He's quite charming, isn't he?

Hannigram {'Hannibal'}

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    Autrice: ivana46
    Status: Completa (100 capitoli)
    Parings: Hannibal Lecter/Will Graham
    Tipologia: Drama/Romance/Coppia gay
    Piccolo sunto: Hannibal Lecter è un uomo col cuore spezzato quando il suo compagno per 5 anni, Frederick Chilton, gli è infedele. Un improvviso incontro con Will Graham, un sexy ballerino in uno strip club, lo rallegrerà?
    Link storia originale: He's quite charming, isn't he?

    Ringraziamenti: E' la prima volta che mi cimento in una storia gay, e non potevo scegliere fanfic migliore =) Questa è una delle mie preferite, adoravo la serie "Hannibal" e adoro anche gli attori che le hanno dato vita =)...E ho sempre un po' tifato per Hannibal e Will xD
    Ringrazio tante l'autrice della storia, l'italianissima ivana46, che mi ha gentilmente concesso di cimentarmi in questa nuova avventura. La fanfiction è bella lunga ma sarà un bel viaggio, ve l'assicuro =)
    PS: Se il genere non vi piace, se non vi piace leggere scene abbastanza grafiche e spinte, beh, uscite di qui :lol:

    HES_QUITE_CHARMING_ISNT_IT___2_



    Capitolo 1 - Sì, domani



    "Basta, Frederick! Mi stai facendo venire il mal di testa! Me ne vado, per favore, prendi le tue cose e vattene prima che ritorni!" detto ciò, Hannibal Lecter chiuse la porta e si incamminò per il vialetto di ghiaia verso la sua Bentley. Lo psichiatra era un uomo straordinariamente paziente e ben educato, la sua reazione, però, sarebbe stata definita da se stesso come inspiegabilmente rude. Frederick aveva quel tipo di influenza anche ora che erano quasi alla fine della loro lunga relazione. Cosa gli era successo? Quando il suo adorabile compagno e migliore amico aveva smesso di essere la sua ragione di vita e si era trasformato in questo estraneo, con cui litigava ogni giorno su inezie?

    Hannibal salì in macchina e strinse lo sterzo in una morsa quasi mortale.

    'Dove sto andando?' si chiese quando mise in moto e iniziò a guidare.

    Frederick Chilton era andato a vivere con Hannibal, a casa di quest'ultimo (forse sarebbe più accurato definirla villa), dopo il loro anniversario del primo bacio. Si erano conosciuti al college ed erano presto diventati migliori amici. Hannibal ripensò dolorosamente a quei tempi, quando restavano accoccolati a letto e si mormoravano parole di eterno amore. Ricordò del sorriso amorevole di Frederick, il suo modo di scalfire le difese di Hannibal, il suo essere un rifugio anche per lo stoico ed impassibile lituano. Aveva permesso a Frederick di entrare, gli aveva permesso di farsi vedere da lui, si era preso cura di lui come mai nessun altro aveva mai fatto. Ed era finito per esserne tradito.

    Stava guidando senza alcuna reale direzione. Si stava facendo buio. Quel perfetto momento della giornata quando c'è abbastanza luce da vedere le ombre avanzare dal buio finchè non offuscano la luce del giorno. Hannibal raggiunse un parco vicino. Scese dall'auto dopo aver parcheggiato e spento il motore.

    Il parco era molto tranquillo. Non era mai stato in quella zona prima d'ora e non era ben sicuro di come sarebbe tornato indietro. Solo il mero pensiero di ritornare a casa sua gli causò di nuovo frustranti immagini nella mente. Non era mai stato un amante geloso o ossessivo, forse era per questo che non avrebbe previsto tutti quegli eventi...fino a quando non era stato già troppo tardi...Permise a quelle immagini di invadergli la testa, tentando di fare quello che era così bravo a fare con gli altri: analizzarli. Era ritornato con un volo in anticipo da una convention per psichiatri a New York. Aveva voluto fare una sorpresa a Frederick, che non l'aveva accompagnato per la prima volta in 5 anni per i suoi impegni da amministratore del Baltimore State Hospital per Criminali Malati di Mente. Chilton stava riabilitando un omicida molto aggressivo negli ultimi mesi, diventandone quasi ossessionato, quindi il medico lituano non si era opposto al suo voler rimanere in Baltimora invece di unirsi a lui come al solito. Hannibal aveva comprato una scatola di cioccolatini della collezione Godiva 'G' che erano i preferiti del suo compagno, e aveva anche comprato una bottiglia di Dom Pérignon all'aeroporto prima di prendere un taxi. Aveva pensato a come Frederick era stato stressato per quel criminale, come l'autostima del suo compagno non era riuscita a farlo sentire soddisfatto per le minime reazioni ottenute da Abel Gideon. Hannibal aveva una profonda conoscenza del suo compagno...Eppure non si era aspettato ciò che aveva trovato quando era entrato nella loro camera da letto con la scatola di cioccolatini e due bicchieri di champagne in una mano, mentre l'altra, che aveva aperto la porta, stretta attorno alla bottiglia. Lì, nel loro letto - il suo compagno, Frederick, si stava sbattendo una donna che aveva le gambe divaricate sulle sue lenzuola egiziane e stava gemendo ad alta voce. Lo psichiatra lituano si era sentito sotto shock a quella vista, e aveva fatto cadere la bottiglia a terra. Il rumore aveva allertato Chilton, che era saltato giù dal letto, stringendo le coperte dorate contro il corpo nudo e sudato con una espressione rabbiosa.

    "Non ti aspettavo prima di domani mattina" aveva detto. In quello scioccante momento, Lecter era rimasto senza parole. Incredulo, i suoi occhi erano passati da Frederick all'imbarazzata giovane brunetta che stava raccogliendo le sue cose sparse per la camera prima di andare via di corsa, passandogli proprio accanto.

    "Non ti aspettavo prima di domani mattina". Quello aveva detto Frederick, quasi una settimana prima. Ne avevano parlato, proprio lì e proprio in quel momento. Essendo due psichiatri, avevano pensato fosse meglio. Hannibal gli aveva chiesto se ce n'erano state altre prima di quella ragazza. Aveva voluto sapere quante volte, nei passati 5 anni, il suo compagno era stato con altri uomini o donne. Chilton aveva replicato freddamente che era stato solo sesso, che non si era legato emotivamente a nessuno di loro. Loro. Non aveva mai davvero risposto alla domanda, e Hannibal non aveva voluto indagare ulteriormente. Era terribilmente ferito; si sentiva tradito e non capiva la fuorviante forza dei suoi sentimenti. Voleva essere arrabbiato con Chilton, perchè essere arrabbiato significava essere consapevole dei propri sentimenti; ma la realtà era che non era riuscito ad odiare l'uomo che gli stava dinanzi, in quel modo era stato sovrastato dalla sua battaglia interiore. Avevano parlato come adulti, Hannibal non riusciva a ricordare le esatte parole che si erano detti, era come se il suo cervello avesse di proposito offuscato i suoi ricordi per proteggerlo, come in un incidente d'auto, quando una persona non riesce davvero a ricordare tutto quello che è successo. Ma quello non era un incidente. Nessuno poteva andare a letto con un'altra 'accidentalmente', era premeditato. E, dai gemiti della ragazza, era chiaro che i due si stessero divertendo molto.

    Hannibal si mise a camminare attorno al lago e osservò l'acqua scurirsi sempre più. Chilton gli aveva detto che era ancora innamorato di lui, che con gli altri era stato solo sesso...Aveva abbandonato la sua maschera arrogante, aveva implorato Hannibal di perdonarlo. E Lecter l'aveva fatto. O almeno pensava di averlo fatto. Da quel giorno, non era più riuscito a fingere che nulla fosse accaduto. Era costantemente ansioso degli spostamenti di Frederick, e non sembrava capace di dimenticare quello sguardo rabbioso e di sfida che il suo compagno gli aveva dato quella sera, quando aveva interrotto ed assistito alla sua brillante performance. Avevano litigato per una settimana. Hannibal sapeva che non poteva abbandonare i suoi sentimenti per l'affascinante psichiatra così presto, ma doveva cambiare qualcosa per prevenire una possibile follia.

    Chilton doveva andarsene. Era la sola opzione. Doveva lasciarlo in pace e non tornare mai più. Hannibal non riusciva più a sopportare la sua presenza. Era meglio così, pensò, mentre ritornava in auto.

    Iniziava a fare freddo. E lui doveva cercare un rispettabile hotel nella zona e passare lì la notte. L'indomani sarebbe ritornato. L'indomani sarebbe stato un nuovo giorno e avrebbe cominciato una nuova vita. Sì, domani.

    ***



    "Hey, bello! Era una nuova danza quella?" urlò Beverly, passando una birra gelata ad un accaldato e abbastanza esausto Will che era seduto proprio accanto allo sgabello di lei. Il club era pieno e il volume della musica era quasi assordante, Will dovette premersi contro la sua migliore amica per sentirla.

    "Sì. Ti è piaciuto?".

    "Sai che sono la fan numero uno del tuo culetto!" gli sorrise.

    Will arrossì al complimento diretto dell'amica. Adorava l'audacia e i modi anche duri di Beverly. Era così diversa da lui. Anche se lui lavorava quasi nudo in uno strip club, era molto riservato e timido e odiava le interazioni sociali. Ma Will amava ballare. Amava ogni tipo di danza. Essendo stato l'ultimo dopo 3 sorelle, era stato, da quando era piccolo, il loro bambolotto. L'avevano truccato sul suo viso d'angelo, avevano tentato di domare i suoi riccioli color cioccolato, l'avevano vestito con i loro abiti. Ma gli avevano anche inculcato la loro passione per la danza.

    "C'è molta gente stasera, vuoi che ti porti a casa dopo la chiusura?" chiese Bev. Andava spesso al club dopo il lavoro. Poteva rilassarsi lì, parlare con il suo migliore amico e magari trovare qualche bel tipo.

    "No, è ok. Nicole mi accompagna" rispose lui, sorseggiando la sua birra. Nicole era una barista del club. Aveva flirtato senza ritegno con Will, che non aveva recepito le sue avance per via della sua omosessualità. Era gay praticamente da sempre, ma teneva per sè i suoi orientamenti sessuali. Non che ne fosse imbarazzato o altro, erano solo affari suoi ed era davvero pessimo a socializzare con gli altri. Non era cosa nuova che le ragazze si innamorassero di lui; la sua gentilezza era spesso fraintesa come mezzo per flirtare.

    "Sai che ha una cotta per te, vero?".

    "Cosa? No, non è vero, Bev!".

    "Beh, forse tu non te ne accorgi, ma è abbastanza ovvio per tutti. Quella povera ragazza sta tentando di cogliere la tua attenzione da un po' ormai" disse con un sorriso, vedendolo accigliarsi "Diglielo e basta".

    Will mugugnò a disagio, svuotando il bicchiere "Devo andare. Ho ancora delle lap dance da fare" si abbassò, baciando Beverly sulla guancia e ricevendo lo stesso saluto da lei.

    Lei gli arruffò i morbidi ricci mentre lo stringeva a sè con l'altra mano. Gli baciò una guancia e gli mormorò in un orecchio "Ti voglio bene, Casanova. Ora vai e rendi mamma fiera".

    Will sorrise e si girò verso il palco. C'era davvero tanta gente.

    2 ore dopo, Will era pronto ad andare. Si era vestito a dovere (perchè indossava solo degli short durante il lavoro), c'era sempre molto freddo durante le prime ore del mattino.

    Si stava stropicciando gli occhi quando sentì una voce da dietro il bar.

    "Pronto?".

    "Sì, certo" rispose.

    Il club era strano dopo l'orario di chiusura. Tutte le luci erano state spente e alcuni ragazzi avevano ripulito e raccolto i bicchieri dai tavoli. Era anche incredibilmente silenzioso e a lui ronzavano le orecchie, privato dell'assordante musica che aveva invaso il locale appena 10 minuti prima.

    Nicole apparve con la sua giacca rossa. I suoi capelli biondi raccolti in una coda elegante e Will osservò i suoi profondi occhi verdi vagare per il suo petto.

    "Andiamo, allora" disse lei, camminando in modo provocante sui suoi alti tacchi.

    Will si chiese se Beverly avesse ragione sulla ragazza, e si sentì molto a disagio. Aveva un rapporto fantastico con i suoi colleghi del club, e non voleva perdere l'amicizia di Nicole.

    Viaggiarono in silenzio finchè Nicole non si fermò di fronte casa di Will.

    "Beh, grazie. Credo che..." Will iniziò a dire ma venne afferrato e spinto verso la ragazza con una presa forte. Lei premette le sue voluminose labbra contro quelle di lui per zittirlo.

    Will rimase immobile all'inizio, ma poi si spostò.

    "Che c'è?!" disse lei irritata.

    "Ehm. Io...Io sono gay" balbettò Will. Non era mai stato baciato da una donna prima d'ora e stava lottando contro lo shock di quella quasi invasione "Scusami" aggiunse esitante quando la ragazza rimase immobile per mezzo minuto. Poi sorrise, e poi si mise a ridere. Presto, iniziò a ridere quasi istericamente. Will la osservò in silenzio. Era uscita fuori di testa?

    "Lo sospettavo" disse lei ancora ridendo, dopo aver ripreso abbastanza fiato per parlare "Non devi scusarti. Io dovrei" gli sorrise "Non volevo mettere in pericolo la nostra amicizia, scusami".

    Will sospirò sollevato "E' ok, non te l'ho mai detto".

    "Quindi, non sei mai stato con una donna? Tipo, mai mai?" chiese, alzando le sopracciglia.

    "No. Non ho nemmeno mai baciato una donna prima...Beh, credo ora sì" disse, riflettendo. Entrambi si misero a ridere.

    "Beh, fortunata io allora! Davvero però, non volevo spaventarti. Credo che ci vediamo domani a lavoro, allora" disse Nicole, sorridendogli.

    "Non preoccuparti" Will sorrise "Sì, grazie per il passaggio, Nicole. Ci vediamo domani. Passa una buona serata" disse, uscendo.

    Si fermò un minuto mentre la osservava allontanarsi. Poi alzò una mano e si toccò le labbra, dove la bionda l'aveva baciato. Le sue labbra erano ancora appiccicose e poteva sentire il sapore del suo rossetto alle fragole. Sorrise pensando a quanto quel bacio non gli avesse fatto provare nulla. Nicole era molto popolare per le sue qualità di brava baciatrice, eppure Will non provava alcuna attrazione per lei.

    'Che notte pazza' pensò 'Vediamo cosa avrà in serbo domani. Sì, domani'.


    Continua...

    Edited by sweetest thing - 18/11/2018, 16:36
     
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    Capitolo 2 - You can leave your hat on



    “…You can leave your hat on
    You can leave your hat on
    Feeling
    You can leave your hat on…”



    Hannibal si accigliò mentre parcheggiava l'auto fuori dalla sua tenuta, il mattino seguente. Aveva passato una nottata inaspettatamente buona e tranquilla, e aveva fatto un'abbondante colazione all'Hilton. Quello era il giorno in cui la sua vita sarebbe cambiata, doveva restare positivo...Finchè, però, non vide il Mercedes di Frederick parcheggiato esattamente dove l'aveva lasciato il giorno precedente. Prese un profondo respiro e provò a calmarsi.

    Perhè Frederick non se n'era andato? Perchè non l'aveva ascoltato per una volta nella sua vita? Hannibal conosceva bene la testardaggine e l'arroganza di Frederick, eppure era stato abbondantemente chiaro il giorno prima; quando se n'era addirittura andato da casa propria invece di cacciare il suo ex a calci. Era stato più che indulgente.

    Subito percepì l'odore di caffè appena fatto quando aprì la porta di casa. Dopo essersi tolto il cappotto e averlo appeso, si diresse in cucina da dove poteva sentire dei movimenti.

    Rimase sull'uscio e osservò Chilton prepararsi la sua solita omelette per colazione, ignaro della sua presenza.

    Hannibal si schiarì la voce e allora Frederick si girò e gli sorrise.

    "Buongiorno. Sei tornato?".

    Hannibal rimase un po' stordito dalla tranquillità dell'uomo. Come poteva comportarsi come se nulla fosse successo?

    "Ti ho chiesto di andartene, Franklin. Quale parte non ti è chiara?" disse con tono sicuro mentre si avvicinava al bancone e si preparava una tazza di delizioso caffè.

    "Abbiamo litigato, Hannibal" disse Chilton mentre trasferiva la sua omelette su un piatto di porcellana viola "E' normale quando si è arrabbiati dire cose di cui poi ci si pente" e con questo, si sedette sullo sgabello di fronte Hannibal.

    "Dicevo sul serio, Frederick. Non posso fingere che i miei sentimenti per te siano gli stessi di sempre. Mi sento oltremodo tradito. Erroneamente, ho pensato che potevo semplicemente perdonarti e andare avanti con le nostre vite come se nulla fosse successo. Ma è abbastanza ovvio che non posso. Mi dispiace che dobbiamo mettere un punto così, ma apprezzerei davvero tanto se prendessi le tue cose e te ne andassi per sempre".

    Chilton rimase ad osservare Hannibal durante il suo monologo. Sapeva che il dottore avrebbe rotto la loro relazione, se l'era aspettato. Ma di certo non l'avrebbe pregato come quella notte, una settimana prima. Aveva tradito il suo compagno innumerevoli volte, eppure non aveva mai pensato alle conseguenze di essere scoperto. Era sempre stato molto attento riguardo le sue storielle, e Hannibal non aveva mai sospettato di nulla per via del suo animo gentile. Chilton di certo lo amava, nel suo modo contorto; ma era anche irritato dalla discrezione di Hannibal e dalla sua reticenza a letto. Hannibal non era timido o asessuato, gli piaceva il sesso con il suo partner, ma non era così insaziabile come Frederick.

    "Beh, non puoi semplicemente cacciarmi via" era un'affermazione che suonava molto come una preghiera "Non so dove andare" aggiunse.

    Era vero. Quando la coppia aveva deciso di andare a vivere insieme, la casa di Hannibal era stata la scelta più ovvia per via della sua posizione strategica al centro di Baltimora "Devo cercarmi una nuova casa. Ci potrebbe volere un po'...".

    Hannibal rimase immobile. Sapeva che le parole di Chilton rispecchiavano la verità, eppure non poteva sopportare il pensiero di averlo ancora nel suo spazio personale. Non dopo quello che gli aveva fatto.

    Frederick aveva finito la sua colazione e stava sorseggiando ora il suo caffè.

    "Va bene" disse il lituano con calma "Puoi rimanere per 2 settimane, ma ti prego, trasferisciti nella camera degli ospiti e inizia a raccogliere le tue cose".

    Hannibal finì il suo caffè e mise la tazza nel lavabo, in silenzio. Poi si girò e si incamminò verso la porta.

    "Preparo del sushi stasera. Ti unisci a me?" Chilton chiese.

    Hannibal stava per rispondere di sì, perchè era sempre stata la sua risposta per 5 anni. Di certo lui era il cuoco migliore tra i due; ma dato che Hannibal vedeva spesso i suoi pazienti di sera, Chilton aveva frequentato corsi avanzati di cucina e aveva sempre preparato la cena nei weekend. Avevano sviluppato questa routine: mentre Chilton andava via presto la mattina, Hannibal preferiva lavorare tardi.

    "No, ceno con Jack Crawford oggi, non aspettarmi" detto ciò, si diresse nella loro...nella sua camera da letto. Sospirò pesantemente e si appoggiò alla porta, chiudendo gli occhi.

    2 settimane. Aveva dato a Frederick 2 settimane per raccogliere le sue cose. Hannibal smise di pensarci, tentò di chiudere a chiave la parte emotiva del suo cervello prima di venire sopraffatto da altri dolorosi ricordi. Si avviò verso l'armadio e prese un paio di pantaloni grigio scuro e un maglione nero a righe gialle. Era un regalo della sua vecchia amica Alana e, secondo lui, era un po' appariscente, ma sarebbe stato perfetto per una informale cena con Jack.

    Hannibal entrò nel luminoso ed elegante bagno, si spogliò e salì i pochi gradini di pietra che conducevano all'enorme doccia.


    ---



    "Smettila, Winston!" mormorò Will sonnacchiosamente mentre il suo cane gli leccava felicemente la faccia "Va bene, va bene" sbadigliò e si allungò senza guardare per trovare gli occhiali a terra. Erano passate le 15:30 e si era addormentato mentre leggeva il giornale sul divano. Si alzò e accarezzò il suo bastardino. Quasi subito, gli altri suoi due cani lo circondarono, richiedendo le stesse attenzioni.

    "Ok, ragazzi. Andiamo a fare una passeggiata prima che papà debba andare a lavoro".

    Will mise pazientemente il collare ai suoi entusiasti cani prima di uscire; odiava il fatto di dover incatenare i suoi cani, ma i suoi vicini non amavano molto gli animali, anche se quelli di Will erano ottimamente educati.

    Il ragazzo amava i suoi cani, li aveva salvati e non riusciva a pensare di potersi separare da loro. I suoi cani erano sempre felici di vederlo e carpivano subito il suo umore; se ritornava da una lunga nottata e si sentiva esausto, semplicemente lo lasciavano in pace; ma quando Will si sentiva sereno, i suoi cani erano attivi e pieni di energia. I tre cani gli davano l'amore incondizionato di cui avevano bisogno e che non sembrava riuscire a trovare negli umani, tranne forse dalle sue sorelle e da Beverly.

    Si stava incamminando verso il vicino parco quando gli squillò il telefono.

    "Ciao bambino! Che fai?" la voce di sua sorella Emily disse e Will subito sorrise.

    "Hey Em! Stavo passeggiando con Winston, Buster e Maddie. Come stai? Com'è il tempo a Londra?".

    "Sta piovendo. Io sto bene, chiamavo per sapere come stai, Molly e Senna stanno preparando la cena. Ti salutano tutte".

    Il sorriso di Will si allargò quando sentì le altre sue due sorelle parlare in sottofondo, mandandogli sonori baci e ridendo. Malinconicamente, si immaginò le sue sorelle cucinare a casa dei loro genitori.

    "Che preparate per cena, ragazze?" lui sorrise quando liberò i cani e si sedette su una panchina.

    "Beh, avrebbero dovuto esserci costolette e verdure. Ma Molly ha bruciato tutto...". Ci fu un improvviso rumore sordo e poi altre risate.

    "Ciao tesoro. Quello che stava dicendo Em è che ci siamo dimenticate di mettere il timer, quindi c'è stato un piccolo incidente...Ma ora mangeremo cinese da asporto. Meglio di niente".

    Will rise e mandò gli occhi al cielo. Le sue sorelle erano più grandi di lui e vivevano tutte insieme, ma non riuscivano a cucinare nulla in alcun modo.

    "Sì, certo. Il timer...".

    "Allora, dimmi. Come va il lavoro? Hai finalmente incontrato qualcuno?".

    Will mandò gli occhi al cielo per la seconda volta. Le sue sorelle erano adorabili, eppure erano persistenti nel chiedergli le solite noiose domande sulla sua vita privata. Non aveva mai avuto un fidanzato per molto tempo e le sue sorelle erano ansiose che trovasse l'amore della sua vita.

    "Il lavoro è ok. Il club è davvero pieno in questi giorni..." ci fu un breve silenzio e poi un sospiro.

    "Evitare la mia domanda significa che non c'è amore all'orizzonte, vero?".

    "No, Molly. Nulla è cambiato dall'ultima volta che me l'hai chiesto...Che è stato...Ehm...Due giorni fa?" disse con tono esasperato.

    Fischiò ai suoi cani e gli rimise il collare per tornare a casa. Doveva fare la spesa e comprare un regalo per l'imminente compleanno di Beverly, poi si sarebbe goduto un po' di vino e la cena prima di andare a lavoro.

    "Allora, dimmi. Che succede a casa?".

    ---



    Hannibal e Jack avevano deciso di bere qualcosa durante cena e ora erano entrambi un po' brilli.

    "...Quindi, ti sto dicendo amico mio, dovresti rallegrarti. Non te l'ho mai detto davvero, ma non mi piaceva quel tizio. Così pieno di sè. Starai meglio senza di lui" concluse Jack dopo un lungo sorso del suo terzo whisky.

    Hannibal stava ancora annuendo. Aveva annuito per quasi tutta la serata mentre ascoltava le critiche di Jack verso il suo ex compagno. Alzò il bicchiere e fece un sorso del suo liquore. Non era colpa sua però. Avevano fatto degli assaggi e poi lo psichiatra aveva suggerito una bottiglia fredda di Gewurztraminer da unire con il formaggio. Jack aveva insistito nell'ordinare dell'anatra laccata alla pechinese, quindi Hannibal aveva selezionato una bottiglia di Lineman’s Cawarra Merlot come accompagnamento. Ma poi avevano mangiato del budino al pane e burro per dessert, quindi il dottore era stato costretto a chiedere una bottiglia del miglior vino da dessert sulla lista, un Pavillon de la Brie Monbazillac, per riuscire ad avere il giusto mix di sapori sul suo delicato palato. Ora, però, pensò che non fosse stata una grande scelta.

    "Ok, andiamo. Conosco un posto qui vicino dove possiamo bere un altro po' e magari divertirci di più" il detective disse e subito si alzò.

    Jack Crawford era un detective e aveva più di 40 anni, proprio come Hannibal. Non era mai stato sposato o non aveva mai avuto una seria relazione. Gli piaceva divertirsi occasionalmente e non si preoccupava di rimanere solo per il resto della vita.

    Hannibal avrebbe dovuto saperlo dal luccichio nei suoi occhi che c'era qualcosa sotto, ma non gli importava. Quella parte del suo cervello era ancora chiusa a chiave ed era ok così.

    Non si era aspettato, però, di essere trascinato in un nightclub.

    ---



    Il turno di Will era appena iniziato, era sul palco, ballando sulle note di 'You can leave your hat on' di Joe Cocker. Era la classica musica per gli spogliarellisti, ma a lui non interessava. Si sarebbe spogliato a ritmo di musica e delle parole mentre scuoteva i fianchi in modo provocatorio. Una folla di donne ululanti era tutta attorno al palco, ridendo e applaudendo.

    “…Go on over there
    Turn on the light
    No all the lights
    Come over here
    Stand on this chair
    That's right...”



    Will stava ballando attorno ad una sedia e avrebbe a breve selezionato una donna per sedersi.

    Un'alta rossa si stava sbracciando, quindi le prese una mano e la tirò gentilmente verso la sedia mentre le altre, che stavano cercando di attirare la sua attenzione, stavano protestando per la sua scelta. Lui girò attorno alla ragazza, muovendo i fianchi e sorridendo maliziosamente. Will iniziò a sbottonarsi la camicia bianca, prendendosi parecchio tempo, mentre il pubblico lo incitava impaziente.

    “…You can leave your hat on
    You can leave your hat on
    Feeling
    You can leave your hat on…”



    Finalmente si levò la camicia, rivelando, con un'espressione divertita, i suoi addominali scolpiti al pubblico in visibilio. Arrotolò la camicia e la lanciò verso la folla.

    “…Suspicious minds a talkin'
    Try'n' to tear us apart
    They don't believe
    In this love of mine
    They don't know I love you
    They don't know what love is…”



    Will si piazzò di fronte la ragazza, le mani dietro la schiena mentre lei allungava le braccia e gli accarezzava gli addominali con approvazione. Will, poi, le afferrò i polsi e le mise le mani sulla zip, incitandola a togliergli i jeans. Quell'azione ricevette una sonora risposta dalle donne del pubblico. Will sorrise incoraggiante alle mani tremanti della ragazza e continuò a muovere i fianchi a ritmo di musica. Quando la ragazza finalmente gli aprì la zip, era rosso fuoco in viso e, se Will non fosse stato sul campo da un paio di anni ormai, avrebbe pensato che la ragazza sarebbe svenuta di lì a poco. Si levò i jeans e diede la schiena alla ragazza, mentre tutte le altre si focalizzarono sulle sue mutande grigie. Will si girò e ci furono scroscianti applausi per il sedere quasi nudo. Mise le mani sullo schienale della sedia e si mise a cavalcioni sulla ragazza, che mise le sue braccia ancora tremanti attorno ai suoi fianchi. Mosse i fianchi su e giù in modo provocatorio e dovette fermarsi dal ridere alla risposta che ricevette dal pubblico. Will amava il suo lavoro, davvero.


    Continua...
     
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    Capitolo 3 - Perfetto, infatti



    Hannibal stava bevendo il suo quinto (?) whisky e la testa gli stava girando abbastanza velocemente. Aveva sentito la musica alta cambiare dalla disco music alla popolare canzone di Joe Cocker. Hannibal si accigliò con disgusto, perchè di solito lui ascoltava solo musica classica - quando non la componeva da sè con il suo clavicembalo o con il theremin. Non avrebbe dovuto nemmeno stare a pensarci. Era in un cazzo di nightclub. La gente serviva drink mezza nuda, le donne urlavano eccitate dietro di lui, dove qualcuno gli stava probabilmente dando lo show della loro miserabile vita, strappandosi di dosso discutibili vestiti da corpi oleosi. Hannibal si sentì improvvisamente depresso. Solo 10 giorni prima si trovava in un comodo letto, leggendo 'Dr. Jekyll e Mr. Hyde' di Stevenson, mentre Frederick rispondeva ad alcune email dal suo iPad e parlavano insieme. Ora si trovava in un night, la musica troppo alta e volgare. Era oltremodo ubriaco e Jack si stava lamentando del nuovo detective. Come poteva essere quello il giorno in cui la sua vita era cambiata del tutto?

    "Torno subito" disse Jack, dirigendosi in bagno.

    Ci fu una esclamazione particolarmente forte dal pubblico, quindi Hannibal si voltò cupamente.

    Rimase attonito alla vista dell'uomo sul palco. Aveva appena gettato via la sua camicia verso il pubblico urlante e che si stava evidentemente godendo la performance. Era incredibilmente bello: snello, tonico, spavaldo nei movimenti eppure grazioso e innocente. I capelli erano nascosti sotto un cappello, eppure lui riusciva a notare alcuni morbidi riccioli castani, incorniciando quel viso d'angelo. Non riusciva ad identificare il colore dei suoi occhi per via della distanza e della luce bassa, eppure era certo che fossero straordinariamente belli, come tutto il resto.

    Rimase quasi ipnotizzato dal modo in cui il ragazzo scuoteva il suo corpo, in perfetta sincronia con la musica, un leggero sorriso sul suo viso sbarbato. Hannibal realizzò improvvisamente che era a bocca spalancata, sentendo il suo sesso prendere vita nei pantaloni.

    Scioccato dall'intensità di quella inconsapevole risposta allo spogliarellista, Hannibal annaspò e si rigirò. Lui, un miliardario, dovette sbattere le palpebre un paio di volte, disgustato da se stesso per quel suo improvviso desiderio carnale verso qualcuno come uno spogliarellista in un infimo night. Stava ancora psicoanalizzando interiormente la sua reazione, quando realizzò che la canzone era finita.

    Dov'era Jack? Era via da almeno 10 minuti.

    Hannibal si alzò barcollante e si avviò in bagno per cercare l'amico.




    La performance di Will era terminata e si stava rivestendo. Era stata un'altra lunga notte. Aveva ballato al palo per 2 ore e poi aveva fatto alcune lap-dance prima della sua performance; era ora di andare a casa. Stava mettendo le sue generose offerte nel portafoglio mentre si meravigliava della sua fortuna. Faceva quel lavoro da quasi 4 anni ormai e guadagnava molto più del previsto. Era consapevole della sua bellezza e del modo in cui le persone lo guardavano. Tutto era iniziato quando era stato assunto come modello a Baltimora all'età di 20 anni, quando aveva preso la sua roba e si era diviso dalle sue sorelle e dall'Inghilterra per un futuro ignoto in America.

    Dopo 3 anni come modello, si era stancato di quella vita; il continuo melodramma aveva messo a dura prova i suoi nervi. I fotografi erano duri e insensibili; chiedevano le posizioni più assurde e poi gli urlavano in faccia se sembrava leggermente a disagio. Il suo manager l'aveva pressato, spingendolo a fare servizi infiniti e sfiancanti. Poi c'erano stati i colleghi odiosi, tutti, degli stronzi egoisti.

    Era stata la sua vicina e amica, Beverly Katz, a suggerirgli di provare un lavoro diverso dopo averlo visto voglioso di ritornare a casa e al limite, una notte.

    Quindi, Will aveva felicemente abbandonato quella carriera mentre il suo manager gli urlava delle occasioni che stava gettando all'aria. A Will non era importato. Aveva salvato 3 cani dal canile ed era desideroso di cambiare stile di vita facendo qualcosa che gli piaceva davvero: ballare. Dopo un mese, il manager del night doveva aveva iniziato a lavorare aveva capito il suo talento e l'aveva messo sul palco 3 volte a settimana, insieme ad altri ballerini. Era rispettato e si sentiva nel posto giusto per la prima volta.

    Will si mise la giacca marrone e il cappello di lana e uscì dal retro. Qualcosa...qualcuno, gli finì contro e quasi lo buttò a terra.

    "Che diavolo...?" Will disse, preso alla sprovvista, e tentò di rimettere in piedi l'altro uomo. Era chiaramente ubriaco e non riusciva a stare in piedi, quindi lo studiò attentamente.

    "Io...scusi" mormorò l'uomo "Mi dispiace per questo sfortunato inconveniente...Io sto...cercando di trovare il mio amico...Jack" quando finalmente alzò lo sguardo, subito si immobilizzò. Il ragazzo. Era il ballerino. Era finito dritto nelle braccia dello spogliarellista. Non l'aveva riconosciuto subito per via del ridicolo cappello che indossava. L'uomo era molto più forte di quanto sembrasse sul palco, e ora Hannibal poteva percepirne la dolcezza del profumo e avere una chiara visuale di quel meravigliosi occhi verde/grigio. Sì, pensò, perfetto davvero.

    "E' ok. Vuoi sederti su una panchina?" chiese Will, supportando il peso dell'uomo. Quando questo riuscì a sedersi, Will lo osservò.

    L'uomo non era del posto, subito pensò appena lo sentì parlare. Aveva un accento straniero e, anche se biascicava, il suo linguaggio era formale. Cosa poteva fare un uomo come quello in un nightclub?

    Lo straniero sembrava perso e stava fissando Will, che iniziò ad arrossire. Mentre Will aveva una evidente prova della corporatura forte dell'uomo e del suo corpo mascolino quando l'aveva sostenuto, fu sorpreso di notare il suo volto virile. Zigomi sporgenti, occhi scuri da predatore e labbra sottili che davano un senso di sconcertante pericolo, mentre i capelli chiari e leggermente bianchi erano perfettamente acconciati eccetto per una ciocca ribelle sulla fronte. Will si trovava dinanzi una contraddizione vivente: da un lato, un uomo che sembrava quasi aggressivo e vigoroso, dall'altro, un uomo fuori posto e a disagio.

    "Il tuo amico era con te al night?" chiese Will, non potendo abbandonarlo lì da solo.

    "Sì" mormorò "E' andato in bagno mezz'ora fa...e...e non è più tornato" disse, accigliandosi.

    "Hai provato a chiamarlo?".

    A quello, l'uomo improvvisamente si mise più dritto, quasi cadendo dalla panca. Hannibal non ci aveva pensato! Ci voleva uno spogliarellista per farlo ragionare?

    "Hey, è ok, tranquillo" disse Will mentre tentava di non farlo cadere per la seconda volta.

    Hannibal voleva rispondere e spingere via quell'angelico ragazzo con un pompon in testa, ma rimase abbagliato dal veloce contatto pelle contro pelle. Respirando profondamente, potè sentire il sapore della pelle dell'uomo nascosto sotto quello del profumo. La pelle era morbida, e calda e così invitante...Hannibal chiuse gli occhi e si avvicinò al ragazzo.

    Will rimase scioccato dalla reazione dell'uomo. Sapeva che non era morto di infarto perchè poteva sentire il suo caldo fiato sul collo. Era svenuto? Si girò, posizionandosi sulle ginocchia tra le gambe aperte dell'uomo; così poteva avere una presa migliore in quel goffo abbraccio.

    "Dov'è il tuo telefono?" chiese Will, incerto.

    "Mmmh..." l'uomo alzò una mano dal collo di Will per metterla in tasca. Prese il suo iPhone e lo passò a Will, gemendo, mentre ritornava alla posizione di prima.

    Il ballerino ebbe qualche difficoltà con il telefonino all'inizio. Poi trovò il solo 'Jack' dei contatti e lo chiamò.

    Will stava per mettere giù quando una voce sonnacchiosa rispose.

    "Pronto?".

    "Sì, pronto?" cosa avrebbe dovuto dire? "Ehm, sono qui, con un suo amico..." qual era il suo nome? "...Al club?" mormorò Will, incerto.

    "Cazzo!".

    "Uhm?".

    "Merda, sta bene? Sono andato in bagno...cazzo! Ero stanco...Quindi ho preso un taxi e sono tornato a casa".

    Will dovette costringersi a non ridere. Era uno scherzo? Era la situazione più strana di sempre. Normalmente, avrebbe chiesto al tizio di venire a recuperare il suo amico, ma Will aveva percepito dalla voce di Jack che anche lui doveva essere ubriaco, quindi non avrebbe avuto senso.

    "Sì, sta bene. Non si preoccupi, lo porto io a casa. Buonanotte". E Jack mise giù dopo aver mormorato qualcosa.

    Will toccò la spalla dell'uomo e ricevette un gemito come risposta "Riesci a sentirmi?" tentò.

    "Hmmm...sì....certo...Ho...le orecchie...". Will sorrise. L'uomo era davvero ubriaco, lo stava abbracciando come se la sua vita dipendesse da lui e sembrava al 100% aristocratico.

    "Dimmi il tuo indirizzo. Ti chiamo un taxi e così potrai andare a casa sano e salvo".

    "No! Non voglio andare lì" quasi urlò Hannibal, pensando a Frederick lì, in casa sua.

    Qual era il problema di quest'uomo? Non poteva lasciarlo lì, però "Ok. Casa mia è qui vicino. Pensi di poter camminare? Puoi dormire sul divano...".

    "Ho tanto sonno in effetti...".

    "Andiamo, alzati. Ci penso io" disse Will sotto il peso di Hannibal.


    Continua...
     
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    Capitolo 4 - L'odore dell'angelo



    Mezz'ora dopo, erano riusciti più o meno ad arrivare alla porta di casa di Will. Hannibal si era leggermente ripreso e ora stava in piedi da solo mentre Will apriva la porta.

    "Mi dispiace....Io...Io dovrei andare in un hotel. Non voglio impormi così, non mi conosci nemmeno. Sono scortese...Mi chiamo un taxi" balbettò Hannibal, improvvisamente a disagio alla prospettiva di dover stare lì.

    "Non essere ridicolo. Siamo arrivati fino a qui. Puoi dormire sul divano, non mi dispiace, davvero" il ragazzo lo guardò e sorrise sinceramente.

    Appena Will aprì la porta, tre cani circondarono la coppia. Hannibal fece un passo indietro, sorpreso dai silenziosi animali che lo stavano odorando.

    "Fermi, ragazzi!" all'ordine secco di Will, i cani si allontanarono e si ritirarono vicino il piccolo camino spento "Scusa, sono molto curiosi. Li chiudo in camera mia, così che tu possa stare tranquillo qui" Will indicò il grande e usurato divano.

    Mentre il ragazzo portava i riluttanti cani nella sua stanza, Hannibal diede un'occhiata in giro. Il soggiorno e la piccola cucina erano separati da due gradini di pietra e c'erano due porte. La camera da letto e il bagno, probabilmente. Era arredato in modo modesto e umile, eppure era tutto impeccabilmente pulito e sistemato. Hannibal si abbandonò sul divano e sospirò stancamente. Si prese la testa tra le mani e sospirò, alzandola di scatto quando sentì una calma voce dinanzi a sè.

    "Ecco, ho pensato volessi cambiarti" il ragazzo gli porse dei pantaloni grigi del pigiama. Si era tolto il suo ridicolo cappello e i suoi riccioli color cioccolato erano ora liberi e indomiti sulla sua testa.

    Bellissimo. Il ragazzo era incredibilmente bello. Hannibal non riusciva a pensare ad altro mentre accettava i vestiti "Grazie...Sei davvero gentile, ragazzo".

    Quando le loro mani si toccarono, entrambi si fissarono. Si guardarono per alcuni secondi, e poi Will venne spinto sul grembo dell'uomo, mettendoglisi a cavalcioni, nella stessa posizione utilizzata nelle sue performance di poco prima. Ora era abbastanza diverso, però, molto più eccitante. Il ballerino sospirò, i suoi sensi a fuoco per il tocco di Hannibal.

    Come se potesse leggergli nella mente, Hannibal afferrò il viso del ragazzo con una mano, accarezzando la sua pelle incredibilmente morbida. Poi si allungò, baciandolo dall'orecchio alle clavicole. Hannibal non riusciva a non pensare a quanto si stesse sentendo bene. Quell'uomo non poteva essere reale, era troppo magnifico. Hannibal stava sognando. Sicuro.

    Will si stava muovendo sul grembo di Hannibal. Che succedeva? Stava impazzendo? Non sapeva nemmeno il nome di quell'uomo ubriaco, eppure eccolo lì, sulle sue gambe, stringendo tra le mani tremanti i capelli dell'uomo, gemendo liberamente nel suo orecchio mentre lui gli baciava il collo. Poteva alzarsi, ma il suo corpo era troppo eccitato per permettergli di ragionare.

    Will afferrò il bordo del maglione dell'uomo e lo tirò insieme alla canotta di sotto, gettandoli sul divano. L'uomo emise uno strano gemito e poi afferrò le labbra di Will in un bacio appassionato. Fu come fuoco, tuono, elettricità. Il bacio iniziò lentamente per poi progredire.

    Entrambi si misero a gemere mentre si baciavano e a respirare a fatica. Hannibal, ancora nel suo stato semi-incosciente, aveva iniziato a svestire il ragazzo, dedicandosi ad ogni centimetro di pelle svelata. Abbassò la zip dei suoi jeans e, senza esitazione, fece scivolare dentro una mano. Will spezzò il bacio per gemere sonoramente e prendere fiato.

    L'uomo aveva afferrato il suo sesso e lo stava accarezzando. Si fissarono negli occhi; incredulità, curiosità, urgenza e desiderio si specchiavano nei loro occhi. Will si alzò dal grembo di Hannibal, senza fiato. Offrì una mano all'uomo e, appena Hannibal fu in piedi, lo tirò verso la stanza dove aveva rinchiuso i cani. Mentre Will faceva di nuovo uscire i cani velocemente, Hannibal si spogliò quasi freneticamente. Ora erano entrambi nudi, guardandosi con incertezza e col fiato corto. Hannibal si sedette sul letto e Will gli si mise di nuovo a cavalcioni. Entrambi erano eccitati e il contatto tra pelli nude non aiutò. Will spinse Hannibal sul materasso e si abbassò per bacialo sul collo, sulle clavicole e sul petto.

    Mentre la vista dei peli sale e pepe nel petto dell'uomo lo eccitò di più, fece scivolare una mano sul sesso dell'uomo. Era incredibilmente duro e liscio, e grosso, più grosso di Will, che era sempre stato fiero delle sue dimensioni. L'uomo stava gemendo sonoramente e si era messo una mano sul viso, mentre l'altra stava massaggiando la testa di Will. Il ballerino finalmente poggiò un ultimo bacio sullo stomaco dell'uomo prima di scivolare sul suo sesso. L'uomo quasi tremò sul letto mentre Will continuava a succhiare e leccare.

    Dopo un paio di minuti, l'uomo afferrò la testa di Will e cambiò posizione, bloccandolo quasi attonito. Prima di abbassarsi, Hannibal baciò profondamente il ragazzo. Poteva sentire il proprio sapore e non sembrò averne abbastanza. Quando Hannibal scivolò sulle parti intime del ragazzo, Will quasi scoppiò.

    "Ti prego..." gemette "Non ce la faccio più...".

    "Cosa vuoi, ragazzo?" mormorò Hannibal contro il suo sesso.

    "Nnngh...Ti prego, ti voglio dentro di me...ora..." grugnì il ragazzo, alzandosi per prendere un preservativo e una bottiglia di lubrificante dal comodino.

    Hannibal subito si lubrificò due dita e le fece scivolare lentamente dentro il ragazzo, succhiandogli il sesso nel mentre.

    La testa di Will scattò all'indietro, gli occhi chiusi. Non riusci a fermare un gemito. Non era però abbastanza. Aveva bisogno di più. Dopo un minuto, iniziò a fare resistenza alle dita dell'uomo, come se stesse facendo l'amore con esse. Hannibal recepì il segnale e infilò un terzo dito. Ora il ragazzo si mise a tremare e ad annaspare.

    "Ti prego..." mormorò di nuovo, senza fiato. Con le guance rosse e un'espressione frenetica, il ragazzo era la cosa più perfetta che Hannibal avesse mai visto. Velocemente si mise il preservativo e lo lubrificò. Non voleva fargli del male. Will, d'istinto, allargò le gambe e le poggiò sulle spalle di Hannibal, mentre quest'ultimo entrava in lui lentamente.

    "Nnnghh...Sì..." il ragazzo annaspò.

    Will poggiò le mani sulla schiena di Hannibal e lo spinse verso di sè. Quando l'uomo fu del tutto dentro di lui, Will non potè non gemere. Anche Hannibal si mise a gemere, senza mai staccare gli occhi da quel viso d'angelo; era strabiliato dal piacere del giovane e dal proprio. Non si sentiva così da anni. Era per questo che Frederick l'aveva tradito? Non riuscivano ad avere più quello insieme? Ritornò alla realtà quando il ragazzo iniziò a muoversi sotto di lui. L'urgenza del ragazzo rispecchiò la propria e Hannibal iniziò a muoversi.

    "Oh Dio, di più...più forte...nghh...Sì...Così..." il ragazzo urlava.

    Dopo quella che era sembrata una vita, entrambi si trovarono al limite; Hannibal aveva capito, dal modo in cui il ragazzo gli stava stringendo il sedere, che era vicino proprio come lui. Aumentò la velocità, stringendo i denti e cambiando leggermente posizione per raggiungere quel dolce punto che faceva gemere di più il ragazzo. Il corpo di Will si irrigidì e strinse i pugni mentre veniva sul suo stomaco. La vista del piacere del ragazzo e la sua espressione fecero venire Hannibal pochi secondi dopo. Rimase immobile per un minuto, tentando di riprendere fiato mentre le gambe del ragazzo scivolavano a peso morto sul letto. Il ragazzo mormorò qualcosa mentre il dottore si spostava e buttava il preservativo.

    Quando Will riuscì di nuovo a ragionare, si alzò per prendere una tovaglia bagnata dal bagno. Ripulendosi, tornò a letto e ripulì con attenzione anche Hannibal.

    L'uomo rimase seduto immobile, guardando la tovaglia nelle mani del ragazzo. Non sembrava più tanto ubriaco.

    "Tutto ok?" chiese Will.

    "Sì. La testa mi gira ancora un po'. Ma sto molto bene, grazie" Hannibal si allungò per prendere i suoi boxer di seta e se li mise.

    "Ehm, ti va qualcosa da bere? Un po' d'acqua, magari? O aranciata? O hai fame?" disse Will mentre si infilava i suoi boxer.

    "Mi andrebbe un po' d'acqua, grazie. E qualcosa per prevenire il mal di testa. Sono troppo vecchio per questo..." disse con un sorriso imbarazzato.

    "Certo, mettiti comodo nel mentre. Se vuoi, puoi ancora dormire sul divano, ma penso che il letto sia molto più comodo" e così Will tornò in soggiorno e prese una bottiglia d'acqua dal frigo. I cani lo stavano guardando fisso mentre lui sorrideva. Era stato di certo il sesso migliore e più imbarazzante che avesse mai fatto. Tostò un po' di pane e spalmò del burro d'arachidi e marmellata, poi prese un paio di aspirine e tornò in camera.

    Sorrise allo straniero che era seduto sul suo letto, sotto le coperte.

    "Ecco, ho pensato avessi fame".

    "Grazie" Hannibal ingurgitò le pillole bevendo dell'acqua prima di mettere il bicchiere sul comodino "Ma cos'è questo?" indicò sospettosamente il toast.

    "Um...E' un toast con burro d'arachidi e marmellata?!" esclamò Will come se fosse la cosa più ovvia "Non l'hai mai mangiato?" alzò le sopracciglia sorpreso.

    "No, mai" disse l'uomo sinceramente.

    "Penso di avere anche del prosciutto, se preferisci...".

    "No, è ok. Mi piacerebbe assaggiarlo" mentì Hannibal. Il ragazzo era stato di grande aiuto e gentile, avevano fatto il migliore sesso di sempre e sembrava non interessarsi delle circostanze in cui si erano incontrati; probabilmente lui era sembrato un ubriacone puzzolente, ma il ragazzo gli stava sorridendo sinceramente. Un angelo, davvero. Hannibal fece un piccolo morso del toast e rimase sorpreso dalla consistenza cremosa. Il pane era ancora caldo e friabile, il burro d'arachidi e la marmellata gli davano quel sapore fruttato e salato, e quella strana combinazione funzionava. Faceva molto freddo nella stanza. Forse perchè era ubriaco, forse per l'incredibile sesso, ma questo non fermò Hannibal Lecter III, miliardario lituano, a leccarsi le dita dopo aver mangiato un toast.

    "Ne vuoi ancora?" chiese Wil, che aveva osservato silenziosamente l'uomo passare da sospettoso a sorpreso.

    "No, grazie. Devo ammettere che mi è sorprendentemente piaciuto molto" disse Hannibal sbadigliando.

    "E' quasi l'alba. Vuoi dormire un po' o devi andare a lavoro?" Will non sapeva molto di quello straniero.

    "Se tu vuoi dormire, mi piacerebbe rimanere. Non voglio essere di troppo nella tua routine..." rispose Hannibal mentre il ragazzo si sistemava a letto.

    "Non ti preoccupare. Punto la sveglia per mezzogiorno, ok?" chiese Will, spegnendo la luce.

    "Ok. Buonanotte, ragazzo" disse Hannibal, sistemandosi su quel poco familiare letto. Era circondato dal profumo di quell'angelo, le lenzuola, il cuscino, tutto sapeva di paradiso.

    "Buonanotte" disse Will sbadigliando.

    Prima di ripensarci, il dottore avvolse un braccio attorno ai fianchi del ragazzo e lo spinse verso di sè. Il ragazzo gemette in approvazione e premette una mano su quella di Hannibal, intrecciando le loro gambe.


    Continua...
     
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    Capitolo 5 - Follie barbariche



    Will si svegliò sentendo che qualcuno stava bussando violentemente contro la porta d'ingresso. Aprì gli occhi e controllò la sveglia sul comodino. Erano le 11:30, quasi ora di alzarsi. Si spostò lentamente per sciogliere le gambe e il corpo dalla presa forte dello sconosciuto. Se non fosse stato per il suo leggero russare, avrebbe anche potuto credere che fosse caduto in coma; era di certo un uomo dal sonno profondo. Will lo osservò, i capelli sale e pepe scompigliati sulla fronte. Sorrise leggermente ricordandosi di come lo avesse soddisfatto sessualmente solo poche ore prima. Quando sentì di nuovo bussare, Will si alzò silenziosamente dal letto e si mise un paio di pantaloni della tuta e una maglietta grigia. Provava un delizioso dolore per tutto il corpo e sorrise. Guardando un'ultima volta l'incosciente e dormiente straniero, aprì la porta della camera e poi la richiuse prima che i cani potessero entrare e odorare l'uomo nel suo letto.

    Will aprì la porta di casa e venne assalito dal gioioso buongiorno dell'impeccabile Beverly, che aveva una busta di Starbucks in mano con caffè e ciambelle.

    "Hey, vicino! Ancora dormi? Pensavo ti sarebbe andata una leggera colazione, quindi sono passata a svegliarti" Bev mise la busta sul tavolo e si sedette.

    "Già...Beh, è stata una lunga notte..." Will disse a bassa voce e strofinandosi la barba sul mento.

    Gli occhi di Beverly finirono sui vestiti abbandonati sul divano e spalancò la bocca. Will seguì il suo sguardo, cercando di capire cosa l'avesse scioccata.

    "Hai passato una bella nottata ieri, Will Graham?" chiese lei, incredula. Will sbattè le palpebre due volte e arrossì. A quello, Bev rise sonoramente e sorrise, accarezzandogli una spalla.

    "Bravo ragazzo! Finalmente!".

    "Bev, abbassa la voce! E smettila!" rise Will, tentando di allontanarsi dal suo abbraccio.

    A quelle parole, lei si bloccò, il sorriso ancora sulle labbra "E' qui? Qui nel senso nel tuo letto. Qui nel senso di ora??".

    "Um, sì...".

    "Oh mio Dio!" mormorò emozionata Bev, quasi ridendo "E quindi?? Voglio sapere ogni dettaglio! Come si chiama?" chiese.

    "Um, beh. Io...non lo so, in realtà..." mormorò Will, passandosi una mano tra i capelli, imbarazzato.

    "Coooosa?!?! E' così tanto sexy? Siete solo finiti a letto senza nemmeno presentarvi?? Dio, DEVO incontrarlo!!" mormorò Bev ma gesticolando animatamente.

    "Non è così...Possiamo parlarne dopo?" replicò Will nervosamente. In quel momento, la porta della sua camera si aprì e il bello straniero uscì con i pantaloni ma senza maglia. Era una visione arruffata ma meravigliosa. Will guardò l'espressione stordita di Bev e sorrise fieramente.

    "Sei sveglio! La mia amica, qui, ha portato un po' di caffè e se ne stava per andare..." disse Will, spingendo il braccio di Bev.

    "Già, infatti. Stavo proprio per andare" si mise dinanzi ad Hannibal, sorridendo con approvazione "Io sono Beverly. Piacere. E tu sei...?" gli porse una mano.

    "Mi chiamo Hannibal. Piacere mio, Beverly" rispose l'uomo, stringendole la mano e sorridendole.

    "Spero di vederti alla mia festa di compleanno, la prossima settimana, Hannibal" disse lei "Potresti essere il +1 di Will".

    Prima che Will potesse intervenire, lei uscì di casa ghignando.

    "Ok, ciao ragazzi, divertitevi!" e chiuse la porta.

    Will rimase accanto al frigo con in mano la tazza fumante di caffè "Quindi, ti chiami Hannibal?" chiese, piegando la testa di lato, osservando l'uomo prendere la sua maglia e il maglione dal divano.

    "Già, Hannibal Lecter. E tu ti chiami Will, giusto?" sorrise, rivestendosi "Diminuitivo di William?".

    "Sì, ma nessuno mi chiama William. Solo Will. Graham".

    "Penso che William sia un nome bellissimo e pieno di significato nella tua nazione. Inghilterra? Giusto?" Hannibal si sedette sulla sedia abbandonata da Beverly poco prima.

    "Sì, è il nome più popolare lì, suppongo" Will si sedette di fronte a lui, passandogli la tazza "Come prendi il caffè, Hannibal?" gli piaceva il suono di quel nome, proprio come ad Hannibal piaceva sentirglielo dire.

    "Nero, niente zucchero" rispose Hannibal "Grazie" disse appena Will gli passò la tazza.

    "E Hannibal? E' un nome comune dalle tue parti?" chiese Will, sorseggiando il suo caffè.

    "Non proprio, no. Abbiamo una gran varietà di nomi in Lituania. Ma sono stato cresciuto da uno zio americano e da sua moglie giapponese; quindi, non so davvero da dove venga il mio nome".

    Will stava per rispondere quando il telefonino dello straniero suonò nella tasca del suo cappotto. Hannibal si scusò, alzandosi e andando a cercare il telefono. Si accigliò quando vide lo schermo "Buongiorno, Miss Bloomwood" disse con tono sicuro, irrigidendo le spalle. Will pensò a quanto fosse elegante ed imponente.

    "Sì, capisco. Mi dispiace di non averla avvisata prima, ma mi sono appena svegliato e non mi sento molto bene. Per favore, cancelli i miei appuntamenti per il pomeriggio" disse, osservando i cani dormienti vicino il caminetto. Non gli piacevano i cani, eppure quelli del ragazzo erano estremamente educati "Certo, grazie, Miss Bloomwood. Buon pomeriggio" detto ciò, spense il telefonino e si sedette di fronte a Will, che aveva preso le ciambelle dalla busta e le aveva messe su un piatto. Quei deliziosi dolci erano un raro lusso che Will si permetteva il più possibile.

    "Quindi...Uhm..." Will iniziò leggermente imbarazzato dal fatto che volesse ficcanasare nella vita o nel lavoro dell'uomo, ma non era sicuro se fosse permesso dopo una notte insieme.

    Hannibal sembrò capirlo e, dopo un sorso di caffè, disse "Mi piacerebbe molto scusarmi per ieri. Non sono solito concedermi questo tipo di follie barbariche durante le domeniche" la serietà dell'uomo fece sorridere e poi ridere Will.

    "E per follie barbariche intendi andare in un club e bere? Dovrei sentirmi offeso per lavorare in un tale posto barbaro?" Will rise forte, sentendosi a proprio agio e incredibilmente divertito dalle parole dell'uomo.

    Lo psichiatra lo guardò confuso e in colpa "Certo che no, non volevo mancarti di rispetto o offenderti, William...". Will si appoggiò al tavolo e si portò una mano sullo stomaco, cercando di calmarsi.

    "Mi...Mi dispiace. Ho finito, d...davvero. Devo solo prendere un respiro profondo..." annaspò Will, asciugandosi le lacrime mentre cercava di riprendere fiato.

    Hannibal rimase confuso. Senza ricordare il fatto che il ragazzo avesse ballato contro un palo in un club di streap-tease, era stato onesto ed era finito per offenderlo. Ma il ragazzo non era arrabbiato o offeso - come sarebbe accaduto se l'avesse detto a lui. Stava ridendo a crepapelle, sorprendendo lo psichiatra.

    "Sono felice che tu sia divertito, Will. Dovrei scusarmi...".

    Will lo fermò, sorridendo "Smettila di scusarti, Hannibal" gli disse, offrendogli il piatto con le ciambelle "Non è un crimine ubriacarsi, a volte. Sai?" la sua espressione era ritornata educata, quasi del tutto seria, eccetto per le guance rosa. Hannibal voleva ricordare ogni tratto della sua espressione, voleva poterla riprodurre, donare a William eterna gloria e giovinezza, catturandolo su un foglio...Poi prese una ciambella, sorridendo. Era dal suo negozio preferito; almeno la colazione non sarebbe stata una sorpresa.

    "So bene che non è un crimine. Di solito bevo un buon bicchiere di vino a cena...Ieri doveva essere una serata tranquilla con un amico. Diciamo che è uscita un po' fuori controllo...Comunque, mi stavo scusando per le condizioni in cui mi hai trovato. E devo ringraziarti per la tua gentilezza senza pregiudizi e la tua ospitalità".

    Will stava masticando la ciambella mentre arrossiva. Già, ospitalità. Ecco cosa aveva fornito all'uomo ieri notte, quando si muoveva nudo sul suo grembo..."Di nulla. Io devo ringraziare te, avevo davvero bisogno di..." 'cosa? Una scopata? Sta zitto, Will, sei ridicolo...' "...Di una distrazione" arrossì di più. 'Oh Dio, sembri un maniaco'.

    Il dottore sorrise "Lavori lì da tanto? Ho osservato la tua performance e devo ammettere che sei molto bravo" disse curiosamente. L'aveva visto arrossire e aveva capito la direzione dei suoi pensieri. In un certo senso, quel ragazzo era ambivalente; era spavaldo, senza vergogna sul suo lavoro (correva quasi nudo di fronte a centinaia di donne urlanti, e ovviamente gli piaceva), ma poi era anche innocente e timido. Aveva una personalità davvero complessa e ad Hannibal piaceva, da buon psichiatra qual era.

    "Lavoro lì da 4 anni. Ma mi è sempre piaciuto ballare. Qualsiasi tipo di danza, davvero. E tu? Sono indiscreto se ti chiedo che appuntamenti hai di pomeriggio?" chiese Will curiosamente, asciugandosi il muso con un tovagliolo. Beh, Hannibal aveva iniziato l'interrogatorio, non era fuori luogo chiedere a turno.

    "Non sei mai indiscreto, William, al contrario. Sono uno psichiatra. Preferisco avere i miei appuntamenti di pomeriggio, non essendo uno che ama alzarsi presto. Di solito, chiamo la mia segretaria per le 10:00 ogni mattina, per controllare gli appuntamenti del giorno. Dato che oggi non ho chiamato, si è preoccupata. Ho una politica molto rigida di 24 ore prima per avvisare di un cambio di programma, e raramente cancello i miei impegni" sorseggiò il suo caffè "Ma devo ammettere che mi fa male la testa, quindi non sarei di grande aiuto per i miei pazienti oggi" concluse con un sorriso e sembrando quasi imbarazzato.

    Will non fu proprio sorpreso per la sua professione. Sembrava importante; ovviamente doveva essere o un medico, o un avvocato o un giudice, o anche il Presidente d'America.

    Era molto curioso su tutto riguardo lo straniero.

    "Devo ammettere che ti si addice questa professione. Ma ti prego, non psicoanalizzarmi; anche se suppongo tu non possa schiacciare un interruttore e non farlo, conosco le deformazioni professionali. Ti posso dare un'aspirina per il mal di testa, ora che hai mangiato?" disse educatamente, ripulendo il tavolo e buttando la spazzatura.

    "Sì, grazie. Molto gentile".

    Will si alzò, riempì un bicchiere di acqua e lo passò ad Hannibal con le aspirine. Si perse nei suoi pensieri mentre lo osservava. Avevano parlato educatamente, ficcanasando superficialmente nelle loro vite eppure senza parlare della loro relazione, se ce ne fosse una. E' questo che facevano le persone quando incontravano occasionali stranieri? Non lo sapeva. Aveva avuto alcune storie di una notte quando faceva il modello, ma la regola sembrava essere allora di scappare via il mattino dopo, senza nemmeno salutarsi o lasciare un biglietto; di certo non era abituato ad avere qualcuno per colazione e parlare dopo del sano sesso. Dopo del magnifico sesso. Ma allora, gli altri ragazzi con cui era stato non erano minimamente come Hannibal. Lui era imponente, sicuro di sè, cosa stava facendo un tale magnifico psichiatra nella sua piccola cucina?


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    Capitolo 6 - Proprio come dello zucchero filato



    Prima che Will potesse iniziare a parlare di frivolezze, i cani si mossero e si avvicinarono alla coppia. Odorarono Hannibal, cercando l'attenzione dello sconosciuto. L'uomo si abbassò e accarezzò Winston sulla testa e dietro le orecchie mentre il cane scodinzolava, chiaramente godendosi quelle carezze. Maddie si fece avanti e si mise quasi a saltellare sul posto. Hannibal sembrò capire e accarezzò anche lei con l'altra mano. Poi sentì un leggero gemito, Buster era proprio dietro di loro, lamentandosi per la mancanza di coccole.

    Hannibal sorrise a mo' di scuse e gli disse "E' il massimo che posso fare, cane. Se avessi un'altra mano, accarezzerei anche te".

    Will rise a quella strana immagine che aveva davanti. Hannibal aveva chiamato il cane "cane". Si abbassò e accarezzò le orecchie e il collo di Buster "Scusa, sono troppo cuccioloni a volte. Winston è sempre il primo a reagire, poi Maddie si ingelosisce e Buster è quasi sempre lo sfortunato di turno, perchè è sempre l'ultimo a svegliarsi" spiegò Will, indicando i cani mentre li nominava.

    Hannibal era rimasto sorpreso della sua reazione e del suo affetto verso quegli animali. Odiava i cani, di solito erano sporchi e vogliosi solo di attenzioni e mangiare. I cani di Will, però, erano stranamente molto disciplinati: avevano seguito sempre tutti gli ordini del loro padrone ed erano venuti a studiare lo sconosciuto solo quando Hannibal li aveva guardati con interesse. Iniziava a capire la loro importanza per Will; erano suoi amici, la sua fonte di affetto e, probabilmente, compensavano un po' la famiglia che aveva lasciato in Inghilterra. Continuò ad accarezzare i cani senza pensare ai peli che si sarebbe ritrovato sui vestiti. Poi il ragazzo si alzò e prese una ciotola da sotto il lavabo. I cani subito persero ogni interesse per lui e corsero felicemente verso il loro padrone, abbaiando eccitati. Buster fu l'ultimo a muoversi, proprio come aveva spiegato Will; notando l'allontanamento degli altri due, si avvicinò ad Hannibal per essere accarezzato, ma quando capì che la pappa era pronta, subito si unì agli altri.

    "Allora...Ti va di rimanere per pranzo? Ho delle trote fresche che ho pescato 2 giorni fa...Non sentirti in obbligo, non mi offendo se dici di no...Solo...Beh, se ti va..." Will iniziò con sicurezza ma terminò un po' incerto. Come poteva evitare che quell'uomo raccogliesse le sue cose e se ne andasse di lì, magari per sempre?

    Hannibal si era domandato la stessa identica cosa. Non voleva ritornare a casa, vedere Frederick, ritornare di nuovo nella realtà del suo mondo. Voleva rimanere lì, nella piccola casa di Will, circondato da cani, vestito come uno stupido con il suo maglione a righe giallo, probabilmente puzzando e con un pessimo aspetto, bevendo scadente caffè comune e mangiando toast con marmellata e burro d'arachidi. Voleva rimanere per sempre in quella loro bolla privata, in quel sogno dove un angelo l'aveva accolto, si era preso cura di lui, l'aveva ascoltato e gli aveva parlato. Probabilmente stava impazzendo, ma la sua mente gli diceva che era ok sentirsi così.

    "Mi piacerebbe molto, Will" disse mentre il ragazzo, che si stava tormentando le mani, visibilmente si rilassò e sorrise "Ma insisto nel cucinare, hai già fatto tanto per me, mi piacerebbe molto ripagarti" disse Hannibal.

    'Già. So io come potresti ripagarmi...', a quel pensiero, Will arrossì furiosamente e subito si girò e finse di iniziare a lavare i piatti.

    Hannibal sembrava aver letto la mente del ragazzo. Rimase stupefatto dalle emozioni sincere e chiare di Will. Non era mai stato spavaldo, eppure quel ragazzo sembrava agire d'istinto e non era brutto scoprire una nuova parte di sè. Senza ulteriore analisi, si alzò e si avvicinò al ragazzo. Will si mise più dritto, quasi senza fiato quando percepì i passi dietro di sè. Hannibal si avvicinò quasi potendo affondare il naso nei riccioli morbidissimi e profumati di Will.

    Will trattenne il fiato e le mani gli iniziarono a tremare, finendo con l'ultimo piatto.

    Lo psichiatra doveva essere sicuro che Will volesse tutto quello quanto lui. Magari non aveva ben interpretato i suoi segnali, stava uscendo pazzo, dopo tutto. Forse quel tremore era giustificato per il fatto di averlo sorpreso con il suo improvviso movimento "C'è un altro modo in cui preferiresti essere ripagato per la tua gentilezza, William?" Hannibal quasi mormorò.

    Lentamente, Will si fece indietro e si spinse contro Hannibal, tentando di calmarsi.

    Hannibal sorrise, aveva avuto ragione. Strinse con le mani i fianchi del ragazzo e le fece scivolare sotto la sua maglia, accarezzando il petto glabro, baciandogli il collo.

    Will chiuse gli occhi. 'Sì'. Era esattamente quello che voleva da quando aveva visto l'uomo addormentato a letto quella mattina. Will aveva il fiato mozzato, con una mano poggiata sul capo del dottore, accarezzandogli i capelli, mentre l'altra era premuta sul sesso dell'uomo. Entrambi gemettero: Hannibal per quell'inaspettato tocco e Will per essersi reso conto del desiderio dell'uomo. Hannibal iniziò a muovere i fianchi contro la mano di Will e, dopo un minuto, disse "Spogliati, William, completamente". Non aveva mai smesso di accarezzargli il petto nè di baciargli i capelli e, appena la mano di Will si spostò dal suo sesso per spogliarsi, Hannibal iniziò a muovere i fianchi contro il sedere del ragazzo, facendolo gemere. Will si spogliò e voleva girarsi, ma forti mani lo fermarono.

    "Mhhh" gemette Will mentre la mano di Hannibal scorreva sul suo addome e finiva per afferrargli il suo sesso, massaggiandolo gentilmente.

    "Fammi..." annaspò Will.

    "Cosa vuoi, bellissimo?".

    "Io...Io voglio toccarti, ti prego. Fatti toccare...Spogliare...Baciare...Mmh...Ti prego".

    Hannibal rimase affascinato dall'educazione del ragazzo, anche mentre era nel vortice della passione. La sua mente ripensò involontariamente alle oscene parole pronunciate da Frederick mentre facevano sesso, e dovette spegnere forzatamente la mente. Non poteva pensarci ora. Non lì. Non con Will. Il suo Will. I suoi baci sul collo divennero più focosi, mentre il ragazzo provava vanamente a liberarsi dalla morsa di Hannibal. Lo psichiatra afferrò i polsi di Will e li bloccò sul lavabo di fronte. Approfittò della momentanea confusione del ragazzo per levarsi il maglione, poi lo riabbracciò, ma solo con una mano, mentre l'altra abbassava i pantaloni. Quando entrambi furono nudi e stretti insieme, Will si ricordò della sua precedente richiesta "Hannibal..." disse quasi supplicando quando l'altro uomo riprese le sue dolci carezze.

    "Rilassati, William. Lascia che ti ringrazi come si deve. Lascia che ti mostri quanto sia grato per la tua cortesia".

    "Ma io ho bisogno di toccarti, ho bisogno di baciarti..." la frustrazione di Will era evidente.

    Hannibal si allungò e baciò la guancia del ragazzo fino all'angolo della sua bocca. Will recepì il segnale e girò il viso fino a poterlo baciare. Si scambiarono lenti e delicati baci sulle labbra, all'inizio. Dopo un minuto, Hannibal sfiorò la lingua del ragazzo e poi fu una quasi lotta per la supremazia. Non era come la bruciante passione e l'urgenza del giorno prima, fu tutto abbastanza lento. Era puro desiderio ma pieno di dolcezza. Proprio come dello zucchero filato.

    Will si spostò per primo per riprendere fiato "Letto. Ho...Ho i condom lì, e il lubrificante..." mormorò.

    Hannibal si inginocchiò, dopo essersi assicurato che le mani del ragazzo fossero ben salde sul mobile. Poi, allargò le natiche del ragazzo e iniziò a leccarlo. Will fu preso alla sprovvista da quell'inaspettato gesto e istintivamente si fece indietro, verso la lingua esperta del dottore, con un sonoro "Oh". Will iniziò a vedere le stelle.

    Hannibal continuò a usare la lingua su Will, era eccitatissimo per via del suo odore, del suo sapore e dei suoi gemiti. Hannibal vide la bottiglia con l'olio sul bancone e la prese. Se ne spalmò un po' sulle dita e poi ne fece scivolare uno in Will. Il ragazzo urlò di piacere, tremando. Hannibal sorrise e si prese tutto il tempo del mondo, al contrario di come aveva fatto la notte prima. Inserì un secondo dito e poi un terzo, proprio quando percepì che il ragazzo si stava rilassando.

    Quando Will iniziò a spingere contro le dita del dottore, l'uomo si spostò mentre Will gemeva contrariato. Hannibal prese il portafogli, l'aprì e produsse un condom, mettendoselo velocemente.

    Will stava per voltarsi per vedere cosa stesse facendo, proprio quando Hannibal si alzò.

    "Avevo un condom nel mio portafogli" mormorò, baciando il collo del ragazzo, rassicurandolo.

    Senza ulteriore esitazione, lo psichiatra si abbassò leggermente, allineando il proprio sesso al sedere di Will. Si spinse dentro lentamente, reclamando il collo del ragazzo e assaporando i suoi gemiti. Non ne avrebbe mai avuto abbastanza di quell'angelo. Quando fu completamente in lui, si fermò per un minuto, baciandolo sulle labbra. Poi, lentamente, iniziò a muovere i fianchi.

    Hannibal pensò a quella circostanza. Di solito era controllato durante il sesso; con Will, era come se la sua parte razionale fosse completamente assente. Le emozioni erano libere nel suo corpo, provava un desiderio primitivo ed istintivo. Sentì la pelle andare a fuoco, e Will era il fiammifero che aveva appiccato l'incendio. Aveva avuto molti amanti prima di Chilton, ma nessuno l'aveva mai fatto sentire così, nessuno prima di Will. Il perfetto Will.

    Il lituano iniziò a muoversi più velocemente e il ragazzo urlò mentre veniva. Poi, il medico si spostò. Mise le mani sui fianchi del ragazzo e lo fece voltare velocemente, facendolo sedere sul bancone. Will era senza fiato, le guance rosse, gli occhi mezzi chiusi e scuri per la passione, un leggero sorriso sulle labbra. Perfetto.

    Hannibal allargò le gambe di Will e si spinse di nuovo in lui.

    "Mmmhh" gemette il ragazzo, chiudendo gli occhi.

    "Vuoi che mi fermi?" gli chiese, pregando affinchè dicesse di no.

    "No, ti prego, non farlo. Ti prego, non fermarti" rispose il ragazzo, spalancando gli occhi pieni di sincerità. Allora, avvolse le braccia attorno al collo di Hannibal e lo baciò.


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    Capitolo 7 - William...bello in modo ridicolo, con occhi da cucciolo e riccioli morbidi



    Hannibal era andato via da 10 minuti e William stava cambiando le lenzuola del letto. Sorrideva da quando si era addormentato la notte precedente, e non riusciva a smetterla.

    Si era vestito e aveva messo il guinzaglio ai cani per una passeggiata serale. Avrebbe comprato un po' di carne, si trovava di buon umore e si sarebbe preparato del carpaccio con rucola e parmigiano. 'E un po' di vino rosso, sì'. Will aveva appena chiuso la porta di casa quando qualcuno improvvisamente lo abbracciò da dietro, proprio come Hannibal aveva fatto poco prima. Dopo un piccolo sobbalzo per la sorpresa, percepì distintamente il profumo di Beverly. Sorrise, voltandosi e abbracciando la ragazza alle sue spalle, alzandola e volteggiando insieme sul posto, mentre i cani osservavano la scena, sbattendo la coda.

    Bev rise e, appena Will la lasciò, disse "Sai che domani ti farà male la mascella se continui a sorridere in questo modo, vero?" e lo colpì su una spalla.

    "Sono solo felice di vederti" sorrise Will.

    "Già, sicuro, Graham! Sai che devi darmi tutti i dettagli, giusto? Non potrai sfuggirmi...".

    "Um, devo davvero portare fuori i cani. Vuoi venire con me? E sei invitata per cena, devo farmi perdonare per averti cacciata stamattina..." Will sorrise.

    "Non c'è bisogno. Sono rimasta totalmente soddisfatta dalla vista del tuo affascinante Hannibal senza maglietta" Bev ghignò, incamminandosi con Will.

    "Non è il mio Hannibal!" si accigliò Will, ma poi aggiunse "E' abbastanza affascinante, vero?".

    "Sì, lo è, ma sarei più soddisfatta se sapessi quanto è affascinante a letto... L'ho visto uscire circa 20 minuti fa... Avete fatto sesso tutto il pomeriggio?" quasi mormorò emozionata.

    Will non aveva inibizioni con Beverly. Avevano sempre parlato di sesso nel modo più naturale possibile. Era la sua migliore amica, dopo tutto aveva il diritto di sapere, perchè si preoccupava per lui e voleva vederlo felice "Beh, abbiamo fatto sesso proprio dopo la colazione. Ci stavamo scambiando informazioni superficiali sulle nostre vite e poi, improvvisamente, si è inginocchiato di fronte a me". Bev rise. "Poi mi ha fatto venire, tre volte di seguito. Ad un certo punto mi sono sentito con la testa per aria". La ragazza spalancò la bocca, entusiasta. "Dopo, ha insistito nel cucinare il pesce, ha fatto anche una deliziosa salsa olandese. Poi abbiamo mangiato e gli ho proposto di fare una doccia, quindi l'ho fatto venire lì e poi abbiamo fatto sesso, e poi di nuovo a letto. Poi abbiamo parlato di libri e film, e poi ha detto che sarebbe dovuto andare...".

    "Wow, Will Graham! Hai fatto più sesso tu in un giorno che io in un mese! Grandioso, non c'è da stupirsi sul perchè sembri così radioso! Avete deciso di rimanere in contatto?".

    "Sì. Mi ha chiesto il numero prima di prendere il taxi e ha detto che avrebbe chiamato" rispose certo Will.

    "Fantastico, ragazzo! Sono ancora perplessa su una cosa, però..." disse Bev, accigliandosi giocosamente.

    "Cioè?" chiese Will, sorridendo.

    "Ti sei fatto un totale sconosciuto! Uno sconosciuto sexy, devo ammetterlo!" si mise a ridere "E io mi sono presentata prima ancora di te! Ora devi spiegarmi questa parte!".

    Entrambi risero e Will mandò gli occhi al cielo.




    "Hannibal! Sei tornato!" Frederick subito si alzò appena il lituano entrò in casa.

    "Buonasera, Frederick" mormorò, avvicinandosi alle scale e ignorando lo psichiatra.

    "Aspetta, dove vai?".

    "In camera mia. Ho bisogno di fare un bagno. E cambiarmi. E riposarmi" disse il medico, sembrando stanco.

    "Hannibal, sono stato molto preoccupato" il tono autoritario irritò Hannibal, che si fermò sulle scale, girandosi "La tua segretaria ha chiamato per sapere di te, poi ho provato a chiamarti, ma il tuo telefono era spento. Finalmente, ho chiamato Jack Crawford e ha detto che ti aveva lasciato in un bar. Con un amico?" gli chiese curioso.

    Un bar. Grazie a Dio Jack non gli aveva detto che tipo di bar...

    "Sì, ero con un amico Frederick, perchè...".

    Lui lo fermò "Per tutta la notte?".

    Hannibal si accigliò rabbiosamente e prese un profondo respiro, chiudendo gli occhi. Non voleva perdere la pazienza. Non dopo quel giorno, non dopo Will. William...bello in modo ridicolo, con occhi da cucciolo e riccioli morbidi. Come poteva ritornare alla sua vita di sempre ora che aveva toccato il paradiso? "Di cosa mi stai accusando esattamente, Frederick? Capisco che tu ti possa essere preoccupato, ma quello che faccio a te non interessa più" disse sicuro.

    Frederick rimase sorpreso dall'indifferenza e dalla durezza di Hannibal. Dov'era finito l'uomo dal cuore spezzato che se n'era andato di casa il giorno prima?

    "Vado di sopra, ora" disse Hannibal, stringendosi il naso "Ho bevuto un po' troppo ieri" senza guardarlo, salì le scale ed entrò in camera. Frederick aveva tolto tutte le sue cose da lì. 'Bene'. Hannibal subito cambiò le lenzuola marroni del suo ex e ne scelse un paio di seta verde. Il colore era esattamente uguale a quello degli occhi di Will. 'Will. Will. William'. Hannibal sorrise, entrando in bagno e aprendo l'acqua della vasca nel suo enorme e lussuoso bagno. La sua memoria subito lo riportò indietro, dopo aver mangiato una eccezionale trota che Will aveva pescato.

    ... Will l'aveva baciato con passione appena avevano finito con i piatti. Ci fu di nuovo quel fuoco, e il tuono e il lampo e l'elettricità. "Ti va di fare una doccia, dottore?", il suo accento l'aveva subito eccitato, di nuovo. Gli occhi da cucciolo si erano trasformati in desiderosi e pericolosi. Sotto la doccia, si erano lavati, baciati, eccitati e amati. Poi Will si era inginocchiato e l'aveva baciato, prima di iniziare a masturbarlo abilmente, facendolo gemere. Aveva allora guardato Hannibal, sorridendo. Quell'immagine gli si era fissata in testa. I riccioli selvaggi e scompigliati di Will appiccicati in fronte, scuriti dall'acqua. Il colore dei suoi occhi che contrastava con tutto il resto: più verdi delle lande irlandesi. L'acqua che scivolava sulla sua pelle; la sua bocca lussuriosa e divertita, strofinando la pelle del suo sesso, su e giù...

    Hannibal venne con un gemito e chiuse gli occhi, ancora seduta sul bordo della vasca. Erano anni che non si masturbava. Ma ogni preziosa sua certezza si stava spezzando e traballando da quando aveva incontrato quel delizioso ragazzo. Il suo William.


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    Capitolo 8 - Beh, se non è il Principe Azzurro, allora non so chi possa esserlo...



    Frederick Chilton si stava svegliando. Aveva annullato l'incontro con la brunetta con cui era stato quando Hannibal l'aveva colto in flagrante. Frederick "era" con quella ragazza da un mese ormai, ed era incredibilmente attratto da lei.

    Aveva atteso il ritorno di Hannibal; aveva voluto parlargli e persuaderlo in qualche modo a non lasciarlo. Il lituano era un uomo dal buon cuore e aveva sempre espressamente dimostrato l'amore verso Chilton. Hannibal gli aveva dato così tanto affetto e amore e non si era mai lamentato delle poche e vaghe risposte del suo partner. Per lui, era abbastanza fare sesso una volta o due a settimana, solo dopo che entrambi si erano già fatti la doccia. E, quando Chilton sgattaiolava via dal letto subito dopo per fumare una sigaretta, Hannibal prendeva un libro dal comodino e leggeva in silenzio.

    La sua vita con Hannibal era stata facile e, essendo entrambe persone dell'alta società con i loro appuntamenti mensili per l'opera, i gala e le conferenze, era sempre stata affrontata insieme. Aveva pienamente compreso il dolore che aveva dovuto subire Hannibal quando aveva scoperto i suoi tradimenti; ma era fiducioso di poterlo riconquistare.

    Hannibal era ritornato finalmente, e non era sembrato arrabbiato o ferito dalla presenza di Chilton. Piuttosto... seccato? Come se si fosse improvvisamente ricordato dell'esistenza dell'altro uomo.

    Chilton stava ora preparando la colazione mentre controllava le transizioni bancarie di Hannibal sul pc. C'era stato un grosso conto in un ristorante, una settimana prima, dove aveva cenato con Jack Crawford. Ma niente hotel dopo. Controllò due volte tutti i bigliettini dello psichiatra. Niente. Sapeva che Hannibal non aveva passato la notte da Jack, ma con un amico. Non era Alana, la sola altra buona amica di Hannibal, perchè era appena ritornata da una vacanza a Firenze. Era possibile che Hannibal avesse incontrato qualcuno al bar? Chilton rimuginò su quella possibilità. Il lituano aveva due buoni amici, era molto introverso e riluttante verso il conoscere nuove persone. Pensò di controllare in seguito il telefonino di Hannibal, quando sarebbe stato distratto. Doveva capire cosa stava succedendo, perchè quello che percepiva non era proprio rassicurante.

    Chiuse il laptop appena sentì rumori per le scale.

    Hannibal entrò in cucina sembrando immacolato. Aveva un paio di pantaloni marroni, una camicia a righe bianche e blu e una cravatta bordeaux. Quello che lo lasciò perplesso fu la mancanza del gilet. Invece, il dottore aveva un maglione di lana in coordinato con scollo a V. I capelli non erano tirati indietro con gel o altri prodotti come al solito, ma gli cadevano naturalmente sulla fronte. Non si era sbarbato, di nuovo. Chilton spalancò gli occhi e lo osservò. Cosa diavolo era potuto accadere? Hannibal si comportava diversamente da quasi una settimana.

    "Sei sveglio" Chilton ripetè le esatte parole di Will. Eppure sembrarono così diverse. "E' abbastanza presto per te. Vai da qualche parte?" chiese fingendo tranquillità.

    "Sì. Sto uscendo" Hannibal gli si avvicinò per posare la tazza che si era portato in camera il giorno prima. Chilton rimase colpito dal profumo di Hannibal; non era il solito che gli comprava per il compleanno, ma un sapore di muschio intenso. "Come va la tua ricerca? Hai già trovato una nuova casa?" chiese Hannibal.

    "Non proprio, no...".

    "Allora dovresti chiamare il signor Norton, un agente immobiliare molto competente la cui figlia è venuta da me in terapia. Sono sicuro che ti aiuterà" disse Hannibal senza guardarlo.

    "Sono sicuro che non ce ne sia bisogno..." disse Frederick, ma Hannibal lo fermò.

    "Ascolta, Frederick. Ho detto due settimane, ed ero serio. Puoi accettare l'aiuto del mio amico e trovarti una nuova casa, o puoi trasferire te e le tue cose all'Hilton. Non mi importa. Ti voglio solo fuori da casa mia per la prossima settimana" il tono di Hannibal fu freddo e duro. Prese il cappotto e le chiavi.

    Hannibal stava andando ad incontrare la sua amica Alana, che era appena ritornata dalle vacanze. Era ansioso di parlarle e rivederla, era una sua carissima amica.




    Alana arrivò alle 9:00 in punto. Indossava un vestito floreale e la sua pelle era leggermente abbronzata.

    Si abbracciarono e si sedettero all'elegante caffè dove di solito si incontravano per colazione, due volte a settimana.

    Le aveva appena fatto i complimento per il suo look e la sua pelle, ma Alana voleva parlare personalmente di quello che Hannibal le aveva spiegato al telefono.

    "Grazie, Hannibal. Anche tu sei abbastanza diverso. Hai superato quell'"incidente"?" chiese, accigliandosi.

    "Alana, non è stato un incidente. Mi ha tradito. Più volte" sospirò Hannibal.

    "Ma l'hai personato?" chiese, confusa.

    "Pensavo di sì. Ma non è così. Non potrei mai perdonarlo, mai dimenticare cosa ha fatto" in quel momento, un cameriere gli portò caffè e dolci. Hannibal sorseggiò il suo caffè colombiano "Gli ho detto di andarsene la prossima settimana" le confessò.

    Alana rimase attonita. Hannibal e Chilton vivevano insieme da 5 anni, tutti si aspettavano presto un invito al loro colossale matrimonio. Lo guardò a bocca spalancata.

    "Sei serio? Beh, ovviamente è la scelta migliore per te. Ma... Beh... Stai molto bene. Certo che mi fa piacere vedere che stai bene, ma mi aspettavo qualcosa di diverso...".

    Hannibal le sorrise "Beh" era sempre stato onesto con lei, e doveva pur dirlo a qualcuno "La cosa più strana che mi è accaduta... Una settimana fa, ho cenato con Jack e abbiamo bevuto tanto..." Alana lo guardò, accigliandosi "Quindi siamo finiti in un night...".

    Si alzò di scatto dalla sedia "Cosa? Ti prego, dimmi che non..." era incredula, un leggero sorriso sulle labbra.

    "Jack è sparito per mezz'ora... se n'è andato a casa perchè si sentiva stanco e mi ha lasciato lì, da solo, riesci ad immaginarlo?".




    Le spiegò il resto degli eventi. Alana sorrise incredula quando Hannibal le parlò dello spogliarellista, le donne urlanti, quel ridicolo cappello col pompon; si vergognò a dirle di come Will l'aveva quasi trascinato a casa sua. Lei silenziosamente si tormentò le mani per l'emozione quando lui provò a riprodurre il momento prima di afferrare Will e di baciarlo furiosamente. Il fuoco, i lampi, il tuono e l'elettricità. Lei rise quando Hannibal tentò di spiegarle la consistenza del toast con marmellata e burro d'arachidi; sembrava esattamente come un bambino che aveva appena ricevuto un regalo scintillante. La donna sorrise quando il medico provò ad esprimere l'emozione di Beverly prima di uscire di casa, e dell'implicito invito che aveva ricevuto alla sua festa di compleanno; quando gli aveva detto "Bene, Hannibal" e si era girata maliziosamente verso Will, segretamente facendogli l'occhiolino perchè aveva saputo per prima il suo nome. Le parlò dei cani, del pesce che aveva cucinato e dello sguardo contento di Will. Le disse della bruciante passione, dell'infinita gentilezza di Will, dell'accento inglese, degli occhi verdi da cucciolo, delle sue gote costantemente arrossate e dei riccioli cioccolato.

    "Beh, se non è il Principe Azzurro, allora non chi possa esserlo..." mormorò Alana. Hannibal continuò a sorridere, c'era uno strano e nuovo luccichio nei suoi occhi. "Non so cosa dire, Hannibal. Sono davvero sorpresa. Non sono mai stata tanto attaccata a Chilton, e lo sai; ed ero davvero preoccupata per te. Ma ora, non saprei dove iniziare con tutte queste informazioni".

    Hannibal fece un morso della sua mousse al limone; era squisita "So che è abbastanza improvviso. E' stato lo stesso per me. Non mi sono mai abbandonato ai miei istinti prima d'ora. Ma non ho mai nemmeno incontrato qualcuno come William" il nome del ragazzo gli si sciolse in bocca come la cremosa mousse fruttata, dolce ed acidula.

    "E l'hai rivisto?" chiese Alana curiosamente.

    "No, ma mi ha dato il suo numero" rispose Hannibal, asciugandosi le labbra.

    "... E l'hai chiamato?".

    "Non ancora".

    "Gli hai mandato un messaggio?" insistette Alana, accigliandosi.

    "Non ancora, no".

    "Ma cosa stai aspettando? E' passata una settimana! Sette giorni!" Alana replicò nervosamente, incredula.

    "Lo so. Volevo solo che prima Frederick andasse via. Come posso frequentare qualcuno se il mio ex vive ancora con me?" rispose frustrato "Non so nemmeno se vuole rivedermi. Abbiamo parlato di cose informali, non so davvero molto su di lui. E lui non sa di Frederick. E' così giovane, Alana, e incredibilmente bello. Di certo non ha nemmeno 30 anni. Come posso sapere se vuole rivedermi? Sono molto più grande di lui".

    Alana si mise a ridere dinanzi alla frustrazione del suo amico solitamente stoico e controllato. In quel momento, capì che quel ragazzo aveva fatto del bene alla personalità di Hannibal, svegliandolo dalla stasi della sua vita di ogni giorno.

    "Hannibal! Ascolta attentamente! Innanzitutto, non avrebbe fatto volontariamente ciò che ha fatto se ti avesse considerato troppo vecchio per lui; e secondariamente, ti ha dato il suo numero. Significa che si aspetta che tu lo chiami...".

    "E lo chiamerò, Alana. Tra una settimana" disse Hannibal, accigliandosi.

    "Hannibal" iniziò la donna, chiudendo gli occhi, era come parlare ad un bambino "So che non frequenti uomini occasionalmente. Ma la regola è che quando qualcuno ti dà il proprio numero - e tu sei interessato - lo chiami dopo due giorni o tre. Di certo non dopo due settimane!" spiegò seriamente Alana.

    "E' troppo tardi chiamare dopo una settimana?" chiese Hannibal, incredibilmente serio.

    "Non è mai troppo tardi per provarci, Hannibal. Ma devi dirgli cosa ti ha trattenuto dal chiamare. E cosa ti tratterrà dall'invitarlo a cena a casa tua per almeno una settimana..." rispose Alana sorridente, poggiando una calda mano su quella del dottore per calmarlo.

    Il cipiglio dell'uomo sparì, rimpiazzato da un genuino sorriso "Grazie, Alana. Cosa farei senza i tuoi preziosi consigli?" disse, alzandosi. Avevano parlato per più di un'ora, doveva andare in ufficio.

    "Prego, Hannibal. Ma devo insistere sull'incontrare questo affascinante William" sorrise.


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    Capitolo 9 - Tre chiamate perse



    "Will! Mi stai ascoltando?" chiese Brian al ragazzo, che si stava asciugando con una tovaglia. Avevano nuotato per quasi 2 ore. Will amava allenarsi, ma Brian era rimasto colpito per l'intensità di quell'ultima sessione.

    "Sì, Brian, ti ascolto. E no, non saprei come rimettermi in contatto con lui. Quindi, credo che smetterò di aspettare una sua chiamata. È passata una settimana".

    "Magari è sposato; se no perchè avrebbe dovuto sembrare terrorizzato quando gli hai chiesto l'indirizzo?".

    "Già. Dai, andiamo a prenderci un panino. Sono affamato".

    Will si asciugò velocemente i capelli con una tovaglia mentre si dirigeva negli spogliatoi. Si era allenato molto di più quella settimana. La sua emozione si era tramutata in impazienza, irritazione e incredulità. Hannibal. Quel nome l'aveva tormentato nei sogni e nei pensieri insieme al ricordo del suo corpo. Muscoloso, forte, protettivo, definito, elegante, grazioso. Poi quegli occhi scuri, i capelli grigi, gli zigomi appuntiti e la bocca. Quella bocca sul suo corpo, sulle sue labbra. Le cose intelligenti e interessanti che aveva detto. La tenerezza e le dolci carezze e quell'ultimo bacio che si erano dati, quando aveva guardato Will negli occhi e gli aveva detto seriamente, con quel suo bellissimo accento straniero "Certo che ti chiamerò, Will". Stronzate. Merda.

    Will si alzò e si vestì velocemente, spingendo via quei pensieri. Non era la prima volta che qualcuno lo prendeva in giro e non sarebbe stato l'ultimo. Incontrò Brian al bar della piscina e ordinò una coca cola e un panino avocado e tacchino.

    "Allora, cosa indosserai stasera?" chiese Brian, impaziente.

    "Uhm. Non ci ho ancora pensato. È solo una festa di compleanno. Jeans e una camicia pulita. Non sono io quello che deve fare colpo sulla festeggiata..." sorrise quando l'amico diventò paonazzo in viso.

    "Sei molto divertente, Will, davvero" gli diede un pugno giocosamente "Hai chiamato per la torta?".

    "Merda. Meglio che lo faccia ora" Will ringraziò la cameriera per il panino mentre prendeva il cellulare dalla tasca dello zaino. Guardò il display e si accigliò. Aveva tre chiamate perse da un numero sconosciuto. La prima alle 11:28, poi alle 12:35 e poi alle 13:39. 'Di certo non poteva essere...'.

    "Che c'è?" chiese Brian, dando un morso al suo panino e accigliandosi per l'espressione di Will.

    "Ho tre chiamate perse" mormorò Will. Non voleva restare deluso.

    Brian mandò giù e lo incitò "E quindi, che aspetti? Richiamalo!".

    Will si accigliò "Sono sicuro che non è lui".

    "C'è solo un modo per scoprirlo..." disse il suo amico, mandando gli occhi al cielo.

    "Ok". Will attese pazientemente, telefono all'orecchio, il cuore a mille.

    Bill aveva già mangiato metà del suo panino e stava osservando curiosamente l'amico.

    Improvvisamente, una donna rispose "Buon pomeriggio. Ufficio di Hannibal Lecter. Come posso aiutarla?". Will si immobilizzò. La voce della donna era gentile e di certo stava sorridendo. Miss Bloomwood. La segretaria di Hannibal. Ufficio di Hannibal Lecter. Aveva detto la donna, di questo Will ne era certo. Rimase in silenzio, finchè la donna non ripetè "Pronto? Può sentirmi?". Il ballerino sbattè le palpebre due volte mentre Brian gli faceva cenno di dire qualcosa, un sorriso sul volto.

    "Sì, scusi" balbettò "Ehm, ho ricevuto una chiamata da questo numero, oggi..." non sapeva cosa dire.

    "Parlo con il signor William Graham?".

    Will fu sorpreso. "S... sì, sono... sono io".

    Brian gli si era avvicinato per sentire cosa stesse dicendo la donna e stava annuendo mentre gli stringeva un ginocchio. Il panino dimenticato sul piatto.

    "Bene, il dottor Lecter è con un paziente al momento, ma mi ha dato il permesso di passargli la chiamata se avesse chiamato. Attenda un attimo in linea, per favore, ci vorranno due secondi" disse la donna amichevolmente. Di certo stava ancora sorridendo.

    "Grazie..." mormorò Will, girandosi verso Brian incredulo, gli occhi spalancati in una espressione di terrore. Brian gli fece alcuni gesti rassicuranti con le mani e prese un profondo respiro, convincendo Will a fare lo stesso. 'Poteva farcela. Certo'.

    "William?" una voce familiare chiese dopo un secondo.

    Will aprì la bocca per rispondere ma non disse nulla. 'O forse no'.

    Brian gli diede un pizzicotto e Will realizzò che Hannibal stava aspettando risposta.

    "Pronto... Hannibal..." riuscì a dire.

    "Buon pomeriggio, William". Come poteva sembrare sempre così compito? "Sono molto felice che tu abbia richiamato. Sono con un paziente adesso, ma mi domandavo se ci potevamo incontrare. Magari stasera?" Hannibal stava davvero cercando di non sembrare troppo entusiasta. Aveva preso il cordless e, dopo essersi scusato, era andato nell'ufficio di Miss Bloomwood, dove poteva parlare liberamente senza essere sentito da estranei. La ragazza gli sorrise per supporto, era una precisa e seria lavoratrice e anche una splendida persona.

    "Stasera c'è la festa di compleanno di Beverly...".

    "Ah sì, ricordo. Dove io dovevo essere il tuo +1?".

    "Beh..." iniziò Will mentre Brian annuiva furiosamente e gli mimava con la bocca "Sì, sì, sì".

    "Se vuoi, William, mi piacerebbe molto essere il tuo +1" aggiunse Hannibal col suo tono melodico e accentato, lasciando Will senza parole.

    Brian stava quasi cadendo dalla sedia per l'emozione, continuando a scuotere il braccio di Will, annuendo al suo amico "Andiamo!!!" mormorò.

    "Ok" si arrese Will "Credo che tu possa venire. Ci saranno tante persone" rispose mentre Brian alzava le mani in aria drammaticamente in segno di trionfo.

    "Bene. Spero che troveremo un po' di tempo per parlare".

    "Uhm, già...".

    "C'è un modo preciso in cui vestirsi?" chiese Hannibal.

    Will sorrise "No. Io indosserò jeans e camicia" ripetè per la seconda volta in pochi minuti, sorridendo a Brian "È abbastanza informale" aggiunse.

    "Non penso di avere un paio di jeans, ma vedrò cosa posso mettere insieme" Hannibal sorrise imbarazzato mentre Miss Bloomwood sorrideva "A che ora vuoi che ti venga a prendere?".

    "Ehm, puoi solo venire a casa mia per le 20:00. Beverly è mia vicina, vive di fronte a me...".

    "Perfetto. Ci vediamo alle 19:45 allora, William". Il ragazzo arrossì al suono del suo nome detto da Hannibal. Sembrava la cosa più erotica che avesse mai sentito.

    "Ok, a dopo, allora. Ciao" rispose Will e mise giù.

    "Questo tizio suona anche chic nella voce, senza menzionare il fatto che non ha un paio di jeans. Sicuro di averlo abbordato al club?" ghignò Brian.

    I due finirono i panini, emozionati per quella serata. Brian sperava di far colpo su Bev e non sapeva cosa indossare, mentre Will aveva solo una cosa in testa: Hannibal.


    Continua…
     
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    Capitolo 10 - Voglio che tu sia mio



    Will si stava vestendo per la serata. Era incredibilmente nervoso e sollevato al contempo. Hannibal non si era dimenticato di lui. Eppure, c'era qualcosa di cui dovevano parlare. Magari era davvero sposato. Magari gli avrebbe detto che aveva avuto una discussione con sua moglie, aveva bevuto troppe birre e si era cacciato in una imbarazzante situazione di cui ora si pentiva. E non aveva voluto essere maleducato e quindi aveva sentito l'urgenza di scusarsi con Will, perchè si sentiva ancora in debito per la sua ospitalità. Ma poi aveva anche detto che avrebbe dovuto essere il +1 di Will, questo significava che voleva andare di buon grado, con lui.

    Will si era sbarbato e, con i capelli tagliati da poche ore, sembrava anche più giovane. La parrucchiera aveva fatto un lavoro pazzesco, accorciandogli i capelli che erano cresciuti troppo. La ragazza gli aveva anche sistemato l’acconciatura con alcuni prodotti e l’aveva pettinato con i capelli leggermente all'indietro. A Will piaceva molto il risultato finale, sembrava quasi uguale a quando faceva il modello.

    Il ragazzo usò un po' di costoso dopobarba e iniziò a vestirsi. Erano le 19:30, Hannibal sarebbe arrivato presto.

    Si mise un semplice jeans, un paio di scarpe di pelle nere e una camicia bianca con una semplice giacca nera. Decise che sembrava abbastanza da festa.

    L'uomo giocò con i suoi cani per ammazzare il tempo, bevendo un bicchiere di whiskey.




    Hannibal stava uscendo mentre Frederick era appena tornato, togliendosi il cappotto. Lo psichiatra fu sorpreso di vedere Hannibal uscire, vestito in quel modo, con tre regali in mano.

    "Buonasera, Frederick" lo salutò educatamente Hannibal.

    "Hey, esci?".

    "Sì, vado ad un compleanno dell'amica di un amico" rispose sinceramente.

    "Oh" Frederick non pensava che fosse sincero "Conosco questo tuo amico?" chiese, tentando di non sembrare curioso.

    "No. Non penso" sorrise Hannibal. Chilton disprezzava i night "Devo andare, buona notte" disse e prese il cappotto, sparendo con un sorriso in viso.




    Che stava succedendo? Perchè Hannibal era così gioioso? Perchè stava indossando un semplice abito grigio (la giacca sbottonata), con una semplice maglia nera? Niente panciotto, niente cravatta. I capelli naturalmente arruffati sulla fronte e non si era sbarbato, di nuovo. Hannibal stava cambiando e c'era qualcosa che non riusciva a capire. Ma, in qualche modo, Chilton sapeva che doveva avere a che fare con questo fantomatico amico. Perchè Hannibal aveva sorriso?




    Appena suonò il campanello, Will quasi saltò in piedi, facendo sobbalzare anche i cani. Si era tolto la giacca, non voleva si sporcasse con i peli dei cani. Prese un profondo respiro e andò ad aprire la porta.

    Eccolo lì, Hannibal. Indossando un elegante vestito grigio, ma la maglia e i capelli gli davano un'aria casual. Will osservò come il tessuto gli fasciasse le spalle forti e le braccia muscolose. Era incredibilmente affascinante, e sorrise.

    "Ciao, Hannibal. Prego, entra" gli disse Will. Hannibal dovette ricordarsi come respirare alla vista di Will. William. Si era tagliato i capelli, li aveva in qualche modo sistemati e i suoi occhi verdi erano più chiari che mai. I suoi stretti jeans gli mettevano in risalto il sedere in modo delizioso.

    "Buonasera, William. Grazie per aver accettato la mia compagnia, stasera" gli disse "Ti ho portato del vino" Hannibal gli passò una delle tre buste che aveva in mano.

    "Oh, grazie. Non dovevi. Vuoi berne un po' prima di andare?" Will sperò che quelle discussioni di circostanza potessero finire presto.

    "Certo, come vuoi, William. Vedo che hai tagliato i capelli, per quanto amassi i tuoi riccioli, devo dire che sei molto affascinante stasera". Will arrossì a quel complimento.

    "Uh, grazie. Anche tu stai molto bene" Will balbettò mentre prendeva il cavatappi da un cassetto e andava ad aprire il vino.

    Hannibal mise una busta sul tavolo e si avvicinò ai cani di Will con un involto, inginocchiandosi. I cani sembrarono ricordarsi di lui e lo fissarono, sorpresi da quella attenzione.

    "Ciao Winston, Madeline e Buster" Hannibal sorrise, accarezzandogli le teste "Ho qualcosa anche per voi" Hannibal aprì l'involto e prese alcuni biscotti a forma di osso, offrendoglieli. I tre animali li accettarono gioiosamente e presto iniziarono a leccare le mani di Hannibal, chiedendone altri "Oh, vi piacciono, eh?" il medico sorrise "Fortunatamente, ne ho fatti tanti" passò altri biscotti ai cani.

    Will aveva versato il vino ed era rimasto attonito dal comportamento di Hannibal con i suoi cani. Certo, l'uomo aveva capito la loro importanza per Will. Un uomo che veniva a dirgli che si era pentito di aver tradito sua moglie con lui non l'avrebbe fatto.

    Il ballerino prese i bicchieri e si avvicinò al divano, proprio dove Hannibal era ancora inginocchiato.

    "Li hai fatti tu?" chiese Will, impressionato.

    "Sì. Consistono in farina organica macinata a pietra, burro, mirtilli secchi, rosmarino, pollo e latte di capra. Ho letto che fanno molto bene essendo senza conservanti".

    Will rimase senza parole "Beh, grazie. È incredibilmente gentile".

    Dopo un paio di minuti, Hannibal chiuse l'involto e accarezzò i cani un'ultima volta, sedendosi subito dopo accanto a Will. Prese il suo bicchiere e brindarono. Will gemette a mo' di approvazione, sorseggiando un Romanée-Conti 1997, valore: 1.600 dollari.

    "Quindi..." iniziò Will nervosamente, guardando Hannibal negli occhi. Voleva togliere subito il dente "Volevi parlare...?" disse più come una domanda. 'Perfetto, Graham, grande inizio'.

    "Sì. Mi dispiace di non averti chiamato prima. Volevo in realtà chiamarti la settimana dopo, ma una mia amica mi aveva detto che la regola generica è quella di chiamare dopo due o tre giorni o non chiamare proprio" disse Hannibal sinceramente.

    Will rise, accigliandosi "Ok. Beh, sì. Mi aspettavo di sentirti prima, in effetti".

    Hannibal si avvicinò al ragazzo, poggiando una mano sulla sua "Spero che mi perdonerai. Non sono bravo con il frequentare gente" mormorò.

    Il cuore di Will iniziò a galoppare. Hannibal era così vicino. E non frequentava gente. Significava che...? "Sei sposato?" chiese di colpo, chiudendo gli occhi e trattenendo il fiato.

    "Come? No, non lo sono" rispose subito Hannibal, sorpreso "Perchè lo pensi, ragazzo?" Hannibal tentò di guardarlo negli occhi.

    Il ballerino sospirò, visibilmente sollevato "Non lo so. Credo perchè non volevi ritornare a casa, e ho pensato che ci fosse qualcuno lì, aspettandoti".

    "C'era qualcuno a casa, hai ragione. C'è ancora qualcuno" iniziò il lituano. Will si irrigidì subito, le sue mani si allontanarono da quelle di Hannibal, che gliele riprese e gliele tenne ferme "Il mio ex". Will si calmò, comunque incerto su quella situazione. Hannibal continuò "Eravamo in una relazione e vivevamo insieme. Ma non stiamo più insieme, abbiamo deciso di mettere fine al nostro rapporto, e ora lui sta cercando una nuova casa e andrà via la prossima settimana. Quando mi hai trovato, quella sera, avevamo già deciso di dividerci e avevamo litigato. E non ho bevuto solo per lui. Avevo cenato con un amico e avevamo selezionato una bottiglia per ogni portata. È stata una scelta poco furba" Hannibal sorrise, il ragazzo si rilassò visibilmente, un leggero sorriso sul volto "Ma non me ne pento. Tutto quello mi ha spinto nelle tue braccia". Lo psichiatra si sentì abbastanza coraggioso e accarezzò il viso di Will con una mano. Will chiuse gli occhi sotto quella carezza e quelle dolci parole mormorate. Il cuore gli ricominciò a correre e fu incredibilmente sollevato. Uno stupido, era stato uno stupido. Ma doveva chiarire le cose. Quindi aprì gli occhi e si girò meglio verso Hannibal, stranito.

    "Io non ti conosco, Hannibal. Ma voglio sapere di più di te. Mi piaci molto" l'ultima frase fu quasi mormorata "Ti andrebbe?" chiese, la gola chiusa.

    Ci fu un momento di esitazione, e poi "Certo che voglio che tu mi conosca, e voglio anche io sapere tutto di te. Hai risvegliato una parte di me che avevo sotterrato tanto tempo fa" Hannibal si avvicinò di più, mormorandogli contro le labbra "E dire che mi piaci sarebbe riduttivo. Sei perfetto, William. E voglio che tu sia mio".

    Si guardarono negli occhi per un secondo e poi si baciarono, teneramente e poi con passione. Will fu il primo a spostarsi, dopo un minuto, senza fiato.

    "Forse... forse dovremmo conoscerci meglio prima di...". Hannibal si accigliò, quindi Will subito continuò "Voglio dire... sai quanto ti voglio" arrossì "Ma forse dovremmo mettere da parte il sesso, per ora...".

    "... E prima frequentarci come si deve, dici?" aggiunse il medico con un sorriso divertito.

    "Beh, sì" aggiunse Will più sicuro "Ma puoi baciarmi quanto vuoi. E tenermi la mano" concluse il ballerino con un sorriso.

    "D'accordo. Accetto i tuoi termini, ragazzo. Ma ti informo che intendo baciarti spesso..." ghignò, baciandolo.

    "Mmmh" gemette Will, beandosi di quel bacio.


    Continua...




    PS: Per favorire la vostra immaginazione, l'autrice ci dà degli esempi fotografici di come sarebbero vestiti Hannibal e Will:

    HANNIBAL: b899c0738124243
    WILL: 0c4061738124223
     
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    Capitolo 11 - Almeno 30



    Il loro bacio passò da passionale a lento e tenero. Will stava sorridendo, ancora non credendo a quello che stava accadendo, a quello che il medico gli aveva detto. Hannibal voleva che Will fosse suo. Will spezzò il bacio, per la seconda volta, appoggiando la testa contro la spalla dell'uomo per prendere una lunga boccata di profumo della sua pelle che gli stava facendo girare la testa.

    "Dovremmo andare, Bev si starà di certo lamentando del mio ritardo...".

    "Oh, scusami. Avevo solo bisogno di questo" disse Hannibal, sorridendo. I suoi occhi amorevoli sempre in quelli di Will.

    "Anche io" rispose Will, sorridendo, stringendo le mani di Hannibal.

    Si alzarono e il ballerino si inginocchiò per accarezzare i cani un'ultima volta e poi uscì, regali in mano. Hannibal lo stava già aspettando fuori e stava osservando la casa dall'altro lato della strada, già piena di gente. Di solito, non gli piacevano molto le feste ed iniziò, quindi, ad immaginare con terrore i drink e il cibo che avrebbero trovato. Forse Hannibal poteva fingere qualche problema di stomaco ed evitare di mangiare. 'No' gli disse la sua voce interiore 'Stai andando con William, lo farai per lui e non sarai maleducato, mentendo alla festa di una sua amica. William. William. Sei ipnotizzato dalla sua presenza'.

    Hannibal rimase sorpreso quando il ragazzo gli toccò il braccio e ripetè, preoccupato "Hannibal?... Tutto ok?".

    "Hm, sì, scusa. Non ti avevo sentito avvicinarti. Ero perso nei miei pensieri" sorrise gentilmente.

    "Non è ancora troppo tardi per fuggire, sai? Non voglio che tu ti senta a disagio. Sai, ci sarà un sacco di gente che io nemmeno conosco. Potremmo solo farci vedere, sederci da qualche parte e conoscerci meglio".

    Will aveva questa magica abilità di percepire il suo umore, di capirlo e di essere educato e caloroso.

    Hannibal sorrise "Andiamo, allora".

    Incamminandosi verso la casa, la mano di Will sfiorò per sbaglio quella di Hannibal e questo ne approfittò, stringendogliela. Will arrossì al gesto e si sentì come uno scolaretto alla sua prima cotta.

    La coppia entrò e si diresse in soggiorno. La casa non era troppo affollata ma, per raggiungere la festeggiata, Hannibal e Will dovettero farsi largo per un paio di minuti. La musica non era troppo forte. Il cibo e i drink erano sistemati su tre tavolini, e molte persone si stavano godendo della pizza e il piccolo buffet. Beverly stava animatamente parlando con alcuni amici.

    Si girò e trovò subito Will. Il sorriso del suo amico era radioso, e stava ancora stringendo la mano di Hannibal. Hannibal era lì. "Ciao Will! E Hannibal, che bella sorpresa!" la donna sorrise ai due, approvando.

    "Hey Bev, buon compleanno" il ragazzo le diede il suo regalo.

    "Buonasera Beverly. Mi scuso per il ritardo, è colpa mia. Grazie per avermi invitato alla tua festa. Ho portato un piccolo regalo, e ti faccio tanti auguri" disse Hannibal, passandole la sua busta.

    "Non dovevi, Hannibal, grazie mille. È vino?" chiese, dando un'occhiata dentro la busta.

    "Sì. Non sapevo se preferivi rosso o bianco, quindi ho scelto un rosé. Spero ti piacerà" ammise, mettendosi quasi dietro Will. La mano che non teneva stretta quella di Will, improvvisamente fu sul suo fianco, perchè alcune persone volevano passare proprio lì e l'avevano costretto a spostarsi. Beverly sorrise all'improvviso rossore sulle guance di Will e replicò "Grazie ancora per il gentile pensiero, Hannibal, amo tutti i tipi di vino. Per favore, mettetevi comodi, vi prendo da bere" e con ciò, si allontanò.

    Will si girò verso Hannibal. La mano dell'uomo era ancora sul suo fianco, inviandogli scariche elettriche per tutto il corpo. Non potè smettere di arrossire allo sguardo intimo dell'uomo e per le sensazioni che stava provando. Hannibal lo stava guardando come se avesse voluto mangiarlo vivo, o farlo piegare in avanti e fare l'amore con lui lì. O entrambe le cose al contempo.

    "Ok, sediamoci da qualche parte" alla fine mormorò Will.

    Trovarono un posto sul grande divano di Bev e si sedettero.

    "Allora, da dove iniziamo?" chiese Hannibal. La situazione era alquanto strana: conosceva intimamente Will ma sapeva solo poche cose superficiali di lui.

    "Da dove vuoi. Puoi chiedermi quello che vuoi".

    "C'è una cosa che mi stavo domandando...".

    "Chiedi pure".

    "Quanti anni hai, esattamente?" si accigliò, provando a non mostrare segni di ansietà.

    Will scoppiò a ridere. L'uomo sembrava seriamente preoccupato per la loro ovvia differenza d'età "Importa tanto?".

    "Beh, hai detto che potevo chiederti qualsiasi cosa...".

    "Quanti anni pensi che abbia?" chiese giocosamente.

    "Beh, spero almeno 30" il medico sorrise nervosamente.

    "No. Meno" Will scosse la testa due volte, sorridendo.

    "29, allora" Hannibal sembrava voler tenersi stretta quella nozione con tutte le sue forze.

    "Meno".

    Più Hannibal chiedeva, più sembrava distratto, e Will più divertito.

    "Almeno 28".

    "No. Meno".

    "Oh Dio. Sei serio?" il medico sembrò disperato. La sua espressione fece sorridere di più Will. "27?" disse Hannibal quasi disperato.

    "Beh. Temo che se dicessi 'meno' un'altra volta, potresti scappare" disse Will in modo dolce "Ma tecnicamente non ho completamente 27 anni, li avrò fra 7 mesi" disse, osservando l'espressione confusa e rassegnata dell'uomo.

    "Temo che dovresti essere tu a scappare dato che io sono molto più grande" disse Hannibal imbarazzato.

    Il sorriso di Will si trasformò in una risata "Non sei vecchio. E io non vado da nessuna parte" prese una delle mani del medico che aveva in grembo.

    Dopo una pausa, il medico annuì "Ho 20 anni più di te" quasi mormorò, evitando lo sguardo di Will. Aveva paura che l'avrebbe gentilmente scaricato in quel momento. Lo temeva praticamente da sempre.

    "Non importa, Hannibal, non mi preoccupa, per nulla. Mi piaci davvero per come sei" Will sorrise in modo incoraggiante. Allora, dato che l'uomo continuava a fissare il pavimento, Will spostò la mano per girare il suo viso verso di sè. Nei suoi occhi ci fu scritto tutto quello che l'uomo doveva capire. Will si avvicinò lentamente e i due si baciarono. Si stavano abituando a quei baci lenti e teneri.

    Beverly poggiò silenziosamente due flûte di champagne di fronte ai due uomini e, appena i due percepirono la sua presenza, si divisero e la guardarono timidamente. Lei subito gli fece un gesto con la mano "Per favore, continuate pure. È stato fantastico!" con un gioioso e sincero sorriso, si allontanò verso alcuni amici.

    "È una donna adorabile, da quanto la conosci?" chiese Hannibal, facendo un sorso di champagne. Era già pronto ad un terribile sapore... quando...'Un attimo. Non può essere'. Il medico fece un altro sorso, la sua ipotesi era vera. Non era lo champagne scadente che si era aspettato di trovare, era invece un sufficientemente prestigioso French Veuve. 'Vedi? Ti preoccupi troppo. Smettila di etichettare le persone e gli eventi solo per la loro formalità' gli disse il suo subconscio.

    "Beh, da 7 anni più o meno. È stata molto d'aiuto e gentile con me. Ricordo che mi portava la cena quando ritornavo a casa esausto, alcune notti. È stata come un'altra sorella".

    "Un'altra?".

    "Sì. Ho tre sorelle" il ragazzo sorrise alle sopracciglia alzate di Hannibal "Sono più grandi di me e vivono in Inghilterra. Aspetta, ti faccio vedere" prese il cellulare dalla giacca.

    Dopo pochi secondi, Hannibal si trovò a guardare una foto del ragazzo seduto ad un piano circondato da tre bellissime donne; una era praticamente uguale a lui. Era quasi un ritratto. I fratelli avevano tutti gli stessi occhi, tratti simili e sorrisi gioiosi.

    "Questa è Sebastianne-Marie. Tutti la chiamiamo Senna" Will indicò una donna con capelli biondi corti "È la più grande. Dopo la morte dei miei genitori, quando avevo 5 anni, lei ha ottenuto la nostra custodia e si è occupata di noi. È quella responsabile e composta, se non fosse stato per lei, le altre due chissà dove sarebbero finite".

    Entrambi sorrisero. Poi Will continuò "Lei è Em. Diminutivo di Emily-Anne" indicò la bellissima bionda scuro col sorriso più ampio. I suoi occhi pieni di gioia, le guance piene e un bellissimo neo sul labbro superiore "È un animale da festa, una selvaggia lunatica. È abbastanza popolare come dj a Londra".

    Will si fermò per un secondo "L'ultima è Molly, la mia gemella". Hannibal rimase abbastanza sorpreso da quella notizia. La ragazza aveva capelli scuri, ricci come quelli di Will, la stessa espressione timida e reticente nei familiari occhi verdi. Lo stesso naso e le guance rosa. "È più vecchia di me di 3 minuti" Will sorrise "Abbiamo delle personalità e gusti praticamente identici. Condividiamo l'amore per gli animali e abbiamo simili interessi in musica e letteratura. Ma lei ha una voce incredibile ed è una insegnante di musica, mentre io sono terribilmente stonato" arrossì.

    "E 'Molly' sta per?" chiese Hannibal.

    "Um, Madelynn-Sophie. Ma lei non lo sopporta...".

    Hannibal sorrise "Siete davvero una bellissima famiglia. È incredibile come vi somigliate tutti" poi aggiunse "Mi dispiace molto per i tuoi genitori, so cosa significhi crescere senza" gli sorrise leggermente.

    "Hai fratelli?" chiese Will, facendo il primo sorso del suo champagne.

    "Avevo una sorella, Misha. Ma è morta nell'incidente aereo dei miei genitori. Stavano ritornando dalla Lituania dopo una lunga vacanza a Baltimora, dove viveva il fratello di mia madre. Io ero un ragazzino testardo e avevo insistito per rimanere con mio zio per più tempo. Quindi mi lasciarono lì, e non li ho più rivisti". Gli occhi di Will si riempirono di preoccupazione e comprensione. "A volte mi chiedo come sarebbe cresciuta Misha dalla ragazzina che ricordo. Non riesco ad immaginare cosa significhi avere una famiglia come la tua" confessò il medico, sorridendo amaramente.

    "Oh, è stato abbastanza terribile fino al college, in realtà" disse Will giocosamente "Mi trattavano come una specie di bambola da quando ero nato. Mi facevano i capelli, mi vestivano come una bambina e mi mettevano pure il rossetto finchè non sono stato capace di ribellarmi". Hannibal si mise a ridere, immaginando un piccolo William vestito da bambina e col rossetto.

    "Non c'è niente di divertente, sai?" il ragazzo diede un pugno sulla spalla di Hannibal giocosamente "A volte mi chiedo se sia per questo che sono gay, essendo cresciuto con tre pazze donne".

    "Beh. A dispetto delle speculazioni secolari di psicoanalisti e psicologi, non c'è sostanziale evidenza a supporto del fatto che la natura dei genitori o le esperienze infantili giochino un ruolo sulla formazione dell'orientamento omosessuale di una persona" spiegò Hannibal.

    Lo sguardo di Will passò da sorpreso ad interessato e poi ci fu un improvviso luccichio nei suoi occhi. Lo stesso che aveva avuto mentre si dimenava sotto Hannibal. Si guardarono alcuni secondi e il ragazzo si avvicinò di più al medico, mettendogli una mano sul ginocchio, avvicinandosi come se volesse mormorargli qualcosa in un orecchio.

    "Ti ho mai detto di come mi fai eccitare quando sei tutto serio, dottore?" mormorò Will, respirando contro la sua pelle. Si guardarono a lungo e gli occhi di Hannibal si scurirono di più.

    "Non stai giocando secondo le regole, ragazzo" disse Hannibal con voce roca e piena di desiderio. Proprio quando Will si stava sporgendo per baciarlo, una voce spezzò il momento.

    "Will, sei qui!".

    Il medico sbattè le palpebre due volte e sembrò aver riacquistato la precedente compostezza.

    "Hey, Brian" Will sorrise all'uomo dinanzi a loro, seduto su una sedia vuota accanto al tavolino da caffè, su cui i flûte di champagne erano stati dimenticati.

    L'uomo li osservò e sorrise ad Hannibal, attendendo le presentazioni di rito.

    "Brian, questo è Hannibal. Hannibal, questo è il mio amico Brian" spiegò Will mentre i due uomini si stringevano la mano.

    "Piacere di conoscerti, finalmente" disse Brian con un sincero sorriso "Will iniziava ad irritarmi, sono felice che tu l'abbia finalmente chiamato" disse con un ghigno.

    Will arrossì di nuovo, pronto a controbattere, quando Hannibal poggiò una mano sul suo ginocchio "Beh, abbiamo discusso e abbiamo risolto la nostra precedente mancanza di comunicazione, credo" rispose, divertito dall'evidente preoccupazione di Brian verso il suo amico "Allora, Brian. Cosa fai nella vita?" Hannibal iniziava a sentirsi stranamente socievole. Sentì in qualche modo ritornare sul proprio corpo una patina 'umana", la sua reticenza svanire ed essere sostituita da sincero divertimento.

    "Sono un poliziotto". Mentre Hannibal alzava le sopracciglia sorpreso, l'uomo subito aggiunse "Era il lavoro dei miei sogni quando ero piccolo. Sai, pistole, pericolo, belle ragazze" sorrise "Ma in realtà, la vita del poliziotto a Baltimora è molto noiosa. Niente di emozionante capita mai, solo piccoli crimini".

    "Già, stessa storia in obitorio" sorrise Bev, unendosi al gruppo. Dato che non c'era più posto sul divano, Brian si spostò sulla sedia così che gli si potesse sedere accanto.

    "Sei una scienziata forense?" chiese Hannibal. Sentiva come se le sorprese fossero infinite nel cappello del mago. Il suo mago era Will.

    "Già. Mi dedico soprattutto ad aprire vecchi. Niente adrenalina, insomma" mormorò come se stesse parlando di una partita di football piuttosto che di persone defunte.

    "E voi due siete una coppia?" chiese Hannibal, appoggiando i gomiti sulle ginocchia ed osservando l'improvviso luccichio negli occhi di Brian mentre guardava Will. 'Aha, interessante. Bisogna spingere un po' di più su questo tasto'. Subito continuò "Scusate, sono stato scortese. Non volevo farmi gli affari vostri, solo che sembrate due persone interessanti e affascinanti che sono annoiate dai rispettivi lavori. Vi suggerisco, come psichiatra, di trovare una piccola valvola di sfogo giornaliera. Come, per esempio, avere una compagnia stimolante e un pasto nutriente durante la vostra pausa per non aggiungere stress ad altro stress" concluse molto seriamente.

    Brian e Bev sembrarono davvero considerare le sue parole. Lei annuì.

    Will percepì i pensieri di Hannibal e sembrò stupito, reggendogli il gioco "Già, c'è un ristorante messicano che apre tra poco, vicino il dipartimento. Brian ed io adoriamo il cibo messicano. Ma non penso che Bev sia il tipo da cibo speziato, sai?" disse, sorridendo giocosamente ad Hannibal.

    Psicologia inversa. Hannibal osservò il bellissimo Will ammaliato. Era un angelo mandato da Dio in persona.

    "Cosa?" subito intervenne Bev, abboccando "Non è vero. Mi piace il cibo messicano, proprio quanto Brian" poi si girò verso Brian, che stava ridendo all'indignazione della donna "Mi piace il cibo messicano. Ci andrò con te durante il pranzo così da non aggiungere stress ad altro stress. Ordini del medico!" aggiunse fieramente "Un paio di spezie non mi spaventeranno".

    Beverly Katz era una donna furba, eppure non era riuscita a capire che era stata raggirata da ben tre uomini. Si alzò per salutare altre persone che erano appena arrivate, alle sue spalle un sorridente Brian.

    Appena la coppia rimase da sola, Hannibal non potè non avvolgere un braccio attorno a Will, spingendolo fieramente a sè, mentre lui si girava a prendere lo champagne.

    "Quindi, mi dica, dottor Lecter. C'è qualcosa che ancora non sa?" il ragazzo mormorò prima di fare un sorso.

    "Beh, sì, in realtà. Mi domandavo quale fosse il tuo secondo nome" Hannibal notò il fiato spezzato di Will. Fu il suo turno di rimanere divertito dal disagio dell'altro.

    "Certo, non potevi non notarlo, vero?" Will sospirò, mandando gli occhi al cielo giocosamente, e Hannibal scoppiò a ridere.


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    Capitolo 12 - Non un cacciatore di dote



    Hannibal si svegliò quando una mano gli accarezzò una guancia. Sorrise a quel tocco e alle sensazioni che vi erano collegate. Le morbide mani di Will sul viso. La mano gentile di Will che scendeva dagli zigomi al mento; la barba che pizzicava in modo poco familiare ma non disagevole. William-Christopher. Un uomo con i nomi di due dei più grandi autori del mondo, Shakespeare e Marlowe - perchè la madre del ragazzo non era riuscita a decidere quale lavoro amasse di più, se "Otello" o "La tragica storia del Dottor Faust". La contrapposizione degli antagonismi tra i due autori fusi nel paradosso di William: portava i nomi di due illustri poeti mentre si spogliava quasi del tutto in un night. Era la dualità del ragazzo: spavalderia ed erotismo fusi con imbarazzo e fragilità. Hannibal sorrise a quel tocco, perso nei ricordi della sera prima.

    Will gli aveva presentato altri amici, avevano bevuto altro champagne e, ad un certo punto, Hannibal aveva coraggiosamente accettato anche un pezzo di pizza, pentendosene quasi subito. La pasta era molle e il solo sapore in bocca era stato quello di mozzarella scadente e pastosa. Si era comportato naturalmente, mandando giù quella cosa che tutti sembravano adorare, in pochi morsi. Aveva giurato sopra la sua vita che non ne avrebbe mai più accettato in futuro. Avrebbe persino finto un attacco di cuore, se necessario.
    Aveva saputo di più dei cani di Will e aveva colto lo sguardo incredibilmente innamorato del ragazzo mentre gliene parlava. Il medico era sempre stato consapevole di come Will sembrasse rilassato in sua compagnia e come cercasse piccoli tocchi e sguardi complici. Si erano scambiati sguardi carichi di calore e desiderio; ad un certo punto, Hannibal aveva davvero considerato quale sarebbe stata la reazione di tutti se avesse afferrato Will e fatto sesso con lui lì, sul tavolino. Il ragazzo sembrava essere, in qualche modo, sempre nella testa del medico, sembravano sapere quello che stava pensando l'altro, il suo rossore imbarazzato aveva solo peggiorato le cose per Hannibal per contenere il proprio entusiasmo. Poi Hannibal aveva scoperto che Will aveva fatto il modello quando aveva 18 anni, quella notizia non l'aveva sorpreso molto; tutti potevano vedere il fascino di quel ragazzo, la bellezza dentro e fuori. Venne allora colpito da un'idea che lo rese impaziente: "Capisco che hai abbandonato quel lavoro perchè era stancante e pieno di pressioni, ma mi chiedo se potessi sostenere un'altra sessione ed essere mio modello". Aveva chiesto Hannibal, osservando la sua espressione.

    "Che vuoi dire?" aveva chiesto il ragazzo cautamente.

    "Mi piace disegnare e ci penso da un po', voglio davvero catturarti su un foglio bianco, saresti un soggetto squisito" aveva concluso Hannibal, fantasticando su come si sarebbe messo in posa per lui.

    Will era arrossito, sorpreso "Beh, ok, credo. Se significa posare per te, allora non posso oppormi".

    Avevano concordato che Hannibal sarebbe andato da lui il pomeriggio successivo e avrebbe portato matita e fogli. Si erano poi divisi, dopo aver ricevuto un sorprendente abbraccio dalla dolce Beverly, e Will l'aveva baciato dolcemente e a lungo, abbandonandosi alla passione. Si erano divisi, e Hannibal aveva percepito subito la distanza del ragazzo. Ma ora che lo stava accarezzando gentilmente, non si sentiva più solo. Oh no. Aspetta. Si erano divisi. Erano andati ognuno a casa propria.

    Hannibal aprì improvvisamente gli occhi, cercando la persona che lo stava accarezzando con così tanta dolcezza.

    "Frederick, che stai facendo?" disse irritato, mettendosi subito seduto sul letto. Ovviamente non c'era Will, erano andati a dormire ognuno nel proprio letto. Hannibal si accigliò per la sua momentanea confusione.

    "Sono venuto a svegliarti. Sono passate le 10:30, dovresti chiamare il tuo ufficio" gli sorrise dolcemente. Hannibal studiò l'uomo. Chilton stava cercando di ricostruire il loro rapporto, se non fosse stato cristallino il giorno prima, ora lo era. Hannibal voleva sentirsi dispiaciuto per la mancanza di sentimento per Frederick, avevano dopo tutto condiviso le loro vite per molti anni, e Hannibal l'aveva amato molto. Ma ora era impossibile per lui provare qualcosa più di semplice affetto per lo psichiatra. Tutti i suoi sentimenti erano stati lavati via nella fredda doccia del suo tradimento, ed erano stati riportati in vita in breve tempo da William. Hannibal si stropicciò gli occhi.

    "Sì, grazie, Frederick" voleva alzarsi, ma Chilton gli afferrò una mano.

    "Hannibal. Ci ho pensato… a noi" gli mormorò "So che sei molto confuso da quello che è successo, e non potrò mai esprimerti quanta colpa provi per ciò che ho fatto. Ma pensavo...". Ad Hannibal non piacquero quelle parole di Frederick, e nemmeno il suo luccichio negli occhi. "Ho gettato via tutto quello che avevamo e lo so bene. Ma questa cosa mi ha cambiato, ora so quanto siamo importanti l'uno per l'altro..." mormorò, sembrando incredibilmente sincero ed innocente.

    "Sto vedendo un altro" confessò Hannibal, interrompendolo rudemente.

    "Come?" Chilton rimase senza parole. Alzò le sopracciglia, attonito. 'Hannibal lo aveva interrotto. Hannibal si vedeva con qualcuno'.

    Dolore. Lo psichiatra sembrò incredibilmente addolorato, e poi venne colto da una ventata di rabbia. Come se fosse stato lui quello tradito, non viceversa.

    "Che vuoi dire che vedi qualcuno?".

    "L'ho incontrato la sera in cui sono uscito con Jack, al night dove lavora" Hannibal si sentì sollevato per quella confessione.

    Frederick spalancò la bocca e si accigliò "Che ti è successo, Hannibal? Sei andato in un night?" iniziò a camminare nervosamente verso il caminetto della loro ex camera da letto, le mani affondate nei capelli.

    "Non è stata una mia idea. Avevo bevuto molto e Jack mi ha trascinato lì" Hannibal non sottolineò il fatto che la reazione di Chilton fosse spropositata, non essendo più affari suoi. Gli rispose abbastanza freddamente, come avrebbe fatto il suo vecchio se stesso. Frederick si mise improvvisamente a ridere. Le mani abbandonate lungo i fianchi. Hannibal lo guardò ansiosamente, forse non avrebbe dovuto essere così specifico. Temeva che Chilton stesse impazzendo.

    "Certo, eri ubriaco e questo tizio si è approfittato di te" concluse con un sorriso.

    "William non ha fatto nulla di tutto ciò, è stato reciproco. Anche io l'ho voluto" rispose Hannibal d'istinto, pentendosene quando vide l'altro uomo diventare più pallido.

    "Che cosa è stato reciproco? Cosa hai voluto come lui?" Frederick fissò Hannibal negli occhi "Ci sei andato a letto?" mormorò incredulo poco dopo.

    Hannibal capì che non poteva venirne fuori da quel buco che si era scavato da solo "Sì. Più volte".

    Ci fu un silenzio immobile e pesante. L'espressione di Chilton indecifrabile.

    "Hannibal, hai pensato al fatto che questo William ti abbia avvicinato per i tuoi soldi?" disse arrogantemente.

    "William" il tono di Hannibal sicuro e rabbioso "Non sa quanti soldi ci sono nei miei conti in banca. Non è quel tipo di persona, Frederick".

    "Come puoi esserne sicuro?".

    "Perchè lo so. È molto più di un cacciatore di dote".

    "Ti piace? Lo guardi come futuro interesse amoroso?" chiese Frederick come avrebbe fatto uno psichiatra.

    "Sì" quell'unica sillaba detta con tanta sicurezza.

    Chilton lo guardò freddamente e Hannibal non spostò lo sguardo nemmeno un secondo.

    "Quindi, suppongo che sia finita qui tra noi" mormorò Chilton. Rimase composto e immobile, ma Hannibal sapeva che dentro si sentiva profondamente ferito. Voleva dire qualcosa, qualsiasi cosa, solo per non farlo uscire dalla sua stanza in quello stato, ma nulla gli venne in mente in quel momento.


    Continua...
     
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    Capitolo 13 - Riprogrammando gli appuntamenti



    Will si svegliò a causa del continuo vibrare del suo cellulare. Allungando una mano, prese quell'aggeggio infernale. La testa affondata nel cuscino, ripensò ai momenti condivisi con Hannibal la sera prima. Lentamente, si voltò di fianco, cercando gli occhiali. Will aveva usato le lentine il giorno prima, e ora sentiva gli occhi stanchi ed irritati. Quando finalmente riuscì a focalizzare le parole sul telefonino, trovò 4 messaggi e una chiamata persa di Hannibal. Lentamente, Will sorrise, aprendo i messaggi.

    Il primo era di un'ora prima: Ore 10:47 - "Buongiorno William. Spero che il tuo sonno sia stato rigenerante quanto il mio. :-)".

    Ore 10:49 - "Stai ancora dormendo, William :-/?".

    Will sorrise all'insistenza dell'uomo. Aveva confessato a Will che non era mai sicuro delle tempistiche quando stava con una persona. Quindi il ragazzo l'aveva illuminato un po' più di quanto aveva fatto Alana: le tre regole fondamentali dei messaggi erano, 1) era ok chiedere ed esprimere qualsiasi cosa passasse per la mente, i messaggi non erano solo una mera fonte di informazioni formali; 2) era preferibile rispondere con un sms prima possibile; 3) c'erano queste cose chiamate 'emoticon' che era ok usare perchè trasformavano mere parole fredde in un caloroso discorso.

    Hannibal aveva ascoltato con attenzione e seriamente, e Will ne era rimasto molto sorpreso.

    Ore 11:18 - "Dovresti davvero svegliarti e guardare fuori dalla finestra, William-Christopher. Il sole regna sovrano nel cielo. Non c'è una singola nuvola a coprire l'orizzonte. La luce sarà sublime per il nostro appuntamento di più tardi. Verrò per le 13:00. È ok per te? Puoi darmi conferma? Ti prego, fammi sapere appena (e spero che lo farai!) ti sveglierai. Qual era la faccina con la lingua di fuori? Te la invierei a conclusione se ricordassi come farla :-)".

    Will si mise a ridere. Hannibal era così altolocato anche quando messaggiava... E l'aveva chiamato William-Christopher. In qualche modo, il suo pomposo e noioso nome aveva ottenuto un suono più interessante da quando lo diceva lui. E poi, l'emoticon che Hannibal aveva chiamato 'faccina'? Incredibile.

    Ore 11:25 - "Ho appena provato a chiamarti. Perdonami se ti informo che, a malincuore, devo cancellare il nostro appuntamento di questo pomeriggio; è successa una cosa a casa. Ti prego, chiamami appena leggi questo messaggio e ti spiegherò. Scusami, William, ;-(".

    Will si accigliò. 'A casa'. Significava di sicuro 'con il mio ex'. L'uomo sospirò. Compose il numero e chiuse gli occhi, attendendo risposta.

    "Pronto, William. Hai finalmente deciso di unirti a noi mortali!" disse Hannibal col suo tono sarcastico. Ma Will riuscì a notare un pizzico di... timore?

    "Uhm, in realtà mi sono appena divertito a leggere i tuoi altolocati messaggi, dottore" scherzò il ragazzo con voce profonda e sonnacchiosa che lasciò Hannibal quasi senza parole. Fu avvolto dal desiderio di svegliarsi ogni giorno in compagnia del ragazzo e sentirlo parlare al risveglio "Tutto ok, Hannibal?".

    "Diciamo che il mio ex si trasferirà velocemente in hotel oggi. Gli ho detto che ci stiamo frequentando e non è stato molto contento. All'inizio, è stato sorpreso ma calmo. Poi ha iniziato a lanciarmi contro dei vasi, ma ora si è calmato, diciamo. Dovrei davvero rimanere qui finchè non finisce di prendere le sue cose. Solo per prevenire che mi incendi casa".

    Will rimase sorpreso. Hannibal gliel'aveva detto. E, oltre ciò, non riusciva davvero ad immaginarsi Hannibal a schivare oggetti lanciatigli contro "Mi dispiace. Io... non so cosa dire... Stai bene?" Will chiese sinceramente.

    "Sì, grazie. Lo sono sorprendentemente. Credo che prima o poi sarebbe dovuto succedere. Mi pento solo della mia poca delicatezza nel dirglielo".

    "Non ti riesco ad immaginare poco delicato, Hannibal. È solo una reazione esagerata ad una notizia inaspettata e improvvisa. Lascialo processare naturalmente: non chiedere e non destabilizzarlo di più. Ha solo bisogno di un po' di tempo da solo" disse Will.

    Hannibal sorrise "Sì, grazie dottor Graham per aver psicoanalizzato me e il mio ex che è anche uno psichiatra" gli disse scherzando, Will rise imbarazzato "Allora, per favore, mi faccia sapere come vorrebbe essere pagato" gli disse giocosamente, il tono basso e sexy.

    "Ha-ha. Si chiama dare consigli mentre si ascolta la gente, Hannibal. Ed è separato da una sottile linea da ciò che voi strizzacervelli chiamate 'psicoanalisi'. Dovresti provarlo, a volte".

    Hannibal si era aspettato di sentire Will imbarazzato e di farfugliare qualche scusa, ma il ragazzo aveva deciso di controbattere e l'aveva fatto anche bene, considerando il poco tempo a disposizione per rispondere.

    <i>"Touché. Magari potrei rimediare col prepararti la cena, stasera, che ne pensi, William?"
    Hannibal chiese, sapendo che in poche ore Chilton sarebbe sparito da casa sua.

    "Uhm, mi dispiace. Stasera lavoro".

    "Capisco" Hannibal soppresse inaspettatamente un cipiglio al pensiero del suo William che si spogliava di fronte a una folla urlante che complimentava il suo corpo e lo incitava a scuotere i fianchi "Potremmo... riprogrammare la nostra sessione di disegno domani, allora, se sei disponibile" Hannibal chiese.

    "Sì, è ok. Alle 13:00?".

    "Ok. Porto il pranzo" Hannibal disse.

    Will sorrise. Hannibal pensava sempre a tutto. "Perfetto. Ci messaggiamo dopo".

    "Ciao, William. Buona giornata" Hannibal disse con tono dolce. I sensi di Will furono intossicati da quell'accento straniero.

    "Anche a te, Hannibal" Will mormorò.




    Hannibal si vedeva con qualcuno. Hannibal era andato a letto con un certo William.

    Chilton non riusciva a far smettere le mani dal tremare mentre svuotava una mensola del grande armadio nella camera per gli ospiti. Aveva sistemato con cura tutte le camicie e i pantaloni, e stava chiudendo la zip dell'ultima valigia piena dei suoi averi. Aveva pensato e ripensato a quel momento, a volte. Quando era stato particolarmente preso da uno dei suoi amanti, aveva pensato di lasciare casa di Hannibal e mettere fine alla loro storia. E, nelle sue fantasie, si era sentito in controllo e potente mentre andava via.

    Ma la realtà era dura e velenosa. La realtà faceva schifo.

    In un piccolo angolo della sua mente, Chilton sapeva che era sua la colpa per aver rovinato la relazione con Hannibal ma, in qualche modo, non sembrava voler pensare razionalmente come uno psichiatra dovrebbe. Furioso. Era furioso e furiosamente geloso. Chi era questo William? Cosa voleva da Hannibal? Cosa aveva attratto il suo solitamente irreprensibile compagno verso qualcuno che lavorava in un night? Cosa stava succedendo? Si era svegliato in un modo parallelo ed irreale? Non riusciva a spiegarsi nulla di tutto ciò.

    Rabbiosamente, portò giù la sua valigia e guardò furiosamente quella lussuosa casa che stava abbandonando. Frederick Chilton era un ricco uomo quasi 50enne, poteva benissimo permettersi di non lavorare per il resto della vita e godersi i suoi soldi, se avesse voluto. Quello non lo preoccupava - anche se Hannibal era più ricco, lui era unico erede di una dinastia di conti europei - ciò che lo irritava era che avrebbe perso di lustro nell'alta società. Durante la sua relazione con Hannibal, aveva voltato le spalle a molte persone che l'avevano considerato buon amico e aveva iniziato a guardare dall'alto tanti altri. Essendo compagno di Hannibal, gli erano stati giustificati arroganza e durezza.

    E quello ora sarebbe drasticamente cambiato.


    Continua...
     
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    L'autrice consiglia vivamente di leggere il capitolo ascoltando queste canzoni per entrare nell'atmosfera del club!

    - Madonna – “Revolver”
    - Rihanna - "Rude boy"
    - Wynter Gordon - “Dirty talk”
    - Madonna - “Celebration”
    - Mariya Yaremchuk - "Tick-Tock"




    Capitolo 14 - Ripostiglio



    “… My love's a revolver
    My love's a revolver
    Oops I guess I shot ya
    My finger's on the trigger
    I had a bullet with your name on it
    Click click, I'm a sex pistol
    My love should be illegal
    Real deal, baby
    I'm no counterfeit, click, click…”


    Il club era strapieno; non come le precedenti settimane, ma non meno caotico. Will sorrise a Nicole, che gli aveva appena riempito un grosso bicchiere con acqua fresca. Avevano superato l'incidente del bacio e ora erano in ottimi rapporti.

    Will si alzò dallo sgabello dove si era preso una pausa. Ballava da 2 ore ormai e si sentiva incredibilmente vivo e smagliante. Una canzone di Madonna era iniziata ed era una delle sue preferite.

    Il ragazzo camminò con sicurezza tra la gente; alcune donne ridacchiavano per la sua mancanza di maglietta e il suo petto discretamente muscoloso. Una ragazza si sentì abbastanza audace da pizzicargli il sedere, coperto solamente da piccoli jeans neri. Le sue gambe toniche si flettevano come quelle di un felino mentre cercava di raggiungere il palco. Ci salì e subito venne attorniato da due sue colleghe. Le ragazze vestivano dei reggiseni neri e degli short, ballando su ridicoli tacchi alti. Katie, la bionda, gli si mise di fronte e si piegò in avanti, appoggiandosi sulle mani, esponendo il suo sedere a Will. Il ragazzo le mise le mani sulle cosce, accarezzandola languidamente, mentre ballava e cantava. Will adorava le musiche da discoteca di Madonna.

    “… Line 'em up, knock 'em down
    My looks can kill
    My body's fully loaded
    And I got more ammo
    Line 'em up, knock 'em down
    My looks can kill
    You're an accessory
    To murder cause…”


    L'altra ragazza, Jenny, si mise dietro Will, la testa appoggiata sulla sua spalla, incitandolo a guardarla provocatoriamente. Si fissarono negli occhi mentre lei faceva scivolare le mani dalle sue spalle, massaggiandogliele. Poi, gliele fece scivolare lungo il petto, stringendogli i pettorali. I clienti danzanti erano frenetici e si stavano divertendo, ammaliati da quella performance erotica dei tre ballerini. Will sorrise mentre la ragazza gli metteva un dito in bocca e poi glielo strofinava sui capezzoli, provocatoriamente. I tre stavano ballando coordinatamente, come se fossero una cosa sola; avevano eseguito e rifinito quel numero così tante volte, che ora se lo godevano in toto.

    Katie si rimise dritta, premendosi contro Will, che era ora stretto tra le due ragazze, muovendo i fianchi insieme ai loro. Will alzò una mano e strinse un gluteo di Jenny, mentre le mani della ragazza passavano sul corpo di Katie, accarezzandole i fianchi.

    "Dio, ecco il maniaco!" Jeny urlò ai due, che riuscirono a malapena a sentirla per via della musica alta. Un'espressione sensuale a celare le sue dure parole.

    "Non l'avevano bannato da qui?" Katie chiese, poggiando le mani sui fianchi di Will dietro di sè, sorridendogli maliziosa per aggiungere credibilità al loro numero.

    Will sorrise, una finta espressione di puro desiderio sul suo volto mentre lentamente si leccava le labbra, osservando quelle rose e carnose delle ragazze "Fatemi chiamare la sicurezza. Restate qui".

    Le ragazze fecero un passo indietro, permettendogli di scendere dal podio. Con attenzione, osservò l'uomo che aveva già provato 2 volte a molestare un'altra collega. Will stava cercando di superare alcune ragazze che iniziarono a ballargli intorno, come le sue colleghe. Lui gli sorrise gentilmente, scostandosi lentamente. Poi, ebbe la sensazione di un paio di occhi sulla schiena. Si girò, stranito, e vide Hannibal, appoggiato ad uno sgabello. Fissandolo. Will gli sorrise e alzò una mano, facendogli segno di rimanere lì, che sarebbe ritornato subito.

    “… My love's a revolver
    My sex is a killer
    Do you wanna die happy?
    Do you wanna die happy?
    My love's a revolver
    My sex is a killer
    Do you wanna die happy?
    Do you wanna die happy?
    I let it bang, bang…”


    Il ragazzo raggiunse le porte sul retro, dove due bodyguard stavano fumando.

    "Che succede, Will?" uno dei due gli chiese, accigliato.

    "Il tizio che ha molestato Eliza è riuscito ad entrare. È seduto proprio accanto al palco" li informò.

    Entrambi gli uomini seguirono Will, che gli indicò l'uomo. I due energumeni si fecero largo tra la folla finchè non lo raggiunsero, costringendolo a seguirli fuori. Appena l'uomo venne allontanato, le due ballerine gli mandarono due baci e Will sorrise. Le ragazze erano giovani, bellissime e vulnerabili, si sentiva protettivo verso di loro.

    Si voltò, dirigendosi verso il bar, muovendo languidamente i fianchi. Hannibal non si era mosso, non aveva mai staccato gli occhi di dosso da Will. Il ragazzo notò, avvicinandosi, quanto gli occhi scuri del medico stessero vagando senza vergogna e con desiderio sul suo corpo semi nudo. Will aveva ballato provocatoriamente tra i corpi sexy di due ragazze quasi nude, che si erano strusciate su di lui e l'avevano accarezzato, ma non si era sentito tanto eccitato come in quel momento sotto lo sguardo di Hannibal.

    L'uomo era vestito con giacca e panciotto neri e una camicia rossa. Will dovette ricordarsi di respirare per non andare in iperventilazione. Una cravatta rossa, perfettamente legata con nodo Windsor, completava il suo look insieme a delle scarpe marroni. I capelli del medico erano perfettamente sistemati e sembrava come se fosse stato pronto a prendere il tè con la Regina Elisabetta. I vestiti del medico erano poco familiari a Will, eppure percepiva quanto si sentisse a proprio agio così, sembrando sicuro e... regale?

    "Salve, bellezza" Will mormorò nell'orecchio di Hannibal. "Rude Boy" di Rihanna era appena iniziata.

    “… Come here, rude boy, boy; can you get it up?
    Come here rude boy, boy; is you big enough?
    Take it, take it baby, baby
    Take it, take it; love me, love me…”


    "Buonasera, William" Hannibal disse, osservando le labbra di Will e provando il desiderio di volerlo baciare. Will lo fermò, poggiando una ferma mano sul suo petto. Il tessuto del panciotto era squisitamente morbido e liscio sotto le dita. La cravatta era di seta, Will non ne aveva dubbio.

    "Vieni" Will gli porse una mano e il medico gliel'afferrò, perplesso.

    Will indicò uno sgabello più basso e Hannibal si sedette, ancora confuso.

    Will cinse i suoi fianchi con le gambe, mettendosi quasi a cavalcioni. La mente di Hannibal ritornò alla prima volta in cui aveva visto Will, quando aveva fatto un ballo simile per una ragazza dai capelli rossi. Will mosse i fianchi in tempo con la musica.

    “… Boy, I want, want, want whatchu want, want, want
    Give it to me, baby like boom, boom, boom
    What I want, want, want is what you want, want, want
    Come here, rude boy, boy, can you get it up?
    Come here, rude boy, boy, is you big enough?
    Take it, take it, baby, baby, take it, take it, love me, love me…”

    "Scusa" Will disse abbastanza forte da farsi sentire da Hannibal, dato che questo sembrava abbastanza scioccato da quella sensuale danza "Sto lavorando. Non posso baciare nessuno" spiegò velocemente, sorridendo a mo' di scusa, e Hannibal fu colpito da quella frase.

    "Oh. Capisco" rispose, incerto come Will riuscisse a premersi eroticamente contro il proprio sesso sembrando così angelico ed innocente.

    “… Tonight I'ma give it to ya harder
    Tonight I'ma turn ya body out
    Relax; let me do it how I wanna
    If you got it I need it and I'ma put it down
    Buckle up; I'ma give it to ya stronger
    Hands up; we could go a little longer
    Tonight I'ma get a little crazy, get a little crazy, baby…”


    "Quando sei arrivato?" Will chiese mentre prendeva le sue mani e gliele poggiava sui propri fianchi, facendosi toccare. Il contatto con le sue grandi mani fece tremare Will. Arrossì.

    "Sono arrivato giusto in tempo per vederti ballare tra le due signorine" Hannibal rispose formalmente, come se fosse con uno dei suoi pazienti e non in un nightclub.

    Will sorrise, divertito. Hannibal l'aveva visto "Ti è piaciuta la performance?" chiese, giocosamente. Dato che si stava sporgendo in avanti, parlandogli all'orecchio, non potè resistere a baciargli velocemente il lobo.

    Le mani di Hannibal strinsero i fianchi di Will "Sì, mi è piaciuta. Sei bellissimo quando balli, William".

    Will si alzò, sorridendo. Diede la schiena ad Hannibal, che si stava godendo la vista del sedere del ragazzo. Will si sedette sul suo grembo. Hannibal mise le mani sui suoi fianchi, di nuovo, ma Will gliele spostò sul petto.

    Hannibal iniziò a respirare a fatica. La sua eccitazione evidente al ragazzo, che casualmente sfiorava il sesso di Hannibal con i suoi fianchi. Il petto di Will era incredibilmente morbido. L'uomo non si depilava, perchè non ne aveva di bisogno; i pochi peli che aveva erano così morbidi...

    “… I like the way you touch me there
    I like the way you pull my hair
    Babe, if I don't feel it I ain't faking, no, no
    I like when you tell me 'kiss you there'
    I like when you tell me 'move it there'
    So giddy-up; time to get it up: you say you a rude boy: show me what you got now
    Come here right now…”


    Il movimento dei fianchi di Will rallentò, ora si stava chiaramente strofinando contro la dolorosa erezione del medico. Will si sentiva quasi con la testa leggera per il desiderio.
    Fortunatamente, i suoi pantaloncini erano abbastanza stretti da nascondere la sua ovvia eccitazione.

    "William..." Hannibal gli mormorò in un orecchio. Il suo tono era roco e pieno di desiderio.

    Il ragazzo si alzò, offrendogli le mani. Il lituano gliele afferrò, gli occhi scuri, le guance di Will rosse.

    Si fecero largo nella folla finchè non arrivarono accanto al bar. Will lasciò la mano di Hannibal, avvicinandosi alla barista, mormorandole qualcosa in un orecchio. Nicole alzò subito la testa, un ghigno sulle labbra mentre osservava Hannibal, come ad approvarlo. Poi gli passò qualcosa di nascosto e gli diede uno schiaffo su un gluteo mentre Will ritornava da Hannibal.

    "… I am no angel
    I like it when you do that stuff to me
    I am no angel
    I like it when you talk, talk dirty when you talk, talk
    Dirty talk.
    Kitten heels, lingerie, pantyhose, foreplay
    Legs up on the bar, in the back of your car
    Latex, champagne, bubble bath, whipped cream
    Cherry pop, tag team, can you make me scream?...”


    Hannibal era estremamente eccitato, ma non riusciva a capire cosa stesse accadendo. "Vieni" Will gli urlò e il lituano lo seguì fino ad una porta. Will cercò le chiavi che aveva preso dalla barista e gli fece cenno di seguirlo dentro. Appena Hannibal entrò nel piccolo ripostiglio, Will lo seguì subito, chiudendo a chiave la porta. C'era appena lo spazio per due persone lì dentro, per via delle tante scatole accatastate.

    Will subito abbracciò Hannibal e lo baciò disperatamente. I due uomini lottarono passionalmente con le lingue, occasionalmente dividendosi per prendere fiato.

    “… Blindfold, feather bed, tickle me, slippery
    G-spot, nasty pose in a video
    Love machine, by myself, climax, hot wax
    S&M, on the floor, I like it hardcore
    I wanna do some dirty things to you tonight
    I wanna fight all through the night, night, night…”


    Will abbassò le mani sulla cintura di Hannibal, tremando. Goffamente, tentò di slacciargliela, mente Hannibal gli afferrava i glutei e glieli stringeva. Lo psichiatra gli baciò il collo e gli mormorò in un orecchio "Oh William, cosa mi fai?".

    Will sorrise, baciandolo ancora più duramente. Riuscì ad abbassargli la zip e liberò il suo sesso dai confini dei boxer. Will si inginocchiò dinanzi a lui, iniziando a dargli piacere.
    Hannibal trattenne il fiato e poi si appoggiò ad alcune scatole mentre lo osservava muoversi su di lui, facendolo sentire in modo incredibile.

    “… Can you go down?
    Are you up for it, baby?
    Can you turn me out?
    Are you up for it?..."


    Il cuore del lituano iniziò a battere all'impazzata nel petto. Will aveva riconosciuto la canzone suonata fuori. Le ragazze, di sicuro, si stavano domandando che fine avesse fatto.

    “… I think you wanna come over
    Yeah, I heard it through the grapevine
    Are you drunk? Are you sober?
    Think about it, doesn't matter
    And if it makes you feel good, then I say do it
    I don't know what you're waiting for
    Feel my temperature rising
    It's too much heat, I'm gonna lose control
    Do you want to go higher? Get closer to the fire
    I don't know what you're waiting for…”


    Dopo meno di un minuto, Hannibal fece alzare Will e gli offrì le sue dita, che il ragazzo succhiò, lubrificandole al meglio. Appena il primo dito fu in lui, Will arcuò la schiena e arrossì violentemente. I suoi occhi profondi stavano bruciando di passione ed urgenza. Hannibal lo stava palpeggiando in modo più duro, ma Will iniziò subito ad aprire un piccolo pacchetto.

    “… Boy, you got a reputation but you're gonna have to prove it
    I see a little hesitation, am I gonna have to show you
    That if it feels right, get on your mark
    Step to the beat boy, that's what it's for
    Put your arms around me
    When it gets too hot we can go outside
    But for now just come here, let me whisper in your ear
    An invitation to the dance of life…”


    "Dove l'hai preso?" Hannibal chiese appena il ragazzo gli infilò il preservativo.

    "Nicole. La barista" Will disse con il suo accento inglese più pronunciato.

    "Girati".

    Will annaspò quando Hannibal gli fu completamente dentro. Era troppo, non era stato totalmente pronto e la pressione e il bruciore erano troppo. C'era una urgenza animalistica nel respiro affannato dell'uomo. Si stava contenendo. Will singhiozzò, una lacrima gli scese lungo la guancia; l'intrusione era stata dolorosa, ma il dolore si era presto trasformato in piacere.

    "William...".

    "È ok. Non mi stai facendo male. Solo... ti prego... continua" non voleva che fosse delicato o si trattenesse. Era così accaldato e non riusciva a pensare a nient'altro se non al sesso di Hannibal dentro di sè.

    Hannibal rimase colpito dalla sincerità delle parole dure di Will e iniziò a muoversi con più forza. Will era così stretto. Le sue spinte si fecero più veloci, quasi frenetiche. Il rumore di pelle contro pelle nel ripostiglio era accompagnato dai forti gemiti di entrambi. Fortunatamente, la musica era abbastanza forte da coprirli.

    Will era appoggiato con le mani contro il muro. Hannibal si stava spingendo in lui rudemente e una mano era avvolta attorno al sesso di Will, stimolandolo. Il ragazzo era strabiliato da quanto fosse meravigliosa quella situazione.

    “… I'm gonna party, it's a celebration
    'Cause anybody just won't do
    Let's get this started, no more hesitation
    'Cause everybody wants to party with you…”


    Dopo 2 minuti, la musica cambiò. Gli uomini erano consumati dalla passione, Hannibal si stava spingendo in Will come un uomo posseduto, profondamente, mentre Will aveva gli occhi chiusi, gemendo e afferrando il sedere di Hannibal da dietro, incitandolo a continuare.

    Will venne con un urlo e Hannibal raggiunse il suo orgasmo poco dopo.

    “… I believe that I've loved you
    Since the first time that I saw you
    Bells rang angels sang
    When the light of the night
    fell on us we knew …”


    Rimasero immobili per un secondo e poi Hannibal si divise dal ragazzo. Will abbracciò forte Hannibal appena si rivestirono. Rimasero così per tutta la durata della canzone, a volte baciandosi lentamente, ora che la passione era stata saziata.

    "Ritornerai con me, William? Ho bisogno di addormentarmi con il tuo profumo e svegliarmi accanto a te, domani..." Hannibal mormorò nei riccioli di William, inalando il suo odore dolce e familiare.

    “… Tick-tock, can you hear me go tick tock
    My heart is like a clock, I'm steady like a rock
    Sh don't stop, kiss and kiss me till I drop
    My heart is like a clock you wind it with your love…”


    "Devo dare da mangiare ai cani. Perchè non vieni tu da me? Devo rimanere qui ancora per un'altra ora. Puoi aspettarmi lì, se vuoi. Ti do la chiave" Will disse, entusiasta di avere Hannibal con sè quella notte.

    “… They all know that you're mine
    They can see we belong
    Shelter me, you'll do fine
    Wait for me, I'll buy us time…”


    "È ok. Mi berrò un whiskey al bar con la tua gentile amica e mi godrò la tua prossima esibizione, mio bellissimo ragazzo" Hannibal accarezzò il volto di William ancora una volta prima di uscire dallo stanzino.

    “… Tick-tock, can you hear me go tick tock
    My heart is like a clock, I'm steady like a rock
    Sh don't stop, kiss and kiss me till I drop
    My heart is like a clock, you wind it with your love
    Tick tock.”



    Continua...

    Edited by sweetest thing - 14/11/2018, 18:12
     
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    Capitolo 15 - Puoi concentrarti, ora?


    Hannibal si sveglia, qualcuno gli sta accarezzando di nuovo la guancia. Sorride con gli occhi ancora chiusi. Non era Chilton, si era addormentato sul letto di Will, dopo aver passato la notte con lui. Il loro incontro a casa era stato diverso da quello al club. Will si era preso tutto il tempo del mondo per spogliare Hannibal, baciandolo lentamente e accarezzandogli i bicipiti e il petto. Lo psichiatra era rimasto sorpreso quando Will gli aveva piegato con cura giacca, panciotto, camicia e pantaloni. Il ragazzo si era complimentato per il suo corpo forte e, dopo una lunga e calda doccia, i due avevano fatto l'amore lentamente. Hannibal aveva baciato ogni centimetro di pelle del ragazzo.

    "Hey, svegliati, bell'addormentato" una dolce voce lo chiama.

    "Hmm, vieni qui, ragazzo" Hannibal si allunga ad occhi chiusi verso la voce. Non vuole svegliarsi, ma non vede l'ora di vedere il volto dell'uomo.

    Will, che aveva appena preparato la colazione, era salito sul letto fino ad arrivargli di sopra, il volto affondato nel collo di Hannibal mentre gli bacia la gola. Hannibal stringe i fianchi di Will e, lentamente, le abbassa fino ad afferrargli i glutei e a premerselo contro.

    "Mi stavo chiedendo una cosa, William..." mormora nei suoi riccioli.

    "Mmmph..." il ragazzo risponde, strofinandosi contro Hannibal.

    "Perchè hai cambiato idea sul sesso? Non che mi stia lamentando..." trattiene il fiato. La frizione tra i loro sessi lo fa tremare.

    Will si siede su Hannibal, a cavalcioni sui suoi fianchi. È bellissimo, Hannibal non crede ai suoi occhi. Il ragazzo lo spinge a mettersi seduto e cerca di levargli la maglietta.

    "In verità, Hannibal, pensavo di poterti resistere..." dice, accarezzandogli il sesso "Ma mi sbagliavo..." mormora nel suo orecchio, proprio prima di lanciarsi su di lui.




    Il bancone è pieno di piatti colorati, uova strapazzate, bacon e salsiccia, baguette tostate, una tazza di frutta fresca, alcuni waffle e pancake. Poi, c'è del formaggio cremoso di capra con erba cipollina, panna montata e burro. Marmellata e burro d'arachidi dietro i piatti pieni, insieme a due scatole di cereali e muesli. Il tavolo è pronto con piatti vuoti, ciotole, tazze e bicchieri. Al centro, una grossa caraffa di succo d'arancia fresco, caffè fumante, latte e acqua.

    "Hai preparto tutto questo? Per me?" Hannibal chiede, alzando un sopracciglio.

    Will arrossisce "Beh, sì... Ricordo che hai mangiato un dolcetto per colazione, l'ultima volta... ma non ti avevo offerto molte alternative, temo. Ho portato fuori i cani e mi sono fermato in un negozietto qui vicino. Non sapevo se preferissi mangiare dolce o salato per colazione, quindi ho preso entrambe le cose".

    Hannibal Lecter III è senza parole. Will è pieno di gentilezza, altruismo ed educazione, i valori più importanti secondo il dottore. Nemmeno Chilton, che era stato con lui per 5 anni, aveva mai preparato un tale meraviglioso buffet per lui "Oh. Grazie, William. Non dovevi farti tutti questi problemi".

    "Io amo sempre il dolce. Non solo per colazione, ma in generale" Will dice mentre versa del caffè nelle tazze e poi dell'aranciata nei bicchieri "Ho un debole per gli zuccheri" sorride, imbarazzato.

    Hannibal si riempie un piatto con uova, bacon e salsiccia, una baguette e l'invitante formaggio di capra "Questa è la mia colazione ideale. Mi piacciono i dolci, ma sono più un divoratore di carne".

    Mangiano la loro colazione ed Hannibal non riesce a non guardarlo, bellissimo come un giorno d'estate, che aveva cucinato benissimo e stava gesticolando con un'espressione entusiasta, parlando di tutto e di niente. Il sole è caldo e luminoso nella stanza, riscaldandoli, e i cani stanno dormendo nel loro solito angolo. Proprio lì, in quel momento, Hannibal realizza che ama Will.

    "Allora, ci andiamo?" Will chiede. Il medico lo stava fissando come se fosse stato sotto incantesimo.

    "Scusami, William, dove vuoi che andiamo?" chiede, finendo il suo caffè.

    "Ma mi hai ascoltato?" il ragazzo sorride, arrossendo.

    "Temo di no. Scusami, terribilmente rude da parte mia".

    "Non ti preoccupare, non devi scusarti. Ti chiedevo se volessi venire ad un doppio appuntamento con Beverly e Brian. La prossima settimana".

    "Sì, certo. Come va la loro relazione?" Hannibal chiede, interessato.

    "Beh, hanno pranzato insieme, ieri, e Bev mi continua a dire quanto Brian sia sveglio. Quindi, credo bene".

    "Sono felice di sentirlo".

    "Certo che lo sei, Cupido" Will sorride, ricordando il modo incoraggiante in cui aveva cercato di persuadere la coppia a passare del tempo insieme.




    "Sicuro di volerlo fare? Così?" Will chiede, accigliandosi. Ha solo i boxer neri addosso ed è seduto sul divano, dove Hannibal gli aveva chiesto di stendersi.

    "Sì, William. Proprio così".

    "Come vuoi che mi metta?" il ragazzo chiede, arrossendo.

    Hannibal gli si avvicina e posiziona un braccio di Will steso naturalmente sulla coscia, mentre l'altro a supportare la testa. Hannibal si allontana di un passo, osservando la posa.

    Poi, si inginocchia di fronte a Will, arruffandogli i capelli e mormorandogli, prima di baciarlo "Non hai idea di quanto tu sia perfetto, William. Il mio perfetto e bellissimo ragazzo". Will sorride.

    Hannibal si allontana. Aveva appuntito le sue matite con uno scalpello e ora stava osservando il ragazzo. Fare il modello veniva quasi d'istinto a Will, che si era messo in quella posizione come se fosse la cosa più naturale al mondo.

    "Chi appuntisce, oggi, le matite con lo scalpello, Hannibal?" Will scherza.

    "Un ex chirurgo" l'uomo alza le sopracciglia, prima di ritornare alla sua espressione neutrale "È un vizio che ho da quando facevo il Pronto Soccorso".

    "Così pieno di sorprese, ma non sei un dottore della testa?".

    Hannibal sorride mentre inizia a definire i riccioli di Will sul foglio, aggiungendo alcuni morbidi tocchi "Proprio come te, sūnus".

    "Era lituano quello?" Will chiede.

    "Sì, dangiškas".

    "Cosa significano?".

    "'Sūnus' significa 'ragazzo', 'dangiškas' significa 'bellissimo'" Hannibal osserva di nuovo i capelli di Will e nota che le guance del ragazzo sono diventate rossissime, le labbra socchiuse e i suoi profondi occhi verdi lo stanno fissando con desiderio. Oltre all'evidente eccitazione nei suoi boxer.

    "Che c'è?" Hannibal chiede, confuso.

    "È così sexy. Sei così sexy quando parli in lituano. Puoi dirmi altro?" Will è immobile, la lingua ad umettare le labbra.

    "William, possiamo rimandare? Se potessi ricomporti, mi piacerebbe finire" Hannibal lo rimprovera.

    "Sei stato tu ad iniziare tutto, dottore. Ma, ti prego, continua pure. Io sto molto comodo, qui" Will replica, fingendo di essere offeso.

    Hannibal si acciglia durante i successivi, silenziosi 10 minuti. L'espressione di Will è neutrale; il solo dettaglio 'fuori posto' è la sua ovvia erezione. Il rossore del volto poteva essere un'interessante aggiunta al quadro, proprio come i suoi occhi pieni di elettricità e desiderio. Poi, Will sospira in un modo dolce ed erotico. Hannibal si irrigidisce leggermente e cerca di ignorare la sua evidente eccitazione.

    Sta dipingendo i fianchi di Will e la protuberanza era un problema. Hannibal non può definirgli i fianchi con quel 'problema'. Will sospira di nuovo, più profondamente. L'uomo mette via le matite e gli si avvicina "Resta fermo" gli ordina, alzando un dito a mo' di monito.

    Will osserva il dottore mentre si inginocchia di fronte a lui. 'Cosa...?'. Poi, Hannibal gli abbassa leggermente i boxer, liberando il suo sesso con un gesto quasi naturale. Will trema con un gemito. "Ti prego, non ti muovere, William. Devo davvero sistemare questa cosa, non è accettabile" lo psichiatra mormora, prima di abbassarsi sul suo sesso, già teso. Will rimane confuso, all'inizio, ma poi annaspa, chiudendo gli occhi e sorridendo. Il dottore lecca il suo sesso con dedizione, poi gli tormenta la punta, prima di avvolgerlo nella sua bocca. Will geme in modo osceno mentre, obbedientemente, resta immobile. Hannibal aveva iniziato lentamente, ma ora inizia ad aumentare il ritmo e Will chiude gli occhi di nuovo. "Sì... Nngh... Così... Mmph... Ooooh... Sì... sì... Oh Dio... Ci sono quasi... Sono vicino, Hannibal... Oh!... Sto..." i fianchi di Will tremano, spingendosi contro la bocca di Hannibal. Il dottore è estremamente eccitato, era la prima volta che era così in intimità con Will. Ripulisce con cura il ragazzo e poi gli rimette i boxer. Hannibal lo fissa e nota che lo sta fissando di rimando. Il desiderio è sparito ma le guance di Will sono ancora rosse. Nei suoi occhi c'è estasi e tenerezza e affetto.

    "Hannibal" Will mormora, accarezzando le lettere del suo nome col suo accento inglese e il tono rilassato. Nient'altro che il suo nome.

    "Pensi di poter rimanere concentrato per un'altra mezz'ora, ora, William?" il dottore gli chiede teneramente, accarezzandogli il viso.

    Will ha perso la capacità di parlare. Annuendo, sorride.

    "Bravo ragazzo".


    Continua...
     
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