Closing Time

Rumbelle ('Once Upon a Time')

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    133,101
    ok
    +110
    Location
    SiCiLiA

    Status
    Offline


    Modulo Fanfiction

    #dove#la #trama #la #fate #voi;

    Nome Autrice: Bad_Faery
    Status: In corso
    Parings: Rumple/Belle.
    Tipologia: AU/Drama/Romance
    Piccolo sunto: Quando l'uomo d'affari Gold scopre che la sua barista preferita è stata costretta a sposare un uomo che non ama per pagare le visite mediche a suo padre, lui le propone una soluzione alternativa.
    Link storia originale: Closing Time
    Ringraziamenti & Varie: Ringrazio, come sempre, l'autrice per avermi concesso di tradurre le sue storie =)

    «role scheme by graphite; - please don't copy or claim as your own»







    rom



    Capitolo 1



    Dopo una infinita giornata bloccato in una stanza piena di gente ad ascoltare un gruppo di uomini litigare e ciarlare come un pugno di poppanti, l'ultima cosa che Diarmid Gold voleva fare era passare la serata a bere con le stesse zucche vuote in un bar d'hotel. I due isolati dallo sfarzo del Luxe erano stati fatti di buon grado per finire nel più modesto Hotel Griffith.

    Era valso tutto fare i due isolati a piedi solo per dare un'occhiata all'adorabile barista del Griffith.

    Gold si fermò all'ingresso dell'hotel, proprio fuori le porte del bar, per sistemarsi i capelli e la cravatta, prendendosi un momento per godersi quell'attimo di anticipazione. Tra un momento, sarebbe entrato e gli occhi di Belle si sarebbero illuminati alla sua vista. Come sempre.

    Dalla prima sera in cui era andato al Griffith, lui e Belle avevano subito fatto conoscenza. Aveva scelto quel bar perchè Internet l'aveva assicurato che era continuamente deserto. Il suo programma era di bere in pace e, invece, aveva incontrato una piccola brunetta che amava i libri e con l'accento più bello che avesse mai sentito.

    Anche ora, dopo 18 mesi, riusciva ancora a ricordare la prima volta che l'aveva vista - appoggiata contro il bar con il naso affondato in una copia di 'An Instance of the Fingerpost' che, poteva giurarlo, era più grande di lei. Non era riuscito a non commentare a riguardo, aspettandosi di vederla sputare nel suo whiskey. Invece, lei aveva riso.

    Nessuno rideva mai alle sue battute, e Gold era stato sia subito ammaliato che incredibilmente determinato a farla ridere di nuovo. Si sedeva al bar fino all'ora di chiusura, unico suo cliente, il suo desiderio di solitudine dimenticato in favore del piacere di parlare con Belle.

    Una volta, aveva odiato i mensili viaggi di lavoro che lo portavano a Boston, ma ora Gold contava i giorni sul calendario, e la sua sola lamentela stava nel fatto che duravano troppo poco. Intorno al loro sesto mese di conoscenza, Belle gli aveva dato il suo numero di telefono, permettendo ad entrambi di passare interminabili periodi di tempo tra i suoi viaggi a messaggiarsi parlando di libri e a giocare a scacchi online. Lui aveva posizionato una scacchiera nel suo ufficio, e ogni volta che lei gli messaggiava la sua prossima mossa, lui poteva immaginarla seduta lì, potendo quasi toccarla.

    Era perso, Gold ammise. Era completamente perso per la sua adorabile, piccola barista, una donna con la metà dei suoi anni. Nelle lunghe settimane che dividevano le loro visite, le sue insicurezze lo tormentavano, suggerendo che Belle rispondeva alle sue attenzioni solo perchè le dava una buona mancia. Eppure, quando era in sua presenza, quelle paure volavano via. La felicità di lei alla sua vista era troppo pura per essere finta. A Belle piaceva la sua compagnia.

    Aveva atteso abbastanza prima di vederla. Con un'ultima sistemazione del cappotto, entrò nel bar a malapena illuminato, contento di vedere che soli pochi tavoli erano occupati.
    La sua più grande paura era che il Griffith potesse diventare improvvisamente pieno di gente, costringendolo a condividere l'attenzione di Belle.

    "Signor Gold!".

    Gold esitò quando Belle lo chiamò. Gli stava sorridendo, ma il suo sorriso era meno brillante del solito e i suoi occhi non luccicavano come avrebbero dovuto. Forse stava male? Non aveva fatto niente per farla arrabbiare, vero?

    "Belle" zoppicò verso di lei e poggiò il bastone contro uno sgabello mentre allungava le mani verso di lei da sopra il bancone. Con suo sollievo, lei subito gliele afferrò come sempre ma, guardandola meglio, il suo sorriso sparì e gli occhi si riempirono di lacrime.

    "Belle?" le chiese, stranito, stringendo di più le mani quando lei tentò di spostarsi. Era lì da meno di 90 secondi, come aveva potuto già farla piangere?

    "Scusami!" Belle sbattè velocemente le palpebre e provò a sorridere "Sono felice di vederti. Come sono andate le riunioni?".

    "Chi se ne frega" disse con tono roco. Non era da lui perdere il controllo del suo accento ma, dinanzi lo stato di Belle, si sentiva innervosito e pronto a lottare per farla sorridere di nuovo. Avrebbe rivoltato il mondo per renderla felice "Dimmi che succede".

    Nervosamente, Belle guardò oltre la sua spalla e Gold si girò per metà, vedendo i soliti, patetici ubriaconi che a volte sostavano lì dentro. Abbassando il tono, chiese "Qualcuno ti dà fastidio?".

    Belle si lasciò sfuggire un singhiozzo e il petto di lui si strinse di dolore. Le afferrò meglio le mani in modo da poterle accarezzare le dita con il pollice, e solo allora si rese conto di qualcosa di nuovo e fuori posto.

    Il cuore gli si fermò quando Gold abbassò lo sguardo, e iniziò a girargli la testa quando confermò le sue paure. C'era un anello con diamante nel quarto dito di Belle. Era un pezzo abbastanza carino, un po' troppo per i suoi gusti, ma comunque bello. Era la cosa più rivoltante che avesse mai visto.

    Le lasciò le mani e cercò di non vomitare, lottando contro il desiderio di strapparle dal dito quell'anello e lanciarlo per la stanza o fuori dalla finestra, contro il desiderio di cancellare tutti i segni del possesso di un altro uomo sulla sua Belle.

    Solo che lei non era più la sua Belle. Non lo era mai stata.

    "Devo congratularmi" fu fiero del suo tono normale. Probabilmente per quello Belle era in quello stato - aveva paura della sua reazione.

    "Non farlo!".

    Alzò lo sguardo al suo tono duro. Belle alzò le mani dal bancone e le tenne dietro la schiena "Non osare congratularti con me. Non potrei sopportarlo. Non da te".

    Quella non era la voce di una futura sposa felice. "Spiegami" le disse. Se il suo fidanzato la stava costringendo, gli avrebbe volentieri presentato il suo bastone.

    Gli occhi di Belle si riempirono di lacrime mentre scuoteva la testa "Non vuoi saperlo".

    "Hey! Possiamo avere dell'altro whiskey?".

    Immediatamente, Belle si girò da lui per prendere una bottiglia mezza vuota e, appena si girò di nuovo, Gold gliela prese dalla sua mano tremante. Senza preoccuparsi del bastone, zoppicò verso un uomo biondo seduto al tavolo e quasi gliela lanciò "Ecco. Offro io".

    "Hey, grazie, amico!".

    Quello li avrebbe tenuti buoni per un po'. Quando Gold ritornò al bar, si sedette nell'angolo più distante, mettendo abbastanza distanza tra lui e Belle e il resto del locale "Belle, parlami".

    Il viso di lei si contrasse in una smorfia mentre rideva senza gioia "Sono una troia".

    "Scusami?".

    Belle incrociò le mani al petto, facendo spallucce "Sto sposando un uomo per i suoi soldi. Sono una troia".

    "Belle, ti prego..." erano distanti pochi passi ma lei sembrava distante km "Non capisco. Spiegami, tesoro".

    Belle lo guardò irritata "Smettila di fare il gentile con me!".

    "Oh, per Dio..." tutto quello che stava dicendo stava peggiorando le cose. In un istante, aggirò il bar, Belle lo fissò mentre si avvicinava "Vieni qui".

    Stava prendendo un grosso rischio. Belle sembrava già arrabbiata, e non aveva mai osata toccare più delle sue mani. Avrebbe avuto ogni ragione per schiaffeggiarlo. Sapendo quello, allungò le braccia verso di lei, pregandola silenziosamente.

    Belle quasi corse verso di lui, afferrandogli la giacca con le mani mentre piangeva contro la sua spalla "Gold...!".

    Stava piangendo in modo straziante, ma Gold riusciva solo a provare sollievo. Sarebbe andato tutto bene. Qualcosa di strano era evidente, era stressata e arrabbiata, ma l'aveva accolto senza remore. Era tra le sue braccia e lo stava stringendo in una morsa mortale, e lui avrebbe sistemato qualsiasi cosa di sbagliato.

    "Sono qui, tesoro. Sono qui" le mormorò nei capelli, spingendola più vicina per proteggerla dal mondo "Dimmi cosa succede".

    "È mio padre. Ha avuto un colpo anni fa. Non abbiamo l'assicurazione, non è un cittadino americano, ma non potevamo tornare a Melbourne. Non riesce nemmeno a stare da solo. Continua a peggiorare, e io non posso pagare. Non posso assumere nessuno per occuparsi di lui... ecco perchè lavoro nei night. Di recente, ha iniziato ad essere più sveglio e a fare cose... provare a cucinare... Prima o poi causerà un incendio o cadrà a terra, e non so più cosa fare" Belle lo guardò con occhi disperati "Devo fare qualcosa. Greg... gli piaccio. Ed è ricco" con un singhiozzo sommesso, affondo il viso nel suo petto "Sono una troia".

    "Sei una figlia amorevole" Gold la corresse mentre le accarezzava la schiena, cercando di processare tutto il suo racconto. Fino a quel momento, era stato solo intellettualmente consapevole che Belle avesse un padre. Il fatto che stesse per rovinarsi la vita per occuparsi di lui gli fece digrignare i denti, ma non aveva bisogno di sentire quello da lui. Al contrario suo, Belle sembrava amare suo padre.

    "Non lo ami? Questo Greg?" ecco il problema principale. Finchè Belle non pensava di amare un altro uomo, tutto il resto erano dettagli.

    "No" la sua immediata risposta lo rincuorò "Lui è ok, credo. Voglio dire, non lo odio. È solo... noioso. Vuoto".

    "Grazie a Dio" Gold sospirò, avvicinandosela per baciarle una tempia, la testa più vuota. Se l'aggettivo migliore che Belle aveva usato per il suo promesso sposo era 'ok', allora aveva ancora qualche opportunità.

    "Non importa, comunque" sospirò, le lacrime di nuovo agli occhi "È tutto un tale caos".

    "A me importa tanto" la corresse.

    Se fosse stata una persona decente, avrebbe chiesto a Belle di quanto avesse bisogno e le avrebbe fatto un assegno. Se fosse stata una persona decente, le avrebbe chiesto di fare ricerche sui migliori medici e programmi per suo padre, tutto a sue spese. Se fosse stata una persona decente, l'avrebbe rassicurata che non avrebbe dovuto temere niente perchè lui si sarebbe occupato di tutto solo per il piacere di vederla sorridere.

    Però lui non era una persona decente. Era Diarmid Gold, e aveva passato la maggior parte della vita a cercare i punti deboli degli altri per ottenere ciò che voleva. Innamorarsi di Belle l'aveva rammollito, ma sotto il suo affetto per lei, era il solito bastardo di sempre. Questa situazione, seppur orribile per lei, gli dava l'occasione della vita. Non era nella sua natura ignorarla.

    "Non sposerai Greg per i suoi soldi" disse a Belle.

    Lei lo guardò, gli occhi spalancati "No?".

    "No" Gold le accarezzò una guancia, il cuore in corsa alla sensazione della sua pelle morbida "Sposerai me per i miei".


    Continua...

    Edited by sweetest thing - 21/5/2020, 16:04
     
    Top
    .
  2.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    133,101
    ok
    +110
    Location
    SiCiLiA

    Status
    Offline

    Capitolo 2



    Gold non era sicuro di quale risposta aspettarsi alla sua poco ortodossa proposta. Anche se sarebbe stato bello se Belle si fosse lanciata tra le sue braccia e avesse esclamato di essere elettrizzata all'idea di sposarlo, e che lo adorava per averle risolto ogni problema così semplicemente, non riusciva davvero ad immaginare di vederla fare una cosa simile.
    Quella era la vita vera, non il finale di una commedia romantica.

    E nonostante ciò, fu un dispiacere quando lei fece subito un passo indietro, lo sguardo sconvolto.

    "Non posso".

    Deglutendo a fatica, Gold si concentrò sul mantenere uno sguardo neutrale. Era un uomo d'affari. Faceva accordi per vivere. Sapeva come gestire situazioni del genere. Aveva fatto un'offerta aperta, e quello era territorio di Belle. Ora, dovevano solo trovare un terreno comune per assicurare ad entrambi ciò che volevano. Non avrebbe dovuto essere una negoziazione difficile. Belle voleva i suoi soldi, lui voleva la sua compagnia. Doveva esserci un terreno comune non indifferente.

    "In realtà, puoi. La gente rompe fidanzamenti ogni giorno. Se vuoi dire che non vuoi sposare me, allora quello è un altro discorso" fu fiero di come disse quelle parole, senza esprimere alcuna emozione dopo la risposta di Belle. Stava negoziando la sua futura felicità ma, per come aveva parlato, poteva star benissimo parlando di affari.

    Belle fece una smorfia "La gente dovrebbe sposarsi per amore".

    Quello fece male. Dopo tutto, Belle aveva detto che non provava nulla per lui e mai ne avrebbe provato, eppure non poteva ponderarci su in quel momento. Lei non lo amava, ma gli aveva anche detto chiaramente che non amava Greg. Poteva stargli bene. "Forse ho frainteso i tuoi sentimenti per il tuo fidanzato?".

    "No!" lei disse subito, rafforzando la sua sicurezza "Non mi importa di Greg, ecco perchè posso... è diverso con te. Non vorresti anche tu innamorarti, un giorno? Se sei bloccato con me...".

    Lasciò cadere la frase, ma il suo intento era chiaro. Belle stava cercando di proteggere lui, Gold realizzò, sentendosi invadere dal sollievo.

    "Mi sono sposato per amore una volta, ed è stato un evidente disastro" la informò. Aveva avuto 20 anni ed era stato pazzo di Milah. Non c'era voluto molto, però, per realizzare che quella donna che pensava di amare era stata solo una sua fantasia.

    "Ma..." Belle iniziò, zittendosi quando lui alzò una mano.

    "Non sono il tipo di uomo che si ama facilmente. Non credo nelle favole, Belle. Non penso che ti trovi nemmeno tu in una posizione in cui tu possa crederci" non era capace di dare quell'amore di cui Belle parlava, ma l'amore non aveva niente a che fare con un matrimonio di successo. "Mi piace la tua compagnia, e credo che anche a te piaccia la mia. Questo ci dà un grosso vantaggio su quasi ogni coppia sposata che conosco. Le nostre personalità sono compatibili e condividiamo interessi comuni. Puoi dire lo stesso del tuo fidanzato?" Gold non aveva illusioni sul suo fascino, ma era abbastanza sicuro che Belle non lo potesse descrivere come noioso e vuoto come Greg.

    Belle abbassò le spalle "No".

    Aveva già detto abbastanza. Anni di negoziazioni gli avevano insegnato quale potente arma potesse essere il silenzio. Quando non diceva nulla, metteva pressione sull'altra persona affinchè abboccasse al suo amo. Era ora di vedere come Belle avrebbe risposto.

    "Hai ragione a dire che sarei più felice come tua moglie e non come quella di Greg. Solo che... fai sembrare tutto così dannatamente freddo. Voglio dire... quando Greg si è proposto, almeno ha detto di amarmi" Belle si avvolse le braccia attorno al corpo come se sentisse freddo.

    Gold riflettè sulle sue parole. Aveva offerto a Belle stabilità economica e una serena compagnia. Non poteva immaginare che lei volesse di più da lui. Diarmid Gold non era il tipo di uomo che credeva nell'amore, ma se Belle voleva parole simili, lui gliele avrebbe date "Vuoi che ti dica che ti amo?".

    Lei sembrò come se l'avesse colpita in pieno viso "Ti prego, no".

    Lui non seppe come interpretare il suo tono "L'amore è effimero e sopravvalutato. È un cocktail di ormoni impazziti che fa fare cose ridicole alla gente, cose di cui poi ci si pente tempo niente. Non è per nulla una base solida su cui costruire un matrimonio".

    Dall'altro lato della sala, il tavolo dei bevitori di whiskey iniziava a farsi rumoroso mentre si passavano la bottiglia che Gold gli aveva dato, ma lui era come sordo per il resto del mondo. Tutto quello che riusciva a sentire era il respiro di Belle mentre lo fissava.

    "A te cosa ne viene? Hai detto tante belle cose su di me, ma perchè tu vuoi sposarmi?" ci fu un po' di sfida nel suo tono, come se lo volesse provocare.

    Fortunatamente, le sue domande erano di facile risposta "Mi piace la tua compagnia e mi piacerebbe averla più spesso. Mi sono stancato di vivere da solo". Aveva vissuto da solo per decenni senza sentire la mancanza di una compagnia, ma nell'anno e mezzo di conoscenza con Belle, la sua casa era sembrata più grande e solitaria del normale.

    Lei alzò un sopracciglio "Non credi nell'amore, ma io sì. Cosa accadrà se tra 5 anni mi innamorassi di qualcun altro?".

    Gold fu impreparato al flusso di rabbia che lo riempì al solo pensiero di Belle innamorata di qualcun altro. Non si aspettava che potesse innamorarsi di lui. Non sarebbe stato giusto, visto che lui era incapace di ricambiare un tale sentimento, ma non avrebbe tollerato vederla con qualcun altro. "Ho divorziato una volta e non ho intenzione di rifarlo. A dispetto dei miei difetti, sarò un marito fedele e leale. Mi aspetto la stessa cosa da te".

    Per qualche motivo, le sue parole sembrarono quietarla. Rilassò le spalle e fece cadere le braccia lungo i fianchi, gli occhi più luminosi "Tu non credi nelle favole, ma credi in un finale felice?".

    "Credo nel finchè morte non ci separi" la corresse "Cercherò di renderti felice, Belle. Credo di potercela fare".

    "Anche io lo credo" gli sorrise brevemente e Gold si sentì come se fosse stato abbagliato dal sole dopo una eternità sottoterra. "Ok. Sì. Ti sposerò".

    "Grazie" afferrandole le mani, se le portò alle labbra e gliele baciò, siglando il loro accordo. Quando le sue labbra incontrarono il suo anello, fece ciò che aveva voluto fare sin da quando lo aveva visto. Con un gesto veloce, glielo sfilò dal dito e se lo mise in tasca "Non ne hai più di bisogno".

    "Devo ridarlo a Greg. Non ne sarà felice" Belle si mordicchiò il labbro, e Gold zittì un gemito.

    "Lo potrei fare io per te, se vuoi" si offrì. Come suo promesso sposo, era compito suo proteggerla da ogni fatto spiacevole. Nè Gold poteva negare che sarebbe stato molto piacevole presentare al suo rivale l'anello e la spiegazione che Belle aveva scelto lui.

    Belle, però, scosse la testa "No, devo farlo io. È la cosa più giusta da fare. Ma se vorrai venire per supporto morale, non mi opporrò".

    Detto ciò, Gold reclamò di nuovo il suo sgabello al bar e convinse Belle a sederglisi accanto per discutere degli ultimi particolari del piano. Al momento, non voleva starle lontano. Lei non era più la sua barista. Ora, era la sua fidanzata.

    A breve, non sarebbe stata nemmeno più barista. "Devi dare le dimissioni e preparare le tue cose. Posso assumere delle persone per farti traslocare prima, se vuoi". Ora che Belle aveva detto di sì alla sua proposta, aspettare anche solo due settimane per farle lasciare il lavoro sembrava una eternità.

    "Non c'è motivo. Non ho molto da preparare" Belle socchiuse gli occhi "Tu vuoi che mio padre viva con noi, vero? Non lo lascerò da solo a casa".

    Se vivere con suo padre era il prezzo da pagare per avere lei, Gold l'avrebbe pagato senza lamentele "Certo. Spero che non ti opporrai all'assumere una badante per lui, però. Non puoi fare tutto da sola e, come mia moglie, avrai certi obblighi".

    "Deve essere qualcuno che mi vada bene" Belle lo avvisò, chiaramente non molto convinta.

    "Lo selezioneremo insieme" le promise.

    "Di che tipo di obblighi parli?" gli chiese.

    "Cene, feste di beneficenza, cose del genere. Noiose ma necessarie" sempre che i suoi colleghi non fossero morti dallo shock quando gli avrebbe presentato la sua bellissima e giovane moglie.

    "Non ho mai fatto cose simili. Dovrai aiutarmi. Cercherò di non metterti in imbarazzo" Belle arrossì leggermente, ammaliando Gold. Se avesse guardato così i suoi clienti, di certo non si sarebbero nemmeno accorti se avesse bevuto la zuppa direttamente dal piatto.

    "Ho totale fiducia in te" quando poggiò una mano sulla sua, Belle subito intrecciò le dita con le sue. Quel gesto gli ricordò una cosa "Hai bisogno di un nuovo anello. Hai qualche preferenza?".

    "Qualcosa di piccolo?".

    Gold annuì, soddisfatto. Aveva subito pensato che il precedente anello fosse troppo vistoso per Belle, e la sua richiesta confermò le sue supposizioni. Facevano già una squadra migliore di quella con Greg. "Vuoi venire con me a sceglierlo o preferisci che sia una sorpresa?".

    "Una sorpresa" lei disse con suo piacere. Era la sua prima occasione per comprarle un regalo, e voleva fare colpo. Avrebbe scelto qualcosa di antico e delicato, un segno tangibile che aveva fatto la scelta giusta.

    "E per il matrimonio? Sono sicuro che hai più idee a riguardo" se aveva imparato una cosa dalla sua passata relazione, era che le donne avevano delle ferme idee su ogni minimo dettaglio del loro matrimonio sin da quando erano in fasce. Milah era stata irritata dal fatto che non fosse riuscito ad esaudire ogni sua richiesta, ma a Belle non sarebbe mancato nulla.

    Belle sembrò confusa "Non ci ho davvero mai pensato".

    Gold ridacchiò "Non devi imbarazzarti. Possiamo fare quello che vuoi. Una cattedrale? Un castello? Una nostra isola privata?" conduceva una vita agiata, e sapeva che i suoi soldi gli avrebbero dato grande soddisfazione nell'accudire sua moglie.

    Le parole di lei, però, lo fermarono subito "A papà non piace molto viaggiare".

    Doveva smetterla di dimenticarsi che avrebbe avuto anche un suocero oltre che una moglie. A tal proposito, avrebbe dovuto incontrarlo il prima possibile.

    Belle sembrò a disagio quando le propose l'incontro, a fine serata. "Posso accompagnarti a casa? Mi piacerebbe conoscere tuo padre. E mi sembra corretto dargli la bella notizia insieme". Era tardi, ma Belle gli aveva detto che la malattia di suo padre lo faceva dormire molto.

    "Potrebbe essere già a letto" lo avvisò.

    "Se lo sarà, allora ci vedremo domani. Di certo non mi negherai il piacere di accompagnare la mia fidanzata alla porta di casa". Aveva detto a Belle tanto di casa sua, ma non sapeva niente della sua. E poi, era un uomo vecchio stampo. Ora che Belle stava con lui, voleva essere molto protettivo.

    "Io..." Belle chiuse gli occhi, irrigidendosi visibilmente "Ok. Non è un granchè, te lo dico subito".

    Qualsiasi posto fosse casa di Belle, gli sarebbe andato bene. Il suo spirito permeava ciò che le stava attorno. Quello squallido bar d'hotel era un paradiso con lei dentro. La sua casa sarebbe stata uguale.

    Presto, il suo spirito sarebbe diventato più caloroso e avrebbe illuminato la sua casa, e quel pensiero era così stravolgente che Gold cercò di non pensarci. In poche settimane, non avrebbe più vissuto in una casa troppo grande e troppo fredda. Quando Belle l'avrebbe condivisa con lui, sarebbe stata esattamente della giusta dimensione.

    Aveva un ultimo ostacolo da affrontare prima che quel sogno si potesse trasformare in realtà - il padre di Belle "Andiamo".


    Continua...
     
    Top
    .
  3.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    HOUSE

    Group
    Member
    Posts
    582
    ok
    +15
    Location
    I Support Jen!

    Status
    Offline
    😍😍😍 bella questa nuova fan fiction...grazie sweetest thing
     
    Top
    .
  4. Sara1406
        +1   +1   -1
     
    .

    User deleted


    Quando ci sarà il seguito?? 💘💘😲😲
     
    Top
    .
  5.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    133,101
    ok
    +110
    Location
    SiCiLiA

    Status
    Offline
    Eccomi eccomi xD

    Capitolo 3



    Gold si accigliò quando Belle lo condusse fuori dal “Griffith” e verso una strada invece che al parcheggio. "La tua macchina?".

    "Non ce l'ho" lei spiegò con un sorriso che sembrò nervoso sotto le luci fredde dei lampioni "Non è lontano... saranno solo 3 chilometri".

    Ora che Belle era la sua fidanzata, non più la sua barista, Gold sentì di poter anche camminare per aria, ma era ben consapevole che tentare di camminare per 3 chilometri con la sua gamba sarebbe stato quasi impossibile. Nè gli piaceva l'idea di camminare per 3 chilometri per Boston, alle 3:00 di notte. Sapere che Belle probabilmente lo faceva a fine di ogni turno, lo scosse non poco.

    "Chiamo un taxi" decise, mettendosi subito in moto per far cenno ad un taxi poco distante.

    Belle non disse nulla, entrò solo in auto e gli fece spazio dopo averle tenuto aperta la portiera "Sei un galantuomo".

    Non era sicuro di come interpretare il suo tono. La voce era sembrata leggera, ma gli occhi erano sembrati spenti "Modestamente".

    Non riconobbe l'indirizzo che Belle disse all'autista, ma l'altro uomo non domandò altro. Gold osservò la città dal finestrino, sentendosi incatenato dalla presenza dell'autista in un modo che non aveva provato con gli altri clienti del “Griffith”. L'hotel si trovava in un quartiere che irradiava povertà elegante, molto distante dal più ostentato “Luxe” dove Gold pernottava ma, a pochi chilometri di distanza, le case sembravano già più abbandonate.

    Poco dopo, si fermarono dinanzi ad un palazzo fatiscente che si trovava a poca distanza dal “Griffith”, eppure sembrava distante migliaia di chilometri "Vivi qui?".

    Il sorriso di Belle fu fragile "Casa dolce casa".

    Gold si accertò di dare all'autista il suo bigliettino da visita quando lo pagò e si accertò anche di dargli una buona mancia affinchè potesse aspettarlo. Altrimenti, non avrebbe mai potuto trovare un altro taxi a quell'ora, in quel quartiere. Belle lo portò dentro senza nemmeno guardarlo, facendosi largo lungo una scala piccola e scricchiolante, finchè non raggiunsero un corridoio appena illuminato e si fermarono dinanzi ad una porta così decrepita che Gold sospettò potesse essere rotta con un pugno. Quel posto era assolutamente non sicuro per Belle.

    Un rumore dentro casa confermò le sue paure. Prima che potesse prendere Belle per un braccio e insistere affinchè tornasse nella sicurezza del taxi, e poi al “Luxe” con lui, lei si avventò sulla porta. "Papà!".

    Gold la seguì, non trovando una banda di ladri o un killer all’interno, ma un grosso uomo sulla 60ina seduto a terra, circondato da pezzi di metallo e legno, la bocca aperta mentre osservava un mucchio di cocci che una volta dovevano essere stati un vaso.

    Belle gli andò vicino e si inginocchiò "Papà, stai bene? Ti sei tagliato?".

    Suo padre fece un gesto impaziente verso di lei "Lasciami in pace. Sto lavorando".

    Senza nemmeno guardare sua figlia, ritornò a mettere insieme i pezzi di metallo in modo strano, immaginando avessero senso per lui. Belle si morse un labbro e spostò lo sguardo, il viso pallido mentre guardava verso la porta.

    Con un piccolo urletto, si alzò in piedi e corse fuori dalla stanza. Un singolo passo avanti permise a Gold di osservarla mentre entrava nella piccola cucina e toglieva una pentola dal fuoco, buttando il suo contenuto nero nel lavandino prima di spegnere il fornello. Sembrava che suo padre avesse tentato di cucinarsi qualcosa e se ne fosse dimenticato.

    Mentre Belle si occupava del cibo bruciato, Gold si prese un momento per guardarsi attorno. Non c'era molto da vedere. Oltre la cucina e il soggiorno, c'era una piccola stanza dominata da un letto matrimoniale con vari abiti maschili. Doveva essere la stanza del padre. Il logoro divano in soggiorno doveva essere il letto di Belle.

    La casa era buia e squallida, ma scrupolosamente pulita salvo per i pezzi che l'uomo stava tentando di assemblare. Belle, che si meritava abiti di seta e di vivere in un palazzo, viveva nello squallore.

    Gold poggiò le mani sul bastone per non farle tremare a quella rivelazione e si abbassò per parlare al padre di Belle "Signor French? Mi chiamo Diarmid Gold. Sua figlia ha acconsentito a diventare mia moglie".

    L'uomo annuì vagamente, senza guardarlo "Sì, sì. Bene".

    Come benedizione, non era stata granchè. Gold non era proprio sicuro che avesse capito. Forse sarebbe stato meglio un altro approccio "A cosa sta lavorando?".

    Questa volta, French alzò lo sguardo abbastanza da guardarlo in cagnesco "Mi state distraendo dal mio lavoro".

    "Le mie scuse".

    Quando Belle ritornò, un tumulto di voci rabbiose da fuori fece sobbalzare Gold. Belle non fece una smorfia, nemmeno quando si iniziò a sentire distintamente rumori di colluttazione. "È una follia questo posto".

    Belle strinse le labbra al suo commento "È questa la realtà. Se stai avendo ripensamenti...".

    "No". Vedere le condizioni di vita di Belle l'aveva solo reso più determinato a continuare con il suo piano. Gold non era un sentimentale, ma non era senza cuore. Non poteva immaginare di abbandonare nessuno in quelle condizioni e quella era Belle. Belle si meritava molto di più e lui poteva darglielo.

    Ma dovevano fare dei cambiamenti ai loro piani "Non ti lascerò qui un giorno di più. Verrai a casa con me quando partirò per Boston, domani".

    Belle incrociò le braccia al petto "Non lascerò mio padre. E devo dare 2 settimane di preavviso al “Griffith”. E il mio affitto? Non posso andarmene e basta".

    "Certo che puoi". Abbastanza soldi e un buon avvocato volevano dire che tutto era possibile. Ora, Belle aveva accesso ad entrambe le cose.

    Un sordo rumore squarciò la notte fuori dalla finestra e Gold fece una smorfia. Era stato un colpo di pistola o un incidente? Ad ogni modo, un'altra prova che quella situazione era invivibile. "Questa casa non è adatta per essere abitata. Farò contattare il tuo datore di lavoro dal mio avvocato e anche il tuo padrone di casa. Tuo padre verrà con noi".

    "Questa è casa mia!" Belle disse quasi oltraggiata.

    La frustrazione dissolse le briciole di pazienza di Gold "Questa non è una casa. È un posto in cui stai quando non hai altre opzioni. Ma ora ce le hai. Preferisci davvero rimanere in questo buco e non venire a vivere in una tenuta vittoriana con una governante e appartamenti privati?".

    Belle si morse il labbro e abbassò lo sguardo "Ho fatto del mio meglio".

    Il suo tono lo colpì. Quella sera, Belle aveva detto di sì a sposarlo. Era la sua fidanzata, non un rivale in affari. Negli anni, Gold si era così abituato a fare il bastardo che si era quasi dimenticato come si facesse il marito.

    Meglio che se ne ricordasse presto, o Belle avrebbe deciso che il vuoto e noioso Greg fosse un'opzione migliore. Facendo un passo avanti, le porse una mano "Lo so, tesoro. Eri in una situazione impossibile. Hai dovuto fare tutto da sola e ce l'hai fatta. Ti sei occupata di tuo padre da sola. Ma ora non lo sei più. Non devi più fare nulla da sola. Hai me".

    Con un singhiozzo, Belle ignorò la sua mano e si lanciò tra le sue braccia, stringendolo "È stato così difficile. Ho lavorato così duramente, ma non ho mai... Ho avuto così paura".

    Gold guardò il padre di Belle, completamente avulso dalla situazione di sua figlia anche se a solo pochi passi da lei. Se quello era il tipo di supporto a cui Belle era abituata, non c'era da meravigliarsi che non avesse idea di come reagire a qualcuno che voleva aiutarla.

    "Sshh, tesoro. È tutto ok, ora. Sono qui. Mi occuperò di tutto. Mi occuperò di te". A quelle parole, Belle si sciolse contro di lui come se tutta la forza le fosse stata succhiata via.

    "Odio questa casa. È orribile" gli confidò, la voce nascosta dalla sua cravatta "Potevo permettermi solo questo".

    "Non devi passare più nemmeno un minuto qui" le promise "Prenderemo le tue cose e chiameremo il tassista. Ti va di venire al “Luxe”? E, domani, andremo a casa".

    Belle trattenne il fiato e, quando lo guardò, i suoi occhi limpidi quasi gli tolsero la parola. Un momento dopo, quella luce si oscurò. "Papà andrà su tutte le furie se lo fermerò. Posso farcela per un'altra notte. Domani, prenderò tutto mentre tu farai ciò che devi e poi ce ne andremo".

    Quel sentimento di protezione che si era ribellato al pensiero di Belle a casa, da sola, ritornò a farsi sentire con piena forza. Se Belle era determinata a passare una notte lì, lui sarebbe rimasto con lei. Poteva anche aver vissuto in quella casa per anni senza di lui, con i suoi pericolosi vicini da tenere d'occhio, ma ora aveva lui. Gold non avrebbe fallito nel suo dovere verso di lei.

    "Faremo assieme, allora. Dimmi di tuo padre. A cosa sta lavorando?" Gold fece avvicinare Belle al divano, che era più comodo di quanto sembrasse.

    Lei poggiò la testa sulla sua spalla mentre guardava suo padre "Era un inventore prima che avesse l'ictus. Era incredibile quello che costruiva. Era così sveglio".

    Belle lo guardò come se lo stesse pregando di crederle e Gold annuì "Ne sono sicuro".

    "Passava ore a inventare nel suo laboratorio. Penso che è questo che stia facendo, ora... sta inventando. Solo che non..." facendo spallucce, si avvicinò di più a lui.

    Gold guardò di nuovo l'altro uomo, cercando di assemblare una immagine mentale di chi fosse stato French prima della malattia. Sebbene Belle non avesse ereditato i suoi tratti, sembrava avesse la sua mente sveglia e, per quello, Gold gliene fu più che grato.

    Qualsiasi sentimento provasse verso il suo futuro suocero, Belle era chiaramente innamorata di suo padre, disponibile anche a vivere in quello squallore e a lavorare fino all'osso pur di occuparsi di lui. Avrebbero trovato un modo per vivere insieme, tutti e tre. Magari, avrebbero potuto creare una specie di laboratorio per French, riempiendolo con cose da maneggiare senza rischiare di farsi del male. La sua badante poteva essergli presentata come una specie di assistente, togliendo dalle spalle di Belle un bel peso mentre gli permetteva di mantenere una qualche dignità.

    Con sua sorpresa, quando parlò dell'idea del laboratorio a Belle, lei si mise a piangere. "Scusami. Pensavo potesse essere ottimo per lui".

    "Lo adorerebbe" lei disse con tono roco. Poteva sentire il suo viso bagnato contro il collo e Gold grugnì per la sorpresa quando Belle si mosse per mettersi a cavalcioni su di lui, tutto il suo peso contro il petto. A dispetto dell'intimità di quella posizione, nulla in quel momento era anche lontanamente sessuale.

    Incerto, Gold l'abbraccio "Tutto ok?".

    Belle alzò la testa dalla sua spalla e lo guardò, gli occhi umidi e pieni di una emozione che Gold non riuscì a definire. Poi lei sospirò e ritornò ad accoccolarsi contro di lui "Sì. Grazie per aver pensato a lui".

    Stava pensando a tantissime cose. C'erano progetti da fare e aveva bisogno di far scendere dal letto Midas. Dovevano sistemare l'affitto di Belle, mettere fine al suo lavoro all'hotel e fare qualcosa per la cittadinanza della famiglia French. La casa doveva essere ridefinita per far spazio al laboratorio di French e si doveva assumere la badante. C'erano migliaia di cose da dover fare.

    Quando il sole sarebbe sorto, ci sarebbe stato tempo per tutto. Per ora, Gold semplicemente strinse di più a sè la sua futura moglie e si godette il calore di Belle tra le braccia.


    Continua...
     
    Top
    .
  6. Sara1406
        +1   +1   -1
     
    .

    User deleted


    Magnifico!!! Aspetterò con ansia il seguito 😍😍😭😭
     
    Top
    .
  7.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    133,101
    ok
    +110
    Location
    SiCiLiA

    Status
    Offline

    Capitolo 4



    Gold stava battendo le dita contro lo sterzo della Cadillac mentre fulminava con gli occhi l'imponente porta di legno chiusa. Era parcheggiato lì da 20 minuti, aspettando il ritorno di Belle dall'incontro col suo ex fidanzato e stava iniziando a perdere la pazienza. Quanto ci voleva a ritornare un anello?

    "Ci siamo quasi?".

    Guardò nello specchietto retrovisore due paia di ingenui occhi blu. Moe French aveva già posto quella domanda quattro volte da quando erano partiti e non erano nemmeno usciti da Boston.

    "Presto" Gold mentì, facendo del suo meglio per non apparire irritato. Al momento, Belle stava affrontando il suo ex e se quell'uomo aveva un po' di sale in zucca, avrebbe senza dubbio cercato di convincerla a ripensarci. Avrebbe dovuto esserle accanto e invece era bloccato a fare da babysitter a suo padre.

    "Dove stiamo andando?".

    Non era la prima volta nemmeno per quella domanda. Secondo Belle, suo padre aveva problemi con la memoria a breve termine "Stiamo andando nel Maine. Lei e Belle vivrete a casa mia, con me".

    Tutti gli averi della famiglia French erano stati impacchettati nel portabagagli, occupando ben poco spazio. Prima Belle sarebbe tornata e prima avrebbero potuto lasciare Boston e iniziare una nuova vita insieme.

    "Maine..." French mormorò come se fosse la prima volta che lo sentiva "Qualcuno vive nel Maine".

    Quella frase fu abbastanza per cogliere l'attenzione di Gold "Conosce qualcuno nel Maine?". Belle non aveva parlato di amici o familiari lì.

    "C'è un uomo nel Maine. A Belle piace". Ora, quello colse totalmente l'attenzione di Gold, ma French sembrò perdere interesse, volgendo lo sguardo fuori dal finestrino.

    "Che uomo?" Gold chiese, ma French sembrò non sentirlo.

    Deglutì con fatica. Quella piccola informazione metteva un significato diverso a tutto. Sperava che Belle lo avesse accettato perchè pensava fossero compatibili come coppia, ma se invece avesse voluto solo essere più vicina al suo amante?

    Lui non era granchè come amante, Gold si ricordò. Chiunque permettesse a Belle di vivere in tali condizioni non era degno di essere chiamato nemmeno amico. Eppure, lo preoccupava che Belle non gli avesse mai detto niente. Lui era stato chiaro sul fatto che anche se non si aspettava il suo amore, pretendeva comunque fedeltà e lei non aveva obiettato. Ovvio, le donne non dicevano sempre ai loro mariti cosa pensavano. Lo sapeva per esperienza.

    E perchè diavolo ci stava mettendo così tanto?

    Proprio quando era pronto a chiudere dentro French e andare a recuperare la sua fidanzata, Belle ricomparve, la schiena tesa mentre scendeva le scale e si dirigeva verso la Cadillac. Mentre si avvicinava, notò gli occhi rossi e il volto corrucciato, mandandolo su tutte le furie.

    "Andiamo" Belle disse prima ancora di chiudere lo sportello.

    Chiaramente, il suo ex non l'aveva presa bene e Gold strinse i denti. Non poteva condannare l'altro uomo per non avergliela fatta facile, ma era incredibilmente ottuso non accettare un rifiuto con gentilezza. Far piangere una donna era vergognoso. Far piangere Belle era osceno.

    "Cosa ti ha detto?" aveva il bastone a portata di mano e non vedeva l'ora di usarlo sulla faccia del suo ex.

    "Niente!". Non le avrebbe creduto nemmeno se il suo tono non fosse stato così squillante.

    Gold la guardò senza dar alcun segno di voler accendere l'auto e, alla fine, il suo silenzio ebbe l'effetto sperato. "Ha sottolineato il fatto che ci sono donne che si vendono al miglior offerente". Dalle sue parole molto ben carate, sapeva che il linguaggio dell'uomo doveva essere stato molto più colorito.

    L'ex di Belle l'aveva chiamata troia e, per quello, ne avrebbe pagato il prezzo.

    Quando prese il bastone, Belle gli afferrò un polso "Non farlo. Ti prego".

    "Nessuno può parlarti così" rimase impressionato di come fosse la sua voce anche quando voleva solamente imprecare e ruggire.

    "Non importa. Sono solo parole. Ti prego, andiamocene" Belle passò a stringerli la mano e provò a sorridere, tentativo patetico che non le illuminò nemmeno gli occhi.

    "Importa. Ti meriti molto di più di questo" guardando oltre una sua spalla, Gold fu certo di vedere un movimento dietro una finestra. Qualcuno li stava osservando e lui digrignò i denti, combattuto tra uscire dall'auto e andargli a dare una lezione e baciare Belle profondamente per dimostrargli quanto aveva perso e chi ne aveva beneficiato.

    Dietro, French sospirò, notando la tensione nell'auto. Belle strinse la mano di Gold "È finita, ora. Abbiamo rotto. Non importa cosa pensa perchè non lo rivedrò mai più".

    Quella era una buona punizione per il suo trattamento. Per quanto fosse allettante usare il bastone su un altro uomo, Gold doveva ammettere che non poteva fare nulla fisicamente che gli avrebbe fatto male quanto sapere di aver perso Belle a pochi passi dal farla sua moglie.

    "Diarmid, per favore, portami a casa".

    Era la prima volta che lo chiamava con il nome di battesimo e Gold fu impreparato a ciò che quel suono gli provocò. Poche persone avevano il privilegio di usarlo. Non si era mai curato del suo nome e odiava il livello di familiarità che richiedeva il chiamarsi col nome di battesimo, ma sulle labbra di Belle era semplicemente giusto.

    La sua rabbia sfumò mentre le accarezzava una guancia, permettendo al suo calore di calmarlo "Ok. Andiamo a casa".

    "Grazie" il volto di Belle si addolcì e, quando si sporse per baciargli una guancia, a Gold ci volle tutta la forza di volontà del mondo per non voltarsi e baciarla. Doveva darle tempo. Belle aveva detto di sì a sposarlo per protezione, non perchè provasse qualcosa per lui. Se le avesse chiesto di più mentre non era ancora pronta, avrebbe rovinato tutto.

    Appena lei si mise la cintura, Gold mise in moto l'auto, voglioso di mettere tutta la distanza possibile tra loro e Boston. Una volta, aveva odiato lasciarsi alle spalle quella città perchè aveva significato tante settimane senza Belle, ma ora lei era la sua fidanzata. Poteva vederla ogni giorno per tutta la vita e non più solo via messaggi su libri e partite a scacchi a lunga distanza.

    Erano quasi fuori città quando French parlò di nuovo "Dove stiamo andando?".

    "Maine, papà. Stiamo andando nel Maine". Con la coda dell'occhio, Gold vide Belle sorridergli a mo' di scusa.

    "Ci siamo quasi?".

    "Presto" Gold promise. 3 ore da Boston a Storybrooke non erano proprio una passeggiata, ma se French aveva problemi di memoria, forse non avrebbe avuto problemi col passare del tempo.

    "Mi spiace" Belle mormorò.

    "Non è colpa tua". Era stata onesta dall'inizio sul fatto che lei e suo padre non potevano dividersi. Se ciò significava avere Belle per sè, Gold avrebbe sopportato ben più di qualche domanda ripetuta. La mente di suo padre era devastata e sembrava poco interessato a Belle, ma almeno non era crudele. Questo lo metteva comunque un passo avanti a Malcolm Gold. A Gold poteva stare bene.

    "Non so come sarà quando arriveremo a casa tua" Bello lo avvisò "Non gestisce bene i cambiamenti".

    "Beh, avrà te e avrà il suo progetto". Tutti gli oggetti e gli arnesi di French erano in una scatola accanto a lui, sul sedile, in caso si fosse sentito ansioso durante il viaggio. Se era riuscito a stare bene in quello squallore, Gold era certo che la sua casa sarebbe stata perfetta.

    "Non ti disturberà" Belle gli promise "Lo terrò d'occhio. Non interferiremo con la tua vita".

    Gold si accigliò a quella promessa. Dopo anni passati da solo, era abituato a vivere la sua vita in un certo modo, ma non era più che un'abitudine. Aggiungere una moglie alla sua vita avrebbe di certo cambiato le cose, ma ciò non significava che non l’accettasse di buon grado. Sarebbe stato bello avere qualcuno con cui parlare. Era stato da solo per troppo tempo "Non progetto di chiuderlo a chiave nello scantinato. Non mi darà fastidio".

    "Non hai ancora visto niente" Belle mormorò e Gold non fu proprio sicuro di cosa volesse dire.

    Lei si voltò sul sedile e lo guardò meglio "So che papà può essere... difficile. Ti sto chiedendo tantissimo nell'accogliere anche lui. Non mi aspetto che tu diventi il suo badante o altro. Io farò tutto. Solo, ti prego, sii paziente se ci vorrà un po' per abituarti ad una nuova routine. Per lui ci sono volute un paio di settimane per abituarsi a quella casa e non è stato nemmeno un grande cambiamento. Lui...".

    "Belle".

    Lei si fermò di colpo e prese un profondo respiro, dando a Gold la possibilità di guardarla. Il suo volto era corrucciato, la pelle attorno agli occhi era piena di tensione e sembrava più stanca di quanto avrebbe dovuto essere. Si era addormentata un po' verso l'alba, ma si era svegliata per farlo uscire di casa quando aveva dovuto andare ad una riunione per colazione. Gold aveva sperato che fosse ritornata a dormire dato che suo padre si era addormentato sul pavimento, ma ora sapeva che non l'aveva fatto "Quand'è stata l'ultima volta che hai dormito bene, Belle?".

    La sua risatina non aveva alcunchè di divertente "Un po'".

    "Posso immaginare" era abbastanza chiaro che, dalla malattia di suo padre, Belle si era votata anima e corpo ad occuparsi di lui, lasciando niente per sè. Basandosi su ciò che aveva detto, programmava di continuare la sua vita esattamente come prima anche nel Maine e lui doveva distoglierla da quel pensiero.

    "Troveremo tutte le situazioni" la informò, mettendo un po' di enfasi sul plurale "Se tuo padre avrà problemi ad adattarsi, troveremo insieme una soluzione. Non mi aspetto che tu faccia tutto. Sarei un pessimo marito se lasciassi mia moglie in balìa di tutto mentre io contino con la mia vita come sempre, fischiettando allegramente".

    A quello, lei rise e quel suono musicale fu come un balsamo "Non ti riesco ad immaginare fischiettante".

    Compiaciuto di averla distratta dalle sue preoccupazioni, Gold ammise "Non sono sicuro nemmeno di farcela" e cercò di fischiare.

    Ridendo, Belle provò anche, avendo molta meno fortuna di lui "Mi sto sputando addosso" mormorò.

    Dal sedile posteriore arrivarono alcune note fischiettate malamente. Gold guardò nello specchietto e vide l'uomo accigliarsi prima di leccarsi le labbra e riprovarci. Questa volta, una melodia dolce riempì l'auto finchè non fu senza fiato e French sorrise fieramente.

    "Bene, papà" Belle disse.

    "Non male". French sembrava essere pieno di sorprese.

    Un po' di tensione sembrò allentarsi dalle spalle di Belle e Gold le toccò un ginocchio "Chiudi gli occhi. Ci sono ancora 2 ore e mezza di viaggio e ti sentirai meglio al risveglio".

    Per un momento, Belle sembrò tentata, ma poi scosse la testa "Stai facendo così tanto, il mimino è tenerti compagnia".

    "Hai il resto della vita per tenermi compagnia" le ricordò "Ci sarà abbastanza tempo una volta a casa. Riposati mentre puoi".

    Accese la radio e la sintonizzò su una stazione jazz, sperando che quella musica la incoraggiasse a dormire. Nello specchietto retrovisore, potè vedere French muovere la testa a ritmo.

    Belle si morse un labbro "Se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi...".

    "Ti sveglierò" le promise.

    Lei si sistemò meglio sul sedile e chiuse gli occhi, un leggero sorriso sulle labbra. Ci volle tutta la forza del mondo per Gold per tenere gli occhi sulla strada e non sul suo volto rilassato. La pelle attorno agli occhi si distese, il viso perse il cipiglio e tutto per merito suo. Le stava già dimostrando che aveva preso la scelta migliore quando aveva detto di sì a sposarlo.

    "Dove stiamo andando?".

    Gold sorrise teneramente ad una Belle dormiente "Stiamo andando a casa".


    Continua...
     
    Top
    .
  8.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    133,101
    ok
    +110
    Location
    SiCiLiA

    Status
    Offline

    Capitolo 5



    "Siamo a casa".

    Gold disse quasi sottovoce, come per non svegliare Moe, che si era addormentato un'ora prima. Nel sedile passeggero, Belle non aveva mosso un singolo muscolo da quando l'aveva convinta ad addormentarsi e, mentre parcheggiava la Cadillac di fronte casa sua, Gold si voltò verso di lei, sorridendo.

    Con un dito, le sfiorò lievemente il naso, spostando subito la mano quando Belle sobbalzò come se fosse stata toccata da una scarica elettrica, i suoi occhi blu si aprirono quando fece un movimento improvviso in avanti, bloccata dalla cintura di sicurezza.

    "Ehi, ehi, va tutto bene" la calmò mentre lei si guardava intorno, spaventata.

    Quando lo notò, Belle si abbandonò sul sedile con un sospiro "Oh, sei tu".

    "Ti aspettavi qualcos'altro?" le chiese un po' troppo duramente, prendendo poi un profondo respiro, costringendosi a rilassarsi. Quando era uscito di casa, il giorno prima, aveva pensato che sarebbe ritornato da solo, come sempre. Invece, era accompagnato dalla sua fidanzata e da suo padre. Sebbene l'alterazione della sua routine fosse un bel cambiamento, era anche enorme, e non poteva essere il solo ad esserne stato toccato. Aveva più senso pensare che Belle fosse semplicemente confusa dal suo sonno e dalla rivoluzione della sua vita e non delusa dal trovare lui al suo fianco, invece di un misterioso amante del Maine che suo padre gli aveva inavvertitamente rivelato.

    "Pensavo di sognare" Belle sorrise imbarazzata "Ma sei reale".

    Le sue parole lo avvolsero come una coperta di emozioni. Aveva sognato lui e scoprire che erano davvero fidanzati, la faceva sorridere. Forse, si stava preoccupando troppo di questo ragazzo del Maine. Chiunque fosse, non aveva salvato dalla sua vita di preoccupazione e squallore.

    Era ora, per Belle, di vedere cosa significava essere sua moglie. Gold fece cenno verso la casa "Ti piace la tua nuova casa?".

    Aveva deliberatamente parcheggiato in strada, invece che nel garage come faceva di solito, proprio per dare a Belle la migliore vista della sua casa. Quando lei si voltò a guardare, la osservò avidamente, nascondendo il suo trionfo quando i suoi occhi si spalancarono. "Vivi qui?".

    "No, viviamo qui" la corresse, a malapena capace di nascondere la sua risata quando lei sembrò attonita.

    Col sole al tramonto a distanza, l'immensa casa, con i suoi esterni elaborati e rosa, sembrava uscita da un libro delle fiabe ed era completamente inappropriata per un solo abitante. Gold non aveva mai pensato di viverci da solo, ma la vita non era andata come aveva immaginato. Negli ultimi anni, aveva avuto molta più fortuna e mai come in quel momento poteva essere vero.

    Casa sua era troppo grande per una sola persona, ma era perfetta per due, e se Moe French avesse voluto farne parte, ci sarebbe stato tanto spazio anche per lui. La vita di Gold, già perfettamente organizzata, era migliorata con l'aggiunta della sua futura sposa.

    “È bellissima" Belle mormorò come se temesse che, parlando a voce alta, avrebbe rovinato la magia.

    "Penso che sarai molto felice, qui" non diede voce al paragone con la bettola da cui l'aveva salvata, ma non ne aveva bisogno. Belle aveva già dovuto fare le giuste differenze col patetico appartamento dove si era svegliata quella mattina e lo splendore di casa dove si sarebbe svegliata ogni giorno a venire.

    Mentre riaccendeva l'auto per avvicinarsi di più alla casa, Belle si voltò indietro "Svegliati, papà! Siamo arrivati!".

    Moe French grugnì, svegliandosi lentamente "Siamo arrivati?".

    "Siamo nel Maine. Vivremo qui, ora. Guarda che bello!". Gold sorrise mentre Belle indicava gioiosamente ogni elemento della casa che trovava attraente, indirizzando l'attenzione del padre verso le finestre colorate dei balconi.

    Da parte sua, French sembrò neutrale, ma non protestò quando Belle lo fece scendere. Tutti e tre si diressero verso la porta d'ingresso, fermandosi periodicamente così che Belle potesse incoraggiare suo padre ad ammirare il panorama. Andava contro ogni suo istinto di gentiluomo lasciarle portare il borsone, ma col suo bastone, poteva portare solo la valigia di Moe French. French, dal canto suo, portava solo la sua scatola di stranezze. Prima avrebbero assunto una badante, meglio sarebbe stato.

    "Wow" Belle disse mentre lui li faceva entrare, guardandosi intorno come se fosse in un museo.

    "Non è molto, ma è casa" lui disse, sapendo che la sua modestia avrebbe reso la casa più impressionante. La sua collezione di oggetti antichi e opere d'arte creava un'atmosfera che doveva essere subdolamente intimidatoria verso i suoi clienti, una mostra di ricchezza. Belle, dal canto suo, non doveva essere intimidita. I suoi soldi le sarebbero giovati, non andati contro.

    "Facciamo un tour?" lui offrì, accigliandosi quando Belle scosse la testa.

    "Penso che papà sia stanco" lei rispose, mettendosi velocemente tra French e un arzigogolato orologio a cucù quando l'altro uomo si allungò verso di esso.

    Gli occhi azzurri di lei lo pregarono di capire e Gold zittì il proprio disappunto "Nessun problema".

    Quel giorno, ore prima, aveva dato alla sua governante ordini di preparare una camera degli ospiti per French ed era ora di vedere se la donna si fosse guadagnato il suo profumato salario "Seguitemi".

    Non aveva esperienza con i pazienti ammalati, ma c'era qualcosa di infantile in French e quello mise Gold leggermente più a suo agio. Aveva scelto la Camera Blu, in parte perchè aveva un bagno privato e un piccolo salottino, ma soprattutto perchè era accessibile solo da un corridoio che dava direttamente sulla camera da letto di Gold. Se French si fosse allontanato, avrebbe dovuto passare davanti a lui.

    "È più grande di casa" Belle si meravigliò quando le mostrò la stanza, compiaciuto di vedere che la signora Potts era stata perfetta. Tutto era stato spolverato, arieggiato, profumato e sistemato per gli ospiti.

    "Che ne pensi, papà?" Belle chiese mentre French si guardava intorno, accigliandosi leggermente.

    "Quando ce ne andremo?".

    Gold si morse un labbro per non rispondere acidamente, mentre Belle gli poggiava una mano sul braccio. Quello era il ringraziamento? Un altro uomo avrebbe lasciato French a marcire in quel buco di casa o avrebbe chiesto a Belle di mettere suo padre all'ospizio. Al di là della sua usuale bontà di cuore, aveva accolto quell'uomo e si era visto rinfacciare la propria generosità.

    "Guarda quella finestra!" Belle intervenne mentre si allontanava per afferrare il braccio di suo padre e guidarlo verso la finestra, dove Gold aveva sistemato una scrivania affinchè sostenesse i progetti di French "Pensa a quanta più luce avrai durante il giorno. Potrai lavorare molto di più, riuscendo a vedere meglio. E guarda questo letto! Vediamo se è comodo tanto quanto sembra!".

    Gold poggiò le mani sul bastone e osservò Belle mostrare a suo padre tutta la stanza. Si abbandonò sul letto, entusiasta, si sedette sul divanetto e fece sedere French alla scrivania, aspettando finchè la sua attenzione fu tutta su un suo progetto, prima di girarsi verso di lui e sorridergli in modo tirato.

    "Mi dispiace" lei mormorò, sebbene avrebbe anche potuto urlare. French non stava dando attenzione a nulla attorno a lui. "Lo chiede sempre, ovunque andiamo. Non significa che non gli piaccia e penso che questa stanza sia fantastica. È... tu sei meraviglioso".

    I suoi complimenti lo inorgoglirono "Ho cercato di prevedere i suoi bisogni".

    "E lo hai fatto" lei rispose "Gli ci vorrà solo un po' per abituarsi. È abituato a quella casa. Un cambiamento è difficile per lui".

    Privatamente, Gold pensò che il piacere di migliorare il modo di vivere di una persona, da una bettola ad una camera privata, avrebbe potuto superare qualsiasi difficoltà di adattamento, ma Belle capiva il modo di pensare di suo padre "Capisco".

    "Quel divano è così comodo. Grazie. Dormirò molto meglio, stanotte" i suoi occhi brillarono, distraendo Gold dal significato delle sue parole.

    Quando finalmente capì, si immobilizzò "Questa è la camera di tuo padre".

    Belle annuì, non capendo "Ho capito".

    Pensava davvero che avrebbe permesso a sua moglie di dormire sul divano della camera di suo padre? "Tu condividerai camera mia".

    Belle alzò le sopracciglia "Oh!".

    Non sembrò particolarmente elettrizzata all'idea e Gold digrignò i denti mentre respirava lentamente. Pensava di essere stato abbastanza chiaro sul fatto che Belle sarebbe stata sua moglie, non la sua protetta, ma forse non era stato così.

    Era un vecchio, senza dubbio meno attraente del ragazzotto del Maine di cui Belle era attratta, ma Gold sapeva che le piaceva la sua compagnia e aveva detto di sì sul rimanergli fedele. L'aveva abbracciato abbastanza nelle ultime 24 ore per dirgli che non lo trovava fisicamente ripugnante. Era un buon inizio. Il desiderio sarebbe potuto crescere col tempo.

    Forse era quello il problema. Si conoscevano da un anno e mezzo, ma c'era ancora tanto che non sapevano l'uno dell'altra. Era irritante pensare che Belle potesse credere che lui fosse un tipo che le avrebbe richiesto piaceri carnali per ripagarlo.

    "Il tuo corpo è tuo e io non ti chiederò nulla, a meno che non sia tu a voler condividere con me" le disse rigidamente.

    Le guance di Belle si colorarono di rosso "No! No, non è quello il problema. Sono abituata a sentirlo se si sveglia, capisci? E questo è un posto nuovo e...".

    Gold sospirò sollevato quando realizzò cosa stesse preoccupando Belle. Mentalmente, mise da parte il concetto che fare sesso con lui non era visto come un problema, da riprendere ed esaminare in seguito, e cercò di risolvere il reale problema di Belle.

    Sarebbero state necessarie una serie di badanti. Avrebbero dovuto assumere qualcuno per stare con French durante il giorno e qualcuno per la notte. Era una soluzione a lungo termine, ma avevano a malapena tempo di valutare i potenziali candidati quella sera. Avevano bisogno di una soluzione a breve termine fino a quando il piano completo non sarebbe stato redatto.

    "Un lucchetto alla porta per evitare che esca?" azzardò, sapendo sin da subito che non era stata la cosa migliore da dire.

    "Non lo chiuderò dentro come un animale nello zoo!" gli occhi di Belle si riempirono di fuoco e Gold alzò le mani a mo' di difesa.

    "Stavo solo pensando a voce alta. Non volevo offenderti".

    Belle sospirò "Scusa. Io... mi preoccupo per lui".

    Belle si preoccupava troppo e Gold decise che fosse compito suo trovare un modo per tranquillizzarla. Nel mentre, il modo migliore per risolvere un problema era capire quale fosse il problema "Di cosa, esattamente, ti stai preoccupando?".

    "E se vagasse per casa e cadesse? O toccasse qualcosa? Hai degli oggetti così belli e, se avesse occasione, smontasse qualcosa per vedere come funziona? E se accendesse i fornelli e bruciasse casa? E se si spaventasse perchè non sa dov'è? E se uscisse fuori e venisse colpito da una macchina? E se...".

    "Credo di aver capito" Gold odiava interromperla, ma la voce di Belle stava diventando sempre più frenetica mentre elencava tutti i pericoli che sarebbero potuti accadere a Moe French senza la sua supervisione. Ecco perchè sembrava esausta. Anche nel sonno, doveva stare sempre in allerta.

    Il livello di amore di un figlio per il genitore era qualcosa che Gold non conosceva, ma gli toccò delle corde del passato che sembravano di un'altra vita "Penso di avere la soluzione".

    Mentre scendeva le scale per trovare una scatola che non apriva da decenni, Gold tenne la mente saldamente sul presente. Per troppo tempo, Belle aveva portato il peso del mondo sulle spalle e ora era nella posizione di aiutarla. Era un peccato che non avesse scelto di confidarsi prima con lui. Se l'avesse fatto, sarebbero già stati sposati da mesi.

    Ci vollero pochi minuti per trovare ciò che cercava e, mentre ritornava da Belle, Gold venne accolto da un gioioso "Sei un genio!" prima di aver anche solo chiuso la porta.

    Belle arrivò dalla stanza di French e sorrise alla vista delle campanelle che aveva in mano. Su una lingua di pelle vi erano 8 grosse campane, con un gancio finale per appenderle alla porta. Se Moe French fosse uscito dalla camera, la notte, l'avrebbero sentito.

    Prendendogliele, Belle le appese e aprì e chiuse la porta, ascoltando le campane tintinnare. French alzò lo sguardo dal suo progetto, sorridendo al rumore.

    "Approvi?" dal suo sguardo ne era certo, ma Gold voleva le sue parole.

    Gli occhi di Belle furono così luminosi quando gli baciò una guancia "È una soluzione brillante. Grazie".

    La sensazione delle sue labbra contro la pelle fece sentire Gold come se fosse stato premiato per i suoi sforzi e quella luce nei suoi occhi completò il tutto. Il peso sulle spalle iniziava ad alleggerirsi.

    Con le campane a posto e French sul suo progetto, finalmente ebbero un momento per loro. "Andiamo, tesoro. Ti mostro la tua nuova casa".


    Continua...
     
    Top
    .
  9.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    133,101
    ok
    +110
    Location
    SiCiLiA

    Status
    Offline

    Capitolo 6



    La reazione di Belle alla casa fu tutto ciò che Gold sperò di vedere.

    Ebbe grande piacere alla sua espressione estasiata mentre la presentava la sua nuova casa. Sebbene fosse abituato allo splendore di casa sua, vederla con gli occhi di Belle la fece sembrare fresca e nuova. Aveva, in effetti, una bella casa. Ogni pezzo di antiquariato era pulitissimo e messo in esposizione. Ogni pezzo d'arte dimostrava il suo squisito gusto e non c'era dimostrazione migliore della sua nuova fidanzata. La sua presenza era il tocco finale per completare quella casa.

    "Una bella differenza da Boston, vero?" lui scherzò gentilmente mentre le mostrava la cucina.

    Belle si guardò intorno "Ho paura a toccare qualsiasi cosa".

    "Oh, non essere sciocca" Gold le cinse la vita con un braccio "Questa è casa tua, ora".

    Un rumore ai piani superiori la fece sobbalzare, ma quando non fu seguito dal rumore delle campanelle, Belle si rilassò "Continua a ripetermelo. Aiuta. È solo una casa, giusto? È solo... grande".

    "Solo la giusta misura per due... o tre persone" si corresse quando Belle lo guardò male.

    "Mi ci abituerò" gli promise "Abbiamo vissuto in una bella casa quando ero piccola. Ho dovuto venderla quando papà... non importa. Comunque, conosco le buone maniere".

    I suoi occhi si illuminarono quando disse quelle parole e Gold ne fu ammaliato "Ne sono sicuro".

    Belle prese un profondo respiro e spostò lo sguardo, facendogli domandare se avesse sentito solo lui la tensione di quei momenti appena passati "Hai un orario per le cose da fare? Tipo, lavatrice il lunedì e spolverare il giovedì... cose del genere?".

    Gold si accigliò alla sua strana domanda "Perchè me lo chiedi?".

    "Avere me e papà qui deve essere un bel cambiamento per te. Pensavo che, se potessi mantenere tutto intatto secondo i tuoi canoni, potrebbe esserti utile" gli sorrise "Ed è un modo per iniziare prima di abituarmi a tutto".

    "Abituarti?" ripetè, capendo di essersi perso qualcosa "Non è una tua priorità. La governante si occuperà di queste cose".

    Ora fu il turno di Belle di accigliarsi "Beh, sì, ma ora hai me. Hai detto che volevi una moglie. Pensavo che cucinare e pulire rientrassero nell'ambito delle occupazioni di una moglie".

    Gold scosse la testa meravigliato per come lei avesse un'idea totalmente diversa dalla sua "Non ti sto sposando per risparmiare i soldi della governante. Voglio una moglie, non una cameriera".

    "Oh!". Lui non fu sicuro di come interpretare la sua espressione. Pensava che sarebbe stata compiaciuta di sapere che non si aspettava che facesse le pulizie di casa, ma Belle non sembrò proprio contenta. Nè dispiaciuta. Stupita era, forse, il termine migliore per descrivere le sue sopracciglia alzate e le labbra serrate.

    "Belle?" le disse, non sicuro di come chiederle a cosa stesse pensando. Era strano. Non avevano mai avuto problemi a confrontarsi.

    "Scusa!" lei ridacchiò "Ero sovrappensiero".

    "Continuiamo il nostro tour?" le offrì. Forse, era meglio semplicemente ignorare quello strano momento.

    Belle intrecciò il braccio col suo e sorrise, tranquillizzandolo "Fai strada".

    Lei rimase in silenzio mentre riprendevano ad esplorare la casa, sebbene sorrise alla vista degli scacchi nel suo ufficio, notando che la partita era già in corso e che era quella che avevano iniziato via messaggi.

    "Non vedo l'ora di averti di fronte per una partita a scacchi" lui mormorò.

    Gli occhi di Belle si scurirono e gli si chiuse la gola a quella vista. Un momento dopo, lei sbattè le palpebre e tutto ritornò al suo posto, facendogli domandare se si stesse immaginandosi tutto.

    Dopo ciò, rimase solo una stanza, ma Gold si sentì immensamente nervoso. Prima, Belle non era sembrata contrariata all'idea di condividere una camera con lei e, per un momento, si domandò se sarebbe stato meglio farla dormire in una delle stanze per gli ospiti - finchè non si sarebbero conosciuti meglio o fino al matrimonio. Forse, allora, si sarebbe sentita più a suo agio lì.

    Anche se ebbe quell'idea, gli istinti di Gold si ribellarono di renderla partecipe. Se lui e Belle avessero iniziato la loro relazione in camere separate, sarebbe stato troppo facile cadere nell'abitudine di separarsi la notte. Non era un matrimonio d'amore e, sebbene avesse chiarito che non le avrebbe messo pressione per il sesso, non aveva desiderio di ritrovarsi come semplice compagno di stanza. Se Belle sarebbe diventata sua moglie, era importante iniziare come avrebbero poi anche continuato, e questo significava condividere un letto.

    "Ti andrebbe di vedere la nostra camera, ora? Probabilmente vuoi sistemare le tue cose. Oppure preferiresti cenare, prima?" Gold fu fiero del compromesso che aveva trovato. Se Belle non si fosse sentita pronta ad affrontare la loro camera, le avrebbe dato una comoda scappatoia per ritardare un po', anche se rese chiaro che, all'ora di dormire, avrebbe condiviso la camera con lui.

    "Mi andrebbe di vedere la tua - la nostra - camera" gli sorrise "Non mi ci vorrà molto per sistemare le mie cose".

    Avevano lasciato le valigie all'ingresso e Gold si mise in spalla quella di lei, mentre Belle subito prendeva la borsa di suo padre. Al secondo piano, lei si diresse in camera di lui e Gold non mancò di notare il suo sospiro di sollievo quando lo trovarono ancora al tavolo.

    In pochi minuti, mise i vestiti di Moe nell'armadio e i suoi effetti personali in bagno senza che suo padre alzasse anche solo lo sguardo. Gold rimase appoggiato alla porta, non sicuro di come sentirsi a quella vista. Di nuovo, Belle stava facendo la badante di suo padre senza nemmeno un grazie, ma il suo sorriso indicava che non era dispiaciuta. Prima avrebbero assunto l'inserviente, meglio sarebbe stato.

    Belle baciò la testa di suo padre prima di uscire e la mano di Gold si strinse attorno al bastone, un forte desiderio si impossessò del suo corpo. Quant'era passato dall'ultima volta che qualcuno gli aveva mostrato gesti simili? 30 anni? Di più?

    Prese un profondo respiro e cercò di calmarsi. Belle sarebbe diventata sua moglie. Presto, avrebbe dimostrato anche a lui dell'affetto. Magari non sarebbe mai diventata affettuosa con lui come con suo padre, ma già non lo aveva ripudiato. Doveva solo essere paziente.

    Quando l'accompagnò lungo il corridoio che avrebbe portato alla loro camera, gli occhi di Belle si illuminarono "È perfetto! Non siamo distanti. Temevo che sarebbe finito dall'altro lato della casa".

    "Chiunque entri o esca dalla stanza di tuo padre, dovrà passare dalla nostra porta" Gold spiegò e, per un momento, Belle gli strinse la mano.

    "Hai pensato a tutto".

    "Ci provo" disse modestamente, realizzando subito il suo errore quando la fece entrare in camera. Non aveva pensato di dire alla governante di fare spazio per le cose di Belle.

    Belle si guardò intorno con interesse mentre lui cercava di immedesimarsi in lei. Era un po' in disordine e incredibilmente mascolina nella sua organizzazione, ma tutto si sarebbe potuto sistemare. Belle di certo aveva le sue idee su cosa costituisse un piacevole nido e lui voleva farla sentire a suo agio. Quella era la loro stanza, il loro angolo di mondo condiviso e lontano da tutto.

    Scosse la testa per allontanare quel romantico pensiero "Prego, sentiti libera di spostare tutto a tuo piacimento".

    Belle depositò la sua borsa sul letto e subito l'aprì. Gold deglutì a fatica "Tutto lì?".

    Il sorriso di lei fu tirato "Non ho avuto proprio tempo nè denaro per comprare molto".

    I contenuti della sua borsa lo dimostravano. Oltre gli abiti da lavoro, Belle aveva quasi nulla - alcuni pigiami usurati, lingerie di quart'ordine e molto classica e effetti personali del supermercato. Un moto di rabbia lo avvolse. Avesse saputo da subito come viveva, le avrebbe fatto la proposta un anno prima. Belle si meritava molto di più.

    "Domani ti darò la mia carta di credito" le promise "Potrai comprarti qualsiasi cosa tu voglia".

    Belle si irrigidì subito "Cercherò di non metterti in imbarazzo, signor Gold".

    Non era sicuro di cosa avesse fatto per meritarsi quella freddura "Non volevo offenderti. Pensavo ti sarebbe piaciuto avere un'occasione di comprarti qualcosa di carino".

    Belle gli si avvicinò, gli occhi di fuoco "Non devi comprarmi! Ho già detto di sì".

    Gold rimase stupito. Nella sua esperienza, le donne di solito erano contente quando gli permetteva di spendere i suoi soldi senza pensieri "Sì, è vero. Non capisco perchè sei così arrabbiata all'idea che voglia dare qualsiasi cosa a mia moglie".

    Lei sospirò e nascose il viso tra le mani "Scusami".

    "Belle..." le disse con calma, afferrandole un polso e scoprendole il viso "Non volevo offenderti".

    Lei sospirò di nuovo "No, è vero. Sei solo generoso. Di nuovo".

    "È una cosa brutta? Preferiresti fossi uno avaro?". Senza dubbio, i suoi partner potevano descriverlo come tale, ma questo era diverso. Come marito di Belle, era suo dovere e onore darle tutto.

    "No, io...". Per un momento, lei sembrò desolata, poi alzò il mento e gli sorrise "Grazie. Sì, mi piacerebbe fare dello shopping".

    "Potresti comprare dei libri. Quanti ne vuoi" le suggerì, non fidandosi della sua espressione. Era possibile che a Belle non interessassero i vestiti, ma sapeva che amava i libri. Di certo, il pensiero di poter comprare qualsiasi titolo volesse doveva esserle gradito.

    Il viso di lei si addolcì "Oh, non dirmelo! Il tuo conto si asciugherebbe subito!".

    "Trasformeremo la sala di sotto in una libreria" le promise subito, troppo sollevato di vederla sorridere genuinamente per preoccuparsi del potenziale danno del suo conto. Belle poteva comprare 50 libri la settimana per il resto della vita senza creare alcuna difficoltà al suo conto.

    "Sembra come un sogno che si avvera" Belle si guardò di nuovo intorno, come se stesse vedendo quella stanza per la prima volta e indicò le sue cose "Dove dovrei...?".

    "Non ho pensato di dire alla governante di farti spazio. Mi dispiace. Dimmi dove vuoi mettere le tue cose e faremo spazio". Invece di essere irritata, Belle sorrise.

    Non ci volle molto per trovare un posto per le sue cose, ma Gold si godette il tutto. In qualche modo, sembrava giusto lavorare fianco a fianco con Belle, anche per completare un semplice compito come quello. Stavano già diventando una squadra, una coppia invece di due singoli individui.

    Quando anche l'ultima gonna venne appesa, Belle gli strinse un braccio e lo riportò verso il letto. Il cuore di Gold perse un battito, ma lei si sedette semplicemente prima di indicargli di fare lo stesso.

    "Hai detto che non vuoi che cucini o pulisca" iniziò "Credo che dovremmo parlare di cosa vuoi tu".

    Gold sbattè le palpebre. Pensava di essersi già spiegato parecchie volte "Te l'ho già detto. Voglio una moglie".

    Belle scosse la testa "Voglio solo essere sicura che siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Tu come la vedi? Cosa deve fare tua moglie?".

    Gli si strinse la gola per la bile. Nella sua esperienza, sua moglie aveva bevuto all'infinito e aveva portato altri uomini in casa per fornicare sul loro letto. In qualche modo, non pensava che Belle gli stesse chiedendo quello.

    Si schiarì la voce e provò a pensare. Belle non era Milah. Sarebbe stata una moglie diversa - una moglie migliore. Lentamente, provò a dar voce ad un'annebbiata immagine mentale di cosa significasse per lui "Mangi con me. Chiedi la mia opinione e come è andata la mia giornata. Ti comporti come la padrona di casa quando ne ho di bisogno e mi accompagni alle cene d'affari. Presti attenzione alle cose che potrei perdermi durante gli eventi di lavoro e ridi con me dei miei partner e dei miei clienti, dopo. Giochi a scacchi con me la sera e mi massaggi le spalle quando mi fanno male e mi aiuti a scegliere le cravatte. Mi leggi i libri quando sono malato---".

    Ora, stava diventando mieloso. Gold chiuse la bocca così velocemente che quasi si morse la lingua, sentendosi come se avesse mostrato la gola nuda alle sue fauci. Venne avvolto dalla sensazione di umiliazione anche se non sapeva perchè. Erano cose normali che voleva, no? Di certo, c'erano milioni di mariti e mogli che facevano quelle cose ogni giorno, senza nemmeno pensarci.

    Belle poggiò una mano sul suo ginocchio e glielo strinse. Gli occhi di lei brillarono di calore e, quando la guardò negli occhi, l'imbarazzo svanì "Posso farlo" lei promise.

    "Sì, beh..." Gold si schiarì la voce e lisciò una piega immaginaria sui pantaloni "Lo sapevo che potevi. Ecco perchè ti ho chiesto di sposarmi".

    Non era sicuro di quanto fossero rimasti in silenzio, prima che Belle parlasse di nuovo "Hai detto qualcosa sul mangiare insieme? E, poco fa, mi avevi promesso una cena…".

    Gold la fissò. Si era perso nei pensieri, ma se qualcuno gli avesse offerto un milione di dollari per rivelarli, non sarebbe stato capace di spiegarli. Ora, il suo cervello riprese a funzionare. Belle aveva fame.

    Si alzò e le offrì una mano, silenziosamente contento quando lei gliela prese e si fece aiutare ad alzarsi "Ti ricordi come arrivare in cucina?".

    Il suo sorriso fu come sole sulla sua pelle "Penso di sì".


    Continua...
     
    Top
    .
  10. Sara1406
        +1   +1   -1
     
    .

    User deleted


    Bellissimo. Spero in un nuovo capitolo molto presto.
     
    Top
    .
  11.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    HOUSE

    Group
    Member
    Posts
    582
    ok
    +15
    Location
    I Support Jen!

    Status
    Offline
    😍😍😍
    Grazie Vale, dovrò recuperare tutte le fan fiction che hai aggiornate 😘
     
    Top
    .
  12.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    133,101
    ok
    +110
    Location
    SiCiLiA

    Status
    Offline

    Capitolo 7



    Quando Gold aveva immaginato di pranzare o cenare con Belle, aveva pensato a loro due seduti insieme ad un tavolo apparecchiato squisitamente e servito con elaborati piatti preparati dalle capaci mani della cameriera, sorseggiando vino da bicchieri di cristallo. La realtà era un po' diversa.

    Non conoscendo ancora i gusti di Belle, aveva dato istruzioni alla cameriera di mantenersi sul semplice - pollo al marsala con funghi e fagioli verdi freschi. Quando prese il piatto dal frigo per scaldarlo, Belle osservò il contenuto e sbiancò.

    "Papà non lo mangerà".

    "Prego?" Gold si fermò, il piatto precariamente in mano finchè non lo posò sul bancone.

    Belle gesticolò goffamente con le mani "Scusami! Sembra magnifico e lo è davvero. È solo schizzinoso sul cibo. Non hai del polpettone, vero? Qualcosa di precotto andrebbe bene lo stesso".

    Lo aggirò per aprire il freezer e guardare dentro, emettendo un gemito di delusione quando non trovò le scatole di cena precotta che solitamente passavano in televisione. La cameriera avrebbe sicuramente avuto un infarto al solo pensiero di tenere quei prodotti in casa.

    Gold iniziò a riscaldare la loro cena mentre Belle apriva mobiletti, non ben sicuro di come sentirsi a riguardo. Stava cercando su alcune mensole come se avesse tutto il diritto di farlo e trovò quel pensiero alquanto confortante. Belle si sentiva già a casa. Dall'altro lato, non c'era motivo perchè facesse in questo modo. Preparare la cena era compito della cameriera, non di sua moglie. Non doveva preoccuparsi di doversi mettere ai fornelli per dar da mangiare a suo padre solo perchè lui si rifiutava di mangiare il pasto che Gold gli proponeva.

    Alla fine, lei tirò fuori un cartone di uova e una padella, emettendo un urletto trionfante "Farò delle uova strapazzate. Papà le adora".

    Fare delle uova strapazzate era a malapena difficile, ma Gold odiò anche solo il pensiero di creare un precedente. Aprì un cassetto e tirò fuori una penna e un block-notes, già scritto su alcuni fogli "Questa è la lista della spesa della governante. Se c'è qualcosa che vuoi tu o vuole tuo padre, aggiungilo alla lista".

    Belle gli sorrise, grata "Perfetto! Apprezzo davvero quello che stai facendo per lui. Significa tanto per entrambi".

    I suoi complimenti addolcirono il nervosismo di Gold abbastanza da non protestare quando Belle bypassò la sala da pranzo per portare i loro piatti di sopra, in camera di suo padre, insieme ad una brocca di limonata. Ecco dove andavano a finire i suoi sogni di vino e cristallo. Oh, beh, era solo per quella sera.

    "Papà, ecco la cena!" annunciò mentre apriva la porta con un fianco.

    "Sì, sì" l'uomo mormorò "Mettila lì".

    "No, no" Belle disse, sorridendo "Le uova sono brutte quando si freddano. Prenditi una pausa e mangia, ora".

    Quando gli fece vedere il piatto, French si immobilizzò, perdendo interesse nel progetto. Con un sorriso, Belle versò un bicchiere di limonata per tutti e si sedette a gambe incrociate sul letto, il piatto in grembo mentre parlava con suo padre del suo lavoro. Sentendosi invisibile, Gold maneggiò il piatto, il bicchiere e il bastone fino al divano, dato che il progetto di French aveva occupato tutto il tavolo.

    Aveva avuto ragione a voler condividere la camera con Belle, pensò, facendo un morso del suo pollo. Quando Belle era nell'orbita di suo padre, l'uomo attraeva a sè tutta la sua attenzione. Se le avesse permesso di dormire lì, non l'avrebbe mai vista. E quel pensiero non gli stava per nulla bene. Era davvero troppo chiedere di volere l'attenzione di sua moglie solo per sè?

    Ovviamente, non erano ancora sposati. L'indomani, avrebbero sistemato tutto. Quando Belle sarebbe stata legata a sè da una licenza matrimoniale e un accordo prematrimoniale di ferro, si sarebbe sentito più sicuro su tutto. Ora, tutto era in gioco. Non era una sorpresa che si sentisse in bilico. A Gold piaceva che le cose fossero tutte ben chiare e sistemate da subito.

    Almeno, quando Belle era focalizzata su suo padre, sapeva che non stava sognando del tizio del Maine. Quello era un conforto.

    Appena French ripulì il suo piatto, Belle mise il proprio da parte "Perchè non ti prepari per andare a letto?" suggerì prima che lui potesse ritornare sul suo progetto.

    Gold si accigliò vedendo il cibo rimasto nel piatto di Belle, ma lei non ci badò mentre portava suo padre in bagno. Un paio di minuti dopo, sentì aprire la doccia.

    Apparentemente, la sua presenza era assolutamente superflua. Imbronciato, Gold finì la sua cena e raccolse piatti e bicchieri, posandoli sul vassoio portato da Belle e riportandoli in cucina. Col suo bastone, il tutto fu abbastanza goffo e pericoloso.

    Sistemò la limonata e mise i piatti sporchi in lavastoviglie, ma il piatto di Belle lo fece esitare. Era stata occupata a parlare con suo padre, mangiando a malapena 1/3 del suo pasto. Gold conosceva abbastanza bene le donne da sapere che a volte si facevano venire strane idee in testa sul consumo di cibo, ma Belle era già troppo magra. Le conosceva anche abbastanza da sapere che non avrebbe di certo apprezzato sentirglielo dire, quindi sistemò il suo piatto nel microonde. Invitarla a riprendere a mangiare le avrebbe, forse, fatto recapitare il messaggio che non pensava che avesse bisogno di stare attenta alla linea.

    Sedendosi al bancone, Gold prese il telefonino e iniziò a stilare una lista di qualifiche che voleva avesse la badante di French. Una ricerca su Internet gli fornì il nome di un'agenzia locale che si occupava di questo tipo di cose e gli mandò un'email con allegata la sua lista. Belle, ovviamente, avrebbe avuto la parola finale, ma almeno avrebbero iniziato ad avviare le pratiche per risolvere quel problema.

    "Diarmid?" la voce di Belle risuonò per la casa.

    "In cucina" le rispose, quel piccolo scambio domestico gli provocò uno strano calore allo stomaco.

    Immediatamente, sentì i passi sulle scale, dandogli abbastanza preavviso da azionare il microonde con la cena non consumata di Belle.

    "Ho trovato l'unica pecca di questa casa" lei annunciò mentre entrava in cucina "Se volessi nasconderti da me, non sarei mai in grado di trovarti. Non avevo questo problema nell'appartam--- Oh!".

    Si fermò quando lo vide prendere il piatto dal microonde e porgerglielo. "L'hai riscaldato".

    Non era sicuro di come prendere il suo tono "Sì".

    Con occhi lucidi, Belle ignorò il piatto per avvolgergli le braccia intorno al collo e abbracciarlo forte. Con una mano col piatto e l'altra sul bastone, Gold non potè rispondere all'abbraccio, ma non importò più di tanto. Belle premette la faccia contro il suo collo e inspirò profondamente prima di fare un passo indietro e prendere il piatto.

    "Papà è a letto" spiegò tra un boccone di pollo e l'altro "Se voglio che faccia qualcosa, devo convincerlo quando non lavora. Se inizia, non gli piace fermarsi, quindi mi sono abituata ad agire in base ai suoi programmi. Non so quando ho smesso di preoccuparmi di riscaldare la mia cena. È incredibilmente buono questo pollo".

    Era una gentilezza così piccola, ma Belle lo stava guardando come se avesse ucciso un drago per lei. Il cuore di Gold fece una capriola "Non è niente".

    "È stato carino" lei ribatté. Un piccolo sorriso le si formò sulle labbra mentre finiva di mangiare "Sei un buon marito".

    Per un momento imbarazzante, Gold temette di essere sul punto di piangere "Sì, lo sono" acconsentì quando ritrovò la voce.

    Velocemente, prese il piatto e lo mise nella lavastoviglie. Proprio mentre stava per suggerire il dolce o magari un amaro, Belle sbadigliò sonoramente e si mise le mani sulla bocca con un'espressione mortificata.

    Gold ridacchiò "Hai avuto una lunga giornata. È ora di andare a letto". Era presto rispetto al solito, ma la notte precedente aveva dormito poco. Inoltre, non vedeva l'ora di vedere cosa si provava ad avere Belle accanto nel letto.

    "Dovrei fare una doccia" Belle mormorò mentre lui la riconduceva di sopra, nella loro camera da letto.

    "Falla domani mattina" Gold non era sicuro se fosse possibile addormentarsi alzandosi in piedi, ma era abbastanza sicuro che Belle sarebbe riuscita a farlo.

    Quando la indirizzò verso il bagno, lei lo seguì senza discussioni e lui ebbe appena il tempo di cambiarsi col pigiama prima che lei tornasse in camera, indossando una maglietta più grande di taglia e dei pantaloni del pigiama con sopra dei gattini che giocavano. Aveva i capelli sciolti e il viso luminoso.

    Non c'era nulla di sexy nel suo aspetto, ma quella vista lo scaldò dentro. Era Belle, la vera Belle, ed era tutta sua.

    "Da che lato dormi?" lei chiese, guardando il letto con interesse.

    "Sinistra".

    La osservò mentre girava le coperte e sistemava i cuscini, gli occhi gli iniziarono a bruciare inspiegabilmente. Era ridicolo. Chiaramente, una buona nottata di sonno gli avrebbe fatto più che bene se aveva già iniziato ad emozionarsi per le cose più semplici.

    Quando si lavò i denti e fu pronto per la notte, Gold si sentì più padrone di se stesso, e quando uscì dal bagno per vedere Belle che giaceva sotto le coperte sul lato destro del letto, non potè non sorridere. Aveva già gli occhi chiusi, la lunga giornata aveva avuto la meglio su di lei.

    Per un momento, semplicemente si godette la vista di Belle addormentata nel suo letto prima di scivolarle accanto e spegnere la luce. Sdraiato supino nell'oscurità, non poteva né vederla né sentirla, ma era acutamente consapevole di non essere solo a letto.

    "È bello" la voce sommessa di Belle lo fece sobbalzare.

    "Pensavo stessi dormendo".

    "Sto solo sonnecchiando. Non andrei a dormire senza darti la buonanotte" Belle gli si avvicinò e gli lasciò un bacio sulla guancia "Buonanotte, Diarmid".

    Affascinato dal suo gesto, Gold sorrise nell'oscurità "Buonanotte, Belle".

    Con sua sorpresa, il sonno arrivò facilmente. Erano passati anni dall'ultima volta che aveva diviso un letto con qualcuno, ma trovava i leggeri rumori e i piccoli movimenti di Belle confortanti invece che irritanti. Era bello non essere soli al buio.




    Potevano essere passati minuti o ore, ma il suono di campanelli lo fece sobbalzare, svegliandolo, e per lunghi momenti rimase confuso, non aveva idea di cosa stesse succedendo. Prima che riuscisse a risvegliare la mente annebbiata, Belle si era già alzata dal letto "Ci penso io. Torna a dormire".

    Quelle parole colpirono una corda da qualche parte nel profondo della sua memoria, facendogli chiudere lo stomaco, e quando ricordò dove fosse e in che anno fosse, sentì delle voci provenire dal piano di sotto.

    "Voglio andare a casa!".

    French sembrava irritato e, sebbene Belle gli avesse detto di tornare a dormire, non sarebbe stato un granché di marito se l'avesse lasciata sola a gestire suo padre nel caso si fosse dimostrato combattivo. Con un grugnito, Gold si trascinò fuori dal letto e si mise la vestaglia, seguendo il suono delle voci verso l'ingresso, dove Belle si era piantata tra suo padre e la porta d'ingresso.

    "Siamo già a casa, papà" spiegò pazientemente, come se avesse ripetuto quelle parole più volte "Non potevamo più stare in quell'appartamento, quindi ora viviamo qui".

    French si voltò con occhi angosciati verso di lui mentre scendeva le scale "Chi è lui?".

    "È Diarmid. L'uomo con cui mi sposerò" Belle gli ricordò.

    A quel punto, French sembrò perplesso, ma almeno non sembrava contrario all'idea. "Perché non torna di sopra, signor French?".

    French socchiuse gli occhi "Signor French è mio padre".

    Belle ridacchiò e persino Gold dovette sorridere. "Va bene, allora. Moe. Ritorniamo a letto".

    Moe scosse la testa "Non sono stanco".

    "Che ne dici di uno spuntino" Belle suggerì, il che le fece guadagnare un cenno di assenso da parte di suo padre. Belle afferrò il braccio di suo padre mentre lo portava in cucina "Questa casa non è fantastica? Guarda quanto è grande! Saremo così felici qui".

    "Quando andiamo via?".

    Questa volta, Gold rispose "Questa è casa tua ora, Moe".

    Non era un fan degli spuntini a tarda notte, e la cameriera lo sapeva bene, ma Belle riuscì a trovare un pacchetto di biscotti prima di mettere sul fuoco il bollitore e preparare tre tazze di tè. Il suo obiettivo primario era suo padre, ma non si era dimenticata di lui.

    Continuò a parlare di niente in particolare, mentre la sua tazza si raffreddava e i due uomini bevevano le loro. Gold sentiva che probabilmente avrebbe dovuto fare qualcosa, ma non aveva la minima idea di come calmare Moe. Invece, prese degli appunti mentali sugli argomenti scelti da Belle, promettendo a se stesso che sarebbe stato più utile la prossima volta. Il tè alle due del mattino non era un rituale che avrebbe desiderato per sè, ma se fosse diventata un'abitudine, il minimo che poteva fare era permettere a Belle di bere il suo tè mentre era ancora caldo.

    Appena Moe ebbe finito, Belle posò le tazze nel lavandino e lo persuase ad andare di sopra, lasciando che Gold li seguisse. Mentre rimetteva a letto suo padre, risistemò le coperte e il cuscino.

    Qualche minuto dopo, Belle rientrò in camera e si gettò sul letto con un sospiro prima mettersi sotto le coperte "Mi dispiace".

    "Non è colpa tua" la rassicurò.

    "Mi spiace solo che ti abbia svegliato. Probabilmente non è quello che avevi in ​​mente" Belle si dimenò un po' prima di rotolarsi su un fianco, voltandogli le spalle.

    Prima che potesse essere irritato dalla sua scelta di posizione, Belle si fece indietro, premendo delicatamente la curva della sua schiena contro il suo fianco. Lo stava a malapena toccando, eppure ogni fibra del suo essere era acutamente consapevole del suo calore attraverso il pigiama.

    Per un momento, fu tentato di mettersi a cucchiaio dietro di lei. Sapendo che lei gliel'avrebbe probabilmente permesso. Lasciandolo accoccolarsi più vicino e avvolgersi attorno a lei.

    Magari un'altra notte avrebbe rischiato. Per quella notte, la loro prima insieme, era sufficiente che Belle fosse disposta ad essere così vicino a lui. Era un primo passo. "Non importa. Dormi un po'. Ne hai bisogno". Anche nel breve lasso di tempo trascorso insieme, Gold si rese conto che quello di cui Belle aveva bisogno erano più pasti caldi e vestiti e libri e sonno e tanto altro.

    "Buona idea. Notte" la sua voce fu leggermente biascicata, indicando che era già più che mezza addormentata.

    Gold si mantenne perfettamente immobile finché non la sentì respirare lentamente. Poi, con dita gentili, allungò una mano e le toccò con dolcezza una ciocca di capelli, spostandogliela dal viso "Buonanotte, Belle".


    Continua...
     
    Top
    .
  13.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    133,101
    ok
    +110
    Location
    SiCiLiA

    Status
    Offline

    Capitolo 8



    Gold sentì degli occhi puntati addosso.

    Subito si svegliò, ma rimase immobile, con la mente che correva mentre cercava di capire dove si trovasse e cosa stesse succedendo. Dopo un momento, si rilassò quando il ricordo del giorno precedente gli tornò in mente, ricordandogli con chi era a letto.

    Belle gli sorrise quando aprì gli occhi e la vista dei suoi boccoli arruffati e della pelle arrossata dal sonno fece svanire nel nulla tutte le irritazioni del giorno prima. Avrebbe inseguito Moe French in giro per casa alle due del mattino ogni giorno, se ciò avesse significato svegliarsi con Belle nel suo letto.

    "Non ti ho mai visto con la barba" lei mormorò mentre tracciava con un dito la sua mascella non rasata "Sei pungente".

    Gold ridacchiò "Così mi è stato detto più volte".

    Un colpetto sul naso lo punì per quel terribile gioco di parole e stava valutando se fosse davvero necessario alzarsi dal letto e lavarsi i denti prima di approfittare delle labbra deliziose della sua fidanzata, quando il tintinnio delle campane della slitta ruppe quel silenzio.

    "Papà vuole la colazione" Belle annunciò mentre scendeva dal letto "Ti preparo qualcosa?".

    "Non sarà necessario" Gold disse rigidamente. Ancora una volta, Moe stava rubando l'attenzione di Belle da lui e la sua pazienza si stava esaurendo.

    Belle lasciò la stanza senza nemmeno uno sguardo indietro, lasciandolo a prepararsi per la giornata. Appena si fece una doccia, si rasò e si vestì, Gold riebbe il controllo del suo temperamento. Le continue interruzioni erano frustranti, ma temporanee. Appena avrebbero assunto i tutori per Moe, Belle sarebbe stata in grado di concentrarsi sull'essere sua moglie prima e una figlia poi.

    Quel pensiero gli permise di sorridere alla vista di Belle seduta all'isola della cucina con suo padre, l'uomo stava parlando con grande entusiasmo intorno a un boccone di pane tostato "Buongiorno, Moe."

    Moe lo guardò come se non fosse abbastanza sicuro di chi fosse Gold, ma fece comunque un cenno di saluto. Belle gli sorrise "Buongiorno!".

    Lo guardò con interesse mentre si preparava una tazza di caffè nero e una fetta di pane tostato con marmellata "Tutto lì?".

    "Non mangio molto per colazione" lui spiegò mentre si univa alla coppia.

    "Dopo quella cena, mi aspettavo che mangiassi, non lo so, cialde belghe e uova di quaglia e caviale su pane tostato" Belle disse con occhi giocosi.

    Gold sospirò "Potrei organizzare, se volessi".

    "Non saprei nemmeno come mangiare il caviale" lei ridacchiò "Non riesco a ricordare l'ultima volta che mangiato qualcosa di più buono di corn-flakes mediocri per colazione".

    L'idea lo fece rabbrividire "Penso che sia giunto il momento di imparare ad apprezzare le cose belle della vita".

    Belle gli lanciò un'occhiata preoccupata, poi annuì "Penso che potrebbe piacermi".

    C'era un mondo intero là fuori di cui Belle non aveva esperienza e Gold non vedeva l'ora di presentarglielo. Dopo anni passati a prendersi cura di suo padre, meritava di essere viziata e lui sarebbe stato molto contento di essere l'unico a farlo. Invece di essere un barista e una casalinga, sarebbe stata sua moglie, coccolata, e non avrebbe dovuto più preoccuparsi di nulla. Gold non credeva nelle fiabe, ma non poteva fare a meno di sentirsi un po' eroico nel sapere come l'aveva salvata.

    "Il mio avvocato arriverà alle dieci per discutere di alcune cose" la informò. Prima si occupavano di tutti i dettagli, prima poteva mettersi all'opera per occuparsi di lei.

    Belle inspirò bruscamente "Lavori sodo e subito".

    Gold non era sicuro di come interpretare le sue parole "Non vedo l'ora di farti mia moglie. Se hai cambiato idea...".

    Si interruppe, lasciando cadere la frase e Belle scosse immediatamente la testa. "No! Affatto. Per quanto mi riguarda, possiamo sposarci anche domani".

    Era impegnata in questa relazione tanto quanto lui e quella consapevolezza lo scaldò dentro "Domani potrebbe essere un po' prematuro, ma sono d'accordo che sia bene farlo quanto prima". Una volta che Midas avrebbe risolto tutte le pratiche burocratiche, avrebbero potuto iniziare a fare progetti per il matrimonio.

    Appena Moe finì di mangiare, Belle scortò suo padre al piano di sopra, lasciando Gold lì. Lui finì la colazione e si diresse verso il suo ufficio, tenendo le orecchie tese per qualsiasi segno che Belle stesse tornando.

    Erano quasi le dieci quando sentì di nuovo i suoi passi sulla scala. Quando le andò incontro, riconobbe i pantaloni neri e la camicetta bianca su misura che usava come uniforme da lavoro al "Griffith". Belle si tirò meglio la camicetta con la mano e disse "È appropriata? Non ho molta esperienza con gli avvocati".

    "Sei adorabile" la rassicurò.

    Il sorriso di Belle fu timido "Non voglio metterti in imbarazzo".

    "Potresti dargli il benvenuto in pigiama e Midas non batterebbe ciglio. Come mia fidanzata, sei al di sopra di ogni rimprovero". Aveva molti bei ricordi di Belle con quei vestiti, ma non vedeva l'ora di portarla a fare spese. Meritava di avere un vasto guardaroba di abiti firmati a sua disposizione.

    Quando Midas arrivò, Belle lo accolse con calore e Gold non mancò di vedere il quasi impercettibile cenno di approvazione dell'avvocato. Ridacchiò tra sé e sé quando si rese conto che, fino a quel momento, Midas probabilmente aveva temuto che lui avesse perso la testa per una infatuazione da crisi di mezza età.

    "Iniziamo con le basi" Midas suggerì una volta sistemati nell'ufficio di Gold. Aveva fatto accomodare l'avvocato su una sedia prima di sedersi accanto a Belle sul divano di pelle e accanto a lui la sentì irrigidirsi quando Midas continuò "Se non sbaglio, il tuo visto per studenti è scaduto diversi anni fa, e tuo padre è qui con un visto turistico scaduto…".

    Quando Belle lo guardò, Gold le prese la mano e la strinse in modo rassicurante. "Non preoccuparti, tesoro. Midas non ti farà deportare".

    Midas rise al pensiero "Ovviamente no. Gold mi farebbe tagliare la testa. Mi sto solo assicurando di avere tutte le informazioni giuste".

    Belle sorrise incerta "In tal caso, ha ragione. Il mio visto è scaduto quattro anni fa e papà doveva stare qui solo per un mese".

    "Non sarà un problema" Midas agitò una mano a mo' di fastidio "Una volta che sarai sposata, la tua cittadinanza sarà una cosa semplice da risolvere. Suppongo che vorrai la cittadinanza doppia? Australia e Stati Uniti?".

    Quando Belle annuì, lui annotò tutto su un foglio "E lo stesso per tuo padre. Gold, te ne stai occupando tu di lui, giusto?".

    "Corretto". Se Belle voleva che suo padre rimanesse con lei, avrebbe spostato il cielo e la terra per farlo accadere, indipendentemente da quanto fosse scomoda l'esistenza di Moe per lui.

    Ci furono alcune carte per Belle da firmare, mentre Midas organizzava il processo nel modo più indolore possibile per lei "Questo ci porta all'accordo prematrimoniale. Belle, azzardo l'idea che non stai portando alcun patrimonio al matrimonio?".

    Belle si irrigidì "No".

    Non aveva senso girarci attorno, ma Gold desiderò che Midas fosse stato un po' più discreto riguardo lo stato finanziario di Belle "Porta se stessa. Questo è già abbastanza".

    Una luce calda lo riempì di gratitudine allo sguardo di Belle, uno sguardo che mutò in sorpresa quando Midas le porse una busta. "Secondo i desideri del signor Gold, ho disposto che lei venga aggiunta al suo conto principale. In quella busta troverà una carta di credito, una carta bancomat e un libretto degli assegni per uso personale".

    Delicate sopracciglia si sollevarono quando Belle poggiò tutto il contenuto sul suo grembo, trovando gli oggetti specificati già adornati con il suo nome. "Se sceglierà di prendere il cognome del signor Gold dopo il matrimonio, farò sistemare le carte con il nome da sposata".

    "Spendi quanto vuoi" Gold incalzò "Certo, se hai intenzione di fare un solo acquisto di oltre ventimila dollari, ad esempio un'auto, sarei grato se prima parlassi con me". Belle non sembrava il tipo di donna che sarebbe finita a comprare una casa estiva a Praga e una Porsche senza parlarne con lui, ma meglio prevenire che curare. Non che lui glieli avrebbe necessariamente negati. Si sarebbe semplicemente assicurato che avesse ottenuto il tutto a buon prezzo.

    "Santo cielo" Belle mormorò.

    Midas rivolse la sua attenzione a un'altra pila di carte "In caso di divorzio, entrambe le parti manterranno il patrimonio che hanno portato al matrimonio". Rivolse a Belle uno sguardo di scuse "Se decidesse di divorziare dal signor Gold, le sarà permesso di conservare qualsiasi oggetto personale acquistato durante il matrimonio - vestiti, gioielli, cose di questo genere. Il signor Gold manterrà il possesso di tutti i veicoli e gli immobili. Non dovrà rimborsarlo di quello che ha speso durante il matrimonio, ma non ci sarà alcun supporto per lei o per suo padre".

    Se Belle avesse avuto il minimo pensiero di divorziare da lui e di poter fare causa per gli alimenti, l'accordo che aveva stilato con Midas avrebbe messo a tacere qualsiasi possibilità. Era un accordo spietato. Se Belle avesse deciso di divorziare, sarebbe rimasta senza nulla salvo per i suoi effetti personali. Se voleva mantenere uno standard di vita decente, il prezzo era chiaro: doveva rimanere sua moglie.

    Gold guardò con la coda dell'occhio mentre il sangue defluiva dal viso di Belle. Era una donna intelligente e avevano fatto un patto. Era abbastanza intelligente da sapere che era meglio non uccidere la gallina dalle uova d'oro, ma doveva ammettere che sembrava turbata dalla spiegazione a sangue freddo di Midas di cosa sarebbe successo nel caso in cui avesse deciso di divorziare da lui.

    "Scusatemi. Penso di aver sentito papà".

    Gold non aveva sentito nulla, ma Belle fuggì dalla stanza come se Moe fosse stato in pericolo di vita. Lui e Midas rimasero in silenzio per lunghi minuti finché lei non ritornò, con gli occhi rossi e la schiena dritta. Mentre riprendeva il suo posto, si voltò a guardarlo "Va bene, questo è quello che succede se divorziassi io da te. E se divorziassi tu da me?".

    Le sue parole lo colsero di sorpresa "Come?".

    Belle sollevò il mento con aria di sfida "Ho lasciato il mio lavoro, ho abbandonato il mio appartamento e ho rifiutato una proposta di matrimonio quando ho accettato di diventare tua moglie. Che garanzia ho che non ti stancherai di me tra sei mesi, che chiederai il divorzio e lascerai me e mio padre in mezzo ad una strada?".

    Il pensiero che lui potesse respingerla era ridicolo "Non ho intenzione di divorziare da te. Ti ho detto che, per quanto mi riguarda, questo matrimonio è per sempre".

    Occhi azzurri rimasero fissi in quelli di lui "E sono d'accordo con te. Ti ho promesso per sempre, ma vuoi comunque che firmi quel documento...".

    "Credo nella preparazione a tutte le eventualità". Un tempo, non si sarebbe preoccupato di cose del genere, ma ancora oggi ne stava pagando il prezzo, decenni dopo.

    Belle gli rivolse un sorriso ironico "Allora dovremmo prepararci anche all'eventualità che tu decida di divorziare da me".

    Lo aveva intrappolato con le sue stesse parole e Gold non era sicuro se esserne impressionato o terrorizzato. In ogni caso, aveva vinto. Guardò Midas, la cui faccia era assolutamente impassibile "Se divorziassi, ti comprerei una casa, continuerei a coprire le spese mediche di tuo padre e ti pagherei 250mila dollari l'anno finché non ti sarai risposata" lanciò un'occhiata a Belle "Ti va bene?".

    Lei incrociò le mani in grembo "Sì, andrà bene".

    Gold poteva giurare di aver visto la bocca di Midas contrarsi "Apporterò le modifiche richieste".

    All'occhiata acuta di Gold, si schiarì la voce e girò la pagina successiva del documento "Se avrete figli, la custodia sarà divisa cinquanta e cinquanta. Belle, se scegliesse di trasferirsi a più di 75 miglia dalla residenza principale del signor Gold, la custodia totale sarebbe la sua".

    Mentre Gold si fissava le mani, poteva sentire lo sguardo di lei su di sè. "Vuoi dei figli?".

    La bocca gli seccò a quella domanda. Una parte di sè desiderava un bambino con Belle, una seconda possibilità di fare le cose per bene. Un'altra parte di sè avrebbe voluto vomitare al solo pensiero "È importante prepararsi a tutti i possibili risultati".

    Non era una risposta, ma con suo sollievo, Belle non insistette "Cinquanta e cinquanta mi sembra giusto. Sono d'accordo".

    "E questo ci porta alla questione finale" Midas annunciò, chiaramente contento di cambiare argomento "Per tutta la durata del matrimonio, il signor Gold coprirà tutte le spese per prendersi cura di suo padre, a casa, finchè entrambi non cambierete idea".

    Allo sguardo di Belle, Gold chiarì "Posso permettermi cure mediche individualizzate a tempo indeterminato, ma potrebbe esserci un momento in cui le cure a domicilio non potrebbero più soddisfare i suoi bisogni. Sebbene vorrei che la mia opinione fosse presa in considerazione, la decisione finale sarà tua. È tuo padre".

    La gola di Belle si mosse mentre deglutiva a fatica "È nel patto prematrimoniale? Che avrò l'ultima parola su tutte le decisioni che riguardano lui?".

    "Questo è il succo, ma posso aggiungere qualcosa di più diretto, se vuole" Midas offrì, guardando Gold per approvazione.

    Gold annuì "Per favore, fallo".

    Midas annotò ancora sul foglio, poi esaminò ciò che aveva scritto ad alta voce "Bene. Ho intenzione di sistemare alcune cose per chiarire che Belle avrà l'ultima parola sulle cure di suo padre e aggiungerò la sezione in cui viene indicato il tipo di supporto che riceverà in caso di divorzio da parte del signor Gold. C'è altro?".

    "Penso che sia tutto". Non esisteva un matrimonio privo di rischi, ma con l'accordo prematrimoniale, i loro sarebbero stati coperti da ogni dove. Il semplice fatto che l'accordo esistesse sarebbe stata un'assicurazione contro qualsiasi pericolo. Il ragazzo di Belle, del Maine, poteva essere giovane e bello, ma non poteva offrirle il tipo di vita che Gold poteva. Sarebbe stata una pazza ad abbandonare una vita agiata e sicura per qualcosa di così transitorio come l'amore e Belle non era una sciocca.

    "Ritornerò nel pomeriggio con il documento modificato perchè lo firmiate" Midas disse prima di raccogliere le sue cose e alzarsi.

    Una volta accompagnato l'avvocato alla porta e salutato, Belle si spostò per sedersi sulle scale, con l'aria di non avere la forza di camminare fino al salotto per sedersi su una sedia. Gold esitò, in piedi di fronte a lei.

    "Sembri... sconvolta" anche mentre pronunciava quelle parole, si rese conto che erano sbagliate. Belle non sembrava arrabbiata, sembrava stanca, terribilmente stanca.

    Si appoggiò allo schienale della ringhiera, la maggior parte della sua attenzione sul soffitto "Mi sposeresti comunque se rifiutassi di firmare quell'accordo?".

    La gola di Gold si chiuse "Hai già in programma di divorziare da me?". Se davvero intendeva che il loro matrimonio sarebbe durato per sempre, non c'era motivo per non firmare. Che lei esitasse, diceva molto sulle sue intenzioni.

    Chiari occhi blu incontrarono i suoi "Hai intenzione di abusare di me o di rivelarmi che sei un serial killer?".

    "Certo che no" lui negò subito. La seconda parte di quella domanda doveva essere uno scherzo, ma la prima... Strinse la presa sul manico del bastone, offeso che avesse persino bisogno di chiedere. Belle avrebbe dovuto conoscerlo meglio di così.

    Il suo sguardo si spense mentre Belle sospirava "No, so che non lo farai".

    "Cosa mi stai chiedendo veramente?".

    Si spostò, avvicinandosi alla ringhiera e accarezzando il posto accanto a lei, invitandolo a sedersi. Dopo un momento di riflessione, Gold la raggiunse. "Prima eri sposato".

    Non era davvero una domanda, ma lui rispose comunque “Sì”.

    "E hai detto che è finito male. Sei divorziato, vero?".

    "Sì" ripetè, non essendo sicuro di dove avrebbe portato quella serie di domande.

    "Avevi un contratto prematrimoniale per il tuo primo matrimonio?".

    "No" lui ringhiò "E me ne pento ogni giorno". Se avesse avuto il buon senso di fare firmare a Milah un accordo prematrimoniale, quanto sarebbe stata diversa la sua vita oggi? Non aveva pensato di pensare. Aveva commesso i suoi errori e ora doveva vivere con le conseguenze della sua stupidità.

    Belle chiuse gli occhi e annuì come se avesse detto qualcosa di significativo "Capisco. Quale pensi che sia la chiave per un matrimonio felice?".

    Il cambiamento repentino di argomento lo colse di sorpresa, ma c'era solo una possibile risposta "L'onestà". Se Milah fosse stata onesta sulle sue intenzioni, le cose sarebbero potute andare molto diversamente. Certo, se fosse stata onesta fin dall'inizio, non l'avrebbe mai sposata.

    "Io direi fiducia. Fiducia ed empatia. È importante cercare di vedere le cose dal punto di vista dell'altro e dare sempre loro il beneficio del dubbio" Belle lo guardò attentamente, cercando di valutare la sua reazione.

    La fiducia non era qualcosa che veniva facile a Gold, ma c'era qualcosa in Belle che lo portava a fidarsi "Mi fido di te. E sarò sempre onesto con te".

    Non si era reso conto di quanto fosse tesa Belle finché la linea delle sue spalle non si rilassò "Ti credo. Anche io sarò onesta con te".

    Gold sperava che gli avrebbe raccontato del suo misterioso amante, ma invece, Belle si alzò in piedi, aspettando che lui si rialzasse prima di voltarsi per andare al piano di sopra. "Vado a controllare papà. Quando tornerà Midas, firmerò l'accordo prematrimoniale".

    Era una vittoria, ma non sentì nulla finché lei non si voltò e si chinò per baciargli una guancia "Si sistemerà tutto".

    Disse quelle parole con tanta sicurezza che Gold non ebbe altra scelta che crederle. Il suo secondo matrimonio non sarebbe stato affatto come il primo. Con Belle al suo fianco, avrebbe avuto una possibilità per qualcosa che aveva pensato volatilizzata per sempre per lui: la felicità.


    Continua...
     
    Top
    .
  14.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    133,101
    ok
    +110
    Location
    SiCiLiA

    Status
    Offline

    Capitolo 9



    Con sollievo di Gold, Belle firmò il patto pre-matrimoniale senza esitazione quando Midas consegnò il documento rivisto quella sera stessa. Era stata l'unica cosa del pomeriggio andata bene.

    Nonostante i migliori sforzi di Belle per placarlo, Moe si stava dimostrando tutt'altro che amabile col suo nuovo ambiente. Il tintinnio delle campane della slitta aveva fatto da colonna sonora per tutto il pomeriggio, distogliendo Gold dalle scartoffie che stava tentando di completare. Anche chiudendo la porta del suo ufficio, non era riuscito a smorzare completamente i suoni delle richieste sempre più frenetiche di Moe di essere portato a casa.

    Sebbene Gold avesse cercato di essere di aiuto, Belle lo aveva relegato nel suo ufficio una volta che era diventato chiaro che la sua presenza agitava Moe di più. Ritenendo il suo lavoro una causa persa, Gold si appoggiò allo schienale della sedia dell'ufficio e fece una smorfia quando sentì il rumore di qualcosa rompersi. Sperò che non fosse nulla di insostituibile.

    Non era affatto così che aveva immaginato la sua vita con Belle. Aveva immaginato pasti lunghi e indulgenti, partite a scacchi e conversazioni approfondite sulla letteratura. Invece, si sentiva come se avesse avuto appena la possibilità di parlarle da quando avevano iniziato la loro convivenza. Aveva cercato di dirgli che suo padre poteva essere difficile, ma non aveva avuto idea di cosa avrebbe significato davvero. Non c'era da stupirsi che fosse così tesa. Poteva sentire aumentare la propria pressione sanguigna e non stava nemmeno interagendo con quell'uomo.

    Almeno c'era una cosa che poteva fare. In precedenza, l'agenzia gli aveva inviato curriculum informativi sui loro inservienti disponibili. Belle avrebbe preso la decisione finale da sola, ma lui avrebbe potuto identificare le persone che sembravano essere la soluzione migliore per Moe. Prima diventava la responsabilità di qualcun altro, meglio sarebbe stato.

    Era a meno di un terzo delle informazioni quando la porta del suo ufficio si aprì, cigolando. Quando la faccia contrita di Belle sbirciò dentro, le fece segno di unirsi a lui e lei si illuminò un po' mentre si trascinava sul divano e crollava con un gemito.

    “Eri terribilmente attaccato a quella ciotola di porcellana rossa e blu nel soggiorno?” chiese, la sua domanda rivolta al soffitto.

    "L'Imari?".

    Belle fece una smorfia "Sembra costosa".

    Lo era. La ciotola era un raro pezzo di arte decorativa del periodo medievale e Gold aveva considerato i duemila dollari che aveva pagato un buon affare. Almeno non era il suo pezzo preferito. Forse sarebbe stato saggio mettere le cose che avrebbe davvero odiato perdere in deposito fino a quando Moe non si sarebbe sistemato.

    "Non terribilmente attaccato, no".

    Belle si passò le mani sul viso "Forse posso incollarla di nuovo insieme".

    Sembrava così miserabile che doveva fare qualcosa. Gold si alzò dalla sedia della scrivania e andò nell'armadietto dove teneva il suo liquore. Tirando fuori il decanter di cristallo di scotch, versò un sorso in un bicchiere e lo porse a Belle "Non ti preoccupare. È solo una ciotola".

    Per un momento, lei guardò il bicchiere in mano come se non avesse mai visto alcol prima d'ora, poi lo buttò giù in un solo sorso, un modo criminale per trattare un whisky vecchio di cinquant'anni. Si leccò le labbra. È buono. Principalmente lo verso e basta. Non ricordo l'ultima volta che ho bevuto qualcosa di simile. Forse all'università?".

    Gold ridacchiò e le versò un altro bicchiere, sollevato dal fatto che lo stesse bevendo un po' più lentamente "Non credo che la Griffith abbia mai servito qualcosa del genere".

    "È anche costoso, no?" Belle sospirò "Qualcosa in questa casa è costato meno di cento dollari?".

    Era ragionevolmente certo che fosse una domanda retorica "Ti ci abituerai".

    "Qualcosa c'è!" si raddrizzò, gli occhi scintillanti.

    "Che cosa?".

    "Io!" si sciolse in una risatina mentre si tirava giù la camicetta "Questa è venuta tre dollari al negozio dell'usato".

    Gold non era sicuro se ridere o piangere. Si allungò per appoggiare un dito sulle sue labbra per zittirla "Signorina French, sei ubriaca".

    Lei annuì, gli occhi spalancati "Sono ubriaca" sussurrò come se fosse un segreto.

    Un attimo dopo, la sua fronte si corrugò “Perché sono ubriaca? Sono una buona bevitrice. Potevo superare tutti nel mio dormitorio di matricola".

    "È stato anni fa" le ricordò, assaporando quel piccolo assaggio del suo passato. Una volta, Belle era stata la tipica studentessa del college e desiderava vedere di più il suo lato giocoso. C'erano state poche preziose possibilità per lei di divertirsi dopo l'ictus di suo padre ed era tempo di rimediare.

    Prima che potessero fare qualcosa del genere, doveva dormire. Afferrandole le gambe, Gold le sollevò sul divano e Belle sembrò perplessa quando si ritrovò improvvisamente sdraiata. Mentre sbatteva le palpebre, la coprì con un afgano "Ti sentirai meglio dopo un pisolino".

    Aveva già gli occhi chiusi, ma nonostante ciò, trovò la forza di protestare "Papà…".

    "Lo terrò d'occhio io" Gold promise.

    Immediatamente, il suo corpo si rilassò e la sua dimostrazione di fiducia lo scaldò nel cuore. Iniziò a russare lievemente, un suono che trovò più accattivante che fastidioso, e Gold scosse la testa. Lo affascinava anche il russare di Belle.

    Un tintinnio di campane ruppe quel momento. Con un sospiro, lasciò la stanza, dirigendosi verso il secondo piano. Quando raggiunse il salotto, Gold imprecò contro il suo zoppicare che lo aveva rallentato. Moe era già a metà delle scale.

    "Non dovresti riposare?" gli ricordò.

    Moe lo fissò negli occhi "Tu! L'hai rubato!".

    Gold si fermò ai piedi delle scale e incrociò le mani sul bastone, rifiutando di alimentare la paranoia di Moe con una smentita "Che cosa hai perso?".

    "Non l'ho perso. L'hai rubato!" disse Moe mentre poggiava un dito al centro del petto di Gold.

    Proprio come un bambino piccolo, Moe viveva nella sua stessa realtà. Sottolineare che Gold non era stato minimamente vicino alla sua stanza per rubare qualcosa non sarebbe servito a niente. Il mondo di Moe era gestito dalle emozioni, non dalla logica "Se mi dici quello che stai cercando, ti aiuterò a trovarlo".

    “Restituiscilo!” Moe ringhiò.

    Gold incontrò gli occhi dell'altro uomo e parlò con precisione gelida “Posso permettermi di comprare cinquanta pezzi di tutto ciò che potrei desiderare. Perché dovrei abbassarmi a rubare qualcosa di tuo? Ti aiuterò a trovare quello che stai cercando, ma devi smetterla di urlare. Belle sta cercando di dormire".

    Se Moe avesse continuato a lamentarsi, avrebbe potuto svegliare Belle e lei aveva bisogno di riposarsi. Gold ne aveva avuto abbastanza di guardarla sacrificare la propria salute per soddisfare le esigenze di suo padre.

    Come sperava, il tono uniforme sembrò smorzare la rabbia di Moe. L'altro uomo sbatté le palpebre “Belle?”.

    "Sta dormendo. Ha avuto una lunga giornata. Non vuoi disturbarla, vero?" stava cogliendo l'occasione ricordando a Moe l'esistenza di sua figlia, ma Gold sperava che l'istinto di genitore latente avrebbe fatto in modo di assicurargli la collaborazione di Moe. Se Belle lo amava così tanto, doveva essere stato un padre decente. Sicuramente quegli istinti erano ancora dentro di lui, da qualche parte.

    "Belle è una brava ragazza" Moe agitò un dito in segno di avvertimento "Stai zitto e lasciala dormire".

    Gold si fermò dal ridere "Lo farò".

    Se entrambi fossero stati preoccupati per Belle, sarebbe stato un inizio di trovare un terreno comune. Ciò permise a Gold di essere paziente quando Moe ignorò il suo suggerimento di tornare di sopra e riposare nella sua stanza.

    "Non sono stanco".

    "Allora perché non ci guardiamo intorno? Forse troverai quello che hai perso" se non altro, scortandolo per casa, Gold avrebbe potuto sperare di impedire a Moe di rompere qualcos'altro.

    Era più facile a dirsi che a farsi. Moe era una gazza, attratto da qualsiasi cosa di nuovo e brillante, e sembrava che più un pezzo fosse fragile e prezioso, più Moe era determinato a metterci le mani sopra. Non c'era da stupirsi che Belle fosse costantemente sfinita. Tenere Moe fuori dai guai era tanto difficile fisicamente quanto mentalmente.

    Quando l'attenzione di Moe si posò su un orologio a cucù, Gold si arrese. L'aveva acquistato per capriccio durante un viaggio d'affari in Germania e comunque non si adattava affatto all'arredamento. Inoltre, se Moe lo avesse distrutto, conosceva un abile orologiaio nell'Oregon che sarebbe stato in grado di ripararlo.

    Con una mano, lo sollevò dal muro e lo presentò a Moe, che lo prese come se Gold gli stesse regalando dei gioielli.

    "Sì..." borbottò mentre si girava l'orologio tra le mani "Questo servirà. Questo è quello di cui ho bisogno".

    Quando si girò per portare l'orologio al piano di sopra, Gold lo seguì con difficoltà. Moe si muoveva sorprendentemente veloce per un uomo della sua età "A cosa stai lavorando?".

    "Moto perpetuo. Ci sono quasi... sono così vicino..." la voce di Moe suonò con convinzione e, per un momento, Gold si incupì mentre intravedeva il geniale inventore contenuto nelle devastazioni della mente danneggiata di Moe.

    Una volta che Moe si sedette al suo tavolo di lavoro, Gold indugiò per un momento, osservandolo mentre apriva l'orologio, esclamando sui suoi componenti con suoni di quieta gioia. Soddisfatto che avrebbe avuto qualcosa per tenerlo occupato per il momento, Gold chiuse la porta e tornò nel suo ufficio.

    Belle era esattamente dove l'aveva lasciata, con la faccia abbandonata contro il bracciolo del divano. Con un sorriso indulgente, Gold si passò le dita tra i capelli, sobbalzando quando improvvisamente lei si sollevò in una posizione seduta, con gli occhi selvaggi.

    "Che cosa? Lo farò! Lo farò! Appena…"

    Si guardò intorno, sbattendo le palpebre rapidamente fino a quando il suo sguardo si posò su di lui "Signor Gold?".

    "Diarmid" la corresse.

    Belle si afflosciò "Scusa. Mi sono quasi dimenticata dove mi trovavo".

    Gold reclamò il posto accanto a lei e, incerto, avvolse il suo braccio intorno a lei, compiaciuto quando gli si appoggiò immediatamente contro "Il whiskey fa questo effetto. Non volevo svegliarti".

    Girò il viso contro la sua spalla nel tentativo di nascondere il suo rossore "Sono davvero svenuta dopo due drink?".

    "Mm-hmm" Le solleticò il fianco "Sei una compagna di bevute da due lire".

    "Oh Dio..." le spalle di Belle tremarono mentre rideva "Mi dispiace. Non sono molto divertente".

    Prima che potesse protestare, lei sollevò la testa, quasi scontrandosi contro il suo naso "Papà! Dov'è...?".

    "È felicemente occupato a smontare un orologio" allo sguardo angosciato di Belle, cercò di rassicurarla "Che gli ho dato per quello scopo preciso. E ha insistito molto sul fatto che stessi in silenzio e non ti svegliassi".

    Quando i suoi occhi divennero vitrei, Gold desiderò che avesse tenuto per sé quell'informazione, ma il bellissimo sorriso che le fiorì sul viso un attimo dopo placò le sue paure "È ancora lì. So che può essere difficile e che non è l'uomo che era una volta, ma mio padre è ancora lì, da qualche parte".

    Gold si schiarì la gola, incerto su come rispondere "È bello che voi due siate così vicini".

    Era una risposta tiepida, ma Belle annuì felicemente “Tu sei vicino ai tuoi genitori? Non ti ho mai sentito nominarli".

    "Sono morti".

    Quando Belle rimase a bocca aperti, si pentì delle sue dure parole. Modulando il suo tono, Gold ci riprovò.

    "Non eravamo vicini. Non mi mancano".

    Se avesse avuto due belle gambe, avrebbe ballato sulla tomba di suo padre, ma non aveva bisogno di saperlo.

    "Oh, mi dispiace" Belle si morse il labbro, chiaramente cercando qualcos'altro da dire, e Gold cambiò discorso.

    “L'agenzia per anziani mi ha inviato alcune informazioni sui loro inservienti disponibili. Ti piacerebbe vederli?".

    Prendersi cura di Moe era un lavoro a tempo pieno e il tempo di Belle poteva essere speso meglio altrove.

    Per un momento, Belle si chinò su se stessa come se l'avesse attaccata, poi sospirò e annuì con riluttanza "Hai ragione. Ho bisogno di aiuto".

    "Ti inoltrerò le informazioni" aveva pianificato di redigere un breve elenco per la sua approvazione. Più lavoravano insieme, più il loro rapporto si sarebbe consolidato.

    Dopo aver fatto quanto promesso, Belle tirò fuori il telefono per leggere le informazioni, la sua fronte si corrugò mentre leggeva. Gold fissò tutto il tempo tra il piccolo schermo e il suo viso, prendendo nota delle sue reazioni. Ogni potenziale inserviente, anche quelli che aveva trovato promettenti, si guadagnavano una piega del naso con disgusto o un leggero scuotimento della testa. Belle, chiaramente, sarebbe stata difficile da accontentare.

    "Questo" disse inaspettatamente, ingrandendo la foto di un uomo che Gold aveva respinto senza leggere altro che il suo nome: T. Dove.

    Il signor Dove aveva il volto di un delinquente di strada, ma Belle stava annuendo "Ha gli occhi gentili".

    Considerando le folte sopracciglia dell'uomo di Neanderthal, Gold non riusciva nemmeno a vedere gli occhi dell'uomo nella foto in bianco e nero. Tuttavia, l'accordo pre-matrimoniale aveva chiarito che Belle aveva l'ultima parola su tali questioni e non poteva certo far male parlarci.

    "Lo inserirò nell'elenco".

    "Dice che è specializzato in arte e musicoterapia" Belle toccò lo schermo del telefono "Sembra buono per papà".

    Sulla base di ciò che sapeva di Moe, Gold era propenso a concordare. Molti altri inservienti avevano specialità simili e, alla fine della loro revisione, avevano identificato sei potenziali candidati.

    "Contatterò l'agenzia per organizzare i colloqui".

    "Grazie" il sorriso di Belle era piccolo, ma sincero “Forse potrebbero aiutarlo. Non sarebbe meraviglioso?".

    Aveva pensato all'inserviente di Moe solo come a qualcuno che poteva toglierglielo dai piedi, ma la loro interazione di quel pomeriggio gli aveva fatto cambiare idea. In quel momento, Moe era un guscio del suo ex se stesso. Se il suo inserviente avesse potuto aiutarlo a riguadagnare anche solo una piccola parte dell'uomo che era stato una volta, sarebbe stata una cosa meravigliosa per Belle, a cui doveva mancare suo padre, anche se lo vedeva tutti i giorni.

    Poteva dare a Belle tutto ciò che voleva, tranne la salute di suo padre, e Gold fece un sospiro quando si rese conto che probabilmente era l'unica cosa che lei apprezzava davvero.

    "Diarmid?" la voce dolce di Belle lo fece allontanare dai suoi pensieri oscuri.

    "Tesoro?".

    Il suo sorriso non raggiunse i suoi occhi "Abbiamo promesso di essere onesti l'uno con l’altro" iniziò, il suo tono esitante.

    Gold sentì l'ansia chiudergli la gola mentre si chiedeva quale peccato stesse per confessare. Aveva a che fare con il suo amante nel Maine, senza dubbio.

    "Sì, è vero".

    "Mi chiedevo..." si morse il labbro, un gesto che trovò affascinante nonostante la sua inquietudine "C'è un motivo per cui non mi hai ancora baciata?".

    Era l'ultima cosa al mondo che si sarebbe aspettato e, mentre la guardava a bocca aperta, parte del nervosismo svanì dalla faccia di Belle "Io... non ero sicuro che tu lo volessi".

    Belle si illuminò come se avesse detto qualcosa di profondo "Oh, bene. Temevo che non volessi. Voglio dire, mi hai chiesto di sposarti e volevi condividere un letto, quindi ho pensato che fossi attratto da me, ma poi non hai fatto niente e mi sono irrigidita".

    "Vuoi che ti baci?".

    Il giorno prima, Belle aveva detto di non avere da ridire riguardo al sesso, ma questo sembrava diverso. Non stava solo accettando di adempiere ai suoi doveri coniugali come parte del loro accordo - sembrava che avesse accolto con favore le sue attenzioni.

    I suoi occhi brillarono “Beh, siamo fidanzati. Sarebbe un po' imbarazzante se arrivassimo alla parte 'Puoi baciare la sposa' senza prima esserci esercitati".

    "Dicono che la pratica renda perfetti".

    Gold era a malapena consapevole di ciò che stava dicendo. Tutta la sua attenzione era focalizzata su Belle. Era a pochi centimetri di distanza, permettendogli di vedere ogni singolo ciglio mentre lo guardava. La sua testa era inclinata all'indietro, le sue labbra erano dolcemente aperte e non avrebbe potuto rendere i suoi desideri più chiari. Voleva che la baciasse.

    Lentamente, nel caso in cui avesse cambiato idea, Gold appoggiò la mano sul lato del suo collo, il suo stesso cuore sussultò quando sentì il suo battito battere sotto la pelle. Per coprire l'improvviso bagliore di nervi che gli faceva tremare le dita, le accarezzò la mascella con il pollice, sentendo Belle inclinarsi quasi impercettibilmente verso il suo tocco.

    Quando si mosse per sfiorare le labbra contro le sue, Belle lo incontrò a metà strada e, prima che si rendesse conto di ciò che stava accadendo, le loro labbra si premettero assieme molto più forte di quanto avesse previsto. Quando si mosse per ritirarsi, lei emise un respiro affannoso e allungò una mano per affondare le dita nei suoi capelli arruffati, spingendo via tutti i pensieri di spezzare il bacio dalla mente di Gold.

    Le labbra di Belle erano morbide e calde sotto le sue, il suo sapore si mischiava a quello del drink precedente. Il liquore non aveva mai avuto un sapore migliore. Desiderando di più, Gold le succhiò delicatamente il labbro inferiore e Belle si strinse più vicino, le sue dita serrarono la presa nei suoi capelli.

    All'improvviso, lei si ritrasse e Gold la lasciò andare immediatamente, chiedendosi cosa avesse fatto di sbagliato.

    "Scusa!" Belle gli lanciò uno sguardo disgustato "Non intendevo tirarti i capelli. Sono un po' fuori allenamento".

    Il pensiero di credere di poter fare qualsiasi cosa che potesse non piacergli lo fece ridere a crepapelle. Afferrando la mano di Belle, la guidò di nuovo tra i suoi capelli.

    “Tira tutto quello che vuoi. Lo considero un complimento".

    "Oh, lo era" i suoi occhi blu erano scuri e un po' offuscati e Gold non poté resistere ad abbassare la testa per rubare un altro bacio, scioccato dal modo in cui Belle si sciolse immediatamente contro di lui, le sue labbra morbide che si separavano dolcemente sotto le sue.

    Gold non era certo per quanto tempo si sarebbe avvalso della sua deliziosa bocca prima che il tintinnio delle campane a slitta li costringesse a separarsi.

    "Dannazione, papà..." Belle mormorò.

    Persino Moe French non avrebbe potuto frenare il buon umore di Gold "Possiamo sempre fare un'altra sessione di prove più tardi".

    Lo sguardo che Belle gli diede, gli scaldò il sangue "Ci conto".

    Si chinò per premere un bacio deciso sulle sue labbra prima di andare a controllare suo padre, lasciando Gold dov'era. Sì, avrebbero avuto molte sessioni di prove nel loro futuro. Una volta che avrebbero trovato un custode per Moe, avrebbero potuto passare intere giornate a perfezionare la loro tecnica e, una volta perfezionata, avrebbero anche potuto perfezionare altre cose.

    Gold sorrise al soffitto mentre immaginava le lezioni che lui e Belle avrebbero potuto insegnarsi a vicenda. Dimenticando le lunghe cene e lasciando gli scacchi nel suo ufficio. Per quanto lo riguardava, non c'era modo migliore per trascorrere il tempo che praticare quell'arte.

    Dopotutto, la pratica rende perfetti e lui non era altro che un perfezionista.


    Continua...
     
    Top
    .
  15.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    133,101
    ok
    +110
    Location
    SiCiLiA

    Status
    Offline

    Capitolo 10



    La foto di Dove non era riuscito a preparare Gold per quanto fosse alto l'uomo.

    Lui non era imponente, ma si era dannatamente assicurato che nessuno si facesse mai un'idea distorta di sè per questo. Una volta che le persone avevano sentito la piena forza della sua personalità, "piccolo" non era una parola che nessuno associava mai con Diarmid Gold.

    Dove - con un nome come Thelonius, Gold poteva capire perché l'uomo avesse scelto il suo cognome - aveva bisogno di fare di tutto per non essere preso sul serio. Gold gli arrivava più o meno sotto la spalla e la sua abitudine di chinarsi per passare sotto i telai delle porte e le lampade serviva solo ad enfatizzare le sue dimensioni. Persino la sua voce incombeva timore. Quando parlava, era come il rombo dei bassi di montagne lontane che si sbriciolavano.

    Accanto a lui, Gold si sentiva minuscolo e insignificante, naturalmente Belle sembrava rapita dall'uomo.

    Annuiva a tutto ciò che l'uomo diceva, i suoi occhi brillanti. Era un netto contrasto con le risposte non impegnative che aveva dato con gli altri intervistati. Solo Anton Tine, un gigante di uomo che sembrava un bambino rispetto a Dove, le aveva suscitato un tale entusiasmo. Fino a quel momento, Gold aveva semplicemente pensato che stesse giocando a carte molto coperte per non indebolire la sua posizione di contrattazione quando sarebbero arrivati a negoziare il contratto del nuovo assistente di suo padre.

    Apparentemente, tuttavia, nessuno di quei candidati era stato all'altezza dei suoi standard. Dopo dieci minuti dall'incontro con l'uomo, era palesemente chiaro che Dove avrebbe vinto a mani basse, il che significava che Gold avrebbe dovuto trovare un modo per vivere con quell'uomo ingombrante.

    Sul divano accanto a lui, Belle stava praticamente vibrando per l'eccitazione mentre Dove spiegava come l'arte e la musica fossero in grado di raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili nelle menti di quelli toccati da lesioni o malattie. Nonostante i suoi dubbi, Gold doveva ammettere che il suo approccio pratico sembrava adattarsi perfettamente a qualcuno ossessionato dal costruire cose come Moe.

    "Papà è un inventore..." Belle esitò per un momento “Voglio dire, era un inventore prima dell'ictus. Ha un progetto a cui sta lavorando. Non arriva mai da nessuna parte, ma è molto importante per lui".

    "Un moto perpetuo" Gold si inserì, consapevole dello sguardo sorpreso di Belle “È qualcosa su cui potrebbe lavorare con lui? Non intendo farlo per lui, e non so se lui accetterà alcun aiuto, ma..." si interruppe, sembrando senza più parole.

    “Sarei felice di lavorare con il signor French al suo progetto. Lo considero un segno promettente che abbia una tale intensità di interesse. È quando l'attenzione di un individuo si sposta verso l'interno che può essere difficile raggiungerlo".

    "Può aiutarlo?" ci fu qualcosa di nuovo nella voce di Belle, qualcosa di affamato. Istintivamente, Gold le prese la mano e la strinse.

    Dove prese in considerazione la sua domanda “Le ricerche attuali indicano che il cervello è più plastico di quanto si credesse in precedenza. Mentre il danno non può essere annullato, il cervello è in grado di formare nuove connessioni per compensare. Con la terapia e le cure mediche adeguate, il signor French potrebbe essere in grado di recuperare alcune delle abilità che ha perso".

    Fu una risposta solida, ottimista senza offrire false speranze e Gold annuì in segno di approvazione. Accanto a lui, sentì Belle ritirarsi in se stessa e si rese conto che aveva sperato che Dove avrebbe promesso loro un miracolo.

    "Ha qualche domanda per noi?" lui chiese.

    Dove annuì lentamente “Sarebbe possibile per me incontrare il signor French? Mi piacerebbe avere un'idea della sua personalità".

    Belle si scrollò di dosso il suo umore nero e sorrise calorosamente "Ovviamente. La porterò di sopra".

    Gold si trascinò dietro di loro in modo da poter osservare la loro interazione. Belle era stata chiaramente colpita da Dove, ma nulla nella sua espressione o linguaggio del corpo indicava attrazione. Era tutto normale e sentì qualcosa nella sua anima rilassarsi come una preoccupazione che non si era completamente reso conto di provare.

    "Papà? Mi piacerebbe che tu incontrassi qualcuno. Questo è Dove".

    Gold si fermò sulla soglia della stanza di Moe per assistere all'introduzione.

    "È un piacere conoscerla, signor French".

    Moe alzò lo sguardo brevemente prima di riportare la sua attenzione sul suo progetto, solo per rialzare lo sguardo un attimo dopo, più lentamente questa volta, mentre si concentrava su Dove "Quanto sei alto?".

    "Papà!".

    Dove battè ciglio “2 metri e 8 centimetri. Lei quanto è alto?".

    “1 metro e 75. Ho sempre desiderato essere più alto".

    “Ha i suoi svantaggi. Spesso sbatto la testa".

    Moe lo fissò e poi annuì "Ottimo punto".

    "Mi parlerebbe del suo progetto?".

    Belle fece un passo indietro mentre Dove si sedeva accanto a Moe, abbastanza vicino da esprimere interesse senza essere troppo vicino da far sentire l'uomo intimidito.

    "Il signor Gold mi ha detto che sta cercando di creare un moto perpetuo. Quale metodo sta usando?".

    Invece di essere infastidito dall'interruzione, Moe sembrò bearsi della possibilità di parlare del suo lavoro. Gold non riusciva a capire niente di ciò che stavano dicendo, ma o Dove aveva avuto più fortuna o era un attore consumato. Soddisfatto di aver trovato il loro guardiano, rivolse la sua attenzione a Belle quando si mosse per appoggiarsi al muro accanto a lui.

    "Sembrano andare d'accordo."

    "È perfetto" nonostante le sue parole, la voce di Belle era piatta. Senza dubbio, si sentiva ancora stordita dal cauto ottimismo di Dove.

    "Non è meglio che sia realistico? Non vorresti che ti offrisse false speranze. Tesoro, so che vuoi un miracolo, ma anche un piccolo miglioramento è sempre un miglioramento".

    Con suo orrore, gli occhi di Belle si fecero vitrei "Non è quello".

    Afferrandola per un braccio, Gold la portò nell'atrio in modo che potessero parlare in privato "Allora che cos'è?".

    "Non hai sentito quello che ha detto? Che con la terapia e le cure mediche adeguate potrebbe migliorare?”.

    "Sì" non era sicuro del motivo per cui sembrasse così desolata. Per quanto lo riguardava, quella era una buona notizia.

    "Sta peggiorando da anni!" Belle si strinse le braccia attorno ai fianchi "Se lo avessi portato da medici migliori... se avessi lavorato con lui di più...".

    La realizzazione lo colpì improvvisamente. Belle era troppo impegnata a incolpare se stessa per non aver fatto abbastanza per suo padre negli ultimi anni da non poter accettare la speranza che Dove le stava offrendo "No".

    "No?" Belle ripeté, sollevando le sopracciglia.

    "Non è colpa tua. Hai fatto tutto il possibile per lui. Hai lavorato fino all'osso solo per mantenere un tetto sopra la sua testa e il cibo nel piatto. Gli hai dato tutto quello che avevi. Non c'è motivo di sentirsi in colpa".

    "Ma non è bastato!" Belle si lamentò.

    Gold la strattonò per le braccia, tenendola stretta a sè “Niente è mai abbastanza. Quando si tratta delle persone a cui teniamo, pensiamo sempre che ci sia qualcos'altro che avremmo dovuto fare che avrebbe cambiato tutto. Ma non c'è, e se la pensi in questo modo, diventerai pazza. Avresti potuto portarlo dai migliori dottori del mondo e passare ventiquattro ore al giorno a fare esercizi di terapia con lui e non sarebbe ancora abbastanza perché quello che vuoi veramente è agitare una bacchetta magica e sistemare tutto. E non puoi farlo. La magia non esiste".

    Nel suo abbraccio, il corpo di Belle era rigido, un chiaro segno che non stava accettando l'assoluzione che lui le stava offrendo. Gold ci riprovò “Hai fatto il meglio che potevi con quello che avevi. Sopravvivi da anni e hai tenuto entrambe le teste fuori dall'acqua. È qualcosa di cui essere orgogliosi. Hai fatto tutto il possibile per dargli le migliori possibilità. Ecco perché sei qui".

    Belle si accasciò contro di lui, la testa si posò contro la sua spalla "Ecco perché sono qui" concordò con voce bassa.

    Stanco per quello spettacolo profondo, le premette un bacio sulla testa "Sì. Sei una brava figlia" stava rinunciando ai suoi sogni d'amore e provvedendo a suo padre. Non molte persone sarebbero disposte a fare quel sacrificio.

    Si staccò dal suo abbraccio e gli fece un sorriso tremendo "Adesso sto bene".

    Gold non era del tutto sicuro delle sue parole. Belle aveva anni di repressione della frustrazione da affrontare ed era improbabile che una conversazione di cinque minuti con lui avrebbe cancellato tutto. Tuttavia, era orgoglioso di aver dato una mano "Siamo decisi su Dove?".

    "Oh si. È perfetto per papà.".

    "Allora, perché non negozio io il suo contratto mentre passi un po' di tempo con tuo padre?".

    Ora che avevano un custode per Moe, Gold poteva essere generoso nel condividere l'attenzione di Belle con l'uomo più anziano.

    "Grazie".

    Con sorpresa di Gold, Belle si sporse per premere un bacio sull'angolo della sua bocca, una carezza molto più intima di quanto si aspettasse. Forse, una volta sistemate le cose con Dove, avrebbero potuto trovare un po' di tempo per un'altra "sessione di prove".

    Con questo in mente, Gold non fu così spietato durante la contrattazione. Da parte sua, Dove aveva avuto chiaramente una sua esperienza di negoziazione e Gold era stato suo malgrado colpito dall'abilità contrattuale dell'uomo. Rispettava chiunque sapesse cosa voleva.

    Alla fine, optò per uno stipendio e un pacchetto di indennità più generosi di quanto avesse pianificato, ma quando si ricordò di quanto Belle fosse contenta di aver trovato qualcuno che fosse in grado di mettersi in contatto con suo padre, Gold non pensò ai soldi. Inoltre, Dove accettò di iniziare il giorno seguente, il che significava che dovevano passare solo un'altra notte a placare Moe prima di avere finalmente del tempo per sé.

    Dopo aver accompagnato Dove alla porta e aver contattato l'agenzia per informarli dell'accordo, Gold trovò Belle nella stanza di suo padre, appollaiata sul divano mentre lo guardava lavorare.

    "Guarda" sussurrò quando lui entrò.

    Gold impiegò un momento a capire cosa stesse cercando di mostrargli e le sue sopracciglia si sollevarono sorprese quando seguì il suo sguardo. Il progetto di Moe, che fino a quel momento era stato poco più che frammenti casuali sparsi sul tavolo, aveva acquisito una forma definita.

    Invece di un mucchio di spazzatura, Moe ora aveva una piattaforma con una piccola ruota montata su di essa che stava studiando con grande interesse. Non era molto, e Gold non aveva idea di cosa avrebbe potuto farci, ma dallo sguardo sul viso di Belle, aveva fatto grandi progressi.

    "È meraviglioso" disse onestamente. In meno di un'ora, Dove aveva già avuto un impatto positivo su Moe.

    "Sono passati anni" Belle mormorò mentre lui rivendicava il posto accanto a lei.

    “Penso che questo sia un segno che hai fatto la scelta giusta. Dove si trasferisce domani".

    Invece di sembrare compiaciuta per la notizia, Belle distolse la sua attenzione da suo padre per fissarlo con uno sguardo acuto "Che cosa?".

    "Nella stanza degli ospiti dall'altra parte del corridoio" Gold annuì in direzione del corridoio.

    "Di cosa stai parlando?" Belle sembrava così onestamente confusa che Gold si ritrovò a chiedersi se avesse immaginato gli eventi del mattino.

    "Abbiamo deciso di assumere Dove per essere il custode di tuo padre" le ricordò.

    "Sì, ma..." la faccia di Belle si contorse per l'angoscia "Si sta trasferendo qui? Pensavo sarebbe venuto solo per un paio d'ore al giorno a lavorare con papà".

    Ah.

    Gold sussultò quando si rese conto che stavano parlando di cose del tutto diverse "Pensavo che fossimo d'accordo sul fatto che prendersi cura di tuo padre fosse troppo per te".

    "Ed è per questo che abbiamo deciso di assumere Dove. Per darmi una pausa" Belle lo stava guardando come se non l'avesse mai visto prima "Gli hai chiesto tu di trasferirsi?".

    “Ho contattato l'agenzia e ho chiesto un inserviente 24h su 24h. Non puoi continuare a fare tutto da sola, Belle. Ti stai impegnando fino all'osso" avevano concordato che lei avrebbe avuto l'ultima parola sulle cure di Moe, ma a tal proposito, Gold non si sarebbe mosso.

    "Ma..." Belle guardò da lui verso Moe e viceversa.

    "Quando è stata l'ultima volta che hai dormito tutta la notte? Hai mangiato un pasto caldo? Ti sei seduta e hai letto un libro?”.

    Le labbra di lei si serrarono, dicendogli che le sue domande stavano facendo centro.

    "Devi prenderti del tempo per te."

    "Cosa ti aspetti che faccia?" lo sfidò.

    Gold si pizzicò il naso tra il pollice e l'indice, rifiutandosi di sbottare "Tutto quello che vuoi. Andare a fare shopping. Uscire a pranzo con i tuoi amici. Trascorrere la giornata al centro benessere. Restare a letto tutto il giorno e leggere un libro da cima a fondo. Voglio che ti rilassi e ti diverta".

    Lei scosse la testa "Ha bisogno di me".

    Stava aprendo la bocca per sostenere che, mentre Moe aveva davvero bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lui, quel qualcuno non doveva essere lei, quando il suo cervello si riaccese in tempo. Per anni, Belle si era definita la custode di suo padre e alcuni ruoli non erano facili da abbandonare. Era qualcosa che conosceva fin troppo bene.

    Respirando profondamente, raccolse i suoi pensieri e provò un'altra tattica "Sì, è vero. Sei sua figlia e sarai sempre sua figlia. Non ti sto dicendo che non puoi passare del tempo con lui. Sto dicendo che non devi fare tutto. Lascia che Dove faccia un po' del lavoro".

    Semmai, Belle sembrava solo più accigliata "Papà non vuole che nessun altro si prenda cura di lui in quel modo".

    "Gli piace Dove" questa era la ragione per cui avevano scelto il grande uomo “All'inizio potrebbe essere guardingo. ma Dove è un professionista. Sa come gestire questo genere di cose. Sii onesta: non sarebbe bello avere qualcun altro che gli fa il bagno? Non ti piacerebbe andare a letto e sapere di non doverti alzare fino a quando non ne hai voglia?".

    Belle si morse il labbro "Non mi dispiace prendermi cura di lui".

    Moe French era il mondo intero di Belle. Senza un custode, non c'era spazio per un marito in quel mondo. Non c'era quasi spazio per la stessa Belle.

    "So che non ti dispiace. Lo fai da anni. Ti sei guadagnata una pausa. Con Dove qui, sarà ben curato e sarai in grado di essere sua figlia, non il suo custode".

    Quando Belle si voltò a guardare suo padre, Gold non era se stesse pensando alle sue parole o gli avrebbe urlato contro "Perché non facciamo una prova? Se, dopo un mese, non sarai contenta di come sta andando Dove, ripenseremo alla situazione".

    Mentre diceva quelle parole, Gold sperava che quel lasso di tempo fosse appropriato. Un mese sarebbe dovuto essere abbastanza per Moe per adattarsi a una nuova routine, e una volta che Belle avrebbe preso il gusto di poter fare ciò che le piaceva, si sarebbe ricordata di quanto le piaceva quella libertà.

    "Dopo un mese, se non sono soddisfatta, Dove andrà via?".

    "Hai l'ultima parola sulle cure di tuo padre".

    Se Belle avesse rifiutato un badante stabile, Gold non era sicuro di cosa avrebbe fatto, ma ci avrebbero pensato solo nel caso in cui. In primo luogo, aveva un mese per convincerla che nella vita c'era molto altro che essere solo il custode di suo padre.

    "Gli darò un mese" concordò, non sembrando del tutto soddisfatta del compromesso.

    In quel momento, suggerire di trarre vantaggio dalla distrazione di suo padre per trascorrere del tempo insieme sarebbe stato probabilmente controproducente. Invece, Gold decise di sistemarsi più comodamente accanto a lei, avvicinandosi abbastanza da poterla sentire vicina. Belle non distolse lo sguardo da suo padre, ma quando lui le avvolse un braccio attorno alle spalle, si appoggiò a lui, una parziale vittoria. A quel punto, avrebbe preso ciò che poteva e sperava che domani Dove si sarebbe dimostrato essere il miracoloso che non avrebbe mai affermato di essere.

    Il loro matrimonio dipendeva da quello.


    Continua...
     
    Top
    .
35 replies since 17/7/2018, 13:09   1122 views
  Share  
.
Top