Obscura Nox Animae

Snily {Harry Potter}

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    Obscura Nox
    Animae
    <lily... Dopo tutto questo tempo? - Sempre.>
    Nome Autrice: Heatherlly

    Fandom: Harry Potter

    Status: Completa

    Parings: Severus Snape(Piton)/Lily Evans

    Tipologia: Drama

    Sinossi: L'intero mondo dei maghi crede che Lily Potter sia stata assassinata da Voldemort in quella fatidica notte del 1981, incluso l'uomo che avrebbe dato la sua anima immortale per salvarla. Ma c'è un altro lato del sacrificio di Lily, antichi amuleti e verità nascoste che potrebbero avere il potere di cambiare tutto.

    Link storia originale: Obscura Nox Animae

    Ringraziamenti & Varie: Ringrazio di cuore l'autrice per avermi concesso di tradurre i suoi lavori! | I sincerely thank the author for allowing me to translate her works!
    code made by gin







    Capitolo 1 – Morte e rinascita


    In seguito, Lily si chiese spesso perché Voldemort le avesse dato la possibilità di salvarsi, non solo una, ma tre volte. Il presupposto più logico era che si fosse semplicemente divertito prima di sferrare il colpo mortale, sapendo che lei non si sarebbe mai fatta da parte e avrebbe lasciato il suo bambino indifeso.

    Ma se fosse stato così, non sarebbe sopravvissuta affatto.

    Perché risparmiarla, qualcuno che disprezzava apertamente tutto ciò che rappresentava? Cosa lo avrebbe ispirato a preservare la vita di una donna che poteva vedere solo come una Mezzosangue, senza nulla che la distinguesse da innumerevoli altre che erano già state massacrate per suo volere?

    Ovviamente, nessuna di quelle domande aveva attraversato la mente di Lily la notte in cui era venuto a uccidere suo figlio. C'era stato spazio solo per suppliche isteriche, parole che non avrebbe mai ricordato dopo che erano state pronunciate e un monologo interno sparso di ’per favore no, non Harry... non lo sopporterei... non il mio bambino!’.

    "Fatti da parte, stupida. Fatti da parte, ora!".


    Sì, avrebbe ricordato le sue parole, insieme all'osservazione distaccata e del tutto irrilevante che per un uomo così pieno di odio, l'insulto che le aveva lanciato nella sua direzione era sorprendentemente mite. E non avrebbe mai dimenticato quanto fosse stato assurdo aver avuto un pensiero così calmo e logico nel mezzo di un terrore assoluto.

    Quando Voldemort sollevò la bacchetta, una strana emozione guizzò dietro i suoi occhi. Non era esitazione, esattamente. Lily sarebbe stata perseguitata da quello sguardo per anni prima di identificarlo come speculativo. Mormorò qualcosa di indistinguibile, appena prima che il suo mondo andasse in frantumi in un grido acuto di "Avada Kedavra!".

    Dolore, dolore... dolore che era più che dolore, un terribile squarcio che sembrava volerla capovolgere e strapparle un arto dopo l'altro. Avrebbe voluto urlare, ma non aveva più la bocca. Se avesse avuto ancora le dita, avrebbe artigliato la fonte della sua agonia, anche se non sapeva se per farla a pezzi o nel disperato tentativo di tenersi insieme. Tutto ciò che esisteva era quella luce verde penetrante e ardente che divorava tutto ciò che vedeva, anche se aveva poco senso che la sua mente sarebbe stata in grado di distinguere il colore, dal momento che non aveva più occhi per vedere.

    Sarebbe potuto durare pochi secondi o l'arco di una vita per quanto ne sapeva Lily. Non c'era né inizio né fine per il terribile intermezzo in cui non esisteva realtà al di là della sua stessa sofferenza.

    Ma poi era finita. Era caduta nell'oscurità, godendosi la beata assenza di luce e stimoli mentre galleggiava su una nuvola vellutata di nulla.

    Prima che potesse abituarsi alla sensazione, era di nuovo solida. Sì, quella era la trama dell'erba sotto i suoi piedi. Aveva i piedi... sì, e una testa e un corpo e un naso che captava gli odori familiari di una fragrante notte autunnale. E le orecchie... non solo era in grado di sentire i suoni intorno a lei - il debole rumore di una sirena Babbana, il leggero scricchiolio delle foglie da qualche parte lontano - ma le sue capacità uditive erano molto più acute di quanto non fossero mai state prima.

    Lentamente, aprì gli occhi.

    Sirius una volta aveva dato a James una pozione restringente. Dopo un frettoloso viaggio al San Mungo, il suo fidanzato aveva rimarcato ridendo la stranezza di vedere tutto a una dimensione esagerata: una tazza da tè in cui avrebbe potuto dormire, una mela che avrebbe potuto schiacciare la sua piccola figura. Lily ora capiva l'esperienza surreale che lui aveva cercato di descrivere, mentre fissava sbalordita la foresta d'erba che torreggiava su di lei.

    Era stata colpita da un incantesimo che l’aveva ristretta? Ma perché Voldemort avrebbe dovuto...?

    Voldemort... poi tutto le tornò in mente. Voldemort. Harry. ’Oh, no... per favore, no’.

    Ma poi un grido risuonò nell'oscurità, un lamento dolorosamente familiare proveniente da una grande distanza dall'alto. La gola di Lily si strinse mentre si precipitava verso la fonte del rumore, senza più preoccuparsi delle sue dimensioni insolite o degli ostacoli su cui doveva arrampicarsi per arrivarci. Doveva raggiungere il suo bambino.

    L'uomo per poco non la calpestò mentre passava. Con uno squittio di sorpresa, Lily si allontanò. Non riusciva a vedere il suo volto, ma conosceva quel profumo, un odore unico di erbe profumate e vecchi libri, e...

    "Severus?".

    Quando cercò di parlare, il suono emerse come un piccolo squittio. Beh, non c'era tempo per preoccuparsene proprio ora. ’Severus... cosa ci faceva Severus lì? Era venuto a finire ciò che il suo padrone aveva iniziato? No, non lo avrebbe fatto. Non a lei’.

    Poi di nuovo, perché non avrebbe dovuto? Dopotutto, era una Mezzosangue.

    Attaccandosi alla parte superiore del suo stivale, Lily si aggrappò saldamente mentre entrava nei resti in frantumi della sua casa. No... doveva fermarlo prima che fosse troppo tardi, ma come? Non poteva essere alta più di qualche centimetro, non aveva la sua bacchetta o il potere di usarla e anche il linguaggio ordinario era al di là delle sue capacità. Cosa avrebbe dovuto fare?

    Nel frattempo, Severus salì le scale, fermandosi sui suoi passi mentre raggiungeva il punto in cui James era stato colpito.

    ’James, il mio povero James…’ Lily rabbrividì mentre lui si inginocchiava accanto al corpo di suo marito, preparandosi a una qualche forma di crudele umiliazione che i Mangiamorte amavano infliggere alle loro vittime. Ma Severus premette le dita sul collo di James solo per controllare il battito, poi si alzò e si allontanò.

    Si mosse più lentamente mentre si avvicinava alla camera da letto, il suo respiro aspro e irregolare praticamente le rimbombava nelle orecchie. La porta era leggermente socchiusa, una debole luce gialla si riversava nel corridoio. E poi un leggero singhiozzo ruppe l'inquietante immobilità, seguito da un altro piccolo singhiozzo.

    "Lily?".

    Nella sua mente, il ragazzo che aveva conosciuto e il futuro Mangiamorte erano sempre state due persone separate. Il suo Severus era morto il giorno in cui le aveva sputato addosso la parola "Mezzosangue"... con quelle due sillabe, lei sapeva di averlo perso per sempre.

    In seguito, era stato naturale, persino necessario, immaginarlo come un estraneo. Come poteva una qualsiasi parte del suo Severus – goffo e timido, ma desideroso di compiacere nel suo modo tranquillo – sopravvivere all'interno di una persona che aveva scelto di dedicarsi a una vita di odio e crudeltà?

    Ma ora, lì, era il ragazzo che sentiva mentre Severus sussurrava il suo nome nell'oscurità. Sembrava vulnerabile, spaventato e umanamente spezzato mentre entrava nella camera da letto. Crollato contro il muro, rimase ignaro della sua presenza mentre veniva scagliata dall'altra parte della stanza con la pura forza del suo crollo.

    Il suo corpo? No... Lily Potter era distesa sul pavimento come una macabra caricatura di una bambola enorme, i lineamenti permanentemente congelati dal terrore mentre fissava il mondo con occhi ciechi.

    "No... no, Lily... oh, cazzo...".

    Inorridita, Lily corse via dal suo corpo senza vita, proprio mentre Severus strisciava attraverso la stanza per raggiungerlo. Lo prese tra le braccia, cullandolo contro il suo petto mentre affondava il viso tra i folti capelli rossi.

    "No, Lily, no... Mi dispiace. Oh, cazzo, mi dispiace così tanto...".

    Lo sentì prima che lo facesse Severus, il basso cigolio della porta d'ingresso che veniva aperta. Fu solo quando i suoi passi pesanti arrivarono sulle scale che la sua testa si alzò di scatto allarmata, i suoi lineamenti contorti da una straziante combinazione di rabbia, dolore, smarrimento e rimorso. Sembrava mezzo matto – no, completamente matto mentre lanciava una serie di oscenità borbottate in direzione di chiunque fosse appena arrivato in cima alle scale.

    Ma quando abbassò il viso sul corpo tra le sue braccia, il corpo di lei, la sua espressione cambiò di nuovo. Non restava che dolore. Allungò una mano e le chiuse gli occhi, posandole un bacio su ogni palpebra e poi uno sulla fronte prima di posarla dolcemente sul pavimento.

    E poi si alzò in piedi, ancora visibilmente tremante, e si smaterializzò.


    Continua…

    Edited by sweetest thing - 12/12/2021, 17:05
     
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    Capitolo 2 - Strani accordi



    Harry aveva fame. Non riuscivano a capirlo dal frastuono delle sue urla?

    Certo che no, Lily si ricordò mentre il bambino continuava a piangere. Anche James non aveva mai capito la differenza. Aveva fatto prove ed errori per capire se Harry avesse bisogno di qualcosa da mangiare o un pannolino asciutto, se fosse stanco o a disagio o avesse semplicemente bisogno di un po' di affetto. Le cose che erano istintive per una madre, erano un mistero per il resto del mondo, a cominciare dagli uomini di fronte a lei.

    "Adesso andrà tutto bene, Harry. Ci sono qua io" Hagrid mise un braccio sopra le spalle di Sirius, cullando il bambino mentre mormorava parole di conforto a entrambi. Nel frattempo, Harry continuava a urlare, probabilmente chiedendosi perché nessuno gli avesse dato il suo solito spuntino notturno.

    "Povero piccolo..." Sirius riuscì a mormorare "È terrorizzato".

    No, non lo era. Aveva fame, forse un po' confuso, ma tutto lì. E quella era l'unica benedizione in una situazione altrimenti orribile. Era troppo piccolo per capire cosa fosse successo... che i suoi genitori erano appena stati assassinati.

    Beh, non era esattamente vero, no? Lily aveva visto il suo corpo prima che Hagrid lo coprisse con una trapunta, posizionandolo nella sala accanto al fasciatoio che una volta era stato di James. Il suo corpo. Freddo. Senza vita. Ma come era stato possibile? Si sentiva viva come prima che Voldemort l'avesse colpita con l'incantesimo per uccidere.

    Ora non aveva idea di cosa fosse successo, né di cosa avrebbe dovuto fare a riguardo. Si sentiva ancora Lily, ma tutto era venti volte più grande di quanto avrebbe dovuto essere e aveva perso la capacità di parlare.

    Allora era questo l'aldilà, una strana nuova realtà in cui il defunto guarda la vita andare avanti senza farne parte? Forse. Ma se così fosse, perché stava ancora respirando? Perché rabbrividiva quando una gelida brezza autunnale attraversava la stanza oltre la finestra in frantumi? E perché poteva sentire lievi sensazioni di fame nel profondo del suo ventre?

    Hagrid lasciò andare Sirius, strofinandosi gli occhi con un pugno "Lo volevo morto tanto quanto chiunque altro, ma non così. E ora il povero piccolo Harry...".

    Le ci volle un momento per capire che Hagrid stava parlando di Voldemort. Sì, certo... ricordava un'esplosione, combinata con un urlo terribile che non le era appartenuto. Non riusciva a ricordare nulla oltre a quello, eppure sapeva che se n'era andato. Severus, Hagrid, Sirius... non c'era stata alcuna urgenza nelle loro azioni, nessun senso del terrore inespresso che aveva attanagliato il mondo dei maghi per tutto il tempo che riusciva a ricordare. C'era solo uno strano senso di calma, che sarebbe stato pacifico se non fosse stato così pesantemente pieno di dolore.

    Harry scoppiò di nuovo a piangere, distogliendola dai suoi pensieri. Sirius lo raggiunse con un sorriso triste "Suppongo che ora sia compito mio occuparmi di lui. Dopotutto sono il suo padrino. Vorrei solo... beh, non preoccuparti, Hagrid. Non gli mancherà nulla finchè starà con me".

    "Ehm…" Hagrid fece una pausa, spostandosi a disagio "Non dubito che faresti bene. Senza dubbio. Ma Silente... vuole che io porti il piccolo Harry da sua zia e suo zio. Gli accordi sono già stati presi".

    Sirius lasciò cadere le mani, sembrando sollevato mentre il bambino continuava a lamentarsi. Lily non potè criticarlo. Per quanto amasse Harry, probabilmente non aveva la minima idea di come prendersi cura di un bambino.

    Tuttavia, sarebbe stato molto meglio di Petunia e Vernon. Dimenticandosi della sua condizione, aprì la bocca per dirlo, poi richiuse la bocca quando le sue parole emersero come un piccolo squittio.

    "C'è un topo qui?".

    "Che importa? Questo posto non è più una casa, anche se qualcuno potrebbe non pensarci più dopo...".

    Hagrid si voltò verso la porta, poi esitò "Sicuro che va tutto bene?".

    Sirius gli fece un cenno rigido col capo "Non preoccuparti per me. Starò bene".

    "Giusto. Meglio che vada allora. Mi staranno aspettando".

    "Come andrai?".

    "Io... ah, non ci avevo pensato".

    "Prendi la mia scopa".

    Hagrid scosse la testa, anche se i suoi occhi brillavano alla prospettiva.

    "Prendila" ripeté Sirius più fermamente "Non mi servirà adesso".

    Gli uomini condivisero un ultimo abbraccio, ma Lily non gli prestò più attenzione. Inorridita dal pensiero di essere separata da suo figlio, si guardò attorno freneticamente alla ricerca di un modo per accompagnarli. Aggrapparsi alla cima dello stivale di Hagrid non sarebbe stato fattibile. Non avrebbe mai avuto la forza di resistere mentre volava in aria a velocità mozzafiato. E questo era doppiamente vero se Hagrid avesse gestito la scopa come faceva Sirius. Sarebbe stata gettata nel nulla a morire.

    Beh, per la sua seconda morte.

    Disperata, si aggrappò al bordo del cappotto di Hagrid. Si arrampicò con sorprendente facilità, scivolando in una delle sue tasche mentre lui si voltava per lasciare la stanza. Qualcosa di viscido si mosse contro di lei nell'oscurità, ma lo ignorò, felice di trovarsi così vicina a suo figlio. Odorava di borotalco per bambini e shampoo delicato, dolcezza e odore pulito di cereali di riso. Inspirò quasi affamata, volendo affogare nella confortante familiarità della sua presenza.

    Harry smise di piangere non appena la scopa si sollevò in aria. Sicuro nel suo cestino, iniziò ad emettere suoni dolci e contenti mentre si alzavano nel cielo, meravigliandosi della nuova esperienza. Lily non poté fare a meno di sorridere. Era la stessa reazione che aveva avuto quando Sirius gli aveva inviato una scopa giocattolo per il suo compleanno. Pigramente, si chiese se fosse cresciuto per avere un talento per Quidditch come suo padre, poi sentì un nodo alla gola mentre ricordava di nuovo che James era morto.

    Il suo shock iniziale stava iniziando a svanire, anche se ciò non fece nulla per chiarire la sua confusione. L'unica differenza ora era che era più doloroso pensare a ciò che era accaduto, ricordare quella breve occhiata al volto di James, i lineamenti congelati nella morte. Le faceva così tanto male che fu tentata di allontanare quel pensiero nel disperato tentativo di perdersi nel suono delle risate tranquille di Harry. Ma ovviamente non poteva farlo. Doveva affrontarlo con tutto il coraggio che riusciva a raccogliere, necessario per analizzare ogni dettaglio di quella notte fino a quando non sarebbe riuscita a dare un senso a tutto.

    Voldemort aveva scoperto il loro nascondiglio. Questo era il primo mistero.

    Aveva sospettato di Peter? Sì, non c'erano altre spiegazioni... a meno che Peter non avesse volontariamente offerto le informazioni. Non lo avrebbe fatto, vero? No... no, certo che no.

    Forse era stato catturato? Torturato? Non sopportava quel pensiero, soprattutto visto che lo avrebbe dovuto affrontare per conto di James e di se stessa. Chiaramente, alla fine doveva aver ceduto. Era doloroso da immaginare, anche se non sorprendente. Perché non erano andati da Sirius come loro Custode Segreto? Sarebbe stato abbastanza intelligente da non farsi catturare in primo luogo e Voldemort non lo avrebbe mai fatto parlare.

    Bene, non c'era niente che potesse fare per cambiare il passato. Meglio concentrarsi sul presente, il che significava capire cosa le era successo e cosa si poteva fare a riguardo. Sfortunatamente, non aveva molto con cui lavorare.

    Una volta spezzato l'incantesimo del Fidelius, per Voldemort era stato facile accedere alla casa. Aveva finito James senza pensarci due volte, il che non era una sorpresa. Ma lei? Le aveva dato diverse possibilità di allontanarsi. L'aveva sentito mormorare un altro incantesimo poco prima di lanciare la Maledizione dell'Uccisione. Cos'era stato? In che modo era sfuggita alla morte e perché lui l'aveva permesso?

    Ma quella non era certo la fine del mistero. Come era sopravvissuto Harry quando era sempre stato il vero bersaglio? Voldemort aveva davvero incontrato la sua fine in quella cameretta, da solo con una donna ferita e un bambino indifeso? Come? Chi aveva ucciso il più potente mago oscuro di tutti i tempi e come avevano fatto?

    Inoltre, cosa era successo al suo corpo? Una strana e spiacevole sensazione la fece rabbrividire mentre si rendeva conto di non averlo visto da nessuna parte in casa. Cosa sarebbe successo se… ?

    La scopa colpì il terreno con una scossa, riportando Lily con i piedi per terra. Hagrid scese, aspettando pazientemente sul marciapiede finché non fu raggiunto da altre due figure. Riconobbe immediatamente le loro voci, il suo cuore si riempì di gioia mentre si scambiavano silenziosi saluti. I professori Silente e McGranitt... oh, meraviglioso! Non importava cosa fosse successo, Harry sarebbe stato al sicuro adesso.

    Ma il suo ottimismo svanì rapidamente quando Silente ordinò ad Hagrid di liberare il bambino, la sua voce gentile ma ferma. Hagrid fece come gli era stato detto, ma non senza molta riluttanza. Poteva sentire il suo corpo tremare di singhiozzi mentre borbottava un addio sincero, anche se sapeva che era una causa persa. Per un momento, aveva pensato che uno dei professori avrebbe preso con sè Harry, che potesse essere cresciuto nel santuario di Hogwarts.

    Chiaramente, era stato troppo sperare.

    Ma lasciarlo con Petunia? Perché Silente aveva deciso che questo era il miglior modo di agire?

    Da un lato, aveva senso. La custodia di un bambino orfano spesso passava al parente più vicino. Ma Silente non si rese conto che stava lasciando Harry con estranei che non avevano legami con il mondo magico? Sapeva della sua relazione con Petunia... l'amara gelosia, il fatto che avessero parlato a malapena negli anni?

    Ma non c'era tempo per speculare ulteriormente, né c'era qualcosa che potesse fare per fargli cambiare idea. Stava succedendo, che le piacesse o no, e doveva agire in fretta. Scappando dalla tasca di Hagrid, scivolò nel cestino con Harry, poi si nascose sotto le coperte. Una mossa sconsiderata, forse, ma gli altri erano troppo impegnati a discutere delle sciocchezze sull'imminente celebrazione per prenderne atto.

    E poi, prima che se ne rendesse conto, il cestino venne posato sulla veranda di Petunia e Vernon, un bambino indifeso lasciato solo nell'oscurità. Silente aveva abbandonato suo figlio, scaricandolo come un pacco indesiderato. Quella notte era stata piena di aspre realtà, colpendola una dopo l'altra come un mucchio di mattoni. Ma in qualche modo, almeno per il momento, quello era stato il più doloroso.

    Ora erano veramente soli.

    Harry non fu disturbato da questo nuovo sviluppo, si addormentò quasi immediatamente quando tutto fu silenzioso. Ma non fu così facile per Lily. Rimase sveglia fino all'alba, spaventata da ciò che la mattina avrebbe portato.


    Continua...
     
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    Capitolo 3 - L'essenza del dolore



    Non si poteva negare la verità. Lily era morta.

    Per quanto Severus volesse credere diversamente, non poteva essere altrimenti. Ogni volta che chiudeva gli occhi, la vedeva distesa lì, fragile e insanguinata, i suoi bei lineamenti congelati dal terrore. Non per se stessa, lo sapeva, ma per il bambino che era inspiegabilmente sopravvissuto all'ira del Signore Oscuro.

    Sì, il bambino era sopravvissuto, riuscendo in qualche modo a sconfiggere il più potente mago oscuro della storia. Miracoloso, per non dire altro, ma Severus non era in grado di speculare su quel fatto. Il dolore era l'unica realtà che avrebbe conosciuto quella notte, il Marchio Nero bruciava come non aveva mai bruciato prima d'ora, divorandogli il braccio come una fiamma viva da quando Voldemort era stato battuto. Ma non era niente in confronto a quello che aveva provato quando era entrato in quella camera da letto, un'angoscia cruda lo aveva lacerato mentre trascinava il corpo di Lily tra le sue braccia.

    Era andato a Godric's Hollow con un unico scopo: salvare Lily o morire nel tentativo di farlo. Anche se fosse arrivato troppo tardi, avrebbe fatto del suo meglio per mandare quell'odioso pezzo di merda nell'oblio, andando incontro alla sua stessa morte come avrebbe fatto il Grifondoro più folle. Naturalmente, il Signore Oscuro lo avrebbe schiacciato come una mosca e che sollievo sarebbe stato. Non c'era tempo di addolorarsi per ciò che avrebbe perso, non c'era bisogno di affrontare un futuro pieno di vuoto e vergogna. Sarebbe morto con il conforto di sapere di aver fatto tutto ciò che era in suo potere per vendicarla, che sarebbe stato il miglior risultato possibile se fosse accaduto il peggio.

    Il peggio? Severus emise una risata vuota, inclinando la testa all'indietro per un altro giro di whisky Babbano a buon mercato. Che stupido idiota che era, credere di aver avuto la minima idea di cosa significasse "il peggio".

    Bene, quello era il motivo della sua miserabile esistenza, no? Quante volte si era ingannato nel pensare di aver visto il peggio, solo per vedere la vita trovare un altro modo di prenderlo a calci nei denti? Pensava che nulla potesse essere peggio di Lily entrare nei Grifondoro, ma era stata solo una discesa da lì in poi... la distanza tra loro, le terribili litigate che avevano avuto, il modo in cui aveva odiato gli amici che era riuscita a farsi ad Hogwarts. Ma non era stato niente in confronto al giorno in cui l'aveva definita una mezzosangue, allontanandola da sè per sempre.

    Per sempre... sì, a quel tempo era sembrato per sempre, lanciandolo in un turbine di tristezza e miseria quando le sue scuse non erano servite a nulla. Aveva avuto paura che se ne fosse andata per sempre quando aveva iniziato a passare più tempo con i Malandrini, ma poi lo aveva saputo con certezza quando aveva avuto l'audacia di iniziare a frequentare James Potter, tra tutte le persone.

    Cosa c'era di peggio? Niente... non fino al pomeriggio in cui era sceso al lago, immobilizzandosi sui suoi passi quando aveva individuato la coppia sotto un albero. Quel cazzo di Potter che si allontanava dalle labbra di Lily per mordicchiarle il collo... facendo scivolare una mano sotto il maglione mentre lei non faceva nulla per fermarlo. E come se ciò non fosse bastato, Black era disteso sull'erba lì vicino, lanciando un'occhiata dura a Severus e poi sorridendogli consapevole.

    Troppo devastato per vendicarsi, Severus era corso per la Foresta Proibita, vomitando su tutto il fogliame mentre le lacrime gli rigavano le guance. Era stato sicuramente il peggior momento della sua vita... solo, in ginocchio nella sporcizia, con il vomito incontrollabile mentre cercava di liberarsi dall'immagine disgustosa di Lily che si abbracciava al coglione di James Potter.

    Tornato al presente da un'ondata di nausea, si affrettò a cercare qualcosa vicino a sé per vomitare, tentando di rimettersi in piedi. La stanzina umida ondeggiò attorno a lui per un momento vertiginoso prima che cadesse al suolo, finendo su un gomito mentre frantumava una delle bottiglie vuote che cospargevano il pavimento.

    "Fanculo!".

    La sua mente non aveva nemmeno registrato il dolore. Forse l'alcol era stato d’aiuto, ma non gliene fregava più niente. Che importava? Poteva sanguinare fino alla morte proprio lì e non avrebbe fatto alcuna differenza per il resto del mondo. Una volta, c'era stato qualcuno a cui sarebbe importato abbastanza da soffrire per lui, ma dov'era adesso? Morta e aveva solo se stesso da incolpare.

    Spassionatamente, fissò la ferita aperta, osservando mentre un torrente di sangue si riversava sul Marchio Oscuro.

    Appropriato, rifletté amaramente, poco prima di chinarsi e vomitare di nuovo.




    Quando Severus si svegliò, si ritrovò sul divano logoro senza avere idea di come fosse arrivato lì. Aprendo gli occhi, gemette quando gli eventi della notte precedente tornarono ad investirlo, accompagnati da un forte mal di testa. Oddio, odiava tutto... odiava la penetrante luce del sole che filtrava attraverso le tende, l'odore della stanza sporca. Odiava gli scomodi cuscini sotto di lui, scuri e rigidi con l'odore del suo stesso sangue secco. Odiava Spinner's End, l'Inghilterra nel suo insieme... l'intero fottuto mondo, a pensarci.

    Ma soprattutto, odiava se stesso.

    Non sapeva perché si fosse preso la briga di alzarsi, spogliarsi e poi entrare in una doccia calda che odiava leggermente meno di quanto odiasse qualsiasi altra cosa. Perché si era curato il gomito o aveva guarito i numerosi tagli alle braccia e alle gambe? Forse poteva attribuirlo a quel fastidioso istinto umano di aiutare il corpo a combattere per sopravvivere, molto tempo dopo che lo spirito avesse alzato le mani in segno di resa.

    Ma ripulire il vetro rotto dal pavimento? Qual era il punto di sistemare quella merda?

    Severus aveva chiuso con la vita, con l'amore, la speranza, l'odio e la miseria e tutto il resto. Perché non poteva semplicemente farla finita, allora? Poteva pensare a venti modi diversi per portare a termine il lavoro, tutti possibili senza dover uscire di casa. Perché indossare un abito pulito, anziché usarlo per fare un cappio robusto? Qual era il punto di mettere un cucchiaio di zucchero nel suo caffè invece di mischiarlo con uno dei numerosi veleni che teneva nel seminterrato?

    Perché non voleva finire così.

    Il pensiero nacque dal nulla, sorprendendolo e infuriandolo al contempo.

    ’Perché cazzo no?’ chiese una voce molto più forte dentro di sè. 'Lily è morta ed è colpa tua! Cosa ti rimane adesso? Non c'è nessuno al mondo che se ne freghi più di te o viceversa. A Silente non servirai più ora che la guerra è finita. Probabilmente tornerai a Hogwarts solo per scoprire che sei stato licenziato. Non vuoi finire così? Maledizione, Severus, è già finita! Perché non metti fine alla tua miseria?’

    Ma un'altra voce intervenne, dolce e persistente mentre lottava per contrastare la sua schiacciante disperazione.

    'Perché non sono un codardo'.

    E con ciò, la voce più forte fu messa a tacere.




    Sollevato dal fatto che sapesse ancora Occludere, Severus si sedette di fronte a Lucius nel maestoso salotto, sorseggiando con calma da un bicchiere di bourbon. Lo speziato liquido ambrato non somigliava alla robaccia a buon mercato in cui era annegato dopo aver lasciato Godric's Hollow, ma non era una sorpresa. Quello non era mai stato il suo mondo: i purosangue e le loro fantasiose trappole, antiche tradizioni e raffinatezza coltivata con cura.

    Forse aveva sviluppato un po' di modi negli anni, ma era stato per necessità, non perché si sentisse autorizzato a quel tipo di esistenza.

    "Non riesco ancora a crederci" Lucius disse piano, facendo scorrere una mano sulla mascella "Avrebbe dovuto essere invincibile. Come è potuto cadere così facilmente, per mano di un bambino, non di meno? Non ha senso".

    Severus riflettè sulla domanda, essendo stato troppo devastato - troppo ubriaco - per riflettere molto sull'argomento la sera prima. Ma la sobrietà e una testa ragionevolmente chiara non fecero nulla per aiutarlo a risolvere il mistero. Si strinse nelle spalle.

    "Sai che sono là fuori a festeggiare, vero? Tutti quei dannati traditori e quei mezzosangue. Lo chiamano 'Il ragazzo che è sopravvissuto" - il piccolo Potter, intendo. Sono stato a Diagon Alley per rifornimenti e un intero gruppo di loro correva con cicatrici a forma di lampo disegnate sulla fronte. Dichiareranno una festa nazionale nel mondo dei maghi. Stolti ignoranti".

    "Hai avuto qualche problema?".

    Lucius scosse la testa "Erano troppo presi dalla loro baldoria per notare qualcos'altro. È solo questione di tempo, però. Lo sai anche tu. Una volta che il Ministero sarà coinvolto...".

    "Sì".

    "Che cosa farai tu, Severus?".

    "Non ci ho davvero pensato. Suppongo che se non finirò ad Azkaban, tornerò al mio posto a Hogwarts. Beh, se Silente non mi licenzierà. Tu?".

    Lucius annuì "Ha senso continuare il compito che il Signore Oscuro si era prefissato per te. Sai, sei abbastanza fortunato, Severus. Sei in una posizione migliore di chiunque altro di noi per rivendicare la lealtà con l'altra parte. Ti invidio".

    Severus trattenne una risata incredula. Fortunato? Di tutte le descrizioni colorate che aveva applicato a se stesso nel corso degli anni, fortunato non gli era mai passato per la testa. E dopo quello che era successo a Lily? L'idea era ridicola.

    "Per rispondere alla tua domanda, intendo fare ciò che devo per restare fuori di prigione" Lucius continuò, guardandolo e poi distogliendo lo sguardo "Ho una famiglia a cui pensare. E comunque, se il Signore Oscuro ritornerà...".

    "Il Signore Oscuro è morto".

    "Lo credi davvero?".

    Severus fece una pausa mentre un brivido sgradevole gli percorreva la schiena "Non so in cosa credo" disse con attenzione "Ma so che la Maledizione Mortale è rimbalzata su di lui, distruggendo mezza casa nel mentre. So che da allora non ci sono più tracce di lui e il bambino è ancora vivo. Credi davvero che... ?".

    "Beh, sì, ovviamente è successo qualcosa. Ma il Signore Oscuro ha dei poteri che il resto di noi non può nemmeno iniziare a comprendere. Alcune delle cose che ha detto... beh, non so se sia così semplice come sembra".

    "Dovrò parlare con Silente quando tornerò a Hogwarts. Immagino che abbia le sue teorie, una delle quali potrebbe anche essere vera".

    Lucius sbuffò "Silente deve essere al settimo cielo in questo momento, quel vecchio idiota".

    Severus non commentò. Di solito, avrebbe sottolineato la vasta ricchezza di conoscenza di Silente, ricordare a Lucius che persino lo stesso Voldemort aveva trattato il preside con riluttante rispetto. Ma alla luce del catastrofico fallimento di Silente nel mantenere la sua parola, Severus non era in vena di difendere le sue capacità.

    Questa era la domanda silenziosa che lo perseguitava, non quello che fosse accaduto al Signore Oscuro, né come il giovane Potter fosse riuscito a sopravvivere. No, quello che Severus voleva sapere era perché cazzo tutto era successo in primo luogo. Aveva sempre creduto che Silente fosse un degno avversario di Voldemort, motivo per cui aveva cercato la sua protezione quando aveva saputo che Lily era in pericolo. Silente era semplicemente stato negligente? O peggio, aveva permesso che quella tragedia accadesse senza cercare di fermarla?




    Era mezzanotte passata quando Severus alla fine augurò la buonanotte ai Malfoy e apparve di nuovo a Spinner's End. Non che avesse alcun desiderio di tornare a casa, ma non era come se ci fosse un altro posto in cui volesse essere. Non importava, in ogni caso. Ciò di cui aveva bisogno era la solitudine, un po' più di tempo per affliggersi in privato prima che la necessità gli richiedesse di tornare nel mondo dei vivi e raccogliere i cocci della sua vita in rovina.

    Salì le scale, senza nemmeno preoccuparsi di lanciare un semplice Lumos mentre entrava nella sua camera da letto al buio e crollava sul piccolo letto. Una parola errante gli balenò nella mente, un vago ricordo dei pensieri febbrili che avevano dominato la sua coscienza la sera prima.

    No, il peggio non era stato imbattersi in quell'articolo traditore nel Daily Prophet che annunciava il matrimonio di Lily Evans con James Potter. La sua rabbia sconfinata, la sua irrefrenabile invidia per la moglie e il figlio che avrebbero dovuto essere suoi (ignorando il fatto che non avesse mai pensato particolarmente ad avere figli)... non era niente in confronto a quello che stava provando adesso.

    Il peggio era stato solo frutto della fantasia quando aveva avuto la minima speranza che le cose potessero cambiare in meglio. Di tutta la delusione che aveva sofferto per tutta la vita, quella era la lezione che Severus trovava più difficile da ingoiare. Non aveva mai conosciuto il vero dolore perché aveva sempre trovato qualcosa a cui aggrapparsi... la minima possibilità che Lily potesse perdonarlo, una possibilità che il suo matrimonio non avrebbe funzionato dopo tutto, o semplicemente che il destino o la circostanza li avrebbero riuniti un giorno.

    In mancanza di ciò, sapere solo che vivevano nello stesso mondo, respiravano la stessa aria, condividevano alcuni ricordi felici... non aveva idea di che conforto fosse fino a quando non ci fu più, lasciando solo il vuoto al suo posto.

    Troppo afflitto per fare qualsiasi altra cosa, Severus seppellì la faccia tra i cuscini mentre il suo corpo iniziava a rabbrividire, comprendendo per la prima volta nella sua vita cosa significasse veramente "il peggio".


    Continua...
     
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    Capitolo 4 - Riluttanti salvatori



    Un urlo acuto trafisse l'immobilità mattutina, scuotendo Lily dal suo sonno esausto. Scivolando più giù nelle coperte, si rannicchiò vicino a Harry mentre lui iniziava a piangere.

    "Per l'amor del cielo, Petunia! Che cosa penseranno i vicini che ti sentono urlare come una... Buon Dio! Che diavolo è questo?".

    "Sembra essere un bambino, Vernon".

    "Sì, posso vederlo. Ma cosa ci fa davanti ... Oh, buongiorno, Gertrude! I piccoli si sono goduti le vacanze?".

    Lily sentì il mondo muoversi mentre il cestino veniva sollevato.
    "Portiamolo dentro" Petunia disse piano.

    "Giusto".

    La casa di Petunia e Vernon puzzava di detergente al pino e ammorbidente, ricoperto da una ricchezza di odori più allettanti che fecero brontolare immediatamente lo stomaco di Lily. Toast e biscotti, porridge e budino di riso... cercò di ignorare la sua fame mentre lei ed Harry venivano poggiati a terra con una botta che sembrò molto più ruvida del necessario.

    "Beh?".

    "C'è una lettera qui, indirizzata a me" Petunia disse pensierosa e Lily sentì il debole incresparsi della pergamena.

    "Cosa dice?".

    Petunia fece una pausa per un lungo momento "Mia... mia sorella è morta. Anche suo marito".

    "Cosa? Come?".

    "Assassinati" Petunia rispose con tono piatto.

    "Assassinati?! Aspetta, quindi questo significa che questo bambino è...".

    "Loro figlio, sì. Harry".

    Vernon grugnì, la sua voce si fece più forte mentre si trascinava al tavolo "Giusto. Bene, cos'altro dice la lettera? Che cosa dovremmo fare con lui?".

    La voce di Petunia fu titubante mentre rispondeva "Sembra che ora siamo i suoi tutori".

    "Che cosa...!? Fuori discussione!" Vernon tuonò, facendo scoppiare Harry in un nuovo pianto "Non hanno... non possono semplicemente fare una cosa simile, Petunia! Anche se volessimo accogliere il bambino, ci sono procedure adeguate per questo genere di cose! Scartoffie! Agenzie governative! Non solo... questo è il 1981, per l'amor di Dio! Le persone decenti non vanno in giro a lasciare i bambini davanti le porte degli altri!".

    "Apparentemente, la loro razza fa le cose diversamente".

    "Esattamente!" Vernon concordò, sbattendo il pugno sul tavolo "Fanno tutto in modo diverso e vedono cosa succede? Vedi, Petunia? Nulla di buono viene mai fuori dall'essere anormale. Persone del genere si uccidono. E adesso si aspettano che noi...".

    "Sono sicura che siamo le ultime persone che Lily avrebbe scelto per prendersi cura di suo figlio. Sfortunatamente, sono la sua unica parente vivente".

    "Non stai dicendo che saremo d'accordo, vero?".

    Petunia sospirò pesantemente "Non vedo come possiamo decidere altrimenti in merito".

    "Ma..." Vernon si interruppe, sbuffando rumorosamente prima di continuare "Eravamo d'accordo, Petunia! Non ci saremmo fatti coinvolgere in nessuno di questi... affari dei maghi. E che dire di Dudley? Sicuramente non vorrai allevare nostro figlio intorno a... un mostro!".

    Lily si fece piccola. Odiava quella parola.

    "No, certamente non voglio. Ma non si tratta di ciò che vogliamo noi, a quanto pare".

    Il respiro di Vernon fu quasi affannoso mentre cercava una risposta "E le agenzie governative? Ci sono posti adatti per bambini orfani, professionisti che sono meglio attrezzati per gestirlo. Potremmo portarlo lì. Se spiegassimo la situazione, sono sicuro che...".

    "Non possiamo farlo".

    "Perché diavolo no?".

    "Perché lui... beh, queste cose sono difficili da mantenere segrete. Sai come i vicini adorino spettegolare. E se scoprissero che ci siamo rifiutati di dare una casa a nostro nipote orfano, sapendo che non aveva nessun posto al mondo dove andare? Riesci a immaginare cosa direbbero di noi? Non è come se potessimo spiegare tutte le... cose magiche senza che la gente pensi che siamo completamente pazzi. Vedranno solo che abbiamo abbandonato un bambino indifeso".

    Vernon sembrò sgonfiarsi, cadendo pesantemente su una sedia "Capisco il tuo punto. Va bene, suppongo che dovremo sopportarlo in qualche modo. Ma nessuna di quelle storie magiche! Te lo dico adesso, Petunia, non saranno accettate in casa mia!".

    "Certo che no, caro".

    "E Dudley viene prima. Qualunque cosa accada".

    "Naturalmente".

    "Oh, cavolo, farò tardi al lavoro. Sono sicuro che riuscirai a gestire le cose per ora. Buon Dio, non posso credere all'audacia di...".

    Il resto delle parole fu indistinguibile mentre lasciava la stanza, sbattendo la porta alle sue spalle.

    "Suppongo che tu abbia fame" Petunia disse dopo pochi minuti, parlando direttamente con Harry per la prima volta "Potrebbe anche essere utile un cambiamento. Non so che cosa stessero pensando quelle persone, lasciandoti sotto il portico come un pacco scartato. Hai un odore atroce. Bene, andiamo".

    Prima che Lily capisse cosa stesse succedendo, sua sorella sollevò il bambino dal cestino, dalle coperte e tutto il resto. Era troppo tardi per afferrare qualsiasi cosa per ancorarsi - il suo corpicino si librò in aria, atterrando con un tonfo sonoro nel mezzo del piano incontaminato della cucina di Petunia.

    Petunia urlò, quasi facendo cadere il bambino. Riuscì a rimetterlo nel suo cestino, poi afferrò una scopa vicina e iniziò a sbattere selvaggiamente nella direzione di Lily. Il pianto di un bambino diverso, più forte e più petulante, risuonò dal piano di sopra, unendosi alla cadenza dei lamenti di Harry.

    "Maledetti parassiti!" Petunia disse.

    "Tuney!" cercò di attirare la sua attenzione "Sono io, Lily!".

    Ma tutto ciò che emerse fu un debole cigolio, quasi come un...

    "Un topo!" Petunia strillò, mentre Lily correva sotto il frigorifero per evitare i colpi "Uno sporco roditore!" quando sua sorella lasciò cadere la scopa, Lily allungò la testa, osservando con furia silenziosa mentre Petunia si avvicinava al bambino singhiozzante "Nemmeno una volta c'è stato un parassita in casa mia. Neanche una volta! Poi arrivi tu e nemmeno un'ora passa prima che... beh, non è più di quanto avrei dovuto aspettarmi. Ora andiamo. Rimetterò la colazione se dovessi sentire ancora l'odore della tua puzza".

    Non appena i passi si allontanarono, seguiti dal suono dell'acqua corrente al piano di sopra, Lily sfrecciò fuori dal suo nascondiglio, cercando la superficie riflettente più vicina. Non fu difficile trovarne una: il fondo del frigorifero era fatto di metallo liscio, permettendole di guardarsi bene.

    Emise un altro cigolio, un rumore che sarebbe stato un grido in forma umana, sebbene suonasse esattamente lo stesso di ogni altro suono che aveva emesso da quando Voldemort l'aveva maledetta. Scuotendo la testa incredula, Lily fissò il riflesso di quello che sembrava un normale topo di campo.

    No…

    Non era un incantesimo. Non poteva essere. Gli incantesimi non lasciavano sulla loro scia i cadaveri, né erano altro che un fascino esteriore progettato per ingannare gli altri al livello più ovvio. Ma questo... era davvero un animale... o almeno poteva percepire lo spirito dell'animale unito al suo.

    L'altra presenza era sottile, facendosi conoscere solo in istinti silenziosi e animaleschi. L'inspiegabile tentazione di masticare attraverso una pila di vecchi giornali nell'angolo, o il pressante desiderio di esplorare gli odori che riempivano la stanza... pane e cereali, non le uova e la pancetta che un tempo avrebbe desiderato.

    Petunia rientrò di corsa nella stanza e Lily sfrecciò dietro il cestino. Cereali di riso... oh, che profumo delizioso. Ignorò gli altri profumi che permeavano l'aria mentre sua sorella si aggirava per la cucina, ovviamente preparando la colazione per i bambini.

    Dopo aver riportato i bambini al piano di sotto e averli sistemati al tavolo, Petunia strappò il ricevitore dal muro, digitando un numero "Godric's Hollow, per favore. Il servizio di pompe funebri. Cosa? Quale? Non mi interessa!".

    Era strano ascoltare mentre il suo funerale veniva programmato, più che essere un po' snervante. Lily odiava l'idea di essere sepolta in quel posto, così lontano dalla città in cui era cresciuta, dalla sua famiglia e dai suoi amici. Non era una sorpresa che sua sorella non la volesse seppellire lì vicino, ma non meritava almeno un posto nella famiglia a Cokeworth?

    Ma più ci pensava, più sembrava in qualche modo giusto. Godric's Hollow le era estraneo in molti modi, ma era ancora il luogo in cui Harry, James e lei avevano vissuto insieme come una famiglia. Ed essere seppellita accanto a James, che capì rapidamente essere l'intenzione di Petunia... beh, non sarebbe stato così male, no?

    Il dolore di Lily era silenzioso, un dolore sordo e persistente che si librava attorno ai bordi della sua coscienza. Era vero, era stata preoccupata per tutti gli altri shock che aveva dovuto sopportare dalla sua morte. Ma anche se non fosse stato così, non riusciva a immaginarsi di piangere James con l'intensità devastante e sconvolgente che ci si sarebbe aspettati da lei. Quella realizzazione la fece sentire terribile, ma era la verità.

    D'altra parte, non era per questo che lo aveva scelto in primo luogo? Lui era stato facile, sicuro, soddisfatta dell'affetto tranquillo senza aspettarsi altro. Quel legame le aveva permesso di stargli vicino senza mettersi a rischio.

    Non dava merito al suo coraggio da Grifondoro, ma dopo la sua instabile amicizia con Severus, aveva avuto bisogno di stabilità. Stare con qualcuno così semplice come James era stato un balsamo per il cuore, un gradito conforto dopo tutto quello che aveva passato. Aveva combattuto così duramente, incapace di tenere Severus lontano da quel sentiero oscuro che sembrava destinato a percorrere. E le era servito molto più tempo per riprendersi da quella perdita più di quanto avesse mai riconosciuto, anche a se stessa.

    Voler bene a Severus era stato un susseguirsi senza fine di alti vertiginosi e minimi abissali. Era stato il freddo pungente nel pieno dell'inverno, una furiosa tempesta che minacciava di consumare il suo corpo e la sua anima. E poi, senza preavviso, quell'intensità poteva spostarsi verso la luce del sole, riscaldandola in un modo che la faceva sentire come se le tempeste non sarebbero mai più tornate. Ma tornavano sempre, ovviamente, ognuna peggiore della precedente.

    Severus era sempre stato... di più, in qualche modo. Più passione, più intensità, sicuramente molta più intelligenza. Aveva amato più profondamente e odiato con più ferocia di chiunque altro Lily avesse mai conosciuto e questo l'aveva spaventata. Non si era mai sentita in controllo di se stessa intorno a lui.

    Dopo l'incidente della "schifosa mezzosangue", era stata devastata. Era stato come se la sua anima fosse stata svuotata, priva di calore o conforto, lasciando una ferita cruda e dolorante dove avrebbe dovuto essere il suo cuore. Non c'erano ancora parole per descrivere quella sensazione, quanto profondamente l'avesse convinta che era meglio perderlo. Sapeva solo che non avrebbe mai più voluto essere così vulnerabile.

    Al di là di ogni altra ragione, ecco perché non aveva accettato le sue scuse, perché aveva scelto quel particolare momento per alzare le mani in segno di resa. La consapevolezza che la sua presenza nella sua vita non prometteva niente di meno che salvezza o distruzione per entrambi era stata troppo per una ragazzina che voleva solo sentirsi al sicuro e felice, per godersi i pochi anni che le erano rimasti prima di essere spinti nella guerra orribile che li attendeva tutti.

    Sì, Severus era stato più degli altri ragazzi. Troppo, alla fine.

    Quando aveva accettato di uscire con James, era stato come un mite giorno di primavera dopo anni di violente tempeste. Semplicemente rinfrescante, mai brutte sorprese o improvvisi cambiamenti di umore o comportamento. Lily aveva semplicemente fluttuato, calma e sicura, fiduciosa nella sua capacità di guidare il proprio destino. Alla fine, aveva riconosciuto il suo potenziale come marito affidabile, un compagno ideale su cui fare affidamento in tempi caotici. La loro relazione era stata più socievole che guidata dalla passione, ma era stato abbastanza per lei.

    E così lo pianse in silenzio, razionalmente, senza scoppi incontrollabili o agonia cruda e sconvolgente. Altri non avrebbero capito perché si addolorasse in quel modo, ma era del tutto appropriato al legame che avevano condiviso.

    Severus, dal canto suo...

    Lily non riusciva a smettere di pensarci. Severus, sussurrando il suo nome, cullando il suo corpo senza vita tra le sue braccia mentre sfogava il suo dolore in singhiozzi strazianti. Non si sarebbe mai aspettata quel tipo di comportamento, non avrebbe mai pensato che avesse ancora abbastanza affetto per reagire alla sua morte con tale intensità. Come doveva sentirsi al riguardo? Innervosito, forse. Eppure sapendo che esisteva ancora una parte del suo Severus, abbastanza da piangerla con tale sincerità... quell'idea le si era insinuata nel cuore, riempiendo un posto che era rimasto vuoto dal giorno in cui lo aveva perso.

    Più tardi, quella sera, Lily si sistemò sotto la culla improvvisata di Harry, ascoltando il suo respiro leggero mentre si addormentava. La loro situazione era tutt'altro che ideale, ma almeno Harry era al sicuro, al caldo e ben nutrito, dormendo pacificamente nella piccola credenza.

    L'armadio era una delle tante cose per cui avrebbe avuto un sacco di tempo per studiare e trovarsi un posto. Quella sera bastava solo sapere che sarebbero sopravvissuti per vedere un altro giorno.


    Continua...
     
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  5. Adriano_Delphin
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    È solo un superbo e la mia serie preferita, lo guardo qui: xxx ogni sera

    Edited by sweetest thing - 1/5/2020, 12:01
     
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    Capitolo 5 - Una strada verso la redenzione


    "Humbug alla menta piperita" Severus ringhiò, scuotendo la testa alla ridicola parola d'ordine mentre il gargoyle si faceva da parte per lasciarlo passare.

    Trovando l'ufficio del preside deserto, si abbandonò sulla sedia più vicina, allungando una mano nel suo mantello per la fiaschetta che aveva nascosto in una tasca interna. Se la portò alle labbra prima di cambiare idea, materializzando invece un bicchiere.

    Bere non avrebbe facilitato quello che doveva fare, ma mandò comunque giù il whisky a buon mercato, assaporando il familiare bruciore che gli scorreva in gola. Un sorso, due e poi scagliò il bicchiere vuoto contro il muro, osservando spassionatamente mentre si frantumava sul pavimento.

    I ritratti si svegliarono con urletti sorpresi e lamentele mormorate, anche se solo Phineas Black ebbe l’ardire di affrontarlo direttamente.

    "Ti dispiace? Stiamo cercando di dormire qui!".

    "Fanculo" Severus disse amaramente. E poi, per buona misura, materializzò un secondo bicchiere e lo lanciò direttamente contro la cornice dorata. Con un grido di allarme, Phineas corse verso un dipinto vicino giusto in tempo per evitare l'impatto.

    Lo osservarono tutti cautamente allora, in silenzio, con sguardi accigliati e di disapprovazione. A Severus non importava... fintanto che rimanevano in silenzio, poteva ignorarli abbastanza facilmente. Importava che quei ficcanaso avrebbero assistito al momento più umiliante della sua vita?

    Qualcosa aveva più un cazzo di importanza?

    L'Occlumanzia e l'abbondanza di alcol gli erano stati da aiuto per quasi una settimana. Si era affidato a entrambi, il suo travolgente dolore si era ridotto a un basso e costante ronzio nella parte posteriore della sua mente mentre era rimasto seduto nell'oscurità di Spinner's End. Si era disconnesso da tutto, bloccando il Floo, quindi dando alle fiamme il Daily Prophet senza una seconda occhiata dopo aver letto il primo titolo: "Una vittoria senza precedenti per il mondo magico!".

    Stronzi.

    Solo quando era arrivata una missiva da Hogwarts si era in qualche modo risvegliato, sapendo di non avere altra scelta che aprire quella maledetta cosa.

    Severus,

    per favore, vieni nel mio ufficio al più presto.

    Albus.


    Non si era preso la briga di farsi la doccia o di radersi prima di rispondere alla convocazione, né si era preoccupato di indossare abiti puliti. Una rapida occhiata allo specchio era stata quasi spaventosa: non gli importava del suo aspetto nemmeno nel migliore dei casi, ma il riflesso che lo aveva fissato si era evoluto da spiacevole a positivamente grottesco. I capelli neri e unti cadevano in grovigli arruffati attorno a un viso così traslucido che poteva solo essere descritto come grigio. Freddo, senza sangue, con solo il contrasto stridente di una barba scura sciatta per spezzare la monotonia cinerea.

    Aveva anche perso molto peso, la sua corporatura esile era tenuta insieme da nient'altro che ossa e tendini, abiti neri che gli pendevano dagli arti come un macabro spaventapasseri.

    A peggiorare le cose, le sue vesti erano sporche... poteva sentire l'odore di un mix disgustoso di alcol stantio, odore del corpo e l'aroma acre delle sigarette Babbane che sentiva ogni volta che si spostava sulla sedia.

    Bene.

    Forse, quando Silente lo avrebbe visto, avrebbe iniziato a capire le conseguenze della sua negligenza. Forse si sarebbe reso conto che alcuni danni erano irrevocabili. Severus poteva ancora respirare, ma in tutti i modi che contavano, era morto insieme a Lily.

    Con quel pensiero, si preparò a fare qualcosa che era contraria alla sua stessa natura. Prendendo un respiro profondo, lasciò cadere le sue difese, esponendo le vere profondità del suo dolore. Lo colpì come uno Schiantesimo al petto, singhiozzi irregolari che presto si trasformarono in grida rauche e senza parole che riecheggiarono nell'ufficio silenzioso. Quello era il prezzo da pagare per l'Occlusione. Il dolore non si attenuava, si limitava ad essere ritardato, accumulandosi dietro gli scudi come una diga stracolma di acqua.

    Ecco perché tutti i libri che aveva letto sull'Occlumanzia sottolineavano la moderazione, ricordando ai praticanti che era necessario abbassare gli scudi a intervalli regolari per mantenere quel divario cruciale tra sanità mentale e follia. Un libro includeva anche un racconto su un mago che aveva messo fine alla sua vita perché aveva scelto di occludersi per mesi e mesi, piuttosto che affrontare la battuta d'arresto relativamente minore di una mancata promozione presso il Ministero della Magia. Quando aveva lasciato cadere gli scudi, quella lieve delusione si era trasformata in un'angoscia così schiacciante che lo aveva portato a scegliere di avvelenarsi piuttosto che soffrire.

    Una manciata di giorni non poteva paragonarsi ad alcuni mesi, ovviamente, ma perdere Lily era anche molto più devastante che perdere una sciocca promozione. Faceva male... così tanto che Severus fu tentato di riportare gli scudi in posizione e dire "Al diavolo".

    Non lo fece.

    Quando Silente arrivò, lo trovò ingobbito sulla sedia, le braccia strette attorno al corpo mentre tremava per i singhiozzi violenti. Lily... era morta... se n'era andata per sempre... per colpa sua... per colpa sua...

    "Severus?".

    Non alzò lo sguardo.

    "Severus, per favore".

    "C... Come…" riuscì a dire tra i denti stretti "Come è potuto succedere?".

    Silente fece una pausa "Non lo sai? È su tutti i giornali".

    "Non ho letto i fottuti giornali!".

    "Capisco" Silente emise un sospiro pesante "I Potter erano sotto la protezione dell'Incanto Fidelius...".

    "Sì, sì" Severus scattò con impazienza "L'avevo capito. Come è stato rotto l'incantesimo? Chi era il loro custode segreto?".

    "Sei stato davvero totalmente nel tuo mondo fino ad ora, vero?" ci fu un fruscio di carte sulla sua scrivania e poi una copia del Daily Prophet fu fatta scivolare in grembo a Severus.

    Fissò incredulo il titolo prima che i suoi occhi si abbassassero, momentaneamente ipnotizzati da un'immagine di Sirius Black che delirava maniacalmente verso la telecamera. Ci volle un minuto per elaborare ciò che stava leggendo. Non importava quanto odiasse quell'uomo, non avrebbe mai pensato che Sirius avrebbe tradito il suo amico più caro, la persona che sembrava aver amato più di tutti gli altri.

    Severus sbuffò tra sé. Beh, perché non avrebbe dovuto? Black era ovviamente un pazzo, qualcosa che sapeva da anni. Ora aveva le prove proprio in grembo, urlando contro di lui come un fottuto pazzo.

    Voleva essere infuriato, voleva imprecare, gridare e giurare vendetta, non importava che Black fosse già in prigione e ben oltre la sua portata. Furia cieca... che sarebbe stata di gran lunga preferibile a ciò che provava in quel momento... tristezza, vuoto, rendendosi conto che Lily aveva riposto malamente la sua fiducia in persone che avrebbero dovuto proteggerla. Alla fine lo aveva capito? O era morta con ancora un po' di fede nel suo cuore?

    Certo, conosceva la risposta. Lily non si sarebbe mai arresa. No, nemmeno fino al suo ultimo respiro.

    Le lacrime gli scesero di nuovo lungo le guance, calde e amareggiate, e sapeva che quello era il momento di dire quello che doveva. Sollevando la testa, guardò Silente dritto negli occhi, provando un tremolio di soddisfazione quando il mago più anziano fece visibilmente una smorfia in risposta al suo aspetto tormentato.

    "Pensavo... dovessi... tenerla... al sicuro...".

    "Lei e James hanno riposto la loro fiducia nella persona sbagliata. Un po’ come te, Severus. Speravi davvero che Lord Voldemort l'avrebbe risparmiata?".

    Se aveva sperato di far sentire in colpa il vecchio, ovviamente aveva fallito miseramente. Era da Silente tentare di farlo cadere, ma mantenendosi pulito e puro come sempre. Ma aveva promesso... aveva promesso, quindi la responsabilità della morte di Lily era tanto su di lui quanto su chiunque altro. Poteva evitare tutto ciò che voleva, ma entrambi sapevano la verità. Avrebbe dovuto bastare. Per adesso.

    "Il suo bambino è sopravvissuto".

    Che cazzo c'entrava quello?

    "Suo figlio vive. Ha i suoi occhi, precisamente i suoi occhi. Ricordi la forma e il colore degli occhi di Lily Evans? Ne sono sicuro".

    Un'ondata di immagini gli attraversò la mente. Occhi verdi, spalancati e innocenti, che guardavano un ragazzino malandato senza avere una goccia di giudizio, anche dopo che aveva fallito durante il loro primo incontro. Quegli occhi, scintillanti di eccitazione mentre attraversava il parco giochi, agitando la sua lettera di accettazione di Hogwarts stretta in un pugno. Gli occhi di Lily, dolci e puri, pozze di meraviglia circondate da una folta frangia di ciglia scure. Perfettamente perfetta in ogni modo. Quante versioni di quegli occhi aveva visto nel corso degli anni? Incredibilmente belli sia che fossero luminosi e pieni di risate sia scuri e burrascosi in un momento di rabbia.

    Quegli occhi... spenti e senza vita, fissi nel vuoto. Occhi che non si sarebbero mai più piegati agli angoli quando rideva e che non avrebbero più brillato con un'emozione misteriosa a cui non era mai riuscito a dare un nome. Occhi che non si sarebbero più posati su di lui, pieni di affetto o frustrazione, o...

    Perdono.

    "Non farlo!" disse "Non c'è più... è morta...".

    "È il rimorso che parla, Severus?".

    Dannazione a lui. Sapeva esattamente cosa stava facendo. Ma perché? Solo per dimostrare che aveva sempre avuto ragione? Pensava davvero che Severus non lo sapesse ormai... che non lo avesse saputo dal momento in cui aveva scoperto che la vita di Lily era in pericolo? Perché gettarglielo in faccia?

    "Vorrei... Vorrei essere morto io" fu tutto ciò che riuscì a dire.

    "E che utilità avrebbe per chiunque? Se amavi Lily Evans, se davvero l'amavi, allora la tua strada da percorrere è chiara".

    "Cosa? Cosa intendi?".

    "Sai come e perché è morta. Assicurati che non sia stato invano. Aiutami a proteggere il figlio di Lily".

    Severus lo fissò, esterrefatto "Non ha bisogno di protezione. Il Signore Oscuro se n'è andato".

    "Il Signore Oscuro tornerà" Silente disse con calma "E Harry Potter sarà in terribile pericolo quando questo accadrà".

    Era una possibilità che Severus aveva preso in considerazione solo brevemente, troppo consumato dal dolore per riflettere molto sulla questione. Ma la certezza nella voce di Silente lo fece pensare. Nonostante i suoi sentimenti contrastanti verso il mago, in particolare in quel momento, sapeva bene che dubitare di quel tipo di convinzione non era saggio.

    Quindi la guerra non era finita, semplicemente in pausa mentre il Signore Oscuro recuperava le forze. Fottutamente fantastico.

    Ma poi, di nuovo... un'emozione fluttuava ai bordi della sua mente, qualcosa al di là della rabbia, della colpa e della terribile tristezza. Sì, lo doveva a Lily e doveva proteggere suo figlio dai pericoli. Vile figlio di Potter o no, era il minimo che potesse fare in quelle circostanze. Ma oltre a ciò...

    Forse avrebbe finalmente potuto diventare quello che sarebbe dovuto essere. Qualcuno che faceva la cosa giusta, non quella sbagliata. Qualcuno che metteva da parte i propri sentimenti per il bene degli altri, non importava il costo per se stesso, la sua sanità mentale, la sua vita. Quello era il Severus che Lily avrebbe amato... il Severus che non l'avrebbe mai persa sin dall'inizio.

    Era troppo tardi per salvarla, per sperare mai di guadagnare il suo perdono. Tuttavia, proteggere il ragazzo era qualcosa... e in un mondo senza niente poteva facilmente essere tutto. Una penitenza per i suoi errori, un punto verso la redenzione, un'opportunità di trovare la pace che era certo fosse fuori dalla sua portata da sempre. Tutto per suo figlio e, attraverso di lui, tutto per lei.

    Sì. Sì.

    Severus non provava alcun senso di lealtà nei confronti dell'Oscurità per ovvie ragioni, ma lo stesso si poteva dire per la Luce. Entrambe l'avevano tradito in diversi modi, privandolo dell'unica persona che avesse mai amato. Ora sapeva che nessuna delle due parti si era mai preoccupata di lui, solo di ciò che poteva fare per promuovere la loro preziosa missione.

    Ma Lily... la sua fedeltà non aveva mai vacillato. E così, per il suo bene, avrebbe abbracciato la causa, affrontando tutte quelle battaglie che lei non poteva più combattere da sola. Oh sì, avrebbe protetto il suo fottuto figlio... e che gli dei potessero aiutare chiunque avrebbe cercato di ostacolarlo.

    Rendendosi conto che Silente lo stava osservando, Severus alzò di nuovo gli scudi, i suoi lineamenti si rilassarono in una maschera impenetrabile.

    "Molto bene" disse, sollevato dal fatto che la sua voce fosse ragionevolmente calma nonostante la veemenza dietro le sue parole "Ma mai... mai dirlo a nessuno, Silente. Questo deve rimanere tra di noi. Giuralo! Non potrei sopportare... specialmente il figlio di Potter. Voglio la tua parola!".

    "La mia parola, Severus, che non rivelerò mai la parte migliore di te? Se insisti...".

    Scelse di ignorarlo, insieme a quella che sembrava essere vera tristezza negli occhi del vecchio. Ora che aveva uno scopo da soddisfare, la necessità di agire, di passare oltre, era fondamentale.

    "Dov'è il bambino adesso? Cosa devo fare?".

    Silente alzò una mano "Mi fraintendi, Severus. Harry è perfettamente al sicuro per il momento e probabilmente lo rimarrà per i prossimi dieci anni. L'ho affidato alle cure della sorella di Lily, la signora Petunia Dursley. Il legame di sangue che condivide con i suoi parenti è molto più potente di qualsiasi protezione che tu o io potremmo offrire. Fino a quando non arriverà il momento in cui inizierà la scuola...".

    Severus lo interruppe con un forte sbuffo "Se lo hai lasciato con quel toporagno, è più in pericolo di quanto pensassi. Hai idea di come sia quella donna?".

    "Tu lo sai?" Silente contrattaccò bruscamente "Da quello che ho capito, non la vedi da molti anni. Una rivalità giovanile non significa necessariamente...".

    "Rivalità? Non era niente del genere. Quella donna era la più crudele, la più cattiva... non solo con me, ma anche con sua sorella. Non sai...".

    Silente lo zittì con uno sguardo penetrante "Non so che le persone possono attaccare quando si sentono gelose o minacciate? O che è del tutto possibile allontanare coloro che amiamo per paura di perderli? Andiamo, Severus. Petunia non può essere il mostro che dipingi. In un certo senso, voi due non siete così diversi".

    "Io non sono niente del genere... che...".

    "Sono deluso che tu ti senta così" Silente disse, la sua voce dolce e solenne mentre attraversava l'ufficio "L'empatia può alleviare molti dei nostri carichi più difficili. Oserei dire che un po' più di quella qualità renderebbe il compito che ti sei prefissato meno difficile da accettare".

    "Lo sto facendo per Lily" Severus disse freddamente "Posso certamente entrare in empatia con il suo desiderio di proteggere suo figlio. Oltre a ciò, nulla ha importanza per me. Il ragazzo potrebbe essere un mutante per quel che mi interessa - e dato che è il figlio di James Potter, non escluderei questa possibilità. Non commettere errori, Silente. Non ci saranno attaccamenti. Non ci sarà un lieto fine. Farò quello che devo, quello che ho promesso di fare. Niente di più".

    Silente sospirò "Molto bene. Nessun uomo può essere costretto a sentire ciò che non è disposto a sentire. Spero solo che...".

    "Quindi cosa farò con il prossimo decennio della mia vita?" Severus intervenne prima che potesse diventare troppo sdolcinato "Supponendo, ovviamente, che tu mi stia licenziando".

    "Ragazzo mio, da dove nasce questa idea?".

    Severus esitò "Beh, non immagino che il mondo dei maghi così com'è ora apprezzerebbe che i suoi figli venissero istruiti da un ex Mangiamorte".

    "Il mondo dei maghi dovrà solo abituarsi" Silente replicò con un pizzico di divertimento "Se fossi in vena di essere più accomodante, suppongo che ti avrei proposto di ritornare più avanti, quando un po' di confusione sarà diminuita. Ma perché aspettare? Ho ancora bisogno di un Maestro di Pozioni e tu hai bisogno di qualcosa per occupare il tuo tempo fino a quando non potrai assumere un ruolo più attivo nella protezione di Harry".

    Dieci anni... dieci anni di insegnamento di miserabili studenti, la maggior parte dei quali con poca voglia di imparare. Dieci anni di cammino nelle sale familiari di Hogwarts, affrontando dolorosi ricordi di Lily ad ogni angolo. Dieci anni facendo un lavoro che odiava, in mezzo a colleghi che lo fissavano con occhi pieni di sospetto, le loro conversazioni che si interrompevano bruscamente ogni volta che entrava in una stanza.

    Dieci anni trascorsi nell'unico posto in cui si fosse mai sentito come a casa.

    Senza pensarci ancora, Severus accettò con un cenno del capo.

    "Bene" Silente disse allegramente "Molto bene. Gli studenti torneranno dalle loro vacanze dopodomani. Mi aspetto di vederti già qui. Dormi, fai un bagno, mangia qualcosa, va bene?".

    Per la prima volta, gli occhi del vecchio mago mostrarono pericolosamente uno scintillio. Severus sapeva che era tempo di andare.

    "Certo, Preside" rispose obbediente "È tutto?".

    "Sì, Severus. Per ora".


    Continua...
     
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    Capitolo 6 - Misure precauzionali



    Come la maggior parte dei Babbani, fu facile trovare i Dursley.

    L'annuncio del matrimonio di James e Lily, recuperato da una vecchia copia del Daily Prophet, aveva elencato la sorella e il cognato della sposa tra i parenti più prossimi, insieme a sua madre e suo padre (entrambi deceduti).

    Severus si accigliò alla menzione dei genitori di Lily. Troppo intenzionato a incenerire quei fottuti fogli la prima volta che li aveva visti, in realtà non aveva letto nulla tranne il titolo. Una ricerca separata rivelò un necrologio per la signora Margaret Evans dell'11 marzo 1978, seguita da un altro per il signor Daniel Evans, pubblicata il 17 giugno dello stesso anno.

    Esitò, provando un momento di sincero dolore per le persone che gli avevano mostrato molta più gentilezza di quanto i suoi stessi genitori avessero mai fatto. Morti? Nessuno dei due avrebbe potuto essere più vecchio di 50 anni, il che era un'età giovane anche per gli standard Babbani. Cosa era potuto accadere per finire la loro vita in pochi mesi l'uno dall'altro? Severus fu tentato di indagare ulteriormente, ma avrebbe dovuto farlo un'altra volta.

    Nel frattempo, aveva in mente uno scopo specifico, uno che lo spinse a sollevarsi dalla sua comoda poltrona di fronte al camino e ad avvicinarsi allo specchio dorato che era fissato sul retro della porta del bagno.

    La faccia inespressiva che trovò a fissarlo sembrava messa un po' meglio. Un pasto decente e una buona dose di Sonno Senza Sogni la sera prima avevano riportato un minimo colore alla sua pelle pallida e le occhiaie sotto i suoi occhi non erano così pronunciate. Una doccia veloce gli aveva riportato i capelli alla solita condizione liscia e lucida e il prurito causato dai suoi baffi troppo cresciuti aveva fornito la motivazione sufficiente per una rasatura tanto necessaria. Ma era più scarno del solito, con uno sguardo tormentato negli occhi piuttosto sconcertante.

    Certo, alcuni semplici incantesimi avrebbero potuto risolvere tutto se si fosse sentito incline.

    Non era così.

    Invece, le sue labbra si contorsero in un ghigno mentre apriva il suo guardaroba. Quel pomeriggio non ci sarebbe stato spazio per abiti Babbani, nessun tentativo di rendere il suo aspetto un po' meno offensivo. Scelse le sue vesti nere e fluttuanti e le indossò, completando il tutto con il suo miglior paio di stivali di pelle di drago e uno spesso mantello di velluto che accarezzava il terreno dietro di lui.

    La scuola era vuota mentre si faceva strada attraverso i corridoi per raggiungere il punto di Apparizione... un ultimo giorno di silenzio benedetto prima di essere obbligato a riprendere la miserabile facciata che usava per la sua vita giornaliera.

    Alcune telefonate da una cabina pubblica appena fuori Diagon Alley gli fornirono un indirizzo e un numero di telefono per il signor e la signora Vernon Dursley, insieme all'occupazione e al luogo di lavoro del signor Dursley. In seguito, si fermò a prendere una bottiglia di whisky e un pacchetto di sigarette Babbane, certo che avrebbe avuto bisogno di entrambi prima della fine della giornata.

    E poi partì per Little Whinging, una città che era sicuramente nominata in modo appropriato se Petunia fosse stata uno dei suoi residenti. Severus camminò tranquillamente per la strada in un turbinio di vesti voluminose, ignorando gli idioti che incontrava lungo la strada mentre si accigliava contro i prati perfettamente curati e le case tutte identiche. I Babbani erano creature così peculiari. Perché qualcuno avrebbe dovuto spendere così tanti soldi solo per essere come tutti gli altri?

    Privet Drive, numero 4, era distinguibile solo dalle altre insipide residenze per l'indirizzo accuratamente indicato nella cassetta postale. Severus si avventò su per il vialetto immacolato, facendo una deviazione spontanea per calpestare un letto di tulipani coltivato con cura prima di arrivare finalmente alla veranda. Lanciò un incantesimo di pulizia sui suoi stivali infangati, poi allungò un lungo dito pallido e suonò il campanello.




    Lily stava sonnecchiando sotto la culla di Harry quando suonò il campanello, seguito dal forte rumore di tacchi contro il linoleum mentre sua sorella attraversava il pavimento della cucina ed emergeva nell'atrio. Curiosa, spinse la sua piccola testa fuori dall'armadio per guardare.

    "Arrivo!" Petunia disse amichevolmente.

    Ci furono una serie di scatti mentre le serrature si aprivano, seguite da un forte sussulto, e poi la porta principale venne chiusa con un tonfo sonoro.

    "Maniere impeccabili, come sempre" disse una voce familiare, smorzata dalla porta ora di nuovo chiusa "Mi lascerai entrare, o dovremo concedere ai tuoi vicini un sacco di tempo per speculare su quali affari potrebbe avere uno strano tipo come me con la disgustosamente rispettabile signora Dursley? Non fa differenza per me. Sono sicuro che posso trovare molti modi per divertirmi mentre aspetto. Evanesco!".

    La porta scricchiolò mentre si apriva di nuovo "Che cosa stai facendo?! Per l'amor di Dio, metti via quella cosa!".

    Sorridendo, Severus fece scivolare la bacchetta nella manica della sua veste.

    "T... tu! Cosa...? Perché sei qui?".

    "Per quanto mi piacerebbe stare in piedi a guardarti mentre provi a far partire il tuo debole cervello per capire la realtà della mia presenza qui, temo che il mio tempo sia limitato. Quindi, togliamoci subito di torno convenevoli, d'accordo? Buon pomeriggio, Petunia. Sì, è passato molto tempo. Sembri esattamente la stessa - e non prenderlo come un complimento, intendiamoci. Io? Come sei gentile a chiedere! Io...".

    "Che cosa vuoi, Severus?" Petunia sibilò tra i denti serrati.

    "Sono venuto per discutere del bambino".

    "Non c'è niente da discutere".

    "Oh, mi permetto di dissentire" Severus fece una pausa per togliersi dalla manica un granello invisibile di polvere "Ora, mi inviterai dentro, o avremo questa conversazione qui?".

    "Non ti lascerò entrare in casa mia!".

    "Molto bene" Severus disse con un'espressione annoiata "Albus Silente mi ha informato che il bambino è stato lasciato nelle tue cure. Essendo io qualcuno che ha abbastanza familiarità con i tuoi... sentimenti riguardo al mondo magico...".

    "Abbassa la voce!".

    Severus ignorò la nota isterica nella voce di Petunia, aumentando il tono della propria con ogni parola che pronunciava "Mi sono preso la briga di venire qui dalla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts per informarti che...".

    "D'accordo!" Petunia strillò, spalancando la porta "Entra!".

    Severus sorrise mentre la superava "Pensavo non l'avresti mai detto".

    Lily si ritrasse nell'oscurità mentre entrava nell'atrio, arricciando il naso adunco per il disgusto mentre osservava la casa immacolata. Avrebbe dovuto essere nervosa... diavolo, terrorizzata dal fatto che un Mangiamorte fosse in piedi a pochi metri dal suo bambino addormentato. Ma da quando aveva visto Severus piangere sul suo corpo, si era chiesta se in qualche modo l'Ordine si fosse sbagliato sulla sua vera fedeltà.

    Dopotutto, pochi maghi erano stati identificati oltre l'ombra di un dubbio come seguaci di Voldemort. Era vero, la compagnia che una persona manteneva e gli ideali che seguiva non venivano per nulla considerati quando arrivava il momento di puntare contro un dito, ma l'organizzazione era avvolta nel segreto, i suoi membri accuratamente camuffati ogni volta che venivano visti.

    Severus avrebbe potuto sfuggire in qualche modo a quel destino oscuro che era sembrato inevitabile durante gli ultimi anni di scuola? Gli altri membri dell'Ordine non avevano mai mancato di elencare il suo nome tra i sospetti, ma per quanto ne sapeva, nessuno di loro lo aveva visto nemmeno dopo la laurea. Possibile che...?

    "Ok, sputa il rospo" Petunia disse con aria tesa, interrompendo i pensieri di Lily mentre sbatteva la porta e si girava con le braccia incrociate sul petto.

    "Beh, niente tè e biscotti?" Severus disse beffardo, alzando un sopracciglio in un gesto incredibilmente familiare "Molto bene. Sono venuto qui per informarti che se qualcuno arrecherà danno al figlio di Lily mentre è sotto le tue cure, te ne pentirai amaramente e ripetutamente quando avrò finito con te. Mi sono espresso chiaramente?".

    Dal suo punto di vista, Lily vide uno sfarfallio di paura negli occhi di sua sorella, ma scomparve quasi altrettanto rapidamente.

    "A te cosa importa?" scattò, il risentimento aumentato per trionfare su una trepidazione momentanea "Da quel che ho capito, Lily è stata abbastanza intelligente da chiudere tutti i legami con te anni fa. Non è un po' patetico da parte tua immischiarti nei suoi affari solo adesso? Cosa potresti sperare di guadagnare da tutto questo?".

    La freddezza negli occhi di Severus era così palpabile che la temperatura sembrò calare di qualche grado. Lily rabbrividì.

    Aprì la bocca, poi la richiuse con uno scuotimento appena percettibile della testa "Le mie ragioni sono irrilevanti" disse alla fine con voce dura "Basti dire che ci troviamo in una posizione simile - responsabili della sicurezza di un bambino la cui madre non poteva più tollerare la nostra presenza nella sua vita. O è stato il contrario nel tuo caso? Suppongo che non importi adesso. Assicurati solo che stia bene, oppure...".

    "Lily era una maniaca!" Petunia esplose improvvisamente "Tu, quel suo marito, tutti voi siete dei mostri! Potete incolparmi per... Non importa. Certo che lo farete. Ma qualunque cosa pensiate di me, non avrei mai... non sono un mostro!".

    "Che parola così soggettiva" Severus disse dolcemente, il labbro che si arricciava in un ghigno mentre il viso di Petunia diventava più sfumato di rosso.

    "Non ho chiesto io questa cosa, sai" Petunia continuò, la sua voce alta e spezzata mentre camminava attraverso la piccola stanza "Tutto quello che ho sempre desiderato era una vita normale e l'ho avuta! L'avevo, fino a quando... quel monello è stato lasciato alla mia porta! Ora sono bloccata con lui e senza dubbio si rivelerà essere un mostro proprio come lo era lei! Non è giusto! Perché dovrei...".

    Chiuse la bocca mentre Severus chiudeva la distanza tra loro con pochi passi, stringendosi nelle spalle mentre lui incombeva su di lei.

    "Non è giusto, Petunia?" disse con voce mortalmente calma "Come osi stare qui a piagnucolare per un piccolo inconveniente, quando tua sorella... almeno tu hai ancora una vita da rovinare. Non parlarmi di equità quando Lily non è ancora nemmeno fredda nella sua tomba. E non osare darle la colpa per...".

    Severus stava tremando, la sua espressione selvaggia mentre mostrava i denti a Petunia. Per un momento, Lily fu certa che stesse per colpirla. Invece, si girò e diede un pugno contro il muro. Pezzi di intonaco piovvero sul pavimento immacolato mentre ritirava la mano, lanciando un'occhiata disinteressata alle sue nocche insanguinate.

    "Sei pazzo?!" Petunia si strinse nelle spalle, inciampando sui suoi piedi mentre faceva un paio di passi frettolosi all'indietro.

    "Abbastanza vicino" Severus disse piano "Non metterei alla prova la mia pazienza, in ogni caso".

    "Dovrai pagare per quello!".

    "Davvero?" sollevò un sopracciglio "Ed esattamente come intendi far rispettare una tale richiesta?".

    "Io..." Petunia iniziò, poi sembrò quasi sollevata quando un forte gemito petulante risuonò dal piano superiore. Si voltò di nuovo verso Severus con un cipiglio "Ecco, contento? Lo hai svegliato! Ora, se non ti dispiace...".

    "Sì, sono più che felice di andarmene. Ma non fino a quando non avrò la tua parola che il bambino...".

    "Non gli farò del male!" Petunia scattò con impazienza "Ora te ne andrai?!".

    "Con piacere" Severus rispose, facendole un inchino beffardo prima di voltarsi in un vortice di abiti neri e avanzare verso la porta.

    "Aspetta" Petunia disse piano, la sua voce stranamente libera da qualsiasi irritazione per la prima volta dall'arrivo di Severus "Non vuoi vederlo? Sembra proprio uguale a...".

    "No" e, detto ciò, se ne andò.




    Quelle prime settimane furono interminabili, con nient'altro da fare se non speculare su domande senza risposta. Lily cercò di essere grata per quello che aveva: era viva e in grado di stare vicino al suo bambino, anche se non era in grado di parlare o fare molto altro. Poteva ritenersi fortunata se avesse ignorato il terribile isolamento delle sue condizioni attuali, insieme alla triste realtà di non poter abbracciare suo figlio, prendersi cura di lui, confortarlo.

    Sì, aveva cercato di trarre il meglio dalle cose. Nulla era più importante di suo figlio, dopotutto, e veniva lavato, nutrito e cambiato regolarmente, anche se tutto ciò avveniva senza lasciare traccia dell'affetto a cui era abituato in passato. Lily cercò di ignorare la freddezza dei Dursley, cercò di chiudere un occhio quando l'attenzione era profusa solo sul piccolo Dudley in netto contrasto con il proprio figlio trascurato. Doveva concentrarsi sul positivo. Altrimenti, sarebbe impazzita.

    Tuttavia, aveva trovato il suo modo di far conoscere i suoi sentimenti. Lacci delle scarpe preferite di Vernon mangiucchiate dopo che aveva avuto l'audacia di riferirsi a suo figlio come "Quel disgustoso monello". A ciò era seguita la metodica distruzione dei fiori di Petunia in risposta alle sue urla contro Harry per aver versato la sua pappa.

    Inutile, davvero. Ma in un mondo pieno di impotenza, anche l'azione più piccola era un conforto.

    Lily si chiedeva spesso se fosse destinata a trascorrere il resto della sua vita intrappolata in quel corpo. Per quanto tempo vivevano i topi? Due anni? Tre? Non c'era niente che potesse fare per far sapere a qualcuno che era ancora lì? L'incantesimo poteva essere rotto? Come poteva scoprirlo quando non aveva alcun contatto con il mondo dei maghi?

    In un momento di disperazione, una notte, si era diretta in cucina, decisa a scrivere un messaggio sul linoleum. Aveva iniziato a distruggere vecchi giornali, trascinando con cura ogni pezzo in posizione: L... I... L...

    Ma poi era stata costretta a sgattaiolare sotto il frigorifero per evitare Vernon, molto prima di avvicinarsi a un messaggio coerente. E, naturalmente, il grasso gufo aveva calpestato il frutto delle sue fatiche, lasciando sulla sua scia un caos di carta straccia.

    Sembrava non ci fosse altra scelta che rassegnarsi al suo inevitabile destino, sfruttare al massimo il suo poco tempo con Harry, sperando che le sue circostanze sarebbero migliorate dopo che se ne fosse andata.

    Silente, McGranitt, Hagrid, Sirius... lo avrebbero protetto negli anni a venire, giusto? E Severus avrebbe fatto parte del suo futuro? Lily si ritrovò a soffermarsi sulla scena spiacevole a cui aveva assistito, ricordando la ferocia nella voce del suo ex amico mentre minacciava Petunia. Era sconcertante rendersi conto di quanto ancora si prendesse cura di lei, quanto era stato disposto a fare per cercare suo figlio quando lei non gli parlava da anni. Ma nel profondo, sapeva che il sentimento era reciproco: aveva anche potuto allontanarsi perchè causa persa, ma non aveva mai smesso di pensare a lui. Adesso sapeva che sarebbe stato così per sempre.

    Ormai era troppo tardi, ma almeno quella realizzazione la fece sentire un po' meno sola.


    Continua...
     
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    Capitolo 7 - Dritti ad Azkaban



    Gli Auror erano pronti a catturare Severus non appena mise piede ad Hogwarts.

    Un secondo prima stava facendo svanire distrattamente il mozzicone della sigaretta mentre calcolava mentalmente il numero di lezioni che avrebbe dovuto subire prima della pausa invernale, e il secondo dopo si ritrovò in catene. Catene magiche avvolte attorno al suo corpo come una camicia di forza Babbana che aveva visto una volta in un vecchio film sulla televisione dei genitori di Lily: soffocandolo, costringendolo, non lasciando spazio a un minimo movimento.

    Aveva percepito gli Auror prima dell'imboscata. Forse avrebbe potuto combatterli se avesse voluto. Ma quale sarebbe stato il punto di difendersi? La resistenza si sarebbe solo aggiunta ad un lungo elenco di reati che già gli garantiva l'ergastolo ad Azkaban.

    Silente si era preparato per questa inevitabilità? La domanda tormentava Severus mentre chiudeva gli occhi contro visioni da capogiro e suoni che erano molto più travolgenti quando fu costretto ad Apparire contro la propria volontà. Lo stomaco gli bruciava, un malessere che non avvertiva da anni, quando due paia di mani lo afferrarono abbastanza forte da lasciare lividi sulle spalle ossute. Non c'era bisogno di chiedersi dove lo stessero portando. Aveva compreso la loro destinazione molto prima che i suoi piedi avessero toccato terra, un freddo umido gli filtrò nelle ossa mentre apriva gli occhi per vedere una stanza grigia e umida.

    Quindi quello era Azkaban. Come tutti i maghi, la sua paura del luogo era unita a un morboso fascino. Pochi erano sopravvissuti, o almeno avevano mantenuto la loro sanità mentale, abbastanza a lungo da denunciare gli orrori che si verificano all'interno di quelle mura. I segreti dell'antica prigione erano avvolti nel mistero, impenetrabili come i mantelli indossati dai Dissennatori che mantenevano la loro silenziosa veglia sugli innocenti e sui colpevoli.

    "Spogliatelo".

    Un colpo di bacchetta magica e si ritrovò nudo, non gli era stato nemmeno permesso di mantenere la piccola dose di dignità che le sue mutande avrebbero potuto permettergli mentre veniva colpito e punto, lampi di luce che illuminavano la stanza fioca mentre un certo numero di incantesimi di rilevazione cercavano qualcosa di nascosto.

    "È pulito".

    Un altro gesto di bacchetta magica e si ritrovò vestito con una tuta da prigione, notando a malapena la ruvidità della lana a buon mercato mentre si godeva il calore che essa forniva.

    "Tasche?".

    L'altro Auror, ovviamente il più giovane dei due, frugò tra le vesti abbandonate di Severus "Cinque galeoni e qualche moneta, qualche soldo Babbano, sigarette, un pezzo di pergamena con sopra scritto un indirizzo e la sua bacchetta. Devo romperla?".

    Severus fece una smorfia.

    "No" rispose il vecchio Auror con tono secco "Non fino a dopo il processo. Questo pezzo di feccia sarà condannato, senza dubbio, ma non rompiamo mai le bacchette senza un verdetto ufficiale di colpevolezza".

    "Quando avverrà?".

    "Tra un mese. Forse due. Al momento, il Ministero è estremamente pieno. Comunque, facciamola finita, così possiamo tornare a casa".




    Non c'era molto da vedere... almeno, non all'inizio. Fu solo quando Severus venne portato fuori in un acquazzone di pioggia gelata che si rese conto di non essere stato nella prigione. Dietro di lui si trovava un edificio tozzo che doveva essere stato messo da parte per accogliere i prigionieri. Era davanti a lui che si profilava un'enorme massa nera, sinistra e perentoria, che cancellava la luce fioca di una falce di luna.

    Oh, Merlino... avrebbe dovuto combatterli, avrebbe dovuto nascondersi o costringerli ad ucciderlo sul posto. Qualcosa, qualsiasi cosa per sfuggire alle gelide dita del panico che gli artigliavano la gola mentre lo trascinavano più vicino, un passo avanti e poi un altro, nella direzione dell'unico posto al mondo che gli avesse mai fatto venire voglia di urlare di orrore alla sola vista.

    Ciò nonostante, mantenne il volto impassibile mentre veniva guidato attraverso un passaggio fatiscente, rimanendo stoico mentre la porta veniva aperta e veniva introdotto all'interno. Non era sopravvissuto alla guerra rannicchiandosi come un bambino e non aveva intenzione di farlo ora.

    Non reagì ai rumori che emergevano dal profondo delle viscere della fortezza, singhiozzi e urla penetranti che rimbalzavano sulle spesse mura di pietra. Il posto puzzava di rifiuti umani, di muffa, morte e profonda disperazione e, per un attimo, desiderò la libertà di movimento per cadere in ginocchio e implorare di essere portato via. Ma era un uomo che aveva servito il Signore Oscuro, un uomo che aveva testimoniato ad innumerevoli orrori che trasformavano le pietose urla in una cadenza che era stranamente familiare alle sue orecchie.

    Sì, poteva gestirlo... avrebbe trovato il modo di digerire qualsiasi cosa avrebbe trovato all'interno di quella abominevole prigione, proprio come aveva fatto con ogni altra atrocità che gli aveva fatto desiderare di fuggire terrorizzato o vomitare in disgusto.

    Non mostrare debolezza. La debolezza era uguale alla morte.

    "Da questa parte, signor Snape" ordinò il giovane Auror mentre il suo compagno mormorava una serie di incantesimi che avevano ovviamente lo scopo di abbassare le misure di sicurezza.

    E poi fu portato in un'altra stanza, identica all'ultima. Tenne gli occhi fissi sul muro, cercando di non sussultare mentre il freddo si diffondeva sul suo corpo, segnando l'approccio di quello che poteva essere solo un Dissennatore, forse due o tre di loro.

    "Expecto...".

    "No!" il vecchio Auror comandò duramente "Metti via la tua bacchetta, amico, per l'amor di Merlino. Abbiamo portato il prigioniero abbastanza lontano. Andiamo... andiamocene da qui".

    E così sparirono e, non più di qualche secondo dopo, un trio di spettri vestiti di nero entrò nella stanza. Si radunarono attorno a Severus, spingendolo in avanti con un tocco più leggero. Camminava ubbidientemente davanti a loro, perché altrimenti... beh, le conseguenze non sarebbero state piacevoli.

    Riuscì a creare uno scudo debole, abbastanza da formare un sipario attorno ai suoi rimpianti del passato, ma non sufficiente a proteggere le sue attuali preoccupazioni dall'atmosfera pervasiva di disperazione che invadeva i suoi sensi mentre passavano di cella in cella piene di occupanti che erano così sporchi, emaciati, che a malapena somigliavano ad esseri umani. Distolse gli occhi alla vista di un corpo senza vita, cercando di non chiedersi quanto tempo ci sarebbe voluto prima che fosse notato e smaltito correttamente.

    'Non c'è niente che Silente possa fare per me adesso' pensò tra sé mentre veniva accompagnato in una piccola cella. Anche se avesse potuto, perché avrebbe dovuto preoccuparsene? 'Ha tutto il mondo dei maghi a portata di mano e io sono solo un Mangiamorte senza valore che è completamente inutile ora che ha ottenuto ciò che voleva da me. Il suo piano per farmi proteggere Potter probabilmente non era altro che uno scherzo crudele. Stupido Severus... fargli credere che qualcuno avrebbe potuto davvero avere qualche utilità per lui. Dargli un po' di speranza per poi togliergliela via come punizione finale'.

    La cella conteneva un letto stretto, coperto da una coperta sporca e mangiata dalle tarme, un vecchio vaso arrugginito accanto a una griglia nel pavimento che era ovviamente destinata allo smaltimento dei rifiuti corporei e un piccolo lavandino attaccato alla parete di fondo, porcellana scheggiata e macchiata con l'età. Non c'erano finestre.

    Severus si lasciò cadere pesantemente sul letto, mormorando una maledizione mentre il suo coccige si scontrava con la superficie dura. Un altro livido... ormai aveva perso il conto.

    "Severus! Severus, sei tu?".

    Sollevò la testa sorpreso, poi si alzò e si diresse verso le sbarre. Dall'altra parte del corridoio c'era un'altra serie di sbarre di ferro, tra le quali sbirciò una faccia familiare... una che sperava ardentemente di non vedere mai più.

    "Bellatrix" disse con un lieve cenno del capo.

    "Mi chiedevo se ti avremmo mai visto qui! Stavo iniziando a pensare che avessi stretto accordi come alcuni degli altri..." si interruppe, le sue labbra si arricciarono in un brutto sogghigno "Vigliacchi, tutti quanti. Non vedo l'ora che ritorni il Signore Oscuro. Gli sarà chiaro chi è stato leale e chi no".

    "Infatti".

    "Quando sarà il tuo processo?".

    Severus mantenne il viso impassibile "Apparentemente tra un mese. Forse due".

    Una vita intera.

    "Ho già avuto il mio" lo informò Bellatrix con orgoglio "Colpevole, naturalmente".

    "Ovviamente".

    Cagna pazza.

    "Oh, non sembrare così imbronciato, Severus. Sono sicura che sarà lo stesso anche per te. E non è meraviglioso? Quando il Signore Oscuro vedrà quanto abbiamo sacrificato per lui...".

    Ma non la stava più ascoltando. Forme scure stavano tornando indietro nel corridoio. Lottò per uno scudo più forte mentre un'immagine del corpo senza vita di Lily si stagliava dietro i suoi occhi. Così giovane, così bella... che spreco. Ed era stata tutta colpa sua. Tutta colpa sua.

    "Il pranzo" Bellatrix sussurrò mentre si ritirava un po' più in là nella sua cella "Ci danno da mangiare a ore strane, qui. Il cibo è ripugnante, ma dobbiamo comunque mangiarlo. È importante mantenere la nostra forza. Avrà un grande bisogno di noi quando tornerà, ne sono sicura".

    All'inizio, Severus pensò che i Dissennatori avrebbero portato il cibo, anche se era incongruo immaginare che dei demoni che succhiavano via l'anima potessero fare una cosa così umana come consegnare dei piatti di cibo ai prigionieri. Scoprì che aveva ragione: quando sentì il graffio di un utensile contro una sorta di piatto metallico proveniente dalla cella di Bellatrix, si voltò per scoprire una ciotola di porridge e un pezzo di quello che sembrava essere un pane estremamente stantio.

    Elfi domestici? Quella era l'unica spiegazione logica, anche se non aveva mai visto quelle creature preparare un qualsiasi piatto che fosse meno che eccellente. Immerse il suo cucchiaio nella miscela acquosa e pensò malinconicamente a Hogwarts, sognando un cordiale piatto di arrosto di manzo caldo, abbinato a patate novelle bollite in una succulenta miscela di burro ed erbe fresche.

    Severus aveva fame, una sensazione inaspettata che non scomparve nemmeno quando si ritrovò a raschiare uno strato di muffa da un angolo del pane prima di metterlo in bocca. Ma, di nuovo, forse non era così sorprendente. Non mangiava dalla sera prima, troppo intento a confrontarsi con Petunia per preoccuparsi di sciocchezze come il cibo. Si pentì profondamente della svista, ora... avrebbe ucciso per fermarsi a mangiare un panino o qualcosa del genere.

    Mentre si portava il cucchiaio alle labbra, facendo una smorfia per il sapore insipido dell'avena troppo cotta, non poté fare a meno di chiedersi quanto tempo sarebbe passato prima di apparire come quelle figure sporche e scheletriche che aveva visto distese sui loro letti, o rannicchiate sui pavimenti delle loro cupe celle. Non molto, sicuramente... si passò una mano sulle costole già prominenti, le sue labbra si piegarono in un ghigno senza divertimento mentre si costringeva a soffocare un altro boccone di porridge.

    La vera domanda, quella che non voleva ancora considerare troppo profondamente, era perché stesse facendo quello sforzo. Perché prolungare l'inevitabile, benedetto sollievo della morte, che doveva sicuramente essere l'unico modo per sperare di sfuggire da quel posto? Perché consentire anche il più piccolo sfarfallio di speranza - un benefattore sconosciuto, un perdono imprevisto… - quando chiaramente non c'era alcuna possibilità per nessuno dei due?

    Solo pochi minuti dopo, un vento gelido fischiò attraverso la prigione, spegnendo tutte le torce che in precedenza avevano gettato almeno una piccola quantità di luce nella sua cella. Oscurità totale, più profonda e più sinistra di qualsiasi cosa Severus avesse mai sperimentato in vita sua. Per la prima volta, riuscì a capire perché Lily aveva avuto paura del buio.

    "Si dorme!" Bellatrix cinguettò allegramente dall'altra parte del corridoio. La ignorò, mettendo da parte i suoi piatti e facendo scivolare la sottile coperta su di sé, nonostante non avesse sonno. Era esausto, sì, prosciugato fino in fondo, ma non in un modo che gli potesse far credere che sarebbe stato effettivamente in grado di trovare riposo in quel posto infernale. E così aspettò che la notte passasse, rannicchiato su se stesso, rabbrividendo violentemente mentre ascoltava le grida angosciate che indicavano quelle che dovevano essere dozzine di incubi che si stavano verificando intorno a lui.

    Dopo un po', l'Occlumanzia arrivò più facilmente. Potenti scudi sorsero per ridurre il terrore persistente e la disperazione straziante del cuore in una sorta di triste sofferenza che in realtà non era molto peggio di qualsiasi altra cosa avesse provato da quando Lily era morta. E quando la mattina arrivò con una luce malaticcia che in qualche modo rese la prigione ancora più triste di quanto non fosse in circostanze normali, passò il dito su uno spesso strato di sporcizia sul pavimento, quindi fece il primo segno sul muro accanto il suo letto.




    C'erano già tre segni quando i Dissennatori vennero per lui. Ovviamente non parlarono, ma il loro significato era chiaro quando entrarono nella cella e lo circondarono, spingendolo in corridoio.

    "Buona fortuna, Severus!" Bellatrix lo chiamò "Spero di rivederti qui presto!".

    Tenne gli occhi a terra mentre si facevano strada attraverso diversi passaggi e scendevano una rampa di scale, emergendo nella stanza in cui era entrato per la prima volta. Non riuscì a gestire nemmeno il più piccolo sfarfallio di speranza in risposta all'improvviso cambiamento, solo una sensazione di sorda rassegnazione quando si trovò faccia a faccia con la stessa coppia di Auror che l'aveva portato in quel posto. Una breve tregua, forse, un ultimo assaggio di aria fresca mentre viaggiava verso e da quella che probabilmente sarebbe stato il suo imminente inferno... niente di più. Non era nulla di cui entusiasmarsi.

    Ma si sentì leggermente più leggero quando uscirono dalla prigione e tornarono nella stanza dell'Apparizione. Privo della presenza dei Dissennatori, Severus si sentì di nuovo se stesso... e per quanto folle potesse essere, la speranza era ancora sepolta da qualche parte nel profondo del suo cuore. Giaceva malconcia, ferita dalle troppe perdite e dalla ben poca gentilezza ricevuta, ma continuava a vivere, sussurrando che forse, forse, la vita gli aveva dato una possibilità in più dopo tutto.

    Quella speranza si rafforzò quando le sue vesti furono restituite e gli fu permesso di vestirsi, poi si solidificò in qualcosa di brillante e reale quando gli fu messa in mano la sua bacchetta.

    “È stato scagionato da tutte le accuse, professor Snape" mormorò il vecchio Auror, sembrando scettico "Per favore, ci permetta di riportarla a Hogwarts".

    "Non c'è bisogno" Severus disse rigidamente, poi sogghignò ad entrambi mentre si allontanava.

    Stronzi.




    E poi ritornò al cancello come se non fosse mai successo nulla. Gli avevano restituito tutti i suoi averi, persino le sigarette, una delle quali si avventava avidamente tra le labbra, accendendo la punta con una parola sussurrata. Chiudendo gli occhi, espirò profondamente. Merlino, quanto era bello... quasi quanto la magia che scorreva nelle sue vene, veloce e forte. Per la prima volta da quando riusciva a ricordare, lanciò un incantesimo che non era destinato a uno scopo utile. Un movimento vorticoso della sua bacchetta e il mucchio di foglie cadute si sollevarono per danzare in uno schema intricato prima di tornare a terra.

    Lily aveva sempre adorato quel trucco.

    "Preside" disse rispettosamente, entrando nell'ufficio di Silente pochi minuti dopo "Non so cosa abbia fatto, ma... grazie".

    Severus non si era reso conto di quanto apprezzasse la sua libertà fino a quando non gli era stata portata via. Non voleva molto ora, solo la possibilità di onorare la promessa che aveva fatto per proteggere il piccolo Potter. L'unico percorso verso la redenzione, l'unico sacrificio che poteva fare per conto di Lily, che avrebbe contato qualsiasi cosa dopo tutti i torti che aveva fatto. Forse era troppo tardi per sperare in qualcos'altro, ma almeno in questo non intendeva fallire.

    "Non c'è bisogno di ringraziarmi. Non avrebbe dovuto succedere, soprattutto qui. Avevo già detto che dovevo essere consultato prima che venisse fatto qualsiasi tentativo di arrestarti, ma sai come può essere il Ministero...".

    "Non riescono a trovare i loro culi con entrambe le mani e una mappa dettagliata..." Severus commentò.

    Silente emise una risatina, rapidamente mascherata da una forte tosse "Vuoi del tè, Severus?".

    "Sì" rispose immediatamente, sorprendendosi. In tutti i suoi anni a Hogwarts, sia come studente che come professore, non aveva mai detto di sì a Silente per nessuna delle sue inevitabili offerte di ristoro. Ma di nuovo, quella era la prima volta che arrivava direttamente da Azkaban, esistendo per tre giorni con cibo abissale e acqua tiepida e leggermente salmastra. Diavolo sì, voleva del maledetto tè.

    "Crema?".

    "No, solo due zollette".

    Alla fine rimase per tre tazze e più biscotti di quanto potesse contare, fermandosi solo quando notò il vecchio che lo guardava con quel fastidioso scintillio negli occhi. Muovendosi a disagio, incrociò le mani in grembo e distolse lo sguardo.

    "Per favore, Severus, prendine ancora se lo desideri".

    "Sto bene".

    "Molto bene. Ti senti pronto a riprendere le lezioni domani mattina? Se hai bisogno di un altro giorno o due per riprenderti...".

    "No, mi sento bene".

    Silente lo scrutò attentamente, poi sospirò "In tal caso, non ho altra scelta che prenderti in parola. Ho seguito io le tue lezioni negli ultimi giorni. Programma standard. Non dovresti avere problemi a riprendere da dove ho interrotto".

    Con un cenno di riconoscimento, Severus si alzò e si voltò per andarsene.

    Di nuovo nei suoi alloggi, si accigliò al suo riflesso, quindi andò immediatamente in bagno a riempire una vasca di acqua calda. Spogliandosi delle sue vesti, le gettò nel camino e le fece ardere con un rapido incantesimo - non necessario, ma in qualche modo simbolico. Aveva immerso solo un dito nell'acqua della vasca, tuttavia, quando provò una fastidiosa sensazione di prurito che ricordava fin troppo bene dall'infanzia.

    "Dannazione" disse, grato di poter passare direttamente dal suo laboratorio privato, al riparo da occhi indiscreti. Creare pozioni mentre era completamente nudo non era l'idea più saggia, ma la pozione di cui aveva bisogno, quella che distruggeva i pidocchi, era abbastanza semplice da preparare.

    Fottuto Azkaban... i suoi capelli ora erano perfettamente puliti, ogni centimetro di pelle raschiata fino al punto di arrossarsi prima che fosse finalmente soddisfatto. Mai più, giurò a se stesso mentre indossava un paio di pantaloni larghi per dormire. Mai più.

    Il mattino seguente, fortificato da una ricca colazione e dal miglior sonno che avesse avuto da settimane, Severus si precipitò nella sua classe, assaporando privatamente il momento in cui i sorrisi allegri dei Grifondoro del secondo anno si dissolsero in espressioni di delusione e trepidazione. Chiaramente, si aspettavano almeno un altro giorno sotto l'indulgente tutela di Silente.

    Il suo buon umore durò fino all'esplosione del primo calderone, cosa che avrebbe dovuto essere impossibile poiché la pozione che aveva assegnato non aveva nemmeno bisogno di calore.

    "Venti punti da Grifondoro!" scattò verso il ragazzo terrorizzato.

    Oh sì... sarebbero stati dieci lunghi anni.


    Continua...
     
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    Capitolo 8 - Volti familiari



    Recluso nell'armadio, Harry era steso sul letto stretto con il naso sepolto nel suo libro preferito, ‘Il gatto... e il cappello matto’. Ridacchiò tra sé mentre sfogliava le pagine, riempiendo Lily di calore mentre lo guardava da sotto il cassettone.

    Aveva circa una dozzina di libri, nessuno dei quali era stato regalato. Erano stati scaricati a lui non appena Dudley aveva deciso che guardare la televisione fosse molto più divertente che leggere. Petunia aveva ceduto, come sempre, spingendo i libri nell'armadio dove presto erano stati dimenticati.

    Beh, dimenticati da tutti tranne da Harry, che li trattava come un tesoro inestimabile.

    Erano trascorsi cinque anni da quella notte a Godric's Hollow, sebbene poco fosse cambiato a parte Harry stesso. Adesso aveva sei anni, più piccolo per la sua età, con capelli scuri e disordinati e un dolce sorriso. Era incredibile che avesse ancora la capacità di sorridere, eppure lo faceva, godendosi le cose più semplici. Nel frattempo, Dudley andava in giro con un'espressione aspra sul viso, senza mai esaurire i motivi per lamentarsi. Quando Lily lo guardava obiettivamente, poteva quasi dire che Harry avesse ottenuto la parte migliore di quell'accordo.

    … Quasi.

    In effetti, era meraviglioso che potesse trovare gioia ovunque guardasse: una farfalla che si posava sulla finestra o le buffonate di uno scoiattolo che giocava nel cortile. Ma ciò non cambiava il fatto che meritasse molto di più. Lily non avrebbe voluto vederlo trattato come Dudley, viziato e coccolato, ma una parola gentile, un regalo ogni tanto, magari una torta per il suo compleanno... perché persino le piccole cose erano troppo difficili da gestire per Petunia?

    Se non altro, almeno non era così dura quando non c'era suo marito. Lily aveva imparato a temere il rumore della macchina che entrava nel vialetto, seguito da passi pesanti che risalivano verso la porta. Quando Vernon varcava la soglia, si apriva un vaso di Pandora, pieno di insulti maleducati e punizioni ingiuste. Petunia ignorava Harry per la maggior parte del tempo quando era sola, ma Vernon lo rendeva un bersaglio costante, incoraggiando tutti gli altri a fare lo stesso.

    L'unica volta in cui Petunia era intervenuta, era stato quando Vernon aveva minacciato Harry di punizione fisica. Riusciva a fermarlo con un solo argomento: cosa avrebbero pensato le persone se avessero visto dei lividi su di lui? Lily non sapeva se quella fosse la vera motivazione dietro le sue obiezioni. Avrebbe potuto essere altrettanto facilmente l'avvertimento di Severus, o forse le era rimasto ancora un po' di decenza in testa. Indipendentemente dal motivo, Lily gliene fu grata.

    Sfortunatamente, Petunia non faceva nulla per proteggere Harry da suo cugino. Né lo proteggeva dalla ripugnante sorella di Vernon, Marjorie, che aveva avuto l'audacia di batterlo sugli stinchi con il suo bastone da passeggio. Lily non aveva mai voluto uccidere qualcuno come quando aveva visto suo figlio raggomitolato nel suo letto, strofinando i lividi sulle sue piccole gambe magre mentre lottava per non piangere. Adesso poteva fare ben poco, ma se mai ne avesse avuto la possibilità...

    "Cena!" Petunia urlò, facendo sussultare Lily dai suoi pensieri.

    Lily seguì Harry attraverso i battiscopa, come faceva sempre quando non era chiuso sotto le scale. A volte si chiedeva se lo facesse solo per torturarsi. Non poteva interrompere il duro trattamento che riceveva. Ma non aveva nemmeno ragione di lasciarlo solo con i Dursley, quindi gli andava sempre dietro, offrendo il suo supporto silenzioso anche se non avrebbe mai saputo che era lì.

    Vernon era di buon umore quella sera, lodando l'arrosto di sua moglie prima di rivolgersi a suo figlio per chiedere come andava a scuola. Ignorò del tutto Harry, dando al bambino una rara opportunità di mangiare in pace.

    "Marge mi ha telefonato al lavoro oggi" annunciò dopo pochi minuti "È interessata a fare dei progetti per l'estate".

    "Meraviglioso" Petunia rispose piacevolmente "Quando intende farci visita?".

    "Non verrà. Ha chiamato per chiederci se volessimo andare in vacanza con lei. Solo la famiglia, ovviamente. Andrà al mare alla fine di giugno".

    "Sembra fantastico! Ma... beh, e lui?".

    Lily non aveva bisogno di vedere Petunia per immaginare il dito ossuto puntato in direzione di Harry.

    Vernon sbuffò "Perché non lasciarlo solo con la signora Figg? Si offre di prendersi cura di lui da anni".

    "È un po' strana. Sei sicuro che...?".

    "Petunia, non facciamo una vera vacanza da sette anni. Il povero Dudley non ha mai vito l'oceano e tutto perché trascorriamo ogni estate a prenderci cura del marmocchio di tua sorella. Inoltre, a chi importa se è strana? Lo è anche lui!".

    "Voglio andare!" Dudley piagnucolò, battendo un cucchiaio sul tavolo "Harry rovina tutto il mio divertimento!".

    "Forza, forza, tesoro" Petunia disse con voce rassicurante "Non gli lasceremo rovinare la tua vacanza" poi si rivolse a Vernon "Non stavo suggerendo che non dovremmo andare, stavo solo facendo un'osservazione. Devo chiamare Marge per confermare i nostri piani?".

    Vernon grugnì in segno di approvazione.




    Due mesi dopo, Lily era nascosta sul fondo dello zaino di Harry mentre si dirigeva verso la casa della signora Figg. Si fermò, bussò timidamente e poi la porta si aprì cigolando, seguita da una voce sottile e riecheggiante che gli disse di entrare.

    "Sali le scale, Harry. Seconda porta alla tua destra. Sistemati e poi ti darò qualcosa da mangiare. Sembra che tu ne abbia proprio di bisogno".

    Lily notò un odore particolare, rabbrividendo mentre lo riconosceva per quello che era. Gatti. Molti gatti. Dannazione. Andare lì era stato un grosso errore, ma che scelta aveva? Rimanere da Petunia mentre Harry veniva lasciato solo con una sconosciuta per due settimane? Non era stata una possibilità.

    Harry salì le scale, entrando in quella che doveva essere stata la stanza degli ospiti e posando lo zaino sul letto. Seguirono rumori deboli, poi la porta si aprì e si richiuse con un leggero clic. Dopo alcuni minuti di silenzio, Lily strisciò tra le magliette e i rotoli di calze, facendo capolino da una fessura nella parte superiore dello zaino.

    Trovando la stanza vuota, si avventurò fuori per esplorare il perimetro... uno stretto letto coperto da una trapunta, mobili economici. Il pavimento era ricoperto di tappeti che avevano visto giorni migliori e le pareti erano tappezzate di fotografie di gatti, da piccoli gattini a creature così grandi che dovevano essere una specie di ibrido. Sopra l'armadio e il comodino c'erano delle foto, animali e persone che la guardavano da cornici appannate.

    Ne individuò una in particolare e si avvicinò, spalancando gli occhi incredula.

    Arabella?

    Non aveva senso... eppure aveva così tanto senso che era stupita che non ci avesse mai pensato prima. Nonostante fosse una Magonò, Arabella era stata uno dei membri più fedeli dell'Ordine. Era stata inutile come combattente, ma Silente si era affidato a lei per occuparsi di molti dei compiti più banali. Scartoffie, acquisti, preparazione dei pasti, ricerche...

    Occuparsi di un bambino, magari?

    Sì, naturalmente. Era l'unica spiegazione logica e riempì Lily di sollievo. Silente stava ancora badando ad Harry, anche se da lontano, assicurandosi che ci fossero persone nelle vicinanze di cui ci si potesse fidare. Certo, finora non aveva fatto molta differenza, ma non era colpa di Arabella che neanche i Dursley avessero rifiutato i suoi precedenti inviti.

    Distratta dalla sua realizzazione, Lily non si accorse del grande Maine Coon che aveva spalancato la porta e si era infilato nella stanza. Testa bassa, orecchie appiattite, la fissava con intento mortale, emettendo finalmente un ringhio basso che la avvisò del pericolo. Squittì per l'orrore, riuscendo a malapena a rimettersi nel borsone di Harry, dove si nascose sotto un groviglio di vestiti.

    "Tufty?" chiamò una voce dal piano di sotto "Tufty, vieni a conoscere il giovane Harry Potter! Gli ho mostrato molte foto di te!".

    Il gatto si rifiutò di muoversi, mantenendo la sua posizione silenziosa per quelle che sembrarono ore. La stanza divenne più buia quando il giorno si trasformò in notte e ancora quel dannato essere peloso rimase proprio dove era. E alla fine Lily sentì dei passi sulle scale, seguiti dalla voce scontrosa di Harry.

    "Vattene da qui. Ho visto abbastanza gatti per farmeli bastare una vita" Harry fece una pausa, emettendo un forte sospiro "Non vuoi andartene? Va bene, allora, ma almeno scendi dal letto. Voglio andare a dormire" un'altra lunga pausa e poi disse "Dai, scendi. Shoo!".

    La stanza rimase in silenzio per un momento, poi lo sentì muoversi il letto, seguito da un grido di indignazione mentre il gatto veniva scaricato senza tante cerimonie sul pavimento. Aveva voglia di urlare di felicità... almeno fino a quando non si rese conto di quello che stava per accadere.

    'Oh no, Harry, non...

    Troppo tardi. Infilò la mano nella borsa, tirando fuori vari capi in cerca del suo pigiama. Lily cercò di scavare più a fondo, ma senza preavviso, si ritrovò fuori, aggrappandosi a un maglione mentre Harry lo lasciava cadere sul pavimento.

    E poi il gatto fu su di lei, intrappolando la coda sotto un'enorme zampa, guardandola con un bagliore malevolo nei suoi enormi occhi gialli. Completamente ignaro, Harry indossò un paio di pantaloni della tuta sfilacciati mentre lei fissava in volto una morte certa... di nuovo.

    Rifiutando di abbandonarsi al suo destino, Lily guardò direttamente negli occhi della creatura in un inutile tentativo di intimidazione. Per diversi lunghi momenti, nessuno dei due si mosse... e poi successe. Si formò una connessione, primordiale come la terra stessa, mentre invadeva la mente di Tufty. Poteva sentirlo come un oggetto tangibile, una tasca vuota proprio accanto al luogo in cui risiedeva lo spirito dell'animale e un brivido la attraversò. Lo riconobbe per quello che era, stranamente simile allo spazio che aveva occupato negli ultimi cinque anni.

    Sembrava la cosa più logica del mondo quando volle raggiungere quel posto. Si trascinò in un'ondata familiare di oscurità e poi si fermò con una scossa, aprendo gli occhi su una nuova esistenza.

    Fissando la sua forma precedente, provò dispiacere per il topolino che tremava di paura ora che non aveva più il suo coraggio insensato. Ignorando il travolgente istinto di divorarlo per intero, sollevò la zampa dalla coda, guardando con stupore mentre scappò via.

    Era affascinata da quella nuova versione di se stessa: elegante e potente, una creatura di bellezza e grazia. Allungandosi lussuosamente, aprì la bocca per sbadigliare, poi espresse la sua approvazione con un forte miagolio. Ancora lontano dall'essere umano, ma infinitamente migliore di un roditore. Sorridendo internamente, miagolò di nuovo.

    "Stai zitto, ok"? Harry lanciò un cuscino nella sua direzione, colpendola in testa. Voleva ridere deliziata... sapeva che lei era lì... in realtà le stava parlando! Certo, non aveva idea di chi fosse, ma che importanza aveva? Per la prima volta da quando Voldemort l'aveva maledetta, non doveva nascondersi.

    Senza pensarci, saltò sul letto. Oh mio Dio, adesso era così forte, capace di saltare senza sforzo e atterrare con un equilibrio perfetto. Non le dispiacque nemmeno quando Harry la respinse di nuovo, felice di avere un'altra scusa per fare uno di quei potenti balzi.

    Fece quattro o cinque tentativi prima che lui finalmente cedesse, cadendo con un sospiro esasperato mentre si rannicchiava accanto a lui e cominciava a fare le fusa. All'inizio non era nemmeno a conoscenza del suono che stava producendo. Il suo calore, il suono del suo respiro affannoso glielo tirò fuori, una reazione istintiva che sarebbe emersa come un mormorio di appagamento in forma umana.

    Dopo un momento, la sua mano scivolò sopra la sua testa, le dita che la grattarono delicatamente dietro le orecchie "Maledizione" mormorò con voce stordita, poi chiuse gli occhi e si addormentò.




    "Ah! Eccola!" Arabella annunciò mentre Lily seguiva Harry in cucina "Dove sei stata tutta la notte, dolcezza? Oh mamma, dovrai avere fame! Anche tu, Harry. Vieni qui e preparati un piatto".

    Il piatto di pesce dall'odore forte avrebbe dovuto essere disgustoso. Lily non mangiava altro che prodotti da forno da anni, era disgustata dall'odore dei prodotti di origine animale. Ma quello non era altro che un lontano ricordo mentre divorava il piatto di tonno, assaporando ogni boccone come se non avesse mangiato da settimane.

    Successivamente, si adagiò sul davanzale della finestra, sonnecchiando al caldo sole mentre ascoltava Arabella descrivere il lignaggio, la personalità e i tratti fondamentali di quelle che dovevano essere state dozzine di felini. Quella divenne la routine delle successive due settimane: colazione, gatti, pranzo, altri gatti, cena, seguiti da una lunga chiacchierata sui gatti, finché Arabella alla fine non aveva pietà di Harry e lo mandava a letto.

    Almeno non era cattiva con lui, anche se il suo continuo parlava lo annoiava fino alle lacrime. Lo nutriva bene, lo curava e lavava i suoi vestiti senza lamentarsi. Lily la sorprese persino a fissarlo a volte, con il viso morbido e gentile, un tocco di tristezza nei suoi occhi. Certo, era terribile nel farlo divertire, ma era ovviamente una questione di ignoranza, non per alcun desiderio di vederlo infelice.

    La vita di Lily fu positivamente idilliaca nel corso di quelle due settimane. Cominciò a desiderare la monotonia tanto quanto Harry iniziava ad odiarla, contenta di passare il suo tempo a mangiare, dormire e prendersi cura di sè a intervalli regolari. All'inizio si era preoccupata degli altri gatti, ma erano pigri quanto lei, felici di ignorarla fintanto che lei gli concedesse la stessa cortesia.

    Tutto andò bene fino al giorno in cui Vernon Dursley apparve sulla soglia di Arabella, informandola che era venuto per portare il ragazzo a casa. Troppo tardi, Lily riconobbe il suo dilemma, avvolta da una scarica di panico.

    Cercare di seguire le loro orme era inutile, ma ci provò comunque, urlando di frustrazione impotente mentre veniva raccolta e riportata dentro.

    "Ti sei affezionata al piccolo Harry, vero, Tufty?" Arabella disse mentre chiudeva la porta e fece scivolare la catena in posizione "Non preoccuparti... sono sicura che prima o poi tornerà a trovarci".


    Continua...
     
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    Capitolo 9 - Stregoneria e magia



    Lily non era mai stata separata da Harry per più di qualche ora, né aveva dormito per una sola notte senza sapere che lui fosse nelle immediate vicinanze.

    Prima di Voldemort, aveva preso l'abitudine di alzarsi nelle prime ore del mattino per controllare il suo bambino, indugiando accanto alla sua culla per accarezzare la sua guancia vellutata o ascoltare il suo respiro dolce. E negli anni successivi, le sue dimensioni ridotte le avevano permesso di stargli vicino in ogni momento.

    Ora non aveva idea di cosa fare con se stessa, sapeva solo che doveva tornare da lui il prima possibile. Aveva tentato di scappare più volte, superando la signora Figg ogni volta che la porta si apriva, tentando persino di infilarsi attraverso un buco nella finestra. Ma questo l’aveva portata solo ad essere rinchiusa in una delle camere da letto al piano superiore, dove esprimeva le sue frustrazioni attraverso fastidiosi miagolii e artigli contro i mobili.

    Aveva messo fine al suo cattivo comportamento quando Arabella l'aveva minacciata di darla via. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era una separazione ancora maggiore da Harry.

    Dopo ciò, trascorreva la maggior parte del tempo a guardare fuori dalla finestra, preoccupata per suo figlio o per cose che non le sarebbero mai passate per la mente quando era stata umana. Gli impulsi animaleschi la tormentavano costantemente, tentandola di inseguire le ombre sul muro o ogni movimento delle minuscole creature che sentiva muoversi nel fogliame in giardino.

    La vita da topo era stata più facile in molti modi. Era stata abbastanza piccola da andare ovunque le piacesse, completamente autosufficiente quando si trattava di necessità come cibo e acqua. Ora doveva dipendere da un essere umano per i suoi bisogni primari: l'alimentazione, il cambio delle vaschette per i bisogni, persino l'apertura delle porte. Desiderava poter apprezzare Arabella per queste cose, ma era troppo frustrata per curarsene.

    Una mattina si trovava appollaiata nel suo solito posto, sonnecchiando sotto un raggio di luce brillante. Le sue orecchie si sollevavano al rumore più lieve, gli occhi spalancati per guardare il pettirosso che era appena atterrato sul davanzale della finestra. Imperturbata dalla sua presenza, l’uccellino gonfiava il suo soffice petto rosso, inclinando la testa per fissarla con occhi sporgenti. Studiò attentamente la creatura, sentendo un'ondata di speranza mentre trovava quello che stava cercando. Sì, quella piccola cavità era di nuovo lì. Avrebbe potuto fare un altro passaggio? Avrebbe funzionato anche con gli uccelli?

    Prendendo un respiro profondo, mantenne il contatto visivo, facendo un passo avanti.

    E proprio così, fu libera.




    Ora fiduciosa, Lily era determinata a sfruttare al massimo la sua abilità appena scoperta. Sfortunatamente, c'era poco che potesse fare per quanto riguardava i Dursley, oltre a sottoporli al maggior numero di inconvenienti possibili. Ma a modo suo, avrebbe fatto il possibile per rendere più sopportabile l'infanzia di Harry.

    Quando tornò, prese la forma di un piccolo ragno marrone. Si rivelò a Harry con molta trepidazione, incerta sul fatto che l'avrebbe schiacciata o sarebbe indietreggiato per l'orrore. Ma lì, nel sottoscala solitarii, la guardò con un sorriso, salutandola come amica.

    Successivamente, fu facile cambiare forma. Quando i bambini avevano otto anni, Dudley convinse i suoi genitori a prendergli un cucciolo, dando a Lily la possibilità di divertirsi con suo figlio quando nessun altro gli prestava attenzione. E dopo che Dudley si addormentava di notte, sgattaiolava di sotto, rannicchiandosi accanto a Harry mentre mormorava assonnato nell'oscurità.

    Per quanto fosse prudente, però, divenne presto evidente che il cucciolo preferiva Harry. Anche quando lei non possedeva la piccola creatura, questa lo cercava, ignorando del tutto Dudley. Ciò portò alla peggiore collera che avesse mai visto, seguita da un annuncio affrettato sul giornale di un cucciolo che cercava casa.

    Tuttavia, c'erano altre cose che poteva fare. Possedere il bulldog di Marge era uno dei suoi preferiti - faceva in modo di essere amichevole con Harry, solo per il piacere di vedere la donna ribollire di frustrazione. E mentre non c'era molto che potesse fare per prevenire il costante bullismo di Dudley, riuscì a intervenire qualche volta: una vespa pungente, un piccione che defecava sulla testa del ragazzo, qualunque cosa servisse per dare a Harry il tempo di fuggire.

    Tutto sommato, le loro vite erano relativamente semplici... fino all'arrivo del primo gufo.




    Vernon era delirante.

    Ovviamente, odiava qualsiasi cosa avesse a che fare con la magia. Lily l'aveva sempre saputo. Ma non importava cosa pensasse, non c'era niente che potesse fare per fermare le lettere. Ormai qualsiasi persona sana di mente l'avrebbe capito, ma no... lui aveva portato la sua famiglia in quella misera baracca, bloccati nel mezzo del nulla su una piccola isola al largo. Anche Lily era riuscita a seguirli, trasformandosi in uno scarabeo nero lucido e aggrappandosi a uno dei lacci delle scarpe di Harry.

    Vernon non si era reso conto che stava solo ritardando l'inevitabile? Idiota. Gli altri avevano freddo, erano affamati, spaventati, ma a lui importava? No! E per di più aveva comprato una pistola... una pistola, per Dio! Che cosa aveva intenzione di fare: sparare a qualcuno per aver tentato di inviare una lettera a Harry?

    Apparentemente era così. Cullava l'arma come un bambino, ignorando Petunia quando lo implorava di posarla e venire a letto.

    I forti e persistenti colpi alla porta iniziarono proprio a mezzanotte, nel momento esatto in cui Harry compì undici anni. Lily non ebbe paura, anche se l'intera struttura tremò sotto quell'assalto. Poteva percepirla in qualche modo... la presenza di qualcuno sicuro e familiare dall'altro lato della porta.

    "Chi è là?" Vernon urlò "Vi avverto, sono armato!".

    Non turbato dalla minaccia, Hagrid irruppe nella baracca, facendo in modo che ciascuno dei Dursley si ritirasse inorridito mentre torreggiava su di loro. Nel frattempo, Harry non sembrò minimamente spaventato, ma solo curioso.

    "Eccoti qui, Harry! Quando ti ho visto, piccolo, eri solo un bambino. Assomigli molto a tuo padre, ma hai gli occhi di tua madre".

    Con ciò, la curiosità nell'espressione di Harry lasciò il posto all'eccitazione, che minacciò di trasformarsi in delusione quando Vernon ordinò a Hagrid di andarsene. Ma, ovviamente, il gigante non era venuto fino a lì per niente. Lily sapeva che era lì per fare ciò che le lettere non erano state in grado di realizzare: assicurarsi che Harry Potter andasse a Hogwarts quell'anno.

    "Ah, sta’ zitto, Dursley, vecchia prugna rinsecchita".

    Guardò con gioiosa anticipazione mentre Hagrid iniziava a sistemare le cose in ogni modo possibile. Accese un fuoco, riempiendo la baracca di calore allegro prima di dare ad Harry un abbondante pasto a base di tè e salsicce. Aveva persino portato a suo figlio una torta per il suo compleanno, che era stata la prima che avesse ricevuto da quando era bambino. Ma la parte migliore di tutte era stata quando Hagrid iniziò a parlare di Hogwarts.

    Nel corso degli anni, nulla aveva ferito Lily più della sua incapacità di comunicare con suo figlio. Quanto avrebbe voluto che lui sapesse la verità su di sè, quanto disperata era stata per dirgli tutto sul mondo magico. Qualcosa era morta dentro di lei pensando che non avrebbe mai potuto farglielo sapere.

    Ma no, la magica comunità non lo aveva dimenticato, non lo aveva lasciato per passare il resto della sua vita nell'ignoranza. Al contrario, erano pronti ad accoglierlo a braccia aperte. Avrebbe voluto piangere di sollievo.

    Il momento sembrò congelato nel tempo, le inutili proteste di Vernon furono nient'altro che un'eco lontana mentre Lily aspettava che Hagrid pronunciasse le parole magiche... aspettò che dicesse a Harry l'unica cosa che gli avrebbe cambiato la vita per sempre.

    E poi finalmente...

    "Harry, sei un mago".




    Il professor Snape si sedette al Tavolo, annuendo rigidamente in risposta al borbottio insano di Raptor. Un altro anno, un'altra deplorevole scusa per diventare un insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. Severus, pienamente qualificato e desideroso di insegnare la materia, era stato rinviato per il decimo anno consecutivo.

    Davvero, non sapeva perché si preoccupasse più di candidarsi per quella posizione. Ostinazione pura? In parte sì. Ma lo faceva anche per dimostrare qualcosa. Indipendentemente da quante volte Silente avesse respinto la sua domanda, entrambi sapevano che nessun mago era più adatto a quella posizione. Anno dopo anno, Severus riusciva a vederlo negli occhi del preside, sentiva quella fitta di rimpianto nella sua voce mentre diceva "Mi dispiace, Severus. Ho già dato la posizione a qualcun altro".

    Era un'altra ragione per cui continuava a provarci, desiderando quella piccola accettazione? Forse... sebbene la sua dignità non gli avrebbe mai permesso di ammettere qualcosa di così patetico, proprio come aveva smesso di sperare che le cose potessero essere diverse questa volta. Continuava semplicemente come aveva sempre fatto, compilando la sua domanda ogni estate. Un altro elenco di credenziali, più impressionante dell'ultimo, seguito da un altro rifiuto, più enfatico di quello precedente. Davvero, c'era uno strano tipo di conforto in quel rituale.

    Nel frattempo, aveva a disposizione un altro anno di Pozioni, pieno di innumerevoli calderoni sciolti e di un abuso grossolano di preziosi ingredienti. C'erano sempre alcuni studenti che mostravano talento nella materia, però. Ma la maggior parte di loro era troppo scervellata per cogliere i principi base o non gli importava abbastanza per provarci.

    Ovviamente, la Difesa contro le Arti Oscure sarebbe arrivata con le sue frustrazioni. Interagire con i bambini non era mai stato il suo punto di forza, indipendentemente dalla materia. Ma insegnare Difesa gli avrebbe dato un certo scopo, un'opportunità per addestrare i futuri combattenti per la prossima guerra. Sembrava molto più produttivo della sua attuale posizione, seduto a guardare un gruppo di adolescenti dal naso a patata che preparavano trattamenti per le bolle. Sì, alcune pozioni sarebbero state cruciali per lo sforzo bellico, ma la maggior parte di queste erano di livello M.A.G.O. Quasi tutto fino a quel momento sembrava una tremenda perdita di tempo.

    "... N-n-non credi?".

    "Mmm" grugnì a Raptor, lanciando a malapena un'occhiata a quel cretino idiota. I suoi occhi erano fissi sulla porta, restringendosi per la concentrazione mentre gli studenti del primo anno si trascinavano nell'atrio.

    Alcuni li riconobbe all'istante, dato che avevano una strana somiglianza con i loro genitori. Il figlio dei Malfoy era l'immagine sputata di suo padre e Crabbe e la prole di Goyle erano difficili da non notare. C'era il più giovane figlio dei Weasley, quasi identico ai suoi fratelli con i suoi capelli rosso vivo e l'espressione impudente. E in piedi accanto a lui...

    Severus si bloccò. Le sue viscere si contorsero, come se si fossero accartocciate in una palla solo per essere allungate di nuovo. Chiuse gli occhi, quasi convinto che si trattasse di un'allucinazione malata, ma quando li riaprì, eccolo lì... la replica perfetta di un giovane James Potter.

    Se il ragazzo avesse assomigliato a Lily, ereditando la sua dolcezza, la sua forza e il suo coraggio, Severus avrebbe potuto dimenticare l'uomo che lo aveva generato. Sarebbe stato lo stesso doloroso, vivere con l'ombra della donna che aveva perso, eppure benvenuto come costante promemoria per ciò per cui stava combattendo. Al diavolo, se il bambino avesse assomigliato a sua madre, Severus avrebbe persino potuto affezionarsi a lui, più o meno.

    Aveva trascorso anni sperando in un simile risultato, molto più di quanto avesse realizzato, sperando di trovare un suo piccolo pezzo che esisteva ancora in questo mondo. Era ancora possibile? Non in apparenza, forse, ma...

    Come se avesse avvertito quelle domande, Harry Potter scelse quel momento esatto per guardare Severus. In un gesto che ricordò stranamente suo padre, fece una smorfia, il viso che si contorceva di disgusto mentre distoglieva rapidamente lo sguardo. E poi Severus non si trovò più nel presente, ma perso nei ricordi, pensando a tutte le volte in cui era stato umiliato da quell'espressione.

    "Non preoccuparti, Ramoso. Non c'è modo che Lily Evans possa mai scopare qualcuno del genere".

    "Allora perché gli sta sempre attorno?".

    "Prova pena per lui, scommetto. A volte le ragazze sono così. Ma non abbastanza per farle togliere le mutande, puoi esserne sicuro. Il vecchio Mocciosus rimarrà probabilmente vergine per il resto della sua vita, a meno che non droghi qualche povera civettuola con una delle sue pozioni".

    "Non pensi che lo farebbe a Lily...?".

    "Non se eliminiamo le sue piccole palle avvizzite".


    Harry non pronunciò mai una parola. Non doveva. Severus poteva leggerlo chiaramente nella sua reazione. Era sprezzante nei confronti dell'uomo che era destinato a essere il suo protettore, forse l'avrebbe perfino rifiutato. Attraverso il figlio, il padre era tornato in vita, insieme a innumerevoli ricordi di un bullo che aveva guardato e agito in quel modo. E poi non c'era possibilità di trattenere il pregiudizio, nessuna possibilità che Severus gli avrebbe dato il beneficio del dubbio. Quello sguardo gli aveva detto tutto ciò che doveva sapere.

    E l'unica cosa che sapeva per certo era questa: odiava quel ragazzo.


    Continua...


    Edited by sweetest thing - 31/5/2020, 16:11
     
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    Capitolo 10 - Ritorno ad Hogwarts



    Ancora una volta, Lily si ritrovò separata da Harry.

    Trasformandosi in un ghiro che aveva trovato nascosto nella tasca di Hagrid, era partita verso Diagon Alley. Com'era stato elettrizzante essere di nuovo lì, a sentire l'eccitazione nella voce di suo figlio mentre acquistava i suoi materiali scolastici, seguiti dalla sua primissima bacchetta. Sfortunatamente, era stata così presa dall'esperienza che non si era accorta fino all'ultimo momento che stava per salire a bordo di un treno. Non verso Hogwarts, come aveva immaginato, ma di nuovo dai Dursley.

    Maledicendosi per la sua ingenuità, aveva tentato di scappare all'aperto, sperando di scivolare dentro uno dei pacchi di Harry senza essere vista. Ma Hagrid l'aveva individuata immediatamente, catturandola in un suo pugno enorme.

    "Dove vai così di fretta?" aveva detto con una risatina, mettendola in tasca "Tornerai a Hogwarts con me!".

    Non aveva avuto altra scelta che augurare a Harry un addio silenzioso, ricordando a se stessa che si sarebbe unito a lei in poche settimane.




    Una delle cose migliori di Hogwarts era l'abbondanza di creature che vivevano lì. Lily passò dalla vita da ghiro a trasformarsi in Thor, trascorrendo alcuni giorni da cagnolone prima di diventare irrequieta e trasferirsi in un piccolo scricciolo marrone. Da lì, si era avventurata nella Foresta Proibita, pronta a testare tutti i limiti delle sue capacità. Gli animali comuni non erano una sfida: cervi e conigli, uccelli e scoiattoli, persino i piccoli insetti che abitavano il rigoglioso sottobosco. Ma quando aveva cercato di appropriarsi di creature magiche - centauri, unicorni e simili - aveva iniziato a capire i suoi limiti. Come negli umani, quella piccola cavità semplicemente non esisteva in loro, non permettendole in alcun modo di trasferirsi nei loro corpi.

    Dopo alcuni giorni, aveva sentenziato che gli uccelli erano i suoi preferiti, elettrizzata dalla libertà che le dava il volo. Volava dal castello a Hogsmeade, attraverso il lago e poi di nuovo nella Foresta, esplorando i luoghi familiari della sua infanzia da un diverso punto di vista. L'esperienza era così affascinante, infatti, che non si era resa conto di quanto tempo fosse passato prima che l'Hogwarts Express entrasse nella stazione.

    Aiutata dagli occhi acuti di un falco, scorse immediatamente Harry, scendendo nelle sue vicinanze prima di passare a un piccolo ragno. Si aggrappò al bordo della sua toga mentre si avvicinava alla scuola, trascinandosi nella Sala Grande con gli altri nuovi studenti.

    Era eccitato come lo era stata lei allora? Lo ricordava ancora vividamente, come era riuscita a malapena a sopprimere il suo entusiasmo mentre Severus stava accanto a lei con un sorriso indulgente. Lui aveva mantenuto la sua compostezza molto meglio di lei, ma i suoi occhi avevano detto tutto, spalancandosi per lo stupore mentre fissava il tetto incantato sopra le loro teste.

    Ora non riusciva a vedere il soffitto, solo innumerevoli paia di piedi. Ma poteva sentire tutto, scoprendo presto che Harry aveva già fatto amicizia. Ron Weasley? Ah, doveva essere il figlio di Arthur e Molly, il che significava che probabilmente sarebbe stato smistato nei Grifondoro come i suoi genitori. Lo sperava, in ogni caso. Sarebbe stato un peccato se i ragazzi si fossero separati quando sembravano andare così d'accordo.

    Come la maggior parte degli studenti, Harry era ovviamente nervoso all'inizio della cerimonia di smistamento. Poteva sentirlo tremare, anche se si alzò senza esitazione quando fu chiamato il suo nome, dirigendosi verso la parte anteriore della sala mentre la folla si zittiva. Quel silenzio continuò, sembrando durare un'eternità. E poi finalmente...

    "GRIFONDORO!".

    Soddisfatta quando la stanza esplose in un grande applauso, Lily si accontentò di ignorare il resto del procedimento. Abbastanza presto, si addormentò, imperturbata dalle chiacchiere rumorose e dal tintinnio dei piatti intorno a lei. Si svegliò di nuovo quando Harry si rialzò in piedi, la rigidità cedette il posto a un'aspettativa senza fiato mentre si rendeva conto che stavano andando verso la Torre di Grifondoro.

    Fu assalita da innumerevoli ricordi mentre salivano le scale, diventando sempre più forti quando raggiunsero il ritratto della Signora Grassa. Quante volte era passata di lì, circondata da un gruppo di amici che chiacchieravano? James e Sirius, Remus e Peter, Frank e Alice e Marlene. Quanto erano stati giovani, ignari del fatto che i loro mondi sarebbero stati fatti a pezzi in pochi anni. Tante perdite... quanti di quegli amici che aveva amato una volta erano ancora ancora vivi?

    Lily cercò di allontanare quel triste pensiero. Adesso toccava a Harry. Sarebbe stato al sicuro lì, felice, libero di essere se stesso mentre imparava a padroneggiare le sue abilità. Era quello che aveva sempre desiderato per lui, no? Il sogno che l'aveva sostenuta in tutti quegli anni di isolamento. Allora perché aveva solo voglia di piangere?

    Ma poi capì la risposta. Alla fine, Harry faceva parte di quel mondo, ma non lei. Non più. Non ci sarebbero state riunioni gioiose con vecchi professori, nessuna visita durante le vacanze o lettere a casa. Come potevano esserci, quando tutti nel castello pensavano che fosse morta?

    In un certo senso, forse avevano ragione. Non sentiva nessuna magia dentro di sé, nessuna connessione con il potere che pulsava attraverso i muri, vibrante, elettrico e vivo. Era una separazione crudele, una presa in giro di tutto ciò che Hogwarts avrebbe dovuto essere. Libertà, santuario, casa. Quanti anni aveva trascorso con il desiderio di tornare in quel posto, convinta che quando lo avesse fatto, la sua solitudine sarebbe finalmente finita?

    Follia. Avrebbe dovuto saperlo.

    Aveva perso così tanto: amici e familiari, matrimonio e casa, il suo stesso corpo, la capacità di comunicare con chiunque la circondasse. La perdita dei suoi poteri era insignificante in confronto. Ma ora che era lì, in un posto che prosperava di magia, non aveva idea di come avrebbe potuto vivere senza di essa. Voleva arrabbiarsi per l'ingiustizia di tutto ciò, ma anche la capacità di esprimere i suoi sentimenti le era stata strappata via. Voldemort le aveva rubato tutto in quella fatidica notte...

    Tutto? No, non tutto. Aveva ancora Harry.

    'La mia perdita è stato il suo guadagno' ricordò a se stessa, ingoiando il suo dolore mentre guardava suo figlio addormentato 'Potrei non essere qui come vorrei... ma almeno ci sono. E, soprattutto, c'è anche lui'.




    Durante quella prima settimana, Lily frequentò tutte le lezioni di Harry, sebbene presto decise che non sarebbe stato un evento frequente. Stava bene da solo durante le ore di scuola e la frustrazione di stare seduta durante le lezioni di Incantesimi e di Trasfigurazione senza una bacchetta in mano era difficile da tollerare a lungo. Tuttavia, fu felice di scoprire che la maggior parte dei professori non era cambiata, ad eccezione di un altro responsabile di Difesa contro le Arti Oscure a malapena competente. Beh, ma c'era da aspettarselo.

    In effetti, non ci furono sorprese fino a quando non partecipò alla leziona di Pozioni.

    Era nascosta nella piega del colletto di Harry quando un'alta e imponente figura vestita di nero entrò fluttuando nell'aula, sbattendo la porta alle sue spalle con un fragoroso tonfo. Pensando che il Professor Lumacorno avrebbe ancora insegnato la materia, Lily fissò incredula mentre l'uomo afferrava un pezzo di pergamena dalla scrivania e iniziava a srotolarlo.

    Era lo stesso, eppure diverso, rughe accennate impresse nel profilo già aspro che ricordava così bene. La sua voce era più profonda, più risonante, ma molto più fredda di quanto non fosse stata una volta, mentre alzava lo sguardo ad ogni nome per confermare che lo studente in questione fosse presente. Non c'era traccia di emozione nei suoi occhi, solo qualcosa di piatto, duro e irremovibile.

    No, era tutto sbagliato: Severus aveva sempre dato tutto attraverso i suoi occhi, che avesse voluto o no. Era stato in quegli occhi che Lily aveva visto la sua vulnerabilità, il suo entusiasmo di compiacere, aveva saputo che aveva davvero un cuore, nonostante quanto avesse sempre cercato di nasconderlo dal resto del mondo. Ma ora, senza nemmeno un accenno di quella morbidezza...

    Beh, non c'era da stupirsi che i suoi studenti fossero terrorizzati.

    "Ah, sì" disse all'improvviso, il suo tono amaro "Harry Potter. La nostra nuova celebrità".

    La mente di Lily ronzava di domande. Perché Severus insegnava a Hogwarts, quando le aveva sempre detto che non gli piacevano i bambini? Era vero, era un genio di Pozioni, ma non avrebbe potuto trovare un lavoro in farmacia o qualcosa del genere? Un lavoro come ricercatore indipendente? Sarebbe stato molto più sensato.

    Oltre a ciò, in che modo ciò era legato al suo status di Mangiamorte? Sicuramente Silente non gli avrebbe dato un posto lì se ci fosse stato qualche dubbio sulla sua lealtà, per non parlare di tutti i genitori che sarebbero stati contrari. Significava che non si era mai realmente avvicinato al lato oscuro? O aveva fatto qualcosa per riscattarsi, qualcosa di così potente che nessuno avrebbe osato mettere in discussione le sue motivazioni?

    Ma niente di tutto ciò confondeva Lily tanto quanto il suo atteggiamento verso Harry. L'ultima volta che l'aveva visto, aveva minacciato Petunia, assicurandosi che il bambino sarebbe stato al sicuro nelle sue mani. Così feroce, così protettivo... allora perché stava fissando Harry come se avesse voluto lanciare un orribile maleficio contro di lui?

    "Siete qui per imparare la scienza sottile e l'arte esatta della creazione di pozioni...".

    L'intera stanza rimase incantata dal discorso del professor Piton. Lily non faceva eccezione. Lo fissava con soggezione, riconoscendo le qualità che aveva intravisto solo in gioventù. Era Severus quando si era dimenticato di se stesso, un'intensità unica che l'aveva spaventata e incantata da ragazza. Solo che ora... quello non era un certo fascino temporaneo da cui si sarebbe liberato quando si sarebbe reso conto che gli altri stavano guardando. Ora era un uomo.

    "Potter!" scattò, facendo sobbalzare gli studenti "Cosa otterrei se aggiungessi la radice in polvere di asfodelo a un'infusione di assenzio?".

    ’Una pozione che non dovrà imparare nemmeno prima del sesto anno’ Lily pensò con un lampo di fastidio 'Cosa stai cercando di dimostrare, Severus?’.

    "Non lo so, signore" Harry ammise piano, risposta accolta con un sogghigno e un'osservazione maliziosa.

    Era sconcertata dalla fine della lezione - sconcertata e furiosa. Voleva credere che Severus avesse semplicemente grandi aspettative per i suoi studenti... ma il modo in cui aveva puntato Harry, sottraendo punti per le ragioni più ridicole, chiariva che si trattava di una sorta di vendetta personale. Perché? Cosa aveva potuto fare Harry per offenderlo? Per quanto ne sapesse, non avevano mai nemmeno parlato prima di quella lezione.

    Distratta da quell'enigma, non si accorse quando suo figlio allungò la mano per sistemarsi il colletto. Prima di rendersene conto, si ritrovò sul pavimento, stordita dall'impatto, e poi dovette allontanarsi per evitare di essere schiacciata dagli studenti che si affrettavano a uscire. Quando la folla si dileguò, Harry non c'era già più.

    Cosa avrebbe dovuto fare adesso? Non poteva tornare alla Torre di Grifondoro nella sua forma attuale e gli unici altri animali nella stanza erano esemplari sospesi in fluidi giallognoli. Bel tocco, Piton, pensò sarcasticamente mentre scalava il muro e finiva su uno scaffale accanto al feto di un maiale in salamoia. Molto inquietante.

    Lily avrebbe potuto andare con uno dei Grifondoro più anziani di un'altra classe, ma la curiosità presto trionfò sull'irritazione. Scelse di rimanere nella classe, determinata a saperne di più su quella versione adulta di Severus. Come era finito lì? Ancora più importante, perché aveva tanto astio verso suo figlio? Quando l'ultima lezione terminò, si aggrappò alla parte superiore del suo stivale, pronta ad accompagnarlo alla sua prossima destinazione e, si sperava, a trovare alcune delle risposte che stava cercando.




    "Ah, Severus! Entra. Vuoi un po' di tè? O forse potrei tentarti con un po' di dolciumi?".

    "Il tè andrà bene. Grazie".

    "Due zollette?".

    "Sì".

    Nel corso degli anni, Severus era finito per godersi quegli incontri nell'ufficio di Silente, anche se avrebbe preferito sopportare un Cruciatus piuttosto che ammetterlo ad alta voce. Aveva sempre rispettato il preside per essere un grande mago, ovviamente, anche quando si era opposto a lui. E durante tutto il decennio che aveva insegnato a Hogwarts, avevano formato... beh, non esattamente un'amicizia, ma una compagnia confortevole. Certamente, un gradito allontanamento da interminabili giorni pieni di ingredienti mutilati e calderoni che esplodevano.

    Con sua sorpresa iniziale, Silente non l'aveva mai ripreso per i suoi duri metodi di insegnamento. Invece, i loro incontri si erano concentrati sullo stesso Severus, sui preparativi per il suo futuro come protettore di Harry Potter e spia principale dell'Ordine.

    Severus aveva accolto con favore le lunghe ore di allenamento, grato per ogni opportunità di fare qualcosa di utile con il suo tempo. Aveva rafforzato le sue abilità di Occlumanzia, aveva ascoltato le teorie di Silente sui possibili mezzi del ritorno di Voldemort. Lo aveva fatto sentire come se la guerra fosse una realtà immediata, non un sogno lontano che non avrebbe mai potuto realizzarsi. Inoltre, aveva rinsaldato la sua attenzione, consolidando la sua determinazione nel mantenere la sua promessa.

    Silente doveva averlo capito a un certo livello. Severus era già un mago eccezionale - la maggior parte di ciò in cui si allenavano era così al di sotto del suo livello di abilità che avrebbe potuto farlo nel sonno. Ma avevano continuato con le lezioni, forse entrambi avevano avuto bisogno di sentirsi come se stessero facendo qualcosa di significativo con il loro tempo mentre aspettavano che il futuro si mostrasse.

    Fu durante gli allenamenti che Severus aveva imparato la lezione più importante di tutte: l'arte della pazienza.

    All'inizio, si era logorato per i loro incontri piacevoli, desiderando che il vecchio sorseggiasse il suo fottuto tè un po' più velocemente e arrivasse al punto. Ora, accoglieva con calma l'immobilità, trovava conforto nella loro compagnia silenziosa. A volte, la comunicazione più importante avveniva senza parole, qualcosa che non aveva mai apprezzato del tutto in passato. Il modo in cui Silente conduceva i loro incontri gli aveva ispirato fiducia, rispetto... forse anche un po' di affetto?

    Qualunque cosa fosse, Severus si sentiva a suo agio in compagnia di Silente, cosa che non si poteva dire per nessun altro a Hogwarts. Era vero, gli altri professori si erano abituati a lui nel corso degli anni, ma era stato un processo lento, spesso doloroso. E mentre andavano d'accordo abbastanza bene ora, ciò poteva facilmente cambiare quando il Signore Oscuro sarebbe divenuto di nuovo una minaccia immediata. Potevano fidarsi di lui? O avrebbe dovuto affrontare gli sguardi sospetti e le formalità fredde che aveva ricevuto all'inizio?

    Queste erano le domande che lo perseguitavano, costringendolo a tenersi in disparte da qualsiasi cosa oltre i convenevoli educati con i suoi colleghi. Nessuno tranne Silente conosceva la verità, rendendolo l'unica persona su cui Severus potesse contare per mantenere salda in lui la fiducia che tutto non sarebbe andato al diavolo. Semplicemente, non era disposto a rischiare la schiacciante delusione che poteva derivare dall'essere vicino a qualcun altro.

    Era un modo infernale di vivere e non sempre aveva successo. A volte dimenticava la necessità della distanza, almeno per un momento, mentre era impegnato in un'amichevole partita a scacchi con Minerva o chiacchierando di stupide cose Babbane con Charity. Ma si era sempre ripreso in tempo per ritirarsi, mostrando un atteggiamento caustico che sembrava molto più sicuro che dire qualcosa di gentile.

    "Allora..." Silente disse, appoggiandosi allo schienale della sedia "Come è andata la tua prima settimana?".

    Severus sbuffò "Abissale, come al solito. Ormai questa domanda non è un po' superflua?".

    "Non quando Harry Potter è finalmente arrivato a Hogwarts".

    Oh, era quello per cui era stato convocato. Avrebbe dovuto immaginarlo.

    "Abbastanza giusto" rispose con un sospiro pesante "Che ne dici di più abissale del solito, allora?".

    Silente lo studiò attentamente "Non ti piace il ragazzo?".

    "Mi piace qualcuno dei miei studenti?".

    "Per la cronaca, penso di sì. Sei devoto ai tuoi Serpeverde, per quanto detesti ammetterlo. E, se non sbaglio, eri abbastanza orgoglioso di quella ragazza dei Corvonero che ha continuato a lavorare al St. Mungo un paio d'anni fa. Ho sentito che le hai scritto una brillante lettera di raccomandazione. E che dire di...?".

    Severus si spostò a disagio sulla sedia "Riconoscere il talento, un prodotto così raro nella mia classe, non ha nulla a che vedere con l'inclinazione personale. E per quanto riguarda i miei Serpeverde...".

    Silente alzò una mano, lanciandogli un sorriso esasperante "Non c'è bisogno di essere così sulla difensiva, Severus. Torniamo all'argomento in questione. Cosa trovi di così sgradevole in Harry?".

    "Tutto".

    "Tutto? Da quello che ho capito, il ragazzo va abbastanza bene nelle altre classi. Certamente non ho sentito lamentele a riguardo".

    "Lui è..." Severus esitò, accigliato mentre cercava una risposta, visto che non poteva urlare 'È troppo simile a James Potter del cazzo in ogni modo possibile. Non riesco nemmeno a guardarlo senza...'.

    "Beh, non importa" Silente lo interruppe, mentre un visitatore si annunciava con un violento colpo alla porta "Forse ti abituerai a lui nel tempo. Per ora, volevo solo assicurarmi che i tuoi sentimenti personali non interferissero con quello che hai promesso di fare. Non dubito di te, Severus, ma ora che devi affrontare Harry ogni giorno...".

    Severus si alzò dalla sedia, fissando l'altro uomo con uno sguardo duro "Ho giurato di proteggere il ragazzo per il bene di Lily. Quello che provo per lui è irrilevante, il che è una fortuna, poiché è improbabile che ciò cambi".

    Silente sospirò "Abbastanza giusto. Buon fine settimana, Severus".

    Con un rapido cenno del capo, Severus si voltò per andarsene, lanciando a Minerva un sorriso accennato mentre la superava sulle scale. Lei lo guardò da capo a piedi, fissandolo con quello sguardo penetrante che lo faceva dimenare ogni volta che lo coglieva un po' alla sprovvista. Era sorprendente come quella Animagus sembrasse assumere le capacità di qualunque animale anche nella sua forma umana. Proprio come un gatto soriano, Minerva non si perdeva nemmeno il minimo sfarfallio di movimento nelle sue vicinanze.

    Lo dimostrò in quel momento, dicendogli "Severus? C'è un ragno sulla tua scarpa".

    Vedendo che aveva ragione, si chinò e lo sollevò dallo stivale. Il suo primo impulso fu di uccidere la creatura, ma dopo un'attenta ispezione, si rese conto che era un tessitore di sfere di noce. Sebbene fosse una specie abbastanza comune, era una delle poche che non aveva mai avuto la possibilità di esaminare come potenziale fonte di ingredienti per le pozioni. Materializzò una piccola fiala in cui metterlo, poi lo nascose nella tasca delle sue vesti.

    "Grazie, Minerva. Buonanotte".

    Si diresse verso i sotterranei, sollevato quando nessuno si fermò a parlare con lui lungo la strada. Più di ogni altra cosa, voleva solo raggiungere i suoi alloggi e buttare giù una buona dose di sonno senza sogni, sperando che sarebbe bastato a scacciare via gli incubi.

    ’Cosa trovi di così sgradevole in Harry?'.

    Bene, per cominciare, non dormiva abbastanza bene da quando il ragazzo era arrivato a Hogwarts.

    Era più facile durante le ore di veglia, quando poteva ricordare a se stesso che aveva a che fare con degli studenti, non con i tormentatori della sua infanzia. Ma quando si addormentava di notte, incapace di controllare i capricci del suo subconscio, i loro volti si fondevano così perfettamente che era impossibile distinguerli. Harry diveniva James stesso, schernendolo crudelmente, cercando ogni debolezza che avrebbe potuto usare contro di lui. Il giovane Weasley si trasformava in Sirius Black, il suo sorriso sinistro prometteva un violento maleficio non appena si sarebbe girato di spalle. E Paciock... beh, chi altro poteva essere se non Peter Minus, debole e incompetente, che si affidava a maghi più forti per occuparsi di lui?

    All'inizio, Hermione non lo aveva disturbato, anche se ciò cambiò appena rafforzò la sua amicizia con gli altri Grifondoro. Dopo ciò, era diventata una carta matta nei suoi sogni... a volte diventava Remus Lupin, ragionevolmente intelligente, eppure felice di rivendicare l'ignoranza attorno ai suoi amici. Ma tutto andava al diavolo quando si trasformava in Lily, scegliendo di tenere compagnia ai suoi aguzzini piuttosto che dare a lui un'altra possibilità.

    Severus non poteva prendere la pozione ogni notte. Come la maggior parte delle sostanze, magiche o meno, creava dipendenza con un uso prolungato. Si limitava solo ai fine settimana, trascorrendo le sue notti vagando per i corridoi fino a quando il suo corpo non era troppo sfinito per rimanere più cosciente. Era divenuto una routine: un paio d'ore di sonno agitato, incubi durante la settimana, seguito da sonno profondo il sabato e la domenica.

    Se qualcuno aveva notato i cerchi oscuri sotto i suoi occhi, non aveva mai detto nulla. Severus andava avanti come al solito, tenendo d'occhio Potter, deciso a proteggere la fonte inconsapevole del suo tormento notturno.

    "Presto sarà finita" si rassicurò, la sua convinzione rafforzata quando aveva iniziato a sospettare che il suo ex maestro fosse dietro i sinistri cambiamenti nel Professor Raptor "Presto sarà tutto finito".


    Continua...
     
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    Capitolo 11 - Dopo un controllo più accurato...



    Intrappolata nella tasca di Severus, Lily ondeggiava avanti e indietro mentre attraversavano il castello. Non riusciva a vedere dove stavano andando, ma se lui credeva che fosse un ragno, di sicuro non poteva essere una cosa buona. Stava progettando di tagliuzzarla e usarla come ingrediente per pozioni o qualcosa del genere?

    Terrorizzata al pensiero, usò le sue gambe esili per spingere la parte superiore della fiala. Uno sforzo inutile. La sua unica altra speranza era trovare un altro animale a cui passare in tempo per salvarsi, ma se non l'avesse fatto? Era destinata a morire quella notte, senza che nessuno sapesse che era stata viva per tutto questo tempo?

    Dopo quella che sembrò un'eternità, Severus finalmente si fermò, estraendo la fiala dalla tasca e posandola su un tavolo. Lily fece una smorfia, aspettandosi il peggio, ma lui si allontanò semplicemente, iniziando a spogliarsi nel mentre.

    Nonostante le sue paure, guardò con interesse il salotto, che era piccolo e arredato in modo semplice. Davanti al camino c'era una poltrona dall'aspetto confortevole, fiancheggiata da entrambi i lati da scaffali di libri e alcuni tavolinetti sparsi qua e là. Sulla parete opposta, un paio di porte si aprivano per rivelare una camera da letto e un bagno, chiarendo che quelli erano i suoi alloggi privati.

    Adesso sembrava strano, ma non aveva mai avuto idea di dove dormissero i professori. Il pensiero non le era neppure passato per la mente durante gli anni scolastici. Forse era vero per la maggior parte degli studenti, ma lei si era sentita vicina ai suoi insegnanti, in particolare alla McGranitt e alla Flitwick. Quindi perché non l'aveva mai infastidita il fatto di non sapere quasi nulla di loro? Perché non aveva mai pensato di chiedere?

    Quella era la cosa più difficile di essere di nuovo a Hogwarts. Aveva capito quanto avesse dato per scontato, quanto superficiali fossero state la maggior parte delle sue relazioni. Non sapeva quale delle sue insegnanti fosse stata sposata, dove trascorrevano le loro estati o cosa gli piacesse fare al di fuori della classe. E le sue amiche? A parte Severus, che aveva sempre avuto poca tolleranza per "le chiacchiere inutili", la maggior parte delle sue conversazioni ruotava attorno ai piani del fine settimana o ai pettegolezzi. Persino James aveva raramente discusso di qualcosa di significativo con lei, né si fosse mai aspettata che lo facesse.

    Un pensiero deprimente, anche se ebbe poco tempo per pensarci quando Severus tornò nella stanza. Si era già tolto il mantello, seguito dal pesante cappotto, dagli stivali e dalle calze, lasciando solo i pantaloni e una camicia bianca che era già mezza sbottonata. Voleva distogliere lo sguardo. Davvero, lo voleva. Ma non potè chetare la sua curiosità, soprattutto perché non l'aveva mai visto nudo. Uno sfortunato lampo di mutande grigie una volta, tutto lì. Non si era mai nemmeno tolto la maglietta in sua presenza.

    Ora non c'era traccia di modestia, anche se non aveva motivo di credere di non essere solo. Non poteva sapere che lei stava guardando mentre la sua camicia si apriva sempre più, rivelando un intrigante scorcio di petto nudo. Senza esitazione, se la scrollò di dosso, posandola su una sedia vicina.

    Severus somigliava poco a James, che aveva avuto il fisico robusto di un atleta. Ma Lily non pensava che fosse una brutta cosa mentre ammirava le linee magre e aggraziate del suo corpo. Con sua sorpresa, non era magro come aveva sempre immaginato. Era tutto muscoli, dalle sottili creste dell'addome alla fermezza di braccia e spalle. Un po' troppo magro, forse, ma ciò non sminuiva l'impressione generale di forza.

    Dopo un momento, si voltò di scatto, presentandole la sua schiena nuda. Lei spalancò gli occhi mentre fissava le cicatrici. Ce n'erano almeno una dozzina, creste argentate che si stagliavano in netto rilievo contro la sua pelle pallida. Suo padre gli aveva fatto quello? Sapeva che la famiglia Piton era stata un luogo brutale in cui vivere, anche se Severus si era sempre rifiutato di parlarne al di là di un commento vagamente occasionale. Ma era stato malmenato così selvaggiamente da avere ancora cicatrici due decenni dopo? Come era riuscito a nasconderle...?

    Ma poi perse il filo dei suoi pensieri quando iniziò a sbottonarsi i pantaloni, lasciandoli cadere a terra. Questa volta non ci fu spettacolo di mutande usurate, solo un accattivante lampo di schiena nuda mentre si chinava per raccogliere i suoi vestiti.

    'Distogli lo sguardo!' si disse, ma fu inutile. Non riuscì a distogliere gli occhi mentre lui si girava e si avvicinava al tavolo. E poi eccola lì: l'unica parte di lui che non si sarebbe mai aspettata di vedere.

    'È enorme!'. Certo, poteva non essere stata proporzionalmente corretta in quella conclusione a causa delle sue dimensioni ridotte, ma non importava. Tutto quello che sapeva era che tutta la sua linea di visione fu improvvisamente dominata dal suo sesso. Si sentiva mortificata, ma ancora non riusciva a sforzarsi di distogliere gli occhi, chiuderli o fare qualsiasi cosa a parte guardarlo rapita. La vista di tutta quella carne nuda provocò un nuovo assalto di domande. Aveva mai fatto sesso? In tal caso, con chi? Che tipo di amante era? Era veloce e andava subito al punto come James? O era come gli uomini nei romanzi rosa che Marlene teneva nascosti nel suo baule, lento e sensuale, senza mai fermarsi finché non si era assicurato che una donna era soddisfatta?

    'Vergognati, Lily!', cercò di forzare i suoi pensieri in una direzione meno esplicita, poi si arrese con un sospiro di sconfitta. Non era colpa sua. Non proprio. Dopotutto, era ancora tecnicamente umana e mentre le voglie fisiche non erano un problema nella sua forma attuale, il desiderio emotivo era sempre presente. Essere stretta... essere toccata... solo avere di nuovo vicino qualcuno.

    Tuttavia, non riusciva a capire perché si sentisse così per Severus, tra tutte le persone. Era stato il suo migliore amico, qualcuno con cui non avrebbe mai preso in considerazione l'idea di essere coinvolta sentimentalmente. Il solo pensiero era assurdo.

    Ma poi, di nuovo, forse non lo era. Ciò che aveva provato per lui era stato sconcertante e intenso, soprattutto verso la fine della loro amicizia. E sebbene avesse giurato che la loro relazione fosse puramente platonica, non si poteva negare che ci fosse stata un'attrazione di fondo. Quella piacevole sensazione svolazzante nello stomaco quando la guardava dall'altra parte della Sala Grande? Il sentirsi irritata con lui per ore ogni volta che lo aveva visto parlare con un'altra ragazza? I segni erano sempre stati lì, anche se lei aveva scelto di ignorarli.

    Era per quello che le aveva fatto così tanto male quando aveva messo fine alla loro amicizia? Si era innamorata di Severus senza nemmeno rendersene conto? Dopotutto, sentirlo urlare la parola "Mezzosangue" sarebbe stato molto peggio in quelle circostanze, un duro rifiuto dei suoi sentimenti prima ancora che avesse avuto la possibilità di pronunciarli ad alta voce. Quella parola aveva simboleggiato tutti i limiti tra loro, ostacoli che lui non aveva posto lì per caso, ma attraverso una scelta consapevole. E alla fine, scagliarsi contro di lei in modo così pubblico, dicendole l'unica cosa che aveva bisogno di sapere. Si era vergognato che l'avesse difeso, si era vergognato di essere stato salvato da qualcuno che non vedeva più come un suo pari.

    Sì, quel giorno le aveva spezzato il cuore. Ma anche quando aveva rifiutato le sue scuse, lei l'aveva considerato un tradimento da amico, non disposta a riconoscerlo come qualcosa di più. Durante tutte quelle notti in cui aveva pianto prima di addormentarsi, seguite da settimane e mesi di vuota tristezza, non era riuscita a riconoscere la verità.

    Forse, alla fine, era stato semplicemente troppo doloroso farlo.

    Bene, non importava adesso. Era tutto nel passato. Ora, nel presente, era alla presenza di un uomo nudo e ragionevolmente attraente per la prima volta in oltre un decennio. Naturalmente, tutto questo era destinato a suscitare certi... desideri. Ma ciò non aveva nulla a che fare con Severus per sè, né ciò che avrebbe potuto provare per lui nei suoi anni giovanili. Ormai erano entrambi adulti, poco più che estranei. Come poteva provare dei sentimenti per lui quando non lo conosceva più?

    E poi tutto il pensiero razionale cadde nel dimenticatoio quando un gemito emerse dal bagno, acuto e pieno di tensione. Alzò gli occhi, sorpresa di scoprire che era entrato nella doccia mentre lei si era persa nei suoi pensieri. Studiò la sua sagoma dietro la tenda, notando che era appoggiato in avanti, con una mano sul muro. Gemette una seconda volta e lei lo fissò preoccupata, chiedendosi se si fosse ferito o ammalato. Ma poi il suo sguardo si abbassò, i suoi occhi si spalancarono mentre si rendeva conto di quello che stava facendo.

    "Mmmm…".

    Se fosse stata in forma umana, sarebbe arrossita fino alle punte dei capelli.

    I fianchi di lui iniziarono a muoversi, spingendosi in perfetto tempo con il suo pugno chiuso. Inizialmente in modo lento, poi prendendo velocità, più veloce e più forte finché i suoi movimenti non furono poco più che sfocati nell'ombra. Iniziò ad ansimare, suoni aspri e corti che erano profondamente primitivi, pieni del disperato bisogno di liberazione.

    'Chiudi gli occhi, Lily. Girati. Dai a quell'uomo un po' di privacy'.

    Ma ora più che mai non poteva farlo. Era affascinata, quasi ipnotizzata mentre lui continuava a perdere il controllo. Inoltre, girarsi sarebbe stato inutile. Sarebbe stata ancora in grado di ascoltarlo, cosa che in qualche modo sembrava molto più intima.

    "Cazzo" lui disse a metà tra un mormorio e un ringhiò, i suoi movimenti ancora più rapidi ora, quasi brutali nella loro determinazione. E alla fine, gettando indietro la testa, rabbrividì dalla testa ai piedi mentre raggiungeva il culmine con un gemito di trionfo senza parole.

    Sembrò stordito subito dopo, accasciato contro il muro come se avesse avuto bisogno di qualche minuto per riprendersi. Non era l'unico. Lily non era innocente, esattamente, ma non aveva mai visto nessun uomo cercare quel tipo piacere con quel tipo di intensità. James era stato molto più moderato, almeno con lei. Dolce e gentile, a volte un po' impacciato. Forse era stato diverso da solo, rinchiuso in bagno con una rivista quando la sua gravidanza avanzata non le aveva mai fatto venire voglia di fare sesso. Ma in qualche modo, non riusciva a immaginarlo mentre lo faceva come Severus, completamente concentrato e con una determinazione così feroce.

    Davvero, se era rimasta così colpita da una veloce masturbazione sotto la doccia, come sarebbe stato se...

    'Smettila, Lily!'.

    Quando Severus uscì dal bagno, era completamente composto, i suoi lineamenti fissi nella stessa maschera di stoicismo che aveva indossato per tutto il giorno. La sua liberazione sembrava non aver avuto alcun effetto su di lui - nessun ammorbidimento nella sua espressione, la tensione era già tornata nel suo corpo. Anche mentre si avviava nella sua camera da letto, abbandonando l'asciugamano intorno alla vita prima di infilarsi una camicia da notte sopra la testa, i suoi movimenti erano guardinghi, come se si aspettasse di essere attaccato da un momento all'altro.

    Perché? Che cosa era successo dall'ultima volta che l'aveva visto?

    Poi, di nuovo, era davvero così diverso da prima? Aveva sempre mostrato molta cautela nei suoi gesti. Era solo l'espressione di quella cautela che era cambiata. Da ragazzo, si era nascosto dietro una cortina di capelli, rintanandosi in se stesso nel disperato tentativo di sfuggire all'attenzione degli altri. Da uomo, stava affrontando il mondo con le spalle dritte e la testa alta, come se volesse sfidare persino il nemico più pericoloso.

    Dalla camera da letto, sentì lo scricchiolio di una rete da letto e un "Incanto del buio" mormorato, seguito dal silenzio. Niente di insolito a riguardo. Ciò che la sorprese fu ciò che accadde pochi minuti dopo, un'improvvisa maledizione seguita dal rumore di piedi nudi sul pavimento. Severus entrò di nuovo nello studio, assonnato mentre si dirigeva verso il tavolo. Prese la fiala, ispezionandola con un enorme occhio nero prima di rimuovere il tappo e rimetterla di nuovo giù.

    Detto questo, grugnì soddisfatto e tornò subito a letto.

    Non era libera: le pareti di vetro erano ancora troppo scivolose per essere scalate. Ma era chiaramente un atto di misericordia, una decisione consapevole di risparmiarle l'agonia di un lento soffocamento, anche se non era altro che un ragno ai suoi occhi. E per qualche ragione, quello, più di ogni altra cosa che avesse visto dal suo ritorno a Hogwarts, le raccontò molto sull'uomo che era diventato.

    Attratta da lui... sì, immaginava di esserlo ad un certo livello. Non che importasse, dal momento che non avrebbe potuto fare nulla anche se avesse voluto.




    Il giorno seguente, Severus portò Lily nel suo laboratorio privato. Piccolo ma impressionante, la stanza era piena di costose attrezzature, fiancheggiata da tutti i lati da imponenti scaffali che contenevano centinaia di ingredienti in barattoli accuratamente etichettati. In qualsiasi altra circostanza, sarebbe stata affascinata. Per il momento, tuttavia, sentì solo un imminente senso di sventura, abbastanza sicura che fosse giunto il suo momento.

    Ma poi le fu data un'altra ancora di salvezza quando una campana suonò, seguita da una maledizione mormorata di Severus mentre la posava su un tavolo e si precipitava fuori. Sbatté la porta alle sue spalle, così forte che la fiala vacillò precariamente sul bordo del bancone prima di frantumarsi sul pavimento.

    Lily non esitò. Fuggì dal laboratorio, passando attraverso quello che sembrava essere un ufficio. Ben presto, tornò nell'aula di Pozioni, fermandosi sulle sue tracce quando si trovò faccia a faccia con un enorme rospo dall'aspetto malvagio.

    Era troppo tardi per scappare: un colpo di lingua e fu divorata per intero.

    Non fu sorpresa dall'oscurità né dalla sensazione che il mondo stesse svanendo. Ma poi sentì un cambiamento - non doloroso, solo disorientante per i primi secondi, prima che si stabilisse in una nuova consapevolezza. Aprì gli occhi con stupore, rendendosi conto dell'enormità di ciò che era appena accaduto. Il rospo non aveva ucciso lei, solo il ragno che aveva abitato. La sua anima era più concreta che mai dopo essersi semplicemente trasferita in un nuovo corpo.

    Immortale? Non esattamente. Sapeva che stava invecchiando, poteva sentirlo ogni anno che passava. Ma questa nuova scoperta aveva certamente reso la sua posizione meno precaria, riempiendola di nuova speranza. Significava che aveva buone probabilità di vedere Harry crescere, dopotutto... che avrebbe potuto anche essere in grado di aiutarlo lungo la strada.

    Con questo pensiero in mente, trascorse il resto dell'anno scolastico nella Torre dei Grifondoro, curata da un ragazzo di nome Neville mentre vegliava tranquillamente su suo figlio.


    Continua...
     
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    Capitolo 12 - Limiti



    Non c'era nulla che Severus disprezzasse più dell'ottimismo mal riposto.

    Lo odiava così tanto, infatti, che l'incapacità di bandirlo dalla sua vita anni prima che Harry Potter fosse arrivato a Hogwarts lo colpì come assolutamente assurdo. Se non altro, qualsiasi emozione dentro di lui che fosse anche lontanamente speranzosa avrebbe dovuto essere disintegrata dopo aver realizzato che il ragazzo era l'incarnazione vivente e respirante dello stesso James Potter, il suo peggior incubo risorto proprio davanti ai suoi occhi.

    Sì, ormai avrebbe dovuto aspettarsi il peggio... quindi perché diavolo aveva passato metà dell'estate a pensare al fatto che, forse, Potter non era stato tanto odioso come ricordava? E quale follia temporanea lo aveva portato alla conclusione che il prossimo sciocco imbranato assunto da Silente per la posizione di Difesa contro le Arti Oscure avrebbe dovuto essere un miglioramento rispetto all'insostenibile professor Raptor?

    Non era stata una sorpresa scoprire che si era sbagliato in entrambi i casi, ovviamente. Solo da poche ore a Hogwarts e già aveva voglia di strangolarli entrambi. Davvero, immaginare che Potter in particolare potesse essere tollerabile anche a distanza era un livello di lavaggio del cervello autoinflitto che avrebbe fatto vergognare l'Imperius.

    "Severus, sei un idiota" mormorò cupamente, accomodandosi sulla poltrona e indirizzando un vago incantesimo Incendio sulla fredda griglia di ferro. Il fuoco prese vita mentre rabbrividiva e si strinse più forte le vesti attorno al corpo, aspettando che il calore delle fiamme arrivasse a lui con pazienza. Era la sua immaginazione o il freddo invernale si insinuava nelle mura del castello un po' prima ogni anno?

    Bene, c'era un altro rimedio per questo, calore e conforto si potevano trovare nel decanter del ricco liquido color ambra posato sul tavolino accanto a lui. Severus beveva raramente in quei giorni, ma dopo la notte che aveva passato...

    'Fanculo'.

    Riempì il bicchiere a metà, esitò, quindi lo riempì fino all'orlo, buttandolo giù in un solo sorso. Il primo bicchiere fu subito seguito da un secondo e poi un terzo, che sorseggiò più lentamente. Solo allora si sentì in grado di ripensare agli eventi della serata senza provare il desiderio di irrompere nel castello lanciando maledizioni in ogni direzione.

    Potter era un pazzo arrogante. Lo sapeva già da tempo, ovviamente, ma tutte le bravate del passato sembravano decisamente benigne rispetto alla ridicola acrobazia che aveva coinvolto un'auto volante e un'incomprensibile quantità di stupidità. Parte di lui ne era stato elettrizzato. Sicuramente anche Silente non poteva chiudere un occhio su qualcosa di così spericolato. La minaccia di espulsione era stata davvero dolce sulla sua lingua, poiché anche se le circostanze uniche di Potter lo potevano proteggere, Weasley non godeva di tale privilegio.

    Oh sì, aveva assaporato la paura nei loro occhi, poi aveva assaporato i pensieri della separazione a venire mentre era andato a chiamare Minerva. Non notando nemmeno le espressioni piuttosto allarmate sui volti degli studenti mentre li superava con un sorriso insolitamente ampio, aveva marciato dritto verso il capo della casa dei Grifondoro e le aveva mostrato il giornale.

    Al diavolo tutto, avrebbe dovuto saperlo.

    Severus si versò un altro drink, sollevando il bicchiere alle labbra mentre fissava il fuoco. Alla fine, nulla era cambiato. Avere anche la minima speranza che una di quelle arroganti merde dei Grifondoro venisse adeguatamente punita per i loro crimini era inutile quanto cercare di strappare la luna dal cielo. No, che fosse uno studente terrorizzato o un professore rispettato, sembrava che non ci fosse altro da fare se non guardare impotente come uno stupido atto altamente pericoloso dopo un altro venisse spazzato sotto il tappeto con nient'altro che qualche parola severa e una punizione di detenzione. Non importava se la situazione riguardasse la copertura di un lupo mannaro che avrebbe potuto facilmente macellare decine di studenti o una coppia di idioti che aveva rischiato l'esposizione del loro intero mondo senza pensarci due volte. L'esperienza aveva dimostrato che non c'era nulla che un Grifondoro non potesse fare senza cavarsela finché Silente era a capo di tutto.

    Non per la prima volta, Severus si ritrovò a chiedersi cosa sarebbe successo se Lupin lo avesse ucciso, lasciando solo un cadavere maledetto che James Potter avrebbe potuto presentare al preside. Avrebbe fatto qualche differenza? Non aveva dubbi che Silente avrebbe provato sincero dolore per la sua perdita. Dopotutto, non era senza cuore. Ma gli sarebbe bastato espellere i suoi preziosi Malandrini? O avrebbe escogitato una bella copertura che avrebbe permesso ai ragazzi di rimanere a scuola senza ulteriori conseguenze?

    Severus allontanò quel pensiero, rendendosi conto di nuovo che non voleva conoscere la risposta.

    La bottiglia era quasi vuota quando si avvicinò per affrontare l'altra sua fonte di frustrazione. Il fottuto Allock.

    Severus era sempre stato orgoglioso di evitare costantemente qualsiasi cosa avesse a che fare con i numerosi maghi "alla moda" che erano diventati popolari nel corso degli anni, riconoscendosi una buona dose di intelligenza per conoscere la differenza tra i veramente degni di nota e quelli che avevano cercato un po' troppo di apparire tali. Lo sciocco idiota che lo aveva seguito nel suo laboratorio senza invito, quella sera, faceva parte di quest'ultimo gruppo - lo aveva capito ancor prima di aver visto l'uomo sciogliere due calderoni nel tentativo di preparare qualcosa di semplice come una pozione per il sonno.

    Era stato inquietante rendersi conto che esisteva davvero un mago che poteva far sembrare Paciock come un birraio competente... decisamente straziante accettare il fatto che sarebbe stato obbligato a trattare lo sciocco come un collega e un pari durante tutto l'anno.

    "È come ho detto centinaia di volte" Severus fece una smorfia mentre ricordava il modo in cui Alock gli aveva dato una pacca sulla schiena come se fossero dei vecchi amici "Anche il mago più talentuoso non può sperare di ottenere molto se sta usando un equipaggiamento difettoso. Ti procurerai dei calderoni migliori, Severus, e lo faremo di nuovo qualche altra volta. Ti insegnerò lo speciale rimedio che ho inventato per trattare...".

    Severus era o troppo stanco o troppo ubriaco per ricordare il resto... non che gliene fregasse, in ogni caso. Tutto ciò che poteva fare era maledire se stesso per aver accettato di essere civile con quell'uomo, poi maledire Silente per avergli strappato quella sfortunata promessa mentre si alzava instabile in piedi e iniziava a spogliarsi per andare a letto.




    Lily scivolò attraverso le sale come un'ombra, godendosi il silenzio pacifico del castello addormentato. Passando un paio di settimi anni stretti in un abbraccio dietro una statua particolarmente grande, lanciò loro uno sguardo lungo e misurante e poi proseguì per la sua strada. Travestirsi dall'amato animale domestico di Argus Gazza poteva avere i suoi lati negativi, ma il numero di studenti che erano stati puniti per essere fuori dal letto dopo il coprifuoco era diminuito drasticamente quell'anno. Questo da solo sembrava una ragione sufficiente per tollerare le azioni talvolta prepotenti del custode.

    Certo, avrebbe davvero voluto essere nella Torre dei Grifondoro con suo figlio, abitando il rospo che aveva sorprendentemente trovato agevole durante l'anno precedente. Questa volta non era stato così semplice, qualcosa che aveva scoperto durante la loro prima notte quando aveva cercato di trasferirsi da un Edvige molto arruffato al topo del giovane Weasley. Non le piaceva la creatura: era tremendamente brutta e aveva un odore molto strano. Ma era il modo più semplice per assicurarsi che fosse portata nel dormitorio di suo figlio e così aveva deciso di sopportarlo fino a quando non era stata avvicinata abbastanza da tornare da Trevor.

    Ciò che non si era aspettata era stato incontrare resistenza quando aveva cercato di creare un passaggio che era diventato naturale per lei come respirare. Una presenza invisibile l'aveva respinta quasi violentemente, nonostante la sua ampiezza e dimensioni enormi rispetto al roditore. Lily era rimasta sbalordita e, a dir la verità, più che un po' spaventata. Nessuno degli animali che aveva mai abitato avevano mostrato il minimo accenno di essere consapevoli della sua presenza. Di certo non avevano mai reagito come aveva fatto Crosta.

    Alla fine era arrivata a destinazione nelle vesti di una mosca qualunque, riuscendo a passare a Trevor prima di essere deglutita per intero. Non che ciò le avrebbe causato alcun danno, ovviamente, ma era una sensazione spiacevole che voleva evitare ogni volta che poteva. Tutto sembrava essere andato bene per i successivi due giorni... fino a quando il ratto non aveva iniziato ad annusare ogni volta che lei era nelle immediate vicinanze. Perché? Avevano coesistito abbastanza pacificamente l'anno prima, soprattutto ignorandosi a vicenda. Ma ora…

    Crosta, o chiunque stesse fingendo di essere il topo, ovviamente sapeva che c'era qualcosa di strano. Si era fatta scoprire quando aveva cercato di trasferirsi in lui e ora riconosceva la sua presenza, anche se in un'altra forma. Ma come, esattamente? Con la vista? L'odore? O era solo la sottile sensazione che qualcosa fosse diverso in lei, una sensazione peculiare che aveva trascurato in passato anche lui?

    Era qualcuno come lei allora, l'essenza di un'anima umana intrappolata in una forma animale? In tal caso, chi era e come era arrivato lì? Come si trovava in una simile situazione? E perché sembrava ostile e terrorizzato ogni volta che lei era vicina?

    Cautamente, una sera si era avvicinata al roditore, incanalando tutta la sua energia nel proiettare pensieri rilassanti. ’Ti prego, non intendo farti del male. Tu chi sei? Sei umano?’.

    Ciò che era accaduto dopo aveva provocato un isterico Paciock in corsa verso l'ala dell'ospedale con un rospo sanguinante cullato tra le mani paffute. La signora Pomfrey era stata in grado di risanare i graffi abbastanza facilmente, ma una cosa era chiara: abitare il povero Trevor sarebbe stato a dir poco una condanna a morte nelle circostanze attuali. E dal momento che tutti gli altri ragazzi possedevano gufi che non si avvicinavano mai ai dormitori, aveva deciso di trasferirsi in un animale che aveva carta bianca in giro per il castello ed era abbastanza grande da sconfiggere Crosta se fosse stato necessario.

    Ma cosa fare dopo il passaggio a Mrs Norris? Non era a suo agio con l'idea di uccidere il topo, soprattutto perché non sapeva quale fosse effettivamente la presenza dentro di lui. E se fosse stato qualcuno come lei, non sarebbe comunque servito - si sarebbe semplicemente trasferita in un altro corpo.

    Lily era così stanca delle sue limitate capacità, stufa di avere sempre nuove ragioni per preoccuparsi di suo figlio senza poter fare nulla a riguardo. Raccogliere informazioni era tutto ciò che poteva fare e anche quello era inutile. Dopotutto, a chi poteva trasmettere le informazioni una volta che le aveva?

    Le cercava comunque per mancanza di qualcosa di meglio da fare, aggirandosi su e giù per i corridoi e ficcanasando ovunque non fosse ben voluta - che era ovunque, ad eccezione dell'ufficio di Gazza.

    Fu così che, solo poche notti dopo, scoprì il segreto più grande e pericoloso che si potesse trovare a Hogwarts. E sarebbero passati altri otto mesi prima che avesse la consapevolezza di non aver mai saputo fino a quel momento cosa significasse essere veramente indifesa.




    Halloween.

    Non era abbastanza che fosse il giorno meno preferito dell'anno di Severus. Oh no, l'universo non era contento di permettergli di sgattaiolare via nei suoi alloggi, in modo che potesse essere perseguitato dai fantasmi del suo passato in pace. Che si trattasse di un troll di montagna o di un gatto pietrificato, qualcosa doveva accadere per mettere sottosopra la sua già fragile sanità mentale. E, naturalmente, quel qualcosa doveva coinvolgere Potter e i suoi piccoli amici insopportabili.

    Non credeva che il trio dei Grifondoro fosse responsabile dell'attacco al gatto, ovviamente. Nessuno di loro, tranne forse la Granger, era persino in grado lontanamente di quel livello di magia avanzata, e non aveva mai rilevato alcuna traccia di crudeltà nella ragazzina. Poteva essere estremamente seccante con le sue domande inarrestabili e si era spesso chiesto se la malattia mentale che correva nella sua famiglia fosse visibile anche nella sua scelta delle amicizie, ma era tipo da far del male ad un animale indifeso? Certamente no.

    Tuttavia, stavano architettando qualcosa. Potter, in particolare, sembrava incapace di astenersi dal ficcare il naso dove non doveva e Severus avrebbe felicemente colto l'occasione per portare questo fatto all'attenzione del preside. Parte per sua stessa gratificazione - la minima scusa per cancellare quell'espressione compiaciuta e soddisfatta dalla faccia del ragazzo valeva la pena. Ma a un livello più pratico, avrebbe reso il suo lavoro notevolmente più semplice se alcuni privilegi gli fossero stati limitati. Non era stato solo il dispetto che lo aveva portato a suggerire la sospensione della squadra di Quidditch - se l'anno precedente aveva dimostrato qualcosa, era che le attività extracurricolari avevano posto il ragazzo come obiettivo principale per coloro che desideravano fargli del male.

    Come al solito, Silente si era rifiutato persino di prendere in considerazione l'idea quando l'aveva proposta, continuando a parlare dell'importanza di un'infanzia "normale" e della necessità di imparare dai propri errori. Non riusciva a ricordare esattamente cosa fosse stato detto dopo, avendo scelto quel momento per smettere di dargli ascolto su qualsiasi cosa tranne che servirsi dell'ultimo biscotto al cioccolato sul vassoio del tè. Era il secondo Halloween di seguito che Harry Potter era stato responsabile della mancanza della sua cena.

    "Capisco come ti senti, Severus, ma devi fidarti del mio giudizio su questo. Il giovane Harry ha molto da scoprire su se stesso e sul mondo che lo circonda prima che sia pronto ad affrontare...".

    "E se venisse ucciso nel mentre?" Severus replicò aspramente. Non aveva l'abitudine di interrompere il Preside, ma quella notte non era in vena di essere pacato.

    "È più forte di quanto pensi, capace di molto più di quanto non sappiamo ancora. Dobbiamo avere fiducia in...".

    "In un ragazzino di 12 anni?".

    "Sì" disse Silente semplicemente.

    "Affidarci a un ragazzino di 12 anni che ha già dimostrato di essere pigro, arrogante, spericolato fino al punto della pura stupidità...".

    "Sì, Severus. Questo è ciò che dobbiamo fare".

    "Allora immagino che siamo tutti fottuti".

    "Severus!".

    "Mi perdoni, Preside" si alzò con grazia in piedi e chinò la testa rispettosamente, non veramente contrito ma semplicemente troppo stanco per discutere ancora della questione "È stata una notte difficile".

    Il vecchio lo guardò a lungo, scrutandolo prima di annuire come se fosse giunto a una conclusione soddisfacente "È vero. Dormi un po', Severus. Ho la sensazione che ne avremo tutti bisogno nelle prossime settimane".




    Non sorprese che Silente avesse ragione. Ma poi di nuovo, anche Severus.

    Due settimane dopo, la rivalità accesa tra i Serpeverde e i Grifondoro divenne rapidamente un gioco molto più sinistro quando un malvagio Bolide puntò Potter con l'ovvia intenzione di farlo fuori. Severus fu estremamente scontento delle conseguenze, non da ultimo il fatto che era stato costretto ad ammettere (se non solo a se stesso) che le abilità di volo più che adeguate del ragazzo gli avevano probabilmente salvato la vita. Se ne uscì con un braccio rotto, ma comunque...

    In primo luogo, non sarebbe mai dovuto succedere e, come al solito, non c'era una sola persona nell'intero dannato castello che l'avrebbe ascoltato per quanto riguardava qualcosa su Harry Potter. Ognuno di loro avrebbe perorato qualche motivazione insensata: gelosia, dispetto, un tentativo di far avanzare la propria casa. Non che quelle cose non fossero un fattore, ovviamente, ma arrivavano in un secondo distante alla sua motivazione principale, la ragione centrale della sua crescente amarezza.

    Voleva fidarsi di Silente. In molti modi, l'aveva fatto... molto più di quanto si fidasse di chiunque altro, almeno. Ed era stato assicurato in più di un'occasione che quella fiducia correva in entrambe le direzioni.

    Allora perché gli era stato affidato il compito di proteggere il ragazzo e tuttavia gli veniva negato di farlo correttamente? Era sua responsabilità assicurarsi che Potter non si facesse male, eppure ogni suggerimento che offriva che potesse contribuire a quella protezione veniva completamente ignorato, spesso accompagnato da un'osservazione esasperatamente criptica che inevitabilmente lo lasciava a domandarsi se la grande strategia di Silente sarebbe risultata essere nient'altro che gettare il ragazzo in pasto ai lupi e sperare per il meglio. Dopotutto, sarebbe stata una cosa molto da Grifondoro.

    Era esasperante, forse anche peggio che avere a che fare con lo stesso Potter. Nessuna pianificazione, nessuna strategia ben ponderata per garantire la massima protezione in ogni momento. Nessuna attenta tutela nella tattica difensiva che sarebbe stata sicuramente necessaria se si fosse aperto un conflitto. Oh no, bastava un idiota pomposo come Allock come unico mezzo per imparare a proteggersi, quindi permettergli di girovagare quando voleva con un mantello invisibile. Approccio geniale, davvero.

    Il resto dell'anno era stato un esercizio di simili frustrazioni, sebbene ci fosse stata una piccola consolazione nella formazione del Club dei Duellanti. Era passato troppo tempo da quando gli era stata data l'opportunità di mettere qualcuno a tappeto e non riusciva a pensare a un candidato più degno di Allock. Sfortunatamente, il momento era stato rovinato dall'ego insopportabile di quell'uomo. Se non avesse giurato e rigiurato a Silente che si sarebbe comportato bene, ora avrebbe avuto una serie di denti bianchissimi come souvenir. Ma no... gli sarebbe dovuta bastare quell'espressione stordita e quasi spaventata che aveva intravisto poco prima che Allock recuperasse quel poco di spirito che possedeva e si alzasse in piedi.

    Dopodiché, i misteri si erano accumulati come tanti sogni infranti, ognuno dei quali più impossibile da riconciliare dell'ultimo. Potter era un Rettilofono? Solo quello valeva più di qualche notte insonne. Gli studenti venivano pietrificati a destra e sinistra, a volte anche in pieno giorno, senza un briciolo di prove per indicare una fonte logica. Non Potter... ci sarebbe voluto molto di più di un talento certamente insolito per condurre Severus alla conclusione che il ragazzo avesse qualcosa a che fare con la Camera dei Segreti o qualsiasi altra faccenda folle sull'erede dei Serpeverde. Ma chi allora? Draco? No... il giovane Malfoy avrebbe potuto avere l'ego per proclamarsi tale ed era certamente cresciuto con un profondo disprezzo per i nati Babbani. Ma non possedeva né l'abilità né la cattiveria risoluta per realizzare qualcosa del genere. Non ancora... mai se Severus avesse avuto qualcosa da dire a riguardo.

    Ancora e ancora, la sua mente continuava a tornare alla stessa inevitabile conclusione: il Signore Oscuro era dietro tutto.

    Sì, i segni non potevano essere ignorati, per quanto Silente potesse essere reticente ogni volta che esprimeva questa preoccupazione. Tutto ciò che poteva fare era aspettare, mitigare il danno ove possibile e sperare che, a differenza dell'anno scorso, fosse effettivamente in giro per mantenere la promessa di proteggere il ragazzo quando la verità fosse stata finalmente rivelata.

    Certo che no. Un altro schema particolare da parte del Preside, un'altra mera fuga per Potter e tutto sarebbe finito.

    Avrebbe dovuto sapere ormai che era inutile sperare in un risultato particolare. Bene, lezione imparata. I giorni si stavano facendo più scuri e sarebbe stato maledetto se fosse rimasto seduto ancora a guardare, aspettando passivamente che la prossima terribile minaccia si rivelasse. Sarebbe stato su Potter come la sua ombra da quel momento in poi... odiando ogni minuto di ciò, senza dubbio, ma sarebbe stato lì. E la prossima volta, la morte o la sopravvivenza non sarebbero dipese da un colpo di fortuna e da alcuni manufatti magici ben piazzati. No, lo stesso Severus avrebbe fornito quel cuscinetto e, Merlino lo aiuti se non avesse dato filo da torcere a chiunque avesse osato ostacolarlo.

    Con quel pensiero in testa, Severus decise che una visita a Little Whinging fosse d'obbligo.


    Continua...
     
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    Capitolo 13 - Compagna silenziosa



    A quanto pareva, Severus non era andato direttamente a Little Whinging all'inizio delle vacanze estive come aveva pianificato. Un invito dell'ultimo minuto da parte dei Malfoy aveva richiesto la sua presenza nel loro castello nel sud della Francia e non era riuscito a pensare a nessun motivo per non accettare l'offerta. Dopotutto, avrebbe potuto arrivare a conoscenza di informazioni cruciali che lo avrebbero aiutato nella protezione del ragazzo e, in ogni caso, passare il tempo con gli amici era sicuramente meglio che passare l'estate da solo.

    Amici? Il pensiero lo fece riflettere mentre, distrattamente, rimpiccioliva il suo magro bagaglio e lo metteva in tasca. Beh, forse non era proprio la parola giusta per la sua relazione con i Malfoy. Ciò che provava, in particolare per Lucius, era una delle tante strane dicotomie della sua vita: sincero affetto sotto la sempre presente consapevolezza che non avrebbe avuto altra scelta che annientare l'altro mago se avesse scelto di schierarsi di nuovo con il Signore Oscuro, cosa più o meno inevitabile.

    Prendersi cura dei suoi nemici mentre disprezzava la maggior parte dei suoi alleati aveva la capacità di mettere in conflitto Severus con se stesso, aprendolo a un groviglio impossibile di legami che non sapeva da dove cominciare a risolvere. Fu solo quando si ricordò che uomini come Lucius, per quanto affascinanti o piacevoli fossero, sostenevano un mostro che era responsabile della morte dell'unica donna che avesse mai amato, che era in grado di mettere da parte i suoi sentimenti personali e concentrarsi su ciò che doveva essere fatto. Qualunque lieve sentimento di affetto potesse provare di tanto in tanto era irrilevante: un piccolo inconveniente, niente di più.

    E così andò in Francia, dove si godette i bei sigari di Lucius e il vino prodotto dall'elfo di casa, riuscendo a tollerare il solito incessante ficcanasare di Narcissa nei suoi affari. Sì, era consapevole di essere troppo magro e no, non aveva bisogno di un'altra dose di arrosto di manzo, grazie mille. No, non frequentava nessuno e sì, era abbastanza consapevole di non essere più giovane.

    E poi, ovviamente, arrivava la sua parte preferita.

    "Severus, so che hai detto che non ti interessava un appuntamento, ma Mirabella sarebbe perfetta per te. Non sei d'accordo, amore mio? Lucius?"

    "Sì, cara".

    Come al solito, Narcissa non notava mai il tono comprensivo di suo marito nei confronti del loro ospite. Chiacchierava felicemente, sottolineando che avevano pochi obblighi per quell'anno, che cosa sarebbe successo con Draco lontano in un giro del continente, e non sarebbe stato bello organizzare una piccola cena l'indomani sera dove Severus avrebbe potuto fare conoscenza con Mirabella?

    Non c'era modo di aggirarla senza causare offesa. Severus aveva giocato la carta del "C'è un'improvvisa emergenza a Hogwarts" solo un po' troppo spesso perché fosse una scusa plausibile ormai. Avrebbe semplicemente dovuto sopportare la serata, fortificato da abbondanti quantità di vino e dalla fervida speranza che la donna scelta presumibilmente perfetta sarebbe stata più tollerabile dell'ultima. Si sarebbe maledetto se fosse riuscito a ricordare il nome della donna, ma Lucius aveva ridacchiato nel suo bicchiere di scotch in un modo molto poco dignitoso quando Severus aveva discretamente domandato se la donna avesse o meno una strega nel suo albero genealogico.

    Ma quando la donna si unì ai Malfoy per cena la sera seguente, si ritrovò seduto di fronte a una piccola strega con la testa piena di riccioli biondi disordinati e grandi occhi castani curiosi. Non era ciò che avrebbe potuto definire bello: pochi si avvicinavano lontanamente agli standard che si era predefinito dopo aver posato gli occhi su Lily Evans per la prima volta. Nonostante ciò, tuttavia, guardarla non lo lasciò con l'impulso immediato di distogliere lo sguardo, il che era più di quanto si fosse concesso di sperare quando aveva avuto a che fare con uno degli schemi amorosi di Narcissa.

    La cosa più sorprendente era che, a differenza dei suoi predecessori, Mirabella era rimasta abbastanza tollerabile per tutta la sera. Era vero, aveva la tendenza a ridere quando il commento non era lontanamente divertente ed esprimeva la sua confusione quando era decisamente divertente, ma piccoli dettagli come quello potevano essere perdonati quando era di umore insolitamente generoso. E mentre il vino continuava a scorrere e la stanza diventava un po' confusa, Severus dimenticò tutto il suo disprezzo per le donne che non mostravano interesse per il mondo accademico o quanto fosse infastidito dai pettegolezzi.

    Era passato troppo tempo... così a lungo che si era chiaramente allontanato dai suoi sensi, motivo per cui si era svegliato la mattina seguente con un forte mal di testa e vaghi ricordi di una bocca morbida avvolta attorno al suo sesso. Aveva... No, certamente no. Tutto ciò che ricordava era una liberazione quasi immediata, seguita dal bisogno di addormentarsi e rimanere in quel modo per almeno diversi giorni. Bene, forse era per il meglio. Severus era comunque solo un uomo, dopo tutto, e qualche incontro occasionale era una necessità. Ma l'ultima cosa di cui aveva bisogno era rimanere immischiato in una situazione che richiedeva più di quanto non fosse disposto a dare. Amore, romanticismo, impegno... ogni speranza di essere in grado di fare cose del genere era morta da tempo, insieme all'unica persona a cui avesse mai voluto offrirla.

    Con cauto ottimismo, si domandò se sarebbe stato in grado di scivolare via senza svegliare la pila di coperte russanti accanto a lui. Si alzò dal letto e recuperò il suo intimo, poi imprecò piano mentre un bicchiere vuoto cadeva dalle coperte e finiva in frantumi sul pavimento di legno duro. Accidenti, avrebbe dovuto saperlo: il destino erano troppo instabile per consentire una facile fuga.

    "Buongiorno!".

    Cazzo.




    Cos'era più fastidioso: l'insostenibile donna che praticamente gli sedeva in grembo a colazione? O Narcissa che si rilassava dall'altra parte del tavolo, sorridendo ad entrambi con un'espressione di suprema soddisfazione dipinta sul suo volto? Severus non riusciva a decidere. Tutto quello che sapeva era che l'isolamento del suo squallido salotto a Spinner's End sembrava infinitamente meno deprimente di quanto non fosse stato solo una settimana prima. C'era qualche possibilità che potesse inventare una plausibile scusa e tornare in Inghilterra un po' prima di quanto avesse pianificato? L'unica cosa che aveva sperato nel venire in Francia era stata passare del tempo da solo con Lucius, dove il bere avrebbe potuto allentargli la lingua - non era accaduto, né era probabile che accadesse nelle circostanze attuali. Che idiota era stato, incoraggiare quella testa vuota piena di capelli invece di rifiutarla come avrebbe dovuto. Sospirò pesantemente tra sé mentre ascoltava le donne che chiacchieravano su un giro della città, insieme a una gita in un ristorante elegante che, francamente, suonava piuttosto nauseabondo. No, non era assolutamente possibile che Narcissa lo avrebbe fatto uscire dalle sue grinfie... non quando si credeva vincente dopo anni e anni di miserabili fallimenti nel trovargli una donna.

    E così, senza alcuna via di fuga praticabile in vista, alla fine optò per una strategia che non lo aveva mai deluso in passato. Fece il freddo, distaccato, condiscendente, persino apertamente offensivo con il passare dei giorni e la sempre più intollerabile Mirabella si rifiutava di lasciarlo fuori dalla sua vista. Non serviva a niente: più lui cercava di respingerla, più lei era determinata a stargli vicino, completamente ignara del suo odio genuino mentre adorava il suo umore nero e ridacchiava in risposta alle sue aspre repliche. Solo Narcissa aveva capito la sua tattica, lanciandogli duri sguardi di disapprovazione e dicendogli "Rilassati, Severus. Smetti di essere così critico e dalle una possibilità".

    Personalmente, non riusciva a capire il punto. Forse gli altri lo vedevano rigido e intransigente: aveva sentito Narcissa mormorare qualcosa in tal senso a Lucius, una notte, che cercava disperatamente di non essere coinvolto. Ma qualunque fossero le loro opinioni su di lui, perché avrebbe dovuto fare di tutto per incoraggiare una donna che sapeva per certo essere completamente sbagliata per lui in ogni modo possibile?

    Certo, c'era un'eccezione, l'unica volta in cui accettava la presenza di Mirabella piuttosto che fare del suo meglio per allontanarla. A tarda notte, con l'alcol che ammorbidiva i confini della sua coscienza, solo in un letto non suo, semplicemente non aveva la forza di resistere al corpo caldo e disponibile che scivolava sotto le coperte e si rannicchiava accanto a lui. Non vedeva come quell'esperienza potesse essere così piacevole per lei, poiché la prendeva con tutta la disperazione di un uomo che sapeva molto di più di quanto fosse salutare per il dolore dell'abnegazione.

    Eppure, lei tornava notte dopo notte, gemendo il suo incoraggiamento ogni volta che lui si sistemava tra le sue cosce e si faceva strada dentro di lei con molta fame e poca finezza. Non c'era emozione nell'atto, nessuna traccia di tenerezza o qualcosa al di là del puro bisogno fisico - dopo aver finito, sentimenti conflittuali cominciavano a emergere, uno strano miscuglio di colpa e vergogna, e poi una strana specie di gratitudine unita a disprezzo per una donna che sembrava valutarsi così poco tanto da non riuscire a pretendere qualcosa di più dei patetici scarti che lui le lanciava.

    E poi, una notte di fine giugno, il destino gli gettò un osso nel bel mezzo di un'estate che aveva iniziato a temere sarebbe stata sprecata in sesso insignificante intervallato dalle insidiose ricerche dei ricchi e degli inutili. Fu Mirabella stessa, tra tutte le persone, che inconsapevolmente gli presentò il tipo di opportunità che stava aspettando.

    "Lucius" disse con quel suo tono sibilante che faceva sembrare il lamento di una ossessa una ninna nanna "Che cosa è successo all'elfo domestico che avevi?" si interruppe per lanciare uno sguardo sprezzante all'antica creatura che aveva accidentalmente spruzzato un paio di gocce di vino sulle sue vesti "Robby, giusto? Molto più efficiente di questo qui, certamente".

    "Dobby" rispose Lucius con voce tesa e fu allora che Severus lo vide: uno squarcio di pura malvagità negli occhi grigi altrimenti delicati. Fingendosi indifferente, si appoggiò allo schienale della sedia e bevve un lungo sorso di scotch.

    Mirabella fu ignara del sottile scuotimento della testa di Narcissa, supplicandola silenziosamente di abbandonare l'argomento "È morto?".

    "No" Lucius svuotò il bicchiere, sbattendolo sul tavolo prima di continuare "É stato... rilasciato dal mio servizio".

    "Ma perché l'hai fatto? È difficile trovare buoni servitori, sai. Perché, proprio la scorsa settimana, ero a Rosewoods e non ci crederesti, ma...".

    Severus non riusciva a ricordare l'ultima volta che aveva visto il suo amico così furioso. Forse Lucius avrebbe potuto inventare una bugia plausibile se fosse stato più in controllo del suo temperamento... o sobrio... o meglio preparato a quell'interrogatorio. Alla fine, la risposta che diede fu ovviamente la verità, sia umiliante che molto più istruttiva di quanto Severus potesse sperare. Apparentemente, lo stesso Potter era stato responsabile della libertà dell'elfo e, anche con il suo odio con cui combattere, Severus ammise a malincuore a se stesso che era stato fatto in modo intelligente. In effetti, non poté fare a meno di desiderare di essere stato lì per vedere l'espressione sul viso di Lucius al momento della realizzazione.

    Ancora più importante, ciò significava che Lucius ora aveva una vendetta personale contro il ragazzo e, nonostante la sua raffinatezza e le sue maniere apparentemente da persona mite, era un nemico pericoloso da avere. Da quel momento in poi avrebbe dovuto osservarlo da vicino, si rese conto Severus, una conclusione che divenne solo più forte man mano che la conversazione continuava.

    "Che faccia tosta!" esclamò Mirabella indignata "Lo avrei maledetto da qui fino alla luna!".

    Lucius si accigliò, i suoi occhi sfocati mentre fissava in lontananza "Sarebbe stato... sconsigliato, date le circostanze. Ma un giorno..." e poi, come se improvvisamente avesse ricordato la necessaria cautela derivante dall'essere Lucius Malfoy per rimanere fuori da Azkaban, sorrise e cambiò argomento "Mia cara, non hai ricevuto un'altra lettera da Draco, oggi? Magari puoi leggerla ad alta voce per noi".

    Lettere... Severus accettò con riluttanza di scriverne una a una Mirabella chiaramente devastata quando arrivò il momento di tornare in Inghilterra solo un paio di settimane dopo. Sapeva che non avrebbe mai mantenuto la parola, proprio come era convinto che lei probabilmente si sarebbe attaccata al prossimo sfortunato mago che si presentava non appena sarebbe stata abbastanza distante. Finiva sempre così con le donne che investivano così tanto in un uomo mentre ricevevano così poco in cambio... o almeno, questo era ciò che si diceva per alleviare qualsiasi senso di colpa avrebbe potuto provare altrimenti. Era un'emozione grazie a cui aveva vissuto troppe cose durante la sua vita, certamente non una da sprecare per qualcuno che non significava nulla per lui.




    Stava piovendo violentemente quando la sottile figura vestita di nero apparve in un vicolo deserto con un leggero 'pop'. Era a circa un miglio di distanza da Little Whinging e, per quanto lo riguardava, il diluvio era esattamente ciò di cui aveva bisogno. L'acqua fredda gli scorreva sul viso in rivoli, facendogli appiccicare i capelli sulla fronte e immergendosi nelle sue spesse vesti di lana fino a quando non rabbrividì nonostante la calda notte d'estate.

    Era una sensazione gradita, purificatrice, che lavò via ogni traccia dell'indolenza saggia che aveva segnato il suo periodo in Francia. Era di nuovo in stato di allerta, in cerca, affamato, pronto a piombare su tutte le possibili minacce o approfittare della prima opportunità per fare... qualcosa. Non importava cosa fosse: qualsiasi cosa che lo facesse sentire un po' meno inutile sarebbe stato più che accettabile.

    Si mantenne nell'ombra mentre si avvicinava alla sua destinazione, anche se non ce n'era davvero bisogno. Le strade erano deserte ad un'ora così tarda e l'area era troppo rispettabile per invitare le pattuglie di ronda che ci si poteva aspettare in un quartiere più rozzo. Il numero 4 di Privet Drive sembrava esattamente la stessa di tutte le altre case, fino alle aiuole attentamente curate e alla bella, ma non troppo lussuosa, automobile parcheggiata nel vialetto. Severus mandò gli occhi al cielo, difficile pensare a qualcosa di più patetico del bisogno incessante dei Babbani di imitarsi l'un l'altro. Era sempre stato al di là della sua comprensione, pensando alla prima volta in cui aveva incontrato Petunia Evans e la sua infinita ossessione di essere "normale".

    Bene, aveva ottenuto la vita perfettamente ordinaria che aveva sempre sognato, la definizione stessa di mediocrità racchiusa in una casetta insipida condivisa con un marito e un figlio opportunamente squallidi. Non che Severus avesse mai incontrato gli altri Dursley, ovviamente, ma era abbastanza facile giungere alla conclusione che nessun uomo con la minima intelligenza si sarebbe volontariamente legato a Petunia per il resto della sua vita.

    Per un momento, fu quasi impossibile resistere alla tentazione di farle un dispetto: magari rendere viola la casa o trasfigurare il veicolo nel vialetto per assomigliare ad un galleggiante da parata. Diavolo, se fosse stato in grado di sopportare le implicazioni implicite, per quanto fittizie, avrebbe potuto essere anche essere divertente presentarsi come una sorta di amante di tanto tempo prima, solo per vedere l'orrore sul volto di Petunia mentre distruggeva la sua reputazione attentamente coltivata. Oh sì, si era perso molto nel corso degli anni (per fortuna), ma sicuramente sapeva abbastanza per tirare fuori un inganno convincente se avesse avuto voglia. Le cose che poteva dire...

    Naturalmente, non fece nulla se non isolarsi tra un piccolo gruppo di alberi in preparazione di quella che sarebbe diventata una veglia notturna. L'attesa non era un problema... era eccezionalmente bravo ad aspettare. Ma era impossibile dire che cosa stesse aspettando esattamente ora che era effettivamente arrivato. Si aspettava che i Mangiamorte saltassero fuori dai cespugli? O forse di vedere Lucius passeggiare per la strada con un sorriso educato e pensieri inclini alla vendetta?

    Ora sembrava sciocco, eppure era costretto a rimanere per il semplice bisogno di fare qualcosa più che niente, spinto dall'impulso di agire sul proprio istinto piuttosto che seguire ciecamente gli ordini solo per scoprire, dopo il fatto, quanto gli fosse stato nascosto. Aveva bisogno di sentirsi in controllo ad un certo livello, in particolare alla luce del crescente disagio che aveva provato negli ultimi due anni.

    I giorni bui stavano arrivando... quando, dove o come esattamente non poteva dirlo, ma stavano arrivando. Non c'era modo di prepararsi per l'ignoto, ovviamente, ma solo la facciata di ciò era confortante ad un livello più profondo che Severus non capiva del tutto. E così aspettò una notte senza eventi dopo l'altra, senza nulla che spezzasse l'immobilità tranne il vento che fischiava tra gli alberi. Appariva a casa quando il cielo iniziava a schiarire, solo per svegliarsi la sera successiva e rifare la stessa cosa da capo.

    Si accontentava del suo rituale notturno, così abituato all'atmosfera serena della tranquilla strada suburbana che quasi maledisse l'uccello quando scese dagli alberi per sistemarsi accanto a lui. Non era la prima volta che vedeva quella creatura - spesso lanciava un'occhiata a quella che doveva essere la finestra di Potter per trovare un occhio giallo tondo che lo guardava in quella che poteva essere descritta solo come pura curiosità. Ma per avvicinarsi finalmente a lui... doveva aver soddisfatto qualche bizzarro prerequisito animalesco per suscitargli fiducia o qualcosa del genere.

    "Cosa vuoi?" chiese, con voce severa ma non scortese. Gli animali non lo infastidivano così tanto: erano le persone che avevano quella capacità.

    Forse era uno scherzo della luce, ma per un momento avrebbe potuto giurare che l'uccello volesse disperatamente parlare con lui dal modo in cui aveva aperto il becco, per poi richiuderlo con un movimento della testa che gli sembrò quasi frustrato. Creature insolite, i gufi... molto più intelligenti della maggior parte delle creature, forse a volte anche troppo intelligenti per il loro bene. E questo... c'era qualcosa nei suoi occhi che poteva quasi essere descritto come umano.

    Ci provò, allungò la mano e accarezzò le morbide piume bianche, quasi sorridendo quando il gufo chiuse gli occhi per il piacere e si avvicinò un po' di più. Era un bellissimo animale, fin troppo bello per un Potter, secondo lui. Ma quando espresse ad alta voce quel pensiero, ricevette un forte morso sul dorso della mano, abbastanza violento da fargli uscire sangue. Soffocando una maledizione, si accigliò.

    "Un altro difensore del nostro prezioso Potter" sogghignò "Dovrei odiarti per principio".

    Non riuscì comunque a farlo, né scacciò via il gufo. Sarebbe stato l'ultimo ad ammetterlo, ovviamente, ma gli piaceva molto quella compagnia, anche quando i giorni passavano tutti uguali. E se si fermava a Diagon Alley e passava a prendere un sacchetto di prelibatezze mentre riforniva i suoi negozi di ingredienti, beh, quello era solo per assicurarsi che la miserabile creatura non lo mordesse di nuovo. Era una cattiva scusa - a meno che non avesse detto qualcosa di denigratorio su Potter, lei (un piccolo incantesimo l'aveva determinato) era dolce quanto bella.

    Era strano come sembrasse capire, così tanto che si ritrovava a conversare con lei mentre si sentiva meno come uno sciocco ogni volta che lo faceva. Era stranamente confortante, essere così onesto nemmeno quando parlava con Silente. Ed era incoraggiante (anche se un po' folle) il modo in cui sembrasse approvare le sue azioni, in particolare quando aveva fatto il commento che era lì per la protezione del ragazzo. Sembrava essere d'accordo con il suo disgusto anche per i Dursley: una mattina aveva quasi svegliato il quartiere con un impeto di risate quando aveva risposto a un commento denigratorio sul veicolo nel vialetto sorvolando e defecando sul parabrezza.

    Ma con tutto il dovuto rispetto per la sua insolita intelligenza, nulla avrebbe potuto prepararlo per la notte in cui si imbatté in una raffica di urla in preda al panico e piume, lasciandogli cadere una copia del "The Daily Prophet" in grembo, poi guardandosi intorno come se si aspettasse di vedere da qualche parte il pazzo che era riportato sulla prima pagina del giornale.

    "Bene" disse Severus piano, con un tono pericoloso nella sua voce mentre esaminava il cadavere senza alcuna repulsione "Credo di aver trovato l'opportunità che stavo aspettando".


    Continua...
     
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    Capitolo 14 - Entrare in contatto



    Non appena Lily aveva posato gli occhi su Grattastinchi, aveva capito di aver trovato la sua casa per il prossimo anno scolastico. Non solo sarebbe stata in grado di vivere nella Torre dei Grifondoro e rimanere vicino a Harry, ma sarebbe stata abbastanza grande da farlo senza doversi guardare alle spalle intorno a quel ratto maledetto. Dannazione: non aveva ancora perdonato Crosta per le ferite che aveva inflitto a Trevor l'anno prima.

    Questa era solo la prima di molte domande senza risposta su cui sperava di fare luce quando sarebbe tornata a Hogwarts. Qual era la strana presenza all'interno di quello che una volta sembrava essere un normale roditore? Perché era così ostile? Poteva essere un pericolo per Harry o gli altri studenti?

    Per ora, tuttavia, si rannicchiò solo più vicino al suo nuovo proprietario, facendo le fusa per la contentezza quando la ragazzina allungò una mano per grattarle la testa.

    "Saremo grandi amici, vero Grattastinchi?" Hermione borbottò con voce assonnata.

    In risposta, Lily spinse delicatamente la sua testa contro il suo mento.

    Anche se il sonno arrivava senza sforzo ai gatti, i pensieri umani tennero Lily sveglia per ore dopo che la sua compagna si era addormentata. Che cosa dolce era, intelligente e gentile, immancabilmente fedele ai suoi amici. Harry era fortunato ad averla nella sua vita. In effetti, sebbene non sorprendentemente, era stato un enorme sollievo che Harry avesse sviluppato relazioni così forti a Hogwarts, persone che erano disposte a dargli il supporto di cui aveva disperatamente bisogno. Che di certo non riceveva a casa.

    Accigliandosi interiormente, Lily ripensò alla terribile notte in cui la zia Marge - che in realtà non era affatto la zia di Harry - lo aveva spinto troppo in là. Non incolpava suo figlio per il modo in cui aveva reagito e non solo perché aveva difeso il suo onore. Brutta donna viziata... Marge meritava molto di peggio di quello che aveva ricevuto e, uno di quei giorni, Lily si sarebbe occupata di lei personalmente.

    Tuttavia, Marge non l'avrebbe mai passata liscia con un comportamento così abominevole se Petunia non avesse avuto in sé di comportarsi come un essere umano decente di tanto in tanto. Cagna dal cuore freddo. Tenere un rancore nei confronti di Lily stessa era una cosa, giustificato o no, ma prendersela con un ragazzino innocente, un bambino veramente buono che voleva solo essere amato?

    Certo, quella era una frustrazione con cui Lily viveva da oltre un decennio. C'era poco che la sorprendesse più per quanto riguardava i Dursley, nonostante tutto le si spezzasse il cuore ogni volta che trovavano un altro modo per ferire o alienare il povero Harry. Poteva solo sperare che lui fosse in grado di far fronte al loro trattamento spregevole per qualche altro anno, fino a quando non fosse stato abbastanza grande da andare a vivere da solo.

    Alzandosi dal letto, attraversò la stanza fino al piatto di cibo che Hermione aveva preparato con cura. Non era particolarmente affamata, ma era comunque qualcosa da fare, un inutile tentativo di distrarsi da un'altra fonte di angoscia che l'aveva tormentata nelle ultime settimane.

    Sirius Black, assassino, che aveva compiuto l'impresa apparentemente impossibile di fuggire da Azkaban? Lily voleva ancora credere che non fosse altro che un errore, anche un qualche scherzo sconsiderato, anche se non era affatto divertente. Ma l'aveva visto stampato, urlandole dalla prima pagina del "The Daily Prophet" che aveva depositato in grembo a Severus.

    'Urlare' era la parola giusta non solo per quel che riguardava il titolo. Il suo vecchio amico era sembrato un folle, con gli occhi selvaggi e i capelli arruffati, rantolando e delirando come un pazzo nella fotografia. Era stata in grado di guardarla solo una volta e da allora l'aveva perseguitata nei sogni.

    Impossibile. Se Sirius fosse stato accusato di aver scatenato una furia omicida per il dolore e avesse ucciso un gruppo di sostenitori di Voldemort, allora sì, avrebbe potuto crederci. Ma degli innocenti? Babbani indifesi? No... Sirius poteva essere impetuoso, a volte rabbioso, ma non era un assassino a sangue freddo. Non lo era. Doveva esserci una ragione, una spiegazione plausibile, qualcosa...

    Diventando troppo assonnata per pensarci ancora, per il momento, si rannicchiò accanto a Hermione e si addormentò.




    Lily lottò contro i confini della sua gabbia, non desiderando altro che essere libera di vagare per le carrozze del treno in movimento. Il suo lato umano la rimproverò duramente, ricordandole di essere paziente, ma gli istinti animali stavano scavalcando il pensiero razionale in quel momento.

    "Calmati, Grattastinchi!" la voce di Hermione sibilò, sebbene sembrasse indulgente piuttosto che severa, forse anche un po' divertita mentre stringeva le braccia attorno alla gabbia "Non è un viaggio così lungo, lo prometto".

    Era una bugia grande quanto una casa, ovviamente, ma Lily non era esattamente in grado di discutere. Si sistemò meglio, invece, lasciandosi cullare dal suono di chiacchiere giovanili. Fu solo un breve ripiego, tuttavia, portato a una brusca frenata da un momento di sorpresa, seguito da uno shock terribile.

    Il professor R. J. Lupin?! Remus!

    Ma non ci fu tempo di soffermarsi sulla presenza del suo vecchio amico, o sulla gioia di avere finalmente la conferma che fosse davvero sopravvissuto alla guerra. Oh no, si dimenticò di Remus quando sentì le parole successive dalla bocca di Harry.

    "Sì, il signor Weasley ha detto che Sirius Black è uscito da Azkaban a causa mia".

    Ron ed Hermione lo fissarono sbalorditi, che Lily avrebbe imitato se avesse avuto la possibilità di farlo.

    "Ma perché?" Ron sbottò "Che c'entra con te?".

    "Era il braccio destro di Voldemort" spiegò Harry, suonando in modo impressionantemente tranquillo "Il signor Weasley sembra pensare che mi incolpi per aver perso tutto quello che aveva e per essere finito in prigione. Potrebbe anche essere che pensi che uccidermi riporterà indietro Voldemort. Comunque, tuo padre era preoccupato che possa darmi la caccia".

    Ci fu un lungo silenzio prima che Hermione parlasse "Sirius Black è fuggito per darti la caccia? Oh, Harry... dovrai stare molto, molto attento. Non finire nei guai, Harry...".

    Il resto delle loro parole si attenuò in modo incomprensibile mentre Lily cercava di dare un senso a tutto. Sirius, un Mangiamorte? No, quella era una sciocchezza... nessuno era stato più contrario al regime di Voldemort e, inoltre, lo aveva visto in quella fatidica notte in cui lei e James erano caduti. Era stato stravolto dal dolore, piangendo apertamente per i suoi amici, offrendosi di prendersi cura di Harry, non...

    Ma poi un lampo di dubbio le entrò nella mente... avrebbe potuto avere fiducia nell'innocenza di Sirius a livello razionale, ma era anche una madre. Il pensiero di chiunque costituisse una minaccia per suo figlio, sia che la sua storia con quell'uomo le desse ragione o meno, era abbastanza per eclissare tutto il resto.

    Era per questo che Silente aveva scelto di lasciare Harry con i Dursley piuttosto che con il migliore amico di James, padrino del bambino? Aveva saputo o almeno sospettato che qualcosa non andasse? E che dire dell'ultima insistenza di Sirius sul fatto di rendere Peter il loro custode segreto invece di lui? In quel momento era sembrato sensato, ma se l'avesse fatto per deviare la colpa da se stesso quando la loro posizione sarebbe stata scoperta?

    Mille domande ronzavano nella testa di Lily, nessuna delle quali aveva una risposta. No, quest'anno avrebbe dovuto essere più vigile, approfittando della sua peculiare situazione per scoprire il più possibile. Poteva non essere in una situazione ideale per proteggere suo figlio, ma cavolo se non ci avrebbe provato.




    "Ti avevo detto che era una cattiva idea" disse Severus rigidamente mentre affondava su una sedia nell'ufficio del preside "Cosa ci vuole per farti capire che Lupin è pericoloso?".

    "Si chiama Professor Lupin" rispose Silente con voce mite, sembrando affascinato dal compito di disporre i biscotti al cioccolato in un cerchio perfetto prima di posizionare il piatto sulla scrivania tra di loro "E, per quanto odi contraddirti, Severus, penso che Remus sia una scelta meravigliosa. Da quello che ho sentito, la sua prima lezione è stata un successo".

    Severus si accigliò, umiliato di nuovo al pensiero della sottile, eppure sempre presente vendetta contro di lui per aver osato insultare uno dei suoi preziosi Grifondoro. Neville Paciock... che cazzo sapeva Lupin di quell'idiota piagnucoloso? Non era come se avesse trascorso i due anni precedenti a gestire l'incompetenza del ragazzo, costretto a tollerarlo mentre centinaia di galeoni di equipaggiamento e ingredienti preziosi andavano sprecati.

    Ma, naturalmente, quella era solo una scusa, non la vera ragione del trattamento così duro anche per gli standard di Severus. No, odiava il modo in cui la storia sembrava ripetersi: se Potter era la reincarnazione di suo padre, allora Paciock era senza dubbio la risposta di quella generazione a Peter Minus, un patetico verme privo di talento che si attaccava metodicamente agli altri come mezzo per proteggersi da dure realtà. Era vigliaccheria, semplice e chiara... la stessa mancanza di coraggio che aveva portato un giovane Minus a nascondersi dietro i suoi amici mentre lanciava malefici nella direzione di Severus, evitando meticolosamente qualsiasi situazione in cui avrebbe dovuto affrontarlo faccia a faccia.

    Come se avesse avvertito la direzione dei suoi pensieri, Silente inarcò un folto sopracciglio nella sua direzione "Ho sentito dell'incidente con il rospo. Ora sai che raramente critico i tuoi metodi di insegnamento, Severus, ma è stato un po'...".

    "Estremo" concordò con riluttanza Severus, sperando di evitare una lezione che in quel momento non voleva davvero sentire "Sì, lo so. Non succederà più".

    "Capisco che avere il professor Lupin qui sia... difficile per te. Suscita brutti ricordi?".

    Severus riuscì in qualche modo a trasformare una dura risata in un sospiro casuale "Non è di me che mi preoccupo. Quell'uomo è un lupo mannaro, Preside. Un lupo mannaro. Hai pensato alle conseguenze...?".

    "Ma Remus ha ora accesso alla Pozione Licantropa, che tu stesso mi hai assicurato che può essere prodotta ogni mese senza incidenti".

    "Sì, ma se dimenticasse di prenderla? E se finissimo con un mostro in libertà?".

    Silente lo studiò con un'espressione placida "Suppongo che dovrai solo assicurarti che ciò non accada".

    "Ah, un'altra responsabilità da aggiungere alla mia lista" ribatté Severus, incapace di nascondere il sarcasmo nella sua voce "Una posizione di insegnamento a tempo pieno, spia per l'Ordine, glorificata guardia del corpo per un ragazzino ingrato che sembra fare di tutto per trovare guai. Vediamo, cos'altro? Oh sì, devo rimanere in allerta per qualsiasi segno di Sirius Black, preparare una miriade di complesse pozioni per l'ala dell'ospedale e ora anche per Lupin, per non parlare del ruolo di capo dei Serpeverde e della supervisione di innumerevoli detenzioni...".

    Si interruppe, alzando bruscamente lo sguardo quando Silente emise una risatina.

    "Temo che tu non abbia nessuno da incolpare per l'ultima cosa tranne te stesso, Severus".

    "Abbastanza giusto" borbottò "Ma hai capito".

    "Sì. Il punto è che sei preoccupato per questa situazione di Sirius Black come il resto di noi e, come al solito, trovi più facile sfogare le tue frustrazioni su cose più banali piuttosto che ammettere la verità".

    Severus gli lanciò uno sguardo malizioso "Ero davvero disposto a condividere le mie preoccupazioni quando ti sei preso la responsabilità di assumere il lupo mannaro. Non solo è pericoloso di per sé, ma era anche conosciuto per essere amico intimo con l'assassino condannato che è conosciuto per aver massacrato...".

    "Remus non ci tradirebbe mai" disse Silente tranquillamente "Qualsiasi cosa tu provi per quell'uomo, è onesto per natura e ha un buon cuore. La sua condizione non è colpa sua. Merita una possibilità, che io ho intenzione di dargli".

    "Mi sembra di ricordare che hai dato anche a Black il beneficio del dubbio".

    Stava attraversando una linea di confine, ma Severus non riuscì a trattenersi. Cercare di mantenere in vita Potter era abbastanza difficile senza sentirsi come se tutti nel mondo fossero determinati a lanciare quante più complicazioni possibili sul suo cammino. Oltre a ciò, ovviamente, aveva i suoi problemi da affrontare, che si stava dimostrando una sfida ancora più difficile di quanto si aspettasse.

    Silente, tuttavia, non lo castigò per la sua impertinenza "Sirius Black è stato corrotto da Voldemort. Questa è una cosa terribile, tragica. Ma ciò non annulla il fatto che c’è stato un tempo in cui aveva il potenziale, quando era uno studente brillante e intelligente, fedele ai suoi amici, e...".

    "Era in grado di uccidere a 16 anni!" Severus sibilò, odiando che il dolore acuto che derivava da quel ricordo fosse ancora così evidente nella sua voce "O stai dimenticando quello che è quasi successo nella Stamberga Strillante?".

    "Uno scherzo che è andato un po' troppo in là. Sono sicuro che il giovane Sirius non avesse intenzione di ucciderti davvero".

    "Mi ha fatto incontrare faccia a faccia con un lupo mannaro adulto! Per tutte le sue altre qualità meno che stellari, non era stupido. Sapeva esattamente cosa stava facendo e voleva...".

    "Devi dimenticare, Severus" lo interruppe Silente "Sono passati quasi 20 anni, ed eccoti qui, vivo e vegeto".

    "Non è questo il punto. Ho semplicemente sollevato la questione per illustrare che hai un occhio chiuso per quanto riguarda i tuoi Grifondoro. Ce l'hai sempre. Forse potrebbe essere inappropriato per me condividere le mie osservazioni su questo fatto, ma in questo caso...".

    "La presenza di Remus in questa scuola non metterà in pericolo il giovane Harry. Ne sono certo... così sicuro che sarei disposto a scommetterci sopra".

    Parte di Severus voleva disperatamente continuare la discussione, ma farlo sarebbe stato un esercizio di futilità. Uno sguardo incrollabile glielo disse chiaramente, più forte di qualsiasi rimprovero vocale "Molto bene, Preside" disse dopo un momento, stringendo i denti "Mi rimetterò al tuo giudizio su questo argomento. È tutto?".

    "Sì, a meno che non tu non voglia rimanere per un po' di tè?".

    Dannazione, gli occhi dell'uomo brillavano di nuovo, come se quella spiacevole conversazione non fosse mai avvenuta.

    "No, grazie. Si sta facendo tardi e ho un mucchio di compiti che devono essere valutati entro domani mattina".

    "Molto bene. Buonanotte, Severus".




    Lily era nera mentre tornavano ai sotterranei, sotto forma di un piccolo scarabeo nero che era altrettanto invisibile tra le pieghe delle voluminose vesti di Severus. Aveva avuto intenzione di trasferirsi, un altro interruttore che avrebbe reso facile tornare di nuovo a Grattastinchi, ma era stata troppo sbalordita per pensarci fino a quando non furono chiusi negli alloggi di Severus. Indipendentemente da ciò, la lezione di pozioni avrebbe reso quasi irrilevante il semplice passaggio se avesse aspettato fino al mattino.

    Il fatto che Remus fosse un lupo mannaro non era una novità: non si diventa amici dei Predoni senza prima o poi scoprire la verità. Ma il resto era stato a dir poco uno shock terribile. Sirius aveva indotto Severus a incontrare Remus durante una delle sue trasformazioni? No, non era uno scherzo - bloccato da solo con un lupo mannaro avrebbe significato la morte quasi certa. E sì, Severus aveva ragione: Sirius lo sapeva, cosa che poteva attestare personalmente. Dopotutto, era stato nella stessa classe di Difesa contro le Arti Oscure di lei. Non era stato lo stesso anno in cui erano stati obbligati a scrivere un saggio sull'argomento?

    Perché Sirius avrebbe dovuto fare una cosa del genere? Certo, non c'era alcun affetto tra Severus e i Malandrini, scagliando un numero irragionevole di incantesimi crudeli da entrambe le direzioni. Ma c'era stata anche una differenza enorme tra gli effetti di un maleficio che poteva essere curato con una rapida visita da Madame Pomfrey e il mettere qualcuno in posizione da essere ferito da un lupo mannaro selvaggio.

    Cercare di capire perché Sirius avesse fatto qualcosa di così terribile con Severus era abbastanza difficile, anche se si consideravano gli anni di rancore amaro. Ma che dire di Remus? Se non altro, in che modo Sirius aveva potuto indurre uno dei suoi amici più cari a commettere un omicidio che sarebbe andato oltre il suo controllo? Non si era reso conto di quali sarebbero state le conseguenze, essendo l'espulsione la minima cosa?

    Pensandoci, perché Sirius stesso non era stato espulso per aver corso un rischio così terribile con la vita di qualcun altro? Ma ancora una volta, la conversazione precedente aveva fornito una risposta... un altro chiodo che cadeva dall'aura d'adorazione da eroe che una volta aveva avuto per Silente. Ovviamente, quell'ammirazione era già svanita un po' quando si era resa conto che il vecchio preside aveva messo in pericolo suo figlio in più di un'occasione.

    “Ho semplicemente sollevato la questione per illustrare che hai un occhio chiuso per quanto riguarda i tuoi Grifondoro" la voce di Severus echeggiò nella sua mente "Ce l'hai sempre".

    Ebbene sì, lo sapevano tutti, ma si era arrivati davvero al punto che Silente aveva chiuso un occhio su una situazione che avrebbe potuto provocare un omicidio? Il pensiero era sconcertante, per non dire altro.

    Strisciando fuori dall'abito che era stato lanciato via senza accorgersene, Lily si arrampicò sulla gamba di un tavolino e scrutò la stanza. Severus era accasciato su una sedia lì vicino, a piedi scalzi con le maniche della camicia arrotolate, fissando scoraggiato il fuoco mentre si portava un bicchiere di liquido color ambra sulle labbra. Scotch? Probabilmente. Aveva sempre avuto un debole per l'alcol Babbano, anche quando tecnicamente era stato troppo giovane per bere quella roba.

    Ora più che mai, Lily odiava i propri limiti, disprezzava l'incapacità di comunicare con le persone che la circondavano. La solitudine era terribile, ovviamente, ma soprattutto c'era così tanto che voleva sapere, così tante cose che una volta aveva dato per scontato e che non avevano più senso. Le persone di cui una volta si fidava implicitamente stavano rapidamente diventando estranee ai suoi occhi - Sirius, Silente... aveva anche i suoi dubbi su Remus alla luce delle riserve di Severus.

    E perché non avrebbe dovuto? Tra tutti quelli della sua vita precedente, Severus sembrava essere l'unico a dare la priorità alla protezione di Harry su tutte le altre cose. Sì, l'atteggiamento aspro che a volte mostrava riguardo suo figlio era sproporzionato e senza dubbio gli avrebbe fatto una bella ramanzina se fosse stata in grado di farlo. Ma era anche ovvio che era sotto una forte pressione, gravato da più responsabilità di quanto ogni uomo avrebbe dovuto affrontare.

    Per ora, le linee tese di rabbia sul suo viso erano sbiadite, i lineamenti duri si erano allentati sotto il peso della stanchezza profonda e pervasiva. Guardandolo, la sua testa si spostò su di un lato, gli occhi che si chiusero appena prima che il bicchiere cadesse dalle sue dita inerte e si frantumasse sul pavimento.

    Era una testimonianza di quanto dovesse essere esausto, non battendo nemmeno ciglia a quel rumore.




    Lily non tornò alla torre di Grifondoro il giorno seguente. Incontrò Grattastinchi che vagava al primo piano, sollevata di sfuggire al suono fastidioso del suo ronzio mentre si avvicinava a lei dal corpo di una mosca qualunque. Fu allora che la sentì: una raffica di aria sorprendentemente calda, l'odore del fogliame fresco sulla brezza che si diffondeva da una finestra aperta.

    All'improvviso, sentì il bisogno di uscire. Era così semplice.

    Trotterellò per un po' attorno al terreno, cedendo agli istinti animali che erano in qualche modo più persistenti in questa particolare forma mentre una grande falena si mostrava lungo il suo cammino. Inseguendola con un selvaggio abbandono, quasi dimenticò tutto il resto... la sua situazione indifesa, innumerevoli domande senza risposta e innumerevoli preoccupazioni. Tutto quello che sapeva era quanto fosse bello correre libera, quanto le piacesse galoppare nell'erba morbida con il caldo sole sulla schiena. Fu solo quando la sua preda le sfuggì, scomparendo nel baldacchino delle foglie sopra la sua testa, che si rese conto di essersi avventurata in profondità nella Foresta Proibita.

    Quello di per sé non era un grosso problema: aveva trascorso molto tempo lì nelle settimane precedenti il primo anno scolastico di Harry. No, ciò che la lasciava sconcertata era che sembrava... diversa quel giorno. Grazie agli istinti aumentati che erano un vantaggio particolare della sua forma attuale, poteva percepire qualcosa che la guardava, anche se non riusciva a vederla. Inoltre, non era un animale normale... era una presenza più debole e più benigna.

    Non era sinistra, necessariamente, ma era forte. Quasi umana.

    Un centauro, forse? Ma no... non era un centauro quello che uscì dagli alberi poco più avanti. Era un cane, un enorme cane nero che le si avvicinò senza esitare, senza fermarsi finché non si trovò a pochi metri di distanza.

    Parte di Lily stava insistendo sul fatto che avrebbe dovuto scappare, ma poi, di nuovo, non rilevò alcuna traccia di malizia in quella creatura. No, vide solo la curiosità negli occhi rotondi e scuri che la fissavano, un bisogno di capire che riconosceva fin troppo bene. Era più o meno lo stesso modo in cui si era avvicinata a Crosta quando aveva percepito che c'era qualcosa di diverso nel topo, una pressione familiare che aveva applicato con la propria mente e che ora sentiva solleticare i suoi pensieri.

    'Tu chi sei?'.

    Sobbalzò, i peli arancioni e ruvidi si alzarono in setole affilate sulla schiena mentre lottava per comprendere l'enormità di ciò che stava accadendo. C'era qualcosa di umano in quel cane e, più di questo, lui aveva riconosciuto qualcosa di strano in lei. 12 anni di silenzio, di solitudine, di non sapere se sarebbe mai stata in grado di comunicare di nuovo con il proprio genere. Oh, dolce Merlino...

    Qualunque cosa stesse succedendo, era abbastanza monumentale da lanciare la cautela al vento, da non considerare nemmeno il rischio che poteva correre mentre proiettava la sua risposta eccitata alla creatura.

    'Sono Lily. Lily Potter.'


    Continua...
     
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