Obscura Nox Animae

Snily {Harry Potter}

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    Capitolo 45 – Precauzioni



    "Lumos" sussurrò Lily, soffocando uno sbadiglio mentre guardava Severus. Era ancora profondamente addormentato, i lineamenti tesi addolciti da un'espressione pacifica che lo faceva sembrare più giovane di anni, ricordandole il ragazzo che aveva conosciuto una volta. Sorridendo tra sé, gli lisciò i capelli all'indietro, baciandolo sulla fronte prima di scivolare giù dal letto.

    Rabbrividendo nell'aria frizzante dell'autunno, cercò la sua camicia da notte, non volendo altro che strisciare di nuovo sotto le coperte calde. Sfortunatamente, i suoi bisogni fisiologici non potevano più essere ignorati: fame, per non parlare del bisogno disperato di far visita al bagno.

    Povero Severus... doveva essere affamato quanto lei. Avrebbe dovuto svegliarlo?

    Avvicinandosi al letto, studiò il suo petto, allungandosi per tracciare una costola prominente con la punta del dito. Era sempre stato magro, ovviamente, ma di quei tempi il suo corpo era tutto muscoli, ossa e tendini, il suo stomaco così piatto da essere quasi concavo. Si prendeva almeno la briga di mangiare quando lei non c'era? Oppure, come lei cominciava a sospettare, saltava la maggior parte dei pasti a favore del caffè nero forte che amava?

    "Severus?" mormorò, toccandogli la guancia con dita gentili.

    Girò il viso nella sua direzione, emettendo un lieve sospiro. Ma i suoi occhi rimasero chiusi, sottolineati da occhiaie che non erano sbiadite, anche se aveva dormito quasi tutto il giorno e fino a tarda sera. A un esame più attento, poteva vedere deboli linee di stanchezza incise sulla sua pelle, ricordandole che non era più un ragazzo, ma un uomo che viveva sotto un'enorme quantità di pressione. Svegliandosi all'alba, andava a letto raramente prima della mezzanotte e anche allora il suo sonno era spesso irregolare. Non riusciva a ricordare l'ultima volta che l'aveva visto dormire così profondamente, non si era resa conto di quanto ne avesse avuto davvero bisogno fino a quel momento.

    Tirando le coperte sul suo petto, lanciò un caldo incantesimo prima di lasciare silenziosamente la stanza.

    "Charity?" chiamò, tenendo la voce bassa mentre usciva dal bagno pochi minuti dopo.

    Accigliandosi per la mancanza di risposta, fece capolino dentro e fuori varie stanze, combattuta tra confusione e preoccupazione. L'unico modo per uscire dagli alloggi del preside era attraverso la porta principale, che Charity non avrebbe potuto aprire da sola. Certo, avrebbe potuto passare a un animale diverso, uno abbastanza piccolo da passare attraverso angoli e fessure. Ma non c'era nemmeno traccia del gatto, che sarebbe stato naturalmente lasciato indietro se fosse stato così.

    "Charity? Dove sei?".

    Alla fine, si arrese ed entrò nello studio, decidendo che doveva esserci una spiegazione logica. Qualcosa di ovvio, senza dubbio, che le sarebbe venuto in mente quando non fosse svenuta dalla fame, incapace di concentrarsi su nulla a parte il magro assortimento di cibo disposto sulla tavola. Lasciandosi cadere su una sedia, ispezionò i panini rimasti, solo per ricordare che li aveva usati per nutrire il gatto quella mattina. Niente carne, niente formaggio... niente tranne lattuga appassita e pane raffermo e fradicio. Uffa! Non era così disperata. Non ancora.

    L'unico altro cibo era una manciata di biscotti al limone, che sarebbero stati sufficienti finché Severus non si fosse svegliato. Odiava l'idea di disturbarlo, soprattutto per qualcosa di così banale come andare a prendere la cena.

    Inoltre, era bello avere un po' di tempo da sola, un'occasione per riflettere su quello che era successo prima. Sembrava ancora un sogno, i suoi sensi vacillavano al pensiero che aveva fatto l'amore con lei sotto la luce del sole mattutino. Quella prima volta aveva infranto tutte le sue aspettative, i suoi occhi ardevano di mille emozioni mentre si perdeva dentro di lei, esitando con un'espressione di meraviglia prima di iniziare a muoversi.

    Non aveva pensato che potesse essere anche meglio... non fino a quando lui non aveva interrotto il suo bagno per farla sua una seconda volta, la sua urgenza quasi palpabile mentre le sue mani scivolavano sulla sua pelle liscia e bagnata. Le aveva dato piacere con la sua bocca... un assalto di sensazioni diverso da qualsiasi cosa avesse mai conosciuto, lasciandola senza fiato e tremante mentre lui l'aveva sollevata sul bancone. Rimanendo lì, sazio, in seguito, guardandolo con occhi annebbiati mentre si prendeva il proprio piacere, deliziose scosse di assestamento che si increspavano nel suo corpo con ognuna delle sue spinte martellanti. Rapido, quasi frenetico... le sue labbra si abbassarono per catturare le sue in un bacio brutale, un aspro sussurro di "Lily" le alitò nella bocca mentre lei sentiva il calore della sua liberazione nel profondo. Era stato…

    "Merda" balbettò, quasi soffocando con un boccone di biscotto.

    Era stato fantastico. Sì. Intenso oltre ogni immaginazione. Emozione e sensazione e bisogno puro e crudo... così travolgenti che le questioni pratiche non le erano nemmeno passate per la mente. Come la necessità di prendere precauzioni, ad esempio, o quali potevano essere le conseguenze se non le avesse prese.

    Alzandosi in piedi, Lily camminò avanti e indietro per la stanza, una mano poggiata distrattamente sullo stomaco. Incinta? Era difficile da immaginare, avendo trascorso la maggior parte della sua vita adulta incapace di concepire un bambino. Eppure la reazione del suo corpo era stata istantanea, un brivido di desiderio che trovò il suo centro nel suo grembo vuoto mentre iniziava a rievocare ricordi di quella che sembrava un'altra vita. La sua pancia tonda e soda, ogni minimo movimento la riempiva di eccitazione mentre il suo bambino si muoveva dentro di lei. Emozioni in subbuglio... smarrimento, gioia, inebriante attesa, sovrapposte alla paura in quelle ultime settimane di gravidanza. Sorprendendo James che fissava il suo enorme stomaco con sgomento, realizzando che i loro pensieri erano gli stessi. Come avrebbe dovuto gestire qualcosa che sembrava fisicamente impossibile? E se il bambino fosse morto nel tentativo, oppure lei? Non comune, sì, ma non impossibile, anche nella comunità magica.

    E poi, una notte, si era svegliata con una terribile sensazione di crampi nel basso ventre, soffocando i suoi gemiti mentre James russava accanto a lei. Non sapeva che fosse possibile sentirsi così infelice, il suo corpo gonfio già inzuppato di sudore nel caldo soffocante dell'estate. Sola nell'oscurità, aveva sofferto diverse contrazioni, piangendo sui cuscini quando si era resa conto che sarebbe solo peggiorata.

    Perché aveva deciso di avere il suo bambino a casa? Inoltre, perché aveva insistito per farlo in modo naturale, senza Babbani o anche con l'assistenza magica? Qualcosa sul fatto che non fosse sicuro avventurarsi con un neonato nel mezzo di una guerra, insieme ad altre sciocchezze sul voler essere pienamente presente durante il travaglio, convinta che sarebbe stata in grado di sopportare il dolore. Le donne lo facevano da secoli, dopotutto.

    Sì, il suo ragionamento aveva avuto senso quando il parto era solo un concetto astratto. Affrontare la realtà di quelle decisioni? Quella era tutta un'altra faccenda, ma sapeva che era troppo tardi per cambiare idea. Certo, il dolore era stato lancinante, ma il pensiero di tutti che la guardavano con occhi che dicevano "Te l'avevo detto" se avesse chiesto del sollievo? Assolutamente intollerabile.

    Con quel pensiero, si era alzata dal letto, zoppicando in bagno per asciugarsi le lacrime prima di tornare con la mascella serrata e la determinazione d'acciaio nella sua voce.

    "Svegliati, James. È ora".

    In seguito, tutto quello che ricordava era il dolore... ondate di agonia che la squarciavano mentre lottava per spingere il bambino fuori dal suo grembo. Grugnendo e sforzandosi oltre la sopportazione umana prima di spingere in un ultimo, disperato tentativo, i suoi singhiozzi esausti che echeggiavano da un gemito furioso mentre si accasciava sui cuscini. Harry era nato in quel momento e anche lei, la sua vita trasformata all'istante dal minuscolo fagotto che le era stato posto tra le braccia. Tutte quelle promesse che lei aveva fatto mentre lui le annusava il seno, le lacrime che le rigavano le guance mentre sussurrava dichiarazioni di amore e protezione, giurando che non avrebbe mai, mai sofferto, piuttosto sarebbe morta lei...

    Lily scosse la testa, incapace di ricordare il resto delle parole che aveva detto. Eppure aveva dimostrato la loro verità... non solo una, ma due volte ormai. Prima durante quelle fasi finali del travaglio in cui era stata convinta di morire, il pensiero logico cancellato da lunghe ore di sofferenza. Debole, svuotata, ma ancora raccogliendo le forze per un'altra spinta... un'altra e un'altra, determinata a farlo nascere in sicurezza prima di quella che sembrava la sua morte imminente. Irrazionale? Forse, ma era stata l'unica realtà che aveva conosciuto, un potente istinto di preservare la vita di suo figlio sopra ogni altra cosa. Era lo stesso impulso che l'aveva colta quando aveva affrontato Voldemort, facendo scudo a Harry con il suo corpo mentre la luce verde aveva illuminato la stanza.

    Tornando al presente, Lily si lasciò sfuggire un sospiro tremante. Le sue speranze, i suoi sogni, tutte le sue buone intenzioni... niente era andato come aveva pianificato. Certo, anche durante quei mesi vertiginosi di gravidanza, aveva capito la realtà della guerra. Morire per suo figlio piuttosto che sopravvivere per farlo crescere? L'aveva accettata come una possibilità. Eppure non aveva mai immaginato una terza opzione, un mondo in cui sarebbe stata costretta a vederlo crescere senza di lei, impotente e silenziosa, incapace di proteggerlo dalla sofferenza che era destinato a sopportare.

    In molti modi, aveva trovato più facile far fronte ai suoi sentimenti di animale. Incapace di parlare o persino di piangere, non aveva avuto altra scelta che ingoiare il suo dolore, seppellendolo nel profondo con la rassicurazione che le sue circostanze erano solo temporanee... che un giorno, quando fosse stata di nuovo umana, avrebbe sistemato le cose. Avrebbe dato a Harry una casa, una famiglia, avrebbe finalmente avuto la possibilità di essere la madre che aveva sempre meritato.

    Quando fesse stata di nuovo umana...

    Non si era mai resa conto di quanto disperatamente si fosse aggrappata a quelle parole, di quanto l'avevano sostenuta nel corso degli anni. E la parte peggiore era che in fondo aveva mentito a se stessa per tutto il tempo. Il semplice fatto di essere di nuovo umana non avrebbe aggiustato le cose, non avrebbe mai potuto recuperare tutti quegli anni che aveva perso. Harry era cresciuto adesso, aveva costruito una famiglia per se stesso senza di lei. Non aveva bisogno di una madre... non poteva essere sicura che ne avrebbe voluta una anche in quella fase avanzata. Come si sarebbe adattato alla sua presenza nella sua vita quando la versione idealizzata di Lily era già stata cementata nella sua mente? Vecchie fotografie e ricordi tinti di rosa, racconti eroici di una madre morta per proteggere suo figlio neonato. Quelli intorno a Harry gli avevano insegnato a metterla su un piedistallo, portandolo a credere che fosse l'incarnazione della perfezione. Come poteva, con tutti i suoi difetti e mancanze, sperare di essere all'altezza?

    Aveva cercato di dire a se stessa che sarebbe andato tutto bene, che lui l'avrebbe accettata in ogni caso. Ma quando pensava alle bugie che gli erano state dette, a quanto violentemente aveva reagito, non poteva esserne sicura. Dopotutto, il semplice suggerimento che James fosse stato arrogante (il che era vero) lo aveva fatto urlare di indignazione, disperato per difendere la memoria di suo padre. Ovviamente, preferiva ricordarli entrambi come eroi, con una storia d'amore che avrebbe potuto essere strappata dalle pagine di una fiaba. Essere costretti a infrangere quelle illusioni sarebbe stato già abbastanza grave. Ma il motivo per cui quelle illusioni esistevano in primo luogo... la prova che le persone di cui si era fidato lo avevano sempre ingannato? Odiava immaginare quanto gli avrebbe fatto male.

    Lily sospirò, sistemandosi di nuovo sulla sedia. No, non sarebbe stato facile, ma meritava di sapere la verità. Lo aveva sempre creduto, promettendosi che gli avrebbe detto tutto non appena la sua umanità fosse stata ripristinata. Eppure, ora che il momento era finalmente arrivato, non era nemmeno nei paraggi per ascoltarlo.

    Quella era la parte più difficile di tutte, molto più angosciante del pensiero della sua rabbia o persino del suo odio. Non sapere dove fosse, quando sarebbe tornato o, peggio ancora, se lei lo avrebbe mai rivisto. Come poteva preoccuparsi di come avrebbe reagito alla sua presenza, quando rivelarsi a lui non era nemmeno un'opzione? Quella era la realtà che la perseguitava, la consapevolezza che la sua umanità non cambiava nulla. Era là fuori da qualche parte, nascosto o forse anche in pericolo... e lei non poteva farci niente.

    Così com'era, non riusciva nemmeno a parlare delle sue paure. Harry era ancora un argomento delicato e, inoltre, Severus aveva i suoi limiti da affrontare. Perché caricarlo con i suoi sentimenti di impotenza, quando in molti modi dovevano rispecchiare i suoi? Dopotutto, erano entrambi intrappolati a Hogwarts, obiettivi primari da una parte o dall'altra se avrebbero osato mostrare la loro faccia in pubblico. Perché ricordargli quel fatto? Sembrava inutile, persino crudele.

    Guardando in basso, studiò la mano che era ancora appoggiata sul suo addome. Sembrava così piatto, vuoto... eppure l'alternativa era fuori discussione. Aveva già avuto un figlio nel mezzo di una guerra, un'esperienza che si era conclusa con una separazione seguita da un'indicibile quantità di dolore. Farlo di nuovo, in circostanze ancora meno adatte? Il pensiero di essere incinta mentre era intrappolata in quelle stanze, per non parlare del parto… Severus l'avrebbe aiutata, ovviamente, ma se ci fossero state delle complicazioni? Non era come se potesse essere portata d'urgenza al San Mungo o all'Ospedale. Peggio ancora, e se lui non fosse stato nemmeno in giro quando sarebbe entrata in travaglio? Via per una riunione dei Mangiamorte, o in un'altra parte del castello dove non aveva alcuna speranza di raggiungerlo?

    A quel pensiero, si immaginò sdraiata nuda nel letto che condividevano, proprio come aveva fatto quella mattina. Solo che questa volta non stava gemendo di piacere, le gambe divaricate per accogliere il suo amante. Stava gemendo per l'angoscia, le ginocchia tenute divaricate per un altro motivo mentre potenti contrazioni le sconvolgevano il corpo. Gridava ripetutamente, ma non c'era nessuna voce confortante per mormorare incoraggiamenti, nessuna mano rassicurante per lisciare le ciocche di capelli dal suo viso inzuppato di sudore. Delirante per il dolore, chiedeva un sorso d'acqua, solo per essere nuovamente colpita dalla terribile realtà della sua situazione quando la sua richiesta veniva accolta dal silenzio. Sola. Terrorizzata. Sperando dannatamente che Severus tornasse prima che fosse troppo tardi, resistendo all'impulso di spingere finché non avesse avuto altra scelta...

    Lily rabbrividì, maledicendosi per la sua vivida immaginazione.

    Eppure, il parto era solo l'inizio delle sue preoccupazioni. Nove mesi di gravidanza… cosa avrebbero fatto a Severus? Si preoccupava incessantemente, sprecando tempo prezioso ed energie nei suoi sforzi per prendersi cura di lei. Non poteva illudersi nel credere che sarebbe stato come James, che aveva dormito durante i suoi attacchi notturni di nausea, aveva risposto ai suoi sbalzi d'umore con un'alzata di spalle o un'osservazione provocatoria. Severus avrebbe preso tutto a cuore, preoccupandosi costantemente delle sue condizioni, forse incolpando se stesso per il suo disagio. E anche se avesse partorito il bambino senza incidenti, che dire delle conseguenze? Tutte quelle notti insonni, quando già viveva in uno stato di spossatezza costante? Un'altra persona che dipendeva da lui, più fragile e indifesa di tutte le altre? Certo, Severus era forte... così forte che era difficile credere che avesse un punto di rottura. Ma in fondo, sapeva che c’era ed era qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere. Aveva già troppo stress da affrontare... non aveva senso aumentare la pressione.

    Inoltre, voleva perfino dei bambini? Quella era la domanda più importante di tutte, anche se non era ancora riuscita a fargliela. Meglio salvare quella conversazione per dopo, preferibilmente quando non erano nel mezzo di una guerra. Dopo che si sarebbe rivelata a Harry, si sperava che avesse stabilito una relazione con lui. Poi avrebbe potuto vedere se i problemi tra lui e Severus potessero essere risolti, dopodiché sarebbe stato il momento di cominciare a pensare al futuro. Il matrimonio, la casa, una famiglia... la seconda possibilità che desiderava disperatamente, ma che aveva persino paura di sperare. Anche Severus avrebbe voluto quelle cose? E se così non fosse stato?

    Beh, avrebbe dovuto occuparsene quando sarebbe arrivato il momento. Nel frattempo, sembrava meglio concentrarsi sul lì e ora, cercando di capire come sfruttare al meglio le loro circostanze attuali. Accertarsi che non fosse incinta sarebbe stato un buon inizio, anche se a questo punto era più facile a dirsi che a farsi.

    Un incantesimo contraccettivo sarebbe stata la soluzione più semplice, ma gli incantesimi funzionavano solo se lanciati prima del sesso. Dopo? Solo una pozione avrebbe funzionato per lei adesso, e anche allora, avrebbe dovuto prenderla entro 24 ore. Quanto tempo aveva? Il loro primo incontro era avvenuto quella mattina presto e... che ora era? Guardando l'orologio, imprecò sottovoce. Vicino a mezzanotte? Non andava bene, soprattutto perché ci sarebbero volute due ore solo per preparare tutto.

    Naturalmente, Severus teneva quello che equivaleva a un mini farmacista nell'armadietto del bagno, ma sapeva che era meglio che controllare lì. Se avesse voluto un rifornitore di sangue, certo. Sonno senza sogni? Avrebbe potuto tenerla rifornita per mesi. Antidolorifici o antidoti? Nessun problema. Ma non aveva mai intravisto un caratteristico luccichio rosa in quell'armadietto.

    No, la sua unica opzione era svegliarlo, che era l'ultima cosa che voleva fare. Non solo voleva che lui si riposasse il più possibile, ma avrebbe dovuto spiegare di cosa aveva bisogno. Solo il pensiero le fece arrossire... poi ancora più rosse quando si rese conto di quanto fosse sciocca. Adesso era una donna adulta, non un'adolescente maldestra. Eppure non aveva una relazione sessuale da quasi due decenni, per non parlare del fatto che questa era nuova di zecca. Forse aveva solo bisogno di tempo per adattarsi.

    Sfortunatamente, il tempo era un lusso che non aveva.

    Certo, poteva sempre correre il rischio. Era successo solo due volte, dopotutto, e si era già promessa che sarebbe stata più attenta in futuro. Ma quando si toccò l'addome con la bacchetta magica, mormorando un incantesimo a malapena ricordato, sapeva che era un rischio che non poteva permettersi di correre. Ovulazione? Maledettamente fantastico. Un'altra ora, forse due, e poi non avrebbe avuto altra scelta che...

    "Lily?".

    Sobbalzo, facendo cadere un calice d'acqua "Severus!".

    Era in piedi sulla soglia, completamente vestito fino agli stivali. C'erano le pieghe del cuscino ancora incise nella sua guancia, rendendo chiaro che si era appena svegliato, anche se i suoi occhi erano acuti e attenti.

    "Perdonami," disse, con la voce che suonava tesa "Non volevo spaventarti".

    "Non l'hai fatto" disse, lanciando un incantesimo per asciugare rapidamente "Beh, l'hai fatto, ma non mi dispiace. In realtà stavo per...".

    Avvicinandosi, si rese conto che stava stringendo il suo avambraccio, un nodo freddo le si formò nello stomaco quando notò la tensione nella sua mascella ’Oh no... non ora...’.

    "Mi sta chiamando. Devo andare".

    "Va bene" rispose con calma. Cos'altro avrebbe potuto dire?

    Si aspettava vederlo andare subito, a malapena in grado di immaginare il suo disagio mentre il Marchio continuava a bruciare. Invece, si soffermò sulla soglia, aprendo la bocca e poi richiudendola con un leggero scuotimento della testa. E poi, all'improvviso, capì cosa fare. Alzandosi dalla sedia, attraversò la stanza, avvolgendogli le braccia intorno al collo e toccando le sue labbra contro la sua gola, la sua mascella, sentendolo rilassarsi contro di lei prima che le sollevasse il mento, la bocca che copriva la sua. Un lungo bacio persistente seguito da un altro... chiedendosi perché le sue braccia tremassero prima che lei si rendesse conto che stava cercando di costringersi a lasciarla andare. In qualche modo, quello l’affascinò e quasi le spezzò il cuore.

    Facendo un passo indietro, tentò un sorriso rassicurante, allungando una mano per toccargli la guancia "Torna da me, Severus. Per favore".

    "Sempre" disse, seguito da un lampo di qualcosa di torturato nei suoi occhi mentre girava la testa per baciarle il palmo.

    Detto questo, scomparve, lasciando dietro di sé solo un vuoto silenzio.

    "Cazzo" mormorò Lily, la sua ansia che minacciava di lasciare il posto al panico. C'erano poche possibilità che potesse mettere le mani su quella pozione ora, che sembrava particolarmente crudele alla luce della tentazione che stava combattendo così duramente per ignorare. Così facile correre il rischio... molto più difficile trovare una soluzione. Forse avrebbe dovuto solo...

    Urlò, sorpresa per la seconda volta quando vide qualcosa muoversi con la coda dell'occhio. Ma poi riconobbe il gatto, sorridendo mentre si chinava per accarezzare il suo pelo lucido.

    "Scusa, non ho cibo per te".

    ’Nessun problema. Non me ne ero mai resa conto prima, ma questo castello brulica di topi. So che suona disgustoso, ma...’.

    Lily scosse la testa "Ero nel tuo stesso stato. I topi quando ero un gatto, i vermi quando ero un uccello e così via. È temporaneo, però - non vorrai quelle cose quando sarai di nuovo umana".

    ’Buono a sapersi’.

    "Allora, dove sei stata?".

    ’Beh’ Charity le rispose, lanciandole uno sguardo malizioso ’A giudicare dai rumori che provenivano da quella camera da letto, ho pensato che voi due aveste bisogno di un po' di spazio’.

    "Oh Dio, mi dispiace" incapace di evitarlo, Lily arrossì "Non ho nemmeno pensato...".

    ’Non scusarti. Mi sono sentita in colpa per aver invaso la tua privacy, ma con sensi come questi, a volte non riesco proprio a farne a meno’.

    "Mi ricordo. Piuttosto mi manca di tanto in tanto, a dirti la verità".

    ’Ti offre una prospettiva completamente nuova sulle persone, non è vero? Non che io sia mai stata il tipo da origliare, attenzione, ma le cose che senti girovagando per il castello... le cose che vedi...’.

    Lily le lanciò uno sguardo curioso “Tipo cosa?”.

    ’Beh, c'è stato...’ Charity esitò per un lungo momento, poi si precipitò in avanti come se volesse cambiare argomento ’Oh, i Carrow! Non crederesti mai...’.

    "Brutti piccoli bastardi" la interruppe Lily, arricciando il naso.

    ’Più cattivi di quanto pensi. Ci credereste che li ho visti davvero... proprio lì, sulla mia vecchia scrivania! È un mobile che verrà sostituito se dovessi riavere il mio lavoro, te lo assicuro’.

    Lily la fissò, inorridita "Pensavo fossero fratello e sorella".

    ’Oh, lo sono. Ma ciò non impedisce loro di darci dentro come un paio di... Beh, non importa. Supremazia purosangue al suo meglio, eh?’.

    Rabbrividendo di disgusto, Lily cambiò rapidamente argomento "Allora, come sei uscita? Non avresti potuto aprire la porta, sicuramente”.

    ’Non la porta principale, no, ma le altre sono abbastanza agevoli’.

    "Altre? Stai dicendo che...?".

    ’Ce n'è una proprio accanto a te, lì sul muro alla tua sinistra. Vedi quel piccolo bottone d'argento sotto l'applique? Spingilo’.

    Lily impiegò un momento per individuare il bottone, così piccolo che le ricordò una puntina da disegno Babbana. Si fondeva con l'arredamento quasi perfettamente, non rilevabile da chiunque non lo stesse effettivamente cercando. Allungando il dito, esitò prima di dargli una leggera spinta.

    Il muro scivolò via, rivelando un corridoio buio e stretto.

    "Come l’hai trovato?" sospirò, guardando Charity da sopra la spalla.

    ’Ho pensato che potesse essere un animaletto. Non sembra per niente uno, ovviamente, ma ho dato un'occhiata più da vicino. Una di quelle cose fastidiose dell'essere un gatto’.

    "Oh sì, mi ricordo" Lily sorrise "Ma hai detto che ce ne sono diversi? Come li hai trovati?".

    ’Una volta capito di cosa si trattava, è stato facile individuare gli altri. Mi sono incamminata dentro alcuni per vedere dove mi avrebbero portata e poi tutto ha avuto senso. Tutti dicevano sempre che Silente sapeva tutto quello che succedeva a Hogwarts. Probabilmente voleva che tutti noi pensassimo che fosse onnisciente o qualcosa del genere, ma...’.

    "Intercettazioni. Passaggi segreti. Naturalmente!".

    La gatta dondolò la testa, sembrando soddisfatta di se stessa.

    "Allora, dove portano?".

    ’Questo qui si dirama in diversi punti, anche se la parte principale si dirige direttamente alle cucine. Non ho ancora controllato la camera da letto, ma ce n'è uno nel corridoio che conduce ai sotterranei e un altro nel bagno che è direttamente collegato all'ala dell'ospedale. I passaggi più piccoli conducono principalmente alle aule, anche se quello vicino alla porta principale ha due passaggi principali. Uno ti porta nella Sala Grande, mentre l'altro sembra essere un vicolo cieco’.

    "Hai passato tutto il giorno ad esplorarli?" Lily la fissò, affascinata.

    ’Sì’.

    "E nessuno ti ha vista?".

    ’No’.

    "Ma tu sei riuscita a vedere tutti?".

    ’Ascoltare, soprattutto, ma ci sono crepe qua e là da cui poter sbirciare’.

    "Puoi uscire?".

    ’Sì, anche se solo quando arrivi alla fine’.

    "E se qualcuno ti vedesse?".

    ’Non è probabile. Le aperture sono tutte accuratamente nascoste, vedi. Prendi quello che conduce alla biblioteca, uno dei passaggi più piccoli se attraversi il bagno. Arrivi a uno di quei bottoncini all'altra estremità e quando lo premi, si apre dietro una libreria. Nessuno può vederti, soprattutto perché si trova nell'angolo posteriore della sezione con restrizioni. Quello che ti porta nella Sala Grande si apre in un'alcova, nascosta da un arazzo...’.

    "Sei riuscita a raggiungere i pulsanti?" Lily la interruppe, le sue labbra strette.

    ’Sì, anche se mi aspetto che sarà più facile per te’.

    Lanciandole uno sguardo di finto orrore, Lily disse "Sicuramente non stai suggerendo che io...".

    ’Perchè no?’.

    "Nessuno dovrebbe sapere che sono viva, tanto meno che mi sto nascondendo a Hogwarts".

    ’E allora non farti vedere da nessuno’.

    "Severus mi ucciderebbe".

    ’Allora non dirglielo. Sei una donna adulta, no? Sono sicura che sei in grado di prendere le tue decisioni. Inoltre, cosa c'è di sbagliato nell’uscire una volta ogni tanto? Deve essere esasperante essere rinchiusa qui tutto il tempo’.

    Era qualcosa a cui Lily cercava di non pensare, eppure sapeva che Charity aveva ragione. A volte essere rinchiusa la faceva impazzire, per quanto ne capisse la necessità. Era stata la separazione che l'aveva colpita di più, non avendo la più pallida idea di cosa stesse succedendo nel resto della scuola, figurarsi nel mondo esterno. Odiava dover fare affidamento su Severus per ogni sua esigenza, dal cibo che mangiava ai prodotti che usava per la cura della persona. Anche quella dannata pozione, di cui avrebbe potuto occuparsi se solo avesse potuto...

    "Quello in bagno?" squittì, spalancando gli occhi.

    ’L’ala dell’ospedale?’.

    "Pensi che la signora Pomfrey avrebbe...?" ma era già fuori dalla porta prima che potesse finire la domanda, correndo in camera da letto per avvolgersi in uno dei mantelli di Severus. E poi si fermò, guardando il gatto allarmata "E se lui tornasse?".

    ’Dove è andato?’.

    "Riunione dei Mangiamorte" mormorò.

    ’Non è nemmeno nei paraggi? Dovrebbe essere abbastanza semplice. Non si è materializzato dall'ufficio del Preside, vero?’.

    Lily scosse la testa "Non lo fa... almeno, non quando usa il Marchio. Non so se sia perché non è possibile, o se è proprio quello che vuole far credere a Silente e Tu-Sai-Chi”.

    ’Bene, questo ci dà un sacco di tempo. Lo terrò d'occhio all'ingresso principale e, se lo vedo arrivare, ti troverò. Fammi solo sapere dove sarai’.

    "Ma cosa succede se non posso tornare indietro prima di lui?".

    ’Quei passaggi sono un canale diretto: non ci vuole molto per arrivare ovunque tu debba andare. Niente scale mobili, niente percorsi tortuosi. Tornerai subito indietro, mentre Severus avrà diverse rampe di scale con cui fare i conti. Inoltre, se torna da una riunione dei Mangiamorte, non riuscirà a passare da quell'ufficio senza che il ritratto gli faccia una dozzina di domande’.

    "Ritratto?" Lily aggrottò la fronte.

    ’Sì, il ritratto di Silente. Non lo sapevi?’.

    "Severus non ha detto niente. Parlano molto?".

    Il gatto esitò ’Puoi dirlo forte’.

    "Non va bene. Non voglio nemmeno immaginare cosa... beh, ne possiamo parlare più tardi" si inginocchiò per infilarsi le pantofole, che sarebbero state morbide e silenziose sui pavimenti di pietra "Va bene, allora. Vado solo nell'ala dell'ospedale. Se non è ancora tornato quando avrò finito, potrei provare anche le cucine. Sei sicura che entrambi siano al sicuro?".

    ’Le cucine ti porteranno fuori in una dispensa. L'apertura è nascosta da un mucchio di vecchie casse, anche se lì dentro c'è anche del cibo. Il passaggio per l’ospedale si apre in un armadio per la biancheria. È un po' più rischioso, ma a quest'ora della notte dovresti essere in grado di entrare e uscire senza essere vista. Cosa stai cercando?’.

    "Pozioni".

    ’Lo immaginavo. Beh, l'armadietto delle pozioni è a pochi passi, quindi non dovrebbe essere troppo difficile. Assicurati solo che Poppy sia nel suo ufficio, o almeno dall'altra parte della stanza. Non sarà in grado di vedere attraverso tutte le tende del letto e quella donna cammina come un elefante, che Dio la benedica. La sentirai arrivare da un chilometro di distanza’.

    "Giusto" disse Lily, cercando di mascherare il tremito nella sua voce "Beh, allora vado" premette il minuscolo pulsante, poi si fermò per guardarsi alle spalle "Charity?".

    ’Hmmm?’.

    "Strano momento per chiedere, lo so, ma hai frequentato Hogwarts? Da studentessa, intendo".

    ’Sì’.

    "Quale casa?".

    ’Grifondoro’.

    "Perché non ne sono sorpresa?" disse, ridacchiando tra sé mentre scivolava nel passaggio buio.


    Continua…
     
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    Capitolo 46 – Illusioni e delusioni



    Severus si librò fuori dai cancelli della tenuta dei Malfoy, lottando per trovare la concentrazione di cui aveva bisogno. Sfortunatamente, quel compito si stava rivelando molto più difficile del solito, la sua intera coscienza dominata dalla donna che lo aspettava a Hogwarts.

    Lily... nuda alla luce del sole del mattino, la sua pelle pallida come perle, morbida e vellutata sotto il suo tocco. Le mani di Lily sulle sue spalle, le gambe aggraziate avvolte intorno alla sua vita mentre si perdeva in lei così lentamente, a malapena in grado di credere alla sua fortuna. La voce di Lily che infiammava i suoi sensi con ogni delizioso gemito, facendolo rabbrividire fino alle dita dei piedi. Quei seni squisiti premuti contro il suo petto, dolci labbra che si aprivano sotto le sue...

    Ostinatamente, spinse via quelle immagini erotiche, maledicendo la reazione del suo corpo. Certo, aveva tutte le intenzioni di soffermarsi su di loro a lungo nei giorni a venire, ma non era certo quello il momento. Non quando tutto dipendeva dalla sua capacità di disciplinare la sua mente, di rafforzare le sue difese finché non fosse sfuggito nemmeno un pensiero errante.

    Come avrebbe fatto? Certo, era un Occlumante dotato, ma non aveva mai affrontato una sfida come quella. C'era sempre stato un senso di ordine nelle sue riflessioni interiori, una struttura logica che poteva semplicemente essere rimescolata quando se ne fosse presentata la necessità. Ma ora? Quello era qualcosa di nuovo, una tempesta vorticosa di immagini vivide e di emozioni indisturbate che sfidavano tutti gli sforzi per portarlo sotto controllo.

    Era amore? Forse, anche se quella parola sembrava in qualche modo insufficiente. Aveva amato Lily per la maggior parte della sua vita, dopotutto, eppure era sempre stato in grado di confinare quei sentimenti in qualche angolo oscuro della sua mente. Segreto per necessità, trattenuto dalla consapevolezza che agire in base ai suoi sentimenti era un lusso che non poteva avere. In effetti, perché non avrebbe dovuto tenere nascoste le sue emozioni, quando non c'era stato nulla da guadagnare nel rivelarle?

    Ora capiva la differenza. La confessione di Lily aveva infranto la sua attenta moderazione, come se fosse stata una pozione che ribolliva dolcemente e che era esplosa dopo l'aggiunta dell'ingrediente sbagliato. O quello giusto nel caso specifico, anche se il risultato finale era lo stesso. Il caos era il caos, dopotutto, uno stato di sconvolgimento che non poteva essere invertito. Ovviamente non avrebbe voluto tornare a come erano le cose prima, anche se avesse avuto una scelta in merito. Ma quello non significava che sapesse come affrontare ciò che stava affrontando ora, quella nuova versione della realtà che sembrava ancora un sogno.

    Come avrebbe dovuto affrontare il Signore Oscuro in un simile stato? Come poteva allontanare Lily dalla sua mente quando poteva ancora sentire i suoi baci sulle sue labbra, percepire ancora la debole fragranza di lavanda che si aggrappava alle pieghe del suo mantello? Come, quando non riusciva a trattenersi dal chiedersi che cosa la facesse profumare in quel modo: pulita e fresca come un giorno d'estate, anche se non usciva da settimane? O perché lei sempre...

    "Cazzo" mormorò, lanciando un'occhiata cauta al maniero in lontananza. Stava rapidamente esaurendo il tempo, ma non era più vicino a controllare i suoi pensieri di quanto lo fosse stato quando l'aveva tenuta tra le braccia. Caldo e dolce, il suo battito cardiaco costante vibrava contro il suo petto mentre il suo respiro morbido gli solleticava il collo...

    Disperatamente, cercò una soluzione, prima che un ricordo solleticasse il confine della sua coscienza. Qualcosa che aveva letto una volta nei suoi studi di Occlumanzia, qualcosa sui praticanti che si illudevano di credere in una realtà alternativa? Sì... era una tattica che non doveva essere usata con leggerezza, aveva detto il libro, seguita da racconti ammonitori di streghe e maghi che avevano abusato di quella pratica, perdendo definitivamente il contatto con la loro vera identità. Fortunatamente, il libro aveva anche menzionato che quel risultato era molto più probabile per i dilettanti, mentre un Occlumante esperto poteva impiegarla con grande effetto.

    Come spesso accadeva con l’Occlumanzia, non c'erano istruzioni specifiche. Severus lo ricordava bene, sapendo che quella era una di quelle situazioni in cui solo l'istinto avrebbe determinato il successo o il fallimento. E successo doveva essere... il fallimento semplicemente non era un'opzione.

    Chiudendo gli occhi, fece un respiro profondo, raccogliendo tutti i ricordi cruciali che aveva bisogno di dimenticare. L'aspetto del gatto, la consapevolezza che Lily era sopravvissuta e tutto ciò che ne era seguito... sigillò una minuscola impronta di ciascuno di quei ricordi dietro i suoi scudi, quindi si dedicò a trasformare il resto. Doloroso oltre ogni descrizione, la sua unica gioia fu sostituita da un'amara solitudine mentre tesseva un'immagine intricata di come sarebbe stata la sua vita senza di lei.

    Ben presto, quella dura immagine era l'unica realtà che conosceva, la presenza di lei ridotta a un sogno lontano nella parte posteriore della sua mente. Non più di una fantasia... la vera Lily era scomparsa, morta, lasciandolo senza nulla per cui vivere a parte il suo voto di dare a suo figlio una possibilità di combattere. Una promessa che alla fine avrebbe portato alla sua morte, ma perché avrebbe dovuto importare? Era difficile provare dolore al pensiero della sua scomparsa, sapendo che il resto del mondo l'avrebbe visto solo come motivo di festa.

    In verità, non aveva nessuno, il che non avrebbe dovuto essere una presa di coscienza così sconvolgente. Non l'aveva sempre saputo? Perché solo pochi giorni prima era stato nel suo ufficio, profondamente rattristato dal pensiero che i suoi giorni fossero contati? Non aveva più senso adesso, quando era così chiaro quale sarebbe stato il risultato anche se fosse riuscito a sopravvivere. Rinchiuso ad Azkaban per il resto della sua vita, senza dubbio, ma anche se fosse sfuggito a quel miserabile destino, sarebbe stato comunque condannato a un'esistenza di solitudine e rimpianto. Niente per cui combattere. Niente per cui vivere...

    All'improvviso, un'altra immagine balenò nella sua mente, molto più vivida delle vaghe fantasie che lo avevano ossessionato prima. Lily... il suo viso spaventosamente pallido, gli occhi che fissano il soffitto con uno sguardo assente. Il pianto di un bambino, presto soffocato dai suoi gemiti torturati mentre stringeva il suo corpo senza vita al petto. E poi ricordò i giorni terribili che erano seguiti, seduto da solo nell'oscurità a Spinner's End, determinato a immergersi in una tomba prematura proprio come aveva fatto suo padre. Ma poi Silente gli aveva offerto un barlume di speranza. Certo, quella speranza era venata di amarezza ora che sapeva che il ragazzo era destinato a morire, eppure era stata comunque abbastanza per sostenerlo per tutti quegli anni. Speranza di redenzione. Speranza di vendetta. Speranza che alla fine avrebbe trovato un modo per perdonare se stesso.

    Soprattutto... speranza che avrebbe lasciato quel mondo con la consapevolezza che la morte di Lily non era stata vana.

    Con quel pensiero, Severus aprì il cancello e attraversò a grandi passi i corridoi, le sue difese così forti che nemmeno lo stesso Signore Oscuro avrebbe mai potuto sperare di penetrarle.




    Prudente e silenziosa, Lily si mosse lungo il passaggio, tenendo in alto la bacchetta. La punta brillava, anche se solo debolmente... aveva paura di lanciare un incantesimo più forte nel caso fosse stata individuata da qualcuno che passava dall'altra parte. Certo, i corridoi erano più o meno deserti a quell'ora della notte, ma non aveva senso correre rischi inutili. Il fatto che fosse lì, in procinto di tentare qualcosa che avrebbe potuto facilmente finire in un disastro? Era già abbastanza rischioso.

    Tuttavia, non poteva negare la sua eccitazione, la sensazione di euforia che derivava dalla sua ritrovata libertà. Per quanto amasse gli alloggi che condivideva con Severus, non si era resa conto di quanto si fosse sentita in trappola finché non le era stata offerta una via d'uscita. Ancora meglio, le piaceva avere l'opportunità di provvedere ai propri bisogni per una volta, piuttosto che affidarsi a Severus per prendersi cura di tutto.

    Non che lei non apprezzasse i suoi sforzi. Le piaceva solo poter fare le cose da sola, che era un lusso che non aveva potuto godere per la maggior parte della sua vita adulta. Erano passati quasi due decenni da quando era stata al mercato o aveva cucinato un pasto, preparato una pozione o acquistato nuovi vestiti. E anche se si era abituata a essere di nuovo umana, aveva appena scalfito la superficie di ciò che significava. E pensare che un giorno avrebbe potuto trovare un lavoro, una casa, sposarsi, mettere su famiglia...

    Ovviamente, quell'ultima opzione era quella che stava cercando di impedire al momento. Ma almeno aveva la possibilità di cercare una soluzione, piuttosto che aspettare impotente che Severus gliela fornisse. Non granchè nel grande schema delle cose, ma era un inizio.

    Non c'era molto da vedere all'interno del passaggio, il che non aveva nulla a che fare con la mancanza di un'illuminazione adeguata. Solo pareti grigie e un pavimento di pietre, così lisce che si chiedeva quanti altri piedi avessero percorso quel percorso. Passaggi più piccoli si diramavano su entrambi i lati e, come aveva detto Charity, c'erano delle crepe lungo il percorso che sarebbero state perfette se avesse voluto fare un po' di spionaggio.

    Alla fine, raggiunse la fine, individuando il minuscolo bottone d'argento mentre scintillava sotto la luce della sua bacchetta.

    "Nox" sussurrò, trattenendo il respiro mentre allungava un dito.

    Silenziosamente, il muro scivolò via, lasciandola socchiudere gli occhi nella luce fioca mentre avanzava, quasi inciampando su un mucchio di coperte. Era in un armadio per la biancheria, proprio come aveva predetto Charity, anche se era molto più grande di quanto si sarebbe aspettata. Circa le dimensioni di una piccola camera da letto, con molti posti dove nascondersi se qualcuno avesse aperto la porta.

    Beh, quello era rassicurante, anche se il problema non era certo essere al sicuro lì. Aveva bisogno di raggiungere l'armadietto delle pozioni, si sperava senza essere scoperta nel processo.

    E poi lo vide: un minuscolo spioncino nella porta. In breve, si chiese perché Charity non l'avesse menzionato, prima di rendersi conto che sarebbe stato troppo alto per lei da raggiungere. Perfino Lily si dovette mettere in punta di piedi, un occhio serrato mentre l'altro attraversava l'ala dell'ospedale.

    All'inizio pensò che fosse deserta, finché non colse un lampo di movimento dall'altra parte della stanza. Un'ombra si mosse contro la tenda e poi emerse Madama Chips, seguita da una figura familiare vestita di una vestaglia scozzese.

    "Te l'avevo detto, Minerva, stanno molto meglio. Già entro domattina potrebbero uscire".

    "Sono sollevata di sentirlo, ma non è proprio questo il punto. Non sarebbe dovuto accadere in primo luogo!".

    "Sai che sono d'accordo con te, ma cosa possiamo fare? Hai parlato con Severus?".

    Minerva sbuffò "Non è nemmeno qui, il codardo. Ho ricevuto un suo messaggio stamattina che diceva che si sarebbe preso il fine settimana libero e poi Hagrid mi ha detto di averlo visto lasciare la foresta circa un'ora fa".

    "Beh, che mi dici dei Carrow? Sono loro i colpevoli, no? Hai parlato con loro?".

    "No, anche loro sono scomparsi. Probabilmente sono con Tu-Sai-Chi, gongolando per i bambini che hanno torturato".

    Torturato? Lily si accigliò, sforzandosi di sentire il resto.

    "Maledizioni Senza Perdono usate a Hogwarts... e sugli studenti, nientemeno! Te lo confesso, Poppy, non avrei mai pensato di vederne il giorno".

    "Lo so, ma non devi...".

    Le voci svanirono, seguite dal leggero clic di una porta mentre le donne si chiudevano nell'ufficio di Madama Chips. Tardivamente, Lily ricordò perché era lì in primo luogo, una commissione che non aveva nulla a che fare con lo spionaggio o anche la consapevolezza che l'attuale situazione a Hogwarts fosse molto peggiore di quanto le era stato fatto credere. Dopotutto, avrebbe avuto tutto il tempo per pensarci più tardi.

    Per ora, aveva bisogno di agire rapidamente, anche se esitò abbastanza a lungo da lanciare un Incantesimo di Disillusione, seguito da un Muffliato. E poi abbassò la testa, cercando l'armadietto sul muro. Come le aveva detto Charity, era solo a pochi passi di distanza, ma non potè fare a meno di sentirsi esposta mentre si avvicinava, sperando che contenesse la pozione di cui aveva bisogno. Oh sì... eccola lì, un caratteristico luccichio rosa, chiaramente visibile attraverso l’anta a vetri.

    Tirò la maniglia, accigliandosi quando si rifiutò di muoversi.

    "Alohomora" sussurrò.

    Non successe niente, il che non fu una sorpresa. Ovviamente, non avrebbe avuto senso bloccare quella dannata cosa se fosse stato così facile aprirla.

    Non si aspettava che il secondo incantesimo funzionasse, anche se di questi tempi veniva usato raramente.

    "Portaberto?".

    Ci fu un piccolo schiocco, lasciandola a fissare un buco fumante dove avrebbe dovuto essere la chiave. Merda! Ottimo per una che doveva entrare e uscire senza che nessuno sapesse. In fretta, aprì l’anta, afferrando la pozione e ficcandosela nella tasca del mantello prima di precipitarsi nell'armadio della biancheria. Sentì il suono di passi, armeggiò freneticamente per il pulsante, praticamente gettandosi nel corridoio mentre la voce di Madama Chips esclamava "Qualcuno è entrato nel mio armadietto!".

    "Cosa hanno preso?" Minerva rispose.

    "Non posso dirlo. Fammi vedere... tutto sembra essere qui, tranne la mia pozione contraccettiva. Perché qualcuno dovrebbe...?".

    E poi la porta del passaggio si chiuse, avvolgendo Lily nel silenzio. Tirò un sospiro di sollievo, non perse tempo a stappare la fiala e a berne un bel sorso prima di rimetterla in tasca. Affrettandosi lungo lo stretto corridoio, non si fermò finché non fu al sicuro negli alloggi del Preside, fissando lo specchio del bagno con un sorriso trionfante.

    Poteva essere finita lì... se non si fosse resa conto di quanto fosse affamata.




    "Ah, Severus. Sono contento che tu abbia finalmente deciso di onorarci con la tua presenza".

    Voldemort era seduto a capotavola, le labbra curve in un macabro facsimile di un sorriso. Severus chinò la testa in segno di rispetto prima di lasciare che i suoi occhi passassero sugli altri volti. Le sorelle Black erano presenti - Bellatrix praticamente schiumava dalla bocca mentre fissava adorante il suo padrone, mentre Narcissa era accasciata sulla sedia, gli occhi fissi sulle ginocchia. Lucius era accanto a lei, con un'espressione vacua. Severus si accigliò, sorpreso di vedere che anche i Carrow erano stati convocati. Il Signore Oscuro non avrebbe voluto che qualcuno rimanesse a vegliare sulla scuola?

    "Mi perdoni, mio signore" disse piano, riguadagnando la calma "Ero proprio nel mezzo di una... situazione, quando ho ricevuto la vostra convocazione. Sono venuto il più velocemente possibile".

    "Una situazione, dici?" Voldemort gli lanciò uno sguardo imperscrutabile "Avvicinati a me".

    Severus deglutì a fatica mentre obbediva, preparandosi per l'invasione a venire.

    "Legilimens".

    Immediatamente, mise in primo piano un singolo ricordo, offrendo un'immagine vivida della spada di Grifondoro. Con l'arma stretta nelle mani dei bambini, poi riposata saldamente nelle sue, dipinse una scena molto più dura di quanto fosse realmente accaduto. Nessuna punizione con Hagrid, ma uno sproloquio velenoso contenente le minacce più terribili, seguito da un colpo di bacchetta, un urlo doloroso...

    All'improvviso, il Signore Oscuro si ritirò.

    "Stupido" disse, la sua voce ingannevolmente morbida, e poi fu la sua mano che teneva una bacchetta, puntata direttamente su Severus "Primo, perché non sono stato informato che eri in possesso di un'arma così preziosa? Perché è stata lasciata in un luogo così vulnerabile, incustodita al punto che tre bambini idioti..." continuò "E poi, infliggere una punizione così mite, come se bastassero un paio di fatture per dissuaderli dal riprovare?".

    "Mio signore, per favore. Mi permetta di spiegare".

    "Ottimo".

    "Fino a quando non si è verificato questo incidente, non ero nemmeno a conoscenza che la spada fosse nel mio ufficio. Sembra che Silente…" fece una pausa, sogghignando al nome per un effetto aggiunto "Vi aveva posto un incantesimo, uno che poteva solo essere rimosso da un Grifondoro. Come o quando i bambini sono stati informati di questo, non lo so, ma...".

    "Questo ancora non spiega perché le tue punizioni non siano state più severe".

    "Mio signore, ho ricevuto la vostra convocazione solo pochi istanti dopo aver confiscato la spada. Certo, non ho affrontato la situazione con la gravità che si meritava, ma ho agito in fretta. Volevo farvi rapporto il prima possibile, supponendo che il resto delle mie punizioni potessero aspettare il mio ritorno".

    "E dov'è la spada adesso?".

    Tirando un sospiro di sollievo, Severus ritirò un oggetto lungo e sottile dalle pieghe del suo mantello e lo posò sul tavolo "Ho pensato che il miglior modo di agire sarebbe stato portarla direttamente a voi".

    Voldemort si sporse in avanti per ispezionare l'arma più da vicino, gli occhi scintillanti di soddisfazione mentre faceva scorrere la punta del dito lungo la lama "Le tue supposizioni erano corrette, Severus" disse dolcemente "Ben fatto. Ben fatto davvero. Ti prego, sentiti libero di sederti".

    Severus fece come gli era stato detto, ignorando lo sguardo risentito di Bellatrix mentre si sedeva direttamente alla destra di Voldemort. Pazientemente, aspettò che il resto dell'incontro procedesse, anche se ciò non accadde per un bel po' di tempo. Voldemort era troppo impegnato ad ammirare il suo nuovo trofeo, quando finalmente alzò la testa per rivolgere una domanda a Lucius.

    "Dov'è la Babbana?".

    "Avery l'ha lasciata di sopra, mio signore".

    "È ancora viva?".

    Lucius esitò "Credo di sì".

    "Bene. Portala da me".

    Con un deferente cenno del capo, Lucius si voltò e lasciò la stanza, tornando pochi minuti dopo trascinando la prigioniera per i capelli. Era poco più che una ragazza, una piccola donna dal viso dolce con un tripudio di riccioli biondi. Ma c'era poca vita in lei, le labbra che si aprivano solo in un lieve piagnucolio mentre veniva scaraventata ai piedi del Signore Oscuro. Certo, era nuda, come lo erano tutti alla fine, il suo corpo insanguinato rendeva chiaro che aveva già sopportato una grande quantità di torture.

    Ingoiando la bile che gli salì in gola, Severus resistette all'impulso di distogliere lo sguardo, costringendosi a mantenere un'espressione stoica.

    "Quanti l'hanno posseduta?" chiese Voldemort, guardando la figura accartocciata a terra.

    Lucius rifletté per un momento "Avery, ovviamente. Mulciber, Yaxley, Travers..."

    "Codaliscia?".

    "Due volte".

    "E tu?".

    Lucius lanciò una rapida occhiata a Narcissa, poi scosse la testa "Non ho gusto per i Babbani, mio signore".

    "Capisco. Beh, non ho mai avuto obiezioni al fatto che i Babbani vengano usati per scopi carnali, a patto che vengano eliminati non appena l'atto sia compiuto. Non vorremmo correre il rischio di inquinare le nostre discendenze di sangue, vero?".

    "No, mio signore" fece eco un piccolo coro di voci.

    Annuendo in segno di approvazione, sollevò la spada, premendo la punta della lama contro la gola della ragazza "E tu, Babbana? Cosa hai da dire?".

    La sua risposta fu appena udibile, un suono aspro e stridulo che parlava di sofferenza inimmaginabile "Uccidimi, ti prego".

    Voldemort ridacchiò, la bocca senza labbra si curvò in un sorriso "Finalmente" disse "Una Babbana con un po' di buon senso. Solo per questo..." senza preavviso, scattò in avanti, seppellendo la spada nel suo petto. Fu uno spettacolo raccapricciante, reso infinitamente peggiore dai suoi ultimi respiri soffocanti mentre si contorceva ai piedi del Signore Oscuro. Ma almeno era finita rapidamente, il che era di gran lunga preferibile alla tortura prolungata che sarebbe stata il risultato della sua supplica. Severus non pensava che sarebbe stato in grado di tollerarlo senza voltarsi dall'altra parte per la repulsione… anche se ovviamente aveva avuto lo stesso pensiero in numerose occasioni, riuscendo sempre a mantenere la sua compostezza in qualche modo.

    Sfortunatamente, altri non furono così fortunati.

    "Non approvi le mie azioni, Lucius?".

    La faccia di Lucius era diventata leggermente verde, i suoi occhi fissi sul muro. Al suono della voce del Signore Oscuro, sobbalzò, la sua espressione in preda al panico che lottava per rimodellarsi in una maschera di indifferenza.

    "Al contrario, mio signore. È stata una fine... appropriata".

    "Perfetto" fece eco Voldemort, la sua voce pensierosa "In effetti lo è stato. Eppure ti ho visto distogliere lo sguardo, Lucius, quasi come se non potessi sopportare di guardare. Non per un malinteso senso di compassione, spero? Tale debolezza potrebbe rivelarsi dannosa per la nostra causa".

    "Compassione?" le labbra di Lucius si arricciarono in un ghigno altezzoso mentre fissava il corpo martoriato della ragazza "Difficilmente. Ero solo preoccupato per il tappeto, mio signore. È un cimelio di famiglia, vedete, e...".

    "Ah, sì" Voldemort sembrò rilassarsi, accarezzando l'elsa della spada con dita gentili "Ebbene, suppongo che la tua mancanza di entusiasmo possa essere perdonata. I nostri cimeli sono... preziosi. Nessuno lo sa meglio di me" si fermò, posando la spada sul tavolo prima di continuare "Non temere per i tuoi averi, Lucius. Non ci saranno danni permanenti, vedrai di persona non appena avrai ripulito questo casino".

    Lucius lo fissò, chiaramente inorridito "Mio Signore?".

    "Sì, vai e sbarazzati del corpo - il resto di noi ha questioni importanti di cui discutere".

    Severus guardò Lucius prendere un respiro profondo in un evidente tentativo di controllare la sua repulsione. E poi si chinò per afferrare una manciata di capelli, lasciandosi dietro un'ampia scia di sangue mentre trascinava la ragazza fuori dalla stanza nello stesso modo in cui l'aveva fatta entrare. Gli altri non sembrarono notare il sangue, tranne Bellatrix, che lo fissò affascinata.

    "Bellatrix?".

    Scattò sull'attenti, sporgendosi in avanti per ridacchiare al suo padrone "Sì, mio signore?".

    "Prendi questa spada e puliscila. Narcissa? Vai con lei".

    Non appena la porta si chiuse dietro di loro, Voldemort si voltò per rivolgersi ai Carrow "Allora, ditemi di queste vostre lamentele".

    "Sì, mio signore" disse Amycus, lanciando una rapida occhiata a sua sorella "Beh, come vi abbiamo già detto...".

    "So cosa mi avete già detto" lo interruppe Voldemort con un accenno di impazienza "Ti sto chiedendo di ripeterlo a beneficio di Severus. È lui che stai accusando di negligenza, dopotutto".

    "Non intendevamo...".

    "Non stiamo dicendo che Severus stia trascurando i suoi doveri" disse Alecto in fretta, interrompendo suo fratello "In molti modi, direi che è il contrario. Insiste nel gestire tutto da solo e così fa, non ci lascia fare il nostro lavoro".

    "Non state insegnando le vostre lezioni?".

    Alecto sembrò confusa "No, mio signore".

    "Non vi paga?".

    "No, certo che no".

    "E allora, qual è il problema?".

    "Mio signore" disse Amycus, guardando oltre Severus come se non fosse nemmeno lì "Non ci permette di disciplinare i nostri studenti. Interviene sempre prima che ne abbiamo la possibilità".

    "Tranne per stasera" intervenne Alecto "Anche se è solo perché non c'era in quel momento".

    Severus si accigliò, anche se riuscì a tenere a freno la lingua, sapendo che era meglio se fosse stato Voldemort a chiedere ulteriori dettagli.

    "Quindi avete usato il Cruciatus su due studenti?" il Signore Oscuro sembrò compiaciuto dell'idea, prima di chiedere "Qual era la loro offesa?".

    "Li ho sentiti parlare di Harry Potter" disse Amycus "L’hanno chiamato eroe quel miserabile. Motivo sufficiente per la punizione, ma abbiamo voluto interrogarli allo stesso tempo".

    "E sapevano qualcosa?".

    "Temo di no, mio signore".

    "Capisco. Tuttavia, avete fatto la cosa giusta. Non sei d'accordo, Severus?".

    "Sì, mio signore" disse Severus, mantenendo i lineamenti vuoti "Ovviamente".

    "E diresti che ci si dovrebbe fidare per prendere queste decisioni senza la tua interferenza?".

    Era in trappola. Lo sapeva, eppure si rifiutò di arrendersi, cercando freneticamente una spiegazione che il Signore Oscuro avrebbe potuto accettare. Inspirando profondamente, disse "Mio signore, Alecto e Amycus sono i miei dipendenti più fidati. Veramente, non so cosa farei senza il loro aiuto. Ho scelto di interferire solo perché conosco questi bambini... Ho avuto anni per imparare i loro modi, mentre i miei compagni qui lavorano ad Hogwarts solo da poche settimane. Come tali...".

    "Cosa c'entra?".

    "Silenzio, Alecto. Severus? Continua".

    "Grazie, mio signore. Il punto è che tutti questi bambini sono diversi. Le tattiche dure sono certamente efficaci con alcuni, ma altri sarebbe meglio trattarli con un approccio più gentile. Sono arrivato a capire queste differenze, ecco perché...".

    Voldemort alzò una mano, interrompendolo efficacemente "Perché mostrare misericordia ad alcuni e non ad altri? Ogni bambino che si ribella al mio regime merita di essere punito con la massima severità".

    Severus annuì "Sono d'accordo su questo, almeno al valore nominale. Ma non tutti questi bambini sono veramente ribelli. Alcuni si limitano ad agire perché sono stati spinti dai loro amici a farlo. Altri hanno vissuto così a lungo sotto la tirannia di Silente che si ribellano per abitudine, non rendendosi conto che c'è un'altra opzione. Parlare contro di lui, scegliere un altro modo? In passato, un comportamento del genere avrebbe avuto ripercussioni disastrose".

    "Effettivamente. Vai avanti”.

    "Non sto suggerendo che tutti gli studenti meritino la nostra clemenza. Anzi. Ma nei casi in cui un tocco di moderazione potrebbe portare a un altro fedele sostenitore della nostra causa? Sono sicuro che riuscite a vedere la saggezza in questo".

    Amycus intervenne "Un moccioso viziato non è diverso da un altro. Perché dovremmo...".

    "Marmocchi viziati?" Voldemort gli lanciò uno sguardo tagliente "Maghi e streghe completamente cresciuti in pochi anni. Alcuni hanno già raggiunto la maggiore età. Stai suggerendo di ignorare il loro potenziale?".

    "Certo che no, mio signore, ma...".

    "Silenzio" disse, prima di riportare la sua attenzione su Severus. Si fermò per un lungo momento, poi le sue labbra si contrassero in un sorriso "Devi essere lodato, Severus. Tale visione e premeditazione sono cruciali per la nostra causa".

    Severus chinò la testa "Grazie".

    "Detto questo, ho le mie preoccupazioni. Laddove questi due potrebbero essere troppo veloci nello scegliere la brutalità, temo che sia vero il contrario per te. Affermi che i tuoi lunghi anni a Hogwarts ti hanno dato una visione speciale delle menti degli studenti, ma temo che ti abbiano anche ammorbidito. Finora non ho visto nulla di te oltre a uno o due maledizioni e una manciata di detenzioni. Sei capace anche di punizioni più severe?".

    "Lo sono, mio signore".

    Voldemort annuì "Lo spero. Ora più che mai, Hogwarts ha bisogno di una ferma leadership. E mentre ammetterò che la misericordia potrebbe essere giustificata in una manciata di casi, quella dovrebbe essere l'eccezione, non la regola".

    "Mio signore?".

    "Sì, Alecto? Parla".

    "E noi? Possiamo avere mano libera?".

    "Per infrazioni minori, sì. Per quelle maggiori, dovrete continuare a riferire a Severus, tenendo presente che è il vostro superiore. Ha l'ultima parola".

    Alecto e Amycus non si preoccuparono di nascondere la loro delusione, anche se furono abbastanza saggi da non esprimerla ad alta voce. Voldemort non sembrò accorgersene, tuttavia, avendo già riportato la sua attenzione su Severus.

    "Hai altro da dire?".

    Severus scosse la testa, sapendo che quello era il miglior risultato che poteva sperare. Aveva ancora una certa misura di potere, il potenziale per intervenire nelle situazioni più gravi. Ovviamente, i Carrow avrebbero risposto anche alle infrazioni più lievi con brutalità, mentre Severus stesso avrebbe dovuto essere più duro con le sue stesse punizioni. Ma almeno sarebbe stato in grado di risparmiare qualche studente qua e là senza destare i sospetti del Signore Oscuro, aiutato dai suoi continui sforzi per coprirli ogni volta che poteva.

    "Alecto? Amycus?".

    "No, mio signore".

    "Molto bene allora. Potete andare voi tre".

    Severus lasciò la stanza senza voltarsi indietro, ansioso di tornare a Hogwarts.


    Continua…
     
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    Capitolo 47 – Amici molto vecchi



    Lily sapeva che stava tentando la fortuna. Aveva già avuto un incontro ravvicinato quando aveva visitato l'Infermeria, per non parlare del fatto che Severus era stato via per un bel po' ormai. E se fosse tornato nei loro alloggi prima di lei, nonostante i tentativi di Charity di avvertirla? Sarebbe stato frenetico, per non dire altro, probabilmente avrebbe passato ore a cercarla nel castello.

    Ma nessuno di quegli argomenti cambiava il fatto che stava morendo di fame. A parte un paio di biscotti al limone, non mangiava da più di 24 ore e non c'era modo di sapere se Severus sarebbe stato in grado di andare a prendere del cibo quando sarebbe tornato. Avrebbe potuto essere esausto, angosciato o addirittura ferito. E poi era già troppo tardi.

    Era egoista? Mangiare sembrava una preoccupazione banale rispetto al pensiero che lui fosse ferito. Ma non poteva fare a meno del cibo a tempo indeterminato e, inoltre, non sarebbe stata in una posizione migliore per prendersi cura di lui se non fosse stata debole per la fame?

    Con quel pensiero, la decisione fu presa, una scusa perfetta per un altro assaggio di libertà. Togliendosi la fiala dalla tasca, corse in camera da letto, nascondendola sotto una pila di camicie da notte.

    E poi si diresse verso lo studio, premendo il pulsante e scivolando dietro il muro come se lo facesse da sempre. Da lì, i suoi progressi furono rapidi e senza incidenti, un passo costante attraverso l'oscurità finché, alla fine, individuò un oggetto d'argento familiare che luccicava sotto la luce della sua bacchetta.

    Una spinta decisa e il muro scivolò via, rivelando una grande dispensa piena di scatole e casse di generi alimentari. La prima cosa che attirò la sua attenzione fu un cesto di mele verdi lucenti: ne intascò tre prima di individuare un assortimento di salumi e formaggi, a cui era stato impedito di rovinarsi con un incantesimo di refrigerazione. C'era anche del pane, insieme ad almeno una dozzina di gusti di marmellata, e trovò persino una vaschetta di gelato, poggiata su un lungo bancone accanto a numerose caraffe di succo di zucca e una sola cassa di burrobirra.

    Afferrando un piatto vuoto, lo riempì di cibo prima di ritirarsi nell'angolo più buio della dispensa, al sicuro dietro un'enorme pila di tovaglie. E poi iniziò a mangiare, gemendo di piacere mentre un pezzo di formaggio morbido le si scioglieva praticamente in bocca. Seguirono immediatamente diverse fette di tenero roast beef, pane spalmato di marmellata di fragole... non avrebbe mai immaginato che il cibo potesse essere così buono, tornando indietro per i secondi prima di sentirsi finalmente soddisfatta.

    Solo allora si rese conto di aver mangiato troppo, desiderando di potersi sdraiare proprio lì e fare un bel pisolino. Ma ovviamente non era possibile e così si alzò in piedi, nascondendo ogni traccia della sua presenza prima di scivolare di nuovo nel corridoio.

    Letargica per la sua eccessiva indulgenza, camminò più tranquillamente sulla via del ritorno, contenta che quell'ultima escursione fosse andata a buon fine senza intoppi. Forse quando Severus sarebbe tornato al lavoro, avrebbe potuto provare alcuni degli altri passaggi? Sarebbe stato bello vedere di più del castello, avere la possibilità di sgranchirsi le gambe invece di stare seduta tutto il giorno.

    Catturando un guizzo di movimento con la coda dell'occhio, si fermò di colpo, sollevando la bacchetta per ispezionare il muro. E poi aspettò, contando una dozzina di respiri profondi mentre lo faceva.

    Non successe niente.

    Abbassò la bacchetta, ridacchiando dolcemente mentre continuava per la sua strada.

    E poi, senza preavviso, una grande figura distintamente umana si materializzò davanti a lei, bloccandole il cammino.

    Incapace di trattenersi, urlò.




    Severus emise un sospiro tremante, chiudendo gli occhi mentre la frizzante brezza autunnale gli accarezzava il viso. La respirò con enormi bocconi, l'inebriante fragranza del fumo di legna e delle foglie secche che gradualmente sopraffece l'odore del sangue, il sapore della morte.

    Sentendosi più stabile, attraversò i giardini, gli occhi aperti ora e fissi sul cancello in lontananza. Certo, camminare non era necessario: avrebbe potuto smaterializzarsi direttamente dall'interno della tenuta. Ma aveva bisogno di esercizio, trovando conforto nel silenzio e nell'aria fresca della notte. Gli diede la possibilità di raccogliere i suoi pensieri, di abbandonare le sue difese anche se solo per un po', prima di essere costretto a recitare di nuovo la sua parte. Il preside malvagio... amato da nessuno, disprezzato da tutti. Senza dubbio lo avrebbero odiato ancora di più ora, non avrebbero mai saputo che aveva fatto tutto ciò che era in suo potere per tenere sotto controllo i Carrow.

    "Severus?".

    Si girò di colpo, chiudendo di riflesso la mano intorno alla sua bacchetta "Lucius" disse, abbassando la testa in un brusco cenno del capo.

    Dire che l'altro uomo aveva un aspetto terribile sarebbe stato un eufemismo. Le sue vesti verde chiaro erano intrise di sangue, il suo viso ispido cinereo sotto la luce della luna. Lucius, che era sempre stato così orgoglioso di essere ben presentabile in modo impeccabile, puzzava di sudore, sottolineato dal debole odore di vomito. Era stato... beh, era stato tragico, davvero.

    Resistendo all'impulso di arricciare il naso, Severus aspettò pazientemente che parlasse.

    "Stavo solo... sbarazzandomi del corpo".

    Severus si accigliò, notando lo sporco sulle mani dell'altro uomo "Non potevi usare un incantesimo?".

    "Non ho bacchetta".

    "Ah, giusto" chiaramente, quella era un'altra forma di punizione, intesa a umiliare Lucius dandogli un sacco di tempo per pensare alla sua situazione precaria. Severus poteva quasi immaginarlo mentre seppelliva quel corpo devastato, chiedendosi se il suo fosse destinato a incontrare una sorte simile.

    "Non l'ho violentata" mormorò Lucius sottovoce.

    "No" disse seccamente Severus "Dubito che Narcissa lo avrebbe approvato".

    "Non è solo per Narcissa. Anche se... Non l'avrei fatto".

    "Bene" Severus esitò, sapendo che stavano camminando su un terreno pericoloso "Come hai già detto, non hai gusto per i Babbani".

    Lucius alzò lo sguardo, incontrando i suoi occhi per la prima volta "Neanche tu, a quanto pare".

    "No. Ci sono certe... cose che trovo ripugnanti".

    Ovviamente, questo non aveva niente a che fare con il fatto che le vittime fossero Babbane. Ma ammetterlo ad alta voce? Quell'ammissione avrebbe avuto un prezzo molto alto, che nessuno dei due era disposto a pagare.

    "Come sta Draco?" disse Lucius, cambiando bruscamente argomento "Sta andando bene negli studi quest'anno?".

    Severus scrollò le spalle "Non ho sentito lamentele”.

    "Puoi dirgli... Beh, fagli solo sapere che è nei nostri pensieri. Per favore".

    "Certo. C'è qualcos'altro?".

    Lucius esitò, poi scosse la testa "No, grazie. Buonanotte, Severus".

    Severus annuì, sentendo gli occhi dell'altro uomo sulla sua schiena mentre scendeva verso il cancello e usciva tranquillamente. Una rapida svolta, seguita da un movimento confuso, e poi si trovò davanti a un cancello diverso, molto più familiare di quello che avrebbe mai potuto essere a Villa Malfoy. Solo allora iniziò il doloroso processo di abbassamento delle sue difese, lo stoicismo sostituito da amara solitudine e disperazione. Lily se n'era andata, morta, fuori dalla sua portata per sempre...

    Ma poi, a poco a poco, come il sole che si insinua all'orizzonte, cominciò a ricordare. Uno dopo l'altro, frammenti di pensiero sfuggirono da dietro le sue barriere... Non vaghe fantasie senza speranza come si era imposto di credere, ma ricordi. Solida. Vivida. Vera. Lily... era tornata da lui. Un grazioso gattino che era diventato il suo compagno costante, un momento di shock che lo aveva quasi messo in ginocchio quando aveva trovato il suo messaggio scarabocchiato sul tavolo della cucina. Scoprendo il diario... Divorando ogni parola con calde lacrime che gli rigavano le guance...

    La Foresta Proibita... Un enorme calderone fumante... Guardando con il fiato sospeso una donna con i capelli rosso brillante che si alzava dalla foschia. Come aveva potuto dimenticare? Il cuore di lei batteva contro il suo petto, forte e fermo come il suo. Una risata sommessa e musicale che risuonava nei suoi alloggi, il sorriso gentile che era sempre lì ad accoglierlo alla fine della giornata. Addormentarsi con lei premuta contro il suo fianco, svegliarsi presto ogni mattina solo per guardarla dormire. Piangendo tra le sue braccia senza un accenno di vergogna, trovando il perdono che non aveva mai osato sperare...

    Improvvisamente, fu assalito da migliaia di immagini contemporaneamente, che lo colpirono come uno Storditore al petto. Gemiti e sussulti e pelle nuda e umida, i fianchi di lui che dondolavano contro i suoi mentre spingeva più in profondità. Lily che si aggrappava a lui come se non lo avesse mai lasciato andare, il suo corpo che tremava per l'estasi. Poi…

    ’Sto dicendo che sono innamorata di te’.

    Lo amava. Nonostante tutto, lei lo amava. Lily... che era nell'alloggio del Preside in quel preciso momento, in attesa del suo ritorno.

    Con quel pensiero, Severus decise di sfruttare i suoi nuovi poteri, convinto di non poterla raggiungere abbastanza velocemente. Un balzo aggraziato e si librò attraverso il parco, puntando dritto a una finestra aperta su uno dei piani superiori. Atterrò senza problemi, sollevato nel vedere che era solo a pochi passi dalla scala che portava al suo ufficio.

    Facendo i gradini a due a due, irruppe attraverso la porta, puntando dritto verso l'arazzo sulla parete opposta.




    "Nick!" Lily ansimò, il cuore che le batteva freneticamente nel petto. I fantasmi... perché non aveva pensato ai maledetti fantasmi?

    Stranamente, Nick non sembrava minimamente turbato dalla sua presenza. "Signorina Evans. Lily".

    "Ti ricordi di me?" mormorò, imprecando contro se stessa mentre tentava di tornare sui propri passi "No, voglio dire, non sono... Devi avermi scambiato per qualcun’altra".

    "Ne dubito sinceramente" alzò le spalle, la testa che vacillò pericolosamente prima di alzare una mano per tenerla ferma "Più di cinquecento anni e sono lieto di poter dire che non ho mai dimenticato un volto. E poi non c'è dubbio per quei tuoi occhi. Ereditati da tuo figlio, sì?".

    Lily annuì, lanciandogli uno sguardo diffidente.

    "Bravo ragazzo, Harry. Devi essere orgogliosa".

    "Io, ah... Sì, lo sono. Ma tu... perché non sei sorpreso di vedermi?".

    "Le mie scuse. Vuoi che mi comporti scioccato?" si mise una mano sul petto, alzando gli occhi al cielo mentre fingeva di svenire.

    Suo malgrado, Lily ridacchiò "Non ce n'è bisogno. Sembra solo strano, tutto qui".

    "Perché tutti credono che tu sia morta?".

    Lei sorrise "Qualcosa del genere".

    "Ma non lo sei. Non lo sei mai stata".

    "Oh no, sono stata uccisa. Più o meno. È difficile da spiegare. Ho perso il mio vecchio corpo e poi sono diventata... Beh, un animale. Non tecnicamente un animale, ma... Dannazione, devo sembrare pazza".

    "Ligatis Animalia?".

    Lily lo fissò, sbalordita "Come fai a saperlo?".

    "Come accennato" disse Nick, facendole un sorriso ammaliante "Sono in giro da più di cinque secoli. Si tende a cogliere le cose qua e là. Inoltre, conoscevo i Rosewood - Elyria è stata quella che ha inventato l'incantesimo".

    "Sì, lo so. Noi… Io… ho trovato il suo diario un paio di anni fa".

    "Ah, sì. La povera donna ha passato metà della sua vita cercando di capire come riportare indietro suo marito. Ha usato varie risorse proprio qui a Hogwarts in molte occasioni".

    "Quando è successo?" chiese Lily, incapace di vincere la sua curiosità "Potevo dire che il diario era vecchio, ma non ho visto nessuna data".

    "Hmmm. All'inizio del 1700, credo, più o meno qualche decennio dopo".

    "L'incantesimo è in circolazione da così tanto tempo? Allora perché nessuno lo conosce? Voglio dire, è stata ovviamente una scoperta enorme".

    "Già" concordò Nick "Ma per rispondere a questa domanda, bisognerebbe capire i Black. Molto riservati. Abbastanza possessivi di tutto ciò che considerano proprio".

    Lily annuì, ricordando quanto Sirius avesse custodito gelosamente il suo segreto, deciso a riportarla indietro lui stesso. Era stato inorridito dall'idea che Severus lo scoprisse, ovviamente, ma non l'aveva spinta troppo forte per farlo sapere a qualcun altro. E il modo in cui si era comportato con James...

    "Comunque" continuò Nick, i suoi occhi trasparenti che assumevano uno sguardo lontano "Elyria è diventata una Rosewood quando si è sposata, ma è nata nella casata dei Black. Sono sicuro che tutti erano d'accordo sul fatto che il Ligatis Animalia dovesse essere mantenuto un segreto di famiglia. Suppongo che non ci sarebbero state molte occasioni per usarlo però. Probabilmente è sbiadito nell'oscurità dopo poche generazioni".

    "Ha senso" disse Lily, lanciandogli uno sguardo pensieroso "Ma ancora non capisco perché non sei stato sorpreso di vedermi. Sicuramente avrai sentito parlare di quello che è successo a Godric's Hollow".

    "Sì" disse, la sua espressione grave "Terribile tragedia. Permettimi di porgerti le mie condoglianze per la perdita di tuo marito".

    "Grazie".

    "Ma, vedi, è per questo che non sono rimasto sorpreso. Il suo spirito è passato oltre. Il tuo no”.

    "Come puoi saperlo?".

    Nick sorrise "Perché sono morto anch'io, cara ragazza. Potrei essere bloccato in un limbo, ma questo non significa che non possa vedere cosa succede dall'altra parte. Posso anche farci un salto ogni tanto, scambiare convenevoli con vecchi amici e quant'altro. Non mi è permesso restare, però".

    "Quindi l'hai visto? James?".

    "Oh, sì. Abbiamo avuto delle belle conversazioni nel corso degli anni".

    "E lui... sta bene?" era una domanda assurda da fare su un uomo che era stato assassinato, ma Nick sembrò capire.

    "Certo che sì. Sono tutti laggiù. I vivi dicono sempre 'riposa in pace', senza mai rendersi conto di quanto siano vicini alla verità. Beh, a meno che non stiano parlando di fantasmi, ovviamente".

    "Mi dispiace".

    "Non esserlo. Onestamente, sto meglio così. Diventa terribilmente noioso dall'altra parte. Tutti vagano semplicemente con espressioni serene sui loro volti, rivivendo vecchi ricordi piuttosto che crearne di nuovi. Suppongo che siano felici così, ma trovo molto più eccitante avere una connessione con il mondo dei vivi. Capisci cosa intendo?".

    Lily annuì, anche se non aveva idea di cosa stesse parlando. Era troppo occupata a pensare a tutte le persone che aveva conosciuto e che erano morte, voleva chiedere dei suoi genitori prima di rendersi conto che Nick non avrebbe saputo chi fossero. Ma questo le fece venire in mente un'altra domanda, che aveva quasi paura di fare.

    "E i Babbani? Sono...".

    "Mago, Babbano, non importa. Gli umani sono umani. Peccato che molti di noi debbano morire per imparare questa lezione, anche peggio che alcuni non la imparino mai. Ma sì, li vedrai dall'altra parte".

    Si rilassò, mostrandogli un sorriso brillante "Ciò significa che un giorno rivedrò i miei genitori".

    "Oh, sì, sei nata Babbana, non è vero? Beh, non c'è da vergognarsi. Nessuna vergogna. Ma torniamo al punto: tuo marito sta benissimo. Ancora meglio ora che il suo amico si è unito lui. Sirius Black, vero? Sì, sì... bravo ragazzo. A volte un po' turbolento, ma...".

    "James non è più mio marito" lo interruppe Lily, sentendosi a disagio.

    "Forse non in questa vita, ma un giorno vi riunirete. Non c'è motivo per cui tu non possa riprendere da dove avevate interrotto".

    "Io... ah, avrò scelta in merito?".

    Nick ridacchiò "Certo che sì! Questa è la morte, non la prigione. Le persone cambiano, i sentimenti svaniscono. Scegliere un partner nella vita non significa che sei bloccato con quella persona per il resto dell'eternità. Quando arriverà il momento, quella sarà la tua decisione".

    "Capisco" disse Lily, sentendosi in colpa mentre tirava un sospiro di sollievo "Quindi sapevi che non ero morta... Beh, a meno che non fossi un fantasma. Come sapevi che non lo ero?".

    "Se fossi stata un fantasma, ne avrei sentito parlare molto prima. La gente ha un modo di dire queste cose, sai".

    "Sì, suppongo che sia vero" disse, poi esitò "Ehi, Nick? Non lo dirai a nessuno, vero? Nessuno lo sa, e… Beh, potrebbe essere pericoloso per me se persone sbagliate lo scoprissero".

    "Pericoloso anche per il preside Piton, immagino".

    Lily lo fissò, sbalordita "Severus? Come fai a...".

    "Beh, guarda dove siamo" disse Nick, indicando il passaggio "Non saresti qui se non avessi accesso agli alloggi del Preside, no?".

    "Avrei potuto trovare un'apertura ed entrare dall'altra parte".

    "Non temere, cara ragazza. Questi passaggi sono sorvegliati dalle stesse barriere che proteggono quegli alloggi. Nessuno può entrare senza il permesso del Preside".

    "Beh, va bene" disse Lily "Ma che mi dici dei fantasmi? O di Pix?”.

    Nick scosse la testa, poi rabbrividì quando questa iniziò a vacillare "Imparerò mai a smettere di farlo?" disse con un sospiro sofferente "No, gli altri fantasmi non possono passare di qui. Pix certamente non può. Sono qui solo perché Silente mi ha concesso permessi speciali, che non sono mai stati revocati alla sua morte. Non sono sicuro di cosa penserebbe il Preside Piton, ma poi di nuovo, non lo saprà mai a meno che tu non glielo dica".

    "Io mantengo il tuo segreto, tu mantieni il mio?" Lily sorrise.

    "Suona come un piano".

    "Nick? Lui non è cattivo, sai. Tutti pensano che sia questa persona terribile, ma...".

    "Non tutti, Lily. Ho visto molte cose nel corso degli anni... Cose che nemmeno gli altri fantasmi conoscono. Ero lì quando il preside Piton ha fatto la sua promessa, subito dopo quella che si presumeva fosse la tua morte. Passando dall'altra parte del muro quando ho sentito i rumori più terribili - come l'ululato di un animale ferito. Cinquecento anni e non ho mai sentito un uomo gemere così. Come se qualcuno stesse strappando la sua anima dal suo corpo. E, vedi, questa è l'altra ragione per cui lo so".

    "Sai cosa?" disse Lily, alzandosi per asciugarsi le lacrime.

    "Che rivelare il tuo segreto metterebbe in pericolo entrambi. Non è difficile presumere che sia lui quello che ti ha aiutata".

    "Suppongo abbia senso".

    "E ora ti tiene nei suoi alloggi, proteggendoti come un tesoro prezioso. Francamente, sono sorpreso che ti permetta di avventurarti fuori. Non è preoccupato che qualcuno possa vederti?".

    "Lui non..." Lily si interruppe, i suoi occhi si allargarono "Oh, dannazione! Devo andare, Nick. Mi ero completamente dimenticata...".

    Il fantasma si accigliò "Non puoi restare ancora un po'? Mi sto godendo la nostra conversazione".

    "Anch'io, ma ho davvero bisogno di...".

    "È terribilmente noioso da queste parti in questi giorni" disse, la sua espressione cupa "Nessuno degli studenti vuole più parlare e gli altri fantasmi... Beh, non ti stancheresti della compagnia di qualcuno dopo centinaia di anni? È così bello poter conversare con i vivi, specialmente i vecchi amici".

    "Non credo proprio...".

    "Per favore?".

    Bene, Charity non aveva promesso di farle sapere se Severus si fosse fatto vivo? Sì, aveva detto che sarebbe rimasta vicino alla Sala d'Ingresso, all'erta per ogni segno del suo ritorno. Di cosa c'era da preoccuparsi, davvero?

    "Va bene" disse Lily, sospirando rassegnata "Suppongo di poter restare per qualche altro minuto".

    "Fantastico!".




    Severus si fermò di colpo, trovandosi faccia a faccia con un paio di occhi grigio acciaio.

    "Minerva" disse, senza preoccuparsi di reprimere un sospiro di impazienza "Questo non è un buon momento".

    "Oh, mi permetto di dissentire. Hai idea di cosa abbiano fatto quei mostri? I mostri che hai ritenuto opportuno assumere?".

    Con ciò, affondò nella sua sedia, abbandonando ogni speranza di una facile fuga.

    “Siediti” le disse, indicando un posto vuoto con un cenno della testa.

    "Non lo farò…".,

    "Sicuramente lo farai se ti aspetti che ascolti le tue lamentele. Sono ancora il tuo Preside, dopotutto, e non ti permetterò di torreggiare su di me come una specie di...".

    "Ripeto" disse, appollaiandosi sul bordo della sedia "Sai cosa hanno fatto?".

    "Da quello che ho capito, un paio di studenti sono stati puniti questa sera. Un Grifondoro e un Tassorosso, credo?".

    "Si, sono stati…".

    "Sono stati apertamente disobbedienti. In quanto tali...".

    "Non hanno fatto niente di male!" Minerva esplose "E anche se lo avessero fatto, questo non giustifica l'uso di un Imperdonabile. Su un bambino, Severus! Come puoi permettere...".

    "Ti rivolgerai a me come...".

    "Ci sono due bambini che giacciono in infermeria adesso" si sporse in avanti, fissandolo con i pugnali negli occhi "E sei preoccupato che io usi il tuo nome?".

    "Bene" Severus scattò "Chiamami come vuoi. Arriva al punto maledetto".

    "Il punto, Severus, è che dovrebbero essere licenziati. Dovrebbero essere ad Azkaban!".

    La parte peggiore era che lui era d'accordo con lei. Non avrebbe amato nient'altro che vedere i Carrow imprigionati per le loro azioni, si sarebbe divertito a procurare una bacchetta magica per punirli. Ma ovviamente non poteva farlo, non poteva nemmeno criticarli per quello che avevano fatto. Al contrario, non aveva altra scelta che difenderli.

    Davvero, non riusciva a decidere chi odiava di più in quel momento: il Signore Oscuro o Silente.

    "Questa potrebbe essere la tua opinione" rispose, fissandola con uno sguardo gelido "Ma si dà il caso che la tua opinione è irrilevante. Non sei responsabile di questa scuola, né hai l'autorità per disciplinare i tuoi colleghi professori".

    "Anche quando hanno l'audacia di...".

    "Dimmi una cosa, Minerva. Hai assegnato delle punizioni questo semestre? Hai detratto qualche Punto Casa?".

    "Alcuni. Che c'entra questo?".

    "E Alecto o Amycus hanno mai provato a interferire con le tue azioni disciplinari?".

    "No. Ma Severus...".

    "Allora non hai il diritto di interferire con le loro".

    "Come puoi dirlo?! Come se togliere qualche Punto Casa potesse essere paragonato a..." si interruppe, scuotendo la testa finché il berretto da notte scozzese non minacciò di scivolare via "Sai chi è venuto in aiuto di quegli studenti? Io. Li ho sentiti urlare da due piani più in basso. Quando sono arrivata, erano rannicchiati sul pavimento, con le lacrime che rigavano i loro faccini. Quei mostri erano già spariti… Li ho lasciati lì…”.

    "Basta" disse piano, non volendo immaginare la scena orribile "Sono in infermeria, sì?".

    Fece un cenno con la testa con un gesto secco.

    "Nessun danno permanente?".

    "Poppy ha detto che dovrebbero essere a posto entro domattina".

    "Ebbene, questo è tutto ciò che conta. La mia decisione resta".

    "Non puoi...".

    "Oh, credo di poterlo fare" si appoggiò allo schienale della sedia, lanciandole il suo sguardo più duro e intransigente "Se non ti piace, sei sempre libera di cercare un altro lavoro. Oltre a questo, ti auguro semplicemente la buona notte".

    Sbuffando forte, si alzò dal suo posto, arrivando a metà strada verso la porta prima di fermarsi sui suoi passi "È questa la tua ultima parola sull'argomento?".

    "Lo è".

    "Ebbene, forse dovresti sentire la mia".

    Sospirò, decidendo che le doveva almeno quello "Avanti".

    Lentamente, Minerva tornò alla scrivania, senza fermarsi finché non fu proprio su di lui. Assurdo che qualcuno potesse essere così intimidatorio quando era vestito dalla testa ai piedi di flanella scozzese, eppure lo era, il respiro le si era fatto pesante mentre lo fissava con uno sguardo omicida. Rimase impassibile, resistendo all'impulso di distogliere lo sguardo.

    "Ti ricordi cosa ti ho detto la sera prima dell'inizio del trimestre?".

    Cercò nella memoria, poi si accigliò, sicuro che non si fossero nemmeno parlati in quell'occasione. Era stato troppo preoccupato per una nuova Lily umana, si era preso cura di lei nella Foresta Proibita, e poi aveva trovato un modo per portarla di nascosto a scuola. Non aveva...

    E poi, all'improvviso, si ricordò del Polisucco, quanto era stato strano vedere una replica perfetta di se stesso al posto della donna che amava. Lily... doveva essersi imbattuta in Minerva mentre saliva, anche se lui non sapeva perché non gliel’aveva detto. Sicuramente una discussione che avrebbero dovuto avere ad un certo punto... se fosse mai riuscito a tornare ai suoi alloggi.

    "Temo di non ricordare le tue parole esatte" disse seccamente "Rinfrescami la memoria".

    Minerva si accigliò, le narici dilatate "Ti avevo detto che se avessi fatto del male a quei bambini, se avessi strappato anche solo un capello dalle loro preziose teste, te ne avrei fatto pentire".

    "Ah, sì. Ricordo qualcosa su di te che mi minacci" ma come aveva risposto Lily? Al momento, era molto più curioso di quello al riguardo "Altri dettagli che desideri ripetere?".

    "No. Volevo solo ricordarti che intendevo quello che ho detto. Non sono stupida, Severus. Agire contro di te adesso sarebbe un suicidio. Ma verrà il giorno in cui non potrai più fare affidamento sul tuo padrone. Sulla sua protezione. E quando quel giorno arriverà...".

    "Vendetta fiammeggiante ricadrà su di me?" disse Severus, infondendo nella sua voce ogni goccia di sarcasmo che riuscì a raccogliere "Non vedo l'ora. Ora vattene".

    Di nuovo, lei fece per andarsene, solo per fermarsi alla porta quando lui la chiamò.

    "Minerva?".

    “Che c’è?” scattò, stringendo la maniglia.

    "Potrei essere disposto a tollerare la tua sfida questa volta. Ma se mi minacci di nuovo, non aspettarti che sia così indulgente".

    Senza un'altra parola, lei si precipitò fuori, sbattendo la porta così forte che i ritratti gridarono sgomenti. Severus li ignorò, più disperato che mai di raggiungere il santuario dei suoi alloggi. Ma poi una voce lo chiamò, molto più familiare delle altre. Si voltò di scatto, ringhiando per la frustrazione quando incontrò gli occhi di Silente.

    "Hai consegnato la spada?".

    "Ovviamente" disse, gettando il mantello sulla scrivania prima di allungare le braccia "La vedi da qualche parte?".

    "Non c'è bisogno di essere così irritato, Severus. Volevo solo assicurarmi che tutto fosse andato liscio".

    "Oh, sì. Il Signore Oscuro era felicissimo di ricevere la spada. Così felicissimo, infatti, che ha festeggiato pugnalando una Babbana al petto".

    Silente si accigliò "Mi dispiace sentire questa cosa. Ma sicuramente non ti stai incolpando per le sue azioni?".

    "Certo che no. Tutto quello che ho fatto è stato mettere l'arma nelle sue mani. Non ho usato il Cruciatus nemmeno su studenti innocenti stasera. No, ho semplicemente assunto quei bastardi che l'hanno fatto".

    "Credimi, Severus, la cosa non mi piace più di te, ma questa è la natura della guerra. Ci saranno sicuramente delle vittime, ma...".

    "Vittime?" gli fece eco Severus, lanciandogli uno sguardo feroce "E quante altre vittime dovrò vedere prima della fine?".

    Silente sospirò "Vorrei che ci fosse un modo per renderti tutto più facile, ragazzo mio".

    "In realtà, c'è".

    "Davvero? Dimmelo".

    "Puoi lasciarmi in pace così che possa dormire un po'".

    "Severus...".

    Ma Severus non stava più ascoltando. Stava fissando il gatto che aveva appena attraversato la stanza, chiedendosi come fosse entrata nel suo ufficio. E perché sembrava così disperata di entrare nei suoi alloggi, ululando come se la sua coda avesse preso fuoco?

    "Va bene" mormorò, aprendole la porta prima di voltarsi di nuovo verso Silente. "Stavi per ricordarmi quanto sia importante che io porti avanti il tuo piano? Bene. Che devo continuare a fare la mia parte? Molto bene. Che in nessun caso devo rivelare la mia vera lealtà, anche se devo guardare la gente morire senza poterci fare un accidente? Messaggio ricevuto. Ma mi dovrai perdonare se non mi va di ripassare ogni dettaglio di quelle esperienze".

    Si aspettava che Silente intervenisse, sorpreso quando il ritratto si limitò ad annuire in segno di assenso.

    "Va bene, Severus. Puoi almeno dirmi cosa è successo dopo che la Babbana è stata assassinata? Solo la versione riassunta, se preferisci".

    "I Carrow si sono lamentati del fatto che interferissi con le loro punizioni disciplinari. E mentre ho convinto il Signore Oscuro che la moderazione potrebbe essere una scelta saggia in alcuni casi, ce ne saranno altri in cui non sarò in grado di interferire".

    "Mi dispiace sentirlo, ma non posso dire di essere sorpreso. Dovrai solo...".

    "So cosa devo fare. Ora, se non ti dispiace...".

    "Nient'altro da segnalare?".

    "No".

    "Bene, allora ti auguro la buonanotte".

    Severus non si preoccupò di rispondere, sospirando di sollievo mentre scivolava dietro l'arazzo. I suoi alloggi erano silenziosi – insolitamente– mettendolo a disagio mentre sporgeva la testa nello studio. Vuoto. Forse in bagno? No... la porta era spalancata, il riflesso nello specchio non mostrava alcun segno della sua presenza.

    Accigliato, si diresse verso la camera da letto.

    "Lily?".


    Continua…
     
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    Capitolo 48 – Istinti di protezione



    "Sono qui, Severus!".

    Sospirando di sollievo, aprì la porta della camera da letto per trovare Lily sdraiata sui cuscini, il cuore che batteva più forte mentre lei lo salutava con un sorriso smagliante. Come al solito, rimase sbalordito dalla sua bellezza, anche se non potè fare a meno di notare che sembrava arrossata e senza fiato quando lo aveva chiamato.

    "Tutto bene?" le si avvicinò, sfiorandole la guancia con la punta delle dita. Calda. Un po' troppo calda.

    "Sto bene. Sono appena uscita da un bagno caldo, tutto qui".

    La sua spiegazione era abbastanza ragionevole, anche se gli sembrava comunque sospetta. Dopotutto, aveva controllato il bagno solo un attimo prima e non aveva notato vapore sullo specchio. Inoltre, lei indossava la stessa camicia da notte che aveva indossato prima, che lui riconobbe immediatamente poiché era la sua preferita.

    E poi ricordò qualcos'altro, imprecando sottovoce mentre la fissava sgomento "Io non... Tu non mangi da venerdì sera come me. Maledizione! Perché non hai detto niente?".

    "Non eri qui" Lily disse con un'alzata di spalle "E comunque, c'erano ancora degli avanzi. Non è che sono stata seduta qui a morire di fame".

    Severus alzò un sopracciglio "Biscotti. Da un giorno e mezzo non mangi altro che biscotti e stai cercando di dirmi che...".

    "Non solo biscotti. C'erano anche un paio di panini".

    "No, non c'erano" lui disse testardamente "Li hai dati al gatto".

    Lily lo fissò per un lungo momento, le labbra contratte "Non ti sfugge niente, vero?".

    "No, se posso evitarlo" si fermò, emettendo un profondo sospiro "Avresti dovuto svegliarmi. Prima che venissi convocato, avresti dovuto...".

    "Avevi bisogno di riposare" lei disse dolcemente.

    "Non è questo il punto".

    "E poi, tu hai mangiato qualcosa?".

    "No" ammise "Ma è diverso. Primo, io posso andare a prendere il cibo quando voglio. Tu no. Secondo, sono abbastanza abituato a vivere senza...".

    "Hai bisogno di mangiare, Severus. Molto più di me".

    "Questo non si sta parlando di me".

    "Sì, invece” disse e per uno strano, imbarazzante momento, la sua espressione di sfida gli ricordò quella di suo figlio "Ti preoccupi del mio benessere. Perché io non dovrei preoccuparmi del tuo?".

    "Perché..." si interruppe, senza parole. Perché nessuno l’aveva mai fatto? Perché era un concetto alieno quello di pensare che a qualcuno importasse se dormiva o mangiava, uno che non sapeva come affrontare. Quella era la verità, naturalmente, anche se si sarebbe maledetto se l'avesse ammesso ad alta voce. Non voleva sembrare patetico.

    "Perché" lui ripeté, riprendendo il filo del discorso "Le tue esigenze sono una priorità più alta delle mie. No, non interrompermi. Questa è semplicemente la realtà della nostra situazione. Se scelgo di non mangiare, non è perché l'alternativa non è disponibile per me. Non è perché mi hai deluso, o...".

    "Severus, non mi hai deluso. Sono perfettamente...".

    La interruppe con un sospiro esasperato "Mi lasci finire?".

    "No" disse con le braccia incrociate sul petto, una linea ostinata della sua mascella che gli diceva che sarebbe stato inutile discutere "Perché francamente, Severus, preferirei morire di fame piuttosto che farti trascurare i tuoi bisogni per il mio bene".

    "Io non…".

    "Sì. Di’ tutto quello che vuoi sull'avere più opzioni di me, ma che differenza fa? Stai senza cibo, senza dormire...".

    "Sono un uomo adulto, Lily. Posso farcela".

    "E io sono una donna adulta" disse dolcemente "Una donna adulta che continua a insistere che sta bene, che gli avanzi erano abbastanza. Ma tu non mi credi, vero? Anche ora, scommetto che ti starai chiedendo quanto presto potrai porre fine a questa conversazione in modo da poter portarmi la colazione”.

    "É vero" si mosse a disagio, rifiutandosi di incontrare i suoi occhi "Hai bisogno di mangiare. Questo non ha niente a che fare con il fatto che io ti creda o meno. È semplice logica".

    "Esatto" Lily disse, con aria trionfante. Ma prima che il dolore di perdere la discussione potesse calmarsi, si allungò e gli prese la mano, stringendola dolcemente "Questo è il mio punto, Severus. È naturale preoccuparsi. È quello che facciamo per le persone che amiamo. E io ti amo. Troppo per fingere che non mi importi che tu possa essere stanco o affamato, o... Io non posso evitarlo, non più di quanto lo possa fare tu”.

    Con quelle parole, qualcosa dentro di lui si sciolse, un mondo di tensione si sciolse in un sospiro tremante mentre la prendeva tra le braccia "Capisco" disse, anche se non era vero. Non proprio. Il concetto che lei lo amasse così tanto? Sembrava ancora impossibile, eppure lo desiderava troppo per metterlo ulteriormente in dubbio.

    E poi, all'improvviso, il cibo fu l'ultima cosa che aveva in mente. Tutto ciò a cui riusciva a pensare era il suo calore, la sua vicinanza, il modo in cui i contorni del suo corpo si adattavano perfettamente ai suoi. Prima che se ne rendesse conto, la stava baciando, la lingua che scavava in profondità nella sua bocca mentre la tirava in grembo. Sapeva di fragole, il che gli sarebbe sembrato strano se fosse stato in uno stato mentale logico. Invece, registrò a malapena la cosa... Era troppo impegnato a tirare l'orlo della sua camicia da notte, gemendo piano mentre gliela tirava via sopra la testa.

    Prima che se ne rendesse conto, fu gloriosamente nuda, sdraiata sotto di lui mentre la fissava, a malapena in grado di credere che fosse reale. Quei begli occhi verdi, mai più perfetti di allora, scuri come una foresta di mezzanotte, velati di desiderio. Li fissò per un momento infinito prima che la bocca di lei lo distraesse, lussureggiante e gonfia per i suoi baci, aperta leggermente mentre il suo respiro diventava ansimante. Questo attirò la sua attenzione più in basso, guardando il suo petto alzarsi e abbassarsi come se fosse ipnotizzato, finché non tornò in sé. La sua testa si chinò, chiudendo la bocca attorno a un capezzolo roseo.

    Dopodiché, fu tutto confuso, le sue azioni guidate dai suoi dolci gemiti di piacere. Nessuno spazio per il pensiero cosciente, solo l'istinto, guidato dal folle desiderio di esplorare ogni centimetro della sua pelle liscia e setosa. Dita che si spingevano dentro di lei, la testa seppellita tra le sue cosce finché non urlò, il suo corpo tremante dalla testa ai piedi mentre crollava contro i cuscini.

    "Severus...".

    "Sì, Lily" lui mormorò, allungandosi per slacciarsi i pantaloni. Afferrando il suo sesso con una mano, sostenne il suo peso con l'altra, tremando per l’eccitazione quando la punta della sua erezione venne a contatto con...

    "Severus, aspetta!".

    Severus si bloccò, i suoi occhi guizzarono su per incontrare i suoi. Adesso erano spalancati, pieni di un inconfondibile allarme. Oh, cazzo... cosa aveva fatto?

    "Mi dispiace. Pensavo solo...".

    "No!" Lily scosse la testa, lasciandosi sfuggire una piccola risata "Dammi un momento e poi sei libero di continuare con i tuoi pensieri".

    Osservò, sconcertato, mentre lei prendeva la bacchetta. Per un momento irrazionale, pensò che si stesse preparando a fargli maledire le palle. Ma poi portò la punta all'addome, tracciando uno schema che lui riconobbe immediatamente mentre mormorava un incantesimo.

    Un pensiero imbarazzante balenò nella sua mente, rapidamente dimenticato quando le sue labbra incontrarono le sue, i suoi fianchi si sollevarono per attirarlo a sé. Torturandolo, finché alla fine non ce la fece più, sprofondando dentro di lei con un gemito tremante. Voleva andarci piano, fare l'amore con lei con una tenerezza e un riserbo che non era riuscito a gestire nei loro primi due incontri. Ma aveva troppo bisogno di lei, disperato di dimenticare i terribili eventi a cui aveva assistito quella notte mentre si perdeva nel suo squisito calore. In quel momento, non c'era niente al mondo tranne lei... Le unghie che affondavano nelle sue spalle, i fianchi che si alzavano per incontrare i suoi ancora e ancora mentre i suoi gemiti sommessi echeggiavano nelle sue orecchie.

    "Più forte" lei sussurrò.

    Perdendo quasi la testa, si mosse con tutta la forza che aveva, abbandonando la sua bocca contro quella di lei. Per un attimo, pensò di poterle far male, ma lei sollevò solo le gambe più in alto, gemendo di incoraggiamento mentre gliele avvolgeva intorno alla vita. E poi non riuscì più a trattenersi, sostenendo il suo peso sulle braccia mentre manteneva un ritmo frenetico, gli occhi fissi nei suoi. La osservò attentamente mentre iniziava a perdere il controllo, resistendo fino alla fine finché non gridò di soddisfazione, il suo corpo si allentò mentre i suoi occhi si chiusero.

    Allora rallentò, ma solo leggermente, cavalcando le ultime onde del suo orgasmo mentre sussurrava il suo nome.

    "Lily…".

    I suoi occhi si aprirono per incontrare i suoi, confusi, quasi sconcertati dopo quel piacere. E con ciò, emise un gemito rauco, i fianchi che sussultarono violentemente mentre si liberava dentro di lei.

    Dopo un momento, si spostò di lato, tenendo il corpo di lei vicino al suo mentre le alzava una gamba per appoggiarla sul fianco. Si sentiva senza forze ora, inutile, eppure desiderava ancora la connessione di essere dentro di lei mentre giacevano lì, faccia a faccia, la sua fronte premuta contro la propria. Non ci fu urgenza nei loro baci– morbidi e teneri, gentili e dolci. Come il modo in cui aveva voluto fare l'amore con lei prima, come se avesse tutto il tempo del mondo per darle piacere.

    La prossima volta, si ripromise, disegnandole pigri cerchi sulla schiena con la punta delle dita.

    Si era quasi addormentato quando si ricordò dell'Incantesimo Contraccettivo, turbato dalle implicazioni.

    "Lily?".

    "Hmm?" rispose, la voce assonnata.

    "Quell'incantesimo... non l'abbiamo usato prima. E suppongo che sia troppo tardi per una pozione adesso. Merda".

    Aprì gli occhi per guardarlo, sollevando una spalla nuda "Non preoccuparti. Sto bene".

    "Come puoi esserne sicura?".

    "Ho già fatto un test. Stanotte, sul presto".

    "Ma pensavo..." si interruppe, a malapena in grado di pronunciare quella parola "Beh, che la gravidanza non può essere rilevata per almeno una settimana, no?".

    "No, ma ci sono altri incantesimi. Possono dirti se il momento è quello giusto".

    Severus si accigliò, contemplando quelle parole. Naturalmente, conosceva bene le funzioni riproduttive femminili: comprendere il funzionamento interno del corpo umano era una parte necessaria per essere un maestro di pozioni. Ma questo non significava che conoscesse tutti gli incantesimi legati a cose del genere.

    Esitò, chiedendosi se sarebbe stato invadente chiedere ulteriori dettagli. E poi si sentì ridicolo, rendendosi conto di quanto fosse assurdo preoccuparsi di diventare troppo personali date le circostanze.

    "Questo incantesimo...".

    "Incantesimo dell'Ovulazione" finì per lui "Le donne non possono rimanere incinte a meno che...".

    "Lo so".

    "E io non lo sono, quindi...".

    "Bene" annuì, rilassandosi un po' "Tuttavia, dovrei comunque scusarmi".

    Lei si accigliò "Per quello?".

    "Per essere stato così sconsiderato. Avrei dovuto essere più attento".

    "Beh, questo è vero per entrambi. È responsabilità mia quanto tua. Mi dai la colpa per aver dimenticato?".

    "No, certo che no. Ma non è...".

    "Non provare nemmeno a dirmi che non è la stessa cosa" disse, roteando gli occhi "Se non altro, è anche peggio".

    Alzò un sopracciglio verso di lei "Spiegati".

    "Con tutto lo stress che devi affrontare... Beh, un bambino è l'ultima cosa di cui hai bisogno in questo momento. Specialmente uno che non è desiderato".

    "Non desiderato dal tuo punto di vista…" lui disse piano "O dal mio?".

    Non sapeva da dove uscisse quella domanda, né perché stesse trattenendo il respiro mentre aspettava che lei rispondesse. Non aveva mai voluto figli, dopotutto, quindi perché gliene sarebbe dovuto importare se nemmeno lei ne volesse? Non sarebbe una buona cosa?

    ’Aveva voluto il figlio di James Potter’ sussurrò una voce insidiosa nella sua mente e poi capì perché era così importante. Gelosia? Non esattamente. No, si trattava di Lily. Le era piaciuto essere una madre, era stata disposta a morire per proteggere suo figlio neonato. Un amore del genere... perché non avrebbe dovuto volere un altro bambino?

    Anche adesso, poteva vedere il desiderio distante nei suoi occhi mentre rifletteva sulla sua domanda. Non era una questione se lei volesse dei figli, si rese conto, ma se avrebbe voluto i suoi figli. Se così non fosse stato, avrebbe potuto significare solo che non lo amava come aveva amato il suo ex marito, che un giorno ci sarebbe stato un altro uomo che avrebbe...

    "Severus" Lily disse dolcemente, interrompendo i suoi pensieri "Nessun mio figlio sarebbe mai indesiderato. Specialmente se tuo".

    Lui sospirò in risposta, cercando di ignorare il brivido che lo percorse alle sue parole.

    "Ma…" lei continuò "Non è questo il punto. Anche se fosse qualcosa che entrambi volessimo, questo non è certo il momento...".

    "Perché sei così sicura che non lo sia?" le chiese bruscamente.

    Lei lo fissò, la bocca aperta per lo shock "Pensavo solo... Severus, tu odi i bambini".

    "No, non è vero. Sono solo estremamente infastidito da loro. E anche allora, non con tutti bambini. Ce ne sono alcuni che trovo... tollerabili. Inoltre, non sarebbe così per mio...".

    "Oh, per favore, non ricominciare".

    "Riguarderebbe entrambi" lui finì, lanciandole uno sguardo severo "Non so se l'hai notato, Lily, ma il modo in cui sono con te è drasticamente diverso da come sono con il resto del mondo. In quanto tale, le idee che normalmente troverei ripugnanti... Beh, con te, potrebbe non essere così".

    "Capisco" esitò, la sua espressione oscillava tra speranza e scetticismo "Quindi stai dicendo... Non ora, ovviamente, ma un giorno...".

    "Sto dicendo che sarei disposto a prenderlo in considerazione".

    Lo baciò allora, in modo così caldo e feroce che non poté più dubitare della sua sincerità. Ma prima che potesse rispondere adeguatamente, lei si staccò, premendosi una mano sulla bocca per soffocare un enorme sbadiglio.

    "Ho sonno" disse, in quel modo stranamente tenero che aveva di sottolineare l'ovvio.

    "Non sto scherzando" le disse seccamente "Ma hai ancora bisogno di mangiare qualcosa".

    "Severus...".

    "Mangerò anche io se mi farai compagnia" le disse, rendendosi conto per la prima volta quella notte che stava davvero morendo di fame.

    "Bene" Lily mormorò.

    Alzandosi dal letto, lanciò alla camicia e ai pantaloni uno sguardo sprezzante prima di prendere il mantello. Strano... non ricordava di averlo lasciato appeso alla colonna del letto, anche se pensava che Lily dovesse averlo spostato per un motivo o per l'altro. Avvolgendolo intorno a sé, decise che stivali e calzini sarebbero stati inutili, prima di arrancare nel suo ufficio.

    Estraendo la bacchetta dalla manica, batté sulla scrivania, compiaciuto del cibo che apparve all'istante. Non il solito piatto di panini che si aspettava, ma una bella colazione calda, completa di uova, salsicce, pancetta e una grande pila di pane tostato insieme a una ciotola di marmellata di fragole. C'era persino una caffettiera fumante, la fragranza dei chicchi appena tostati gli fece venire l'acquolina in bocca mentre raccoglieva tutto e lo portava nelle sue stanze.

    "Lily?".

    Era profondamente addormentata, cosa che avrebbe dovuto davvero aspettarsi. Posò il vassoio, chiedendosi se non fosse il caso di svegliarla prima di tirare un sospiro di sconfitta, allungando invece la mano per tirarle su le coperte. Odiava che fosse rimasta così a lungo senza un pasto decente, soprattutto perché era sua la colpa per quella privazione. Ma doveva anche ammettere che lei non era come lui – se avesse avuto davvero fame, l'avrebbe detto, o almeno sarebbe rimasta alzata abbastanza a lungo da mangiare qualcosa. Non era mai stata una votata all'abnegazione.

    Portò il cibo nello studio, conservandone una grossa porzione con un Incantesimo di Stasi prima di farsi un piatto. Sistemandosi su una poltrona, iniziò a mangiare, soffermandosi sulla conversazione che avevano appena avuto.

    Un figlio tutto suo... Come si sentiva veramente riguardo a quel concetto?

    Per la maggior parte della sua vita, era stato un deciso "No", ma ora quella convinzione era intrecciata con una dozzina di altre emozioni, la maggior parte delle quali non riusciva nemmeno a capire. Quella era Lily, dopotutto, non una donna senza volto a cui aveva pensato solo in senso astratto. In quanto tale, era impossibile immaginare il loro bambino come un monello anonimo. No, sarebbe stato parte di lui... parte di lei...

    Poteva amare un bambino del genere? Non lo sapeva. Ma poi si rese conto che non aveva importanza, dal momento che probabilmente non sarebbe vissuto abbastanza a lungo per scoprirlo.

    E quel pensiero cambiò tutto.

    "Non ora, ovviamente" aveva detto Lily "Ma un giorno".

    Come avrebbe dovuto dirle che "un giorno" non era un'opzione, che quello era davvero un caso di “ora o mai più”?

    Severus guardò fuori dalla finestra, incapace di credere che stesse anche solo considerando l'idea che aveva messo radici nella sua mente. Ma ciò nonostante persisteva, costringendolo a soppesare i pro e i contro mentre immaginava di mettere Lily incinta... Proprio lì, proprio ora, mentre ne aveva ancora la possibilità.

    Parte del suo ragionamento era egoistico. Doveva ammetterlo. L'idea di lasciare una parte di sé con lei, assicurandosi che non sarebbe mai stato dimenticato? Beh, forse non era così male, ma che dire della gelosia, della possessività, del risentimento persistente? E la parte di lui che non sopportava il pensiero che Potter l’avesse lasciata con un bambino e lui no?

    Era dispettoso. Lo sapeva, eppure non poteva trattenersi. Forse non sarebbe mai stato sullo stesso piano del suo ex nemico, ma voleva essere più di un semplice sostituto, più di un uomo che era stato lì solo per scaldarle il letto per un po'. Voleva lasciarla con una prova della sua devozione, qualcosa di permanente e reale.

    E che dire di Lily? Cosa avrebbe significato per lei? Quello era il vero problema, molto più importante delle sue emozioni confuse. Dopotutto, sarebbe stata lei a dover affrontare le conseguenze. Da sola e incinta... O con un bambino appena nato, se fosse riuscito a vivere abbastanza a lungo da vederla partorire. Il pensiero di abbandonarla, soprattutto in una posizione così vulnerabile... Beh, era intollerabile. E quando suo figlio sarebbe morto...

    Severus tossì, versando il caffè sul davanti della sua veste.

    Quella era la soluzione, no? L'unico modo per assicurarsi che non sarebbe stata lasciata sola, qualunque cosa fosse successa al ragazzo o a se stesso. Se fosse rimasta incinta, avrebbe avuto un altro figlio da considerare, avrebbe avuto ancora qualcosa per cui vivere, un motivo per combattere la sua disperazione. Non un rimpiazzo, sicuramente... Anche Severus non era così spietato da credere che un bambino potesse essere semplicemente scambiato per un altro. Ma le avrebbe dato un'alternativa, la volontà di andare avanti quando tutto il resto sembrava perduto.

    Ma non era tutto. E lo scontro finale? E se Lily fosse stata lì quando sarebbe successo? Quello era il pensiero che ossessionava i suoi sogni, la paura paralizzante che non sarebbe stato in grado di fermarla, che si sarebbe fatta uccidere nel futile tentativo di proteggere suo figlio. Ma cosa accadrebbe se fosse incinta in quel momento? Non sarebbe meno propensa a lanciarsi verso la morte certa se questo potesse significare mettere a rischio il suo bambino non ancora nato?

    Alzandosi in piedi, Severus camminò avanti e indietro per la stanza, sempre più convinto che quella fosse la giusta linea d'azione. Un piano perfetto? Forse no. Ma poteva benissimo essere quello che le avrebbe salvato la vita. Era già destinata a perdere così tanto e non c'era niente che lui potesse fare per fermarlo. Se solo potesse lasciarla con qualcosa... Qualcuno da proteggere, da amare... Un motivo per continuare a combattere...

    Come poteva voltare le spalle a quella possibilità?

    Certo, convincerla non sarebbe stato facile. Non che pensasse che le sarebbe dispiaciuto rimanere incinta – nonostante tutte le sue discussioni sulla guerra, il tempismo, lo stress su di lui… Quel desiderio nei suoi occhi era stato inconfondibile. Ma come avrebbe dovuto spiegare il suo improvviso entusiasmo per quell'idea? Non che potesse dirle la verità – che lo stava facendo per il suo bene, il suo ultimo, più disperato tentativo di salvarla quando i suoi giorni erano contati. Doveva trovare un modo per giustificarlo in qualche modo, farle credere che questo fosse davvero quello che voleva.

    Come? Non era ancora sicuro. Ma era certo che prima o poi la risposta gli sarebbe arrivata.

    Soddisfatto di quel pensiero, Severus finì il resto della sua colazione, assicurandosi che il cibo di Lily fosse ancora caldo sotto l'Incantesimo di Stasi prima di tornare in camera da letto. Slacciando il mantello, lo lanciò su una sedia vicina mentre si dirigeva verso il letto.

    Un tonfo.

    Si fermò di colpo, guardando a bocca aperta l'oggetto mentre rotolava sul pavimento. Quando raggiunse i suoi piedi, lo raccolse, accigliandosi per lo stupore mentre esaminava la mela verde lucente.

    Da dove diavolo arrivava? E come, esattamente, era finita nella tasca del suo mantello?


    Continua…
     
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    Capitolo 49 - Inganni necessari



    Lily scivolò fuori dal letto, avvolgendosi nella camicia abbandonata di Severus prima di dirigersi verso lo studio. Supponendo che lui fosse già uscito per la giornata, fu sorpresa di vederlo seduto al tavolo, la testa scura china su una pila di pergamene mentre la sua penna si muoveva costantemente attraverso le pagine.

    Sorridendo, aprì la bocca per salutarlo, inghiottendo invece un sussulto.

    Davanti a lui c'erano tre mele lucenti, perfettamente disposte in fila. Le stesse mele che aveva infilato nella tasca del suo mantello la sera prima, subito dimenticate quando aveva notato tutto il resto del cibo che la dispensa aveva da offrire. Certo, poteva ricordarle quando era tornata nei loro alloggi, ma aveva appena avuto la possibilità di togliersi il mantello e sistemarsi a letto prima di sentirlo chiamare il suo nome.

    "Ehm...".

    Severus alzò lo sguardo, scrutando il suo viso prima di seguire la direzione dei suoi occhi. Ma non disse nulla delle mele, si limitò a fare un cenno con la testa alla sedia vuota dall'altra parte del tavolo.

    "Siediti. Mangia".

    Solo allora si accorse del piatto che era stato preparato per lei, colmo di uova, salsiccia, pancetta e pane tostato. Non riusciva a immaginare come avrebbe dovuto mangiare con lo stomaco in subbuglio per l'ansia, ma chiaramente non era il momento di resistere.

    "Sei adorabile stamattina" Severus disse, spostando gli occhi dai capelli arruffati di lei alla camicia mezza sbottonata che indossava. Indugiò sulle sue gambe nude per un lungo momento prima che emettesse un sospiro, riportando l'attenzione sulle sue scartoffie.

    "Grazie" Lily mormorò, innervosita dalla sua apparente calma. Sistemandosi sulla sedia, mordicchiò un pezzo di pane tostato, studiando le linee marcate del suo profilo sotto la cortina di capelli. Se sapeva che lei lo stava osservando, non ne dava alcuna indicazione, con la testa china mentre riempiva la pagina riga dopo riga di elegante scrittura.

    Riuscì a finire un pezzo di pane tostato insieme a un po' di pancetta prima di emettere un profondo sospiro, spingendo via il piatto.

    Alla fine, Severus alzò lo sguardo "Finito?".

    "Sì".

    Annuì, posando la penna con piuma mentre si appoggiava allo schienale della sedia "Ora…" disse piano, prendendo una delle mele per una breve ispezione prima di rimetterla sul tavolo "Ti va di spiegarmi?".

    "Io…".

    "Sono sicuro che puoi immaginare la mia sorpresa. Non che io non mi sia mai infilato un po' di cibo in tasca, intendiamoci. Ma delle mele verdi? Non mi sono mai piaciute. Troppo aspre per i miei gusti. Preferisco quelle rosse”.

    Lily tirò fuori la bacchetta, mormorando un incantesimo che trasformò le mele in un rosso brillante.

    Le labbra di Severus si contrassero "Ah, temo che sia troppo tardi per questo, mia cara".

    "Ok, bene" lei disse, emettendo un sospiro prolungato "Charity me le ha procurate".

    "Charity?" si accigliò "Mi stai dicendo che un gatto...".

    "No, certo che no. È passata a un gufo, ovviamente. È volata dentro dalla finestra. So che hai detto che era più sicuro non aprirla, ma era notte fonda, e avevo fame, e..." s'interruppe, rilassandosi un po' mentre la sua espressione cominciava ad addolcirsi.

    "E come sono finite nella tasca del mio mantello?".

    "L'ho indossato quando ho aperto la finestra. Faceva freddo e... Beh, non so se te ne sei accorto, ma mi piace indossare i tuoi vestiti".

    I suoi occhi si abbassarono, fissandosi sulla camicia che era scivolata giù per esporre una spalla nuda "Fidati" disse dolcemente "Ho notato".

    Alzandosi dalla sedia, fece il giro del tavolo, avvicinandosi dietro di lui e avvolgendogli le braccia intorno al collo "Non ti dispiace, vero?".

    Lui sbuffò "Certo che no".

    "Bene".

    "Quello che mi dispiace, però, è che tu apra la finestra. La notte scorsa passi, ma non deve succedere di nuovo. D'accordo?".

    "Sì, certo. Scusami, Severus".

    "Nessun problema. Non che ti abbia lasciato molta scelta”.

    "Avrei potuto aspettare che tu tornassi".

    Lui scosse la testa "Sono contento che tu non l'abbia fatto. Inoltre, è bello sapere che hai un'alternativa, anche se dovrebbe essere usata solo come ultima risorsa. Promettimi...".

    "Te lo prometto" lo interruppe, sollevata dal fatto che tecnicamente non gli stesse mentendo. Perché avrebbe dovuto aprire le finestre quando aveva i corridoi a sua disposizione?

    Ma quel pensiero fu seguito da un impeto di senso di colpa, lasciandola a chiedersi se avrebbe dovuto dirgli la verità. Forse, se fosse riuscita a fargli capire quanto fossero sicuri i passaggi, che nessuno avrebbe potuto accedervi a meno che non avesse avuto il permesso di entrare negli alloggi del Preside...

    No, sarebbe andato nel panico all'idea che lei si aggirasse per il castello, insistendo sul fatto che c'era ancora una possibilità che potesse essere catturata quando fosse emersa dall'altra parte. Era troppo intelligente per credere che volesse semplicemente vagare su e giù per un mucchio di corridoi polverosi. Perché avrebbe dovuto usarli a meno che non avesse un posto dove andare?

    Nella migliore delle ipotesi, si sarebbe preoccupato eccessivamente per lei. Al peggio? Gliel'avrebbe proibito del tutto, avrebbe anche potuto trovare un modo per sigillare i passaggi in modo che lei non potesse più usarli. Era il preside, dopotutto, i suoi poteri erano virtualmente illimitati. Sarebbe stata costretta a tornare come prima, a stare in silenzio giorno e notte senza alcun contatto con il mondo esterno. Il solo pensiero la faceva sentire claustrofobica, mettendola a tacere in modo efficace mentre si sporgeva in avanti per baciargli la guancia.

    In risposta, lui la tirò giù in grembo, la sua bocca che copriva la sua mentre infilava una mano sotto la camicia. Le accarezzò il seno con dita gentili, ingoiando il suo lieve gemito mentre il suo pollice guizzava avanti e indietro sul suo capezzolo. Ma proprio quando le sue labbra si erano abbassate sul collo, quelle stesse dita che lavoravano velocemente sui suoi bottoni, ci fu un tintinnio in lontananza, tanto forte quanto sgradevole.

    "Dannazione" lui mormorò, sospirando pesantemente mentre la spingeva via dal suo grembo "È chiedere troppo per un fine settimana libero".




    Accigliato, Severus attraversò a grandi passi il suo ufficio, spalancando la porta per trovare i Carrow che aspettavano dall'altra parte. Non si presero la briga di nascondere la loro eccitazione, uno snervante contrasto con le espressioni terrorizzate dei tre studenti nascosti dietro di loro.

    "Sì?" lui disse bruscamente.

    "Buongiorno, Preside" Alecto disse "Gli ordini erano che le infrazioni maggiori dovessero essere segnalate direttamente a lei".

    "Bene. Venite qui".

    Severus non era esattamente allegro all'inizio, ma il suo umore si rabbuiò ulteriormente quando riconobbe la posizione in cui si trovava. Quella era la sua prima prova, il momento cruciale in cui avrebbe dovuto dimostrare al Signore Oscuro che non era troppo morbido, che le sue punizioni potevano essere rapide e senza compromessi.

    Facendo un cenno con la testa alla fila di sedie vuote, si sistemò dietro la sua scrivania mentre gli altri si affrettavano a obbedire al suo ordine tacito. E poi si sporse in avanti, guardando torvo ognuno di loro a turno "Bene?".

    "Preside" Amycus disse, i suoi occhi piccoli che lampeggiavano di anticipazione "Questi ragazzi hanno commesso un reato terribile".

    "Davvero? E cosa sarebbe?".

    "Hanno deturpato la proprietà della scuola. Scrivendo vili messaggi e traditori su tutte le pareti!".

    "Messaggi?" si accigliò "Dove? Cosa dicono?".

    "Giù al terzo piano" Alecto disse "Anche al secondo piano, in tre posti separati. Hanno scritto: 'Esercito di Silente. Reclutamento’".

    "Capisco. E mi state dicendo che questi tre sono i colpevoli?".

    Amycus annuì.

    Severus si appoggiò allo schienale, dando ai ragazzi uno sguardo scettico. Michael Corner? Poteva crederci, ma gli altri due? William Willoughby era un Corvonero del terzo anno, un ragazzo tranquillo e studioso, che si era sempre tenuto in disparte, senza mai causare nemmeno un accenno di guai. E la ragazza… Severus non riusciva a ricordare il suo nome e nemmeno in che casa fosse, ma il semplice fatto che fosse al primo anno gli fece dubitare del suo coinvolgimento.

    "Come potete esserne sicuri?" disse, riportando la sua attenzione sui Carrow.

    "Li ho beccati a gironzolare sulla scena del crimine. La vernice non era ancora asciutta".

    Alzò un sopracciglio "Gironzolavano lì, o stavano semplicemente passeggiando?".

    "Sapevo che avrebbe trovato delle scuse per difenderli" Alecto mormorò a suo fratello, un commento che Severus ovviamente non avrebbe dovuto sentire.

    "Non sto inventando scuse per nessuno" disse freddamente, alzandosi e andando alla finestra "Sono molto più interessato a trovare i veri colpevoli. Perché perdere tempo a punire gli innocenti mentre i colpevoli vagano liberi? A tal fine... vieni qui, ragazza”.

    La ragazza si aggrappò al suo posto, fissandolo con orrore.

    "Non te lo chiederò due volte".

    Alzandosi in piedi, lei esitò, finché una spinta violenta di Alecto la spinse nella sua direzione. Di riflesso, Severus allungò una mano per sostenerla, poi estrasse la bacchetta dalla manica. Lei emise un piccolo grido, indietreggiando finché non fu premuta contro il muro. Ma poi Severus si chinò, abbassando la voce così tanto che gli altri non potevano sentire.

    "Non ti farò del male. Te lo prometto".

    La ragazza si rilassò all'istante, proprio come si aspettava. Era ancora abbastanza giovane da credere che le promesse non potevano essere infrante, che chiunque avesse pronunciato quella parola intendesse quello che diceva. La vita a Hogwarts avrebbe presto dimostrato il contrario, ovviamente, ma almeno non sarebbe stato lui il responsabile di quel brusco risveglio.

    "Legilimens" Severus disse, poco prima di invadere la sua mente. Si odiava anche per questo, ma era l'unico modo in cui poteva sperare di soddisfare il Signore Oscuro senza infliggere dolore fisico.

    Delicatamente, percorse la superficie dei pensieri della ragazza, non sorpreso da ciò che vi trovò. La vide mentre stava tornando dalla Sala Grande, aveva esitato appena il tempo di fissare sbalordita il messaggio quando Alecto l'aveva raggiunta.

    Soddisfatto, si ritirò.

    "Grazie" disse, la sua voce severa ma non scortese "Puoi andare".

    Lanciandogli uno sguardo grato, la ragazza corse fuori dalla stanza.

    "Preside" piagnucolò Alecto "Non puo’ semplicemente...".

    "Lasciare che la ragazza se ne vada quando ho appena visto la prova conclusiva della sua innocenza? Certo che posso. Signor Willoughby? Si avvicini, per favore".

    Il ragazzo gli obbedì all'istante, anche se i suoi occhi erano pieni di paura. Severus fece del suo meglio per ignorarli, brandendo la bacchetta con un "Legilimens!". Il Signore Oscuro avrebbe voluto così, forte e potente. Non avrebbe mai saputo che l'invasione in sé era tanto sottile quanto poteva essere. Ci vollero solo pochi secondi a Severus per vedere che Willoughby aveva passato l'intera giornata in biblioteca, la mente occupata da qualche oscura teoria dell'Aritmenza mentre tornava alla Torre di Corvonero. Non si era nemmeno accorto del messaggio finché una mano non era uscita dall'alcova, afferrandolo per un braccio.

    Abbassando la bacchetta, Severus annuì "Va bene, signor Willoughby. Può tornare ai suoi studi".

    "Grazie, Signore”.

    "Allora, signor Corner?".

    "Uh-uh. Assolutamente no. Non la lascerò entrare nella mia testa!".

    "Temo che non abbia scelta. Si avvicini".

    "No".

    "Colpevole” disse Alecto "Ovviamente".

    "Sembrerebbe di sì" concordò Severus "Certo, potrei essere disposto a rinunciare a certe misure in cambio di una confessione completa...".

    "Sono stato io, ok?" gridò il ragazzo, la mascella serrata ostinatamente nonostante il panico nei suoi occhi "Sono stato io. Ora possiamo passare alla mia punizione? Ho dei compiti da fare".

    "Tuttavia…".

    "Le ho appena detto…".

    "Silenzio, signor Corner!" scattò Severus, attraversando a grandi passi la stanza per incombere sulla sedia del ragazzo "Tuttavia, la sua ammissione di colpa non risponde ad altre domande pertinenti. Ad esempio, non ci dice chi l’ha assistita. Non spiega perché abbia ritenuto di avere il diritto di danneggiare la proprietà della scuola. E nemmeno...".

    "Nessuno mi ha aiutato. L'ho fatto da solo”.

    Severus sorrise "Oh, non ci credo. Se il messaggio fosse apparso solo una volta, allora sì, potrei esserne convinto. Ma più volte? Non insulti la mia intelligenza, signor Corner. Ora, ha tre scelte. Una, può nominare gli altri colpevoli. Due, può permettermi di esaminare i suoi pensieri. O tre, posso estrarre le informazioni con la forza. Qualunque cosa scelga, sappia che non lascerà questo ufficio finché non saprò la verità”.

    Il ragazzo rimase in silenzio, fissandolo con occhi ribelli.

    "Bene?".

    Ci fu un rumore da dietro, seguito da una voce bassa e stridula "Cruc...".

    "Expelliarmus!" ruggì Severus, girandosi di scatto e puntando la bacchetta contro Amycus con un unico movimento fluido. L'ometto tarchiato volò all'indietro, atterrando sul sedere con un tonfo doloroso.

    "Come osi…".

    Si voltò verso Alecto, zittendola con uno sguardo tagliente "Non ricordo di aver dato a tuo fratello il permesso di interferire".

    "Quando il Signore Oscuro lo verrà a sapere...".

    "Per favore, sentiti libera di dirglielo. Mi piacerebbe sapere cosa pensa del fatto che voi due mi abbiate disturbato proprio quando sono sul punto di ottenere informazioni cruciali. Informazioni che, vi assicuro, saranno molto più importanti rispetto alle urla di dolore del ragazzo".

    Senza preoccuparsi di rispondere, Alecto corse verso suo fratello, chinandosi per aiutarlo ad alzarsi. Soddisfatto, Severus riportò la sua attenzione sul suo studente.

    "Io... Uh, opterò per la seconda opzione, immagino".

    "Una scelta saggia, signor Corner. Legilimens!".

    Immediatamente, Severus capì perché il ragazzo si era sottomesso così facilmente. A differenza dei suoi predecessori, era abbastanza delirante da credere di avere la forza di contrattaccare. Un ricordo irrilevante dopo l'altro si spinse in avanti, seguito da deboli tentativi di spingerlo fuori. Bambino sciocco. Pensava davvero che sarebbe stato così facile?

    Dopo un momento, Severus si ritirò, rivolgendosi ad Alecto "Vai di sotto. Voglio che tu vada a chiamare la signorina Weasley, il signor Paciock e la signorina Lovegood. Portameli immediatamente".

    "Sì, Preside".




    Lily non aveva intenzione di lasciare gli alloggi quel giorno, soprattutto dopo l'incontro ravvicinato con le mele. Quando le venne l'impulso, riuscì a resistere, vagando da una stanza all'altra mentre tentava di ignorare i luccicanti bottoni d'argento. Come sarebbe stato facile dare una spinta a uno di loro, fare una breve passeggiata e tornare subito indietro. Solo cinque minuti per alleviare la sua irrequietezza... Davvero, quali erano le probabilità che Severus sarebbe tornato in quel breve lasso di tempo?

    Sospirando pesantemente, allontanò il pensiero, spogliandosi dei vestiti mentre si dirigeva in bagno. Quello di cui aveva bisogno era un bel bagno lungo per aiutarla a rilassarsi, seguito da un buon libro. Sarebbe stato un modo sensato per passare il tempo fino al ritorno di Severus.

    ’Ops. Scusa!’.

    Trattenne il fiato, girandosi di scatto per affrontare il gatto che si era appena materializzato dietro di lei.

    "Oh, um, va tutto bene" disse, prendendo un asciugamano da avvolgere intorno a sé "Mi stavo solo preparando a fare un bagno".

    ’L’avevo intuito. Beh, non voglio disturbarti’.

    "Non mi stai disturbando" Lily insistette "Davvero, sono contenta della compagnia".

    Era un eufemismo, si rese conto. C'era qualcosa di terribilmente solitario in quegli alloggi quando non c'era nessun altro in giro, costante promemoria di quanto fosse isolata dal mondo. Certo, non avere nessuno con cui parlare non era poi così male – ci si era abituata dopo tanti anni senza una voce. Ma non poter vedere le persone, sentirle parlare o anche osservarle da lontano? Era più isolamento di quanto potesse sopportare a volte.

    "Dove sei stata?" chiese a Charity, sedendosi sul bordo della vasca e dando al gatto una grattatina sotto il mento.

    ’A spiare Severus’.

    Il pensiero le tornò in mente senza un accenno di vergogna. All'inizio le sembrò strano, finché non si ricordò che era stata allo stesso modo. Non le sembrava di origliare quando era stata un animale, specialmente in quelle occasioni in cui non avrebbe potuto evitarlo se ci avesse provato.

    Inoltre, i suoi limiti l'avevano resa una necessità. Non era come se fosse stata in grado di avere conversazioni regolari con le persone intorno a lei. Ascoltare era l'unico modo in cui era stata in grado di scoprire come stavano, se erano nei guai o, in alcuni casi, se poteva essere d'aiuto.

    Eppure essere umana... era davvero così diverso? Vero, adesso poteva parlare con Severus, poteva chiedergli tutto quello che voleva. Ma lui le avrebbe detto la verità? Per tutto il tempo, aveva sospettato che avesse fatto di tutto per proteggerla da informazioni spiacevoli e, naturalmente, era sempre stato il tipo da fingere di stare bene anche se non lo era. E il suo viaggio all'Infermeria non aveva dimostrato che non aveva la più pallida idea di cosa stesse succedendo intorno alla scuola? Le Maledizioni senza perdono usate sugli studenti... Severus non aveva mai nemmeno accennato a cose del genere.

    "Spiarlo?" disse ad alta voce "Dov'è? Che cosa sta facendo?".

    ’Chiuso nel suo ufficio con i Carrow. Sembra che abbia una qualche ribellione tra le mani’.

    "Oh, no... Cosa è successo?".

    ’Alcuni studenti hanno lasciato messaggi su tutte le pareti. 'Esercito di Silente. Reclutamento'’.

    "Il reclutamento?" Lily la fissò, perplessa "Questo non può essere buono".

    ’Hai familiarità con... Non importa, certo che ce l’hai. Harry...’.

    "Non hai sentito niente di lui, vero?".

    ’Non tanto’ il gatto le rivolse uno sguardo comprensivo ’Gli studenti lo menzionano qua e là ogni volta che i Carrow non sono in giro, ma nessuno sembra sapere dove sia’.

    "Oh" disse Lily, cercando di mantenere la delusione fuori dalla sua voce.

    ’Sai, probabilmente è la cosa migliore. Se i suoi amici non sanno dove si nasconde, ci sono buone probabilità che nemmeno i suoi nemici lo sappiano’.

    "Lo so. È solo che... vorrei ci fosse qualcosa che potessi fare. Seduta qui giorno dopo giorno, zitta, da solo, tutto ciò che faccio è preoccuparmi. Spero sempre che questo sia il giorno in cui Severus torni con delle notizie, eppure lo temo allo stesso tempo. E sai qual è la parte peggiore?".

    ’Cosa?’.

    Lily esitò, emettendo un profondo sospiro "Anche se Severus sapesse qualcosa, non posso essere sicura che me lo direbbe. Non se fosse qualcosa di brutto. Voglio dire, ha promesso che l'avrebbe fatto, e voglio credergli, ma...".

    ’Cosa sai?’.

    "Solo che Harry si nasconde e Tu-Sai-Chi vuole ucciderlo. Ma, ovviamente, questo lo sanno tutti. So anche che è a caccia di questi... oggetti che devono essere distrutti. Quello che non capisco è perché deve essere lui a farlo - è poco più di un bambino! E come se non bastasse, penso che Silente si aspettasse che fosse lui a uccidere Tu-Sai-Chi. Ancora, non so perché... Forse Silente voleva prendersi il merito? È lui che ha fatto da mentore a Harry, dopotutto, però se lo chiedi a me...” si interruppe, rendendosi conto che il gatto le stava rivolgendo uno sguardo strano "Scusa, non volevo dilungarmi in questo modo. È solo frustrante, soprattutto perché non c'è niente che io possa fare. Non posso nemmeno parlarne con Severus, sai... Beh, suppongo di poterlo fare, ma... è complicato".

    ’Loro due non sono mai andati d'accordo, vero?’.

    Lily rise "Puoi dirlo forte. Questa è solo una parte di tutto, però. Indipendentemente da cosa Severus provi per Harry, ha sempre fatto del suo meglio per proteggerlo. Anche ora, sta facendo tutto il possibile, anche se so che è frustrante per lui essere rinchiuso qui a Hogwarts tutto il tempo. Quello che Silente gli ha fatto fare…”.

    ’Lo ha intrappolato’.

    "Sì" concordò Lily "Come posso dirgli quanto sono preoccupata per Harry, o chiedergli costantemente se ha sentito qualcosa? Gli ricorderei solo quanto sia impotente e, fidati di me, l'ultima cosa di cui Severus ha bisogno è un'altra ragione per sentirsi in colpa".

    ’Risparmiare i suoi sentimenti a spese dei tuoi? Dev'essere difficile tenere tutto questo per te’.<i>

    "Difficile, ma necessario".

    <i>’Tuttavia, non è che devi stare seduta qui al buio. Ora che conosci i passaggi...’.


    "Charity..." Lily guardò il gatto, le labbra che si contraevano "Stai suggerendo quello che penso tu stia suggerendo?".

    ’Spionaggio? Senza dubbio’.

    "Su Severus?".

    ’Perchè no?’.

    "Non pensi che sarebbe... beh, sbagliato? Voglio dire, non ho avuto problemi a spiare Silente, ma era diverso. Severus è...".

    ’Il tuo amante?’.

    Lily sorrise "Qualcosa del genere. Ma capisci cosa intendo, vero? Le relazioni dovrebbero riguardare la comunicazione e l'onestà, e...”.

    ’E mi hai appena detto che hai paura che lui ti nasconda delle cose. Mi hai anche detto che non vuoi interrogarlo troppo su quello che sta succedendo. Perché non vuoi farlo arrabbiare, giusto?’.

    "Sì, ma…".

    ’Bene, allora hai già la tua risposta’.

    "Ok, forse hai ragione, ma comunque... non è che posso scappare quando voglio. Sai quanto sono andata vicina a farmi beccare la scorsa notte? Ho appena avuto il tempo di togliermi il mantello e tuffarmi nel letto prima che entrasse. Nemmeno il mio mantello, ma il suo. Ha quasi scoperto cosa avevo fatto perché sono stata così stupida da lasciargli un paio di mele in tasca".

    ’Ma hai trovato un modo per aggirarlo, giusto?’.

    "Gli ho detto che eri passata a un gufo e le hai portate dentro dalla finestra".

    Il suono della risata di Charity risuonò nella sua testa a’Il che suona molto più credibile della verità. In ogni caso, lezione imparata. Non lo farai più, vero?’.

    "Assolutamente no".

    ’Quanto a te, non sarebbe stato così vicino se fosse entrato dalla Sala d'Ingresso. L'avrei visto molto tempo prima. Se è qui a scuola, però, sarà molto più facile’.

    "Forse" disse Lily, lanciandole uno sguardo scettico.

    ’E se è nel suo ufficio, è quasi a prova di errore’.

    "Come?".

    ’Beh, uno qualsiasi dei passaggi gira intorno all'ufficio. Usa quello qui dentro e puoi semplicemente chiudere la porta del bagno. Non sarà in grado di tornare prima di te, ma anche se lo facesse, penserà che stai usando il bagno’.

    "Charity!".

    ’O facendo un bagno, se preferisci. Puoi persino lanciare un incantesimo sull'acqua così sentirà sguazzare un po'. Non capirà mai la differenza. Voglio dire, non è che ti piomberà a dosso se pensa che ti stai facendo un bagno, vero?’.

    "Beh, potrei chiudere a chiave la porta, suppongo".

    ’Risolto’.

    Lily vacillò per un momento, ma una volta presa una decisione, non ci fu esitazione. Corse in camera da letto, direttamente all'armadio dove tirò fuori una serie di abiti verde smeraldo. Non li aveva mai indossati – durante le sue prime settimane da umana, le camicie da notte erano stati gli unici indumenti che aveva trovato comodi. Ma gli abiti le sembravano più naturali ora, il tessuto morbido che le svolazzava intorno alle caviglie mentre tornava in bagno.

    "Va bene" disse "Andiamo".

    La loro destinazione non era lontana. Aveva fatto forse una dozzina di passi prima che Charity le dicesse di fermarsi, indicando una crepa nel muro. Dovette accovacciarsi per vedere attraverso di essa, non sicura che fossero nemmeno nel posto giusto finché una figura alta e vestita di nero non passò attraverso la sua visuale.

    "Beh, signor Paciock" lo sentì dire, il tono della sua voce così freddo che le fece venire un brivido lungo la schiena "Signorina Weasley, signorina Lovegood? Cosa avete da dire a riguardo?".




    ’Recidivi. Meraviglioso’.

    Severus guardò torvo i ragazzi, chiedendosi cosa diavolo avrebbe dovuto fare. Detrarre alcuni Punti Casa, distribuire detenzioni? No... andarci piano con quei tre non era un'opzione. Il Signore Oscuro aveva già visto il ricordo di loro che cercavano di rubare la spada, dopotutto. Anche un briciolo di pietà adesso avrebbe significato mettere in pericolo la sua posizione. E quanto avrebbero sofferto di più gli studenti se lui non fosse stato lì per fungere da cuscinetto?

    "Beh? Vi ho fatto una domanda. Mi aspetto una risposta".

    Ginny Weasley sedeva in silenzio, fissandosi le mani, mentre Luna Lovegood guardava fuori dalla finestra con un'espressione sognante sul viso. Per quanto ne sapeva Severus, nessuna delle due aveva nemmeno sentito la sua domanda. Solo Neville Paciock incontrò i suoi occhi direttamente, senza mostrare alcun accenno di paura. Come prima, sentì un debole moto di rispetto, trovando il ragazzo molto più tollerabile ora che aveva abbandonato il personaggio di un codardo piagnucoloso. Tuttavia, aveva scelto il peggior momento possibile per farsi crescere una spina dorsale.

    "Signor Paciock?".

    "Non può pretendere che non ci difendiamo".

    "Difendervi?" Severus lo fissò con uno sguardo freddo e sprezzante "Contro cosa, esattamente?".

    "Le persone che vogliono farci del male" disse piano Luna, la sua schietta onestà lo colse alla sprovvista come al solito.

    "E chi sarebbero?".

    "I Carrow" Luna rispose senza esitazione "Lei. Anche se non penso che tu lei come loro. Non proprio. A loro piace farci del male, mentre lei...".

    "Basta, signorina Lovegood" Severus si schiarì la voce, dirigendo la sua attenzione altrove "Forse voi tre siete troppo deboli di mente per afferrare l'ovvio, ma senza questi atti di disobbedienza, nessuno di voi avrebbe nulla da cui difendersi. Se semplicemente obbediste alle regole...".

    "Le regole?" echeggiò Paciock "Quali regole esattamente? Odiare i Babbani? Fingere che Silente fosse il nostro nemico? O che ne dice di comportarci come se sostenessimo il mostro che sta cercando di uccidere il nostro amico?".

    "Il vostro amico" sogghignò Severus "Oh sì, tutto torna a Potter. Avrei dovuto saperlo. Quel pigro, arrogante...".

    "Harry non è...".

    "Silenzio, signorina Weasley! Come stavo dicendo prima che mi interrompesse bruscamente, il ragazzo è tanto egoista quanto incompetente. Solo un pazzo con un desiderio di morte ripone le sue speranze su di lui. Una volta che il Signore Oscuro scoprirà dove si trova...".

    "Non succederà!" gridò Neville.

    "Oh, lo farà" disse Severus, la sua voce bassa e pericolosa "Certo, Potter sta guadagnando tempo, nascosto come il miserabile codardo che è. Ma il Signore Oscuro lo troverà prima o poi. Questo ve lo posso assicurare. E quando lo farà... beh, diciamo solo che potreste voler ripensare alla vostra lealtà prima che sia troppo tardi".

    "Mai!".

    "Ah, signorina Weasley. Solo per questo, può andare per prima”.

    "Per prima?" il viso della ragazza impallidì, anche se la sua espressione rimase di ostinata sfida.

    "Per la sua punizione, naturalmente. Per quanto mi piaccia questa nostra chiacchierata, ho altri doveri da sbrigare questo pomeriggio. Voi due" disse, indicando con un cenno della testa verso la porta "Aspettate fuori".

    "Assolutamente no" disse Paciock, alzandosi a metà dalla sedia con i pugni chiusi "Non la lasceremo sola con lei".

    A quel punto, Severus fu grato per due cose. Uno, che aveva mandato via i Carrow, e due, che aveva avuto la prontezza di confiscare le bacchette dei ragazzi quando erano arrivati. Aveva un piano, ma avrebbe funzionato solo se fosse riuscito a isolarli a turno, cosa che avrebbe preferito fare senza dover disarmare nessuno di loro con la forza.

    "Lo farà, signor Paciock" disse piano "Si fidi di me, andrà molto peggio per lei se non lo farà".

    Gli ostinati rifiuti del ragazzo lasciarono presto il posto alla rassegnazione. Lanciando a Severus uno sguardo velenoso, si alzò e lasciò la stanza con Luna che lo seguiva.

    "Ora, signorina Weasley" disse Severus, girando intorno alla scrivania per mettersi di fronte a lei "Dov'è il signor Potter?".

    Lei sbuffò "Non lo so. E non glielo direi nemmeno se lo sapessi, quindi...".

    "Sapevo che avrebbe detto così. Legilimens!".

    Non fu un esame rapido come quelli che aveva eseguito prima. Invece, scelse di indugiare nella sua testa, sapendo che il Signore Oscuro sarebbe stato molto più contento se avesse creduto che quello fosse stato un esame approfondito. Tuttavia, Severus cercò di preservare il più possibile la privacy della ragazza, rifuggendo da un ricordo che minacciava di rivelare dettagli della sua relazione fisica con Potter. Invece, scelse di concentrarsi sulle noiose minuzie degli allenamenti di Quidditch e delle cene di famiglia alla Tana, finché alla fine si ritirò.

    Una cosa che capì, tuttavia, fu che stava dicendo la verità. Non aveva idea di dove potesse essere il ragazzo.

    La cosa successiva che fece, lo fece sentire ridicolo, ma i falsi ricordi erano sempre più forti quando avevano un fondamento nella verità. E così sollevò di nuovo la bacchetta, gratificato dal grido di terrore che poteva solo aiutare la sua causa mentre iniziava a scagliare innocui incantesimi nella sua direzione.

    Alla fine, si avvicinò, puntando la bacchetta direttamente tra i suoi occhi mentre pronunciava un ultimo incantesimo.

    "Confundus".

    Ginny si accasciò sulla sedia con aria stordita.

    "Signorina Weasley" disse piano "Dimenticherà quello che è successo in questa stanza. Se qualcuno glielo chiederà, lei si rifiuterà di parlarne. Ha capito?".

    "Sì".

    "Inoltre, non sarà più così disattenta. Agirà con la massima cautela, assicurandosi che i Carrow non la colgano in ulteriori atti di ribellione. Sono stato chiaro?".

    "Sì, Preside".

    Lui annuì "Molto bene. Può andare. Per favore, mandi dentro la signorina Lovegood mentre esce".

    Altre due volte eseguì lo stesso rituale, sprofondando nella sedia con un sospiro di sollievo quando ebbe terminato. E poi raccolse i ricordi di tutti quegli innocui incantesimi che aveva lanciato, trasformandoli in incantesimi oscuri e sinistri, abbastanza selvaggi da soddisfare anche il Signore Oscuro in persona. Non aveva bisogno di simulare le urla, quelle le sapeva a memoria, modificandole secondo il suo scopo.

    Quando il Signore Oscuro avrebbe esaminato di nuovo i suoi pensieri, avrebbe visto la brutale invasione delle menti di tre studenti, una ricerca incessante di qualsiasi frammento di informazione riguardo a dove si trovasse Potter. In seguito, ci sarebbero state scene di tortura, intrecciate insieme così perfettamente che non avrebbe mai pensato di metterle in discussione. E grazie all'incantesimo del Confundus, nessuno dei ragazzi sarebbe mai stato in grado di rivelare la verità. Anche se fosse successo il peggio, se uno di loro fosse stato catturato e l'Oscuro Signore avesse saccheggiato la loro mente, non avrebbe trovato altro che confusione, un effetto collaterale comune di alcune delle maledizioni più gravi che Severus aveva finto di usare.

    Non tornò nei suoi alloggi fino a dopo il tramonto, sorpreso di scoprire che Lily era già a letto. Esausto, si spogliò fino ai pantaloni, scivolando dietro di lei e avvolgendole un braccio intorno alla vita. I suoi occhi rimasero chiusi, ma lui capì dal ritmo del suo respiro che lei non stava dormendo.

    "Lily?" sussurrò, scostandole i capelli per baciarle il collo.

    "Non ora, Severus. Sono stanca".

    E con ciò, si allontanò, ritirandosi dall'altra parte del letto.


    Continua…
     
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    Capitolo 50 – Irraggiungibile



    Per tre giorni, Lily aveva lottato per venire a patti con ciò che aveva visto nell'ufficio di Severus. Sapeva di aver bisogno di parlargli, ma come? Ogni volta che ci provava, qualcosa dentro di lei la bloccava, ritraendosi dalle cose terribili a cui aveva assistito. Quei brutti commenti su Harry... Poteva onestamente fingere che facesse tutto parte della pantomima, che non ci fosse nemmeno un accenno di verità dietro le sue parole?

    "Egoista, cattivo, arrogante...".

    Aveva già detto quelle cose, dopotutto, e le intendeva sul serio. Si sentiva ancora così? Se sì, era mai probabile che cambiasse?

    Aveva sperato che sarebbero stati in grado di risolvere le loro divergenze, che il loro amore sarebbe stata per lei una ragione sufficiente per fare pace l'uno con l'altro. Ma se così non fosse? E se fosse costretta a scegliere? L'idea di vivere senza Severus era straziante, eppure Harry era il suo unico figlio. Aveva passato metà della sua vita aspettando di avere una relazione adeguata con lui. Fare qualcosa che potrebbe comprometterla, creare distanza tra loro o addirittura fargliela odiare? Il solo pensiero le faceva venire le lacrime agli occhi.

    Forse lasciarsi coinvolgere con Severus era stato un errore. Forse avrebbe dovuto aspettare, avrebbe dovuto tenere i suoi sentimenti per sé finché non avesse visto se la sua relazione con Harry potesse essere salvata. Ma ormai era troppo tardi e, in verità, non poteva pentirsi di ciò che aveva fatto. Egoista, forse, ma aveva i suoi bisogni, difficili da ignorare dopo aver trascorso quasi due decenni in isolamento. Era così sbagliato voler essere amata, abbracciata e toccata, quando era stata costretta a vivere senza contatto umano per così tanti anni? E che dire di Severus, che forse era ancora più affamato di affetto di lei? Era così terribile che lei volesse fare tutto il possibile per renderlo felice?

    Forse no, eppure avrebbe potuto facilmente sembrare un tradimento agli occhi di Harry. Il padre che aveva idolatrato rispetto all'uomo che aveva disprezzato per anni? Poteva immaginarlo urlarle contro per aver insultato la memoria di James, esigendo di sapere perché avesse scelto il suo arcinemico, tra tutte le persone. Come poteva fargli capire che Severus era stato una parte insostituibile della sua vita da molto prima che James entrasse in scena, che il legame tra loro era molto più profondo di quello che aveva condiviso con suo padre?

    Inoltre, come poteva spiegare che amava Severus anche per il bene di Harry? Che lei non lo amava nonostante il modo in cui aveva trattato suo figlio, ma in molti modi, proprio per questo? Come poteva fargli capire che parole dure, insulti o punizioni inutili sembravano banali rispetto ai sacrifici che Severus aveva fatto?

    Come, quando in fondo, doveva ancora fare i conti con le cose "banali" lei stessa?

    Lily sospirò, uscendo dalla vasca e avvolgendosi in un asciugamano prima di andare nello studio per controllare l'ora. Nemmeno le 16:00? Bene. Forse quando lui fosse tornato, avrebbe trovato un modo per superare la sua confusione, avrebbe potuto essere pronta a parlare piuttosto che escluderlo.

    Ma come? I loro problemi con Harry erano già abbastanza complicati, ma quella era solo una parte. C'era la guerra, naturalmente, il fatto che la sua ignoranza fosse molto più profonda di quanto avesse pensato. E poi c'era Hogwarts, la sconcertante consapevolezza che non aveva la più pallida idea di cosa Severus facesse fuori da quegli alloggi. Naturalmente, aveva pensato che fosse severo, ma usare la Legilimanzia sui suoi studenti? Perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere?

    Sapeva che Silente aveva voluto che proteggesse gli studenti, proteggendoli dai veri Mangiamorte. Ma come poteva proteggerli invadendo le loro menti? Perché doveva essere così freddo, così duro, facendo tutto ciò che era in suo potere per intimidire i bambini che già dovevano essere terrorizzati?

    Se i Carrow fossero stati in giro, avrebbe avuto senso. Ovviamente, avrebbe dovuto recitare a loro vantaggio, dal momento che qualunque cosa avesse fatto sarebbe stata probabilmente segnalata a Voldemort. Ma comportarsi così quando era solo con i bambini?

    "Legilimens!".

    Non appena aveva sentito quella parola, era fuggita subito nei loro alloggi, troppo inorridita per guardare il resto. Ma da allora, aveva cercato di convincersi che doveva esserci una ragione, che non era crudele solo per il gusto di farlo. Eppure il fatto che le avesse detto così poco, che si fosse sforzato di nascondere quello che stava facendo? Ciò aveva messo in dubbio l'intera situazione, facendo sembrare che stesse conducendo due vite separate. Come avrebbe dovuto trattare un uomo che all'improvviso sembrava un estraneo?

    Non aiutava le cose che si stesse comportando come un'estranea lei stessa, mantenendo le distanze mentre cercava di affrontare la sua confusione. Non facevano l'amore da tre giorni, non avevano nemmeno avuto una conversazione a parte lievi convenevoli. E dopo quella prima notte, lui aveva persino iniziato a dormire sul divano, odiandosi mentre lo ascoltava girarsi e rigirarsi nell'altra stanza. Ma non sapeva cos'altro fare, a disagio all'idea di stargli vicino quando c'erano così tante cose che non sapeva. Voleva fidarsi di lui, eppure perché lui non si fidava di lei abbastanza da dirle la verità? Perché la segretezza, il silenzio, la sua determinazione a fingere che tutto andasse bene, quando chiaramente non era così?

    "Cosa c'è che non va?" le aveva chiesto quella mattina, la sua voce sommessa "Ho fatto qualcosa per offenderti?".

    "Naturalmente no" lei aveva detto e per la maggior parte era vero. Si sentiva innervosita, in conflitto, si risentiva di lui per averla tenuta all'oscuro. Ma non poteva dire che l'avesse maltrattata, o che il suo comportamento nei suoi confronti fosse mai stato un problema.

    No... era il suo comportamento verso gli altri che non riusciva a conciliare.

    Sfortunatamente, non sapeva come dirlo, e così l'aveva attribuito a uno stato d'animo particolare, assicurandogli che sarebbe passato. Gli aveva persino permesso di salutarla con un bacio, anche se si era allontanata quasi immediatamente, borbottando qualcosa sul bisogno di dare da mangiare al gatto.

    "Suppongo che andrò a lavorare, allora" lui aveva detto "Ci vediamo questa sera".

    E poi l'aveva visto – un lampo di pura angoscia nei suoi occhi appena prima che si voltasse. La porta si era appena chiusa prima che lei fosse scoppiata in lacrime, odiandosi per averlo interrogato, frustrata dalla sua incapacità di risolvere la frattura tra loro. Una spaccatura che aveva creato, dopotutto, anche se non era mai stata sua intenzione. E, in quel momento, aveva preso una decisione.

    Qualunque cosa fosse successa, avrebbe trovato un modo per parlargli quella sera.




    Severus posò la sua penna, appoggiandosi allo schienale della sedia con un lungo sospiro. Aveva a malapena intaccato la pila di corrispondenza che richiedeva la sua attenzione, ma al momento non aveva la forza per affrontare il resto.

    Dire che era stata una settimana difficile era un eufemismo. Abbastanza brutto che i Carrow fossero diventati sempre più audaci di giorno in giorno, sempre alla ricerca delle "infrazioni minori" che il Signore Oscuro aveva dato loro il permesso di affrontare da soli. Due volte era stato convocato in infermeria, facendo del suo meglio per ignorare lo sguardo omicida di Poppy. La prima volta era stato per un Cruciatus – apparentemente quello che Alecto aveva visto come una punizione ragionevole per uno studente che era arrivato in ritardo a lezione. E la seconda volta… non aveva mai nemmeno scoperto quale offesa avesse commesso la ragazzina. No, era stato troppo impegnato a cercare di neutralizzare gli effetti di una maledizione che Poppy non aveva saputo trattare da sola.

    La parte peggiore era quanto fosse sembrata sorpresa mentre lui si era inginocchiato accanto alla studentessa, passando la sua bacchetta sulle ferite. Come se pensasse che fosse un mostro, che si fosse aspettata che se ne andasse e lasciasse morire la bambina.

    Ma ovviamente era esattamente quello che avrebbe dovuto pensare. Aveva una parte da recitare, dopotutto, che avrebbe potuto fare in modo più efficace se avesse chiuso un occhio come lei si aspettava che facesse. Ma c'erano dei limiti a ciò che poteva digerire, anche se ciò significava incorrere nell'ira del Signore Oscuro. Lasciare una bambina a contorcersi in agonia, sapendo che era condannata a una morte lenta e dolorosa senza cure? No... non quando aveva un'altra opzione.

    "Perché lo permetti?" gli aveva chiesto Poppy quando aveva finito "Non lo vuoi, Severus, è certo".

    "Quello che voglio non ha importanza" aveva detto, lanciandole uno sguardo sprezzante prima di uscire dalla stanza.

    Quella era stata la prima notte in cui era tornato nei suoi alloggi e aveva trovato Lily che dormiva sul divano. Avrebbe voluto dire a se stesso che era solo una coincidenza, che stava leggendo e si era accidentalmente addormentata. Ma dopo il modo in cui si era allontanata da lui la notte prima...

    Che cosa aveva fatto? Quella domanda lo perseguitava ormai da tre giorni, lasciandolo a rigirarsi e rigirarsi per ore. Se non fosse stato per il sonno senza sogni, non si sarebbe riposato affatto, e anche allora sarebbe vissuto in un costante stato di esaurimento. Aveva passato la maggior parte delle sue ore di veglia analizzando il suo comportamento nei suoi confronti – tutte le cose che aveva detto e fatto, tutto ciò che avrebbe potuto offrire anche il minimo indizio per spiegare il suo chiudersi in se stessa. Ma fu solo dopo aver menzionato il gatto che lo colpì, una consapevolezza terribile e sprofondante che non aveva idea di come affrontare.

    Era il gatto. Sì, doveva essere. Charity aveva visto qualcosa, sentito qualcosa, e si era impegnata a condividere quell'informazione con Lily. Cosa era stato? Non la verità su Potter, sicuramente... era certo che Lily avrebbe reagito a quella bomba con un'indignazione devastante, non con silenzi freddi e ripetute assicurazioni di star bene.

    Allora cos'era? E per quanto tempo aveva intenzione di escluderlo?

    Infilando le lettere senza risposta in un cassetto, si alzò in piedi, annuendo ai ritratti mentre scivolava dietro l'arazzo.

    "Lily?" chiamò, senza aspettarsi una risposta.

    "Nello studio".

    Il suo cuore ebbe un sussulto. Era un pio desiderio, o sembrava più amichevole di quella mattina?

    Prendendo un respiro profondo, si diresse verso lo studio, fermandosi per togliersi i vestiti prima di aprire la porta. Ed eccola lì – seduta sul divano con le mani incrociate in grembo, guardandolo con occhi spalancati e in attesa.

    "Possiamo parlare?".

    "Certo" deglutendo a fatica, si diresse verso una poltrona vuota.

    "Puoi sederti accanto a me" lei disse dolcemente.

    Beh, quello era un buon inizio, anche se si sentiva ancora in ansia mentre si sistemava accanto a lei. E se quello non avesse nulla a che fare con Charity? E se Lily stesse per dirgli che aveva commesso un errore, che dopotutto non lo amava? Che si era rivolta a lui solo per solitudine, o...

    "Prima di tutto" Lily disse, interrompendo i suoi pensieri "Volevo scusarmi per il modo in cui mi sono comportata. Non volevo escluderti".

    "Non devi scusarti" Severus disse, un po' più burbero di quanto avesse voluto.

    "Sì, lo so. Non è stato giusto. Io... non so come spiegarlo, ma devo provarci. Non può continuare così".

    Evitò i suoi occhi, fissando la finestra buia "Non vuoi stare con me? Se è così, puoi semplicemente dirlo. Non mi arrabbierò".

    "Cosa? No!".

    "Non ti farei uscire allo scoperto, lo sai".

    "Severus, guardami. Per favore".

    Incapace di resistere alla supplica nella sua voce, si voltò a guardarla, allarmato nel vedere che i suoi occhi pieni di lacrime.

    "Ti amo" gli disse, allungando la mano per toccare la sua "Non mi credi?".

    "Certo" si fermò, inghiottendo il groppo che gli si era formato in gola "Ma se avessi cambiato idea... volevo solo dire che...".

    "Puoi cambiare idea sull'amarmi?".

    "No, ma…".

    "Non provare nemmeno a dirmi che è diverso per me. Non lo è. Comunque, mi lasci arrivare al punto?".

    Rilassandosi, Severus si appoggiò allo schienale, appoggiando la testa contro il divano. Lo amava. Volevo ancora stare con lui. Finché era così, qualunque altra cosa avesse da dire non poteva essere così male... no?

    "Severus, ho bisogno di sapere cosa sta succedendo. Ho bisogno di sapere la verità".

    Immediatamente, si mise di nuovo in guardia, guardandola con occhi guardinghi "Cosa intendi?".

    Lei scrollò le spalle, anche se le sue mani tremavano "A proposito della guerra. Di te. Di quello che sta succedendo là fuori. Non so cosa pensare, seduta qui da sola tutto il tempo. E Charity...".

    "E Charity?" disse bruscamente "Cosa ti ha detto?".

    "Ha detto che avevi degli studenti nel tuo ufficio e che tu...".

    "Così mi ha spiato" disse, incapace di trattenere l'amarezza nella sua voce "Come se non avessi abbastanza persone che osservano ogni mia mossa. Vai avanti".

    "Severus...".

    "Vai avanti” sbottò, fissando il muro "Dimmi il resto".

    "No. Non se ti farà arrabbiare".

    Si voltò di nuovo verso di lei, fissandola intensamente "Ciò che mi sconvolge è che mi stai bloccando, Lily. Dobbiamo fare una discussione per porre fine a tutto questo? Sono d'accordo".

    "Te l'avevo detto che mi dispiaceva. Sto cercando di...".

    "Non voglio che ti scusi" disse, facendo uno sforzo per addolcire il tono "Voglio sistemare le cose. Ora, per favore... continua. Dimmi cosa ha detto Charity".

    "Solo che ti ha visto essere duro con gli studenti. Che hai usato la Legilimanzia su di loro. Perché l'hai fatto? Non capisco".

    Quindi era questo il motivo per cui lei lo stava trattando freddamente? Pensava sinceramente che l'avrebbe fatto se avesse avuto altra scelta? O era come tutti gli altri, preferendo credere il peggio di lui invece di dargli il beneficio del dubbio?

    "No, non capisci" disse irritato "Non avete idea…".

    "E di chi è la colpa?!" lei ribatté con gli occhi fiammeggianti.

    "Che non ti fidi di me? Che presumi solo...".

    "Non presumo niente, Severus! E tu... come osi parlarmi di fiducia? Tu, che non mi dici niente, che mi lasci da sola, seduta qui, senza sapere cosa diavolo sta succedendo! È mio figlio che è là fuori in pericolo e io non posso...” si interruppe, soffocata da un singhiozzo "Io non... Non posso nemmeno parlarne... non posso chiedere... non me lo diresti...".

    "Lily, fermati. Per favore".

    "Vai alle tue riunioni dei Mangiamorte, mentre io non posso fare altro che aspettare e preoccuparmi e... E... non ho idea di cosa stia succedendo... non c'è modo di sapere se tornerai o se...".

    Il resto delle sue parole andò perduto, le sue spalle tremarono mentre seppelliva il viso tra le mani. Severus non aveva idea di cosa dire, cosa fare, agendo d'istinto mentre allungava la mano e la tirava in grembo. Lei non fece nessuna mossa per opporsi, premendo il viso contro il suo collo mentre gli inzuppava il colletto con le sue lacrime.

    "Lily, non...".

    Ma poi si zittì, rendendosi conto che non era una brutta cosa, che poteva anche essere ciò di cui aveva bisogno. Dopotutto, il sottotesto dietro le sue parole non era difficile da capire. Aveva tenuto tutto quello dentro per troppo tempo, anche se lui non riusciva a immaginare il motivo. Pensava davvero di non potergli parlare delle sue paure, che avrebbe dovuto fingere che tutto andasse bene?

    "Cazzo" lui mormorò sottovoce "Sono un idiota".

    Perché non si sarebbe dovuta sentire così per il modo in cui si era comportato? Nascondendo le sue preoccupazioni. Comportandosi come se tutto andasse bene. Evitando a tutti i costi di parlare della guerra. E perché lo aveva fatto? Perché aveva voluto renderla felice, non aveva voluto caricarla di cose spiacevoli. Chiaramente, lei aveva avuto motivazioni simili per tenere la bocca chiusa, aveva preso spunto da lui.

    Certo, non era stato così male da parte sua. Era abituato a nascondere i suoi sentimenti, preferiva persino così nella maggior parte delle situazioni. Ma Lily? Non era così, aveva sempre avuto bisogno di sfogare le sue frustrazioni per trovare sollievo. Pensare a lei seduta lì, tormentata dall'ansia, ma che si mostrava coraggiosa per il suo bene? Quello era... Beh, era intollerabile.

    Avrebbe dovuto saperlo. Il modo in cui non nominava quasi mai il ragazzo, chiedeva raramente della guerra. Era stato così stupido da credere che non fosse preoccupata? Beh, no. Ma si era accontentato di ignorarlo finché lei lo aveva fatto.

    "Mi dispiace" disse piano.

    "Per cosa?" lei tirò su col naso, alzando la testa per fissarlo con gli occhi cerchiati di rosso.

    "Per non averti detto altro. Pensavo di proteggerti, io...".

    "Anche a me".

    "Lo so" allungò una mano, spazzando via le ciocche umide di capelli che le aderivano alla guancia. E poi seppe cosa doveva fare. Certo, sarebbe stato oltremodo difficile. Ogni fibra del suo essere si stava ribellando. Ma per il suo bene, doveva aprirsi, doveva dirle qualunque cosa volesse sapere.

    "Va bene" disse, incontrando i suoi occhi senza batter ciglio "Chiedimi quello che vuoi".

    Lei si accigliò "Che cosa?".

    "Chiedimi degli studenti. Della Legilimanzia. Suppongo che sia un buon punto di partenza".

    "Severus, non devi proprio...".

    "Sì" disse, con voce ferma "Devo".




    Ora che Lily aveva un'apertura, non sapeva cosa dire. Una parte di lei avrebbe voluto non averlo nemmeno menzionato, che avrebbe potuto continuare a fingere che tutto andasse bene. Ma, in fondo, sapeva che sarebbe stata la cosa peggiore che avrebbe potuto fare. Prima o poi, lo avrebbe allontanato, continuando a farlo finché non ci sarebbe stata alcuna speranza di colmare l'abisso tra loro.

    No, avevano bisogno di quella conversazione, per quanto dolorosa potesse essere. Non solo per lei, ma anche per lui. Come avrebbe mai potuto credere che lei lo amasse davvero, se avesse insistito per nascondere tutte le parti spiacevoli? E come poteva fare a meno di dubitare di lui, quando non aveva spiegazioni per le sue azioni?

    “Parlami della Legilimanzia” disse gentilmente "Fammi capire".

    Lui distolse lo sguardo, emettendo un sospiro tremante "Non volevo farlo, io... non avevo scelta, davvero. Il Signore Oscuro ha chiesto punizioni più dure, non sarà soddisfatto di...".

    "Ma come l'avrebbe scoperto? Eri solo con i bambini, no? Non potevi semplicemente dirgli quello che voleva sentire e lasciar perdere?".

    "Davvero non lo sai, vero?".

    Il suo tono non era duro. No, era sbalordito, come se finalmente si rendesse conto di quanto le avesse nascosto. E poi borbottò qualcosa sottovoce, balzando in piedi e uscendo di corsa dalla stanza senza voltarsi indietro.

    "Merda" lei sussurrò, sussultando mentre la porta si chiudeva di scatto.

    Ma poi la sentì aprirsi di nuovo, sospirando di sollievo quando lui apparve sulla soglia. Aveva qualcosa tra le braccia, un oggetto rotondo coperto da un panno di raso. Lo osservò incuriosita mentre avanzava a grandi passi, posandolo sul tavolo prima di tirare via la tovaglia.

    "Questa…" disse, indicando il Pensatoio "É la migliore spiegazione che posso darti".

    "Non devi... possiamo solo parlare...".

    La ignorò, la sua fronte corrugata per la concentrazione mentre portava la bacchetta alla tempia. Uno dopo l'altro, estrasse i suoi ricordi, fili blu argentei che galleggiavano nel Pensatoio.

    "Capirai" disse, non appena ebbe finito "Che ci sono alcune cose che non posso - non voglio - mostrarti. In quanto tali, alcuni ricordi sembreranno sconnessi, apparentemente senza un ordine logico. Ma spero che questo ti aiuti a capire la mia posizione... perché faccio le cose che faccio".

    "Certo" disse dolcemente "Severus, ne sei sicuro? Se preferisci semplicemente dirmelo, ti crederò. Giuro che lo farò".

    Lui scosse la testa "Sarà più facile così".

    "E vuoi che lo faccia adesso?".

    "Sì, Lily" le sue labbra si contrassero, sebbene una luce particolare guizzasse dietro i suoi occhi. Qualcosa di vulnerabile, spaventato, eppure quasi rassegnato. E poi si rese conto che quello era il suo momento della verità, che credeva davvero che le cose che stava per vedere avrebbero cambiato tutto.

    E per quanto ne sapeva, poteva avere ragione.

    "Va bene" fece un respiro profondo, immergendo il viso nel Pensatoio.


    Continua…
     
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    Capitolo 51 - I segreti del Pensatoio



    Il primo ricordo non fu una sorpresa. Era la scena che aveva avuto luogo nell'ufficio di Severus qualche giorno prima, solo che questa volta Lily non stava guardando attraverso una crepa nel muro. Era in piedi proprio accanto a lui e lo vedeva attraverso i suoi occhi invece dei suoi.

    "Legilimens!" lui scattò, ma lei poteva sentire la sua riluttanza, sottolineata da un amaro disprezzo per se stesso. E poi fu risucchiata nella mente della ragazza insieme a lui, percependo la gentilezza del suo tocco, notando il modo in cui rifuggiva da qualsiasi pensiero troppo personale.

    Vide Ginny Weasley cenare con la sua famiglia, ridere con gli amici mentre camminava per i corridoi. Harry fece diverse apparizioni, sorridendo alla ragazza mentre intrecciava le dita con le sue. Ci fu il più breve scorcio di una camera da letto, le labbra di Harry premute contro una spalla nuda, ma svanì in un lampo, sostituita da un'immagine di Ginny che fluttuava in aria durante gli allenamenti di Quidditch.

    E poi, bruscamente, Severus si ritirò, lasciando Lily disorientata mentre veniva ricacciata nel suo ufficio.

    Il resto del ricordo non le era familiare – era fuggita di nuovo nei loro alloggi a quel punto, non aveva visto cosa era successo dopo l'esame di Severus. Ora guardava con curiosità mentre lui sollevava la bacchetta, facendo una smorfia mentre la ragazza gridava di paura. Ma gli incantesimi che lanciò erano innocui, una pioggia di scintille brillanti che esplodeva in tutte le direzioni anche se le sue labbra si contorcevano nel ringhio più minaccioso che avesse mai visto.

    Alla fine, si avvicinò, la bacchetta a pochi centimetri dal viso di Ginny mentre borbottava "Confundo".

    La sua voce perse ogni traccia di malizia mentre diceva alla ragazza di dimenticare quello che era successo, ordinandole di agire con cautela in modo da non essere catturata di nuovo. Già questo la diceva lunga sulla sua vera fedeltà... non stava cercando di spezzare lo spirito di Ginny. Voleva che lei reagisse, stava semplicemente cercando di impedirle di soffrire a causa di ciò.

    In silenzio, Lily guardò Ginny andarsene, la sua attenzione si spostava mentre la bella ragazza bionda di nome Luna prendeva il suo posto. Luna non sembrava affatto spaventata, sorridendo serenamente a Severus appena prima che lui invadesse la sua mente. Di nuovo, si prese il suo tempo, concentrandosi sui ricordi innocui della ragazza che correva attraverso i boschi, alla caccia di qualche creatura magica che Lily non ricordava di aver mai letto nei libri di testo.

    In seguito, Severus ricominciò a lanciare i suoi incantesimi, mentre Luna lo osservava con un'espressione che poteva essere descritta solo come compiaciuta.

    "Sapevo che non mi avrebbe fatto del male, professore".

    Severus si fermò, la sua espressione sorpresa quasi spezzò il cuore di Lily.

    "Sono il tuo preside” lui disse burbero, alzando di nuovo la bacchetta "Non il tuo professore. Confundo!".

    L'ultimo studente fu un ragazzo che Lily ricordava fin troppo bene. Neville Paciock. Piuttosto che sembrare spaventato come Ginny o stranamente imperturbabile come Luna, era apertamente provocatorio, rifiutandosi di sedersi finché Severus non avesse sollevato la sua bacchetta, facendolo cadere su una sedia.

    "Non mi costringa a trattenerla, signor Paciock”.

    "Se pensa che la lascerò...".

    "Temo che non abbia voce in capitolo”.


    Ritirando la bacchetta, Neville si alzò in piedi, incontrando fisso lo sguardo di Severus.

    "Una seconda bacchetta? Bel tentativo, signor Paciock. Ora me la consegni, o dovrò prendermela con la forza".

    "Expelliar…".

    "Non essere sciocco, ragazzo. Pensi davvero che i tuoi patetici tentativi...".

    "Expelliarmus!”.


    Neville fu colui che gridò l'incantesimo, ma in qualche modo, Severus rimase con entrambe le bacchette. Sorrise, mettendone una in tasca prima di puntare l'altra direttamente al ragazzo. Neville ricadde sulla sedia e una forma sottile, simile a un serpente, si avvolse intorno alle braccia e alle gambe del ragazzo. Era una cosa dura da guardare, ma date le circostanze, Lily non poteva incolpare Severus. La sua frustrazione era quasi palpabile, una corrente sotterranea di rimpianto la colpì con forza anche se non si lasciò abbattere.

    "Dovrebbe essere punito per questo" disse, arricciando le labbra in un ghigno di scherno "Più tardi, forse. Per ora...".

    "Maledetto bastardo. Se Silente fosse qui...".

    "Silenzio!".


    Severus era furioso ora, camminando intorno alla sedia del ragazzo in cerchi irrequieti come se cercasse di riprendere il controllo. Ma quando si fermò, mormorando l'incantesimo mentre entrava nella mente di Neville, il suo tocco fu comunque gentile come lo era stato con le ragazze.

    Dieci minuti dopo era solo, accasciato alla scrivania con la testa affondata tra le mani. Il ricordo la portò direttamente nella sua mente, poi, lasciandola a guardare con orrore mentre uno per uno manipolava gli eventi a cui aveva appena assistito. I suoi accurati esami si trasformarono in brutali invasioni, lasciando i ragazzi a piagnucolare sul pavimento in seguito. Gli incantesimi innocui si trasformarono in incantesimi maligni, intrecciati senza soluzione di continuità con urla agonizzanti che lui strappava da ricordi che le era proibito vedere.

    Quando lui sollevò di nuovo la testa, emise un respiro tremante, la sua espressione cupa, ma soddisfatta.

    E poi il ricordo si spostò, lasciandoli in piedi davanti a un cancello in ferro battuto, elegante come l'enorme e maestosa casa che si profilava in lontananza. Villa Malfoy. Il suo stomaco si contorse quando si rese conto che stava per partecipare al suo primo incontro di Mangiamorte.

    Ma poi Severus esitò, seguito da un turbinio di oscurità quando lo sentì attirarla di nuovo nella sua mente. E poi non riuscì a vedere nient'altro che se stessa, un flash profondamente intimi di loro due che facevano l'amore, sentimenti di tenerezza e gioia in guerra con una frustrazione crescente mentre lui lottava per respingere tutte quelle immagini. Non poteva farlo. Il suo cuore stava battendo più velocemente ora, il respiro che arrivava in brevi raffiche di panico. Camminando avanti e indietro, mormorò una serie di imprecazioni, fermandosi solo quando i suoi pensieri cambiarono direzione. Qualcosa sull'Occlumanzia, un ultimo, disperato tentativo di reindirizzare i suoi pensieri.

    Prima che si rendesse conto di quello che stava succedendo, iniziò a cancellarla dalla sua mente, dozzine di ricordi sostituiti da sentimenti di amaro rimorso, un profondo, straziante isolamento che la fece quasi mettere in ginocchio. Ma poi, altrettanto rapidamente, finì, la scena saltò in avanti per mostrarlo mentre camminava a grandi passi nel salone.

    Adesso non provava alcuna emozione, solo una ferma determinazione mentre salutava il mostro seduto a capotavola.

    Voldemort. Lily cercò di dire a se stessa che quello era solo un ricordo, che lui non aveva il potere di ferirla lì. Ma comunque si ritrasse, trovandolo ancora più grottesco di quanto non fosse stato tanti anni prima a Godric's Hollow. I suoi occhi cremisi brillavano nella luce fioca, fissando Severus così intensamente che sembrava come se lo avessero trafitto.

    Ma se questo metteva Severus a disagio, non ne mostrava alcun segno, mormorando delle scuse mentre abbassava la testa in un rispettoso inchino.

    "Avvicinati a me."

    Lily non era preparata per l'invasione, gridando per lo shock mentre Severus la portava nella sua mente nello stesso momento in cui Voldemort era entrato. Non faceva male, ma poteva sentire il suo dolore, una sensazione calda e bruciante che gli faceva digrignare i denti mentre ogni suo pensiero veniva esaminato, un sondaggio brutale che non offriva un secondo di sollievo. E poi, finalmente, Voldemort si ritirò.

    Come poteva Severus essere così stoico? Come poteva stare lì come se non fosse un grosso problema quando la sua mente era stata appena... beh, violentata? Quella era l'unica parola che le veniva in mente per descrivere quello che era appena successo, una terribile violazione che nessuna persona avrebbe mai dovuto sopportare.

    Cercò di non piangere mentre Voldemort criticava Severus per essere stato troppo misericordioso con gli studenti, terrorizzata che il suo dispiacere stesse per finire in un'orribile punizione. Ovviamente, il buon senso avrebbe dovuto dirle che non sarebbe successo, che Severus non aveva avuto segni quando era tornato da lei quella sera. Ma la paura era una cosa irrazionale, la tentava a gettarsi tra loro prima di rendersi conto che Severus aveva trovato un modo per redimersi.

    "Dov'è la Babbana?" chiese Voldemort, ammirando l'arma che gli era appena stata data.

    Improvvisamente, il ricordo fu strappato via, dissolvendosi in un vortice di oscurità. E poi tornò in salone, sentendosi male quando si rese conto di cosa doveva essere successo. Non c'erano Babbani in vista, solo una grande macchia sul tappeto mentre Bellatrix Lestrange lasciava la stanza portando con sé una spada insanguinata.

    "Allora, dobbiamo rivedere le vostre precedenti lamentele?".

    Questo era diretto ai Carrow, che continuavano a lamentarsi del fatto che Severus interferisse con le loro punizioni. Sentì le lacrime scorrerle lungo le guance quando si rese conto di cosa stava succedendo, temendo che Severus stesse combattendo una battaglia persa mentre parlava a nome degli studenti. Era un rischio enorme con poche possibilità di successo, ma comunque ci provò, argomentando il suo punto in modo così eloquente che persino Voldemort sembrava essere d'accordo.

    Ma alla fine fu solo il più piccolo trionfo. Severus aveva mantenuto il potere di risparmiare qualche studente qua e là, ma quella doveva essere l'eccezione, non la regola. Voldemort chiarì che si aspettava che Severus mostrasse molta più brutalità e, come se non bastasse, ai Carrow era stata data mano libera. E questo spiegava... beh, tutto.

    "Molto bene" sentì mentre il ricordo svaniva "Voi tre potete andare".




    Severus guardò nervosamente mentre Lily alzava la testa dal Pensatoio, girandosi verso di lui con un'espressione affranta. Le aveva mostrato troppo, vero? Accidenti.

    "Siediti" le disse piano, recuperando i suoi ricordi e rimettendoli nella sua testa.

    Lei obbedì senza fare domande, lasciandosi cadere sul divano con un leggero tonfo.

    "Ti preparo un the?".

    Non aspettò che lei rispondesse, alla disperata ricerca di qualcosa di utile da fare. Recuperando la teiera, usò la sua bacchetta per riempirla d'acqua, picchiettando su un lato e poi riponendola a terra mentre aspettava che bollisse.

    "Lo fa sempre?" lei disse dopo un momento, torcendo le mani in grembo "La Legilimanzia?".

    "Sì".

    "E va sempre così male?".

    Sospirò, non vedendo il motivo di mentirle "A volte peggio".

    "Oh, Severus...".

    "Va tutto bene, Lily. Come sicuramente avrai notato, sono perfettamente in grado di gestirlo".

    "Non è questo il punto".

    "E qual è il punto" disse, mettendole una tazza di the tra le mani.

    "Non dovresti vivere tutto questo. Vorrei che ci fosse un modo...".

    "Vuoi vincere questa guerra? Vedere il Signore Oscuro sconfitto?".

    "Certo" disse, la sua voce calma, ma feroce "Sai che lo voglio più di ogni altra cosa".

    "Anch'io. Ma per far sì che ciò accada, devono essere fatti dei sacrifici. Ci sono cose che devo fare...".

    "Come quello che è successo nel tuo ufficio" lo interruppe "L'hai fatto agli studenti perché dovevi avere qualcosa da mostrargli?".

    Lui annuì, sedendosi accanto a lei "Potrei essere abile nell’Occlumanzia, ma nemmeno io riesco a far emergere i ricordi dal nulla. Devono avere un fondamento nella verità".

    "Beh, questo spiega molto".

    "Cioè?".

    Esitò, bevendo un sorso di the prima di posare la tazza sul tavolo "Il modo in cui sei con le persone. Fa parte del gioco, vero? Se riesci a dimostrargli che sei freddo, scostante, a volte duro, deve essere più facile fargli credere che sei dalla sua parte".

    "Fino ad un certo punto, sì. Ma mentirei se dicessi che è stata tutta una finzione. Trattare con le persone non è mai stato il mio punto forte, Lily. Tu più di tutti dovresti saperlo. E i bambini in particolare...".

    "E Harry?".

    "E lui?" rispose, spostandosi a disagio.

    "Il modo in cui l'hai trattato in tutti questi anni. Quanto c'entrava con tutto questo? Voglio dire, saresti stato così duro con lui se Tu-Sai-Chi non fosse stato un fattore?".

    "No" disse, sollevato dal fatto che, almeno in qualche modo, stesse dicendo la verità "Se la posta in gioco non fosse stata così alta, sarebbe stato più facile trascurare il suo comportamento sconsiderato. Intendiamoci, non sto dicendo che lo avrei annoverato tra i miei studenti preferiti, ma...".

    "Severus?".

    "Hmm?".

    "Che cosa accadrà?".

    Sospirando, appoggiò la testa sul divano "Questo non lo so. Al momento, sembra che il ragazzo stia ancora cercando di localizzare gli Horcrux. Non so dove sia, ma la cosa fortunata è che nessun altro lo sa. Per una volta, sembra che sia estremamente cauto, il che è un buon segno. Direi che ci sono buone possibilità che sia in grado di evitare di affrontare il Signore Oscuro finché non sarà pronto a farlo.".

    "Ancora non capisco perché debba essere lui. Perché l'Ordine, o... diavolo, non puoi mettermi una bacchetta in mano? Lo farò da sola".

    Le lanciò un'occhiata tagliente, il sangue che si gelò "Non farai niente del genere".

    "Perchè no?".

    "Perché ti ucciderebbe, Lily".

    "Ma se significava proteggere Harry...".

    "No".

    "Prima non era così".

    "Questa è una situazione completamente diversa".

    "Non vedo come".

    "Deve essere il ragazzo a farlo, perché..." si interruppe, le parole gli si strozzarono in gola. Questo era il momento di dirglielo. Quanto ancora poteva aspettare? "Perché lui…".

    Non poteva dirlo. Non con lei che lo guardava così, con gli occhi già umidi di lacrime. Come poteva uccidere la speranza a cui lei si aggrappava con una disperazione così feroce, solo per sostituirla con un'incomprensibile quantità di dolore? Come poteva essere sicuro che non l'avrebbe distrutta, spinta a fare qualcosa di avventato, o...

    "Severus?".

    "Gli hai già dato la tua protezione" disse piano "Allo stato attuale, è meglio che sia protetto da tutti noi per affrontare il Signore Oscuro. Grazie a te. A causa del sacrificio che hai fatto. E... beh, ci sono anche altri fattori. Il legame tra le loro menti, una connessione che gli dà un potere che il resto di noi non avrà mai. Lui... lui è la nostra migliore possibilità, Lily. Non abbiamo altra scelta che accettarlo".

    "E se non posso?" sussurrò, fissandosi le mani.

    Come avrebbe potuto rispondere, quando lei aveva appena dato voce alla sua paura più profonda?

    "Ho bisogno che ci provi" disse, le parole suonavano più tese di quanto avesse voluto "Ho bisogno che tu... abbia fede".

    "Fiducia in Harry?".

    "Beh, sì, ma anche in me. Sto facendo del mio meglio, Lily, io...".

    "Lo so" tirò su col naso, mostrandogli un sorriso acquoso "Mi dispiace. Non dovrei... stai già facendo così tanto, e io... non è giusto”.

    "Non è giusto preoccuparsi per tuo figlio? Che razza di sciocchezza...".

    "No! Voglio dire, certo che mi preoccuperò di Harry. Mi sento solo in colpa per averti caricato con tutta questa cosa".

    "Ah, capisco" disse, incapace di trattenere il sarcasmo dalla sua voce "Perché escludermi è un approccio molto più sensato. Rimuginare in silenzio, rendendo entrambi infelici nel processo. Sì, posso sicuramente vedere...".

    "Severus?".

    "Sì?".

    "Vuoi stare zitto?".

    Sorrise "Sì, cara".

    "Stronzo".

    Ma poi fece qualcosa che lo sorprese, baciandolo dolcemente prima di appoggiare la testa sulla sua spalla. Ciò fece miracoli per migliorare il suo umore, il suo braccio che scivolava intorno a lei e la teneva stretta mentre aspettava pazientemente che lei continuasse.

    "Non sto dicendo che dovrei tenerlo per me. Ovviamente, è stato un errore. Ma sai, non è facile parlarti di queste cose".

    "Perché no? Ho a che fare con la realtà della guerra ogni giorno, Lily. Pensi davvero che non possa sopportare di parlarne? Che qualsiasi cosa tu possa dire potrebbe essere anche la metà di quella che devo subire dal Signore Oscuro, o da Silente, o...".

    "Non è solo questo" disse dolcemente.

    "Beh, allora cos'è?".

    "Harry".

    "Ah" avrebbe dovuto saperlo "Ti va di elaborare?".

    "È solo che... non è quello... beh, è solo che non sono sicura di come affrontare... dannazione".

    "Qualunque cosa sia, dimmela. Posso affrontare tutto".

    Alzò la testa, lanciandogli uno sguardo frustrato "Ci sto provando. Non lo vedi?".

    "Lily…".

    Lei lo ignorò, sporgendosi in avanti per recuperare la sua bacchetta dal tavolo. Osservò in silenzio mentre la portava alla tempia, i suoi occhi si spalancavano mentre una manciata di ciocche argentee galleggiava nel bacino "Dai un'occhiata" disse quando ebbe finito, indicando il Pensatoio.




    Immediatamente, capì perché aveva trovato così difficile spiegarsi, gettandosi a capofitto in un groviglio di emozioni conflittuali diverso da qualsiasi cosa avesse mai visto. Lo aveva riportato all'inizio, un'immagine di lei sdraiata in un letto sconosciuto con un neonato cullato contro il seno. Il volto pallido, il corpo che tremava per la stanchezza, ma una gioia così squisita nell'espressione di lei che sentì un groppo in gola.

    Un cambiamento improvviso e il bambino aveva pochi mesi, piccoli pugni paffuti che tentavano di catturare le scintille colorate che uscivano dalla bacchetta di Lily. Ridendo, identici occhi verdi che danzavano di gioia... il ricordo svanì, sostituito da una rapida successione di momenti significativi. Severus vide il bambino imparare a gattonare, poi barcollare pericolosamente mentre muoveva i primi passi. Lily che lo cullava per farlo addormentare e poi si chinava sulla sua culla in un altro giorno, la sua voce senza fiato per l'eccitazione.

    "Dillo di nuovo, Harry. Dillo!".

    "Lil... Lil...".

    "Puoi farlo!".

    "Lily!".


    Allora lo sollevò, i suoi occhi brillavano di orgoglio mentre gli baciava la sommità della testa "Dovresti chiamarmi 'mamma', lo sai?"

    "Lilly!".

    "Va bene, tesoro. Se insisti".


    Non c'era traccia di James in quei ricordi e gradualmente Severus iniziò a capire perché. Non era solo che Lily aveva voluto risparmiargli la vista del suo ex nemico. Stava cercando di mostrargli che la sua relazione con il ragazzo era qualcosa di completamente diverso, che questo era un legame che solo loro due avevano condiviso. Sciocco, forse, ma aveva sempre pensato che l'amore per un figlio fosse in relazione diretta con l'amore per un padre. Quella teoria aveva certamente spiegato l'abbandono di sua madre. Ma se così non fosse...

    Prima che potesse soffermarsi su quel concetto, fu immerso in un altro ricordo, il sangue si trasformò in ghiaccio mentre alzava lo sguardo per vedere un'ombra che incombeva sul muro...

    "Non Harry, per favore no! Prendi me! Uccidi me, invece!".

    Aveva sofferto innumerevoli volte i ricordi di quella notte, aveva immaginato il resto in cento modi tormentosi. Ma non l'aveva mai vista attraverso i suoi occhi, sbalordito dal suo coraggio mentre si rifiutava di tremare di fronte alla morte. Non una traccia di paura per se stessa, solo per suo figlio...

    "Avada Kedavra!".

    Il ricordo terminò bruscamente, risparmiandogli di dover assistere al resto. Non sentiva il dolore che aveva sofferto quando la maledizione l'aveva colpita, non doveva guardarsi mentre piangeva sul suo corpo esanime. Quella fu una benedizione, anche se era ancora scosso da ciò che aveva visto, lottando per calmarsi mentre il ricordo successivo veniva messo a fuoco.

    Era in un armadio, fissando un bambino in una culla improvvisata. Il piccolo dormiva pacificamente, la cicatrice che spiccava in netto rilievo sulla fronte, il pollice infilato in bocca. E poi la coperta iniziò a muoversi, un piccolo roditore che sporgeva la testa per strofinare il naso su una guancia paffuta. Senza pensare, tentò di scacciarlo via, sentendosi uno sciocco quando la sua mano gli cadde lungo il fianco.

    E poi lo colpì, la realizzazione che quella era Lily mentre sentiva l'assalto dell'emozione che sembrava irradiarsi dalla creatura. Paura, smarrimento, disperazione, seguiti da una tranquilla determinazione. Allora lo attirò più a fondo nella sua mente, tenendolo lì mentre le scene scorrevano via, un'immagine dura di come era stata la vita in casa Dursley. Si vide apparire sulla soglia, intimidire Petunia con numerose minacce, sentì l'impeto di gratitudine che era stata la reazione di Lily.

    Ma alla fine aveva ottenuto poco. Il ragazzo aveva ancora sofferto per anni crudeltà e abbandono, mentre Lily era stata costretta a guardare con frustrazione impotente. Naturalmente, Severus sapeva già che l'infanzia di Potter non era stata ideale, ma vederla attraverso i suoi occhi, non distorta o minimizzata dalle sue percezioni distorte...

    "Cazzo" mormorò, fissando il ragazzo mentre piangeva silenziosamente sul cuscino. Quel giorno era stato picchiato da suo cugino, accusato dell'incidente prima di essere mandato a letto senza cena. Come se potesse permettersi di saltare un pasto, le membra magre che sporgevano dai vestiti che indossava. Non era così diverso da...

    Un'immagine di se stesso da bambino apparve nella mente di Severus, ma solo brevemente, quando fu rapito in un altro ricordo. Hogwarts... una rapida passeggiata attraverso i corridoi, seguita da un'aula che ricordava fin troppo bene.

    "Harry Potter. La nostra nuova celebrità".

    Era stata lì? Merda.

    "Potter! Cosa otterrei se aggiungessi polvere di radice di asfodelo a un infuso di assenzio?".

    Una domanda ridicola per il primo anno. Lo sapeva anche all'epoca, ma gli era importato? No, ma aveva... poteva sentire il suo stupore, la sua irritazione, la sua vana speranza che si sarebbe calmato con il ragazzo.

    "Non lo so, signore".

    Le parole erano tranquille, umili, anche se quella era la prima volta che le sentiva pronunciare in quel modo. Dov'era l'accenno di arroganza che era stato così evidente in quel momento, l'impressione che il ragazzo lo stesse prendendo in giro?

    Non gli era stato dato molto tempo per chiederselo, poiché i successivi sei anni si erano svolti in rapida successione. Avanti e indietro, avanti e indietro... o Lily stava ribollendo, ferita dai suoi aspri rapporti con il ragazzo, o era sopraffatta dalla vergogna. E poi, bruscamente, fu spinto in avanti, gli fu data una breve, allettante occhiata di lei sdraiata nuda nella vasca prima che lei lo attirasse più a fondo nella sua mente, il più profondamente possibile. Ogni suo pensiero era messo a nudo per lui ora, esponendo le sue preoccupazioni, le sue paure, tutte che ruotavano intorno a Harry.

    Harry... e se stesso.

    Come poteva criticarlo quando aveva fatto così tanto per proteggere suo figlio? Quel pensiero dominava la sua coscienza, chiaramente una battaglia interna che stava conducendo da un po' di tempo. Sentiva la sua confusione, la sua rabbia irrisolta, schiacciata da un'ondata di rimorso mentre lei lo immaginava mentre camminava per i corridoi di notte, o irrompeva nella Stamberga Strillante, o... nudo e sanguinante su una collina? Cazzo, cosa le aveva detto Charity? Sciocca.

    Quindi era per questo che non poteva parlare con lui? Perché credeva di non avere il diritto di mettere in discussione le sue azioni? Che razza di assurdità era quella?

    Ma non era finita lì. Neanche lontanamente. C'erano anche le sue insicurezze, la convinzione di aver fallito come madre in qualche modo. Come se non fosse bastato gettarsi di fronte alla Maledizione che uccide? Apparentemente no. Era terrorizzata che il ragazzo l'avrebbe odiata, che lei non potesse mai essere all'altezza delle sue aspettative. Paura che l'avrebbe rifiutata... Che diavolo?

    E poi, all'improvviso, la scena cambiò. Severus vide flash di loro due che facevano l'amore, seguiti da Lily che lo salutava con un bacio la notte in cui era stato convocato. Sentì un impeto di tenerezza, di inebriante anticipazione, in guerra con un assalto di dubbi mentre lei cominciava a porsi domande. Poteva mai perdonarla Harry per essersi innamorata dell'uomo che aveva disprezzato per così tanti anni? Avrebbe mai capito? Avrebbero potuto lui e Severus imparare ad accettarsi l'un l'altro, o lei sarebbe stata costretta a scegliere tra loro?

    "Merda".

    Come aveva potuto essere un tale idiota? Rifiutando di pensare al futuro, determinato a concentrarsi sul presente? Questo aveva senso per lui... non c'era bisogno di preoccuparsi della reazione del ragazzo quando sarebbero morti entrambi abbastanza presto. Ma Lily? Non le aveva dato motivo di credere che i suoi giorni fossero contati e di certo non l'aveva informata del triste destino di suo figlio. Ovviamente sarebbe stata preoccupata, preoccupata per le stesse cose che lui aveva scelto di ignorare.

    E che rassicurazione le aveva dato? Nessuna.

    Certo, poteva porre fine a tutto quello in quel momento. Avrebbe potuto dirle la verità, o strapparsela dalla testa e farla cadere nel Pensatoio se non fosse riuscito a pronunciare le parole giuste. Farle capire che non c'era bisogno di preoccuparsi per il futuro, che tutto ciò che potevano fare era sfruttare al meglio il tempo che gli rimaneva. Ma se lo avesse fatto, l'avrebbe schiacciata, gettando una nuvola oscura su tutti i giorni a venire. E che senso aveva dirglielo adesso, davvero? Non sarebbe stato meglio risparmiarle quel dolore finché non ci fosse stata altra scelta?

    Inoltre, non voleva pensare alla morte. E perché avrebbe dovuto farlo quando sapeva già quale sarebbe stato il risultato finale? O avrebbe rivelato la sua vera fedeltà e il Signore Oscuro lo avrebbe ucciso, o avrebbe trovato un modo per far arrivare un messaggio al ragazzo con la sua copertura intatta. Indipendentemente da ciò, sarebbe stato un obiettivo primario da una parte o dall'altra, un bastardo traditore da abbattere a vista.

    Se doveva essere così, bene. Sarebbe stato pronto quando sarebbe arrivato il momento, avrebbe fatto del suo meglio per morire con dignità e tutte quelle sciocchezze. Ma non poteva dimenticare per un po' la sanguinosa guerra? Non poteva illudersi di credere di avere un futuro con Lily, anche se era un futuro che non era destinato a vedere?

    Beh, forse no. Ma era dannatamente sicuro che ci avrebbe provato.

    "Chiaramente" disse, alzando la testa dal Pensatoio "Abbiamo molto di cui parlare".


    Continua…
     
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    Capitolo 52 - La notte delle rivelazioni



    Lily fissò Severus in silenzio, non sapendo cosa dire. Sapeva di avergli mostrato troppo, che era troppo presto per affrontare tutti quei problemi. Eppure che scelta aveva? Non poteva continuare a fingere che tutto andasse bene, quando in fondo era terrorizzata che amarlo potesse danneggiare il rapporto che sperava di avere con suo figlio.

    "Per favore, smettila di guardarmi così".

    "Cosa?" lei sbatté le palpebre, accigliandosi mentre lui camminava avanti e indietro "Cosa intendi?".

    Si fermò, esaminando i suoi lineamenti "Come se avessi paura di me".

    "Severus! Certo che non ho..." ma non era vero, no? Non quando lo stava guardando con occhi guardinghi, temendo quello che avrebbe potuto dire. E se non fosse riuscito a riconciliarsi con Harry, se le ferite del passato non avrebbero mai potuto essere rimarginate? No, non aveva paura di lui... non nel modo in cui probabilmente intendeva lui. Ma rendersi conto che tutto dipendeva dalla sua reazione, che lei avrebbe potuto essere costretta a prendere una delle decisioni più dolorose della sua vita in base a quello che aveva detto? Sì, era spaventoso.

    "Chiamami bastardo".

    "Come?!".

    Severus si fermò di colpo, inginocchiandosi davanti a lei "Mi hai sentito" disse, le sue parole lente e ponderate "Chiamami bastardo".

    "Perchè?".

    "Perché sei arrabbiata. Perché sei ferita. Perchè il modo in cui ho trattato tuo figlio ti fa infuriare".

    "Severus" disse gentilmente, allungando una mano per toccargli il viso "Dopo tutto quello che hai fatto per lui... quello che stai ancora facendo...".

    "No" la interruppe, spingendole via la mano "Non dirmi queste stronzate. Pensi che uno annulli l'altro? Non è così, Lily. Smettila di fingere...".

    "Va bene, va bene. Sei stato un bastardo. Soddisfatto?".

    "Nemmeno lontanamente" disse, sorridendole "Dimmi come ti senti veramente”.

    "Dannazione, Severus. È finita. Non possiamo lasciar perdere?".

    "No, perché non è possibile”.

    "Forse no" girò la testa per guardare fuori dalla finestra, emettendo un profondo sospiro "Ma ci sto lavorando. Se mi dai tempo...".

    "Cazzo. Voglio la verità".

    "Vuoi che ti sgridi? Incolparti per quello che hai fatto, dire cose orribili?".

    "Sì".

    "Perchè?".

    "Perché…" disse, la sua espressione si fece più seria "Bisogna dirlo".

    "Non voglio farti del male. Dopo aver visto quanto hai sofferto, tutto quello che hai fatto..." si interruppe, scuotendo la testa quando lui iniziò a interromperla "No, non dirmi che non importa. A me importa. Inoltre, non mi fido di me stessa per...".

    "Hai paura di perdere le staffe. Paura di non riuscire a trattenerti? È così, non è vero? Sai quanta rabbia stai reprimendo. Così tanto da spaventarti. Meglio tenerla nascosta che rischiare il danno che potrebbe causare se aprissi gli occhi".

    Lei lo fissò, stordita "Come fai a saperlo?".

    Ridacchiò, anche se non c'era umorismo dietro quel suono "Ho passato tutta la mia vita a imparare a controllare le mie emozioni. In effetti, si potrebbe dire che il destino del mondo magico dipende dalla mia capacità di farlo. È davvero sorprendente pensare che potrei notare quando gli altri fanno lo stesso? Ti stai Occludendo, Lily”.

    "Cosa? È assurdo. Non ho mai imparato a...".

    "Non importa. L'Occlumanzia non è un'abilità che può essere insegnata. Eppure tutti noi possediamo l'abilità in una certa misura".

    "Ma Silente ti ha chiesto di insegnarla a Harry...".

    "Sì" disse Severus, sprofondando sui talloni "Ma non per le ragioni che pensi. Non hai trovato strano che Silente abbia scelto me per quel compito? Perché scegliere l'uomo di cui tuo figlio aveva meno probabilità di fidarsi?".

    Lily annuì "Non l'ho capito per niente. Perché non farlo da solo? Doveva sapere che Harry non ti avrebbe ascoltato".

    "Beh, ecco la tua risposta. Perché l'Occlumanzia funzioni, bisogna avere qualcosa contro cui proteggersi. Un motivo per contrattaccare. Se Silente fosse entrato nella mente del ragazzo, difficilmente sarebbe sembrato una minaccia. Ma io?".

    "Quindi non eri lì per insegnargli. Avresti dovuto scontrarti con lui".

    "Precisamente" disse "Il ragazzo avrebbe voluto nascondermi i suoi pensieri, ovviamente, ma avevo anche un talento unico per scatenare la sua collera. Non poteva imparare a fare il primo passo fino a quando non avrebbe capito come controllare il secondo. Sfortunatamente, questo non è mai successo. A differenza di sua madre, la sua disciplina era piuttosto carente".

    "Aveva 15 anni, Severus" disse Lily, senza preoccuparsi di nascondere la sua irritazione "Cosa ti aspettavi?".

    "Giovane, forse, ma certamente abbastanza grande da...".

    "Ricordi com'ero a 15 anni? Stesso temperamento, stessa testardaggine... non è ovvio da chi abbia preso?".

    Severus si mosse a disagio, evitando i suoi occhi "Non è necessariamente vero. Suo padre...".

    "Sirius era quello con il carattere difficile. Non James. Le rare occasioni in cui ho visto James arrabbiarsi, sono durate cinque minuti. Gli scivolava via. Ma io? Devo ricordarti tutte quelle volte che ho ti ha urlato contro?”.

    "Ma hai imparato a controllarti" sottolineò "Il che dimostra che sei capace di farlo. Se quello che dici è vero e il ragazzo ha ereditato il tuo caratteraccio, si potrebbe pensare che avrebbe potuto fare lo stesso".

    Lily sospirò, appoggiando la testa al divano "Sai come ho imparato a farlo? Sai perché?".

    "No".

    "Perché non avevo sfogo. Sedici anni di silenzio, incapace di urlare o piangere o anche solo di parlare... non dovevo preoccuparmi di nascondere le mie emozioni a nessun altro. Ma a me stessa? Quella era una storia diversa. Se avessi dovuto convivere con quei sentimenti, incapace di farci niente, avrei perso la testa. L'unica cosa che potevo fare era seppellirli, spingerli via finché non li sentivo a malapena. E ora...".

    "Ora puoi farli uscire" disse piano "Devi farli uscire".

    "Non so come" sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime, allungandosi per asciugarle via. Alla fine, stava cominciando a capire il vero problema, rendendosi conto che era molto più complicato del senso di colpa o del non voler ferire i suoi sentimenti. Arrabbiarsi non era stata un'opzione per così tanto tempo che la verità era che non sapeva più come dare voce a quei sentimenti. Non la rabbia viscerale e ipocrita che sentiva fermentare appena sotto la superficie, abbastanza grande da soffocarla dopo aver ribollito per così tanti anni.

    "Certo che no. Avrei dovuto capire, io..." Severus si interruppe, passandosi una mano tra i capelli "I libri dicono sempre che non si dovrebbe Occludere troppo a lungo senza abbassare gli scudi di tanto in tanto. Anche pochi giorni sono troppi. Quindi, se lo fai da anni... cazzo, Lily. Beh, avevi ragione su una cosa...".

    "Cosa?".

    "Temi che non saresti in grado di controllare il tuo temperamento se lo liberassi. Se abbassassi tutte quelle barriere contemporaneamente, sarebbe una cosa terribile da vedere. In effetti, potresti uccidermi sul posto".

    "Severus! Non farei mai...".

    “Dimmi una cosa” disse, con voce grave "Se stessi preparando un Distillato della Morte Vivente e aggiungessi il succo di un Fagiolo Sopoforoso, cosa dovrei fare?".

    "Mescolerei sette volte in senso antiorario".

    "E poi avresti una pozione finita. Molto bene. Ora cosa accadrebbe se aggiungessi il succo di sei Sopoforosi?".

    "Beh, il calderone esploderebbe" Lily si accigliò, cercando di ricordare. "E... avresti dei fumi nocivi?".

    "Esatto. Capisci il mio punto? Troppo di tutto è tossico. Non possiamo sperare di controllarlo. Ecco perché è fondamentale aggiungere qualcosa piano piano, mai tutto in una volta”.

    "Quindi questi... sentimenti... stai dicendo che devo lasciarli uscire un po' alla volta?".

    "Esattamente" annuì, con aria soddisfatta.

    "Come dovrei farlo?".

    "Beh" disse, tirando fuori la bacchetta dalla manica "Ti fidi di me?".

    "Certo che mi fido di te”.

    "Allora penso di conoscere un modo”.




    Severus fece un respiro profondo, sperando dannatamente di fare la cosa giusta. Di certo non era la prima volta che modificava i ricordi, né i suoi né quelli di qualcun altro. Ma c'era una linea sottile tra permettere a Lily di scatenare la sua rabbia e farle provare odio. Troppe emozioni in una volta potevano essere devastanti... doveva affrontare la situazione a un ritmo che entrambi potevano gestire, assicurandosi che un problema fosse completamente risolto prima di passare a quello successivo.

    "Sostituisci i tuoi ricordi" disse piano, indicando il Pensatoio.

    Senza una parola, fece come le aveva chiesto, sollevando i fili argentei e portandoli alla tempia.

    “Ora” disse, lanciando un'occhiata al bacino vuoto "C'è qualcosa che non vuoi che veda? Ti suggerirei di rimuoverlo. Farò del mio meglio per rispettare la tua privacy, ma non posso garantire che non mi imbatterò in qualcosa per caso".

    "Va bene" mormorò, accigliata per la concentrazione mentre toccava ancora una volta la tempia con la bacchetta.

    Lui osservò, perplesso, mentre il bacino cominciava a riempirsi. Aveva davvero così tanti segreti? Perché tanto bisogno di nascondersi?

    Ma poi ricordò il loro litigio, i suoi anni di amicizia con i Malandrini, seguiti dal suo matrimonio con Potter. Ovviamente c'erano molte cose che avrebbe voluto nascondergli... anzi, avrebbe dovuto essere grato che stesse facendo un lavoro così accurato.

    "Penso di aver finito. No, aspetta...".

    Lasciò cadere un altro ricordo nel Pensatoio prima di sprofondare di nuovo sul divano, lanciandogli un'occhiata diffidente.

    "Farà male?".

    "Fisicamente? No. Emotivamente? Non posso dire che sarà facile".

    "Capisco" disse piano, incrociando le mani in grembo "Beh, qualunque cosa tu debba fare...".

    Severus si spostò sul divano, esitando prima di sollevare la bacchetta "Lily?".

    "Hmm?".

    "Prima di iniziare, farai qualcosa per me?".

    "Che cosa?".

    Si fermò, prendendo un respiro profondo "Baciami”.

    "Baciarti?" gli fece eco, con aria sconcertata "Certo, ma... oh, Severus, no... non pensi davvero che...".

    Al diavolo. Lo conosceva troppo bene.

    "Che potrei perderti? Forse, anche se è il minimo, mi aspetto che ti arrabbierai per un po'".

    "Vorrei che tu avessi più fiducia in me" disse, la sua voce così triste che gli fece venire un nodo alla gola.

    "Sì, Lily. Ma...".

    Si fermò mentre lei gli prendeva il viso tra le mani, guardandolo profondamente negli occhi prima che i suoi si chiudessero. La sua bocca sfiorò la sua, gentile, quasi esitante, solo un sussurro di un tocco. Ma poi le sue labbra si schiusero, una piccola lingua morbida che esigeva l'ingresso. Questo gli fu concesso senza esitazione, la bocca di lui si aprì sotto la sua mentre lei lo baciava più profondamente, la sua lingua scavava più a fondo, una ferocia che lo colse di sorpresa mentre si premeva contro di lui.

    "Aspetta" lui ansimò forte mentre si staccava "Non possiamo...".

    "Scusami" disse, anche se sembrava a malapena dispiaciuta. Compiaciuta era più adatto, con le guance arrossate e gli occhi dispettosi. Maledizione, voleva...

    "Non essere dispiaciuta. È solo che...".

    "Non è il momento giusto?".

    Annuì, mettendo un po' più di distanza tra loro.

    "Beh, forse più tardi" disse con un sorriso.

    Dio, lo sperava.

    "Va bene" disse, concentrandosi sul suo respiro finché non si sentì più composto. E poi sollevò la bacchetta, lanciandole uno sguardo indagatore "Pronta?".

    "Sì".

    "Legilimens".

    Non gli ci volle molto per trovare quello che stava cercando. L'arrivo del ragazzo a Hogwarts, quello sfortunato incidente del primo giorno di Pozioni. Il ricordo questa volta era più duro, colpendolo con tutta la sua forza mentre penetrava negli scudi attenti che lo avevano in qualche modo ammorbidito. Furia pura e genuina, Lily che ribolliva mentre si chiedeva quale diavolo fosse il suo problema. Perché faceva di tutto per umiliare suo figlio? Cosa aveva potuto fare Harry per meritarsi un trattamento simile?

    Forse avrebbe dovuto fermarsi lì, ma poi si rese conto che lei aveva scelto di restare indietro quando la lezione era finita, intenta a risolvere il mistero. Uno strano punto di osservazione... si era mascherata da piccolo insetto, attaccandosi al suo stivale mentre si dirigeva verso l'ufficio di Silente.

    "Cosa trovi così sgradevole in Harry?"

    "Tutto quanto".

    "Tutto? Da quello che ho capito, il ragazzo è andato abbastanza bene nelle altre sue classi. Di certo non ho sentito lamentele".

    "Lui è…".

    Severus rabbrividì, temendo le parole a venire. Ma poi si ricordò che quella notte erano stati interrotti, qualunque cosa vile che stesse per dire era stata interrotta da un bussare alla porta. Minerva gli era passata accanto, indicando un ragno sulla sua scarpa. Oh cazzo, sapeva cosa sarebbe accaduto... o, almeno, pensava di saperlo. Si vide intrappolarla in una fiala, sentì la sua paura crescere mentre l'aveva portata giù nei sotterranei. Nei suoi alloggi, dove aveva proceduto a spogliarsi proprio di fronte a lei.

    Beh, almeno non era troppo umiliante. Cosa era seguito... si era masturbato sotto la doccia? Sentì il suo viso diventare rosso, ma anche in quel momento iniziò a sentire le sue reazioni piuttosto che le proprie. Non era stata disgustata dalla vista. Ben lungi. Lo... Lo stava ammirando? Interessante... si soffermò su quello per qualche minuto prima di rendersi conto che c'erano cose più importanti di cui preoccuparsi.

    Tuttavia, era confortante rendersi conto che anche in quella fase, c'erano state emozioni positive per bilanciare quelle negative. Non se l'era aspettato, gentile compassione mentre lei aveva colto la sua solitudine, la sua frustrazione, pensando a lui come "misericordioso" tra tutte le cose quando aveva tolto il tappo dalla fiala per farla respirare. Per lui, era stato semplicemente logico... non c'era bisogno di lasciare che la creatura soffocasse. Ma per lei era stato qualcosa di molto più grande, un incidente che aveva preso come prova che aveva ancora un cuore.

    Sentendosi scosso, Severus passò al ricordo successivo, un'immagine angosciante di Lily che veniva inghiottita da un rospo. Ma poi era lei il rospo... un rospo che aveva passato il resto dell'anno nella Torre di Grifondoro. Non aveva assistito a nessuna delle sue altre interazioni con il ragazzo, aveva semplicemente sentito alcune conversazioni qua e là mentre i bambini avevano speculato sul fatto che fosse lui quello che tentava di uccidere Potter.

    Beh, almeno era innocente di quell'accusa.




    Severus abbassò la bacchetta per trovare Lily che lo fissava, gli occhi verdi che fiammeggiavano di furia.

    "Tu..." balbettò "Non posso crederci... era solo un bambino, e tu... come hai potuto trattarlo così? L'hai umiliato!".

    "L'ho fatto".

    "Perchè?".

    Scrollò le spalle, infilando la bacchetta nella manica "Un sacco di ragioni. Il ragazzo era proprio come suo padre, lui...".

    "Non è come James! Non nel modo in cui pensi tu! L'hai mai visto fare il prepotente con qualcuno, Severus? Fare scherzi crudeli solo per il gusto di farlo? Ha mai, anche solo una volta...".

    "Forse no" disse, incapace di trattenere l'amarezza nella sua voce "Ma il suo comportamento sconsiderato, il modo in cui ha trasgredito le regole ad ogni curva...".

    "Oh no" lo interruppe, scuotendo la testa con enfasi "Non provarci nemmeno. Stiamo parlando del suo primo giorno. Non aveva fatto niente di male!".

    Severus aprì la bocca per difendersi, volendo far notare che il ragazzo non era stato attento, magari menzionare il suo comportamento arrogante. Ma dopo aver visto il ricordo attraverso i suoi occhi, non una, ma due volte, non riusciva più a convincersi che le sue azioni fossero giustificabili.

    "Bene. Mi sbagliavo. Ma Lily..." si interruppe, emettendo un pesante sospiro "Non puoi capire com'ero allora. Credere che tu fossi morta, che fossi io la colpa? Mi odiavo. Odiavo anche tutti quelli che mi circondavano. Il modo in cui questo distorceva la mia percezione...".

    "Ma perché Harry? Perché ha dovuto subire questo?".

    "Ancora non lo sai?".

    Inclinò la testa da un lato, studiandolo per un lungo momento "Beh, in parte posso immaginarlo. So che ti ha reso le cose difficili, e... beh, c'era James e...".

    "Non era solo quello. Lui..." le parole gli si bloccarono in gola, ma si costrinse a continuare, riconoscendo l'importanza di darle la verità "Sì, ho visto suo padre in lui. La sola somiglianza fisica... beh, non dovrei spiegartelo. Sai com'è odiare qualcuno, Lily? Odiarlo davvero? Tutto quello che mi ha fatto quell'insopportabile bastardo…".

    "Lo so, Severus. Ma non è stata colpa di Harry".

    "No" acconsentì "Ma come potevo guardarlo senza ricordare tutto quanto? Anni di tormento, la tua perdita, le scelte orribili che ho fatto. Eppure la parte peggiore... non aveva niente a che fare con il padre del ragazzo".

    "Cosa allora?".

    "Tu".

    "Io?".

    "Sì. Se non fosse stato per lui, non avrei potuto fare a meno di pensare che saresti stata ancora vivo. In quanto tale, la sua stessa esistenza sembrava un insulto. Poi ha iniziato a correre tutti quegli stupidi rischi e sembrava che stesse sputando sulla tua memoria, sputando sulla cosa più preziosa che avessi mai conosciuto. Come se non gli importasse quanto avessi sacrificato, né quanto gli altri avessero sofferto a causa della tua morte. Lo disprezzavo per questo, non potevo…".

    "Severus...".

    "Sì, ho visto suo padre. Ogni maledetta volta che lo guardavo. Ma più di questo, ti vedevo distesa morta su quel pavimento e non potevo fare a meno... non potevo sfuggirgli, Lily. Ho giurato di proteggerlo per il tuo bene, ma...".

    "Se ti ha causato così tanto dolore" lo interruppe, la voce calma "Perché non lasciarlo a qualcun altro?".

    Emise una risatina senza umorismo "Beh, questa è l'ironia. Sì, avere a che fare con il ragazzo era una tortura. Ma era anche la mia unica speranza di liberarmi da quel tormento, di trovare un po' di pace. Non potevo sperare nel tuo perdono, ma avevo bisogno... Volevo cercare di sentirmi degno, di redimermi in qualche modo. Forse ho fallito in questo, ma Dio, Lily, ci ho provato".

    "Non hai fallito" mormorò, facendo scivolare la mano sulla sua "Non devo essere Occlusa per vedere quanto hai fatto per lui. No, lo capisco ancora meglio ora. Hai sofferto più di quanto avessi mai realizzato, e ancora... non posso fare a meno di sentirmi io quella che è indegna di te".

    "Cosa? Non essere assurda".

    "Non lo sono. Essere così altruista, amare così tanto qualcuno...".

    "Ti amo" disse piano "L'ho sempre fatto. Ma non illuderti di pensare che io sia una persona migliore di quello che sono. Sì, ho protetto tuo figlio, ma ho anche passato anni a odiarlo con ogni fibra del mio essere. Ho detto cose, fatto cose che troverai ingiuste, dure, persino crudeli. Non posso riprendermi quelle cose, Lily”.

    "Lo so. Ma per quanto riguarda il futuro, Severus? E adesso?".

    "Adesso?" si accigliò.

    "Potresti imparare a non odiarlo per il mio bene? Saresti disposto a provarci?".

    Severus sospirò "Ti ho già detto che non lo odio. Ricordi quando me lo hai chiesto, la notte in cui mi hai perdonato per aver rivelato la profezia? Non stavo mentendo. Negli ultimi due anni, i miei sentimenti sono... in qualche modo cambiati. Perché? Non lo so. Penso che sia dipeso dal rendermi conto che eri viva, il che mi ha costretto a mettere in discussione un sacco di cose che ero arrivato a credere come verità. Ora? Sono disposto ad ammettere che sono stato troppo duro con il ragazzo a volte. Posso riconoscere i miei errori. Non è facile, ma...".

    "Lo so" Infilò le dita tra le sue, stringendole dolcemente "So anche che non è stata tutta colpa tua. Ci sono state un sacco di volte in cui non è stato giusto nemmeno con te. Ma come hai detto, non si può cambiare il passato. Sono solo preoccupata per quello che succederà da ora in poi. Come posso stare con te se lui mi odierà per questo?".

    "Lily" disse Severus, dandole uno sguardo severo "Non ti odierà. Non lo permetterei mai".

    "Potresti non avere scelta".

    "Oh, credo di sì".

    "Che vuol dire?".

    "Perché farò tutto il possibile per fare pace con lui. Qualunque cosa serva. Mi scuserò per ogni dannata cosa che ho detto per offendere il ragazzo, io..." si interruppe, spostandosi a disagio mentre lei sorrideva gioiosa. Bugie. Tutto. Si odiava per aver ispirato tali speranze, sapendo che non si sarebbero mai avverate. Ma le sue intenzioni erano sincere? Questa era la vera domanda. Se la sua morte imminente non fosse stata un fattore, sarebbe stato comunque disposto a portare a termine quelle promesse?

    Sì. Assolutamente. Se significava passare il suo futuro con Lily? Sarebbe stato un piccolo prezzo da pagare. Inoltre, i suoi sentimenti verso Potter erano cambiati. Certo, non poteva ancora dire di essere affezionato al ragazzo, ma molti dei suoi peggiori risentimenti erano difficilmente un fattore in quei giorni. Incolparlo per la morte di Lily? Lily era seduta proprio accanto a lui. Associarlo a suo padre? Beh, quello era più complicato, ma aveva ragione... non era proprio il prepotente che era stato suo padre. Arrogante, quello sì, ma Severus avrebbe potuto imparare a tollerarlo.

    "Intendi davvero?" disse Lily, interrompendo i suoi pensieri.

    "Certo che sì. Sarei felice di lasciarci il passato alle spalle".

    "Anche io. Spero che sia possibile".

    "Lo sarà" disse, alzando le loro mani unite per baciarle le dita.




    Lily sapeva che non era finita, che avevano ancora cinque anni di ricordi da sistemare. Ma in qualche modo, si era anche resa conto che il peggio era alle spalle. Il modo in cui Severus aveva riconosciuto i suoi errori, la sua volontà di fare ammenda? Quello era il miglior risultato possibile, molto più di quanto si fosse concessa di sperare. Tutto il resto poteva essere risolto con il tempo.

    "Stiamo bene?" lui disse dopo un momento, la sua voce sommessa "Forse è troppo presto per chiederlo, ma...".

    In risposta, fece scivolare le mani tra i suoi capelli, abbassando la testa di lui per incontrare la sua. Lo baciò, gentile ma feroce, tirandosi indietro per fissarlo profondamente negli occhi. Erano scuri e socchiusi, il sollievo aveva lasciato il posto ai primi barlumi di desiderio mentre lei iniziava a sbottonargli la redingote.

    "Ancora il momento sbagliato?" mormorò, accarezzando la sua crescente erezione attraverso il tessuto dei suoi pantaloni "Se vuoi che smetta...".

    Emise un respiro tremante "Certo che no".

    "Bene".

    Muovendosi a cavalcioni su di lui, gli tolse la giacca dalle spalle, armeggiando con una fila di bottoni più piccoli finché non riuscì a togliere anche la sua camicia. Li gettò entrambi da parte, gemendo dolcemente mentre le mani di lei scivolavano sul suo petto nudo, sulle sue spalle e sul suo collo. Spostandogli i capelli all'indietro, sfiorò con le labbra la sua pelle pallida, lasciandogli baci lungo il lato della gola. Solo allora capì la sua intenzione, la sua testa ricadde contro il divano mentre sospirava in segno di resa. Stava abbandonando il controllo, contento di lasciarla fare.

    Un pensiero intrigante, a dir poco, anche se non sapeva da dove cominciare. James era sempre stato quello che si occupava dei loro incontri e, dopo le prime volte con Severus, aveva cominciato a pensare che fosse lo stesso anche con lui. Ma no... il suo comportamento era completamente passivo ora, nessun movimento a parte le mani che le accarezzavano la schiena senza una traccia di urgenza.

    "Cosa vuoi che faccia?" gli chiese, sentendosi un po' a disagio.

    "Quello che vuoi. Sono tutto tuo".

    E poi l'imbarazzo si trasformò in un'eccitazione intensa e inebriante mentre muoveva i fianchi contro i suoi, la sua lingua tracciava i contorni del suo orecchio mentre sussurrava "Mio?".

    "Dio, Lily. Sì".

    Sorridendo tra sé, trovò di nuovo le sue labbra, i suoi baci lenti e profondi mentre si abbassava per slacciargli i pantaloni. La sua erezione scattò libera, pungolandola insistentemente attraverso i suoi strati di vestiti, ma lei non era pronta per quello. Non ancora. Invece scivolò giù dal suo grembo, togliendogli i pantaloni e gettandoli da parte. E poi si alzò in piedi, rivolgendogli uno sguardo diabolico che lo fece ringhiare in risposta mentre raggiungeva l'orlo della sua camicia da notte.

    Si fermò di fronte a lui in nient'altro che la sua biancheria intima, arrossendo leggermente mentre lui la scrutava dalla testa ai piedi. Il suo respiro era accelerato ora, i suoi occhi bruciavano di fame inconfondibile mentre si fissavano sui suoi seni. Un lampo di ispirazione e fece scivolare le mani verso l'alto per accarezzarli, gemendo dolcemente mentre li sollevava e li stringeva, i pollici che danzavano sui suoi capezzoli tesi.

    "Cazzo" lui mormorò e, per un secondo, lei pensò che stesse per allungare la mano e afferrarla. Ma riuscì a trattenersi, affondando le dita nelle sue cosce.

    Avendo pietà di lui, si inginocchiò ai suoi piedi, sporgendosi in avanti per baciargli il petto. Aveva notato a malapena che la sua erezione era scivolata nella valle tra i suoi seni, ma poi i suoi fianchi iniziarono a muoversi, i gemiti silenziosi lasciarono il posto a un gemito tremante mentre portava le braccia lungo i fianchi per darsi più attrito.

    Beh, quello era una cosa nuova. Sicuramente una cosa che avrebbero dovuto riprovare qualche volta, forse anche per vedere se poteva farlo venire in quel modo. Ma per ora aveva altre idee.

    Si tirò indietro, facendolo grugnire per la perdita di contatto. Ma quello fu presto sostituito da un rantolo acuto mentre lei faceva scorrere la lingua lungo la sua erezione, alzando gli occhi per incontrare i suoi occhi mentre lo prendeva completamente nella sua bocca. Emise un'imprecazione, aspra, quasi gutturale, in strano contrasto con la mano che scese ad accarezzarle i capelli. Il suo sapore era caldo e mascolino, la eccitava oltre ogni immaginazione mentre abbassava la testa, portandolo più in profondità che poteva. All'inizio mantenne un ritmo lento e sensuale, finché non iniziò a sentire la sua urgenza, il suo ansimare aspro che diventava più forte di secondo in secondo mentre la sua testa colpiva lo schienale del divano con un leggero tonfo.

    In risposta, lei aumentò la velocità, aumentando la pressione della sua bocca, le mani di lui serrate tra i suoi capelli quasi dolorosamente mentre le sue cosce iniziavano a tremare.

    "Basta" gracchiò, la voce roca e disperata "Sto per…".

    Una parte di lei avrebbe voluto dirgli di andare avanti, pronta ad assicurargli che il suo piacere poteva aspettare. Ma lui si era già ritirato dalla sua bocca, fissando intensamente la sua biancheria intima mentre si alzava in piedi.

    Poteva essere lei quella che aveva il controllo, ma il comando nei suoi occhi era inconfondibile, a cui obbedì senza fare domande mentre si affrettava a liberarsi degli ultimi suoi indumenti. E poi si mise di nuovo sulle ginocchia, baciandolo ferocemente, allungandosi per fare un rapido aggiustamento prima di prenderlo in sé un centimetro alla volta. Lentamente, iniziò a muoversi, facendo oscillare i fianchi avanti e indietro, quasi senza fretta mentre lui avvolgeva le braccia intorno alla vita, tirandola contro il suo petto.

    L'urgenza era scomparsa, cosa che all'inizio sembrava strana, finché non riconobbe l'intimità della loro posizione. Tenendosi stretti l'un l'altro, le facce a pochi centimetri di distanza mentre lei lo fissava negli occhi... non aveva mai sentito una connessione così profonda, fino al cuore che le batteva contro il petto, perfettamente a tempo con il suo. Chiaramente, anche Severus l'aveva notato, la sua tensione sembrò sciogliersi mentre le accarezzava la schiena con dita gentili.

    "Mio?" lei sussurrò, ricordando la sua domanda precedente.

    Lui espirò bruscamente, premendo la fronte contro la sua "Sempre".

    Solo allora aumentò il ritmo, non potendo più ignorare il suo crescente desiderio. La sensazione di lui dentro di lei, che la allungava, la riempiva completamente... all'improvviso, sembrava non averne mai abbastanza, sollevando i fianchi e spingendoli giù mentre Severus gemeva di incoraggiamento. Le sue mani si chiusero intorno alla sua vita, il sudore gli imperlò la fronte mentre iniziava a muoversi con lei, spingendo sempre più forte fino a quando lei non ce la fece più. Perse il controllo nell'esatto momento in cui lo perse anche lui, il suo gemito impotente si mescolò a un grido aspro mentre i loro corpi tremavano insieme.

    "Dio" lei mormorò dopo pochi minuti, avendo finalmente riacquistato la capacità di parlare "Che cos’è stato?".

    "Non ne ho idea".

    Era ancora dentro di lei, le braccia che la tenevano stretta, la testa appoggiata sulla sua spalla. Posò la guancia contro i suoi capelli, chiudendo gli occhi mentre si concentrava sulle sensazioni persistenti. Il suono del suo respiro, la sua pelle liscia premuta contro la sua... l'odore speziato del suo sapone e del suo sudore maschile, la piacevole tenerezza tra le sue gambe. Ma poi sentì qualcos'altro, alzando la testa per fissarlo costernata.

    "La maledetta pozione. Dannazione, non abbiamo...".

    "Va tutto bene" disse con voce calma "Non importa".

    "Allora mi farai una pozione?".

    Tecnicamente, non ne aveva bisogno. Aveva ancora un paio di dosi rimaste della pozione che aveva rubato dall'Infermeria. Ma aveva già deciso che doveva essere usata solo come ultima risorsa. Inoltre, non voleva insospettire Severus. Un solo incidente era una cosa, ma se lei continuava a rassicurarlo che non c'era bisogno di preoccuparsi della contraccezione, lui avrebbe potuto pensare... Dio, sembrava come se stesse cercando di rimanere incinta di nascosto.

    "Se insisti, ma... beh, forse non dovremmo usarla".

    Lily si accigliò, fissandolo perplessa "Sarebbe correre un rischio enorme. Sai cosa potrebbe succedere... cosa probabilmente accadrebbe alla velocità con cui stiamo andando…".

    Con sua sorpresa, lui ridacchiò, piegandosi all'indietro per studiarle il viso "Un Grifondoro che insegna a un Serpeverde a correre dei rischi? Come se avessi mai dato un suggerimento del genere senza essere pienamente consapevole delle conseguenze".

    "Non stai dicendo... non puoi essere...".

    "Che mi piacerebbe che avessimo un figlio? Sì, è proprio quello che sto dicendo".


    Continua…
     
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    Capitolo 53 - Barlumi di speranza



    “Non puoi essere serio”.

    "Perchè no?".

    "Un bambino?" Lily fissò Severus, sbalordita "Ma pensavo... avessi detto...".

    "Ho detto che sarei stato disposto a prenderlo in considerazione e l'ho fatto".

    "Ma..." lei scosse la testa, prendendo la camicia da notte "Pensavo che stessimo parlando di un giorno... in futuro, sai, dopo che la guerra sarà finita. Non intendevo adesso. Questo sarebbe il momento peggiore...".

    "Perché?".

    "Perché c'è una dannata guerra in corso! Perché io sono chiusa qui e tu... Tutti pensano che tu sia un traditore! Odio dirlo, ma sai bene quanto me che ci sono un sacco di persone là fuori che vorrebbero vederti morto. Un bel po' di persone che sarebbero felici di uccidere anche me, ne sono certa. Non possiamo sapere cosa accadrà, non sappiamo se...".

    "Esattamente" la interruppe, la voce calma "Perché aspettare il momento giusto, quando non possiamo essere sicuri che ce ne sarà mai uno? Se le nostre vite sono così precarie come dici, non avrebbe senso non rimandare queste cose?".

    "Sembri un Grifondoro".

    "Forse. Ma se sono destinato a morire, difficilmente sarà di conforto sapere che ho sbagliato per eccesso di cautela. Immagino che passerò i miei ultimi momenti a rimpiangere tutte le cose che non ho fatto mentre ne avevo la possibilità".

    "Non morirai, Severus".

    "Non puoi saperlo".

    "No" ammise "Va bene, ok. Immagino di poter capire il tuo ragionamento. Ma un bambino? Mi dispiace, ma non riesco a credere che tu voglia così tanto avere un figlio. A meno che tu non lo faccia solo per il mio bene, che ti posso assicurare...".

    "Non è questo".

    "Allora perché?".

    Lui scosse la testa "Rideresti".

    "No, non lo farò. Promesso".

    "D’accordo" emise un profondo sospiro, appoggiando la testa all'indietro contro il divano "Per molteplici ragioni, suppongo. Per continuare la mia discendenza, per quanto vana possa sembrare. Avere un erede. Magari mi piacerebbe avere la possibilità di dimostrare che sono capace di avere una famiglia, un lusso che non avrei mai pensato di avere mai. E, beh, poi ci sei tu... Io ti amo, Lily. È davvero così strano che io possa voler avere un figlio con te?".

    "Certo che no. Ma adesso? Hai pensato a cosa significherebbe?".

    "Molto bene, te lo assicuro".

    "Nove mesi di gravidanza".

    "Ovviamente" disse seccamente.

    "Sì, ma hai idea di cosa questo comporti? Nausea mattutina. Sbalzi d'umore. Irritabilità e disagio, strane voglie a tutte le ore della notte. E questo è lo scenario migliore. Per quanto ne sappiamo, potrebbero esserci complicazioni… Non ne ho avute la prima volta, ma è stato quasi vent'anni fa. Non sono più giovane come una volta".

    "Sei una strega, Lily, non una Babbana. Potresti produrre bambini sani fino ai 60 anni se volessi farlo. Detto questo, sì, sono ben consapevole di cosa comporta la gravidanza. Ho letto un sacco di libri sull'argomento. I maestri di pozioni sono tenuti a…”.

    Lei sbuffò "Leggere un libro non è come affrontarlo in prima persona".

    "Forse no, ma se stai suggerendo che non sarei in grado di gestirlo, potrei ricordarti un numero qualsiasi di cose spiacevoli con cui ho a che fare quotidianamente. In qualche modo, non credo che tenerti i capelli indietro mentre vomiti sarebbe sgradevole la metà di quanto...".

    "Bene, ma questo non risponde all'altra mia domanda. E se ci fossero complicazioni? E se avessimo davvero il bambino? E se qualcosa andasse storto? E se tu non fossi nemmeno qui?".

    "Elfi domestici".

    "Che cosa?".

    "Elfi domestici" lui ripeté "Certo, la probabilità che io non sia presente sarebbe minima. Non vengo convocato così spesso in questi giorni, né è probabile che me ne stia via per più di un paio d'ore quando è necessario. Ma anche se accadesse nel peggiore dei momenti possibili, non saresti sola. Te lo assicuro".

    "Va bene, ma gli elfi domestici?".

    "Potresti non saperlo, essendo cresciuta in una famiglia Babbana, ma gli elfi domestici sono alcune delle migliori levatrici del mondo magico. E si dà il caso che Hogwarts ne sia piena. Sono sicuro che almeno alcune hanno la formazione adeguata”.

    Lily si accigliò "Ma pensavo che non volessi che sapessero di me. Non è per questo che non li lasci entrare qui?".

    "No, è semplicemente perché amo la mia privacy. Non ha nulla a che fare con la mancanza di fiducia. Quegli elfi hanno giurato di mantenere il segreto, su tutte le questioni che riguardano la scuola o il preside residente. Se ordinassi il loro silenzio, non potrebbero rivelare la tua esistenza anche se lo volessero".

    "Ottobre" lei disse con calma.

    "Che cosa?".

    "È ottobre, vero?".

    "2 ottobre, ad essere precisi. Perché?".

    "Beh, se rimanessi incinta entro i prossimi due mesi, il bambino naserebbe durante l'estate. Saremmo ancora a Hogwarts?".

    Severus esitò, con aria pensierosa "Forse. Forse no. Qualunque cosa accada, saresti in un posto sicuro".

    "Ma se non fossimo qui, non avremmo gli elfi domestici. Come...".

    "Allora ti troverei un'ostetrica babbana. Oltre a conoscere alcuni incantesimi, hanno la stessa funzione, no? Per quanto riguarda gli incantesimi, sono sicuro che sarei in grado di farcela da solo. Dopo averle fatto un Incantesimo di memoria dopo, non riesco a immaginare che ci possano essere problemi".

    Lily alzò un sopracciglio verso di lui, le labbra che si contraevano "Hai progettato tutto, vero?".

    "Più o meno".

    "Ma hai pensato a come sarebbe avere un bambino per casa? I neonati sono estenuanti. Si agitano e urlano, richiedono attenzioni costanti...".

    "Ho insegnato Pozioni per quasi due decenni, Lily. Moltiplica un bambino per venti e potresti anche parlare di una delle mie lezioni".

    "Sì, ma quante volte i tuoi studenti ti svegliavano alle tre del mattino?".

    "Più di quanto ti aspetteresti" disse, con un'aria vagamente divertita.

    "E hai mai cambiato i pannolini ogni manciata di ore?" lei disse dolcemente “O anche solo occasionalmente?".

    Severus mandò gli occhi al cielo "Se i pannolini sono il miglior argomento contro che sai darmi...".

    "No, quello che sto cercando di dire è che prendersi cura di un bambino è un sacco di lavoro. Appagante, sì, ma può essere stressante. Con tutte le altre pressioni che devi affrontare, non vedo proprio quanto più responsabilità sarebbe una buona idea in questo momento. Certo, io non avrei problemi ad occuparmi della maggior parte delle cose da sola, ma poi sarei stanca e distratta e…”.

    "Prima di tutto" la interruppe, la sua espressione accigliata "Smettila di preoccuparti per me. Se lo facciamo, stai certa che sarò in grado di gestirlo. Secondo, un aiuto è sempre un'opzione".

    "Gli elfi domestici?".

    "Esattamente. Se avessi bisogno di una pausa, o ne avessi bisogno io, potrebbe essere facilmente gestita".

    Lily annuì, la sua determinazione si stava indebolendo.

    "Ora" disse lui, prendendole la mano "Se stai sollevando queste obiezioni perché non vuoi avere un figlio, per favore dimmelo e basta. Dillo e non ne parleremo mai più. Ma se si tratta solo di aggirare alcuni ostacoli...".

    "Severus" lo interruppe, solo per esitare, non sapendo cosa dire. Avrebbe dovuto mentirgli, dirgli che non era pronta? Una piccola parte di lei insisteva sul fatto che avrebbe dovuto, ancora convinta che avrebbe reso le cose molto più difficili di quanto avrebbero dovuto essere. Ma un'altra parte si era già arresa, ansiosa di andare fino in fondo. Quella era la voce dominante, insistente come le fitte di desiderio che tremavano in lei al solo pensiero di rimanere incinta.

    Finché aveva pensato di non volere figli, che un bambino lo avrebbe reso infelice, era stata in grado di soffocare quella voce. Ma ora?

    "Ok" disse dolcemente.

    "Che cosa?".

    Si schiarì la gola, fissando le loro mani giunte "Lo voglio. Molto. È solo il tempismo che mi preoccupa. Ho già avuto un bambino nel bel mezzo di una guerra ed è stato... beh, è stato terrificante. Essere braccata, sapere che Harry era un bersaglio...".

    "Te ne penti?".

    "No! No, certo che no. Non scambierei Harry per niente al mondo".

    "E questo cosa ti dice?".

    "Va bene, capisco il tuo punto, ma...".

    "Inoltre, non sarebbe così" lui disse, guardandola intensamente "Nessuna profezia, nessun tradimento, nessun attacco a sorpresa. Ti terrei al sicuro, Lily. Non ho già dimostrato di essere abbastanza capace di farlo? Anche ora, sei al di là della portata del Signore Oscuro. Lui non può toccarti qui. Per quanto riguarda la guerra... questa è una situazione temporanea. Sappiamo come sconfiggerlo ora. Una volta che gli Horcrux saranno fuori dai giochi, non potrà passare molto tempo prima che...".

    "Ma se perdessimo?".

    "Questo non accadrà" disse con fermezza.

    "Come puoi saperlo?".

    "Perché mi fido di Silente. No, non mi interrompere. So cosa stai per dire e in un certo senso sono d'accordo. Sì, ha taciuto un bel po' di cose. A volte è stato decisamente senza scrupoli. Ma l'unica cosa che so, è che desiderava vedere il Signore Oscuro cadere tanto quanto chiunque di noi. Ecco perché ho riposto la mia fiducia in lui... era l'unico uomo con il potere di farlo accadere".

    "Ma lui è morto".

    Severus non arretrò di un passo "Sì, ma ha lasciato ad altri il potere di realizzare i suoi piani. Tuo figlio. L'Ordine. Me. Lo distruggeremo, Lily, in un modo o nell'altro. Te lo prometto".

    "Ti credo" gli disse, emettendo un leggero sospiro "Ma torniamo all'argomento originale...".

    "Nostro figlio. Sì".

    Lei sorrise "È strano sentirtelo dire".

    "Sono sicuro che ti ci abituerai".

    Esitò, avendo lasciato per ultima la sua preoccupazione più grande "E Harry?".

    "E lui?".

    "Beh, stare con te... sarà già abbastanza difficile per lui affrontarlo così com'è. Un bambino non peggiorerebbe le cose?".

    Scrollò le spalle "Non vedo come. Sono io quello con cui avrà un problema, dopotutto, non te o il bambino. E come ti ho già detto, farò tutto ciò che è in mio potere per riconciliarmi con lui. Mi scuserò, io...".

    "Gli dirai la verità?".

    "Verità?" il suo corpo si tese, i suoi occhi si fecero guardinghi "Cosa intendi?".

    "Tutto quanto. Che mi hai amato fin dall'inizio ed è per questo che lo hai protetto per tutti questi anni. Come mi hai salvato, quanto hai lottato per riportarmi indietro. Tutto. Se avesse saputo tutto questo, avrebbe saputo quello che hai sacrificato per lui, per entrambi, penso che farebbe un'enorme differenza".

    "Non credo proprio...".

    "Merita di sapere".

    "Non sto suggerendo che non sia così. Ma i miei sentimenti per te, le mie ragioni... gran parte di questo è privato, Lily. Anche con te, trovo... difficile discutere i punti più specifici. Tuttavia, se vuoi dirglielo, sarai libera di farlo. Non vedo dove avrei il diritto di obiettare".

    "No" Lily disse, scuotendo la testa con enfasi "Deve venire da te. Ha bisogno di vedere la bontà in te, Severus, di sentire queste cose dalla tua prospettiva. Detto da chiunque altro, non credo che avrebbe lo stesso impatto".

    "Ma…".

    "Vuoi che io abbia un figlio con te?" lo interruppe "Sì?".

    "Sì”.

    "Ok, possiamo farlo" si fermò, inspirando profondamente "A due condizioni".

    "Quali sono?".

    "Hai già accettato la prima. Che farai del tuo meglio per sistemare le cose con lui, che ti scuserai...".

    "E la seconda?" le disse, sebbene la sua espressione rendesse chiaro che sapeva già cosa avrebbe detto.

    "Che sarai tu a dirgli la verità. Tutt”.

    "E se dicessi di no?" disse piano "Se ti dicessi che non sono sicuro di farcela?".

    "Allora ti chiederei di scendere e prepararmi una pozione".

    "Capisco".

    "Mi dispiace" gli disse, raggiungendo di nuovo la sua mano "Ti amo, Severus. Davvero. Ma devo essere onesta anche con Harry. Non mi sentirei bene ad avere un figlio con te senza fare tutto ciò che è in mio potere per rendere a lui le cose più facili. Se tu non puoi dirgli queste cose, temo che non potrà mai vederti per quello che sei veramente. Non si fiderà delle tue scuse, penserà solo che...".

    "Lo farò".

    "Che cosa?".

    "Lo farò" Severus ripeté, la sua espressione imperscrutabile "Se è così importante per te, troverò un modo per farlo accadere".

    Lei si accigliò "Sei sicuro? Potremmo aspettare, sai. Dargli qualche mese, vedere cosa succede. Questa non è una decisione che devi prendere adesso".

    "L'ho già presa".

    Per diversi lunghi istanti, rimase seduta in silenzio, cercando di assorbire l'enormità di ciò che stava accadendo. Voleva davvero un bambino? Sembrava ancora irreale, la sua urgenza la parte più sconcertante di tutte. Eppure non poteva negare la sua sincerità... non avrebbe mai combattuto così duramente o promesso così tanto se non fosse stato assolutamente certo che quello era ciò che voleva.

    "Lily?".

    "Va bene" disse dolcemente "Facciamolo".




    Severus condusse Lily in camera da letto, facendo l'amore con lei per la seconda volta quella notte prima che si addormentasse tra le sue braccia. A quel punto erano quasi le quattro del mattino, solo un paio d'ore prima che avesse bisogno di alzarsi per andare al lavoro. Beh, non dovesse alzarsi. Non si sentiva minimamente stanco, avrebbe potuto facilmente alzarsi e girare per il castello fino all'alba se avesse scelto di farlo. Era solo il calore di lei sdraiata accanto a sè che lo rendeva contento di rimanere a letto, il suo respiro che gli accarezzava la spalla mentre lui affondava il viso tra i suoi capelli.

    Aveva accettato di avere un figlio. Non che fosse sorpreso – aveva riconosciuto il desiderio nei suoi occhi anche se aveva discusso contro quell'idea. Aveva obiettato per il suo bene piuttosto che per il proprio, inconfondibile sollievo nella sua espressione ogni volta che aveva messo a tacere una delle sue preoccupazioni.

    Tuttavia, aveva ragione. Non aveva idea in cosa si stesse cacciando, non riusciva a immaginarla incinta, figuriamoci a dare alla luce un bambino. E avere a che fare con un neonato... quando si trattava di quello, era all'oscuro, non sapeva niente di poppate o cambi di pannolini. Certo, c'era una buona possibilità che sarebbe stato morto per allora, non avrebbe avuto bisogno di preoccuparsi di cose del genere. Ma per ogni evenienza, forse sarebbe stato bene fare una piccola ricerca, solo per essere sicuro che fosse completamente preparato. Dopotutto, se fosse sopravvissuto abbastanza a lungo da vedere nascere il bambino, non si sarebbe certo aspettato che Lily gestisse tutto da sola.

    Per lo meno, aveva bisogno di saperne di più sulla gravidanza. Sebbene avesse una buona comprensione delle basi, doveva ammettere che c'erano molte cose che non sapeva. Pozioni per le nausee mattutine, intrugli sicuri per gestire dolori e insonnia... poteva facilmente fornirle quelle. Ma capire le sue altre esigenze, sapere cosa aspettarsi nelle varie fasi? Quella era tutta un'altra faccenda.

    Lily emise un gemito sommesso, interrompendo i suoi pensieri mentre si girava sulla schiena. Incapace di trattenersi, fece scivolare una mano sotto le coperte, posandole sul ventre nudo. Era piatto come il suo, ma per quanto ancora? Per quanto ne sapeva, potevano aver già concepito, il suo corpo avrebbe iniziato a cambiare nel giro di poche settimane.

    Il pensiero lo riempì di panico, facendogli chiedere ancora una volta se stesse facendo la cosa giusta. Sarebbe stato in grado di gestire questo? Lei lo sarebbe stato? E se avesse solo peggiorato le cose?

    Certo, credeva ancora che questo fosse il modo migliore per proteggerla, che darle un altro figlio avrebbe potuto fare tutta la differenza del mondo. Ma cosa sarebbe successo se qualcosa fosse andata storta? E se non avesse potuto più garantire che avrebbe avuto un rifugio sicuro o, peggio, se avesse perso il bambino? La possibilità di un aborto spontaneo non gli era nemmeno venuta in mente prima, ma non era abbastanza comune?

    E poi un ricordo della sua infanzia gli solleticò il subconscio, un ricordo a cui non pensava da anni. Non poteva avere più di cinque o sei anni, ma riusciva ancora a vedere il ventre leggermente arrotondato di sua madre, i suoi occhi che brillavano quando gli aveva detto che i dottori si erano sbagliati, che avrebbe avuto un fratellino o una sorellina. Ma subito dopo, ricordò macchie di sangue sul tappeto, il suono di singhiozzi a bassa intensità da dietro la porta della camera da letto. Non aveva visto sua madre per giorni finché, alla fine, era emersa con gli occhi cerchiati di rosso, senza mai pronunciare una parola mentre si trascinava in cucina per prepararsi un drink.

    "Cos'è successo alla tua pancia?".

    Quella era stata l'unica volta che lo aveva colpito, uno schiaffo pungente che lo aveva mandato sul pavimento.

    "Non parlarne mai più" gli aveva detto, afferrando la bottiglia e tornando in camera da letto.

    Era stato allora che lei aveva cominciato a bere, quando lui aveva imparato a smettere di sperare anche in un sorriso occasionale. Da allora non era più stata la stessa, i suoi occhi erano diventati sempre più distanti fino al giorno in cui si era reso conto che era diventata un'estranea. Non dura o crudele come suo padre, più simile a un fantasma di chi era stata una volta, guardando fuori dalle finestre con un'espressione assente come se semplicemente non volesse più essere lì.

    "Merda" mormorò, chiedendosi se fosse troppo tardi per cambiare idea. Ma conosceva già la risposta, sapeva di non avere in sé la capacità di spegnere quella luce gioiosa che aveva visto negli occhi di Lily. Non c'era altra scelta che andare fino in fondo e sperare per il meglio.

    E forse, dopotutto, era troppo tardi anche per lui. Per quanto assurdo potesse sembrare, l'idea stava mettendo le sue radici nella sua testa, per ragioni che non riusciva a capire. Proteggere Lily, lasciarla con una parte di sé? Sì, aveva senso. Ma era anche qualcosa di più, uno strano istinto possessivo che lo aveva sopraffatto quando aveva fatto l'amore con lei poco prima. All'improvviso, niente lo aveva eccitato più del pensiero di metterla incinta, spingendolo oltre il limite mentre si liberava dentro di lei. Non solo per piacere questa volta, ma qualcosa di molto più significativo, viscerale e primordiale e...

    Beh, non sapeva cosa fosse. Ma in quel momento gli era stato chiaro che non odiava l'idea, che c'era un certo fascino nel creare un figlio, a prescindere dalle circostanze. Non era ancora qualcosa che era pronto a esplorare troppo a fondo, ma c'era.

    A poco a poco, la stanza cominciò a schiarirsi, ricordandogli che non aveva il lusso di stare a letto tutto il giorno. Baciando Lily dolcemente sulla fronte, si sollevò dal letto, afferrando abiti puliti mentre si dirigeva verso la doccia. Strano quanto fosse diverso il mondo mentre entrava nel suo ufficio, come se la sua percezione della realtà non sarebbe mai stata la stessa. Per la prima volta nella sua vita, sembrava che tutto fosse possibile, che tutto ciò che doveva fare era allungare la mano e prenderlo.

    L'impressione era iniziata a svanire quando aveva finito la sua seconda tazza di caffè, sparita del tutto all'ora di pranzo. Eppure al suo posto c'era qualcosa di ugualmente piacevole... la realizzazione che per una volta non vedeva l'ora di vedere cosa avrebbe potuto riservare il futuro.

    Beh, almeno in parte.


    Continua…
     
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    Capitolo 54 – Ricordi



    "Hai visto Severus?" chiese Lily, sorridendo mentre il gatto faceva un balzo in avanti e atterrava sul letto.

    ’È giù nei sotterranei a insegnare Pozioni’.

    "Insegnare? Perché...".

    ’Lumacorno si sente male, o almeno così dice. Se vuoi la mia opinione, penso che volesse solo occuparsi dei suoi piani per Halloween. Stasera dà una festa’.

    "Un’altra?" Lily alzò gli occhi al cielo "Cavolo. Ci manca solo che Severus debba riprendere a insegnare. Ha già troppo sulle spalle così com'è”.

    ’Onestamente, non credo che gli importi molto. L'ho guardato per qualche minuto e... beh, è difficile da spiegare. Guardava torvo gli studenti, dando severe istruzioni... non diverso dal modo in cui insegnava prima, in realtà, ma avevo la sensazione che fosse contento di avere qualcosa di utile da fare. Sembra sempre annoiato a morte quando è seduto nell'ufficio del preside’.

    Lily annuì "Beh, almeno ha qualcosa per tenerlo occupato. Ne ha bisogno oggi".

    ’Per Halloween?’ il gatto si fermò, poi le rivolse uno sguardo di scusa ’Giusto. Mi dispiace’.

    "Non esserlo. Va bene" non era del tutto vero, ovviamente, ma non era dell'umore giusto per discuterne "Quando serà la sua prossima lezione?" chiese invece "Sarebbe sicuro per me uscire adesso, o dovrei aspettare?".

    ’Puoi andare. Al momento ha due ore con il quinto anno e l'ho sentito dire a uno dei Carrow che sarebbe stato nella Sala Grande per pranzo. Non dovrebbe tornare presto’.

    "Va bene. Terrai gli occhi aperti, vero?".

    ’Ovviamente. Dove hai intenzione di andare?’.

    "Ho pensato di controllare il passaggio qui dentro".

    Il gatto chinò la testa ’Bene, stai solo attenta’.

    Lily era uscita diverse volte nelle ultime settimane, visitando di nuovo le cucine e persino facendo un giro in biblioteca. Ma quella era la prima volta che provava il passaggio della camera da letto, il cuore che batteva velocemente in attesa mentre premeva il pulsante.

    Le aperture nel bagno, nel corridoio e nello studio avevano ciascuna un passaggio principale, mentre quella accanto alla porta d'ingresso ne aveva due. Questa però ne aveva diverse, formando una croce perfetta con quattro direzioni precise. C'erano anche rozze incisioni sul muro, che indicavano dove ciascuna di esse l'avrebbe condotta.

    Nord a Grifondoro.
    Sud a Serpeverde.
    Est a Corvonero.
    Ovest a Tassorosso.


    Il nord sembrava una scelta ovvia, quindi prese invece il sentiero a sud, colpita dalla sensazione di scendere attraverso il castello mentre l'aria diventava più fresca e più umida. A poco a poco, iniziò a vedere passaggi più piccoli che si diramavano su entrambi i lati, seguendone uno finché non emerse in un ripostiglio che sembrava non essere stato usato da secoli. Un altro la condusse all'aula di Pozioni – allontanò la mano dal pulsante mentre sentiva la voce profonda e sonora di Severus dall'altra parte del muro.

    "Non ho detto che una Pozione di Rinvigorimento richieda tre misure di uova di Doxy? Perché allora, signor Meadows, ha ritenuto necessario aggiungerne cinque?".

    "Signore, io non...".

    Rabbrividendo, come se lui potesse percepire la sua vicinanza, indietreggiò, scegliendo un passaggio diverso. Questo la portò ancora più in profondità nei sotterranei, finché non arrivò alla fine del passaggio. Premendo il minuscolo bottone d'argento, prese un respiro affannoso mentre il muro scivolava via per rivelare una stanza che riconobbe all'istante. Il laboratorio privato di Severus? Significava che Silente ne aveva avuto accesso?

    Beh, forse no. Ricordò che Severus le aveva detto che il laboratorio era protetto dalle barriere più forti immaginabili, che lei era l'unica altra persona autorizzata ad entrare. Era ancora così?

    Sì, si rese conto mentre entrava, dimenticando le protezioni mentre faceva scorrere le dita sulle fiale vuote, ispezionando le meticolose file di ingredienti che ricoprivano le pareti. C'era un sottile strato di polvere su tutto, che rendeva chiaro che Severus non lo usava da un po' di tempo. Quella realizzazione la lasciò malinconica, anche se più profondo di quello era un senso di sollievo. Aveva i mezzi per preparare ora, non avrebbe dovuto preoccuparsi di contrabbandare pozioni dall'Infermeria in caso di necessità.

    Anche in quel momento, aveva voglia di accendere uno dei fornelli, di sentire il vapore che le inumidiva i capelli mentre mescolava e mescolava. Non si era resa conto di quanto profondamente le fossero mancate le Pozioni, così tanto che non le sarebbe importato se stava preparando Polisucco o solo una cura di base per le bolle. Ma ignorò la tentazione, ricordando a se stessa che il laboratorio doveva essere usato solo come ultima risorsa. Prima o poi, Severus sarebbe tornato laggiù e si sarebbe accorto se la stanza fosse stata manomessa. E poiché era l'unica altra persona che aveva accesso...

    Con un profondo sospiro, si ritrasse nel passaggio, senza rendersi conto di essere diretta verso la Torre di Grifondoro finché non si trovò faccia a faccia con un altro bottone d'argento. Esitò, soppesando il bisogno di cautela contro l'intenso, travolgente desiderio di visitare un luogo che un tempo le era sembrato casa. Avrebbe dovuto provarci? Quella parte del castello non era così isolata come i sotterranei, eppure... beh, non riusciva a sentire alcun rumore dall'altra parte.

    Trattenendo il respiro, premette il pulsante, disilludendosi prima di uscire in una piccola alcova. La prima cosa che vide fu un tessuto felpato, rosso, la sagoma invertita di un leone... spinse da parte l'arazzo, ansimando quando vide il ritratto della Signora Grassa.

    Certo, era passato un po' di tempo dall'ultima volta che l'aveva visto, ma non si aspettava che l'avrebbe colpita così profondamente. Era perché aveva passato le ultime settimane ad abbassare gli scudi? O era perchè in quel giorno di tutti i giorni, i suoi ricordi erano molto più vicini alla superficie di quanto lo fossero di solito?

    Qualunque fosse la ragione, la sua immaginazione aveva preso il sopravvento, catapultandola nel passato. Vide le immagini di se stessa più giovane che rideva con gli amici, le braccia piene di libri mentre pronunciava casualmente la parola segreta. Una visione di James che saliva le scale... dapprima confusa, poi molto più chiara man mano che si avvicinava. La sua espressione cambiò, meno sicura di sé ma molto più gentile, gli occhi si trasformarono in una replica perfetta dei suoi.

    ’Harry...’.

    Dimenticandosi, si allungò verso di lui, disperata per stabilire un contatto. Ma poi l'immagine svanì, sostituita da una scena che ricordava fin troppo bene.

    "Mi dispiace".

    "Non mi interessa".

    "Mi dispiace!".

    "Risparmia il fiato".


    E poi ci furono dei passi, seguiti dal suono di una voce sconosciuta.

    "Ho dimenticato i compiti di Trasfigurazione. Scendi tra un minuto".

    All'improvviso, il ricordo si dissolse, riportandola al presente quando si rese conto che qualcuno stava salendo le scale. Lasciando cadere il bordo dell'arazzo, si precipitò di nuovo nel passaggio, senza fermarsi finché non fu di nuovo al sicuro negli alloggi del Preside. E con questo, la sua irrequietezza era svanita. Tutto quello che voleva era un bagno caldo, un'occasione per schiarirsi le idee e capire come affrontare le ferite che non si erano mai completamente rimarginate.

    Aprendo i rubinetti, scivolò fuori dai suoi vestiti, entrando in acqua mentre il vapore profumato riempiva il bagno. Chiuse gli occhi con un leggero sospiro, appoggiando la testa contro il bordo della vasca.

    Nel complesso, lei e Severus stavano facendo buoni progressi quando si trattava di abbassare gli scudi. Erano riusciti a superare il quarto anno di Harry e anche se lei non poteva fare a meno delle sue ondate di rabbia, erano stati in grado di parlare di molte cose, risolvendo un problema prima di passare a quello successivo. Ovviamente, alcuni incidenti erano più facili da affrontare rispetto ad altri – aveva scelto di dormire sul divano una notte a causa dell'"Incidente Polisucco", furiosa con Severus per aver accusato Harry di furto e minacciato di far scivolare il Veritaserum nel suo succo di zucca.

    I suoi tentativi di spiegarsi non lo avevano portato da nessuna parte – solo quando si era svegliata per trovare i suoi ricordi che l'aspettavano nel Pensatoio aveva capito perché si era comportato in quel modo. Non sapeva che Harry e i suoi amici avevano rubato gli stessi ingredienti in passato, né si aspettava il genuino rimpianto che Severus aveva provato quando aveva saputo dell'innocenza di suo figlio.

    Oltre a ciò, stava iniziando a percepire un cambiamento in lui, il risultato di vedere così tanti di quegli incidenti attraverso i suoi occhi piuttosto che con i suoi. La sua voce stava iniziando a perdere quel tono duro ogni volta che parlava di Harry, i commenti sprezzanti stavano lasciando il posto a un'accettazione riluttante. Aveva persino iniziato a usare il nome di Harry più spesso invece di riferirsi a lui come "Potter" o "Il ragazzo".

    Era meraviglioso, ovviamente, ma c'erano così tanti altri problemi di cui non avevano mai parlato. I loro anni di scuola, quel terribile litigio... il motivo per cui aveva scelto di rompere con lui e, naturalmente, le ragioni per cui era finita con James. Severus sembrava contento di evitare l'argomento, mettendo in chiaro che non la biasimava per niente. Ma ora più che mai, c'erano cose che aveva bisogno di dire, ricordi che l'avrebbero sempre perseguitata finché li avesse tenuti per sé.

    E lui? Non meritava di sapere la verità? Tutto ciò che aveva davvero erano le sue stesse ipotesi e considerando quanto poco si stimava...

    Sì, sicuramente una conversazione che avevano bisogno di avere. Forse anche quella notte, anche se non c'era modo di sapere di che umore sarebbe stato al suo ritorno. Halloween non era mai stato facile per lui – in passato, trascorreva la giornata in un silenzio meditabondo, desideroso di ritirarsi nell'intimità dei sotterranei così da poter affogare i suoi dolori in una bottiglia di Firewiskey.

    Quell'anno era diverso, ovviamente, ma ciò non significava che non fosse influenzato dall'anniversario. Vedere il suo corpo senza vita a Godric's Hollow, credere di essere morta per così tanti anni? Quelle cicatrici sarebbero sempre state una parte di lui, cosa che aveva realizzato quella mattina quando l'aveva svegliata con un sussurro urgente. Il modo in cui aveva fatto l'amore con lei... intensamente, quasi disperatamente, tenendola così stretta che riusciva a malapena a respirare. Solo quando lei aveva protestato, si era rilassato un po', sussurrandole delle scuse all'orecchio mentre le sue spinte frenetiche avevano lasciato il posto a un ritmo più calmo. Ma lei l'aveva ancora sentita, una nuda vulnerabilità che non aveva mai percepito in lui prima, una singola lacrima che gli sfuggì con la coda dell'occhio mentre si liberava dentro di lei.

    "Devo andare al lavoro" aveva mormorato non appena aveva finito, districandosi dalle sue braccia mentre cercava i suoi vestiti. Una doccia veloce ed era tornato in camera da letto completamente vestito, l'espressione stoica.

    "Stai bene?".

    "Bene" aveva detto casualmente, chinandosi per salutarla con un bacio "Ci vediamo stasera".

    Tornando al presente, Lily uscì dalla vasca, asciugandosi prima di guardarsi allo specchio. No, non poteva prevedere di che umore sarebbe stato, ma in ogni caso, intendeva rendere la serata il più piacevole possibile per lui.

    Prendendo un paio di asciugamani, li trasfigurò in un set di biancheria intima realizzato in pizzo trasparente e delicato. Lo indossò, ammirando il suo lavoro prima di afferrare un terzo asciugamano, che si trasformò in un vestito rosa pallido. Niente di troppo elegante, anche se sottolineava la sua figura, la scollatura a forma di cuore che scendeva in basso per esporre i rigonfiamenti dei suoi seni.

    Soddisfatta, si pettinò i capelli fino a farli brillare, lasciandoli sciolti sulle spalle. Un tocco di profumo, del trucco semplice per far risaltare lo scintillio dei suoi occhi e il colore delle sue guance e poi terminò, scrutando il suo riflesso un'ultima volta prima di dirigersi nello studio ad aspettare.

    "Sei adorabile" disse Severus, guardando Lily con apprezzamento.

    "Grazie".

    Aveva scelto di indossare abiti Babbani, un vestito molto carino che metteva in risalto le sue curve e le sue gambe lunghe e ben fatte. Ma era la scollatura che gli piaceva di più, i suoi occhi indugiarono sulla deliziosa vista mentre lei si chinava in avanti per afferrare una fetta di pane. In effetti, solo la vista di lei era abbastanza eccitante, ma la realizzazione che doveva essersi vestita in quel modo per compiacerlo? Era tutto quello che poteva fare per non spingere da parte i piatti e prenderla proprio lì sul tavolo.

    ’Non essere ridicolo’ si disse, schiarendosi la gola mentre prendeva la bottiglia di vino "Un altro po’?".

    "Grazie".

    Il pasto aveva avuto un prezzo, costringendolo a sopportare uno degli odiosi interrogatori di Silente. Ma per una volta aveva voluto portarle una cena adeguata, non solo panini o qualunque cosa gli elfi domestici potessero racimolare. Aveva ordinato il cibo in anticipo, ricordando i suoi piatti preferiti poiché aveva chiesto pollo al forno alle erbe e verdure fresche, patate condite con formaggio, una pagnotta di pane appena sfornato e una crostata di melassa per dessert. Aveva finito il tutto con un paio di bottiglie di vino fatto dagli elfi, riuscendo a malapena a portare tutto mentre si dirigeva verso i suoi alloggi.

    "Così tanto cibo, Severus, eppure non sembri mai prendere un grammo".

    Roteando gli occhi, allontanò il ricordo, riempiendo il bicchiere di Lily fino all'orlo "Cosa hai fatto oggi?".

    "Ho fatto un bagno, ho letto un po'".

    "E cosa hai letto?".

    Lei scrollò le spalle "Un libro sulla Trasfigurazione, un altro sugli Incantesimi. Solo alcune cose che sto ancora cercando di rispolverare. E poi..." s'interruppe, i suoi occhi che guizzavano al libro che giaceva aperto sul divano.

    "È quello che ti ho portato?".

    "Sì" disse, il suo viso assunse un'espressione malinconica.

    "Sono passate solo poche settimane" disse piano "Queste cose richiedono tempo".

    "Lo so" posò la forchetta, emettendo un profondo sospiro "Sembra solo che sarebbe dovuto succedere ormai. Voglio dire, la prima volta, non ero nemmeno...".

    "Non eri cosa?".

    "Non importa".

    Scosse la testa, lanciandole uno sguardo esasperato "Lily, sono abbastanza consapevole che sei rimasta incinta prima. Non c'è bisogno di evitarlo come se fosse un argomento proibito. Cosa stavi per dire?".

    "Che non ci stavo nemmeno provando. È stato un incidente. Beh, non è il modo migliore per dirlo, ma...".

    "Interessante. Ho sempre pensato...".

    "Pensavi che fosse stato pianificato? Oh, no" rise, portando il bicchiere alle labbra "Non fraintendermi: volevo Harry. Più di ogni altra cosa al mondo una volta che mi sono abituata all'idea. Ma non avevo mai avuto intenzione di mettere su famiglia così presto".

    Una famiglia. Con James Potter. Severus provò una fitta di gelosia, anche se fece del suo meglio per ignorarla. Sapeva che l'argomento sarebbe saltato fuori prima o poi, soprattutto ora che stavano cercando di avere un figlio. Era naturale per Lily riferirsi alla sua esperienza precedente, cercare risposte lì. Ma il pensiero del dannato James Potter...

    All'improvviso, mise a tacere la voce insidiosa, deciso a lasciarla nel passato a cui apparteneva.

    "Posso averne ancora?".

    "Sì, certo" disse, versandole altro vino prima di riempire il proprio bicchiere "Comunque, non credo che abbia a che fare con il provare o non provare. Solo una questione di tempismo".

    "Ma lo abbiamo fatto ogni giorno. È molto più di quello che io e James..." farfugliò, lanciandogli uno sguardo inorridito "Quello che voglio dire è che non era... non facevamo... Cazzo".

    Improvvisamente, Severus notò che le sue guance erano arrossate, i suoi occhi un po' troppo luminosi. A quel punto era a metà del suo terzo bicchiere, versandolo un po' sul tavolo mentre lo posava.

    "Lily" disse, le labbra che si contraevano "Credo che tu sia ubriaca".

    "Non lo sono. Mi ci vogliono almeno quattro bicchieri prima ancora di iniziare ad essere...".

    "Quanto tempo è passato dall'ultima volta che hai bevuto?".

    Alzò una mano, contando sulle dita prima di arrendersi, emettendo un sospiro esagerato "Capodanno 1981".

    Incapace di trattenersi, sbuffò "Quasi due decenni? Sì, decisamente ubriaca. Non che io abbia qualche lamentela, intendiamoci. Se ricordo bene, sei sempre stata piuttosto divertente in questo stato".

    "Come quella volta che abbiamo rubato la birra a mio padre?".

    Annuì, ridacchiando al ricordo.

    "Quanti anni avevamo? Non ricordo".

    "14. Era l'estate prima del quarto anno, il periodo in cui stavamo fuori tutta la notte. Ancora non so come hai fatto senza essere scoperta".

    Lei ridacchiò "Vuoi sapere la verità?".

    "Disperatamente".

    "Ho confuso Petunia. Le ho fatto dire ai nostri genitori che stavo a casa di un’amica".

    "E ha funzionato?".

    "Certo che sì. Non si sarebbero mai aspettati che lei mentisse per me".

    "Ottimo punto. E la birra?".

    Un'altra risatina "Terribile, lo so, ma ho fatto dire a Petunia che l’aveva bevuta lei".

    Severus rise apertamente a quello, un evento raro che era sorprendentemente bello "Beh, non più di quanto si meritasse. Piccola megera insopportabile".

    "Sapendo quello che so ora, dovrei essere d'accordo" disse, la sua espressione che diventava seria "Mi mancano".

    "Chi?" lui si accigliò, sconvolto dal brusco cambio di argomento "I tuoi genitori?".

    Lei annuì.

    "Non ti biasimo. Erano brave persone".

    "Sai cosa gli è successo?".

    "No. Ho trovato i loro necrologi una volta, ma la causa della morte non era menzionata. Avevo intenzione di indagare ulteriormente, solo che non ho mai trovato l'opportunità di farlo".

    Esitò, bevendo un lungo sorso prima di allungare il bicchiere per un altro giro. Ne aveva già bevuto troppo, naturalmente, ma non sembrava proprio il momento di parlarne. In silenzio, glielo versò, aspettando pazientemente che parlasse.

    "Mamma è morta in un incidente d'auto. Primavera del settimo anno" si fermò, emettendo un respiro tremante "Hanno detto che era rimasta uccisa all'istante, quindi almeno non aveva sofferto, ma io... ero devastata. Quando sono tornata a casa per il funerale, papà era un disastro. Anche peggio di me. Volevo stare con lui, ma insistette perché tornassi a scuola. Se avessi saputo…”.

    "Sapere cosa?" suggerì, la sua voce gentile.

    "Aveva una specie di... Si è consumato. Sono tornata a Hogwarts per tre mesi e quando sono ritornata a casa, nemmeno lo riconoscevo. Aveva perso così tanto peso, aveva smesso di mangiare, dormiva a malapena. Continuava a prendere queste pillole che il dottore gli aveva prescritto. E poi una notte... beh, deve averne prese troppe. Sono andata a controllarlo la mattina dopo, e...".

    "Va tutto bene" la interruppe mentre le lacrime nei suoi occhi si riversavano sul suo viso "Non devi dirmi il resto".

    Lei annuì, tirando su col naso "Ecco tutto, ora lo sai".

    "So cosa?".

    "Perché mi sono sposata così in fretta. Ero spaventata e triste e non volevo essere sola. Non c'erano molti soldi rimasti dopo aver pagato due funerali e... beh, non potevo sopportare l'idea di rimanere in quella casa. Quindi, quando James si è offerto...”.

    "Capisco" disse piano.

    "Oltre a tutto il resto, c'era una guerra in corso. Sì, volevo combattere, ma allo stesso tempo volevo sentirmi al sicuro. La dice lunga sul coraggio dei Grifondoro, eh?".

    "Al contrario" disse, arrivando ad inginocchiarsi accanto alla sua sedia "Penso che tu sia molto coraggiosa. Hai visto una possibilità e l'hai colta, tu..." si interruppe, non sapendo cosa dire. Questo era un altro cambiamento nella sua percezione, dal momento che aveva sempre pensato che Lily avesse sposato Potter perché era follemente innamorata di lui. E pensare che lo aveva fatto per ragioni pratiche...

    Beh, per molti versi, aveva più senso.

    Naturalmente, aveva scelto di credere alla versione da favola. Era stato facile farlo quando era stato accecato dalla gelosia, ancora sconcertato dalla perdita di lei. Ma in fondo... sì, doveva ammettere che aveva sempre sentito qualcosa di strano in quella versione. Forse perché conosceva Lily, l'aveva conosciuta meglio di chiunque altro. Impulsiva, sì, ma fieramente indipendente, piena di speranze e sogni che di certo non avevano incluso il matrimonio appena finita la scuola. E con Potter, tra tutte le persone? Era difficile immaginare come potesse essere passata dall'odio abietto alla felicità coniugale in pochi anni.

    Ovviamente, non gliel'aveva mai chiesto direttamente, per paura di quale potesse essere la sua risposta. Non aveva voluto sentirle dire che Potter era stato l'amore della sua vita, dimostrando che lui non sarebbe mai stato all'altezza. Ma alla luce di quello che aveva appena detto...

    Beh, forse era ora di affrontare i suoi demoni.

    "Lily" disse, attento a mantenere la sua espressione vuota "Dimmi il resto".

    "Di James?" I suoi occhi si spalancarono.

    "Sì. Dimmi tutto".


    Continua…
     
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    Capitolo 55 - Zittire i demoni



    "James?" Lily esitò, lanciando a Severus un'occhiata diffidente mentre si inginocchiava accanto alla sua sedia "Non saprei da dove cominciare".

    "All'inizio?" lui suggerì "Sembra un inizio logico".

    "Ok, ma la maggior parte lo sai già. Non mi è mai piaciuto. Ho pensato che fosse scortese, presuntuoso, immaturo...".

    "Credo che 'arrogante idiota’ sia la frase che hai usato".

    "Beh, lo era! Il modo in cui si pavoneggiava come un dannato pavone, pensando di essere migliore di tutti gli altri. Vantandosi ancora e ancora e...".

    "Comportandosi come una merda assoluta" la interruppe alzando un sopracciglio "Sì, lo so. Ecco perché...".

    "Perché non capisci come potrebbero essere cambiati i miei sentimenti?".

    Lui annuì, sollevato che lei non lo avesse costretto a dirlo.

    "A dire il vero, non lo capisco nemmeno io. Non del tutto. All'epoca aveva senso, ma ora...".

    "Lo amavi" Severus disse, poi chiuse la bocca, chiedendosi da dove fossero venute quelle maledette parole. Non c'erano limiti a quello stato d'animo masochistico che lo aveva preso per la gola?

    "Non è così semplice".

    "Non lo è, vero?".

    "No. Quando mi hai chiamata Mezzosangue..." Lily fece una pausa, lanciandogli un'occhiata di scusa quando lo vide sussultare "Beh, immagino che sia iniziato prima. Quando litigavamo tutto il tempo, quando hai iniziato a uscire con quei...".

    "Futuri Mangiamorte".

    Lei annuì "Quelle erano le persone che volevano farmi del male, Severus. Forse non potevi vederlo in quel momento, ma...".

    "Non volevo vederlo" disse piano.

    "A me era sembrato un tradimento. Una minaccia costante. E James e Sirius... Sì, erano arroganti. Odiavo le cose che facevano, specialmente quando prendevano in giro te. Ma poi li sentivo parlare nella Sala Comune... volevano lottare per ciò che era giusto, per proteggere le persone come me. Non lo so... ho iniziato a vederli sotto una luce diversa. Ma non volevo scegliere, pensavo che forse...".

    "Io ho forzato il problema, vero?".

    "Lo avete fatto entrambi".

    "Come?" lui chiese, anche se sapeva che la risposta gli avrebbe fatto male da morire.

    "Quel giorno, sai... quando ho visto cosa ti stava facendo James. Ero furiosa, io...".

    "Hai pensato che fosse divertente" la interruppe, rifiutandosi di incontrare i suoi occhi.

    "Cosa?! Non è vero!".

    Non avrebbe voluto parlarne, ma ora che l'aveva fatto, sembrava non riuscisse a trattenersi "È vero. Ti ho vista, Lily. Avevo passato anni a memorizzare ogni espressione del tuo volto. Credi che non sapessi che aspetto avevi quando stavi per ridere? Sono rimasto piuttosto colpito dal fatto che fossi riuscita trattenerti, davvero".

    Ci fu un brusco respiro, seguito da un lungo silenzio. Quando finalmente lei parlò di nuovo, la sua voce mortalmente calma "Sì, mi sono trattenuta. Sai perché?".

    "Perchè?".

    "Perché avevo fatto la mia scelta. Certo, avrei potuto esitare per un secondo, ma avevo scelto te. Ero pronta a dire a tutti loro di andare all'inferno, finché tu...".

    "Ho detto qualcosa di stupido. Perché ero imbarazzato. Umiliato. Non sapevo nemmeno cosa cazzo stessi dicendo finché le parole non erano già uscite dalla mia bocca. Ma non le intendevo, né allora né mai. Non l’avrei mai detto...”.

    "Questa è stata la parte che mi ha spaventata di più".

    "Che cosa?" lui si accigliò.

    "Sapevo che non l'avresti mai detto apposta. Questo è ciò che ha peggiorato le cose. Rendermi conto che quel modo di pensare ti aveva contagiato così tanto che non era stata nemmeno una scelta consapevole".

    Si fermò, riflettendoci per un momento "Suppongo di poter capire perché ti saresti sentita in quel modo. Ma per me eri diversa. Sei sempre stata l'eccezione. Non puoi immaginare quanto fossi inorridito quando...".

    "Ho dimostrato che non lo ero?".

    "Sì" disse con riluttanza "Anche se non potevo vederlo in quel momento".

    Gli toccò la testa per un attimo prima di allontanare la mano, allungandola per prendere il vino "Me ne sono sempre pentita, sai. Di aver messo fine alla nostra amicizia in quel modo".

    Lui emise una risata amara "Non è che ti ho dato molta scelta".

    "Sì, ma non potevo fare a meno di pensare che se ti avessi dato un'altra possibilità, se mi fossi sforzata di più, forse le cose sarebbero andate diversamente. Mi sono sempre chiesta...".

    Emettendo un profondo sospiro, si lasciò cadere finché non fu seduto per terra, aspettando che lei lo raggiungesse prima che parlasse di nuovo "Temo di non poter rispondere a questa domanda. Non più di quanto tu possa fare. Vorrei dirti che avresti potuto farmi cambiare idea, avresti potuto mostrarmi l'errore delle mie scelte. E forse è vero, ma è altrettanto probabile che non avrebbe fatto alcuna differenza. Diavolo, sarebbe potuta finire anche peggio".

    "Forse" Lily disse, rivolgendogli un sorriso triste.

    "Capisco cosa vuol dire chiederselo, però. Non sai quante volte mi sono chiesto cosa sarebbe successo se non avessi mai detto quella parola, se avessi solo tenuto la bocca chiusa. Non ti avevo dato tanti motivi per odiarmi…”.

    Scosse la testa con veemenza "Non ti ho mai odiato, Severus. Mai. Sono rimasta deluso da te. Furiosa. Con il cuore a pezzi. Ma non ho mai...".

    "Veramente?".

    "Sì" lei disse, emettendo uno strano suono che era a metà tra uno sbuffare e una risata "Oh, non fraintendermi. Volevo odiarti. Avrebbe reso le cose molto più facili, credimi. Ma non ci sono mai riuscito. Perderti è stata una delle cose più dolorose che abbia mai dovuto affrontare".

    "Mi dispiace" lui disse piano "Non ne valeva la pena".

    "Sì, tu ne valevi la pena. Penso che quella sia stata la parte peggiore di tutte. Voglio dire, non ti sei mai reso conto di quanto tenessi a te. Solo... sapevo che ti stavo perdendo e non potevo continuare a combattere... non potevo... mi dispiace".

    La prese tra le sue braccia, gli occhi che lacrimavano mentre lei piangeva contro la sua spalla "Non scusarti" Severus mormorò, con più gentilezza di quanto avesse mai saputo di essere capace "Non è colpa tua. Non lo è mai stata".

    "Allora di chi è la colpa?" chiese, le sue parole soffocate "Se stai per dirmi che era colpa tua...".

    "In parte" lui ammise "Ma la verità è che entrambi eravamo troppo giovani per sapere cosa diavolo stavamo facendo. Combina questo con le rivalità tra le case e una guerra incombente, manipolazioni provenienti da tutte le parti e... beh, forse è sciocco per entrambi dare la colpa a noi stessi".

    Ovviamente, lei non ci credeva del tutto. Non aveva mai scusato le sue azioni e non aveva intenzione di iniziare adesso. Ma doveva riconoscere che c'era del merito in quello che lui aveva detto e, cosa più importante, che era esattamente quello che lei aveva bisogno di sentire. Non sarebbe mai stata in grado di lasciar andare la sua colpa se avesse pensato di farlo a sue spese.

    "Forse hai ragione" disse, suonando un po' più sicura "Comunque, non possiamo cambiare le cose ora, no? Tutto quello che possiamo fare è imparare dai nostri errori".

    "Vero".

    "Severus?".

    "Sì?".

    "Vuoi ancora che ti dica il resto?".

    "Se lo desideri" disse.

    "Non sono andata a correre dritta da James, sai. Mi ci è voluto molto tempo per perdonarlo per il modo in cui ti aveva trattato. E anche allora, l'unico motivo per cui l'ho fatto era per... Beh, era per solitudine, suppongo. Non voglio chiamarlo un rimpiazzo, ma...".

    "Rimpiazzo?" disse bruscamente.

    "Beh, sì" lei scrollò le spalle "Avevo perso il mio migliore amico, il che era già abbastanza brutto, ma per di più perdere il primo ragazzo per cui avevo provato qualcosa?".

    "Tu..." si interruppe, cercando di ricordare come respirare "Avevi dei sentimenti per me?".

    "Sì. All'epoca non li capivo completamente, ma era così. Questo era un altro motivo per cui mi faceva così male... quello che aveva detto, sai. Mi sono resa conto che non avresti mai potuto stare con una come me. Innamorarmi di te poteva solo significare che mi si sarebbe spezzato il cuore. Ho dovuto tagliarti fuori, ho dovuto mettere una distanza tra noi, io...".

    "Innamorarti?" fece eco, sentendosi stordito.

    "Beh, non so se fossi già a quel punto, ma... sì, ero diretta in quella direzione".

    "Cazzo".

    "Mi dispiace" lei alzò la testa, i suoi occhi gli ricordarono i trifogli umidi quando incontrarono i suoi "Forse non avrei dovuto dirtelo".

    "No" disse, con voce soffocata "Sono contento che tu l'abbia fatto".

    Da una parte, aveva ragione. Era straordinariamente doloroso rendersi conto che avrebbe potuto avere una possibilità con lei, la possibilità che tanto dolore potesse essere evitato. Ma poi di nuovo, le sue parole raggiunsero il ragazzo goffo che esisteva ancora dentro di lui, quello che aveva passato tutta la sua vita sentendosi come se non potesse mai essere all'altezza. Sapere che Lily lo amava adesso era una cosa... ma rendersi conto che era stata attratta da lui anche allora, molto prima che lui avesse fatto una dannata cosa per riscattarsi ai suoi occhi?

    "Stai bene?" lei sussurrò.

    "Sì".

    "Posso fermarmi, se vuoi".

    "No" disse, scuotendo la testa "Per favore, continua".

    "Va bene, allora. Beh, James è stato gentile con me. È così semplice. Anche persistente. È cresciuto un po', ha perso un po' della sua spavalderia e ho iniziato a esaurire le ragioni per rifiutarlo. Ci stava davvero provando e io... volevo solo essere felice".

    "E lo sei stata?".

    "In qualche modo" emise un profondo sospiro, posando di nuovo la testa sulla sua spalla "Ha reso tutto così facile, come se non dovessi preoccuparmi di...".

    Incapace di trattenersi, Severus sbuffò "Beh, è sempre stato un po' un sempliciotto".

    "Severus!".

    "Scusa".

    "Non hai torto, però. Non del tutto. Voglio dire, James era molto intelligente in qualche modo. Bravo con la magia. Ma emotivamente parlando... beh sì, era semplice. Non ho mai dovuto sforzarmi per capirlo, io...".

    "Non come hai fatto con me".

    Lei annuì "Per favore, non prenderla nel modo sbagliato. Non sto dicendo che uno fosse migliore dell'altro, solo in quel momento...".

    "Avevi bisogno di una pausa?".

    "Esattamente. Come lo sapevi?".

    Sorrise "Complessità emotiva. Rende ragionevolmente percettivi".

    "Suppongo che sia tutto, davvero. James non era affatto percettivo. Non quando riguardavano i miei sentimenti. Suona strano, lo so, ma mi piaceva questo di lui. Non volevo permettere a nessuno di avvicinarsi troppo e lui ha reso tutto molto facile. Prendeva tutto alla lettera, non ha mai fatto molte domande. E dato che i suoi amici erano sempre in giro, non ho mai dovuto...".

    "Quindi quello che stai dicendo è che non ti ha mai sfidato?".

    "Non proprio".

    "Suona terribilmente noioso".

    Esitò, lasciando passare quel commento "Lo amavo, Severus. Non ho intenzione di mentire su questo. Ma non...".

    "Non cosa?" suggerì, trattenendo il respiro.

    "Non nel modo in cui amavo te. Quello che provo per te va molto più in profondità di qualsiasi cosa io abbia mai provato per lui. É sempre stato così. Molto più intenso. Ecco perché sono scappata, immagino... non ero pronta per essere vulnerabile, soprattutto quando sentivo già di perderti. Ho scelto James perché potevo stare con lui senza rischiare così tanto. Certo, non me ne rendevo conto in quel momento, ma...".

    Si fermò mentre lui emetteva un suono soffocato, nascondendo il viso tra le mani.

    "Severus? Dio, mi dispiace. Non intendevo...".

    "Dannazione, donna" riuscì a farfugliare "Di tutte le cose per cui scusarsi...".

    Lo avvolse tra le braccia, tenendolo stretto mentre le sue spalle iniziavano a tremare. Per quanto cercasse di trattenersi, non poteva trattenersi, inzuppandole la pelle con le lacrime. Avrebbero potuto essere lacrime amare, dolore per tutte le possibilità che gli erano state tolte davanti al naso tanti anni prima. Ma questo, almeno, non era colpa sua. Non era stata pronta. Forse non lo era mai stata, anche se ovviamente non se ne era reso conto in quel momento.

    No... doveva ammettere che era meglio così, che non avrebbe mai funzionato se fosse successo troppo presto. Strano, ma era stata la separazione a unirli, anni di negazione, la loro unica speranza di riconoscere la verità. E adesso…

    "Lily, io..." ma non riuscì a dirle cosa c'era nel suo cuore, sentendosi come se le parole lo stessero soffocando mentre si allungava per prendere un'altra bottiglia di vino. Aprì il tappo, senza preoccuparsi di un bicchiere mentre se la portava alle labbra.

    "Posso averne un po’?".

    Sentendosi leggermente più composto, inarcò un sopracciglio "Non pensi di averne avuto abbastanza?".

    "No. Sto cominciando a smaltire la sbornia".

    "Mi sembra giusto" le passò la bottiglia, guardandola mentre beveva un lungo sorso prima che gliela restituisse.

    Poco dopo, erano sdraiati sul pavimento con una bottiglia vuota distesa accanto a loro, le braccia e le gambe di lei pesantemente drappeggiate sulle sue mentre armeggiava con i bottoni della sua camicia. Non si sentiva troppo coordinato, tirando goffamente le cinghie del suo vestito prima di rinunciarvi e facendo scivolare invece una mano sulla sua coscia.

    Si chinò, sollevando la gonna per dargli uno sguardo allettante di biancheria intima di pizzo.

    "Li ho trasfigurati io stessa" gli disse, con voce leggermente tremante "Ti piace?".

    "Molto" fece scorrere le dita sul tessuto, annuendo in segno di approvazione.

    "Bene. Adesso toglili".

    Fermandosi, la guardò, tentando un'espressione severa "Sembra un ordine".

    "Lo è" disse dolcemente.

    "Bene, allora" sussurrò, facendo scivolare le dita sotto la cintola di lei e facendo scivolare il pizzo sulle sue gambe "Suppongo di non avere altra scelta che obbedire".

    "Mmmm…".

    "Cos'altro vorresti che facessi?".

    "Toccami".

    Fece un respiro affannoso, eccitato oltre ogni immaginazione dal gioco che stavano facendo "Dove?".

    "Lo sai..." arrossendo leggermente, sollevò i fianchi, muovendoli appena.

    "Capisco".

    Delicatamente, le aprì le cosce, facendo scivolare una mano tra di esse. Strofinandola lentamente all'inizio, tenendo gli occhi fissi su di lei, assaporando il suono dei suoi gemiti morbidi mentre aumentava gradualmente l'attrito.

    "Così?".

    "Ehm...".

    A quel punto, non ce la fece più, la sua erezione era così rigida contro i suoi pantaloni che era quasi dolorosa. Si chinò per slacciarli, gemendo di sollievo quando finalmente riuscì a liberarsi. Riprendendo le sue attenzioni, la penetrò con le dita, rispondendo ai suoi segnali senza parole finché, alla fine, emise un sussulto acuto, il suo corpo tremante di soddisfazione.

    "E adesso?" mormorò, alzando lo sguardo per ammirare la sua espressione beata.

    "Quello che vuoi".

    "Quello che voglio?".

    "Sì" disse, aprendo gli occhi per guardarlo "Quello che vuoi”.

    Se fosse stato di umore diverso, quel suggerimento avrebbe evocato ogni sorta di idee malvagie. Così com'era, aveva solo bisogno di starle vicino, mezzo ubriaco e ancora vacillante per le sue sbalorditive rivelazioni.

    "Girati" le sussurrò all'orecchio "Dalla tua parte".

    Si premette contro di lei da dietro, avvolgendola con un braccio intorno ai fianchi mentre la cullava contro il suo petto. Trattenendo il respiro, si adagiò dentro di lei, prendendosi un momento per assaporare il suo delizioso calore prima di iniziare a muoversi. Lentamente, delicatamente, la mano che si muoveva irrequieta sul suo corpo mentre lui le accarezzava il fianco, le cosce, pizzicando i bottoni sul davanti del suo vestito finché alla fine li aprì. Carne morbida e calda che gli riempiva il palmo, il suo dolce respiro gli solleticava la guancia mentre girava la testa, sbirciandolo da sopra la spalla.

    "Baciami".

    Emettendo un gemito soffocato, le coprì la bocca con la sua, ingoiando i suoi gemiti mentre i suoi fianchi prendevano slancio. Sempre più veloce, più forte, finché non si costrinse a rallentare, determinato a farla durare il più a lungo possibile. Si concentrò invece su di lei, facendo scivolare la mano verso il basso per scavare tra le sue cosce mentre continuava a muoversi con un ritmo regolare.
    Sussultò per qualcosa di incomprensibile quando iniziò ad accarezzarla, le sue dita che si muovevano in pigri cerchi mentre la sentiva iniziare a tremare. Solo quando sentì che era sull'orlo del baratro, si lasciò andare, spingendosi dentro di lei molto più profondamente mentre le premeva il clitoride tra le dita.

    I risultati furono magnifici, il suo nome emerse come un singhiozzo impotente mentre il suo corpo si stringeva intorno a lui. Un grido e poi un altro, finché alla fine si rilassò contro il suo petto con un lieve mormorio di contentezza. Soddisfatto della sua prestazione, si permise di perdere il controllo, una rapida successione di spinte frenetiche seguite da un gemito tremante.

    E poi ci fu solo silenzio, caldo e sereno, Lily che si rannicchiava contro di lui mentre intrecciava le sue dita con le sue. Vagamente, gli venne in mente che avrebbero dovuto muoversi, che dormire per terra sarebbe stato ridicolo quando la camera da letto era proprio accanto. Ma il tappeto era morbido e spesso, più comodo di qualsiasi letto potesse immaginare mentre i suoi occhi si chiudevano per la stanchezza.

    Dopo un momento, li costrinse ad aprirsi di nuovo, facendo un ultimo, valoroso tentativo di rimanere sveglio. Ma poi sentì il continuo salire e scendere della sua schiena contro il suo petto, alzando la testa per confermare ciò che già sapeva.

    Era profondamente addormentata.

    Detto questo, rinunciò alla lotta, seppellendo il viso tra i suoi capelli mentre si univa a lei nel mondo dei sogni.




    "Cazzo" mormorò, resistendo all'impulso di sdraiarsi mentre si prendeva la testa tra le mani. La pacifica oscurità era svanita, sostituita da un mondo di sensazioni dolorose... luce solare abbagliante che filtrava attraverso la finestra, uno sgradevole ribollimento alla bocca del suo stomaco e... porca miseria! Rilasciò la presa sul cranio, stringendosi invece l'avambraccio.

    Perché diavolo era convocato a metà mattina? Il Signore Oscuro non sapeva che aveva un lavoro da fare? Ebbene no, era sabato, no? Merda.

    Alzandosi in piedi, si affrettò in bagno, frugando sotto il lavandino finché non trovò quello che stava cercando. Un sorso di soluzione per i postumi di una sbornia seguito da una doccia calda e cominciò a sentirsi meglio, vestendosi mentre tornava nello studio.

    "Lily? Lily, svegliati".

    Lei si svegliò con un gemito di sofferenza, aprendo un occhio per fissarlo in modo torvo "Devi parlare così forte?".

    "Ecco, prendi un po' di questo" posò la fiala sul pavimento accanto a lei, poi si sedette sul divano per infilarsi gli stivali. E poi ritirò la bacchetta, portandola alla tempia e lasciando cadere un ricordo dopo l'altro nel Pensatoio.

    "Cosa sta succedendo?".

    "Sono stato convocato”.

    "Oh, no. Adesso?".

    "Temo di sì".

    "Ma di solito non...".

    "No" disse, emettendo un profondo sospiro "No, non lo fa".

    Lily si mise a sedere, premendosi una mano sulla bocca "Harry... oh Dio, non credi...".

    Sì, era esattamente quello che stava pensando, ma dannazione se avesse intenzione di dirglielo "Non lo so. Probabilmente no, ma..." si zittì, sibilando tra i denti serrati mentre il bruciore aumentava. Rapidamente, aggiunse qualche altro ricordo al catino, poi si alzò in piedi e si diresse verso la porta. Lei era già lì ad aspettarlo, avvolgendogli le braccia intorno al collo mentre gli dava un bacio veloce e feroce.

    "Tutte quelle cose che ho detto ieri sera...".

    "Sì?" disse, poi trattenne il respiro.

    "Volevo solo che tu sapessi che mi riferivo a loro. Ora che sono sobria, lo sai".

    E con ciò, la preoccupazione persistente che non aveva nemmeno avuto il tempo di riconoscere fu messa a tacere. Sorrise, cosa che sembrava una cosa strana da fare date le circostanze, la sua carne si sentiva come se stesse per prendere fuoco mentre il Signore Oscuro continuava con le sue incessanti richieste. Eppure, in qualche modo, era esattamente ciò di cui aveva bisogno, un lampo di pura gioia in mezzo al tumulto.

    "Lo so" disse piano "E io..." ma non c'era tempo per esprimere adeguatamente i suoi sentimenti, anche se avrebbe potuto trovare un modo per esprimerli a parole.

    "Lo so".

    "Ci vediamo dopo".

    Detto questo, si voltò, sperando da morire di avere ragione.




    Non più di mezz'ora dopo, era di nuovo nel suo ufficio, le spalle che si rilassavano gradualmente mentre finiva una tazza di caffè caldo.

    "Cosa voleva?".

    Si voltò verso il ritratto, poi scrollò le spalle "Niente di importante. Solo un controllo di routine. Penso che sperasse di cogliermi alla sprovvista".

    "E lui?" chiese Silente, alzando un sopracciglio.

    "Sicuramente conosci la risposta a questo".

    "Davvero?" ci fu una pausa pensierosa "Non sono così sicuro".

    Severus si accigliò, lasciandosi cadere sulla sedia "Chiaramente, c'è un punto che vorresti chiarire. Ti dispiacerebbe dirmi di cosa si tratta? Ho cose migliori da fare che...".

    "Sì, sono sicuro che ce le hai. Guarda caso, questo è esattamente ciò di cui volevo discutere. Severus, voglio sapere chi stai nascondendo lì dentro".

    "Te l'ho già detto…".

    "Oh, smettila!" intervenne una voce diversa "Non è certo il primo preside ad avere un'amante. Ti assicuro che non sarà l'ultimo".

    "Grazie, Phineas" disse seccamente Severus "Anche se, come succede, non ho un'amante".

    "Forse è omosessuale" suggerì Dilys, lanciando uno sguardo acuto a Silente "Non sarebbe nemmeno la prima volta per quello".

    Scuotendo la testa, Severus emise un sospiro esasperato. Gli altri ritratti erano diventati molto più loquaci ora che si erano abituati a lui, il che era comodo quando ne aveva bisogno per distrarsi. Ma d'altra parte, potevano essere piuttosto fastidiosi.

    "Ne abbiamo già discusso” disse, riportando la sua attenzione al ritratto di Silente "Ripetutamente. Se ricordo bene, te l'ho anche detto...".

    "Glielo hai detto, l'hai fatto".

    "Sì, Quentin. Grazie. Comunque, il mio punto è...".

    "Severus, sai cosa stiamo affrontando. Meglio di chiunque altro. Capisci cosa ti è richiesto - o almeno, pensavo che lo sapessi. Mi dispiace, ragazzo mio, ma la privacy è un lusso che non hai. Il più piccolo errore da parte tua potrebbe facilmente cambiare l'esito di questa guerra. Certo, io sono qui per guidarti, ma se non ti confidi con me...".

    "Non c'è niente da dire".

    "Mi piacerebbe crederci. Davvero, lo farei. Eppure per settimane ti ho visto portare quantità insolite di cibo nei tuoi alloggi. Proprio la scorsa notte, ti ho visto ordinare un pasto che potrebbe essere descritto solo come una cena romantica. E poi ci sono i biscotti che non ti piacciono, grandi scorte di bustine di tè anche se so per certo che preferisci il caffè. Ma non è solo questo".

    "Davvero?" disse Severus, digrignando i denti "Cos'altro?".

    "I tuoi stati d'animo, per esempio. Il tuo aspetto".

    "Il mio aspetto?".

    Silente annuì "Ti prendi molta più cura di te in questi giorni. Fai la doccia ogni mattina, ti vesti in modo impeccabile...".

    "E quindi?".

    "Deve esserci una ragione".

    Severus era stufo di quegli interrogatori, al punto da essere sul punto di dire la verità. Non tutta, ovviamente – avrebbe preferito morire piuttosto che esporre il segreto di Lily a un uomo di cui aveva poche ragioni di fidarsi. Ma forse, se avesse optato per una versione un po' modificata, sarebbe bastato ad alleviare i sospetti di Silente? Bene, valeva la pena provare.

    "Va bene" disse, emettendo un sospiro esagerato "Sì, sto... vedendo qualcuno. Ma non la tengo qui. Lei è...".

    "Perché il cibo extra?".

    Alzò un sopracciglio "Sicuramente non hai dimenticato che posso Smaterializzarmi da qualsiasi parte del castello che desidero? Non mi ci è voluto molto per capire che includeva anche i miei alloggi. Quando termino la mia giornata, vado a trovare la mia compagna. Le porto qualcosa da mangiare, trascorro un'ora o due in sua compagnia e poi torno ai miei doveri. Non vedo quale sia il problema".

    Silente rimase in silenzio per un lungo momento, scrutando la sua espressione "Quanto le hai detto?".

    "Niente".

    "Niente? Oh, non ci credo. Chiunque sia questa donna, è chiaro che tieni a lei... No, non provare a negarlo. Non potrebbe essere più ovvio, Severus. L'amore è una cosa meravigliosa, ma ci rende vulnerabili. Nessuno lo sa meglio di te. Come puoi essere sicuro che non sia una spia, che non stia alimentando informazioni...".

    "Perché è una Babbana".

    "Capisco" Silente si appoggiò allo schienale della sedia, la sua espressione imperscrutabile "Sì, suppongo che sarebbe la scelta più sicura. Ma se qualcuno dall'altra parte lo scoprisse...".

    "Il Signore Oscuro lo sa".

    "Davvero? Interessante. Non credo che approvi simili intrighi".

    "Al contrario. Non ha problemi con i Babbani usati per... scopi carnali, a patto che non facciamo figli con loro. Anzi, mi loda per le mie azioni, credendo che sia molto più brutale di quanto sia. Sono sicuro che non devo dirti che sono perfettamente in grado di sfoderare un tale inganno. La posizione in cui mi hai messo con gli studenti ne è la prova".

    "Allora perché tenerlo segreto?" disse Silente, cambiando tattica "Se questo accordo è innocuo come affermi, perché darsi così tanto disturbo per nasconderlo? Ti vergogni di essere coinvolto con una Babbana?".

    "No. Semplicemente preferisco mantenere la mia vita privata, privata. Considerando da quanto tempo mi conosci, questo non dovrebbe sorprenderti".

    "Forse no. Tuttavia, questo rende un altro punto interessante. Ti conosco da un po' di tempo, come hai sottolineato. Quasi tutta la tua vita. Ed è così che sono certo che hai sempre amato solo una donna, che sei rimasto fedele alla sua memoria. Lodevole".

    "Cosa…" disse Severus, nascondendo la testa tra le mani "Vuoi dire?".

    "Solo che sembra fuori luogo per te dare così tanto di te a un’altra persona. Non è stato nemmeno un anno fa che eri qui, proprio in questo ufficio, a scegliere il tuo Patronus. Una cerva adorabile, mi ricordo, anche se hai sviluppato sentimenti per un’altra persona…”.

    "Non ho mai detto di essere innamorato della Babbana. Hai dato per scontato...".

    "Sulla base di una discreta quantità di prove, te lo assicuro. Tuttavia, c'è un modo semplice per risolvere la questione. Mostrami il tuo Patronus".

    Severus si bloccò "No".

    "Perchè no?".

    Perchè no? Perché, naturalmente, avrebbe dimostrato che era sempre innamorato della stessa donna. Avrebbe chiarito che il suo cambiamento di umore non aveva nulla a che fare con un intreccio amoroso con una Babbana. E davvero, Silente aveva ragione: era stato incurante del suo comportamento, almeno entro i confini di quell’ufficio. Il solo fatto che dovesse apparire ragionevolmente soddisfatto quando usciva dai suoi alloggi la mattina era sufficiente a destare sospetti.

    Ma questo non spiegava perché Silente fosse così interessato a vedere il suo Patronus. Solo per dimostrare che provava qualcosa per qualcun altro? No, non era così semplice. C'era una strana luce negli occhi del vecchio, una tensione quasi palpabile nei suoi movimenti mentre si sporgeva in avanti sulla sedia.

    "Severus?".

    “Non ti mostrerò il mio Patronus” disse rigido "Né risponderò ad altre domande di natura privata. Ora, se vuoi scusarmi...".

    "Aspetta!".

    "Oh, lascialo andare, vecchio ficcanaso" scattò Phineas "Gli hai già forzato una confessione e per di più vergognosa. Fornicare con una Babbana... pensi davvero che un Serpeverde che si rispetti ammetterebbe una cosa del genere se non fosse la verità?".

    "Con tutto il rispetto, Phineas, non capisci...".

    Il resto delle parole di Silente andarono perse quando Severus scivolò dietro l'arazzo, entrando nei suoi alloggi con un sospiro di sollievo.


    Continua…
     
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    Capitolo 56 – Sconvolgente



    Nelle settimane successive, le loro vite si stabilirono in una strana routine, in bilico tra serenità e sconvolgimento. Al di là dei loro alloggi c'era un mondo di costante stress, una situazione precaria che minacciava di sfociare in aperta ribellione da un momento all'altro. Eppure, in qualche modo, Severus riusciva a tenere sotto controllo la situazione, falsificando terribili punizioni per nascondere i suoi atti di misericordia.
    Sfortunatamente, non poteva fare tutto ciò che voleva per i Carrow. La loro brutale disciplina era la norma in quei giorni, pienamente supportata dal Signore che servivano. Tuttavia, aveva trovato il modo di intervenire, proteggendo i bambini ogni volta che poteva farla franca senza far saltare la sua copertura.
    In questo, Charity si era dimostrata un'utile alleata, interrompendo la loro cena una sera per consegnare un messaggio urgente.
    ‘Il ragazzo Tassorosso al sesto piano. Ha bisogno di aiuto’.

    "Cosa è successo?" le aveva chiesto Lily.

    ‘Il bastardo lo ha maledetto. L'ha messo in un'alcova, gli ha detto che sarebbe rimasto lì fino al mattino. Ma sta perdendo molto sangue e...’.

    "Dove?".

    ‘In fondo al corridoio, accanto al dipinto di Hogsmeade’.

    Lily aveva ripetuto l'informazione a Severus, che si era infilato gli stivali, correndo fuori senza una parola. Era tornato circa un'ora dopo, la sua espressione cupa.

    "Sta bene?".

    "Vivrà" le aveva detto, pulendosi il sangue dalle mani prima di rivolgere la sua attenzione a Charity "Grazie. Se non mi avessi avvisato quando l'hai fatto...".

    ‘Digli che non c'è problema. Felice di aiutare’.

    Da allora, il gatto era diventato i suoi occhi e le sue orecchie, sempre alla ricerca di qualsiasi segno di pericolo. L'unico aspetto negativo era che Severus dormiva ancora meno del solito in quei giorni, spesso alzandosi nel mezzo della notte per aggirarsi nei corridoi o prendersi cura di un altro bambino ferito.

    Anche allora, il tempo che Lily trascorreva con lui era tranquillo, una gradita fuga dalla follia. Lunghe conversazioni e cene tranquille, facendo l'amore o semplicemente abbracciandosi nell'oscurità quando lui era troppo stanco per fare qualsiasi altra cosa. L'aveva persino convinto a fare il bagno un paio di volte, togliendogli la tensione dalle spalle mentre gemeva di sollievo.

    "Severus…" lei aveva sussurrato una notte, guardando il suo volto in ombra mentre si slacciava i pantaloni "Forse dovremmo lanciare l'incantesimo".

    "Cosa? Pensavo fossimo d'accordo...".

    "È vero. Ma con la guerra, tutta la pressione con cui hai a che fare…”.
    "Ancora questa storia?" era ricaduto sui talloni, emettendo un sospiro esasperato "Se è il momento sbagliato per te, sentiti libera di dirlo. Se hai cambiato idea, se non vuoi...".

    "Non ho detto questo. Sono solo preoccupata che sarà troppo per te".

    "Non esserlo".

    Allora l'aveva baciata, zittendo il suo sospiro di resa mentre faceva l'amore con lei con un'intensità che l'aveva lasciata stordita. In qualche modo, questo le era arrivato più di quanto le parole potessero mai fare, una determinazione feroce che non lasciava spazio a dubbi. Qualunque fossero le sue ragioni, voleva davvero un figlio. Finché l'avesse fatto anche lei, non c'era argomento al mondo che potesse dissuaderlo.

    E così l'ultima delle sue preoccupazioni era svanita, sostituita da un'attesa impaziente. Da allora, aveva fatto ogni sforzo per prendersi cura di se stessa: buon cibo e tanto riposo, girovagando per i corridoi per mantenersi in forma. Aveva persino eseguito alcuni incantesimi diagnostici, entusiasta di scoprire che era perfettamente sana, il suo corpo in condizioni ottimali per portare in grembo un bambino.

    In effetti, non si era mai sentita più pronta. Allora perché non era ancora successo?

    Quella domanda l'aveva tormentata per settimane, portandola a fare un’analisi anche di Severus. Ma alcuni colpi di bacchetta sul suo corpo addormentato avevano confermato che il problema non era suo. I suoi livelli di stress erano alti, i livelli di nutrienti leggermente bassi e, naturalmente, aveva mostrato segni di stanchezza. Ma a parte quello, stava bene, nessun problema con le sue funzioni riproduttive.

    "Queste cose richiedono tempo" lui le aveva detto e lei sapeva che aveva ragione. Ma era difficile essere pazienti quando lo desiderava così tanto, ancora più difficile fingere di non essere arrabbiata quando non succedeva.

    Per più di una settimana aveva guardato il calendario, gli occhi fissi sulla data che aveva cerchiato con un minaccioso inchiostro rosso. 15 novembre. Ne aveva trascorsi metà in bagno, preparandosi a una delusione che non era mai arrivata.

    16, 17, 18 novembre...

    Fino al 19, stava lottando per contenere la sua eccitazione, ricordando a se stessa che era troppo presto per sperare. Ma prima che se ne rendesse conto, erano trascorsi altri tre giorni, il 22 novembre albeggiava fresco e limpido mentre lei balzava giù dal letto e correva in bagno.

    "Stai bene?" Severus borbottò mentre lei scivolava di nuovo sotto le coperte.

    "Meravigliosamente bene" lei disse, dandogli un bacio entusiasta "Più che meravigliosamente. Io sono... beh, penso di...".

    Si interruppe, sapendo che era troppo presto per dirglielo. Meglio aspettare fino a quando non fosse stata sicura, cosa che sarebbe stata in grado di fare in pochi giorni. E poi, una volta saputo per certo...

    Incapace di trattenersi, sorrise.

    "Che c'è?" lui chiese, gli occhi scuri illuminati dalla curiosità.

    Premette il suo corpo contro quello di lui, facendo scivolare la mano sotto la coperta per accarezzargli il petto nudo "Penso che voglio un po’ divertirmi con te. In questo preciso momento".

    Fu una scena per salvarsi in calco d’angolo imbarazzante, ma a lui non sembrò importare, inspirando profondamente mentre lei si muoveva per mettersi a cavalcioni su di lui. Rendendosi conto che era già completamente eccitato, non si preoccupò dei preliminari, prendendolo dentro di sé con un lieve gemito.

    "Dio, Lily...".

    Lentamente, dondolò i fianchi, sporgendosi in avanti per circondarlo con una cortina di capelli lucenti mentre lo guardava negli occhi. Non si era mai sentita così connessa con lui come in quel momento, immaginando il bambino che stava già crescendo dentro di lei. E in quel momento la speranza lasciò il posto alla certezza, l'intensità delle sue emozioni era troppo forte per credere il contrario.

    Incinta. Sì, doveva esserlo. Come poteva sembrare così reale se non lo fosse stata?

    "Severus, io..." si interruppe, ansimando mentre un'onda dopo l'altra di puro piacere la percorreva. Ma anche allora, una parte lontana di lei ricordava il bisogno di segretezza, le sue labbra gli sfioravano l'orecchio mentre sussurrava una confessione diversa "Ti amo".

    Fu tutto ciò che servì per spingerlo oltre il limite, la sua faccia sepolta contro il suo collo mentre emetteva un gemito soffocato. Per diversi lunghi istanti, la tenne stretta, la camera da letto silenziosa a parte il suono dei suoi respiri aspri e striduli.
    E poi finalmente, parlò, la sua voce instabile "Anche io".

    Chiudendo gli occhi, sospirò soddisfatta, cullata dal ritmo costante del suo battito cardiaco. Non riusciva a ricordare l'ultima volta che si era sentita così a suo agio, così al sicuro e completamente amata, i suoi pensieri rassicuranti come una ninna nanna mentre si arrendeva alla dolce oscurità.

    "Merda. Devo andare".

    I suoi occhi si aprirono di scatto, la sua voce quasi petulante mentre diceva "Adesso? Ma è sabato".

    "Lo so" lui disse piano, liberandola prima di prendere i suoi pantaloni "Ma devo supervisionare una punizione tra mezz'ora. A meno che non voglia che lo faccia Alecto, il che..." si accigliò, scuotendo la testa mentre si infilava i vestiti "Devo anche incontrare i Serpeverde oggi. Dovrei valutare la forza della loro lealtà, qualunque cosa ciò comporti. E poi ci sono le scartoffie, per non parlare...".

    "Mi mancherai".

    Si fermò di colpo, lasciando cadere gli stivali con un tonfo mentre tornava verso il letto. Prendendole il viso tra le mani, premette le labbra sulle sue prima di allontanarsi con un sospiro riluttante "Ci vediamo stasera".

    Non appena se ne fu andato, lei si sdraiò di nuovo, tentando di riconquistare il sonnolento stato di beatitudine di pochi minuti prima. Ma ora era completamente sveglia, il letto sembrava freddo e vuoto senza di lui. Con un sospiro di rassegnazione, si sedette, una mano posata distrattamente sullo stomaco mentre si toglieva le coperte dalle gambe "No. Oh, no...".

    Si portò la mano alla bocca, tirando su le coperte nel disperato tentativo di nascondere le prove. Ma ora poteva sentirlo sotto di sé, non poteva bloccare la visione di quella macchia scura che si era impressa nel suo cervello. Solo una piccola macchia, ma comunque la prova che dopotutto non era incinta, che era stata una sciocca a illudersi fino a credere il contrario.

    Abbandonando la testa all'indietro, pianse silenziosamente nel cuscino, cercando di capire perché si sentiva un tale fallimento. Erano passati solo un paio di mesi, no?

    E poi all'improvviso capì perché la cosa la stava tormentando in quel modo, la paura silenziosa a cui non aveva osato dare ascolto. Tutto quello che aveva passato – quei lunghi anni come animale, l'incantesimo di resurrezione che l'aveva riportata indietro? Il corpo che aveva ora non proveniva da una fonte naturale. No, era il prodotto di un processo magico che lei capiva a malapena, a dir poco un miracolo.

    Ma se quel miracolo avesse dei limiti? E se non fosse nemmeno in grado di portare in grembo un bambino?

    Certo, gli incantesimi diagnostici dicevano che era sana, ma non erano stati progettati per una situazione come la sua, no? No, non c'erano test che le dessero certezze, niente che l'aiutasse a trovare le risposte di cui aveva bisogno.

    Ciò di cui aveva bisogno era una prova definitiva, la realtà di un bambino che cresceva dentro di lei.

    Ed era per questo che era stata così ansiosa di rimanere incinta, perché era stata una delusione così schiacciante quando non era successo. Se fosse riuscita a fidarsi del suo corpo, se fosse stata sicura che prima o poi sarebbe successo, sarebbe stato più facile rilassarsi. Ma continuare a provare mese dopo mese, solo per rendersi conto che tutti i loro sforzi erano inutili? Il solo pensiero era devastante.

    Pianse fino a quando non le fece male la testa, le lacrime le rigarono le guance finché non ne ebbe più nulla da dare. Quando finalmente si alzò, si sentì svuotata, i crampi sordi e persistenti sembravano un ulteriore insulto mentre si alzava arrancando per fare un bagno caldo. Dopo si sentì un po' meglio, aiutata da un panino e da una lieve pozione antidolorifica. Ma le sue preoccupazioni, le sue paure... ora che aveva riconosciuto la loro esistenza, non c'era modo di zittirle. Camminò su e giù per lo studio per quelle che sembrarono ore, quasi non sapendo cosa fare di se stessa. E poi, finalmente, si lasciò cadere sul divano, cercando il libro che aveva lasciato sul tavolo.

    Riproduzione magica: una guida completa per streghe e maghi


    Capitolo 1: Le complessità della contraccezione



    Presi nel loro insieme, streghe e maghi che desiderano concepire dovrebbero avere pochi problemi a farlo. Finché entrambi i partner sono dell'età giusta e ragionevolmente sani, l'unico requisito dovrebbe essere l'indulgere in una copulazione frequente.


    Copulazione? Sbuffò, versandosi una tazza di tè prima di continuare.

    Tuttavia, ci sono alcune eccezioni degne di nota. I purosangue che sono parenti stretti affrontano più di una sfida, così come quelli che si accoppiano con i Babbani. (Nota: l'autrice non ha obiezioni morali riguardo quest'ultimo argomento. Desidera semplicemente sottolineare che i Babbani incontrano spesso problemi di salute che non sono condivisi dalle loro controparti magiche. Per un breve elenco di questi, si prega di consultare l'appendice in fondo a questo manuale).

    Ci sono un assortimento di altre situazioni che dovrebbero essere menzionate. Ad esempio, il Vaiolo del Drago è noto per ridurre la fertilità anche nel mago più virile se non trattato tempestivamente. Inoltre, un piccolo elenco di pozioni può interferire con le funzioni riproduttive, comprese quelle utilizzate per la contraccezione...



    "Ma non mi dire" Lily alzò gli occhi al cielo, passando alla pagina successiva.

    Le pozioni di fertilità possono spesso essere utili, specialmente se assunte durante il ciclo mestruale di una strega o subito dopo. Dato che queste pozioni rimangono nel sistema per circa tre settimane...



    Girando la pagina, esaminò le istruzioni, sicura che la pozione non sarebbe stata troppo difficile da preparare. Ma ovviamente non era quello il problema.

    Avrebbe dovuto chiedere a Severus? Se gli avesse spiegato che momento difficile stava passando, perché aveva bisogno di saperlo il prima possibile, lui l'avrebbe fatto per lei. Non c'era dubbio. Avrebbe odiato il pensiero che lei si tormentasse mese dopo mese, probabilmente anche più di lei.

    D'altra parte, aveva già troppo da fare. Come poteva chiedergli di passare ore a preparare una pozione quando aveva a malapena il tempo di mangiare o dormire? Inoltre, come si sarebbe sentito quando gli avesse detto la verità? Colpevole da morire, senza dubbio. Probabilmente avrebbe deciso che era colpa sua, incolpando se stesso per averla convinta ad avere un figlio.

    No, non c'è bisogno che glielo faccia passare. Non quando c'era un'alternativa.

    Adesso aveva accesso al suo laboratorio privato, no? Sì, per non parlare di un sacco di tempo libero a disposizione. Perché non avrebbe dovuto farlo da sola? Avrebbe potuto preparare la pozione e tornare nei loro alloggi in un paio d'ore. Se avesse funzione, non avrebbe mai visto mai la differenza. E se così non fosse stato?

    Beh, non era ancora pronta a pensarci.

    Fece una copia delle istruzioni e si diresse verso la camera da letto, indossando una vestaglia azzurra. Esitando, si chiese se doveva aspettare Charity. Quella sarebbe sicuramente l'opzione più sicura, dal momento che il gatto sarebbe stato in grado di avvertirla se Severus stesse arrivando.

    D'altra parte, non aveva modo di sapere quando o se Charity si sarebbe presentata. Inoltre, Severus aveva messo in chiaro che aveva davanti a sé una giornata impegnativa – non era probabile che tornasse ai loro alloggi fino a tarda sera.

    Presa la decisione, Lily si infilò nel passaggio, camminando a passo svelto finché non raggiunse un corridoio più piccolo che riconobbe dal suo precedente viaggio nei sotterranei. Quando raggiunse la fine, premette il minuscolo pulsante, aspettando con poca pazienza mentre il muro scivolava via per rivelare il laboratorio.

    Improvvisamente, fu contenta di non aver chiesto a Severus di fare quello per lei. Ora più che mai, aveva bisogno di fare qualcosa per se stessa, per sentire di avere un certo controllo sul proprio destino. E la possibilità di rimanere incinta di nuovo... di utilizzare un talento che era rimasto dormiente per così tanti anni? Sentì la sua tristezza svanire, sostituita da una quieta attesa mentre entrava nella stanza.
    "Accio Nux Myristica" lei sussurrò, sorridendo quando una fiala volò via dallo scaffale e le atterrò in mano "Accio Acqua di Miele. Accio Knotgrass".
    Prendendo i barattoli, li appoggiò sul bancone, incrociando le dita mentre chiedeva l'ultimo ingrediente.

    "Accio Tolomeo?".

    Tolomeo era molto meno comune degli altri, una sostanza di grande valore che veniva usata solo in una manciata di pozioni. Ma proprio mentre iniziava a chiedersi come avrebbe fatto a farne a meno, una minuscola bottiglia scivolò dallo scaffale più alto, cadendo nel suo palmo aperto.

    "Grazie, Severus" sussurrò, sospirando di sollievo.

    Rimuovendo la polvere da un piccolo calderone di peltro, prese l'Acqua di Miele, misurandone una piccola porzione prima di tritare la quantità raccomandata di Knotgrass. Li aggiunse entrambi al calderone e applicò un po' di calore, osservando con il fiato sospeso mentre il liquido diventava di un giallo brillante. Sette giri in senso antiorario seguiti da un pizzico di Nux Myristica... e poi non ci fu altro da fare che aspettare, lasciando sobbollire la pozione per la mezz'ora successiva.

    Alla fine, si udì uno schiocco rivelatore, che la informò che era arrivata alla fase finale.

    "Tre gocce di Tolomeo. Mescola 42 volte in senso orario, sei volte in senso antiorario".

    Ad un certo punto, fu presa dal panico, incapace di ricordare se fosse al 33esimo giro o al 34esimo. Decidendo che era quest'ultima, si mosse altre otto volte prima di cambiare direzione, sorridendo trionfante quando la pozione assunse una ricca sfumatura di verde.

    Soddisfatta, ne versò la giusta quantità, arricciando il naso mentre la beveva in un solo sorso. E poi si infilò nel corridoio, ansiosa di tornare prima che Severus si rendesse conto che se n'era andata.

    "Ciao!".

    Quasi urlò, lasciando cadere la bacchetta mentre il fantasma si materializzava davanti a lei.

    "Nick! Devi pe forza avvicinarti di soppiatto alla gente?".

    "Le mie scuse" lui disse, inchinandosi con uno svolazzo "Davvero, è quasi un peccato che non abbia catene da portare in giro. Sarebbe molto più facile avvertire gli altri del mio avvicinamento. Ti ho mai detto della volta in cui...".

    Lanciandogli un sorriso distratto, Lily si abbassò per afferrare la sua bacchetta "Mi piacerebbe restare a chiacchierare, ma devo tornare. Non voglio essere beccata, sai".

    "Oh, non c'è bisogno di preoccuparsi di questo. Si è appena messo a parlare con Silente. Ehm, il ritratto di Silente, voglio dire".

    Lei si accigliò "Riguardo a cosa?".

    "Harry".

    "Harry?".

    "Sì. Tuo figlio, lo sai".

    "Ovviamente" incapace di trattenersi, mandò gli occhi al cielo "Quello che voglio dire è... Beh, puoi dirmi cosa stanno dicendo? Ci sono novità?" cercò di superarlo, mordendosi il labbro per la frustrazione mentre lui continuava a bloccarle la strada. Certo, avrebbe potuto passargli attraverso, ma il solo pensiero le fece venire un brivido lungo la schiena.

    Nel frattempo, la sua espressione era cambiata, ora più guardinga "Non posso dirtelo".

    "Perché no?".

    "Ho giurato di mantenere il segreto".

    "Ma Silente è morto. Sicuramente non devi...".

    Lasciandosi scappare una risatina, scosse la testa "Temo che non funzioni in questo modo. Se funzionasse, potrei condividere intimi segreti sullo staff di Hogwarts da 500 anni. Informazioni inutili nella maggior parte dei casi, ma ravviverebbero le mie feste – nessun gioco di parole".

    "Giusto" rispose lei con una risata educata, facendo un altro tentativo di aggirarlo "Allora lo scoprirò da sola".

    "Sicuramente lo sai già?".

    "Sai cosa?".

    "Beh, non posso dirlo".

    "Allora come puoi aspettarti che io abbia idea di cosa stai parlando?".

    "Hmmm" lui disse, la testa che gli tremava mentre scrollava le spalle "Sembra solo una di quelle cose che dovrebbero essere ovvie".

    "Cosa, che Tu-Sai-Chi sta cercando Harry? Che si nasconde? Sì, lo sanno tutti. E sì, so che Silente vuole che sia lui a uccidere Tu-Sai-Chi. Continuo a non capire perché, ma…”.

    Nick le lanciò uno sguardo strano "Ma sai dell'Hor..." emise un suono soffocato, come se qualcosa gli impedisse fisicamente di finire la frase.

    "So degli Horcrux. Harry dovrebbe distruggerli, anche se non vedo perché debba farlo lui. Ora, se vuoi scusarmi...".

    "Aspetta!".

    Nick sembrava in preda al panico ora, tendendo le braccia nel tentativo di fermarla, anche se ovviamente non aveva quel potere. E poi la verità la colpì in tutta la sua forza, la consapevolezza che c'era un'informazione cruciale che non conosceva... qualcosa di cui si stava discutendo proprio in quel momento.
    Senza aggiungere altro, oltrepassò Nick, realizzando solo vagamente che lui la stava ancora seguendo mentre si affrettava lungo il corridoio. Su per il castello, dritto negli alloggi del Preside e nel bagno, premendo il pulsante su un corridoio che l'avrebbe portata dritta oltre l'ufficio.

    "Lily, aspetta!".

    Si voltò, scioccata nel vederlo in bilico sopra la vasca finché non si ricordò che Silente gli aveva concesso il pieno permesso di entrare in quelle stanze. Nick non aveva abusato del privilegio fino a quel momento, le aveva promesso che non l'avrebbe mai fatto. Chiaramente, quella era un'eccezione, anche se rimproverarlo era l'ultima cosa che aveva in mente. Era già scivolata nell'altro passaggio, una dozzina di rapidi passi echeggiarono nell'oscurità finché non si fermò bruscamente.

    Trattenendo il respiro, si avvicinò lentamente alla fessura, attirata dal mormorio delle voci dall'altra parte del muro. Ma prima che potesse distinguere una sola parola, Nick iniziò a parlare.

    "Smettila!" urlò.

    In risposta, urlò più forte, facendo un terribile baccano.

    "Dannazione. Vuoi farci crollare addosso l'intero castello?".

    "Oh, loro" disse, la sua espressione compiaciuta "Non sentono niente. Ecco, te lo dimostrerò" premette la faccia contro il muro, gridando "Preside Piton! Indovina chi ho qui dietro?".

    "Nick!".

    Ma quando ricevette solo silenzio, si rese conto che Severus stava ancora parlando con Silente, la sua voce bassa e intensa.

    "Vedi?".

    "Bene" lei disse, sentendosi un po' più calma "Ora vuoi stare zitto così posso sentire?".

    Le rivolse un sorriso di scuse prima di lanciarsi in una melodia oscena "Lascia che ti parli di una bella fanciulla di Tassorosso. Ho cercato di infilarle una bacchetta dritta dentro...".

    "Silencio!".

    Scuotendo freneticamente la testa, la prese nel palmo mentre cadeva da un lato. Se la rimise sul collo prima di avvicinarsi, fissandola con occhi imploranti. Ma lei si limitò a voltarsi, agitando una mano sprezzante mentre premeva l'orecchio contro la fessura.

    "... deve esserci qualcosa che possiamo fare".

    "Te l'ho già detto, Severus. Questo è l'unico modo".

    "Se potessimo isolare l'Horcrux. Rimuoverlo in qualche modo...".

    "Pensi che non ci abbia mai pensato? Che non ho esplorato ogni possibile alternativa?".

    "L’hai fatto davvero?".

    "Certo che l'ho fatto" Silente ribatté, sembrando offeso "Come se avessi preso in considerazione un piano del genere se...".

    "Va bene" Severus lo interruppe "Ma questo ancora non spiega perché devo aspettare fino all'ultimo momento possibile per dirglielo. Non dovremmo dargli il tempo di riconciliarsi con il suo destino?".

    "Ti sta davvero a cuore quel ragazzo, vero?".

    "Non vedo come questo sia rilevante. Sto semplicemente dicendo...".

    "Beh, almeno questa volta non lo neghi".

    Severus emise un sospiro esasperato "Possiamo tornare al punto?".

    "E quale sarebbe?".

    "Merita di sapere la verità".

    "Quello che Harry si merita e quello che ci vorrà per vincere questa guerra sono due cose diverse, temo. Ricordi cosa ti ho detto? Ho detto che devi aspettare finché non sarà assolutamente necessario...".

    "'Altrimenti, come potrebbe avere la forza di fare quello che deve fare?'".

    "Molto bene" Silente disse "Quello che intendevo con questo era...".

    “Stavi suggerendo che deve essere attirato in una situazione in cui non ha altra scelta”.

    "Non intendevo...".

    "Penso che tu lo sottovaluti" Severus intervenne, la sua voce calma "Pensi che non andrà fino in fondo se conosce il suo destino in anticipo. Non sono d'accordo. Il ragazzo ha la sua parte di difetti, ma la mancanza di coraggio non è uno di questi".

    “Hai frainteso…” Silente fece una pausa, la difensiva nella sua voce cedeva il passo alla speculazione "Perché, Severus, sembrava quasi un complimento".
    "Complimento? No. Una semplice constatazione di fatto".

    "Un fatto che non hai mai affermato prima. Hai sempre detto che era pigro, arrogante...".

    "L'ho mai chiamato codardo?".

    Ci fu una lunga pausa "No, non che io ricordi".

    "Precisamente" Severus disse "In ogni caso, poco importa quando glielo diciamo. Andrà fino in fondo in ogni caso, te lo assicuro".

    "Cosa ti porta a questa conclusione?".

    "Un modello di comportamento coerente che lo dimostra? Sconsiderato o no, quel ragazzo non è mai stato il tipo da rifuggire da una sfida".

    "Così il difetto diventa una risorsa" Silente disse, suonando pensieroso "Interessante".

    "Ancora una volta, sto semplicemente affermando i fatti. Non credo sia necessario nascondere...".

    "Severus, non è una questione di coraggio di Harry. Temo che non sia così semplice. Ci sono certi... fattori che non possono andare a posto fino al momento giusto, fattori che determineranno l'esito di questa guerra. Coraggioso o no, lui affronterà un temibile avversario, il più potente Mago Oscuro a memoria d'uomo. Ha bisogno di ogni vantaggio che possiamo dargli".

    "Lasciare che il Signore Oscuro lo sgozzi come un maiale? Difficilmente lo definirei un vantaggio".

    "Harry deve morire, Severus. Non c'è modo di evitarlo, a meno che tu non voglia vedere la distruzione del nostro mondo. Se non cogliamo questa possibilità...".

    Il resto delle parole andarono perdute mentre Lily si accasciava a terra, nascondendo la testa tra le mani. Non sapeva per quanto tempo era rimasta seduta lì, il tempo sembrava congelato mentre lottava per elaborare ciò che aveva appena sentito. Solo quando il fantasma si inginocchiò accanto a lei, gesticolando impotente, tornò un po' in sé, sperando che le sue gambe non cedessero mentre si rimetteva in piedi.

    Nick era ancora in silenzio – non aveva pensato di levare l'incantesimo. Ma a poco a poco, si rese conto che non riusciva a sentire nient'altro, i suoi occhi si spalancarono mentre premeva l'orecchio contro la fessura. Niente. Nessun rumore, non un alito di movimento. Girò la testa per sbirciare attraverso l'apertura, costernata nel ritrovarsi a fissare un ufficio vuoto.

    Certo, Severus sarebbe potuto andare da qualche altra parte. Potrebbe essere andato al piano di sotto, o forse era stato chiamato. Ma nel profondo, lei sapeva dov'era, il suo respiro era corto e frenetico mentre correva lungo il corridoio verso il minuscolo bottone d'argento.

    Era troppo tardi. Anche mentre si avvicinava ai loro alloggi, poteva sentirlo chiamare il suo nome dall'altra parte del muro, la voce tesa per il panico. Schiacciando il pulsante, inciampò attraverso l'apertura, scontrandosi con qualcosa di caldo e solido mentre braccia forti si allungavano per afferrarla.

    Il suo corpo era rigido per la tensione, il suo cuore batteva all'impazzata mentre la schiacciava contro il suo petto. E poi bruscamente, si staccò, gli occhi scuri ardenti di rabbia.

    "Dove diavolo sei stata?".


    Continua…
     
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