la bocca contro il suo orecchio per sussurrarle complimenti mentre le sue mani esploravano le sue curve, cercando di mappare ogni centimetro di lei. Nella luce fioca, riusciva a malapena a vedere quello che stava facendo, ma questo rendeva tutto solo più intimo. Ogni parte di lei era una nuova rivelazione e le sue mani erano ansiose di tracciare questo territorio sconosciuto.

    Quando le pizzicò il capezzolo, Belle gemette e si mise su un fianco, coprendogli il fianco con la gamba. Anche attraverso due strati di tessuto poteva sentire il suo calore e Gold quasi si morse la lingua mentre spingeva il suo sesso contro di lei.

    Belle rise senza fiato "Siamo troppo vestiti".

    "Lo siamo".

    Quando si allontanò per togliersi la maglia del pigiama, Gold non era sicuro se gioire o piangere quando prontamente tornò tra le sue braccia senza mostrare alcuna inclinazione ad accendere la luce. Aveva avuto più di alcune fantasie sul corpo nudo di Belle e il suo bisogno di guardarla gli faceva tremare le mani. Allo stesso tempo, accendere la luce significava che lei sarebbe stata in grado di vederlo e Gold era meno ottimista al riguardo.

    Per un istante, il pensiero del ragazzo di Belle del Maine gli balzò in mente e, anche se prontamente scacciò via l'idea, l'ombra di ciò gli offuscò l'umore. Belle era semplicemente timida o preferiva l'oscurità perché le rendeva più facile fingere di essere con qualcun altro?

    "Non vuoi la luce?" si sentì chiedere prima di decidere consapevolmente di farlo.

    Le dita di Belle, che erano occupate a sbottonargli la parte superiore del pigiama, si fermarono "Tu?".

    Aveva rilanciato ordinatamente la palla nel suo campo "Perché non dovrei voler vedere la mia bellissima moglie?".

    "Oh..." Belle sospirò, trovando le sue labbra nell'oscurità "Va bene, dammi un secondo".

    Quando lei cercò di staccarsi dal suo abbraccio, Gold la tenne più stretta "Dove stai andando?".

    "Non mi sono sistemata i capelli la scorsa notte".

    Disse quella frase come se contenesse la risposta a tutte le fastidiose domande dell'universo. Gold era sconcertato "E...?".

    "Hai idea di quanto siano orribili i miei capelli al mattino quando non li liscio la sera prima?" lei chiese "Vorrei almeno superare la luna di miele prima che tu mi veda con un aspetto orribile. Lascia che mi spazzoli, poi accenderemo la luce".

    Gold seppellì il viso tra i suoi capelli per attutire la sua risata di sollievo. Non c'era mistero quindi. Belle non aveva secondi fini. Sua moglie preferiva l'oscurità perché aveva paura dei suoi capelli, per quanto gli sembrasse ridicolo "I tuoi capelli sono bellissimi".

    "Non ne hai idea" lo ammonì, la sua voce cupa.

    "Lascia perdere" ci sarebbero stati altri incontri in cui avrebbe potuto bearsi della sua vista. In quel momento, lasciarla andare anche abbastanza a lungo da consentirle di spazzolarsi i capelli sembrava troppo da sopportare.

    Tra le sue braccia, la sentì rilassarsi "Grazie".

    "Sciocca" lui disse con affetto. L'idea che Belle potesse mai temere il suo aspetto era sorprendente, considerando quanto ovviamente fosse perfetta per lui. Allo stesso tempo, lo faceva sentire quasi ferocemente protettivo nei suoi confronti. Non vedeva l'ora che arrivasse il giorno in cui si fosse fidata abbastanza di lui da permettergli di vederla in quello che considerava il suo stato peggiore, in modo da poterle dire quanto fosse bella.

    Dita intelligenti si abbassarono per pizzicargli il sedere "Chi stai chiamando sciocca?".

    Il respiro di Gold si fermò "Non me lo ricordo più".

    Belle annuì soddisfatta alla sua risposta “I tuoi capezzoli sono sensibili. Qualche altra cosa?".

    Quello fu l'unico avvertimento che ebbe prima che lei gli palpasse audacemente il sedere, afferrando una manciata di carne e stringendo forte, la pressione gli fece piegare i fianchi contro di lei.

    "Sei sodo" lei si meravigliò come se fosse la prima volta che se ne accorgeva.

    Con lei attaccata a lui, Gold non aveva idea di come potesse aspettarsi il contrario. Allontanandosi con sforzo, terminò il lavoro che lei aveva iniziato e si liberò dalla maglia del pigiama, gemendo di piacere quando la tirò tra le sue braccia per sentire la sua pelle nuda premuta contro la propria.

    “Sei meraviglioso” lei sospirò felice e quella sua semplice frase gli fece venire un nodo alla gola. Cosa le avevano offerto i precedenti amanti se cose così piccole le piacevano così tanto?

    "Lascia che ti tocchi" la implorò. Una volta si era preoccupato per la sua capacità di essere all'altezza degli standard stabiliti dai suoi precedenti partner, ma ora era determinato a darle tutto il piacere del mondo, non perché fosse una competizione ma perché lei meritava di provare piacere.

    Facendola sdraiare sulla schiena, si spostò su di lei, cercando di decidere da dove cominciare. Il suo orecchio era direttamente davanti alla sua bocca e sembrava un posto ottimo come un altro. Prendendole il lobo tra i denti, lo tirò delicatamente prima di tracciare il resto del suo orecchio con la lingua, fermandosi per sussurrare "Sei squisita".

    Da lì, si fece strada verso il basso, mappando con le labbra il territorio precedentemente tracciato dalle sue mani. Sotto di lui, Belle sospirava e si dimenava, le sue dita si fecero strada tra i suoi capelli, il tocco che lo fece tremare. Quando si sentì tirare, Gold sapeva di aver fatto bene, e quell'elogio senza parole fu il più grande complimento che avesse mai ricevuto.

    Avrebbe potuto passare ore a banchettare sui suoi seni, ma questo avrebbe soddisfatto i suoi desideri, non i propri. Invece, si fece strada più in basso, fermandosi quando raggiunse la cinta dei suoi pantaloni del pigiama e la presa di Belle sui suoi capelli si fece talmente forte che temette che ne avrebbe strappato una manciata, il suo corpo si irrigidì. Quella non era eccitazione.

    "Belle?".

    "Tu..." la sua voce si spezzò "Non devi farlo".

    Era una strana scelta di parole "Voglio farlo. Molto. Tuttavia, se non sei d'accordo, faremo qualcos'altro".

    Lei si alzò sui gomiti e, anche nella luce fioca, poteva vedere l'incredulità sul suo viso "Vuoi?".

    In quel momento, Gold desiderò di poter mettere le mani sui suoi amanti del passato "Tu sei mia moglie. Non riesco a immaginare nulla che possa piacermi di più che darti piacere".

    "Oh. Se è così..." Belle lasciò scivolare la mano dai suoi capelli per accarezzargli la mascella.

    Prendendole la mano nella sua, Gold se la portò alla bocca per baciarle le dita "Preferiresti che facessimo qualcos'altro?".

    Lo fissò così a lungo che si domandò se avesse effettivamente posto la domanda ad alta voce. Poi lei si distese, la mano che si contorceva nella sua presa "Forse... solo un po'?".

    Non era sicuro di cosa significasse "solo un po'" nel sesso orale, ma credeva che lei glielo avrebbe fatto capire. Con un altro bacio sulla sua mano, la lasciò andare, soddisfatto quando lei sollevò i fianchi per aiutarlo a toglierle i pantaloni del pigiama.

    Non per la prima volta, desiderava ardentemente una luce. Sua moglie era nuda nel suo letto, il suo corpo aspettava il suo tocco, e non voleva perdersi nulla di quel momento. Ma Belle era timida e lui non voleva insistere. Invece, avrebbe semplicemente assecondato i suoi altri sensi.

    Il primo era l'olfatto. Inspirando profondamente, se la fissò nella mente, il suo profumo intenso fece trasformare le sue ossa in acqua. Ipnotizzato, si chinò più vicino, sentendo il suo affannato respiro quando affondò il naso nel suo nido di riccioli morbidi e umidi.

    Da lì, tutto ciò che era rimasto era il gusto, e Gold si mise al lavoro imparando ogni sfumatura del suo sapore, brillante e acuto all'inizio, poi dolce e muschiato mentre scavava più a fondo nelle sue pieghe. Sopra di lui, Belle gridò e gli si strinse i capelli, e questa volta non ci fu altro che gioia nel suo tocco.

    Andò lentamente, aiutandola ad abituarsi, e quando lei non lo spinse via, Gold permise a se stesso di diventare più audace, mettendo a frutto ogni sua esperienza nel tentativo di darle qualcosa che nessun altro amante avesse mai dato. A tal fine, non fece alcuno sforzo per attutire i propri gemiti, sperando che l'avrebbero assicurata che quell'atto gli piaceva tanto quanto piaceva a lei.

    Stava attento a non stuzzicarla troppo, a non fare nulla che l'avrebbe stressata o messa a disagio, e quando il suo corpo tremò finalmente, Gold provò un'esplosione di orgoglio diverso da qualsiasi cosa avesse mai provato. Avrebbe dato piacere a sua moglie.

    Una volta che lei si riprese, le diede un bacio lungo tutto il suo corpo, cercando di non essere distratto dal modo in cui il suo petto si sollevava "Come ti stai godendo la prima notte di nozze?".

    "Oh, Diarmid..." Belle si rannicchiò tra le sue braccia come se stesse cercando di rintanarsi nel suo corpo e lui sperava che fosse un buon segno.

    Quando si premette abbastanza vicino da sentire la sua erezione tendersi contro la sua pancia, Belle si bloccò, alzando di scatto la testa "Ti è piaciuto davvero!".

    Gold ridacchiò e si strofinò contro di lei "Credevi che stessi mentendo?".

    “No, non mentire. Solo... essere gentile. Ma non lo eri. In questo modo... ti sei eccitato" sembrava come se non riuscisse a credere a quello che stava dicendo.

    “Come potrebbe esserlo? Toccarti... gustarti... come potrebbe non eccitarmi?" voleva piangere per quello che le sue parole stavano rivelando inconsapevolmente sul suo passato.

    Rimase senza fiato quando lei si chinò per sfiorarlo nel suo intimo "Possiamo fare di più?" chiese timidamente.

    Se non fosse stato così eccitato, Gold avrebbe riso all'idea che pensava che avrebbe potuto contraddirla "Possiamo fare quello che vuoi".

    "Hai una posizione preferita?".

    La sua domanda lo fece soffocare con la sua stessa saliva "Penso che tu abbia menzionato qualcosa riguardo allo starmi di sopra?".

    Anche se quella non era proprio la sua posizione preferita, gli piaceva abbastanza, soprattutto per il modo in cui toglieva pressione dalla sua gamba. Ancora più importante, avrebbe permesso a Belle di stabilire il ritmo.

    Quando parlò, lui potè sentire il sorriso nella sua voce "Penso di averlo fatto".

    Lavorando insieme, lui si liberò dei pantaloni del pigiama e Gold piegò il ginocchio buono nel tentativo di dare a Belle qualcosa a cui aggrapparsi mentre si muoveva per mettersi a cavalcioni su di lui. I suoi occhi si chiusero quando lei avvolse la sua mano intorno a lui per posizionarsi sul suo sesso e, per un momento imbarazzante, temette che sarebbe venuto nella sua mano. Forse quando era ragazzo era stato così precoce.

    "Preservativo?" lui chiese nel tentativo di distrarsi. Avevano convenuto che Belle sarebbe stata responsabile degli anticoncezionali e se o meno interromperli, ma lui non aveva idea di cosa pensasse in quel momento.

    "Non ti preoccupare" lo rassicurò, prima di dire esitante "A meno che tu non voglia metterlo?".

    In quel momento, Gold non voleva altro che essere sepolto dentro sua moglie, nessuna barriera tra di loro "Per nulla".

    Le ci volle un momento per trovare l'angolazione giusta, poi si abbassò su di lui, il suo corpo così stretto intorno al suo sesso che gli fece arricciare le dita dei piedi. Gold emise un grugnito senza fiato, le sue mani sui suoi fianchi per sostenerla, vagamente consapevole che sopra di lui Belle stava respirando affannosamente "Belle?".

    "Dammi un minuto" lo supplicò e lui poté sentire i suoi muscoli interni contrarsi intorno a lui "È passato un po' di tempo".

    La breve pausa diede anche a lui la possibilità di riprendersi in modo che quando Belle iniziò a muoversi, si sentì meno come se stesse per perdere la testa. Invece, con il suo equilibrio ripristinato, fu in grado di godersi l'esperienza invece di aggrapparsi al suo controllo con le unghie nel disperato tentativo di non deludere sua moglie.

    Erano perfetti insieme, i loro corpi si incastravano come se fossero stati fatti per quello. A ogni movimento dei suoi fianchi, lei lo incontrava con un movimento suo, lavoravano in tandem come se lo avessero fatto mille volte prima d'ora.

    Belle gemette quando lui allungò una mano per afferrarle i seni, stuzzicandole i capezzoli con i pollici. Inarcando la schiena, si strinse più saldamente nelle sue mani mentre accelerava il ritmo "Oh, sì".

    Non era sicuro se fosse stata su di lui per minuti o ore. Il tempo sembrò perdere ogni significato in quel posto meraviglioso dove esistevano solo loro due. Anche se ancora non erano connessi totalmente mentalmente, i loro corpi stavano già comunicando perfettamente.

    Per quanto non gli sarebbe piaciuto fare nient'altro che quello per ore, era solo un uomo, e lei era la perfezione. Già poteva sentire le fiamme nel suo basso ventre che avvertivano che il suo apice non sarebbe tardato ad arrivare.

    Quando mosse il pollice nel punto in cui i loro corpi si univano, Belle sussultò e cadde in avanti, distendendosi sul suo petto mentre muoveva i fianchi con maggiore urgenza, piccoli gemiti senza fiato le sfuggivano. Raddoppiando i suoi sforzi, Gold spinse più forte, il suo corpo proteso verso il suo culmine.

    In qualche modo, vennero insieme, Belle avendo la presenza di spirito di baciarlo per attutire le loro grida mentre lui gemeva e tremava, l'orgasmo che gli squarciò il corpo con la forza di un uragano.

    Quando la tempesta passò, si sentì svuotato e stordito, a malapena in grado di mantenere il bacio. Belle si accasciò contro di lui e lui la sentì tremare.

    "È stato incredibile".

    La sua lode gli provocò un'altra scossa "Ti stai godendo la luna di miele?".

    "Dio, sì" si chinò per sistemare le coperte su di loro, senza mostrare alcuna inclinazione a spostarsi. Con l'ultima manciata delle sue forze, Gold la avvolse tra le braccia e la sistemò più comodamente.

    "Buona prima notte di nozze, signora Gold".

    Labbra calde gli accarezzarono la gola "Buona prima notte di nozze, marito".

    Se Belle avesse programmato di svegliarlo in quel modo ogni notte, Gold pensava che forse si sarebbe affezionato alle quattro del mattino.


    Continua...
     
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    Capitolo 18



    "Questa" disse Belle, ma anche se aveva affermato di aver preso la sua decisione, non mise giù nessuna delle cravatte, continuando a tenere prima una, poi l'altra contro la sua camicia blu.

    Nascondendo un sorriso, Gold rimase pazientemente in piedi, inclinando il mento in modo da poter guardare sua moglie indietreggiare sulla sua scelta del suo abbigliamento. Ricordava vagamente di aver menzionato che una delle cose che voleva dal loro matrimonio era qualcuno che lo aiutasse a scegliere le sue cravatte al mattino e nei dieci giorni trascorsi da quando avevano pronunciato i loro voti sulla spiaggia, Belle si era lanciata a capofitto in quel compito.

    Al momento, oscillava tra un motivo cachemire viola e una cravatta composta da vortici di verde e argento. Gold generalmente indossava una cravatta bordeaux con quella particolare camicia, ma stava imparando che sua moglie aveva un gusto più avventuroso.

    "Questa" lei ripeté, abbassando la mano che teneva la cravatta viola per indicare che il vortice verde e argento era il vincitore di quel giorno.

    "Sei sicura? Non c'è bisogno di prendere una decisione così precipitosa" lui scherzò.

    Belle spalancò gli occhi "Scusami, Diarmid. Non volevo farti perdere tempo".

    Aveva preso le sue parole esattamente nel modo sbagliato e Gold evitò di sospirare mentre le avvolgeva le braccia intorno alla vita, abbracciando lei, cravatte e tutto il resto "Ti sto prendendo in giro. Mi piace alquanto essere disturbato così".

    Non del tutto convinta, Belle si mordicchiò il labbro inferiore "Se la sera prima mi dicessi quale camicia vuoi indossare, potrei sceglierla in anticipo".

    Se lo avesse fatto, non avrebbe avuto il piacere di guardarla studiare la sua vasta collezione di cravatte e vedere il modo in cui i suoi occhi si illuminavano quando trovava qualcosa che le piaceva. Non sarebbe stato in grado di godersi il calore di lei in piedi di fronte a sè, la sua piena attenzione concentrata su di lui mentre riduceva le sue opzioni fino a trovare la corrispondenza perfetta, i suoi occhi azzurri concentrati che tradivano quanto seriamente avesse preso quel compito. Per i minuti che le ci volevano per scegliere la sua cravatta, Gold era il centro del mondo di Belle, e gli piaceva così.

    "E allora quale sarebbe il divertimento?" lui chiese con leggerezza, lasciando che le sue dita vagassero in modo da poterle solleticare il fianco finché lei non sorrise "Indosso le cravatte solo per il piacere di guardarti mentre le scegli".

    La palese bugia la fece ridere come sperava "Perché indossi un abito ogni giorno?" chiese, inclinando la testa con curiosità "Se io lavorassi da casa, non mi toglierei mai il pigiama".

    "Mi ricorda chi non sono più" una volta, non era stato altro che un ragazzo scarno e povero con un accento di Glasgow incomprensibile. Gold aveva passato decenni a plasmare se stesso nell'uomo che voleva essere: istruito, colto, cittadino. Gli abiti erano parte integrante di tutto ciò. I suoi vestiti ricordavano costantemente che aveva raggiunto il suo obiettivo.

    Belle aveva capito. La maggior parte del guardaroba che aveva portato con sé nel Maine era stata gettata nella spazzatura per essere sostituita con pezzi alla moda. Anche la sua collezione di biancheria intima e biancheria da notte aveva subito una trasformazione, sebbene avesse deciso di tenere il suo pigiama con i dinosauri. Gold ne era tranquillamente soddisfatto. Aveva dei bei ricordi di quel particolare ensemble.

    “Immagino che abbia senso. Uno di questi giorni, mi piacerebbe vederti con un paio di jeans, però" i suoi occhi scintillarono su di lui.

    "Vedremo".

    Contento di lasciare cadere la questione, Gold seguì sua moglie al piano di sotto, in cucina, trovando Dove e Moe già lì. Quello era stato un altro cambiamento. Dove aveva approfittato delle conseguenze del crollo di Moe il giorno del loro matrimonio per istituire un nuovo programma, uno che facesse uscire regolarmente l'uomo dalla sua stanza.

    “Buongiorno, Moe. Dove" Gold fece un cenno a ciascuno di loro mentre si sedeva.

    "Buongiorno, signor Gold".

    Moe borbottò un saluto, lasciando Gold a chiedersi se il motivo per cui il padre di Belle non aveva mai detto il suo nome fosse perché non riusciva a ricordare quale fosse. Per come erano i parenti acquisiti, pensava che le cose potevano essere drammaticamente peggiori.

    Moe si illuminò quando Belle si chinò per baciargli la guancia prima di andare a mettere una fetta di pane nel tostapane. Sebbene Gold l'avesse informata che era più che capace di prepararsi la colazione, sua moglie sembrava provare piacere nel farlo per lui.

    “Vuoi un po' di marmellata di fragole stamattina? Magari del burro di mele?".

    "Marmellata" ribatté lui, prendendola in giro con tono deciso. Belle amava rinfacciargli contro la sua austera colazione preferita e avrebbe tolto tutto il divertimento se lui avesse mai accettato uno dei suoi suggerimenti per ravvivare il pasto.

    Dopo aver spalmato il pane tostato con la marmellata e versato il caffè, Belle si servì una porzione di farina d'avena cotta che la governante aveva preparato per tutti e si sedette "Come vanno i lavori?".

    Quando aveva suggerito di trasformare il seminterrato in un laboratorio per Moe, aveva immaginato di assumere operai che avrebbero potuto completare il progetto in pochi giorni. Invece, Dove aveva suggerito che lui e Moe facessero il lavoro da soli, suggerendo che sarebbe stato buono per l'uomo assumersi un compito del genere. Una settimana dopo l'inizio della ristrutturazione, Gold aveva dato un'occhiata ai loro progressi e si era mentalmente rassegnato al fatto che il seminterrato sarebbe stato una zona di costruzione almeno fino alla fine dell'anno.

    Dove, invece, sembrava perfettamente soddisfatto "Le cose stanno andando molto bene".

    "Abbiamo trovato un giradischi" contribuì Moe.

    “Sentiti libero di buttarlo. È rotto" Gold ricordava vagamente di aver riposto quello stereo con l'intenzione di ripararlo un giorno, ma la tecnologia era avanzata prima che quel giorno arrivasse. Fino a quando Moe non ne aveva parlato, si era dimenticato che si trovasse ancora laggiù.

    Dove e Moe si scambiarono uno sguardo d'intesa "Penso che possiamo rimediare".

    Sotto il tavolo, Belle gli prese la mano e la strinse, con gli occhi lucenti "Scommetto che ci riuscirete. Papà è sempre stato bravo a sistemare le cose".

    Moe chinò la testa alle sue lodi, incapace di nascondere la sua espressione compiaciuta, e Gold dovette sorridere. Moe si stava dimostrando più difficile da gestire di quanto avesse immaginato possibile, ma i suoi piccoli successi rendevano Belle così felice che non poteva rimpiangere il tempo e gli sforzi. La settimana successiva c'era il suo appuntamento con il dottor Kurz e Gold poteva solo sperare che, con la guida del medico, le sue condizioni avrebbero continuato a migliorare.

    "Quali sono i suoi piani per oggi, signora Gold?" la domanda di Dove fece capire a Gold che Belle non avrebbe partecipato al progetto del workshop quel giorno. Ora che padre e figlia trascorrevano un'ora al pomeriggio giocando a giochi da tavolo insieme, Belle era stata più disposta a fare un passo indietro e lasciare che Dove si occupasse di Moe mentre lei perseguiva i propri interessi.

    "Fammi indovinare: tè e un libro nel giardino sul retro" ogni volta che Belle non era con lui o con Moe, la si poteva generalmente trovare a leggere al sole e la sua pelle pallida stava cominciando a prendere colore. Ora che mangiava regolarmente cibo vero, il suo viso stava perdendo il suo aspetto pieno e Gold approvava calorosamente quei cambiamenti. Dal primo momento in cui l'aveva vista, aveva pensato che Belle fosse bellissima, ma ora sembrava sana e vibrante mentre il peso di anni di preoccupazione svaniva.

    "No" Belle strinse le labbra in un sorriso riservato "È una sorpresa".

    Gold inarcò le sopracciglia con interesse, ma lei ignorò la sua silenziosa richiesta di ulteriori informazioni "Tornerò a casa in tempo per il pranzo" promise.

    Niente nel suo linguaggio del corpo indicava un bisogno di sospetto, quindi Gold scelse di essere piacevolmente disorientato mentre si ritirava nel suo ufficio per iniziare la giornata di lavoro. George King stava organizzando una cena alla fine della settimana, quindi doveva assicurarsi di essere aggiornato sulle attività dei suoi soci prima di incontrarli faccia a faccia.

    Cena: Gold sbuffò al termine. Niente di quegli incontri era mai stato una festa, ma sarebbe stato troppo prolisso chiamarli per quello che erano: un'opportunità per una cerchia di persone ambiziose e con pochi scrupoli di riunirsi e tentare di fiutare le reciproche debolezze su base regolare.

    Quella volta avrebbe avuto un'arma segreta, se era opportuno riferirsi a sua moglie in quel modo. Gold aveva indicato che avrebbe portato un "più uno" alla cena di venerdì, ma nessuno che lo conosceva si sarebbe aspettato che il suo "più uno" sarebbe stato una moglie, tanto meno una moglie come Belle.

    Non vedeva l'ora di vedere l'espressione sul viso di Cora.

    Belle era sembrata nervosa quando le aveva parlato dei loro piani per venerdì sera, ma aveva fede che sarebbe stata all'altezza della situazione. Ancor più della reazione di Cora nei riguardi di Belle, voleva sentire la valutazione di Belle di Cora e di tutti gli altri. Non avrebbe confuso le acque condividendo le proprie opinioni su di loro in anticipo, ma probabilmente avrebbe dovuto avvertirla che nessuna delle persone che avrebbe incontrato aveva idea della sua esistenza.

    Una parte di lui voleva davvero che fosse così. Poteva partecipare alla riunione di venerdì da solo e non dire una parola dell'esistenza di Belle. Poteva restare nascosta in casa con i suoi libri, suo padre e il suo tè, al riparo da occhi indiscreti e commenti dispettosi. Non aveva bisogno di trascinarla con lui nel nido di vipere.

    Proteggerla da quella parte della sua vita le avrebbe reso un disservizio. Belle sembrava fragile e delicata. In verità, aveva una corazza di ferro e, dopo anni di discussioni con Moe, difficilmente sarebbe stata intimidita da George King e dalla sua gente. Era sua moglie, la sua compagna, non la sua protetta. Belle aveva un acuto senso dell'osservazione e una mente veloce. Averla al suo fianco sarebbe stato un vantaggio in molti modi.

    Soddisfatto della sua decisione, Gold rivolse la sua attenzione al suo lavoro, individuando alcune voci interessanti sepolte in uno dei rapporti trimestrali di James King. Non poteva essere niente, ma anni di esperienza avevano insegnato a Gold che valeva la pena indagare su stranezze e discrepanze, per quanto apparissero insignificanti. La figlia di Cora, Regina, non lo aveva mai completamente perdonato per aver denunciato il suo tentativo di appropriazione indebita. Se non altro, le aveva insegnato a coprire meglio le sue tracce.

    Fu solo quando la porta del suo ufficio si aprì, ore dopo, che si rese conto di quanto si fosse perso nel mare di numeri e piccoli dettagli che costituivano la sua vita lavorativa. Si appoggiò allo schienale della sedia della scrivania, sussultando quando il suo collo protestò.

    "Sono a casa!" annunciò Belle mentre entrava nella stanza, con un vassoio di zuppa e panini tra le mani e un sacchetto degli indumenti drappeggiato sul braccio destro.

    "Ho notato" lui disse con una certa asperità. Era un pessimo saluto, ma i suoi occhi bruciavano e la sua testa cominciava a battere forte in reazione ritardata allo strabismo al monitor del suo computer. Gli venne in mente il pensiero che avrebbe potuto avere bisogno degli occhiali e Gold si accigliò all'idea.

    Belle si bloccò "Ti sto interrompendo? Torno dopo?".

    Se lei non lo avesse interrotto, avrebbe avuto un'emicrania, e solo per questo avrebbe dovuto essere gentile "No, non andare. Ti chiedo scusa" Gold indicò vagamente se stesso "Mal di testa".

    Immediatamente, l'espressione di Belle si addolcì in una di compassione "Vuoi che ti faccia un massaggio alle spalle?".

    Quella era un'altra piccola abitudine che Gold amava della vita matrimoniale. Sua moglie era sorprendentemente brava a massaggiargli il collo e sembrava felice di dimostrare le sue capacità al minimo accenno.

    "Metti giù il vassoio prima" le consigliò quando lei si spostò per girare intorno alla scrivania e lo sguardo sorpreso che lanciò al vassoio, come se si fosse dimenticata di tenerlo in mano, lo fece ridere. Si sentiva già meglio.

    Belle mise il vassoio sulla scrivania e posò la busta degli indumenti sul bracciolo del divano prima di spostarsi dietro di lui. Senza che lui dicesse una parola, le sue dita trovarono i punti che facevano male e premette abbastanza forte da fargli lacrimare gli occhi prima di iniziare il massaggio, allentando la tensione. Gold gemette, abbandonandosi di più alle sue cure.

    "Ecco fatto..." Belle mormorò "Semplicemente rilassati".

    Al suo tocco magico era impossibile fare altro. La sua testa si stava già schiarendo quando la pressione dietro i suoi occhi iniziò a svanire. Si muoveva di nodo in nodo come se fosse guidata dal laser, sciogliendo ogni centimetro mentre si faceva strada dal suo collo alle spalle, lasciandolo sciolto e rilassato.

    Gold sospirò di beato sollievo "Grazie, tesoro".

    Belle gli strinse affettuosamente la parte superiore delle braccia, poi lo abbracciò mentre gli baciava la sommità della testa "Prego. Ti senti meglio?".

    "Come nuovo".

    "Bene" gli sorrise mentre si muoveva intorno alla scrivania e Gold aggrottò la fronte, notando qualcosa che non aveva visto prima.

    "Che c'è?" Belle si fermò trascinando una sedia più vicino alla sua scrivania in modo che potessero mangiare insieme.

    Sembrava diversa. Era lo stesso vestito che indossava quella mattina, lo stesso sorriso che gli rivolgeva sempre, ma c'era qualcosa di diverso in lei. Gli ci volle un momento per comprendere.

    "Ti sei tagliata i capelli".

    Belle si portò una mano imbarazzata ai capelli e fece un rapido sorriso "Sorpresa" cinguettò, non sembrando del tutto convinta mentre gli tendeva le mani “Ho fatto le unghie, anche. E le sopracciglia. Ho fatto un massaggio e anche un trattamento viso".

    I suoi capelli erano ben 10 cm più corti di quella mattina, la lunghezza ridotta dava nuova vita ai suoi riccioli "Sei adorabile".

    Belle sospirò di sollievo "Avevo paura che ti saresti arrabbiato. Non avevo intenzione di tagliarli così tanto, ma non facevo un taglio da anni e le mie estremità erano un inferno".

    Gold era sconcertato "Perché diavolo dovrei essere arrabbiato?".

    Rannicchiandosi sul sedile, Belle prese la zuppa “Ho pensato che avresti voluto che li tenessi lunghi. Voglio dire, so che non sono cortissimi, ma più corti".

    Il pensiero che potesse voler controllare il suo aspetto non gli andava a genio "Sono i tuoi capelli, tesoro. Se piacciono a te, è tutto ciò che conta".

    Per qualche ragione, le sue parole la fecero accigliare "Non ti interessa come sembro?".

    Non sembrava esserci una risposta giusta a quella domanda "Suppongo che preferirei che tu non avessi i capelli più corti dei miei, ma a parte questo, se vuoi sperimentare, sentiti libera. Se un look non ti soddisfa, potranno sempre ricrescere".

    Questo sembrò rasserenarla "Sto cercando di prepararmi per venerdì. Non voglio metterti in imbarazzo davanti ai tuoi amici".

    "I miei soci in affari" la corresse "Sarebbe difficile chiamare qualcuno di loro miei amici".

    Belle scosse la testa con indulgenza "Non voglio metterti in imbarazzo di fronte ai tuoi soci in affari".

    Era più nervosa per la cena imminente di quanto si fosse reso conto e Gold allungò una mano per accarezzare la sua "Non lo farai. Saranno troppo occupati a morire di shock sul fatto che tu esisti".

    Le sopracciglia di Belle si sollevarono "Non gli hai detto che ti sei sposato?".

    "È una sorpresa".

    "Ok..." Belle fissò nel vuoto per lunghi istanti prima di scrollarsi di dosso visibilmente qualunque cosa stesse pensando. Fece cenno verso la busta degli indumenti “Ho comprato un vestito. Mi dici se è appropriato per la cena?".

    "Ovviamente".

    A prima vista, l'abito grigio con la scollatura leggermente scavata e la gonna svasata sembrava quasi l'uniforme di una scolaretta, ma quando Belle lo girò per rivelare che la schiena quasi completamente nuda, coperta solo da pizzo nero trasparente, non sembrava più così innocente "È perfetto".

    Annuendo soddisfatta, Belle rimise il vestito nella busta e tornò al pranzo “C'è qualcosa che dovrei sapere o qualcosa che vuoi che faccia? Hai detto che volevi che prestassi attenzione a cose che potresti non notare, ma come faccio a sapere di cosa si tratta?".

    Gold sbatté le palpebre per la sorpresa quando Belle ripeté a pappagallo le sue stesse parole di settimane prima, apparentemente sua moglie non dimenticava mai nulla di ciò che diceva, e non era sicuro se questo avrebbe reso la vita matrimoniale più facile o più difficile "Sii te stessa. Per ora, tutto ciò che stai facendo è tastare le acque".

    Belle ridacchiò “Mi sento una spia. Ora che ci penso, non sono nemmeno sicura di sapere cosa tu faccia".

    “Possiedo una varietà di interessi commerciali. Per lo più sposto cose: beni, denaro, cose del genere".

    Astuti occhi azzurri si strinsero su di lui "Tipo riciclaggio di denaro?".

    Gold ridacchiò “Niente di così eccitante. Tutto quello che faccio è strettamente legale" questo non voleva dire che non sfruttasse al massimo ogni scappatoia legale, ma Gold si vantava di aver fatto fortuna senza mai violare la legge. Pagava persino le tasse in tempo.

    "Quindi, non devo preoccuparmi che l'FBI si presenti alla nostra porta un giorno?".

    "Temo di no. Sei sposata con un uomo d'affari molto noioso che passa le sue giornate sforzando gli occhi a fare i conti con semplici numeri. Ogni tanto incontro altri uomini d'affari molto noiosi che hanno altre specialità. Ecco perchè la cena di venerdì".

    "E i tuoi viaggi a Boston".

    "Esattamente. Anche se quelli non sono mai stati noiosi".

    Quando Belle lo guardò in cerca di una spiegazione, Gold le prese la mano "Mi piaceva molto la vita notturna di Boston".

    Le guance di Belle si colorarono quando colse il suo significato "Stai flirtando con me".

    "Se non posso flirtare con mia moglie, con chi posso flirtare?" l'aveva distratta con successo dalla sua preoccupazione per venerdì, ma un senso di disagio aleggiava ancora nella sua mente. Avrebbe dovuto parlarle di Cora? Non erano informazioni che gli piaceva rivelare, ma non sarebbe stato giusto per Belle non avvertirla. Presumeva che Cora avrebbe avuto il buon senso di tenere la bocca chiusa, ma quella donna non faceva sempre la cosa più sensata.

    Belle si stava avvicinando per un bacio quando l'orologio a pendolo nel corridoio suonò le due "Papà!".

    "Cosa?" un istante dopo, si rese conto di cosa stava parlando. Le due erano il suo appuntamento fisso con suo padre per i giochi da tavola e a Moe non andava bene quando ritardava. Gold lo aveva imparato nel modo più duro.

    "Prendi il tuo panino" le consigliò, avvicinandosela giù per un bacio veloce.

    "Mi farò perdonare più tardi" promise Belle prima di precipitarsi fuori dalla stanza, panino in mano.

    Gold rabbrividì al pensiero. Sin dalla loro prima notte di nozze, Belle aveva dimostrato di essere una compagna di letto appassionata ed entusiasta e non vedeva l'ora di vedere quale forma avrebbe preso il suo "perdono".

    Con i pensieri della notte a venire ad inondargli la mente, era facile ignorare i pensieri di Cora. Glielo avrebbe detto più tardi, promise Gold a se stesso. Era giusto. Sperava che non lo avrebbe giudicato troppo duramente.

    Ma non quella notte. Mancavano ancora giorni al venerdì. Aveva un sacco di tempo.

    Glielo avrebbe detto più tardi.


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    Capitolo 19


    "Non smetti mai di stupirmi, Gold" George King sembrava quasi ammirato "Come diavolo hai fatto a persuadere quella dolce giovane donna ad incastrarsi con te?".

    Gold sorrise mentre guardava attraverso la sala da pranzo dove Belle stava chiacchierando con altre signore, attento a non mostrare i suoi veri sentimenti. La presentazione di sua moglie ai suoi soci in affari era stata un completo trionfo e non sarebbe stato sufficiente per King rendersi conto della profondità del suo orgoglio per lei o di quanto fosse sollevato che le cose fossero andate bene.

    Cenare con i suoi soci non era diverso da immergersi nelle acque con i piranha, ma Belle si era comportata magnificamente. Sebbene avesse ascoltato più che parlare durante la cena, si era dimostrata eloquente e spiritosa quando il flusso della conversazione l'aveva coinvolta. Ancora più significativo, si era posta con dignità al di sopra di ogni osservazione spinosa di Cora e Regina, dimostrando che aveva avuto ragione a non parlarle della loro storia passata. Sapere che condivideva il tavolo con la ex amante di suo marito l'avrebbe solo fatta sentire a disagio. Era stato meglio per lei incontrare Cora senza quel bagaglio sulle spalle.

    Rendendosi conto che la domanda di King non era stata solo retorica, Gold scelse un'espressione sentimentale "Chi può dire come il cuore scelga quel che desidera?".

    Dall'altra parte di suo padre, James King rise crudamente alla sua risposta “Pensi seriamente che c'entri l'amore? Dammi dieci minuti da solo con quella tua calda mogliettina e non si ricorderà nemmeno il tuo nome".

    Gold digrignò i denti, inghiottendo una fiammata di rabbia al pensiero di James King che osava posare un solo sporco dito su Belle e disse con calma "Questo scarso incentivo mi porta a non lasciarvi da soli".

    "Penso che sia adorabile" annunciò Henry Mills con totale sincerità, apparentemente ignaro delle vibrazioni sotterranee della conversazione. Era la norma con Mills, che in genere sembrava ignaro di qualsiasi cosa spiacevole. Forse questo spiegava come un uomo così buono avesse sopportato di essere sposato con un'arpia come Cora per tre decenni.

    "Grazie, Henry" Gold sorrise benevolmente "Sono propenso a essere d'accordo con te".

    Per un attimo, Mills sembrò perso nei suoi pensieri, poi ridacchiò come se avesse appena colto la battuta “Beh, certo che lo sei! È tua moglie".

    "In effetti lo è" mormorò Gold, guardando Belle di nuovo. Sembrava aver raggiunto un accordo con Cora. Dall'altro lato della stanza, le due donne stavano chiacchierando come vecchie amiche, unitamente a Regina, mentre Jackie, l'attuale scappatella del King più giovane, era imbronciata per essere stata lasciata fuori.

    "Odio lasciare un incontro così piacevole" mentì Gold senza problemi, alzando la voce in modo che Belle potesse sentirlo "Ma io e mia moglie abbiamo un lungo viaggio che ci aspetta".

    Cora alzò il bicchiere in un ironico saluto "Lungi da noi trattenere gli sposi oltre l'ora di andare a letto".

    Quando lei si spostò tra le sue braccia, Gold girò la testa per accettare il suo bacio sulla guancia invece che sulle labbra "Non essere un estraneo, tesoro" lei fece le fusa "Aspetto una tua chiamata".

    "Conterò i minuti fino a quando non ti rivedrò" la rassicurò, il suo tono piatto che chiariva che avrebbe dimenticato la sua esistenza nel momento in cui fosse uscito di casa.

    Accanto a lui, Belle accettò gli abbracci di addio da Mills e James, quest'ultimo indugiando troppo a lungo per i gusti di Gold. Jackie la pensava allo stesso modo "Notte notte, Belle. Ci vediamo la prossima volta, supponendo che duriate tanto a lungo".

    "Suppongo che il tempo lo dirà" rispose Belle con calma mentre lasciava un bacio a una buona decina di centimetri dalla guancia di Jackie.

    "Prenditi cura di Diarmid da parte mia" le ordinò dolcemente Cora "Non logorarlo troppo".

    Regina sorrise "Dai, mamma, sii ragionevole. Deve guadagnarsi da vivere".

    A pensarci bene, forse non si era fatta delle amiche.

    Se avessero saputo che lo stavano irritando, avrebbe solo incoraggiato ulteriore crudeltà, quindi Gold non gli diede soddisfazione, contento quando Belle di non aver tradito alcuna reazione oltre a una vampata di colore sulle guance che avrebbe potuto essere di rabbia o imbarazzo.

    Mills le sorrise raggiante, irradiando una sincera allegria "Buonanotte, mia cara. Non vedo l'ora di rivederti la prossima volta".

    Belle ricambiò il sorriso, i suoi occhi caldi "Buonanotte, Henry. E George, grazie per una serata affascinante".

    Gold non trasse un respiro completo finché non furono sistemati al sicuro nella Cadillac e in strada. Più chilometri avrebbero potuto mettere tra loro e i suoi soci, più sarebbe stato felice. Accanto a lui, sul sedile del passeggero, Belle era seduta tesa come una bacchetta, fissando attraverso il parabrezza come se la sua vita dipendesse da quella vista.

    "Spero che la serata non sia stata troppo terribile".

    Con la coda dell'occhio, la vide voltare la testa solo per un momento per guardarlo incredula prima di tornare a fissare di nuovo davanti a sé "Spero di essere stata all'altezza delle tue aspettative".

    "Sei stata magnifica" la rassicurò, rendendosi conto un momento troppo tardi di quanto fosse stato freddo il suo tono.

    Da Manchester, nel New Hampshire, c'erano novanta minuti di macchina per tornare a Storybrooke e, per quanto ne sapeva, Belle aveva intenzione di trascorrerli tutti in silenzio. Quando Gold aveva immaginato di averla al suo fianco per eventi come quello, si era immaginato che i due si sarebbero scambiati delle risate a spese dei suoi soci e avrebbero preso in giro la società pretenziosa che si erano lasciati alle spalle. Invece, l'atmosfera in macchina era opprimente, facendogli sentire che anche accendere la radio sarebbe stata un'imposizione.

    Era sordo a tutto tranne che al suono del suo respiro, profondo e lento attraverso il naso prima di emergere dalla sua bocca in un sibilo lungo e controllato. Se era possibile sentire la rabbia, la stava sentendo adesso, ma Gold non era del tutto sicuro di quello che aveva fatto. L'aveva avvertita che i suoi soci non erano un piacevole gruppo di persone.

    "Belle..." non sapeva come continuare quella frase, ma sua moglie gli venne in suo soccorso.

    "Come hai potuto?" gli chiese, girandosi verso di lui con occhi lampeggianti.

    Onestamente, Gold non era sicuro di cosa lo stesse accusando, ma Belle non gli diede la possibilità di chiedere.

    “Mi hai fatto così tante promesse. Hai mai davvero creduto ad almeno una di esse? Sto facendo i salti mortali cercando di essere la moglie perfetta! Ho fatto tutto quello che volevi che facessi! Scelgo le tue cravatte e ti massaggio le spalle, preparo la colazione e mi rado le gambe ogni giorno e mi assicuro di essere sempre carina per te e questo è quello che ricevo in cambio?!".

    La bile salì nella gola di Gold quando si rese conto di quello che stava dicendo. Tutti i piccoli rituali domestici che amava così tanto non erano davvero un segno che lui e Belle stavano sviluppando un forte legame. Non stava facendo quelle cose perché voleva. Tutto quello che stava facendo era adempiere al loro patto.

    "Mi dispiace che trovi così impegnativo essere mia moglie" era disposto a giurare di aver sentito i suoi denti digrignare.

    "Non osare provare a ribaltare la cosa contro di me. Tutto quello che ho fatto, è stato cercare di renderti felice e tu mi sbatti la tua amante in faccia! Non mi hai nemmeno avvertita! Mi lasci entrare e mi lasci accecare da lei e da sua figlia! Non mi sono mai sentita così umiliata".

    "Cosa?" di riflesso, Gold spinse il piede sul freno abbastanza forte da far sobbalzare entrambi in avanti finché le cinture di sicurezza non fecero il loro lavoro.

    Belle incrociò le braccia sul petto e lo fissò "Oh, doveva essere un segreto?" chiese in tono beffardo "Immagino che avresti dovuto assicurarti che anche la tua signora lo sapesse".

    "Belle..." qualcosa era andato terribilmente storto quella sera e Gold non aveva la minima idea di come risolvere quella questione.

    Dietro di loro, un'auto suonò il clacson, ricordandogli che al momento stava guidando circa venti miglia più lentamente del limite di velocità. Imprecando, Gold lasciò la strada ed entrò nel primo parcheggio disponibile, dinanzi ad un fast food. Scelse il posto auto più lontano possibile, ma le luci sgargianti dell'insegna riuscivano a riempire comunque l'interno della Cadillac, portando un senso di surrealismo al momento.

    Accanto a lui, il viso di Belle era scolpito nella pietra, i suoi occhi scintillanti di rabbia e, considerando ciò che Cora le aveva apparentemente detto, Gold non era sicuro di poterla biasimare "Cora non è la mia amante".

    Una forte scossa della testa gli disse che Belle non aveva voglia di ascoltare "Non mentirmi".

    "Cora è stata la mia amante venticinque anni fa. È durata poco meno di un anno e da allora non l'ho nemmeno sfiorata" Gold voleva difendere le sue azioni, ma aveva la sensazione che Belle non fosse dell'umore giusto per concedergli un'assoluzione.

    "Non ti credo".

    Era stata colpa sua. Se l'avesse avvertita di Cora, Belle sarebbe stata pronta a respingere le sue bugie. Invece, l'altra donna era entrata nella sua testa e lui aveva dato a Cora carta bianca per fare del suo peggio mantenendo il loro passato segreto.

    "Belle, pensaci" ho supplicato "Cosa dovrei guadagnarci a mentirti?".

    "Come dovrei saperlo? Niente di quello che fai ha senso per me" Belle si voltò a guardare fuori dal finestrino come se stesse cercando di memorizzare l'offerta speciale del ristorante sui bocconcini di pollo “Non mi dici mai niente. Non c'è da stupirsi che non volessi parlarmi di tua figlia. Almeno non ti aspetterai che sia la sua matrigna. Mio Dio, non riesco nemmeno a immaginarlo".

    Gold sussultò. Aveva quasi sperato di aver semplicemente sentito male quando lei lo aveva accusato di essere il padre di Regina.

    Apparentemente no.

    “Mio figlio è un figlio, non una figlia. Henry Mills è il padre di Regina. Esisteva anni prima che andassi a letto con Cora per la prima volta" considerando che Regina aveva cercato di convincerlo a rimanere in silenzio sul suo tentativo di appropriazione indebita, si fece piccolo al pensiero che fosse diversamente. Il pensiero di andare a letto con madre e figlia era già abbastanza grottesco da solo senza aggiungere un incesto al mix.

    Sebbene la manipolazione fosse la specialità di Cora, normalmente si allontanava dalle bugie sfacciate "Ti ha detto che ero il padre di Regina?".

    "Non esplicitamente" la postura di Belle si sgretolò un po' mentre si spostava dal guardare fuori dal finestrino. Non lo stava ancora guardando, ma era un miglioramento “Continuava a parlare di quanto fosse orgogliosa di Regina e di quanto avesse preso da suo padre... che aveva i suoi occhi. E lei continuava a guardarti".

    Quindi, in realtà non aveva mentito, aveva solo guidato Belle per mano fino a quando sua moglie non era saltata alla conclusione che Cora voleva che lei sposasse “Henry Mills ha gli occhi marroni. Molti uomini li hanno".

    Belle appoggiò la testa all'indietro contro il poggiatesta ed emise un lento respiro "Forse ho capito male".

    "Penso che tu abbia capito esattamente quello che Cora voleva che tu capissi" disse con amarezza "Non mi ha mai perdonato per aver messo fine alla nostra relazione. Avrei dovuto intuire che avrebbe colto al volo l'opportunità di causare problemi".

    Era il massimo della stupidità per Cora pubblicizzare la loro relazione passata a una festa. Per quanto ne sapeva, Belle era il tipo di persona che avrebbe portato quel tipo di informazioni instabili direttamente a Henry per vendetta. Eppure, data la propensione di Cora ad agire prima e poi a pensare, non avrebbe dovuto davvero essere sorpreso.

    "Cora non è la mia amante e Regina non è mia figlia" disse con fermezza, determinato ad approfittare dell'apparente ammorbidimento di Belle per convincerla "Non ti ho mai mentito, Belle".

    "No, immagino che tu non l'abbia fatto" mormorò, non sembrando del tutto contenta.

    Non aveva motivo di mentire. Avrebbe potuto andare a letto con tutte a quella cena, senza intenzione di fermarsi, e Belle non avrebbe avuto voce in capitolo. L'accordo prematrimoniale glielo permetteva. Non poteva divorziare da lui senza perdere tutto e questo significava che era impotente. Per la prima volta, quel pensiero lo mise a disagio. Non aveva intenzione di intrappolarla, solo assicurarsi che non potesse abbandonarlo per capriccio.

    "Sto cercando di essere un buon marito" disse rigidamente. Fino a quella sera, pensava di esserci riuscito "Se sei infelice...".

    Belle sospirò "Non lo sono. Non proprio".

    Quando le mise una mano esitante sul ginocchio, Belle non lo allontanò, ma nemmeno lei rispose esattamente al suo tocco "Cosa lo renderebbe migliore?".

    "Non lo so".

    Riusciva a malapena a sentirla "Belle, ti giuro che sto dicendo la verità" poteva ripetere quelle parole cento volte, ma erano solo parole. Stava a Belle scegliere di credergli e lui non aveva idea di come convincerla a farlo. La frustrazione gli fece digrignare i denti, l'emozione diretta tanto a se stesso quanto a lei. Se le avesse detto di Cora dall'inizio, non sarebbe successo "Avrei dovuto raccontarti del mio passato con Cora. Mi scuso per non averlo fatto".

    La postura di Belle si rilassò un po' mentre si voltava per guardarlo in faccia "Forse non sono stata onesta. Non è che mi aspetto che tu riveli la tua intera storia sessuale. Se davvero non sei stato con lei per venticinque anni...".

    "Avrei potuto avvertirti che è una vipera di cui non ci si può fidare" anche se non voleva aprirsi alla sua censura, rivelando di aver avuto una relazione con una donna sposata, avrebbe potuto almeno dirle abbastanza. Non c'era stato motivo per non farlo, tranne che... Lui aveva voluto vedere come avrebbe reagito. Quella realizzazione lo fece vergognare "Mi dispiace, Belle".

    "Mi avevi avvertito che non erano brave persone. Forse non avrei dovuto essere così veloce a credere al peggio di te" la sensazione della mano di Belle sopra la sua gli fece stringere la gola. Lo aveva perdonato.

    Quando girò la mano per intrecciare le dita con le sue, Belle non si allontanò, le sue labbra tremanti si distesero in un piccolo sorriso.

    “Immagino che entrambi abbiamo infranto le nostre promesse. Avevi promesso di essere onesto con me e io di darti sempre il beneficio del dubbio".

    Data quella svolta, non sembrava così grave. Se entrambi avevano commesso degli errori, quel malinteso non era in realtà colpa loro.

    Mentalmente Gold diede la colpa tutta a Cora "Faremo meglio la prossima volta".

    "Non mi piacciono i tuoi amici" Belle pronunciò quelle parole con così tanta forza che lui quasi rise.

    "Non sono miei amici e non piacciono neanche a me. Sono impressionato da come ti sei comportata bene stasera. Non deve essere stato facile".

    Belle emise un sospiro lungo e si lasciò cadere sul sedile, stringendo le dita intorno alle sue "Grazie. Sì, stasera ha fatto schifo".

    Anche se non avrebbe usato quel particolare fraseggio, Gold non poteva essere in disaccordo con lei "Sì. È vero. Almeno ora sai cosa aspettarti".

    Belle gemette mentre lui riavviava l'auto "Studierò strategie di comunicazione aggressiva-passiva. E la prossima volta mangerò prima. Sto ancora morendo di fame".

    A casa King, il cibo tendeva ad essere più elegante che appetibile. Dopo la serata che avevano passato, il minimo che poteva fare era nutrirla adeguatamente "Ci fermeremo da qualche parte e prenderemo qualcosa. Cosa ti piacerebbe?".

    "Crocchette di pollo" Belle gli rivolse un sorriso imbarazzato "Quella pubblicità mi ha fatto venire voglia".

    Gold guardò sgomento il fast food "Non puoi essere seria".

    "Mi piacciono i bocconcini di pollo".

    Se sua moglie voleva le crocchette di pollo, avrebbe avutole crocchette. Scuotendo la testa, Gold guidò la Cadillac fino al drive-through "Qualche altra cosa?".

    "Patatine fritte. Oh, e posso avere un frullato?" sembrava così simile a una bambina che implorava un regalo che lui non sapeva se ridere o piangere.

    "Ti comprerò l'intero menu se lo desideri. Devo offrirti anche uno di quei pasti con il giocattolo dentro?" non riusciva a ricordare l'ultima volta che aveva mangiato in un ristorante con meno di quattro stelle e ora stava al drive-through di un fast food.

    Il cibo in realtà non era tanto cattivo, ammise tra sé. Aveva ordinato solo un tè freddo per sè, ma Belle si era messa in testa di condividere il suo pasto con lui, dandogli da mangiare patatine fritte e bocconcini di pollo mentre guidava. Con sua moglie che lo nutriva, Gold supponeva che tutto sarebbe stato buono.

    Sembrava essersi ripresa dalla cena, rilassandosi abbastanza da fare alcune osservazioni spiritose sulla compagnia, ma a Gold non piacquero quelle battute tanto quanto aveva previsto. Era ancora bloccato su qualcosa che lei aveva detto prima: "Sto facendo i salti mortali cercando di essere la moglie perfetta!". Il pensiero che la loro felicità domestica non fosse altro che un dovere nei suoi confronti bruciava.

    "Belle..." fece una pausa, cercando il modo giusto per chiedere “È davvero così difficile? Essere sposata con me?".

    Belle sospirò quando si rese conto a cosa si riferiva "No. Non intendevo questo".

    "Allora cosa intendevi?".

    “Ascolta, mi piace essere sposata con te. Sei gentile. Sei paziente con papà. Mi tratti bene. Sei premuroso e generoso" Belle evidenziò le sue qualità positive sulle dita "Sei un bravo marito, almeno la maggior parte delle volte. Voglio essere una brava moglie. Voglio che tu sia soddisfatto di me".

    Per un momento, sembrò che lei volesse dire di più, quindi Gold si trattenne, trattenendo l'istintivo bisogno di dirle che era perfettamente soddisfatto di lei. Nel silenzio che ne risultò, Belle mangiò una patatina fritta, meditando, poi parlò di nuovo.

    "Non so perché mi hai sposata, quindi non so cosa vuoi da me. Ogni volta che penso di aver capito, scopro che mi sbaglio. Quindi, sto solo cercando davvero di fare tutto bene, così che tu sia felice con me".

    "Sono felice con te, tesoro" la rassicurò. Faceva male pensare che fosse abbastanza insicura da credere il contrario.

    "Immagino di non riuscire a capire perché mi hai voluta. Non sono sofisticata come te. Non ho alcuna esperienza lavorativa, quindi non so quanto di aiuto sarò a queste cene" agitò vagamente una mano "In più c'è papà. Avrebbe avuto più senso per te sposare chiunque tranne me. Perché io?".

    "Perché mi piaci. Hai visto la mia cerchia sociale. Questo è il tipo di persone che conosco. Perché non dovrei volerti? Qualcuno di cui mi posso fidare. Qualcuno con cui mi piace parlare. Qualcuno con cui posso rilassarmi. Qualcuno che sarà dalla mia parte" Belle era la moglie perfetta. Non capiva perché lei stessa non riuscisse a vederlo "L'elenco delle persone che mi piacciono davvero è estremamente breve e il tuo nome è al primo posto" non poteva darle amore, ma almeno poteva darle quello. Quante persone potevano dire di apprezzare sinceramente il proprio coniuge? Nel mondo di Gold, non molti avrebbero fatto quella affermazione.

    Belle sorrise timidamente "Mi fa sentire meglio questo".

    “Allora smettila di cercare di essere perfetta. Non me lo aspetto. Sii te stessa. Questo mi soddisferà" Gold diede forza alle parole successive "Se non ti piace massaggiarmi il collo o aiutarmi a scegliere le mie cravatte, non devi più farlo".

    "Diarmid, no..." la mano di Belle si poggiò sulla sua coscia “Mi piace fare queste cose. Davvero. Solo... penso che forse mi stavo preoccupando troppo. Non sei il tipo di uomo che si arrabbia con me se mi faccio un taglio di capelli che non ti piace".

    "Ovviamente no".

    “Ho solo bisogno di conoscerti meglio. Mi permetterai di farlo?" gli occhi di Belle lo implorarono.

    "Ti dirò tutto quello che vuoi sapere" era il minimo che potesse fare dopo averli messi in quel pasticcio senza dirle niente.

    Probabilmente avrebbe dovuto prevedere le sue prossime parole.

    "Voglio che mi parli di tuo figlio".


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    Capitolo 20



    "Scusami" Belle mormorò in risposta al gemito strozzato che lui fece "So che non vuoi parlarne. Ma... sono tua moglie. Dovrei conoscerti meglio di chiunque altro e non so niente di te".

    La sua accusa bruciò "Non è vero".

    "Lo è, però" Belle lo contraddisse gentilmente “Conosco il tuo colore preferito, cosa ti piace mangiare e le strategie a scacchi che preferisci, ma questi sono solo dettagli. Voglio conoscerti, Diarmid. Voglio che mi parli delle tue speranze e dei tuoi sogni, così che possa aiutarti a realizzarli. Voglio sentire tutte le cose che ti fanno male, così che possa confortarti o almeno non peggiorare le cose".

    Gold deglutì a fatica, gli occhi ardenti. Quello che Belle gli stava offrendo era qualcosa che non avrebbe mai immaginato possibile. Non era disposta a condividere la sua casa solo perché stava pagando per le cure di suo padre. Belle era disposta a condividere la sua vita: essere sua moglie in ogni senso della parola, la sua dolce metà. Non era qualcosa che avrebbe potuto fare se lui avesse continuato a ostacolarla ogni volta che si avvicinava.

    Belle si guardò le mani “Mi sono comportata male stasera. Sapevo che tuo figlio era un argomento doloroso, ma quando ho pensato che Regina fosse tua figlia, ti ho aggredito".

    "Hai avuto una buona motivazione" niente di quella sera era colpa sua. Considerando ciò che Cora l'aveva portata a credere, aveva tutte le ragioni per essere furiosa con lui. Era solo un miracolo che fosse disposta ad ascoltarlo invece di lasciare che quell'arpia si mettesse tra loro.

    “Tutti i pezzi sembravano combaciare. Mi hai detto che la storia non si rifletteva bene su nessuno dei due e avere un figlio con una donna sposata sembrava una spiegazione valida come tutte le altre" Belle sospirò "Non mi sono fermata a pensare che se fossi stato suo padre, doveva essere stato difficile per te vedere tua figlia cresciuta da un altro uomo".

    Gold strinse i denti per la scossa di dolore provocata dalle sue parole “Belle, fermati. È stato solo un malinteso".

    "Ma non voglio che ci siano altri malintesi" lo supplicò "Per favore fammi entrare. Forse posso aiutarti".

    "Non c'è niente da fare" quella nave era naufragata decenni prima.

    "Mi faceva impazzire quando papà si arrabbiava" disse, l'improvviso cambiamento di argomento fece sbattere un paio di volte le palpebre a Gold "Può essere difficile" ammise. Il giorno del loro matrimonio ne era la prova. “Mi rannicchiavo sul pavimento della doccia e piangevo. Mi sentivo come se il mondo intero stesse crollando intorno a me. Tutto era semplicemente grande, impossibile e orribile, e io ero intrappolata" la voce di Belle tremava mentre raccontava il suo passato.

    "Tesoro..." quando Gold la raggiunse, lei gli prese la mano e gliela strinse.

    "Non ho dovuto farlo da settimane. Non ne ho avuto bisogno. Quando papà si arrabbia, tu sei lì. Non sono più sola" Belle gli sorrise tremante "È più facile quando hai un partner. Sei mio marito, Diarmid. Sono dalla tua parte. Lascia che ti aiuti".

    Diviso tra l'orgoglio di poter rassicurare Belle e il timore di dare voce alla sua storia, Gold non disse nulla, concentrando tutta la sua attenzione sul mantenere semplicemente la macchina in movimento.

    I minuti trascorsero in silenzio finché Belle non si voltò a guardare fuori dal finestrino "Va bene" sussurrò.

    Non lo avrebbe pressato, Gold si rese conto con sollievo. Belle aveva accettato la sua decisione di mantenere privato il suo passato. Avrebbero potuto continuare come prima. Niente sarebbe cambiato.

    Solo che lui voleva che le cose cambiassero. Gold si accigliò ai fari in arrivo. Voleva quello che Belle gli stava offrendo. In quel momento lei era la sua amica e la sua amante, ma poteva essere molto di più. Tutto quello che doveva fare era fidarsi di lei abbastanza da lasciarla entrare.

    "Non in macchina" lui gracchiò. Non voleva guidare mentre riviveva il suo più grande errore. L'ultima cosa che doveva fare era peggiorare ulteriormente quella notte lanciando la Cadillac contro un albero nella sua distrazione.

    "Quando saremo a casa?" suggerì Belle.

    "Quando saremo a casa" lui concordò. Preferibilmente una volta che la sua mano sarebbe stata avvolta attorno a una bottiglia di whisky.

    Forse intuendo quanto lui stesse temendo la conversazione imminente, Belle fece del suo meglio per mantenere un flusso costante di chiacchiere mentre i chilometri passavano. Non parlava di niente in particolare, raccontando storie divertenti dei suoi giorni all’università, alternando respiri con racconti del sogno che aveva fatto, in cui aveva combattuto contro formiche giganti con qualcuno di nome Tim Gunn, con cui si aspettava chiaramente che lui avesse familiarità.

    Gold riuscì a rispondere solo a monosillabi, ma Belle non esitò mai, lasciandolo aggrappato alle sue parole in modo da non dover contemplare cosa sarebbe successo dopo. Anche così, più si avvicinavano a Storybrooke, più lentamente si ritrovava a guidare.

    Nonostante i suoi migliori sforzi, alla fine raggiunsero casa. Una volta dentro, Gold si mosse istintivamente verso il suo ufficio, la sede del suo potere. Là, nel posto in cui si sentiva più sicuro, forse la storia non sarebbe sembrata così terribile.

    Belle lo prese per il braccio "Dove stai andando?".

    "Nel mio ufficio" con la sua pesante scrivania a proteggerlo e un facile accesso all'armadietto dei liquori, avrebbe potuto farcela.

    "Non credo che questa sia davvero una conversazione da avere in ufficio, non credi?" Belle fece scivolare la sua mano lungo il suo braccio per intrecciare le sue dita con le sue "Dai. Ti sentirai meglio una volta che sarai a letto".

    Come se guardasse dall'esterno del suo corpo, Gold si vide seguire docilmente la scia di Belle, mettendosi il pigiama quando lei gli disse di farlo.

    "Ecco, non va meglio?" gli chiese mentre gli tirava le coperte sulle ginocchia e si spostava per sedersi accanto a lui. Aveva scelto di indossare il suo pigiama con i dinosauri per quello e, per la sua mente confusa, quella scelta sembrava significare qualcosa, anche se non aveva idea di cosa.

    "Non voglio farlo" voleva sembrare imponente. Era il padrone di casa e stava puntando i piedi. La sua voce era invece quella di un bambino spaventato.

    "Lo so" Belle appoggiò la testa contro la sua spalla "Hai mai raccontato questa storia prima d’ora?".

    "No" le persone che gli erano state vicine allora - Cora, George e Midas - conoscevano già la struttura di base del racconto. Fino ad ora, nessun altro aveva mai avuto bisogno di saperlo.

    Belle mormorò "Penso che ti sentirai meglio una volta che lo farai. È come drenare una ferita. Fa male durante, ma dopo ti sentirai meglio".

    Non vedeva suo figlio da decenni. Gold non poteva immaginare come quella cosa potesse farlo sentire meglio "Non so come iniziare".

    "Come si chiama?" lei chiese con calma.

    “Baden. Baden Michael Gold " con sua sorpresa, fu bello dirlo ad alta voce.

    "Bel nome".

    “Lo chiamavo Bae. Era il mio piccolino" Gold poteva sentire la sua voce diventare più leggera e più alta, la voce del ventiduenne che aveva accolto Bae nel mondo.

    “Milah non ha mai voluto figli. Bae fu una sorpresa, ma lei tenne duro per me. Perché mi amava" esitò su quelle parole. Lo amava allora? Lo aveva mai amato veramente?

    “Facemmo un accordo. Avrebbe avuto il bambino se mi fossi preso io cura di lui" anche se era stato sposato, era stato un genitore single, ma non si pentiva di nemmeno un secondo del tempo trascorso con Bae.

    "Quindi, sei rimasto a casa mentre lei andava al lavoro" suggerì Belle quando lui tacque, perso nei ricordi.

    "Come? No” Gold la guardò con un'espressione accigliata, incerto su come avesse tratto quella conclusione "Milah non ha mai lavorato".

    "Non capisco. Hai detto che voleva che ti occupassi del bambino…".

    "Sì. Assunsi una tata per lui durante il giorno mentre io ero a lavoro e mi prendevo cura di lui di notte” a quel tempo, era frustrato dalla lunga giornata lavorativa che lo teneva lontano da Bae e ora Gold si risentiva ancora di più per quel tempo perso. Aveva trascorso solo pochi anni con suo figlio e aveva passato troppe ore al lavoro.

    Belle scosse la testa confusa "Dov'era Milah?".

    "A fare shopping. Al bar. A incontrare gli amici. È sempre stato il suo sogno vivere a New York e non si sarebbe persa tutto solo perché c'era un bambino a casa" anche ora, non riusciva a capire come avesse trovato così facile lasciarsi alle spalle Bae.

    "New York…? Diarmid, scusami, ma mi sono persa. Puoi tornare indietro ancora un po'? Pensavo stesse succedendo tutto a Glasgow. Come sei arrivato a New York? Quando vi siete sposati tu e Milah?" Belle si tormentò le mani nelle coperte in preda all'angoscia.

    “Ci siamo sposati a vent'anni. Milah odiava la Scozia, la odiava con tutta se stessa. Voleva vivere a New York, quindi ci siamo trasferiti un anno dopo" mentre Glasgow aveva pochi bei ricordi per lui, Gold aveva sempre adorato il suo paese d'origine. Era un'altra cosa che si era perso.

    "Ti piaceva la città?" insistette Belle "Non sembra il tuo genere di cose".

    "L'ho odiata" lui ammise liberamente "Ma ero giovane e innamorato e questo significava mettere al primo posto la felicità di Milah”.

    "Allora, tu le hai dato New York e lei ti ha dato Bae".

    "Esattamente".

    “È questo che significa l'amore per te? Fare cose che non vuoi fare per rendere felice l'altra persona?" Belle sembrava sconcertata.

    “Amore significa mettere l'altra persona al primo posto. Rendere la loro felicità la tua prima priorità" quelle parole avevano un sapore amaro sulla sua lingua. Aveva fatto un gran numero di cose stupide per garantire la felicità di Milah e non gli aveva procurato altro che dolore.

    Quando Belle non rispose, Gold la guardò "Lo definiresti diversamente?".

    "No..." lei disse lentamente, come se non fosse sicura "Non posso biasimarti, ma... Ok. Hai fatto della felicità di Milah la tua priorità. Com’è stato? Ti sei preso cura di Bae, così che lei non dovesse farlo. Cos'altro?".

    "Milah non era il tipo di donna a cui piaceva essere legata. Per essere felice, aveva bisogno della sua libertà" quindi, tante notti non era mai tornata a casa, ma lui non si era mai lamentato.

    Belle fece un lieve sospiro "Perché mi sembra che sia un eufemismo?".

    "Non è stata fedele, no".

    "Mi dispiace".

    Lui alzò le spalle. A quel tempo, la preferenza di sua moglie per qualsiasi uomo tranne lui aveva fatto male, ma da tempo si era abituato "È stato tanto tempo fa".

    "Quindi, Milah era fuori a fare le sue cose e tu lavoravi e crescevi Bae" lei disse, incoraggiandolo a continuare la sua storia.

    “È stato un periodo meraviglioso. Bae... era il mio migliore amico. Ogni volta che lo guardavo, il mondo intero aveva un senso" stupidamente, si era ritenuto un buon padre e anche conoscere la verità non poteva oscurare completamente quei ricordi idilliaci. Per otto brevi anni, la sua vita era stata perfetta perché aveva avuto Bae.

    "Quando sono cambiate le cose?".

    Gold inghiottì un boccone di bile “Quando Bae aveva sette anni, Milah incontrò qualcuno. Mi disse che aveva solo bisogno di vedere com'era stare con Killian e poi sarebbe tornata a casa. L'ho lasciata andare. Perché l'amavo" quella parola detta con tanto sarcasmo. A quel punto, l'amore non aveva più avuto niente a che fare con loro. Tutti i sentimenti affettuosi che aveva avuto per sua moglie, erano evaporati anni prima come la cortina di fumo che erano sempre stati. Lasciare che Milah ottenesse ciò che voleva, era diventata semplicemente un'abitudine a quel punto. Era più facile arrendersi che combattere.

    “Si trasferì in California con il suo nuovo ragazzotto. A Bae mancava anche se lei non aveva mai avuto molto a che fare con lui. Immagino sia nella natura umana desiderare l'amore di una madre" lui non aveva ricordi di sua madre, ma questo non gli aveva impedito di creare una vibrante vita di fantasia in cui lei tornava per portarlo via da suo padre.

    "Mentre lei era via, decisi che ne avevo avuto abbastanza. Non appena l'anno scolastico sarebbe finito, mi sarei trasferito fuori città, in una graziosa cittadina da qualche parte dove Bae avrebbe avuto spazio per correre e giocare. Milah sarebbe potuta venire con noi o restare a New York o in California o trasferirsi sulla maledetta luna. Bae e io guardammo le foto di tutti i tipi di case e lui si innamorò di questa" Gold sorrise al ricordo di Bae che batteva il dito contro l'immagine della casa vittoriana color rosa e insisteva che suo padre la comprasse immediatamente, offrendosi di contribuire con il contenuto del suo salvadanaio alla causa.

    "È una bella casa. Ha buon gusto” mormorò Belle.

    “Era un bed and breakfast. Ecco perché ci sono così tanti bagni" Gold spiegò. Per quanto fosse pazza come idea, aveva pensato che quella caratteristica sarebbe tornata utile quando Bae sarebbe cresciuto e avrebbe avuto bisogno di più privacy o avesse voluto invitare i suoi amici per i pigiama party. Almeno ora era perfetta per Moe e Dove.

    Belle, forse capendo che si stava perdendo nei suoi pensieri, rimase in silenzio, dandogli lo spazio per comporre i suoi pensieri.

    “Proprio alla fine dell'anno scolastico, chiamò Milah. Voleva che Bae andasse in California a farle visita. Promise di portarlo a Disneyland e allo zoo, di andare a cavallo sulla spiaggia e di vedere dove vivevano tutte le star del cinema... Lui impazzì all’idea".

    Gold sospirò bruscamente “Lo lasciai fare. Perché amavo Bae e volevo che fosse felice" questa volta, la sua voce risuonava di pura onestà. Dal momento in cui era nato Bae, aveva solo voluto che suo figlio fosse felice. Non aveva avuto il coraggio di negare a suo figlio il viaggio che desiderava così tanto.

    "Io sarei rimasto qui e avrei gestito i lavori di ristrutturazione, il trasloco e tutto il resto, così che, quando Bae sarebbe tornato a casa, saremmo stati pronti. Promise di chiamare ogni settimana e, se avesse voluto tornare a casa prima, avrebbe solo dovuto dirlo" mettere suo figlio su quell'aereo era stata la cosa più difficile che avesse mai fatto in vita sua. Se avesse saputo che era l'ultima volta che lo avrebbe visto, non ne avrebbe mai avuto la forza.

    “Nelle prime settimane andò tutto bene. Bae mi raccontava tutto il divertimento che stava avendo e io gli parlavo della casa. Poi... le cose sono cambiate" anche adesso non riusciva a spiegare come fosse successo. Tutto andava bene finché… non lo fu più.

    "Alcune settimane Milah non riusciva a convincerlo a venire al telefono e, quando parlava con me, era diverso. Implorava di tornare a casa, poi cambiava idea cinque minuti dopo e mi diceva che voleva restare. Ogni volta che parlavamo della casa, diceva che era casa mia, non casa nostra. Ad agosto non mi parlava già più" Gold scosse la testa “Milah era sorprendentemente comprensiva. Secondo lei, era molto preso da Killian e, quando lo chiamavo io, lo turbavo. Voleva restare in California con loro ed essere una famiglia. Non ci credevo fino a quando non gli passò il telefono e gliel’ho sentito dire con le mie stesse orecchie" suo figlio, il centro del suo universo, aveva scelto una vita che non lo includeva.

    "Volevo solo che fosse felice" sussurrò "Non ho combattuto durante il divorzio, non ho lottato per la custodia. Ho rinunciato ai miei diritti quando lei mi disse che Bae voleva che Killian lo adottasse. Lui non voleva parlare con me, quindi gli mandavo solo delle lettere. Non so se le abbia mai lette. Non parlo con mio figlio da quando aveva otto anni. Adesso ne ha trentatré".

    Fu solo allora che si rese conto che stava tenendo la mano di Belle in una stretta mortale. Quando cercò di liberarla, lei gliela strinse di più, accarezzandogli il dorso della mano con quella libera.

    “Che tipo di uomo lascia andare suo figlio? Avrei dovuto lottare più duramente per lui. Avrei dovuto puntare i piedi con Milah e insistere perché rimanesse a New York. Avrei dovuto chiedere la custodia. Forse allora avremmo potuto sistemare le cose. Invece sono stato un codardo, troppo spaventato per guardarlo negli occhi e vedere che mi odiava".

    "Hai fatto quello che pensavi fosse giusto" sussurrò Belle, con la voce strozzata e roca “Hai messo la loro felicità prima della tua. Perché li amavi".

    "Li amavo. E lei ha rovinato tutto" non avrebbe mai più commesso quell'errore. Dal giorno in cui aveva perso suo figlio, Diarmid Gold era stato certo di una cosa: d'ora in poi, la sua felicità sarebbe venuta prima di tutto.

    "Vieni qui" mormorò Belle. Con mani gentili lo tirò giù finché non le fu disteso in grembo, dandole la schiena. Le sue dita gli passarono teneramente tra i capelli, massaggiandogli la testa e la parte posteriore del collo "Oh, Diarmid, mi dispiace così tanto".

    "Si, anche a me".

    “Hai pensato di cercarlo? Assumere un investigatore?”.

    La risatina aspra di Gold gli fece male alla gola "Ho lo stesso numero di telefono da venticinque anni. Non ho mai osato muovermi perché finché resto qui, Bae sa dove abito. Se voleva essere in contatto con me, avrebbe potuto farlo in ogni momento. Non lo costringerò a farlo".

    Non per la prima volta, si chiese cosa avesse fatto di così sbagliato con Bae da fargli voltare le spalle in questo modo. Se fosse stato crudele, avrebbe avuto senso, ma non aveva mai alzato un dito sul bambino. Lo aveva a malapena sgridato. Non ne aveva avuto bisogno. Bae era sempre stato un bambino esemplare. Semmai lo aveva elogiato troppo e lo aveva viziato in modo tremendo per compensare le volte in cui il suo lavoro gli aveva impedito di passare tutto il tempo che voleva con il suo bambino.

    "E i social media?" suggerì Belle "Facebook è un po' più discreto di una telefonata o di presentarsi a casa tua. So che non hai un account, ma potrebbe essere d’aiuto. Potremmo usare il mio".

    Perplesso, Gold la guardò da sopra una spalla e Belle arrossì inspiegabilmente "Ti ho cercato un paio di mesi dopo che hai iniziato a venire al bar".

    Probabilmente aveva voluto verificare che non fosse né uno stalker né un serial killer. Era una saggia precauzione "Ho guardato. Baden Gold non esiste".

    Questo era ciò che faceva più male. Era già abbastanza difficile sapere che suo figlio non voleva avere niente a che fare con lui, ma non sapere nemmeno se fosse vivo o morto... Gold rabbrividì.

    “Sfogati” Belle mormorò, muovendo una mano per accarezzargli la schiena.

    Avrebbe giurato di non avere più lacrime da versare su quell’argomento, ma sembrava che non ci fosse fondo al pozzo del suo dolore. Seppellendo il viso contro le sue gambe, Gold iniziò a singhiozzare, il suono aspro e roco che riempiva la stanza.

    "Ecco... così... ci sono io..." ripetè Belle, la sua stessa voce che si spezzava come se anche lei stesse piangendo. Si avvolse intorno a lui come meglio poteva, premendo bacio dopo bacio sui suoi capelli.

    Alla fine, Gold finì le lacrime, ma Belle non lo lasciò andare. Invece, manovrò entrambi sotto le coperte, mettendosi dietro di lui "Vorrei poter fare qualcosa" sospirò mentre gli massaggiava lo stomaco delicatamente.

    A parte costruire una macchina del tempo per rimediare ai suoi errori, non c'era niente da fare. Stranamente, Gold si chiedeva quanto fosse davvero abile l'inventore Moe French. Si strinse di nuovo nel suo abbraccio, il calore di lei calmò i suoi nervi esausti. A partire da quella sera, Belle conosceva le parti più oscure di lui ed era ancora lì, a confortarlo. Non era abbastanza per curare i suoi punti danneggiati - niente avrebbe mai potuto farlo - ma con le braccia di Belle intorno a sè, faceva un po' meno male.

    “Ha aiutato. Parlare con te".

    Belle premette un bacio sotto il suo orecchio "Sono contenta. Grazie per avermi parlato di tuo figlio. Mi piacerebbe saperne di più su di lui un giorno, se mai avessi voglia di condividere alcuni dei tuoi ricordi. Sembra un ragazzo meraviglioso".

    "Era perfetto" forse era così semplice. Bae era stato semplicemente troppo buono per quelli come lui. Forse avrebbe dovuto considerarsi fortunato di avere avuto suo figlio per otto anni.

    Se lui e Belle avessero mai avuto figli, le cose sarebbero state diverse. Già l’accordo prematrimoniale lo assicurava, ma più conosceva sua moglie, più Gold iniziava a rendersi conto che il documento non era necessario. Belle non era il tipo di donna che avrebbe sottratto un bambino a suo padre. Ovviamente, non era davvero un furto se il bambino non voleva restare a priori.

    Se avesse combattuto per la custodia, avrebbe solo reso Bae infelice, ricordò Gold a se stesso. Almeno, in quel modo, suo figlio aveva avuto la madre e il padre che voleva, non uno che aveva usato la legge per intrappolarlo dalla parte sbagliata del paese da dove voleva essere. Aveva abbandonato la propria felicità per assicurarsi quella di suo figlio. Perché lo amava. E quell'amore lo aveva quasi distrutto.

    Non era un errore che avrebbe commesso di nuovo.


    Continua…
     
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    Capitolo 21



    Con sua sorpresa, Gold si svegliò facilmente la mattina seguente, con la mente riposata e lucida.

    Quando aprì gli occhi, trovò Belle che lo fissava dall'altra parte del cuscino, i suoi riccioli selvaggiamente arruffati che le conferivano l'aspetto di un Dente di Leone mezzo soffiato. Quando notò che la stava guardando, sorrise, gli occhi morbidi e caldi.

    “Te l'avevo detto. Sono un disastro quando non li lego".

    Lui ridacchiò, allungando una mano per toccare un ricciolo errante "Sei adorabile". I suoi capelli erano un disastro, era vero, ma a una parte di lui piacevano. Con tutti gli altri, Belle era sempre attenta ad apparire al meglio. Con lui, poteva essere semplicemente se stessa.

    "Come ti senti?" Belle chiese dolcemente.

    Prendendo un respiro profondo, Gold si prese un momento per considerare la sua domanda. I pensieri di Bae normalmente lo mandavano in una spirale di dolore e tristezza, ma quel giorno era diverso. Invece di svegliarsi sentendosi come morto, come faceva normalmente la mattina dopo aver passato la notte precedente a crogiolarsi nei pensieri di suo figlio, si sentiva... bene. La mancanza di postumi di una sbornia probabilmente aiutava.

    Faceva ancora male - la perdita di suo figlio sarebbe sempre stata una ferita sulla sua anima - ma ora quel dolore era attenuato, un dolore invece di una pugnalata. Raccontare a Belle quella storia aveva prosciugato il veleno e per la prima volta Gold si chiese se avrebbe potuto finalmente iniziare a guarire dopo venticinque anni.

    "Sono contento di averti detto tutto" forse non era stato del tutto giusto gravare Belle con il suo dolore, ma non vide nuove ombre nei suoi occhi. Con lei al suo fianco per aiutare a portare quel carico, il terribile dolore della perdita era più facile da sopportare.

    "Sono contenta" gli angoli dei suoi occhi si incresparono in un tenero sorriso e Gold si rese improvvisamente conto di quanta luce filtrava dalle tende.

    "Che ore sono?" non riusciva a ricordare l'ultima volta che aveva dormito dopo le sette.

    "Le dieci e passa" qualunque cosa lei avesse visto nella sua espressione, la fece ridere "È sabato e avevi bisogno di dormire".

    Quando istintivamente si mosse per alzarsi, una mano atterrò al centro del suo petto, tenendolo fermo con la stessa efficacia di catene di ferro "No. Ci stiamo prendendo un giorno libero” disse Belle con fermezza.

    “Un giorno libero?" ripeté, una parte della sua mente incapace di comprendere quell'idea. Si svegliava, faceva colazione e andava a lavorare. Quella era la sua vita.

    "Sì. Un giorno libero. Ieri sera ha fatto schifo e ci meritiamo un po' di tempo libero. Quindi, ecco cosa succederà. Tu rimarrai qui mentre io scendo sotto a preparare qualcosa da mangiare. Poi faremo colazione a letto, dopodiché faremo qualcosa di divertente. Non mi interessa cosa" Belle sciorinò il programma come un sergente istruttore, lasciando Gold a sbattere le palpebre inerme a sua moglie.

    Quello era un lato di lei che non aveva mai visto prima. Belle era sempre stata docile e gentile, cedendo a tutto ciò che lui chiedeva senza discutere finché non pensava che avrebbe avuto un impatto negativo su suo padre. Non gli aveva mai dato ordini e Gold era così confuso che si ritrovò ad annuire in accordo prima che il suo cervello gli ricordasse che aveva intenzione di passare la giornata a trovare un modo per ripagare Cora per l'acrobazia che aveva fatto la scorsa sera .

    Belle gli sorrise raggiante e gli premette un bacio sulla guancia prima di uscire dalla porta, senza nemmeno preoccuparsi di fermarsi abbastanza a lungo da spazzolarsi i capelli, lasciandolo a fissarla. Gold scosse la testa, chiedendosi dove fosse andata la sua dolce gattina di una moglie.

    Non richiesto, gli tornarono in mente le parole di Belle della notte precedente - <i>’Sto facendo i salti mortali cercando di essere la moglie perfetta!’ - e poi capì. Belle si era arresa a lui non perché mancasse di fiducia o volesse rimettersi al marito più anziano e saggio, ma perché aveva cercato di modellarsi in ciò che pensava lui volesse, perfino per la sua pettinatura.

    Il suo tentativo di trasformarsi in una moglie Stepford era andato a suo favore. Aveva cercato solo di accontentarlo e lui non si era reso conto di quanto si stesse abituando fino a quel momento. Quando Belle tornò in camera da letto con un vassoio in mano, le sue spalle erano sciolte e rilassate, la testa alta e la pelle un tempo tesa intorno agli occhi, ora era liscia. Ora che aveva abbandonato la facciata della fragile perfezione, sembrava più luminosa e audace, più a suo agio nella sua stessa pelle.

    Nessun cambiamento avrebbe potuto piacergli di più. Altri uomini avrebbero potuto volere la moglie perfetta. Lui voleva solo Belle.

    Gold si mise a sedere contro i cuscini, uno scrupolo che lo assillava. La colazione a letto era uno di quei perfetti doveri da casalinga che pensava lei rifiutasse "Non mi aspetto che tu mi serva".

    A quel punto, lei sbuffò mentre gli depositava il vassoio in grembo “Mi hai portato la cena a letto la scorsa settimana. Oggi ti porto io la colazione. La prossima volta sarà il tuo turno, o forse lo farò di nuovo io perché voglio. Non stiamo tenendo un punteggio. Non c'è niente di sbagliato nel voler rendere felice mio marito".

    Lo sguardo che gli rivolse sembrava ricco di significato e Gold abbassò lo sguardo, sentendosi inspiegabilmente nervoso. La vista della colazione che aveva preparato lo distolse dal cercare di interpretare qualunque messaggio segreto fosse codificato nelle sue parole "Mangio toast a colazione”.

    "C'è del pane tostato sul vassoio" lei fece notare mentre reclamava il posto accanto a lui. Come per dimostrare il suo punto di vista, Belle si servì un pezzo di pane tostato e lo infilò direttamente nel cuore di una delle uova morbide.

    Crostini. Marmellata. Caffè. Mangiava la stessa colazione ogni giorno perché era la stessa colazione che aveva sempre mangiato. Forse era tempo di cambiare. Mantenendo il suo sguardo, usò un pezzo di pane tostato per raccogliere un po' di tuorlo prima di mangiarlo "È delizioso".

    Belle brillò di piacere al suo complimento "Allora, hai deciso cosa faremo oggi?".

    Fino a quel momento, non si era reso conto che lei si aspettava che prendesse lui quella decisione "Possiamo fare quello che vuoi".

    "Voglio che mio marito pensi a qualcosa di divertente da fare insieme" le sue parole suonavano come una sfida, ma gli occhi di Belle scintillavano come se lo stesse invitando a fare un gioco.

    Il divertimento non era qualcosa con cui aveva avuto una vasta esperienza negli ultimi decenni. Gli piaceva leggere e giocare a scacchi, i buoni liquori e passare il tempo con Belle. Oltre a ciò, lavorava. I piccoli dettagli erano la sua specialità e richiedevano la sua piena concentrazione, impedendo alla sua mente di vagare per sentieri che preferiva non percorrere.

    Ovviamente, la scorsa sera aveva percorso uno di quei sentieri e ne era uscito illeso. Ora che aveva sua moglie a far luce sulle parti più oscure della sua mente, forse poteva rischiare di divertirsi un po' "La baita?" lui suggerì.

    Belle strinse le labbra come se stesse cercando di non ridere "Cosa c'è di così divertente nella baita?".

    Aveva pensato che stesse andando abbastanza bene, ma a quanto pare lei non era d'accordo. Gold prese in considerazione la questione. Potevano divertirsi a fare shopping. Potevano fare un viaggio in macchina per la città più vicina con una libreria decente. Probabilmente a Belle sarebbe piaciuto, ma quel giorno non era particolarmente dell'umore giusto per stare con altre persone.

    "Bene?" suggerì, interrompendo il filo dei suoi pensieri "Cosa possiamo fare in baita che non possiamo fare qui?".

    Lo stava ancora guardando in attesa e Gold si dimenò per un lungo momento finché non si rese conto finalmente dove lo stava conducendo "C'è un torrente nelle vicinanze per nuotare. È abbastanza appartato".

    Il suo sorriso malvagio gli disse che l'aveva capita correttamente "È un peccato che non sia ancora riuscita a comprare un costume da bagno".

    "È molto appartato".

    "In tal caso, non vedo l'ora di vederlo".

    Se stava cercando di distrarlo dalle confessioni che aveva fatto la scorsa notte, non ci era riuscita del tutto. Gold sentiva l'assenza di suo figlio in ogni momento di ogni giorno. Ogni parte del suo mondo sembrava intrisa della presenza di Bae, anche se il suo ragazzo non aveva mai vissuto a Storybrooke. Aveva comprato la baita l'anno in cui Bae aveva compiuto diciotto anni, sperando contro ogni speranza che suo figlio sarebbe tornato a casa da adulto. In tal caso, Bae avrebbe potuto aver bisogno di spazio e privacy mentre ricostruivano la loro relazione e la baita ne offriva in abbondanza. Bae, tuttavia, non era mai tornato a casa.

    Tuttavia, con Belle al suo fianco mentre esploravano i sentieri boscosi che circondavano la baita, i pensieri di Bae svanirono sullo sfondo della sua mente. Belle era lì adesso e sua moglie meritava tutta la sua attenzione.

    Quando raggiunsero il torrente e lei si sfilò prontamente il prendisole, fu facile concentrarsi solo su di lei.

    "Non vuoi unirti a me?" chiese Belle, il suo sorriso provocante gli fece scorrere il sangue nelle vene.

    "Non sono un gran nuotatore" l’avvertì, notando comunque le sue mani che andavano alla cravatta.

    "Non preoccuparti..." il sorriso di Belle era mozzafiato "Non ti lascerò annegare".

    No, non l'avrebbe fatto, si rese conto. La scorsa notte era stata estenuante e, dopo la bravata di Cora, Belle sarebbe stata giustificata se avesse fatto molto di più che pretendere che le dicesse i suoi segreti. Il fatto che lei lo avesse tenuto tra le braccia in seguito, inondandolo di compassione e affetto nel tentativo di farlo sentire meno solo, era una testimonianza del suo carattere.

    Con suo sollievo, Belle si occupò di sistemare la coperta e gli asciugamani che avevano portato con sé invece di guardare mentre lui si spogliava. La luce del sole era meno generosa per il suo corpo dell'illuminazione filtrata della loro stanza.

    Quando raggiunse i suoi boxer, Belle si avvicinò, un sorriso di apprezzamento sul viso "Bellissimo".

    Gold ridacchiò "Sei molto gentile".

    "No" allungandosi, fece scorrere un dito lungo il centro del suo petto finché non raggiunse i suoi boxer "Non gentile, solo fortunata ad avere un marito così bello".

    Mantenendo il suo sguardo, diede uno strattone brusco ai suoi boxer e li lasciò cadere, sostenendogli il gomito in modo che potesse levarli senza cadere di faccia. Gold inclinò la testa all'indietro e prese un respiro profondo dell'aria fresca, sentendo la luce del sole riscaldare parti di lui che non aveva mai esposto all'aria aperta. Per un uomo che indossava strati di abiti costosi solo per entrare nella sua cucina, essere nudo con Belle sotto i pini sembrava stranamente giusto.

    Belle si levò velocemente l’intimo, sua moglie nuda come Eva mentre stavano insieme sulla riva del torrente.

    "Appoggiati a me" gli suggerì, tenendogli la mano mentre si avvicinavano al torrente.

    Le rocce che fiancheggiavano la riva erano scivolose, ma la presa di Belle gli permise di mantenere l'equilibrio. Il primo passo li portò con l’acqua fino alle caviglie, una sensazione calda e piacevole.

    Quando furono dentro fino alle cosce, Gold iniziò a pentirsi del suo suggerimento di passare il pomeriggio a fare il bagno "Fa freddo".

    "Beh, siamo nel Maine" disse praticamente Belle, con i denti sul punto di battere "Una volta che ci saremo abituati, non lo sentiremo più. Dai".

    Camminarono più in profondità finché l'acqua non fu abbastanza profonda da permettergli di fluttuare. Belle si tuffò prontamente sott'acqua e si alzò ansimando, i capelli che le scorrevano sul viso.

    "Meglio?" chiese, aspettando che lei avesse annuito dubbiosa prima di immergersi.

    L'acqua era ancora fredda, ma dopo poco non sentì più di tremare. Belle pagaiava in cerchio intorno a lui, tenendo la testa fuori dall'acqua come un bambino che imparava a nuotare.

    "É carino".

    L'acqua gli toglieva peso dalla gamba malata, dandogli alcune idee. Con l'acqua a sostenere Belle, avrebbe potuto avvolgere le gambe di sua moglie intorno alla vita mentre si sollevava contro di lei, una posizione che sarebbe stata insostenibile sulla terraferma.

    Belle ruotò sulla schiena per galleggiare, gli occhi chiusi e un sorriso beato sul viso. Approfittando della sua distrazione, Gold si avvicinò silenziosamente un po', facendo scivolare una mano fuori dall'acqua per tracciare un cerchio attorno al suo capezzolo turgido.

    Con un gemito, Belle andò sotto e si alzò ridendo, puntandogli un dito contro "Subdolo!".

    "Ho freddo. Ho bisogno che mia moglie mi riscaldi " le spiegò.

    Avvicinandosi, Belle gli avvolse le gambe intorno alla vita, il contrasto tra il suo corpo caldo tra le braccia e l'acqua fredda che gli scorreva attorno era inebriante. Il sole che gli riscaldava il collo e le spalle non era niente in confronto al modo in cui la sua pelle bruciava ogni punto in cui toccava la sua.

    "Meglio?".

    "Tanto".

    Gold abbassò la sua bocca su quella di lei, il suo spirito eccitato per la facilità con cui aprì le labbra per invitarlo. Con il suono del canto degli uccelli nelle sue orecchie e il sapore di Belle sulla lingua, Gold si sentì più rilassato di quanto ricordasse di essere stato per anni.

    Quando il bacio finì, si fece strada lungo il suo collo, banchettando con la sua pelle mentre Belle inclinava la testa all'indietro per garantirgli un accesso migliore. Le goccioline d'acqua le scintillavano sulla gola e lui si divertì ad asciugarle finché la sua voce morbida non raggiunse le sue orecchie.

    "Hai portato Cora qui?".

    La domanda ruppe quell'atmosfera in modo più efficiente di un secchio di acqua ghiacciata. Gold si tirò indietro, guardando il viso di Belle mentre si mordeva il labbro inferiore. "Mi dispiace. Mi dispiace, non so perché l'ho detto".

    "Belle...".

    "Ho freddo. Voglio uscire" quando lei si allontanò dalle sue braccia, lui la lasciò andare senza protestare, seguendola mentre tornavano a riva. Sul bordo del torrente, lei gli offrì ancora una volta il suo sostegno, ma questa volta era diverso, il suo corpo rigido e il suo tocco piatto invece che affettuoso.

    Non sicuro di cosa stesse succedendo, Gold prese un asciugamano, asciugandosi velocemente prima di avvolgerlo intorno alla vita. Accanto a lui, Belle stava facendo la stessa cosa, dandogli le spalle, e lui rimase sconcertato. Tutto era andato bene. Sapeva che Cora non era più nella sua amante. Non c'era motivo, nessuno, perché lei si preoccupasse di cose del genere.

    Una volta che ebbe avvolto il proprio asciugamano intorno al corpo, Belle si voltò per guardarlo in faccia, il viso contratto "Mi dispiace, Diarmid. Non avevo il diritto di chiederlo. Non sono affari miei".

    Non spettava a lei mettere in discussione la sua storia sessuale più che a lui mettere in discussione la sua, ma Gold non si sentiva infastidito. Le azioni di Cora avevano reso Belle dubbiosa. Di certo non sarebbe stato contento di trovarsi a spezzare il pane con uno degli ex amanti di sua moglie.

    “Cora è successo subito dopo che ho perso Bae. Ero infelice e lei era una distrazione. Se ha mai insinuato che ci sia stato di più tra noi, ha mentito. Non l'ho mai portata qui e non ho mai poggiato una mano su di lei in casa nostra".

    Belle emise un lungo sospiro, le spalle che si abbassarono "Grazie".

    "Tesoro..." quando lui allungò la mano, lei si mise tra le sue braccia e appoggiò la testa contro la sua spalla.

    “Mi dispiace davvero. Ci stavamo divertendo così tanto e io... Non lo so. Ho iniziato a pensarci" quando si rannicchiò contro di lui, Gold sapeva che il peggio era alle spalle.

    "Pensare a Cora scoraggerebbe chiunque" concordò, soddisfatto quando lei ridacchiò alla sua valutazione dell'altra donna "Vuoi tornare alla baita?".

    Con sua sorpresa, Belle scosse la testa "No".

    Lei uscì dalle sue braccia, sostenendo il suo sguardo mentre le sue mani andavano all'asciugamano e lo slacciarono per lasciarlo cadere "Il sole è bello".

    "Sì. Sì" accogliendo il suo suggerimento, Gold gettò via il suo asciugamano e si adagiò sulla coperta, seguito da Belle un attimo dopo. Si stese accanto a lui, così inconsapevole nella sua nudità che sdraiarsi nudo con lei sotto il sole sembrava la cosa più naturale del mondo.

    Gli diede una gomitata scherzosa "Pensi che qualcuno se ne accorgerebbe se prendessi il sole nuda nel cortile sul retro?".

    Gold ridacchiò all'idea "I vicini apprezzerebbero lo spettacolo".

    Belle inclinò la testa all'indietro, guardandolo attraverso occhi socchiusi "E a te? Piacerebbe?".

    "Molto. Anche se sarei così distratto da non riuscire mai a portare a termine alcun lavoro".

    "Lavori troppo. Devi divertirti di più".

    "Mi sto divertendo adesso" fece notare, muovendo la mano per accarezzarle leggermente il seno.

    Belle sussultò, inarcandosi al suo tocco "Anche a me".

    Sentendosi deliziosamente rilassato, Gold disegnò lentamente il suo corpo con le mani e le labbra. Ogni volta che Belle cercava di raggiungerlo per restituirgli il favore, lui la afferrava per riportare le sue mani sulla coperta. Era il suo turno e si stava divertendo troppo a banchettare con sua moglie per permettere a qualsiasi cosa di distrarlo.

    Mentre immergeva la lingua nel suo ombelico, gli venne in mente un pensiero e sollevò la testa "Qual è la tua posizione preferita?" avevano sperimentato dalla prima notte di nozze, ma lui non l'aveva mai chiesto, e ora sembrava una grave svista.

    Belle scosse la testa "Non ne ho una".

    "Ognuno ha una posizione preferita" gli stava mentendo, ma lui non riusciva a rilevare alcuna cattiva intenzione dietro le sue parole.

    Aprì la bocca come se stesse per dire qualcosa, la richiuse, poi gli lanciò uno sguardo penetrante "Puoi inginocchiarti?".

    All'improvviso, la sua negazione aveva un senso. Con la sua gamba malata, era preoccupata che non sarebbe stato in grado di entrare nella posizione che preferiva, e aveva preferito negare di avere una posizione preferita piuttosto che turbarlo con la consapevolezza che non poteva fare quello che voleva.

    Fortunatamente, Belle lo stava sottovalutando "Posso inginocchiarmi".

    Non era così semplice. Il morbido cuscino d'erba faceva solo così tanto, ma una volta che il terreno sotto di loro era libero dalle rocce e avevano piegato alcuni asciugamani per aggiungere uno strato extra di protezione, Gold era in grado di inginocchiarsi abbastanza comodamente.

    "Toccati" chiese Belle.

    La sua erezione, che era leggermente diminuita durante le loro manovre, riprese vita mentre avvolgeva la mano intorno al suo sesso e iniziava a darsi piacere. Lo sguardo di Belle era fisso su di lui, le sue labbra socchiuse dolcemente.

    "Penso che potrei avere una nuova cosa preferita".

    Orgoglioso di poterla eccitare, Gold si mise a sedere un po' più dritto e mise in scena uno spettacolo, variando il ritmo delle sue carezze mentre lo guardava con occhi affamati, il respiro accelerato. Solo quando le sue cosce si aprirono, la sua mano si diresse verso sud, si fermò.

    "Non mi vuoi guardare?" Belle si imbronciò.

    Se continuava a dire cose del genere, sarebbe diventata una vedova molto ricca entro un anno e lo avrebbero seppellito con un sorriso sul volto "Voglio guardarti per ore" ringhiò.

    Tuttavia, non si trattava di ciò che voleva “Ma voglio farlo più tardi. Credo stessimo parlando della tua posizione preferita?".

    "Penso tu abbia ragione" come un granchio, Belle si avvicinò finché il suo fondoschiena non si poggiò sulle sue cosce e tirò indietro le gambe, dandogli uno scorcio di paradiso.

    Sembrava abbastanza semplice. Scivolò dentro di lei con un gemito, sentendo il suo sospiro di piacere prima che lei parlasse di nuovo "Non muoverti".

    Obbediente, si tenne fermo mentre lei raddrizzava con cura le gambe finché i suoi piedi non furono appoggiati contro la sua spalla sinistra. Dimenandosi un po', premette i fianchi in avanti per portarlo un po' più in profondità, poi incrociò le caviglie.

    "Santo cielo!" l’imprecazione gli uscì dalla bocca senza alcun input dal suo cervello. Per nessun motivo riusciva a capire come fosse possibile, incrociando le sue caviglie il suo canale era stretto come una morsa, le sue pareti lo stringevano in una presa infuocata che minacciava di squarciargli la mente.

    Belle rise senza fiato "Piegati in avanti il più possibile".

    Il sudore gli scorreva lungo la schiena mentre si muoveva, piegandola praticamente in due. Belle gemette mentre lui andava più a fondo, le sue mani andarono al seno per stuzzicarle i capezzoli mentre lui iniziava a muoversi.

    Con la sua gamba malata, non poteva ottenere tutta la spinta che voleva, ma anche quel ritmo tranquillo che riusciva a gestire in quella posizione era sufficiente a farlo non pensare. Sotto di lui, Belle scuoteva la testa all'apice di ogni spinta, i suoi gemiti di piacere aumentavano costantemente mentre il suo corpo si stringeva intorno al suo.

    L'attenzione di Gold era concentrata sui suoi seni, incapace di distogliere lo sguardo mentre le sue attenzioni provocatorie si facevano feroci. Belle gli strinse brutalmente i capezzoli, facendoli rotolare tra il pollice e l'indice fino a farli diventare di un rosso intenso, implorando che le sue labbra li calmassero. Quella era l'unica cosa che non gli piaceva di quella posizione, decise. Sua moglie sembrava essere infinitamente flessibile, ma lui non lo era. Bisognava rimediare. Forse avrebbe dovuto iniziare a fare yoga.

    Si concentrò su quel pensiero in un disperato tentativo di allontanare il proprio orgasmo fino a quando Belle non si mise a tremare. Solo allora si lasciò andare, riversandosi dentro di lei con un ruggito di piacere che mandò i pochi uccelli abbastanza coraggiosi da sopportare il loro accoppiamento fino a quel punto verso il cielo.

    Riuscire a districarsi richiese un po’ di lavoro, ma abbastanza presto, si sdraiò sulla schiena per riprendere fiato mentre Belle appoggiava la testa sul suo petto, tracciando le dita sul suo stomaco "Cosa stai pensando?".

    Non poteva credere che lei avesse bisogno di chiedere "Penso di avere una nuova posizione preferita".


    Continua…
     
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    Capitolo 22



    Gold sospirò quando uscì dal bagno e vide Belle seduta sul letto, la sua attenzione concentrata sul suo nuovo tablet e un solco tra le sopracciglia. Quando le aveva comprato quel regalo, aveva sorriso al pensiero che lei avesse accumulato migliaia di dollari di spese scaricando e-book. Storybrooke non aveva una libreria, quindi le aveva dato la sua biblioteca personale e portatile. Finora, non sembrava averlo usato per quello scopo.

    “Tesoro... basta. È ora di andare a letto" tese la mano in attesa finché Belle non gemette e gli porse il tablet.

    “Stavo leggendo sulla terapia con cellule staminali. Mostra ottimi risultati con i pazienti affetti da ictus, ma è ancora tutto negli studi clinici. Pensi che il dottor Kurz potrebbe portare papà in un centro come questi? Come funziona? E…".

    Chinandosi, sfiorò le sue labbra, interrompendo il flusso delle sue parole. Quando si tirò indietro, le palpebre di Belle stavano sbattendo, tradendo quanto fosse stanca. Era stata una lunga giornata "Non devi risolvere tutto stasera".

    Le spalle di Belle si abbassarono "Lo so. Io ...".

    "Sei stanca e Kurz ci ha detto un sacco di cose oggi" concluse per lei. Mise il tablet sul suo comodino, quindi se si fosse svegliata nel cuore della notte, non avrebbe potuto semplicemente afferrarlo e tornare alle sue ricerche senza svegliarlo.

    Quando spense la luce e reclamò il suo posto accanto a lei, sua moglie si strinse tra le sue braccia con un sospiro sommesso "Grazie per essere venuto con noi, oggi".

    "Non dirlo nemmeno" la rassicurò. In verità, era contento che Belle gli avesse chiesto di accompagnarla all'appuntamento di Moe con il nuovo dottore. Avrebbe potuto avere l'ultima parola sulle cure di suo padre, ma aveva dimostrato che apprezzava la sua opinione e si fidava di lui per sostenerla. Stavano diventando una squadra.

    "È così, però" lei continuò "Significa molto per me che tu sia così paziente con lui".

    Mantenere la pazienza con Moe non era sempre facile. Il padre di Belle era stato tutt'altro che contento di aver interrotto la sua routine e anche l'infinita serie di trucchi di Dove non era stata sufficiente a mantenerlo completamente calmo. Quando avevano raggiunto la sala d'attesa del dottore, Moe aveva perso le staffe e Belle non era stata molto indietro.

    L'impulso di gridare a Moe per aver sconvolto Belle era stato quasi irresistibile, ma solo quello avrebbe peggiorato le cose. Invece, aveva trascinato Belle via per un giro improvvisato dei corridoi, ricordi di notti passate a prendersi cura di un inconsolabile Bae neonato che gli erano corsi per la testa. Più suo figlio diventava angosciato, più lui si agitava nel suo disperato bisogno di calmarlo, e si erano nutriti l'uno della frenetica energia dell'altro. Solo quando lui riusciva a calmarsi, Bae riusciva a calmarsi.

    Con suo sollievo, separare padre e figlia per un po' di respiro era sembrato funzionare. Contrariamente all'attesa, l'appuntamento stesso era stato un successo. A Moe era sembrato piacere essere al centro dell'attenzione e Gold era rimasto colpito dal dottore. Kurz, un uomo basso con folti baffi bianchi, era stato gentile e paziente con Moe e chiaramente incredibilmente informato sulle sue condizioni.

    Dopo aver esaminato Moe ed eseguito alcuni test, Kurz aveva prescritto diversi nuovi farmaci, raccomandato una varietà di integratori, dato a Dove un elenco di esercizi di riabilitazione da completare con il suo paziente e menzionato una mezza dozzina di possibili terapie che avrebbero potuto provare in futuro a seconda dei progressi compiuti da Moe con il suo nuovo piano di trattamento. Belle aveva cercato quelle opzioni da quando avevano riportato Moe a casa.

    "Non voglio più sentire 'Jailhouse Rock'" ammise. La canzone avrebbe anche potuto tranquillizzare Moe, ma ascoltarla ripetutamente per l'intero viaggio verso casa aveva avuto l'impatto opposto su Gold.

    "La canto nella mia testa da quando siamo tornati" Belle mormorò alcune battute della canzone, interrompendosi con una risatina soffocata quando lui le mise una mano giocosa sulla bocca per zittirla.

    "Ora l’avrò in testa di nuovo" brontolò "Grazie mille. Che moglie premurosa sei".

    Le sue drammatiche lamentele gli valsero una risata mentre Belle si rilassava contro di lui, l'ultima tensione che lasciava il suo corpo "Sono una moglie meravigliosa".

    Lui sospirò "Sei passabile".

    "Passabile?" Belle infilò una mano sotto la parte superiore del suo pigiama per pizzicargli il fianco "Sono passabile? Tutto qui? Puoi anche scegliere la tua cravatta da solo, domani".

    "Un destino peggiore della morte".

    Un dito lo colpì direttamente sull’ombelico, sorprendendolo con una risata.

    "Dillo".

    "Che cosa?" Gold si morse la lingua per nascondere un sorriso. Anche nei loro giorni migliori, lui e Milah non erano mai stati così. Quella sorta di presa in giro affettuosa gli era tanto estranea quanto divertente.

    "Di’ che sono una moglie meravigliosa".

    "O cosa?" disse con tono annoiato, il suo respiro affannoso lo tradì quando la mano di Belle si abbassò per accarezzargli leggermente il sesso.

    "O mi girerò dall’altra parte e mi metterò a dormire" lo minacciò, ritirando la mano.

    Aveva scelto bene le sue armi per quella battaglia "Sei una moglie meravigliosa" disse obbediente.

    Con suo sgomento, lei lo lasciò comunque "Non mi sembri convinto".

    C'era qualcosa di imperscrutabile nella sua voce, facendo sì che Gold si chiedesse se stessero ancora giocando. Se quella era una tattica e lui ci era cascato, avrebbe perso il round, ma se l'alternativa era che Belle pensava di essere scontento di lei, valeva la pena rischiare.

    "Sei una moglie meravigliosa, tesoro" la rassicurò, facendole sentire la sua sincerità.

    Un debole sorriso apparve sulle labbra di Belle mentre lo sfidava "Dimostralo" dopotutto, era stata una tattica.

    Mentre Gold scivolava sotto le coperte per prendere il suo posto tra le sue cosce, si rese conto che anche se aveva perso la partita, avrebbe pagato volentieri lo scotto. Inoltre, Belle era una caritatevole vincitrice. Sarebbe stata disposta a condividere il suo bottino con lui.

    Più tardi, quella notte, addormentandosi con il sapore di sua moglie sulla lingua e il suo corpo dolorante per una deliziosa stanchezza, si rese conto che stava provando un'emozione che pensava fosse andata persa dopo quell'ultima, sconvolgente telefonata a Bae: la felicità. Non era quello che aveva immaginato per la sua vita, ma questo non significava che non potesse goderselo. Invece di ossessionarsi per ciò che aveva perso, forse avrebbe dovuto iniziare a concentrarsi su ciò che aveva.

    A Bae sarebbe piaciuta Belle, decise Gold. Per un momento, si permise di immaginare un mondo in cui la linea temporale della sua vita si fosse svolta in modo diverso: un mondo in cui in qualche modo aveva incontrato Belle da giovane e Bae fosse stato loro figlio invece che suo e di Milah. Come sarebbero state diverse le cose se fosse successo. La paziente comprensione di Belle avrebbe tenuto unita la famiglia invece di lasciarla cadere in pezzi. Sarebbe arrivata alla radice di qualunque problema avesse minato il suo rapporto con suo figlio e lo avrebbe aiutato a risolverlo prima che il danno permanente fosse fatto.

    Represse un lampo di risentimento per il fatto che l'universo non avesse permesso che ciò accadesse. Invece, Belle era arrivata troppo tardi quando non c'era più niente da fare se non confortarlo quando il suo cuore soffriva per il suo ragazzo. Suo figlio era più grande di sua moglie, si rese conto per la prima volta, e quel pensiero lo gelò.

    Chiudendo gli occhi, Gold si rifiutò di permettersi di pensare ulteriormente alla questione. Aveva perso Bae, ma aveva Belle. Anche se quella non fosse la vita che avrebbe scelto per se stessa, sembrava abbastanza soddisfatta. Era un buon marito, le chiedeva poco e le dava i mezzi per provvedere a suo padre. Non aveva proprio niente per cui sentirsi in colpa.

    Dormì bene, svegliandosi ore dopo al suono di "Jailhouse Rock" che rimbombava altrove in casa e trovò la costernazione negli occhi azzurri assonnati di sua moglie.

    "Invece del tablet, avresti dovuto comprarmi i tappi per le orecchie".

    "Mettili sulla tua lista di Natale" fu quasi tentato di seppellire la testa sotto il cuscino e tornare subito a dormire, ma la quantità di luce che filtrava nella stanza gli diceva che era ora di iniziare la giornata.

    Per fortuna, le librerie e lo spesso tappeto del suo ufficio fornivano un'insonorizzazione informale e quando a mezzogiorno Gold ritornò, la casa era di nuovo silenziosa. Approfittando di quella tregua, si diresse in cucina, trovando Belle seduta sull'isola con il suo tablet davanti e una forchetta che spuntava da una lattina di barbabietole sottaceto.

    La guardò, vagamente nauseato, mentre trafiggeva una fetta floscia di barbabietola viola senza staccare gli occhi dallo schermo e se la trasferiva in bocca con un lieve gemito di soddisfazione.

    "Che cosa stai facendo?".

    Lei sobbalzò al suono della sua voce, masticando e deglutendo rapidamente "Aggiorno il mio Facebook".

    "Che cosa? No. Voglio dire, cosa stai mangiando?" il suo bastone rumoreggiò sul pavimento mentre si avvicinava zoppicando per esaminare la lattina, sperando che i suoi occhi lo avessero ingannato. Non l'avevano fatto: l'etichetta indicava che le barbabietole erano un marchio da supermercato a buon mercato.

    Belle sembrava sconcertata "Barbabietole sott'aceto. So che è un pranzo strano, ma per qualche motivo ero davvero dell'umore giusto per mangiarle".

    "E la governante ti ha comprato queste?" Gold digrignò i denti. Chiaramente avrebbe dovuto avere una discussione molto approfondita con il suo staff sul trattare sua moglie con rispetto. Se Belle voleva mangiare barbabietole sottaceto - e non riusciva a immaginare perché volesse farlo in prima battuta - si meritava di meglio di quella spazzatura troppo elaborata. Se la governante non sapeva come fare i sottaceti, era giunto il momento che imparasse.

    La faccia di Belle si schiarì quando si rese conto di cosa stava parlando "Non accusarla. Me li ha già preparati e ha provato a comprare barattoli davvero fantasiosi, ma non è la stessa cosa. Mi piacciono quelli in scatola. Ammettilo, Diarmid. Tua moglie è una donna economica".

    Il succo aveva macchiato le sue labbra di un viola scuro, uno sguardo che sarebbe stato allettante se non avesse saputo cosa l'aveva causato “Ti piacciono le barbabietole sottaceto. Hai altri segreti profondi e oscuri di cui dovrei essere a conoscenza?".

    Ridacchiando, Belle prese una fetta di barbabietola e la portò alla sua bocca "Andiamo, apri” gli disse.

    "Io non…".

    Prima che potesse pronunciare altre parole, Belle gli ficcò la forchetta in bocca e alzò le sopracciglia in attesa. Trasalendo, Gold masticò il boccone, cercando di non soffocare mentre il sapore aspro dell'aceto da quattro soldi si mescolava sulla sua lingua con la putrida combinazione di dolcezza e terra che erano le barbabietole stesse.

    Con difficoltà, riuscì a deglutire "È assolutamente disgustoso".

    "Non sono così male. Sono terrosi" Belle difese il suo spuntino.

    "Questo è solo un altro modo per dire che sanno di terra. Terra in salamoia".

    Belle si scrollò di dosso la sua condanna e si servì un'altra fetta di barbabietola "Tutto per me, allora".

    Una volta finito il boccone, increspò le labbra e sbatté le ciglia scherzosamente "Baciami".

    "Passo".

    "Oh, andiamo" si sporse in avanti, imbronciata quando lui si allontanò "Sei mio marito. Devi baciarmi ogni volta che voglio, ricordi?".

    Gold fece qualche passo indietro, Belle che lo seguiva come un gatto della giungla "Ti bacerò quanto vuoi dopo che ti sarai lavata i denti".

    “Davvero lascerai che un paio di barbabietole ti fermino? Dove ha portato papà a fare una passeggiata. Abbiamo tutta la casa per noi".

    Barbabietole o no, era una situazione troppo allettante per essere ignorata. Tuttavia, la notte prima aveva già perso un round della loro partita ed era troppo presto per perderne un altro "Prima ti lavi i denti, prima possiamo approfittare del nostro raro momento di privacy".

    Quando Belle scoppiò a ridere, lui le fece eco, conscio dei suoi occhi su di sè, caldi e affettuosi "È così bello vederti sorridere per una volta".

    Gold le appoggiò le mani sulla vita quando si avvicinò "Io sorrido" protestò.

    "Sì, ma ora è diverso" Belle lo guardò con curiosità "Ora sembra che tu lo voglia fare davvero".

    Una parte di lui voleva guardarla accigliato, comporre il viso in linee fredde e ostili per mascherare qualsiasi cosa nella sua espressione potesse tradirlo. La sua esperienza con Milah gli aveva insegnato che la dolcezza e l'affetto erano debolezze. Non avrebbe funzionato per Belle iniziare a pensare di poterlo far ballare come un burattino solo perché l’amava.

    Un'altra parte di lui insisteva sul fatto che una tale difesa non fosse necessaria. Belle non era Milah. Non aveva nulla da temere da parte sua. Non avrebbe accettato amanti né lo avrebbe abbandonato. Anche se avesse voluto, l'accordo prematrimoniale lo proibiva. Solo quel documento gli assicurava che sarebbe rimasta sempre al suo fianco, la sua fedele moglie.

    Per coprire la sua costernazione al pensiero, Gold chinò la testa per baciarla, assaporando la sensazione della sua risata sorpresa contro le sue labbra.

    "Ho ancora il sapore delle barbabietole" lo avvertì Belle.

    "Sopravvivrò".

    Poteva sentire l'aceto sulle sue labbra, ma sotto c'era il sapore di lei e questo fu abbastanza per soddisfarlo. Con un gemito spezzato, lei aprì le labbra per lui e lui la spinse indietro, approfittando dell'altezza dell'isola per fare una ricerca più coinvolgente per quel pranzo, quando un rumore fragoroso dal giardino lo bloccò.

    Belle gemette contro le sue labbra "Sono tornati".

    "Così sembrerebbe" Gold si tirò indietro, facendo del suo meglio per non mostrare la sua irritazione. Possedeva quella casa. Avrebbe dovuto essere in grado di dare piacere a sua moglie in qualsiasi stanza, a qualsiasi ora del giorno. Invece, Dove e Moe erano costantemente sotto i piedi.

    Chiudendo gli occhi, prese un profondo respiro e ricordò a se stesso che era quello per cui aveva firmato. Belle e Moe erano un pacchetto unico. Se non fosse stato per suo padre, non avrebbe mai accettato di sposarlo.

    "Ehi ..." la voce di Belle arrivò esitante "Stai bene?".

    Dopo un altro respiro profondo, si sentì abbastanza centrato da aprire gli occhi "La prossima volta che escono a fare una passeggiata, chiamami appena sono fuori dalla porta”.

    Belle sorrise malvagiamente quando colse il suo significato "Lo farò".

    Quando si allontanò per tornare nel suo ufficio e lasciarla fare qualunque cosa stesse facendo, Belle gli prese la mano.

    "Fatti un selfie con me".

    "Che cosa?".

    "Non ho foto di noi insieme e voglio mostrarti agli altri" si morse il labbro "Non ti dispiace se pubblico foto di te, vero?".

    "Perché dovresti volerlo?" Gold non aveva mai capito il fascino di intonacare la sua vita su Internet come facevano tanti membri della generazione di Belle.

    Per un istante, lei sembrò non sapere cosa dire, poi gli diede un colpetto nelle costole "Perché sei mio marito, stupido! Voglio che le persone vedano quanto siamo felici insieme".

    Messa così, non poteva discutere. Obbediente, sorrise per le foto che lei voleva scattare, annuendo la sua approvazione quando Belle gliele mostrò.

    "Pubblica quello che vuoi, ma dubito che a qualcuno interesserà".

    "Oh, non lo so... Regina e Jackie mi hanno già inviato richieste di amicizia".

    Fece una smorfia "Non sentirti obbligata" dopo la sua spiacevole presentazione ai suoi soci in affari, non le aveva chiesto di comunicare con loro al di fuori delle funzioni aziendali.

    Belle gli baciò la guancia "Non preoccuparti. So come giocare a questo gioco".

    "Questo non è uno dei tuoi doveri" la rassicurò "Sei mia moglie, non la mia segretaria".

    "Lo sto facendo perché voglio. Voglio provare a rintracciare alcune persone" apparentemente pensando che non avesse capito, si affrettò a spiegare "Sai, amici dell’università... Persone che conoscevo in Australia... Cose del genere".

    C'era un accenno di nervosismo nella sua voce che lo fece riflettere, facendogli chiedere quanti di questi amici perduti da tempo fossero uomini. Il misterioso ragazzo del Maine era forse incluso tra loro?

    Il pensiero non era degno di Belle e lo respinse. Se sua moglie voleva portare avanti una torrida relazione amorosa online, difficilmente l'avrebbe ravvivata pubblicando le foto di suo marito. A Belle mancavano i suoi amici, ecco tutto. Le avrebbe fatto bene ritrovare i contatti con le persone che l'avevano conosciuta quando era più giovane e spensierata. Prendersi cura di Moe non le aveva lasciato molto tempo per le amicizie, ma ora che era una signora con del tempo libero, poteva riprendere quelle relazioni.

    "Spero che tu possa trovare tutti quelli che stai cercando".

    Il sorriso di Belle non raggiunse i suoi occhi "Anche a me”.

    Lo sguardo nei suoi occhi era più serio di quanto sembrasse appropriato per qualcosa come i social media "Va tutto bene?".

    "È solo... è passato molto tempo. Le persone cambiano, sai? E se li trovassi e vorrei non averli trovati?" c'era qualcosa di disperato nella sua voce.

    Gold l'avvolse con le sue braccia, cercando di lenire la sua preoccupazione anche se non riusciva a capirla "Se non ti piace quello che sono diventati, non devi restare in contatto con loro. È solo Facebook".

    "È vero" Belle appoggiò la testa contro la sua spalla "Ed è meglio sapere in un modo o nell'altro che domandarsi all’infinito".

    "Preferirei che non andassi a cercare nessun vecchio ragazzo" aveva voluto che le parole suonassero stuzzicanti, ma erano venute fuori più come una supplica.

    Belle ridacchiò "Non hai nulla di cui preoccuparti. Tutti i miei ex sono ex per un motivo” lo strinse un po' più forte, poi lo guardò, con un'espressione seria "Non ti farei mai una cosa del genere, Diarmid".

    "So che non lo faresti" Belle non era Milah. Poteva fidarsi di lei per mantenere la sua parola e mantenere le sue promesse.

    Il viso di Belle si addolcì "Bene".

    Si chinò per un altro bacio prima di lasciarla andare "Divertiti con il tuo Facebook. Basta che non ti affatichi gli occhi".

    Gli sorrise "Se dovesse succedere, mi assicurerò di accusare te. Sei tu quello che mi ha comprato il tablet".

    "Che marito crudele sono" Gold le colpì giocosamente il sedere, maledicendo l'esistenza di Moe e Dove quando Belle si dimenò contro la sua mano. La loro passeggiata non sarebbe potuta durare un po' di più?

    Come se gli stesse leggendo nella mente, Belle gli lanciò uno sguardo dispiaciuto "Penso che suggerirò a Dove che le passeggiate quotidiane facciano davvero bene a papà".

    "Concordo in toto" concordò Gold. Era sicuro, assolutamente certo, che l'isola della cucina fosse esattamente all'altezza giusta per alcune cose che voleva assolutamente provare.

    Se avessero aspettato così tanto per provare quelle cose, avrebbero potuto aspettare un altro giorno. Tutto quello che doveva fare era passare il resto della sua giornata lavorativa con la visione di avere sua moglie a pranzo che ballava nella sua testa. Questo gli ricordò che...

    Le fece un gesto di rimprovero "Domani niente barbabietole sottaceto".

    Le risate di Belle lo seguirono fuori dalla stanza "Non prometto niente!".


    Continua…
     
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    Capitolo 23



    Gold sussultò al suono di vomito proveniente dal bagno.

    Era molto tardi o molto presto. Non sapeva bene. Dal bagno, poteva sentire il rumore dell'acqua che scorreva, il tentativo di Belle di soffocare i gemiti che stava facendo. Senza dubbio sarebbe stata mortificata se avesse saputo che poteva sentirla.

    Sospirò. Non aveva senso alzarsi dal letto solo per ritrovarsi a parlare con una porta chiusa a chiave. Quell’episodio era il terzo in dodici ore e le due volte precedenti Belle aveva messo in chiaro che non aveva bisogno della compagnia di suo marito. Gold stava attualmente cercando di non essere infastidito dalla cosa. Dopo solo sei settimane di matrimonio, non poteva davvero biasimarla per essere ancora un po' timida nei suoi confronti, ma era suo marito. Era suo dovere confortare sua moglie quando non stava bene.

    Alla fine, la porta del bagno si aprì e Belle tornò a letto, reclamando il suo posto accanto a lui con un lieve gemito.

    "Domani andiamo dal dottore".

    "Diarmid!" Belle disse così forte che l'intero letto tremò "Pensavo stessi dormendo. Non volevo svegliarti".

    "Per prima cosa, domattina, chiamo il dottore".

    Belle aveva liquidato i suoi primi due episodi di malattia come reazione alla cernia che avevano avuto a cena e lui non era disposto ad accettare di nuovo quella spiegazione. Aveva mangiato la stessa cosa e si sentiva bene. Ergo, non era la cernia.

    "Sto bene" disse Belle ostinatamente.

    Gold non era dell'umore giusto per giocare. Se vomitava, non stava bene "Sei malata e hai bisogno di un dottore".

    "Non pagherò un dottore per dirmi che ho un mal di stomaco. È ridicolo" accanto a lui, Belle rotolò sulla schiena, e anche se era troppo buio perché lui la vedesse in faccia, la immaginò fissare il soffitto.

    Aprì la bocca per discutere, poi la richiuse mentre rifletteva sulle sue parole. Il suo riferimento al pagamento gli aveva dato tutte le informazioni di cui aveva bisogno per capire cosa motivasse il suo rifiuto di vedere un medico.

    Negli anni che aveva passato a prendersi cura di Moe, Belle aveva dimenticato molte cose: la sua salute, i pasti caldi e il sonno erano solo la punta dell'iceberg. Per quanto avesse dovuto lottare per sbarcare il lunario, non sarebbero rimasti soldi per le cure mediche a meno che la situazione non fosse stata completamente disastrosa. Tutti i soldi che aveva, andavano alle cure di Moe, non per sè. Anche ora che il denaro non era un problema, anni di abitudine le davano ancora la stessa reazione istintiva all'idea di cercare cure per se stessa.

    Con quello in mente, Gold provò una tattica diversa. Rotolando su un fianco, allungò una mano e gliela poggiò sullo stomaco “Tesoro, dammi retta, va bene? Tuo marito si preoccupa per te".

    Come sperava, l'appello emotivo fece più per ammorbidirla di quanto avrebbe fatto qualsiasi argomento logico. Un attimo dopo, Belle si rannicchiò tra le sue braccia, il debole profumo di menta nel suo alito gli diceva che si era lavata i denti. Anche quando non stava bene, cercava comunque di accontentarlo. Cosa che avrebbe potuto usare a suo favore.

    "Mi sentirò meglio quando saprò che non è niente di grave. Ok? Anche se è solo un mal di stomaco, il medico può darti delle medicine per aiutarti a sentirti meglio" la stava manipolando, ma Gold si rifiutava di sentirsi in colpa per quello. Era in gioco il benessere di Belle.

    Belle fece un sospiro "Mi sentirò stupida a sprecare il suo tempo".

    "Questo è il suo lavoro" le ricordò Gold "Inoltre, non conosci Whale. Non si lamenterà di dover passare del tempo con una donna meravigliosa".

    Come sperava, Belle ridacchiò “Quale donna meravigliosa stai pensando di portare con noi? Dovrei essere gelosa?".

    Se poteva scherzare con lui, non doveva sentirsi così male. Ma comunque, si sarebbe sentito meglio una volta che Whale le avesse dato una diagnosi di buona salute “Nessuno di speciale. Solo mia moglie”.

    Belle si rannicchiò più vicino "Parlami di tua moglie".

    Per un momento, fu tentato di scherzarci sopra, ma il modo in cui Belle gli stava accarezzando dolcemente il fianco lo dissuase. La presa in giro era divertente, ma lei meritava di sentire alcune cose carine su se stessa.

    "Beh, per cominciare, è incredibilmente bella. Splendidi occhi azzurri e un accento che mi fa sciogliere, ma lei è più di un bel viso. È intelligente, ama leggere ed è gentile. È totalmente devota alla sua famiglia. E probabilmente è più paziente con me di quanto merito" nonostante i suoi migliori sforzi, non le aveva sempre reso questo matrimonio facile, ma Belle non gli aveva mai rinfacciato i suoi errori contro.

    Un singhiozzo smorzato gli fece chiedere se stesse piangendo "Belle?".

    "Lei..." Belle si schiarì la gola e riprovò "Sembra una bella persona".

    "Lo è" le baciò la sommità della testa "Mi è molto cara".

    "Oh, Diarmid..." le parole rimasero sospese nell'aria come se avesse avuto intenzione di dire di più.

    "Dormi un po'" le consigliò quando divenne chiaro che aveva perso il filo dei pensieri. Una buona notte di sonno poteva solo aiutare e se al mattino fosse stata ancora malata, avrebbe chiamato Whale.

    Belle si svegliò altre due volte durante la notte per vomitare, quindi Gold si alzò all'alba per chiamare il dottor Whale. Alle otto del mattino erano nel suo ufficio in ospedale, il dottore che guardava sua moglie con sincero interesse.

    "Ha vomitato cinque volte in dodici ore" Gold quasi ringhiò e Whale colse il suggerimento, scattando in modalità professionale.

    “Ha mangiato qualcosa fuori dall'ordinario? Ha qualche allergia alimentare nota?" Whale misurò la temperatura di Belle mentre parlava.

    “Nessuna allergia. Ieri sera abbiamo cenato con la cernia. Non l’avevo mai mangiata prima” Belle alzò un po' le spalle "Ho pensato che forse sia un'intossicazione alimentare".

    "Solo che anche io ho mangiato la stessa cosa e sto bene" finì Gold per lei.

    "Allora probabilmente non è la cernia" Whale misurò la pressione sanguigna di Belle e annotò alcuni appunti "Altri sintomi?".

    "Il vomito non è abbastanza?" Gold sbuffò.

    "Non proprio".

    All'espressione di rimprovero di Belle, fece un respiro profondo.

    "Qualche possibilità di gravidanza?".

    La domanda di Whale lo colpì come un treno. Avevano deciso di mettere il discorso dei bambini in attesa per un periodo indefinito e Belle avrebbe dovuto fare in modo che ciò accadesse. Sua moglie era stata chiara sul fatto che avrebbe voluto dei figli, ma quello era per un futuro lontano, non ora.

    Accanto a lui, Belle sbiancò "Ho la spirale".

    "Questo è quanto di più sicuro si possa avere, ma niente è affidabile al cento per cento. Eseguirò un test per ogni evenienza e partiremo da lì. I risultati determineranno quale tipo di farmaco anti-nausea prescrivere. C'è anche un brutto virus intestinale in giro, che probabilmente è quello che ha, ma è meglio prevenire che curare".

    Quando un'infermiera venne per accompagnare Belle fuori dalla stanza per prendere un campione di urina, Gold rimase dov'era, fissando senza vedere l'acquerello piuttosto insipido sulla parete opposta. C'era una possibilità, per quanto piccola, che Belle fosse incinta di suo figlio.

    Non aveva la minima idea di come sentirsi al riguardo.

    Un bambino avrebbe significato una seconda possibilità. Non un sostituto di Bae - niente avrebbe mai potuto riempire il vuoto che l'assenza di suo figlio gli aveva lasciato nel cuore - ma un’altra occasione di paternità. Questa volta avrebbe fatto meglio. Questa volta, aveva una partner che voleva davvero essere una madre. Tra loro due, sarebbero riusciti a non sbagliare in modo così spettacolare tanto da far decidere a quella nuova vita di non voler avere niente a che fare con loro. Questo sarebbe stato un bambino che non avrebbe lasciato andare.

    Oppure sì?

    E se c'era qualcosa che non andava in lui? E se ci fosse stato qualcosa di orribile così profondamente radicato nella sua anima che rendeva impossibile a qualsiasi bambino di amarlo? Non appena Bae aveva avuto la possibilità, era partito per l'altra parte del paese e si era rifiutato di tornare. Nessun rapporto genitore-figlio era perfetto, ma quello non era normale. Chiaramente, aveva fatto qualcosa di orribilmente sbagliato se suo figlio non gli voleva nemmeno più parlare e nessuna quantità di auto-riflessione era sufficiente per mostrargli dove avesse commesso l'errore. Se non sapeva dove aveva sbagliato, come avrebbe saputo cosa non fare di nuovo?

    Forse era semplicemente condannato a ripetere i peccati di suo padre. Era fuggito dalle grinfie di Malcolm Gold il prima possibile e Bae aveva fatto la stessa cosa con lui. Se avesse avuto un altro figlio, cosa avrebbe impedito a tutto di andare a rotoli? Belle non faceva miracoli e aveva già le mani impegnate con Moe…

    Gold chiuse gli occhi al pensiero. La routine di Moe era già abbastanza fragile così com'era. Aggiungere un bambino al mix sarebbe stato un disastro.

    Belle tornò nella stanza pochi minuti dopo e rivendicò il suo posto, la schiena dritta e il viso pallido.

    "Come ti senti?".

    "Nauseata" disse secca e lui potè vederla visibilmente cercare di rilassarsi "Il dottor Whale sembra simpatico".

    "Credo di sì" il dottore era competente, il che gli bastava. Conoscere il dottore era in basso nell'elenco delle priorità di Gold.

    Dopo ciò, caddero in un silenzio così forte da riempire completamente la stanza. Gold non osava chiedere cosa stesse pensando Belle. L'unica cosa peggiore che sentirla dire che stava pregando di non essere incinta sarebbe stata sentire che sperava di esserlo.

    Non erano pronti per quello. Non c'era modo, assolutamente in alcun modo, che fosse pronto a essere di nuovo padre. Non poteva succedere.

    Qualche minuto o ora dopo, Whale tornò nella stanza "Buone notizie! Ha solo un virus intestinale".

    "Non sono incinta?" chiese Belle, con voce cauta e monotona.

    "Non è incinta" confermò Whale, guardando confuso avanti e indietro tra i due "Mi dispiace, avrei dovuto essere più discreto nel dare la notizia? Dato che sta usando la spirale, ho pensato che sareste stati contenti".

    Le spalle di Belle si abbassarono "No. No, ci ha detto quello che volevamo sentire".

    "Assolutamente" concordò Gold, dicendosi fermamente convinto che non stava provando altro che sollievo.

    "Bene" Whale continuò a guardarli per un momento prima di scrollarsi di dosso lo strano umore nella stanza “In tal caso, la cattiva notizia è che questa cosa deve solo fare il suo corso per due o tre giorni. La buona notizia è che posso darle qualcosa per mitigare i sintomi. Può scegliere tra due farmaci anti-nausea. Il primo è efficace al sessanta per cento, ma sarà sveglio e vigile".

    Belle fece una smorfia "Anche il sessanta per cento in meno di vomito è circa il quaranta per cento in più di quanto voglio".

    Whale annuì in segno di compassione "La sua seconda opzione si prenderà completamente cura della nausea, ma la farà stare fuori fase per un bel po’. Non sarà nemmeno in grado di rimanere sveglia abbastanza a lungo da usare un asciugacapelli. Se non ha programmi per i prossimi due giorni, è quello che le consiglio”.

    Dopo aver scambiato uno sguardo con suo marito, Belle rivolse di nuovo la sua attenzione al dottore "Sceglierò l'opzione due".

    "Chiamo la farmacia e potrà ritirarlo mentre tornate a casa. Due pillole ogni quattro ore o ogni volta che si sveglia" Whale alzò un dito ammonitore “Si assicuri di essere a letto o sul divano prima di prendere la prima dose. E si assicuri di bere molti liquidi. Altrimenti si disidraterà".

    Quando Whale se ne andò per fare la chiamata alla farmacia, Belle raccolse la sua borsa, la fronte aggrottata "Forse avrei dovuto optare per l'opzione uno".

    "Non è troppo tardi per cambiare idea" le ricordò Gold "Avevi dei programmi?".

    Non gli aveva detto niente e questo fece un po' male. Non si aspettava che sua moglie gli facesse rapporto per tutto, ma sarebbe stato carino essere informato su quello che succedeva nella sua vita.

    "No, sto solo pensando a papà. È abituato ai nostri appuntamenti quotidiani con i giochi da tavolo e potrebbe infastidirlo non vedermi" quando Belle esitò, Gold le prese il gomito per farla uscire.

    "Accetterebbe un sostituto?" trascorrere un'ora a giocare a giochi da tavolo con Moe non era esattamente la sua idea di divertimento, ma se avesse dato sollievo a Belle, avrebbe affrontato quel compito.

    "Lo faresti?" il viso di Belle si addolcì "È davvero dolce da parte tua".

    "Non è niente" Gold si scrollò di dosso le sue lodi, a disagio per la calda sensazione che si diffuse attraverso la bocca dello stomaco “Devi riposarti e stare meglio. Anche tuo padre vorrebbe questo".

    Arrivarono fino al parcheggio prima che Belle diventasse verde "Tranquilla" la rassicurò Gold, agganciandosi rapidamente il bastone sul braccio per liberargli le mani. La sostenne con una mano, l'altra le afferrò i capelli per tenerli lontani dal viso mentre si liberava in un cespuglio.

    Belle ebbe un ultimo conato di vomito, poi tossì prima di raddrizzarsi, il suo viso un'immagine di sofferenza.

    "Povero tesoro" mormorò Gold mentre le avvolgeva un braccio intorno alla vita, sostenendola mentre si dirigevano verso la macchina.

    Quando la fece accomodare sul sedile del passeggero, Belle fece una linguaccia, trasalendo "Mi sento disgustosa".

    Le diede un bacio sulla fronte "Prenderemo la tua medicina e andremo a casa. Ti sentirai meglio una volta che sarai a letto".

    Belle armeggiò nella sua borsa finché non trovò una mentina, ficcandola in bocca con un sospiro di sollievo "Odio vomitare".

    "Dubito sinceramente che a qualcuno piaccia" le fece notare con voce secca.

    Il viaggio tra l'ospedale e la farmacia fu breve “Devo prendere qualcos'altro per te? Whale dice che devi mantenerti idratata. Ci sono bevande disgustose a cui sei particolarmente affezionata? Kool-Aid o forse quella bevanda al cioccolato con il coniglio sull’etichetta?".

    Come sperava, la sua gentile presa in giro delle sue abitudini alimentari la fece ridere, il suono interrotto bruscamente da un gemito di sgomento "Oh, non farmi ridere. Vomiterò di nuovo altrimenti".

    "Mi dispiace, tesoro" aveva voluto solo tirarla su di morale.

    "Forse un po' di ginger ale?" gli chiese.

    "D’accordo. Ci metto solo un momento".

    La sua ricetta non era pronta quando Gold raggiunse il bancone, ma al suo cipiglio di dispiacere, il farmacista si mise subito in azione. Mentre l'uomo si affrettava a fare il suo lavoro, si diresse verso la selezione di ginger ale, aggrottando la fronte per l'assortimento.

    La sua naturale inclinazione era quella di selezionare la soda artigianale, ma da quello che sapeva dei gusti di Belle esitò. Era più probabile che apprezzasse il marchio generico che non era mai stato a meno di cinquanta metri da una vera radice di zenzero.

    "Signor Gold? La sua ricetta è pronta".

    Con uno sospiro, afferrò entrambe le opzioni, ignorando lo sguardo perplesso del cassiere. Se Belle si sentiva meglio, avrebbe comprato azioni della marca economica a patto che lei non si aspettasse che lui la bevesse.

    Acquisti in mano, tornò alla macchina, sollevando la soda generica mentre si avvicinava per la sua approvazione. Il suo sorriso brillante gli assicurò che aveva scelto saggiamente.

    "Che c’è? Non avevano un ginger ale invecchiato dodici anni e filtrato attraverso pietre preziose?" lo prese in giro mentre lui scivolava al posto di guida.

    "Ho comprato anche quello" ammise.

    "Certo che sì” Belle gli sorrise affettuosamente "Grazie per aver acquistato anche le cose normali".

    "Cerco di mantenere felice mia moglie" non era sicuro del motivo per cui i suoi occhi fossero diventati umidi.

    “È saggio. Moglie felice, vita felice".

    "E sarai molto più felice una volta che ti sentirai meglio" disse praticamente "Ti porto a casa e prendi le medicine".

    Belle chiuse gli occhi mentre guidava, facendogli domandare se si fosse addormentata. Se così fosse, non c'era modo che lui potesse tirarla fuori dalla macchina e Gold maledisse mentalmente la sua gamba malata. Che razza di marito non riusciva a portare a letto la moglie? Supponeva di poter chiamare Dove per farlo, ma il pensiero di Belle tra le braccia di un altro uomo lo disturbava per ragioni su cui aveva scelto di non riflettere.

    Con suo sollievo, lei aprì gli occhi mentre entravano in garage. Gold l'aiutò a scendere dall'auto e la portò di sopra, trasalendo quando si staccò da lui per correre in bagno.

    Quando la raggiunse, Belle era appoggiata al water, con le lacrime che le colavano lentamente sul viso "Va tutto bene" la calmò mentre inumidiva un panno con acqua fredda per asciugarle il viso arrossato "Forza".

    Si appoggiò a lui mentre la spogliava e la rimboccava a letto “Va meglio?" chiese mentre prendeva due pillole e gliele consegnava. Se il farmaco avesse funzionato così velocemente come aveva detto Whale, si sarebbe addormentata in pochi minuti.

    "Sei un bravo marito" mormorò Belle mentre si metteva le pillole in bocca e prendeva il bicchiere d'acqua che le offrì. Nel momento in cui le pillole sparirono, crollò con un gemito, rintanandosi tra le coperte.

    "Posso portarle qualcosa?".

    “Mi abbracci? Solo finché non mi addormento?" disse con voce fioca.

    La sua richiesta gli fece male al cuore. Belle si fidava di lui abbastanza da desiderare il suo conforto quando si sentiva vulnerabile e male "Certo che lo farò, tesoro".

    Si tolse le scarpe e si scrollò velocemente di dosso la giacca prima di unirsi a lei sotto le coperte, mettendosi a cucchiaio dietro di lei. Belle si rannicchiò nel suo abbraccio, sospirando quando iniziò a strofinarle delicatamente la pancia "Ci sono io" cantilenò “Tu riposati e basta, tesoro. Ti sentirai molto meglio quando ti sveglierai".

    "Grazie per essere rimasto con me" mormorò, già mezza addormentata.

    "Non c'è posto in cui preferirei essere" anche mentre pronunciava quelle parole, Gold poteva assaporarne la verità. Era esattamente dove voleva essere: abbracciato a sua moglie, anche se lei stava poco bene sfortunatamente. Sarebbe stato felicemente sdraiato lì tutto il giorno con Belle e si sarebbe considerato fortunato che lei avesse trovato conforto tra le sue braccia. Le sue responsabilità lavorative potevano essere bloccate. Tutto ciò che importava era che lei si sentisse meglio. Avrebbe fatto di tutto perché ciò accadesse.

    Gold strinse Belle più forte quando si rese conto con crescente orrore di ciò che stava accadendo.

    Si era innamorato di sua moglie.

    'Cazzo'.

    Continua…
     
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    Capitolo 24



    Non importava quanto Gold avesse cercato di spingere la sua rivelazione verso il basso e seppellirla nel profondo del suo subconscio dove non doveva affrontarla, il suo cuore si rifiutare di abbandonare quell'idea. Ad ogni battito, diceva la sua verità: era innamorato di Belle.

    Nascose il viso tra i suoi capelli, inspirando profondamente per lasciare che il suo profumo lo confortasse. La donna responsabile del suo tumulto emotivo era anche l'unica che poteva calmarlo. La sua bocca si contorse per l'ironia. L'amore era una cosa ridicola.

    Da quanto tempo andava avanti? Ora, con il senno di poi, poteva vedere così tanti semafori rossi che all'epoca aveva ignorato. Nonostante avesse chiarito le sue aspettative per il loro matrimonio, si era rifiutato di ritenere Belle responsabile di soddisfare una di esse al minimo accenno che non provava piacere per i compiti semplici come scegliere le sue cravatte e massaggiargli le spalle. Ancora più dannatamente, quando avevano scritto il contratto prematrimoniale, lui aveva ceduto alla clausola che lei aveva richiesto che delineava il sostegno che le sarebbe dovuto spettare se lui avesse scelto di divorziare da lei. All'epoca, Gold si era detto che non importava quello che le aveva promesso, perché non avrebbe mai divorziato, ma ora si rendeva conto che aveva ceduto perché voleva che lei si sentisse al sicuro. L'aveva amata anche allora?

    Fece una smorfia quando si rese conto che avrebbe potuto risalire anche più indietro di così. Si era infuriato nel vedere l'anello di un altro uomo al suo dito - pazzo di gelosia, ammise a se stesso - e si era fiondato sull'idea di sposarla lui stesso molto rapidamente per un uomo che una volta aveva rinunciato a qualsiasi coinvolgimento emotivo. Se avesse voluto solo la compagnia di Belle, avrebbe potuto offrirsi di pagare le spese di suo padre in cambio di farla sua compagna o custode, ma invece aveva chiesto che diventasse sua moglie.

    Come aveva potuto essere così cieco per così tanto tempo?

    E adesso erano lì, pensò amaramente. Era innamorato di una donna che aveva accettato di sposarlo solo per proteggere suo padre, una donna che forse gli voleva bene, ma che difficilmente lo avrebbe scelto come marito se altre opzioni non le avessero imposto quella decisione. Il pensiero del misterioso ragazzo di Belle del Maine gli aveva sempre fatto digrignare i denti, ma ora gli spezzava il cuore sapere che c'era un altro uomo là fuori con più diritti di lui sugli affetti di Belle. Quando facevano l'amore, pensava a lui?

    Il pensiero gli faceva venire voglia di spaccare qualcosa. Gold rotolò giù dal letto, avendo bisogno di mettere quanta più distanza possibile tra sé e Belle. Anche nel sonno, la sua malattia la faceva sembrare pallida e tesa e lui desiderava potersene far carico lui e sopportarla per lei. Se fosse stata sveglia, sarebbe stato tentato di prometterle qualsiasi cosa, assolutamente qualsiasi cosa, per farla sorridere di nuovo, e quella era una linea di pensiero pericolosa.

    Fortunatamente, Belle stava dormendo, quindi non c'era niente che potesse fare a parte prenderle una lattina di soda a buon mercato e metterla sul comodino se si fosse svegliata quando lui non c'era. Non poteva starle vicino in quel momento, non finché non si fosse ricomposto.

    Soddisfatto che la lattina di soda fosse sistemata in modo che lei non potesse assolutamente non vederla, Gold scese nel suo ufficio, ignorando la sua scrivania e la comoda distrazione del suo lavoro a favore di camminare avanti e indietro nella stanza come una tigre in gabbia. Amava Belle e non aveva idea di cosa fare.

    Non poteva dirglielo, quello era chiaro. Dopo le sue frequenti diatribe su quanto fosse ridicolo l'amore, Belle sarebbe stata giustificata se gli avesse riso in faccia se si fosse dichiarato. Anche se Gold respinse quel pensiero. Belle non sarebbe mai stata così crudele da ridere di lui. Non era Milah.

    Milah aveva approfittato del suo amore ancora e ancora. Per lei, aveva lasciato la sua amata Scozia in favore di New York. Aveva accettato le sue sdolcinate discussioni quando l'aveva sorpresa a portare i suoi amanti nel loro letto.

    ”Perché non vuoi che io sia felice, Diarmid? Se mi ami, devi lasciarmi essere libera”.

    La bile gli salì in gola al pensiero di Belle che gli diceva quelle parole. Se l'amava, doveva mettere la sua felicità al primo posto, e questo probabilmente significava farle far visita al suo amante.

    Una scarica di dolore attraversò la sua mano e guardò in basso, rendendosi conto che stava stringendo un ornamento di ottone così fortemente che i bordi gli stavano tagliando il palmo. Lo rimise a posto, guardando inebetito una goccia di sangue che colava sulla sua pelle.

    Con un'imprecazione borbottata, afferrò un fazzoletto per asciugarla via, la macchia di rosso corrispondeva a quello che scese sui suoi occhi al pensiero di Belle tra le braccia di un altro uomo. Quando Milah era stata infedele, aveva fatto male, ma con la chiarezza offerta dalla distanza, Gold poteva vedere che le indiscrezioni della sua prima moglie non avevano scalfito più del suo orgoglio. Era stato imbarazzato e offeso, ma non veramente danneggiato.

    Se Belle avesse avuto un amante, lo avrebbe distrutto.

    Aveva promesso di essergli fedele e Belle non era una bugiarda. Se non le avesse dato il permesso di vedere il suo ragazzo del Maine, aveva fiducia che non avrebbe fatto una cosa del genere. La sua innata onestà l'avrebbe mantenuta fedele e il prematrimoniale l'avrebbe tenuta con lui per sempre. Non avrebbe mai divorziato da lei e se voleva che si prendesse cura di Moe, lei non poteva divorziare da lui.

    L'aveva imprigionata in una gabbia dorata e non era sicuro se si sentisse più male o sollevato al riguardo. A differenza di tutti gli altri, Belle era sua. Non si sarebbe mai separato dalla donna che amava, ma l'unica ragione per cui lei era con lui era perché l'aveva intrappolata. Per il resto della sua vita, avrebbe dovuto sopportare di sapere che sua moglie era con lui per amore di suo padre, non per lui.

    Se le avesse detto che l'amava, le avrebbe dato potere su di lui. Belle non era il tipo di donna che ne avrebbe approfittato, ma come si poteva resistere a quel tipo di potere? In quel momento erano partner alla pari e la cosa funzionava. Se avesse saputo che avrebbe fatto qualsiasi cosa lei gli avesse chiesto, l'equilibrio si sarebbe spostato e le fondamenta un tempo stabili del loro matrimonio si sarebbero incrinate.

    Le aveva promesso onestà, ma non dirglielo in realtà non contava come una bugia. Dal momento che non ricambiava i suoi sentimenti, probabilmente l'avrebbe solo messa a disagio se avesse saputo che l'amava. Non dicendoglielo, non le stava mentendo: Stava proteggendo lei e il loro matrimonio.

    Soddisfatto della decisione che aveva preso, Gold si trasferì alla sua scrivania, ma un'occhiata all'orologio lo fermò di colpo. Era quasi l'una e aveva promesso di prendere il posto di Belle per giocare ai giochi da tavolo con suo padre per un'ora. Non poteva venire niente di buono dal fatto che Moe fosse fuori dal suo programma.

    Salendo le scale, si fermò per controllare Belle, trovando sua moglie addormentata esattamente nella stessa posizione in cui l'aveva lasciata. Incapace di resistere, si chinò per baciarle la fronte e sistemarle le coperte prima di dirigersi verso il corridoio nella stanza di Moe. Quando l'orologio a pendolo nel corridoio batté l'una, entrò per incontrare gli occhi perplessi di Moe.

    "Belle non si sente bene, quindi giocherò con te oggi" spiegò "Va bene per te?".

    Moe gli lanciò un'occhiata sospettosa "Dov'è mia figlia?".

    “Sta facendo un pisolino. Ha lo stomaco sottosopra" era una linea sottile da percorrere tra lo sconvolgere Moe con la notizia che sua figlia non stava bene e il minimizzare la sua malattia così tanto da richiedere la sua compagnia.

    "Oh, dannazione" Dove si mosse a disagio sulla sedia "Povera signora Gold".

    Quando Gold lo guardò, l'aspetto di Dove lo fece esitare. L'omone, normalmente immacolato, sembrava scarmigliato e l'accenno di verde nella sua carnagione la diceva lunga. Ebbe appena il tempo di chiedersi se Belle avesse passato il virus a Dove, o viceversa, quando l’uomo borbottò una rapida scusa e corse verso il bagno di Moe, il suono dei conati di vomito ben udibili dalla porta chiusa.

    “Meraviglioso” Gold mormorò.

    Moe fece una smorfia "Povero ragazzo".

    "Torno subito" lo avvisò Gold, sperando che il padre di Belle avesse abbastanza buon senso da non mettersi nei guai durante i cinque minuti in cui Dove era indisposto. Il più velocemente possibile, raccolse un paio di pillole anti-nausea di Belle e la soda artigianale che aveva comprato prima. In circostanze normali, Dove avrebbe apprezzato.

    Non appena ne ebbe la possibilità, chiamò Whale e chiese una seconda prescrizione per Dove. La farmacia gli avrebbe consegnato tutto a casa, il che risolveva un problema. Ora rimaneva solo Moe.

    Non c'era stata alcuna menzione nel contratto di ipotetiche malattie di Dove e Gold stava iniziando a rendersi conto che era stata una grave svista. Poteva chiamare l'agenzia di Dove e chiedere a un sostituto di prendere il suo posto mentre Dove era malato, ma un attimo di riflessione gli fece respingere quell'idea. Belle era pignola riguardo alle cure di suo padre e non sarebbe stata contenta di trovare uno sconosciuto a prendersi cura di lui.

    Avrebbe potuto consegnare Moe alla governante, ma considerando che da un giorno all'altro era passata dal cucinare e pulire per una persona a quattro, sarebbe stato un tentativo azzardato anche se le avesse dato un aumento. Inoltre, la signora Potts era una domestica, non un'assistente personale.

    Rimaneva solo un'opzione e Gold si pizzicò il ponte del naso tra il pollice e l'indice mentre si preparava mentalmente. Aveva cresciuto Bae per otto anni. Di sicuro avrebbe potuto tenere in vita Moe per qualche giorno.

    Gold sospirò di sollievo quando trovò Moe dove lo aveva lasciato. Mentre un Dove annebbiato usciva barcollando dal bagno. Gli offrì le pillole e la soda "Vai a riposarti".

    Dove sollevò una mano per prendere le provviste, poi la lasciò cadere di nuovo, con aria sconfitta "Ho delle responsabilità".

    "Sì, le hai e quindi vorrei che ti riprendessi il più rapidamente possibile in modo da poterle portare a termine” Gold gli premette le pillole in mano "Ora vai a letto".

    Era una testimonianza di quanto Dove fosse malato che l'uomo non si fosse nemmeno voltato indietro dopo aver preso le pillole e la soda e se ne fosse andato in direzione della sua camera da letto, lasciando Gold da solo con Moe.

    "Va bene, Moe!" Gold sussultò al suono della propria voce. Sembrava artificialmente allegro, come uno dei presentatori di programmi per bambini più irritanti che ricordava dalla prima esposizione di Bae alla televisione "A cosa vuoi giocare?".

    Moe sembrò più che dubbioso "Dov'è Belle?".

    "È malata. Lei e Dove sono entrambi malati, quindi siamo solo io e te" Gold cercò di sorridere, l'espressione sembrò più una smorfia "A cosa dovremmo giocare prima?".

    "Non voglio giocare con te" disse Moe sgarbatamente.

    "Nemmeno io voglio giocare con te, ma siamo bloccati l'uno con l'altro" replicò Gold prima che potesse mordersi la lingua.

    Moe annuì come se avesse detto qualcosa di saggio "Va bene allora" senza un'altra parola, andò alla pila di scatole da gioco e tirò fuori “Battaglia Navale”, canticchiando sottovoce mentre Gold lo fissava.

    Per lunghi istanti, osservò Moe preparare il suo tabellone di gioco, la sua faccia un'immagine di concentrazione. Quando fu soddisfatto, alzò lo sguardo e si accigliò "Non giochi?".

    "Lo fai apposta?" chiese Gold mentre si spostava per sedersi di fronte all'altro uomo.

    "Che cosa?".

    "Mi fai impazzire".

    "Che cosa?".

    "Niente" non aveva più giocato a “Battaglia Navale” da quando Bae se n'era andato, ma mentre tastava le piccole navi, iniziò a ricordare tutto. C'era stato un tempo in cui era stato bravo in quello.

    "D-7".

    Moe gli lanciò un'occhiata irritata “Voglio iniziare io. H-3”.

    Gold abbassò lo sguardo sulla propria tavola e gemette "Non puoi essere serio. Colpito".

    Moe sembrò così felice del suo successo che Gold non riuscì a trattenere il suo fastidio. Suo suocero era un po' come Bae in quel senso: ferocemente competitivo, ma così onestamente felice quando faceva bene, che era impossibile essere arrabbiato con lui. Per la prima volta, i ricordi di suo figlio portarono più piacere che dolore. Forse era stato frettoloso nel pensare che un altro bambino sarebbe stato un disastro. Aveva quasi dimenticato quanto potesse essere divertente la paternità.

    Naturalmente, c'era ancora il programma di Moe a cui pensare. Sebbene Gold non avesse mai avuto un ruolo importante nella routine quotidiana di suo suocero, almeno lo stava conoscendo. Dopo un'ora di giochi da tavolo, Moe faceva un pisolino, poi trascorreva il resto del tempo prima di cena facendo terapia di arricchimento con Dove. Cenava con il resto della famiglia nella sala da pranzo e trascorreva un po' di tempo a socializzare prima di ritirarsi nella sua stanza per le sue attività di relax.

    Quando cercò di immaginare il resto della giornata, l'immagine era scoraggiante, quindi Gold si concentrò sul piccolo pezzo di tempo davanti a lui in quel momento. Una volta che Moe si sistemò per il suo pisolino, poteva controllare Belle e leggere gli appunti di Dove nella speranza di capire cosa avrebbe dovuto fare quando Moe si fosse svegliato.

    Naturalmente, le cose andarono immediatamente fuori dai binari.

    "Non sono stanco" negò Moe quando Gold lo informò che erano le due.

    Quella era un’altra cosa che ricordava dai primi anni di Bae "Scommetto che se ti sdrai, ti addormenterai".

    "Non voglio addormentarmi" Moe non alzò nemmeno lo sguardo mentre iniziava a riorganizzare le sue navi.

    “Non devi dormire. Perché non ti riposi un po'?" dopo aver perso sei partite di “Battaglia Navale”, il riposo sembrava estremamente allettante.

    "Perché non sono stanco".

    Dove poteva convincere Moe a fare quello che voleva semplicemente alterando le sue inflessioni vocali e il linguaggio del corpo. Il più delle volte, riusciva a far credere a Moe che fosse un'idea sua. A Gold, d'altra parte, mancava tutto l'addestramento di Dove e la stragrande maggioranza della sua pazienza.

    "Se ti sdrai per un'ora, possiamo andare in officina dopo, così potrai lavorare al tuo progetto fino a cena" contrattò. Non importava quanto si sforzasse, non sarebbe mai stato Dove.

    Gli occhi di Moe si illuminarono "Mezz'ora".

    "Quarantacinque minuti" man mano che le trattative andavano avanti, mancava di eleganza, ma se avesse funzionato, avrebbe messo del gelato per dessert oltre al tempo del laboratorio.

    "Affare fatto" due secondi dopo, Moe era sul letto, con gli occhi chiusi. Un secondo dopo, russava.

    Gold si sfregò la nuca mentre riponeva i pezzi del gioco. Quella era follia. Follia assoluta. Se avesse avuto un po' di buon senso, avrebbe chiamato l'agenzia mentre Moe dormiva e avrebbe organizzato dei rinforzi, perché lui era assolutamente inadatto a quel compito.

    Solo il pensiero dell'angoscia di Belle gli impediva di farlo. Non c'era niente al mondo più importante per lei di suo padre. Se fosse stato in grado di prendersi cura di Moe, questo gli avrebbe sicuramente fatto guadagnare punti agli occhi di sua moglie.

    Dopo aver fatto una rapida telefonata a Whale per procurarsi le medicine per Dove, Gold si ritirò nella sua camera da letto. Il viso di Belle aveva perso un po' del suo aspetto tirato e quel segno visibile del suo miglioramento lo rincuorò. Le solleticò la punta del naso, attento a farlo abbastanza leggermente da non disturbarla se non fosse stata sul punto di svegliarsi.

    Gli occhi azzurri assonnati si spalancarono.

    “Eccoti” lui mormorò.

    "Diarmid?" Belle disse con voce roca.

    "Sono qui. Dovresti bere qualcosa” si sedette sul bordo del letto in modo che lei potesse appoggiarsi a lui mentre le porgeva la lattina di soda.

    "Non mi sento bene" piagnucolò Belle.

    "Lo so, tesoro" le baciò la testa mentre lei beveva qualche sorso di soda prima di spingere via la lattina "Ti servono altre pillole".

    Obbediente, Belle ingoiò il farmaco prima di ricadere sul letto con un gemito. Le scostò i capelli dal viso.

    "Posso portarti qualcosa, tesoro?".

    Gli rispose un lieve russare e Gold scosse la testa con una risatina. Incapace di resistere alla tentazione, si accoccolò dietro di lei, assaporando la sensazione della sua forma morbida tra le braccia. Quando Belle si rannicchiò di nuovo nel suo abbraccio, lui permise a se stesso di fingere che fosse più di una semplice ricerca istintiva del suo calore corporeo. Mentre stringeva la presa su di lei, immaginò che lei si stesse stringendo più vicino perché lo amava e odiava avere una distanza tra loro.

    Era una bella illusione e lui si aggrappò ad essa, cercando di evitare la realtà meno piacevole: Nessuno amava Diarmid Gold. Nessuna persona nella sua vita - suo padre, sua madre, sua moglie, suo figlio - lo aveva mai amato davvero.

    Anche Belle poteva non amarlo, ma almeno era lì. Era abbastanza. Avrebbe potuto amarla abbastanza per entrambi, purché non le avesse mai detto la verità. Era meglio che pensasse che tra loro non c'era niente tranne amicizia e rispetto. Entrambi avevano accettato di rispettare quelle regole. Cambiarle ora sarebbe stato ingiusto.

    Eppure... sarebbe stato bello se sua moglie lo amasse.

    Premette un bacio gentile sulla chiazza di pelle appena sotto il suo orecchio e sospirò. Era sposato con la donna che amava e aveva un contratto scritto che la legava a lui in modo permanente. Il semplice amore non offriva tale sicurezza. Non era un finale da favola ma era solido e sicuro. Gold avrebbe preferito la sicurezza all'amore in qualsiasi giorno della settimana.

    Non aveva bisogno dell'amore di Belle. Aveva solo bisogno di lei.

    Il tintinnio dei campanelli lo distrasse dai suoi pensieri. Moe era in movimento.

    “Le cose che faccio per te” le mormorò all'orecchio prima di trascinarsi fuori dal letto con rammarico. Andava bene amarla finché sarebbe stato lesto al riguardo. Poteva lavorare per la sua felicità purché non perdesse di vista il suo interesse.

    Non avrebbe fatto gli stessi errori che aveva fatto con Milah e Bae. Non le avrebbe dato carta bianca per essere infedele o non le avrebbe permesso di andare in giro senza di lui. Belle poteva avere tutto ciò che voleva purché non fosse in conflitto con ciò che lui voleva.

    Mentre lasciava la camera da letto per andare da Moe, Gold si rese vagamente conto che stava già infrangendo la sua stessa regola. Non voleva davvero passare i giorni successivi come custode di Moe, ma quello non contava. La felicità di Belle superava il piccolo inconveniente di rincorrere suo suocero. Non era come se si stesse facendo del male prendendosi cura di Moe e forse quell’esperimento avrebbe potuto insegnare loro a capirsi meglio. Belle lo avrebbe voluto.

    Gold annuì vivacemente, soddisfatto della sua decisione. Poteva amare Belle e cercare di renderla felice senza mettersi a rischio. Doveva solo stare attento a come si comportava.

    Finché stava attento, sarebbe andato tutto bene.


    Continua…
     
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